Per parlare di gladio partirei subito con una delle conclusioni riportate nel 92 dalla Commissione parlamentare stragi riguardo ai cosiddetti gladiatori. Il reato ipotizzato a loro carico è quello di banda armata, avente lo scopo di impedire determinati mutamenti nella vita politica italiana. Questo in stretto contatto con una potenza straniera, tramite la CIA, che provvedeva a cospicui finanziamenti e invii di materiale bellico. Parola della Commissione stragi e non del poliziotto Huber. Ecco, che piaccia o no, gli Stati Uniti hanno dominato la storia della Prima Repubblica in moltissimi modi.
Uno di questi modi in Italia prende il nome di Gladio. Per l'occasione ho avuto modo di fare due chiacchiere con Aldo Giannulli, lo conoscerete, storico, saggista, politologo. Nel corso del video inserirò alcune parti dell'intervista perché è stata una discussione davvero interessante. Chiaramente non potevo non parlare di Gladio senza il suo intervento. Che cos'è Gladio?
Beh, Gladio era il nome in codice di un'operazione statunitense collegata al terrore numero uno degli americani. Il comunismo. O meglio, l'incubo che l'Unione Sovietica si prendesse buona parte dei territori dell'Europa Occidentale, che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale erano finiti nella sfera di influenza statunitense.
L'Italia era alla frontiera, era in una posizione strategica al centro del Mediterraneo ed era il primo paese dell'Europa Meridionale a diretto contatto con la Cortina di Ferro. A poca distanza, infatti, c'era la Jugoslavia. L'idea era, se qui questi ci attaccano all'improvviso, L'Italia ne fanno un boccone perché sfondano dalla soglia di Gorizia e guardate, la soglia di Gorizia è a 80 km da Lungheria. Ma i pericoli non erano soltanto esterni.
In Italia il Partito Comunista godeva di un grande supporto. Oltre alla sua popolarità, era un partito che, per molti decenni, aveva ricevuto fondi sotto banco direttamente dall'Unione Sovietica, secondo alcuni 50 milioni di dollari. La democrazia cristiana si rivelò quindi sulla superficie uno degli strumenti con cui Washington tentò di contrastare la presa di potere del partito comunista. L'altro mezzo furono i quasi 1500 milioni di dollari del piano Marshall devoluti alla ricostruzione dei paesi distrutti dalla guerra.
Ma al di sotto di quella superficie legittima, la CIA, per limitare le forze dei comunisti italiani, si schierò proprio con chi non ti aspetti, o meglio, con chi i programmi scolastici non ti menzionano mai per ovvie ragioni. La mafia e l'estrema destra. Questa, signori miei, è la storia. dell'operazione Gladio.
Partiamo dall'origine di tutto. La mafia. No, non nel senso evoluzionistico della cosa.
La mafia, spiegò l'agente della CIA Victor Marchetti, per la sua natura anticomunista è uno degli elementi cardine che la CIA ha utilizzato per controllare l'Italia. Già durante la seconda guerra mondiale, Earl Brennan, capo dell'Office of Strategic Service, antesignano della CIA, aveva suggerito al Ministero della Giustizia americano di condonare i 50 anni di carcere del boss mafioso Lucky Luciano. Il motivo?
Per giungere a un accordo. In cambio della liberazione, Luciano avrebbe dovuto fornire all'esercito americano una serie di liste contenenti i più influenti tra i mafiosi siciliani che avevano appoggiato lo sbarco degli statunitensi nel 43. La connessione tra Stati Uniti e mafia era già stata rivelata nel 51 da un'indagine del Senato americano condotta dal senatore Kefauver. Lo storico italiano Roberto Faenza fu poi uno dei primi analisti a rendersi conto dell'enorme impatto della questione con il libro Gli Americani in Italia. Dopo la guerra, la CIA fu, e qui cito il Daily Observer, felice di stringere un'amicizia clandestina con la mafia siciliana.
La collaborazione tra truppe alleate e mafia si basava su questo accordo, che adesso semplifico per amor di narrazione. Voi mafiosi, siccome conoscete il territorio e la lingua, ci date supporto, noi, quando ce ne andiamo, vi lasciamo l'amministrazione delle vostre terre. E in effetti gli americani così fecero. L'isola è finita nelle mani di chi sappiamo. Il nervosismo statunitense non era però per la Sicilia, ma per l'intera penisola.
