Il termine siderurgia indica il complesso di tecniche impiegate nell'estrazione, produzione e lavorazione del ferro, metallo di colore bianco lucente particolarmente abbondante in natura. Il ferro si ricava da alcuni minerali, due in particolare, ematite e magnetite. Nella sua forma pura è duttile e malleabile, saldabile a caldo e facilmente lavorabile. Non resiste tuttavia alla corrosione, per questo i suoi impieghi sono molto limitati. Molto più utilizzati sono invece la ghisa e l'acciaio, in cui il ferro è in lega col carbonio.
La ghisa, in particolare, ha un contenuto in carbonio tale da conferirle fragilità e durezza. Grazie all'ottima fusibilità, viene impiegata per ottenere pezzi complicati, come motori e basamenti di macchine. L'acciaio, che ha un contenuto in carbonio inferiore, si ottiene attraverso l'affinazione.
La ghisa è caricata allo stato liquido dentro grossi contenitori a forma di pera e viene quindi investita dall'alto da un soffio di ossigeno puro ad alta pressione. Si genera così una reazione chimica che in pochi minuti brucia l'eccesso di carbonio. La ghisa e i semi lavorati dell'acciaio sono ottenuti attraverso processi industriali che avvengono all'interno di giganteschi complessi chiamati centri siderurgici. I centri siderurgici sono di solito situati sulla costa, presso i porti. Qui arriva infatti la materia prima, i minerali ferrosi, trasportata con navi speciali.
Un centro siderurgico si articola in tre impianti il parco minerali, cioè il deposito della materia prima minerali, carbone, calcare l'acciaieria e laminatoio in cui oltre il 90% della ghisa prodotta dagli altiformi viene convertita in semi lavorati di acciaio E l'alto forno, una torre alta fino a 50 metri, in cui si produce la ghisa. Costruito in materiale refrattario, l'alto forno ha la forma di un doppio tronco di cona. Il costo del combustibile per l'avviamento è elevato, per cui il funzionamento è continuo e dura ininterrottamente anche 10 anni.