Era dovuto dal timore che quanto stava succedendo in Grecia con la guerra civile e in Jugoslavia con Tito potesse replicarsi anche in Italia. Londra e Washington, che prima avevano rifornito buona parte dei partigiani italiani nella lotta contro il nazifascismo, cambiarono subito direttive. Si resero subito conto che, con le loro azioni contro l'invasore tedesco, i partigiani si erano guadagnati grande rispetto tra la popolazione italiana. Il problema di fondo per gli americani era che quegli stessi partigiani non disdegnavano di farsi lisciare il pelo dal partito comunista russo.
Inizialmente il non ricevere più fondi e sostegno dagli americani non fu. un grande dispiacere per i partigiani. Tuttavia, quando questi si resero conto che gli Stati Uniti avevano cominciato a reclutare clandestinamente, tra i ranghi dell'amministrazione italiana e della politica, quegli stessi ex fascisti che fino a poco fa gli americani avevano contrastato, non la presero benissimo. A dissipare i veleni tra Stati Uniti e i fascisti fu l'antidoto chiamato anticomunismo. Ray Klein, vice direttore della CIA tra il 62 e il 66, in un'intervista nel documentario Gladior, realizzato dalla BBC nel 92, confermò la cosa in questi termini.
Non era fuori dal mondo che venissero reclutati alcuni gruppi dell'estrema destra, perché in fin dei conti sarebbero stati gli unici ad avvertirci se in Italia ci fosse stato il rischio di una guerra contro i comunisti. Nella politica italiana del primo dopoguerra, il partito su cui gli americani fecero affidamento assoluto fu l'unico partito in grado di opporsi all'avanzata comunista. La democrazia cristiana.
Un partito che, secondo le dichiarazioni dello storico e giornalista William Blum, era infiltrato di collaborazionisti, ex monarchici e fascisti dell'ultima ora. Certo, non tutti, alcuni tra i migliori esponenti della politica della prima repubblica erano democristiani. Non facciamo di tutta l'erba un fascio.
Battuta non voluta. Teniamo presente una cosa. All'inizio, quando si pensa che Gladio sia la culla della strategia di attenzione, tutti sono convinti che Gladio sia ZE. di fascisti. Io ho lavorato sulle carte in commissione stragi.
Sai quanti erano quelli che erano iscritti al movimento sociale o venivano dalla Repubblica Sociale? Cioè, erano 9 su 622. Mentre la stragrande maggioranza erano democristiani. La questione era che all'interno della DC, da che De Gasperi ne prese sapientemente le redini, non era mai stata fatta una cosa. L'epurazione.
Come sottolineato dal giornalista di inchiesta Martin Lee nel suo The Beast Reawakens, nella DC non ci fu mai un vero e proprio sradicamento dell'erba marcia. Questo permise, a buona parte della vecchia burocrazia fascista, di sopravvivere nascosta nei meandri del partito. Che gli Stati Uniti avessero supportato alcuni convinti ex fascisti ce lo ricorda il caro Principe Nero, Valerio Borghese.
Borghese e insieme a lui la sua decima masse, si era fatto una... Certa nomea con la sua esperienza nel rintracciare centinaia di comunisti durante la Repubblica di Salò. Alla fine della guerra i partigiani riuscirono a catturare Borghese, stavano addirittura per impiccarlo, quando però il 25 aprile 1945 l'ammiraglio Ellery Stone, proconsulio degli Stati Uniti nell'Italia occupata e amico intimo della famiglia Borghese, incaricò il celebre agente dell'Office of Strategic Service, James Angleton, di prelevare Borghese e scortarlo a Roma per farlo processare.
Grazie infine alla protezione degli Stati Uniti, però Borghese fu dichiarato non colpevole in ultima istanza. Angleton, per i suoi meriti di guerra, negli anni successivi fece carriera come capo del controspionaggio alla CIA, ma andiamo avanti. Il 1947 fu un anno importante per la storia statunitense. Fu l'anno in cui vennero fondati il Consiglio di Sicurezza Nazionale e la CIA.
Nel caso dell'Italia, alla CIA fu commissionato da un Harry Truman decisamente preoccupato un compito molto diretto. evitare che la sinistra italiana vincesse le prime elezioni nazionali nel 1948. Nel bel paese si era infatti formata nel frattempo una coalizione tra il partito comunista di Togliatti e quello socialista di Pietro Nenni, coalizione che aveva dato vita al più grande partito di sinistra in Europa occidentale, il Fronte Democratico Popolare. La prima cosa che gli americani quindi fecero fu il CIA Covert Aid.
Un piano per pompare 10 milioni di dollari nelle casse della democrazia cristiana, veicolandoli tramite agenti dell'Office of Policy Coordination, un ramo operativo della CIA che, sotto Frank Wiesner, si era mobilitato per radicare e dirigere tutta una serie di cellule militari segrete in Europa occidentale. I soldi della CIA erano chiaramente confidenziali, derivavano da attività illecite, di cui un giorno vi parlerò in un video a parte, e prima di metterli nei fondi della DC, questi soldi andavano ovviamente riciclati. Il tenente colonnello William Corson, nel suo libro The Armies of Ignorance, gli eserciti dell'ignoranza, ci spiega che, per farlo, gli agenti avrebbero prima prelevato 10 milioni di dollari in contanti dal fondo di stabilità di cambio, l'Exchange Stabilization Fund, in mano al Dipartimento del Tesoro.
Da qui li avrebbero immessi in conti bancari individuali e poi li avrebbero donati, tra virgolette, a una serie di organizzazioni di facciata appartenenti nient'altro che alla CIA. E così, per la gioia del presidente Truman, alla fine del 48, l'ADC la spuntò con il 48% dei voti, 307 seggi in Parlamento, a differenza della coalizione del fronte popolare. Con le loro navi nel Mediterraneo, gli americani erano già in allerta, qualora le elezioni fossero andate in maniera diversa. George Kennan, figura chiave del dipartimento di Stato americano, si raccomandò di intervenire militarmente in caso di vittoria dei comunisti italiani.
Lo stesso ex presidente italiano Francesco Cossiga ammise, dopo le prime rivelazioni di Andreotti su Gladio negli anni 90, che durante le elezioni del 48 un ramo paramilitare dell'ADC finanziato dai fondi di partito sarebbe stato tra i primi a muoversi in caso di vittoria comunista. Quindi servono a prendere tempo, a prendere la vita per quanto possibile difficile ai nemici. Solo quando i comunisti vennero definitivamente esclusi dal governo, l'Italia venne autorizzata dagli Stati Uniti a entrare nella Nato nell'aprile del 49. Tre giorni prima però dell'entrata, a marzo, in Italia era nato il primo servizio segreto militare in stretta collaborazione con quello americano.
Collocato in seno al Ministero della Difesa, questo nucleo venne rinominato SIFAR. e alla sua guida venne messo il generale Giovanni Carlo Re. Il SIFAR, durante la prima Repubblica Italiana, strumentalizzò ripetutamente la politica italiana e attraverso il suo ramo, l'Ufficio R, gestì l'esercito anticomunista di Gladio, facendo le veci della CIA.
Questa situazione è determinata dal fatto che siamo in piena guerra di Corea e si immagina che da un momento all'altro possa esserci la guerra con l'Est. Nel corso della sua storia il CIFAR fu costretto a cambiare nome più e più volte per via di reiterati scandali. Dal 65 al 77 sarebbe diventato il SID e dal 78 in poi venne suddiviso in due rami ulteriori ancora oggi operativi, quello civile, il SISDE, e quello militare, il SISMI.
Secondo lo storico ricercatore Daniele Ganser, su cui si basa essenzialmente questo video, il CIFAR, nei confronti della CIA, aveva l'obbligo di fornire tutte le informazioni di vitale importanza che circolavano in Italia. Per dirla con le parole di Paolo Emilio Taviani, ministro della difesa italiana dal 1953 al 1958, utilizzate durante l'inchiesta parlamentare su Gladio, i servizi segreti italiani erano comandati e finanziati dai ragazzi di Via Veneto, vale a dire dagli agenti che operavano nell'ambasciata statunitense nel cuore di Roma. Il Sifar aveva un suo perché per gli americani, doveva garantire la stabilità dell'Italia nella NATO e l'esercito clandestino di Gladio serviva per seguire questo scopo.
Non vi è poi una certa data di nascita dell'operazione Gladio in Italia. Certo, c'è un documento della difesa datato 1 giugno del 59 nel quale si esplicita il titolo Gladio per la prima volta, ma in molti pensano che il vero anno di nascita di quest'operazione sia il 1951. In quello stesso anno, infatti, il generale del CIFAR Umberto Broccoli aveva scritto al ministro della difesa Efisio Marras una lettera nella quale si informava che i servizi segreti britannici avevano offerto addestramento. agli ufficiali italiani di Gladio, a condizione che l'Italia comprasse le armi degli inglesi. Gli americani, tuttavia, avevano offerto le loro armi gratuitamente, pur non potendo comunque offrire una qualità dell'addestramento pari a quella inglese.
E quindi, a conti fatti, gli italiani presero il meglio da entrambe le parti, armi americane e addestramento britannico. Gladio non è mai stata un'organizzazione, è stata un'operazione quando il servizio segreto americano fa... l'accordo col servizio segreto italiano.
Gladio faceva parte di un più ampio sistema di contromisure di spionaggio statunitensi in tutta Europa occidentale chiamato Stay Behind, un termine che potremmo tradurre efficacemente con dietro le quinte, perché questo era l'atteggiamento, operare nelle retrovie senza farsi beccare. All'organizzazione faceva capo tutta una serie di gruppi misti, il movimento avanguardia cattolica italiana, Ordine Nuovo e anche un gruppo di super prefetti. diciamo così, disegnato dallo stesso ex presidente Scelva, il cui compito era attivare i rispettivi reparti militari nelle varie province nel caso di invasione comunista.
La struttura di Gladio era suddivisa in tre livelli. Alla base c'era il nucleo di pronto intervento, le unità di guerriglia, bande partigiane pronte a operare al di là delle linee nemiche. Nel mezzo c'erano unità definite insospettabili, militari altamente addestrati e difficilmente riconoscibili, separati in nuclei in base alla loro specialità operativa. Al vertice della piramide c'erano elementi dirigenziali di Gladio di cui ancora oggi non conosciamo i nomi.
L'elenco ufficiale dei numeri invenuti nel 90 nelle liste Gladio si attesta sui 600 uomini. In realtà si ipotizza fossero molti di più, sui 3000 gladiatori. Come sottolineato dalla Repubblica A custodire i faldoni con i nomi completi era l'ufficio monografie del V Comiliter a Udine. L'elenco sarà poi distrutto nel 73. Quanto alle armi distribuite ai gladiatori, queste erano concentrate nella base di Campomela a Sassari, all'epoca in gestione all'ufficio di Del Sifar. Nel resto della penisola erano disseminati ufficialmente 139 depositi segreti, in asco.
Tutti questi sono stati smantellati o interrati. Limitandoci all'Italia, il piano di stay behind si articolava in tre fasi. Nella prima, come già sperimentato nelle elezioni del 48, gli americani dovevano rafforzare la propria presenza militare nel Mediterraneo.
Nella fase 2, detta fase di allarme, i soldati statunitensi avrebbero invaso l'Italia su richiesta del governo italiano e dopo aver consultato la Gran Bretagna e gli altri paesi nato. Infine, nella fase 3, detta di allarme rosso, le forze americane, qualora in numero sufficiente, sarebbero dovute sbarcare in Sicilia o in Sardegna, per togliere la penisola dalle mani della resistenza comunista. Quest'ultima fase sembrò concretizzarsi sul serio quando, alle nuove elezioni del giugno 1953, la coalizione socialista comunista, dal 31% passo al 35%.
5% dei consensi, strappando 218 seggi alla DC. Quando si arriva al 60, però succede una cosa, succedono i moti contro il governo Tambroni. La polizia viene attaccata apertamente, soprattutto a Genova, e diciamo c'è una reazione psicologica, forse anche sproporzionata, per cui si ha l'idea che la sinistra, con la piazza, riesce a condizionare la politica, anzi addirittura...
a prepararsi e dar la spallata. E lì inizia a esserci l'idea di un uso di Gladio, non più in funzione di guerriglia anti-invasione, ma di gruppo di anti-guerriglia. Deve combattere non l'invasore, ma il nemico interno.
Nel 1955 l'alto ufficiale della CIA, Carmel Hoffi, incaricò l'ambasciatore statunitense a Roma di fare pressioni sul ministro della difesa, Taviani, per promuovere il generale De Lorenzo a capo del SIFAR. al posto di broccoli. Segno che le cose evidentemente non andavano bene. De Lorenzo, su pressione americana, spostò il centro operativo Gladio nella seconda isola più grande del Mediterraneo, la Sardegna.
Il quartier generale segreto di Gladio, battezzato Centro di Addestramento Sabotatori, venne installato a Capo Marrargiu, nei pressi di Alghero. Il campo fu costruito grazie ai soldi che la CIA girò sotto copertura a una società di facciata, la Torre Marina SRL. Nel resto d'Italia operavano però tante altre basi operative, come ad esempio nell'altra isola strategica, la Sicilia, con il centro Scorpione, in provincia di Trapani.
Nelle sue memorie, l'agente della CIA, William Colby, rivelò poi la seguente affermazione. Non si può negare che interferenze di questo tipo siano illegali. Il Pentagono ordinò in una direttiva di massima segretezza che, nel piano Demagnetize, la CIA, insieme ai servizi segreti italiani, iniziasse operazioni politiche, paramilitari e psicologiche.
per indebolire i comunisti in Europa occidentale. Il governo italiano non doveva essere a conoscenza di questa operazione, perché andava chiaramente contro il rispetto della sua sovranità nazionale. All'inizio degli anni Sessanta, quando Kennedy divenne presidente, la politica statunitense nei confronti dell'Italia sembrò tuttavia cambiare atteggiamento.
Kennedy, a differenza dei suoi predecessori Truman ed Eisenhower, parve simpatizzare con i più moderati di sinistra, in particolare quelli del Partito Socialista. nel segno di una apertura a sinistra auspicata da Nenni. Come riportato nelle memorie di Colby, Kennedy era convinto che i socialisti nutrissero aspettative di democrazia, non di totalitarismo comunista.
Tuttavia, i piani di apertura di Kennedy incontrarono una dura resistenza. Il segretario di Stato Dean Rusk riferì a Kennedy che l'esponente del PSI Riccardo Lombardi aveva chiesto pubblicamente il riconoscimento della Cina comunista a scapito di Taiwan. e anche il ritiro delle basi americane in Italia, compresa l'importante base navale NATO a Napoli. Rusk concluse, dovrebbe essere questo il partito con cui gli Stati Uniti devono scendere a patti? Ironico come sono andate le cose nel 71, vero Nazioni Unite?
Vernon Walters, ambasciatore e più avanti vice direttore della stessa CIA, aggiunse che se Kennedy avesse permesso ai socialisti di vincere le elezioni dell'aprile 63, l'establishment americano avrebbe preso da solo l'iniziativa dell'invasione. Un'idea appoggiata in toto da Thomas Karamessines, l'allora vice direttore CIA. In Soldoni si era sviluppata un'assurda situazione, dove il presidente Kennedy si trovava in completo disaccordo con il suo segretario di Stato e anche con il capo della CIA. Ed effettivamente, in quelle elezioni del 1963, gli incubi dei servizi segreti americani poi si materializzarono.
I comunisti guadagnarono forza, mentre la DC, scesa al suo peggior risultato, perse ancora altri seggi. Quando Kennedy visitò Roma nel luglio dello stesso anno, i membri di Gladio, allarmati e in abiti militari e civili, stroncarono in incognito qualsiasi manifestazione per le strade della capitale. Mario Coglitore, nel suo saggio La notte dei gladiatori, ci informa che a rivelare questi attacchi furono stessi ex gladiatori che negli anni Ottanta erano stati interrogati in relazione all'imminente scandalo della P2. Ma per l'Italia il peggio doveva ancora venire, perché nel novembre del 1963, come tutti sappiamo, Kennedy fu assassinato a Dallas, in circostanze ancora oggi misteriose che, sinceramente, non è possibile discutere in maniera approfondita in questo momento. In futuro, con un bicchiere di grappa e un sigaro, forse lo faremo, ve lo prometto.
Il peggio si manifestò cinque mesi più tardi all'omicidio, quando il CIFAR architettò un tentativo di colpo di Stato che avrebbe spinto alla fine i socialisti ad abbandonare i loro posti di governo ricoperti con l'elezione del 1963. Quel colpo di stato venne chiamato in codice Piano Solo e venne diretto dallo stesso Giovanni De Lorenzo, che era stato trasferito dal ministro della difesa Giulio Andreotti dalla direzione del SIFAR a quella dei Carabinieri. De Lorenzo lavorò a quell'escalation segreta in stretta collaborazione con William Harvey, sovrintendente dei servizi segreti americani di istanza a Roma, e con Renzo Rocca, direttore delle unità Gladio. Nel marzo 64 De Lorenzo Penso istruiso i uomini di occupare gli uffici del governo, le sedi dei partiti di sinistra, i giornali e i centri radiotelevisivi più importanti del paese.
I gladiatori, muniti di liste di proscrizione, avevano l'ordine esplicito di rintracciare i socialisti, o meglio come li chiamavano loro i sovversivi, arrestarli e deportarli in Sardegna, nel centro segreto di Gladio. Il 14 giugno, gli uomini del Sifar sfilarono a Roma con carri armati e blindati nel mentre che le forze NATO inscenavano una grande manovra militare nella periferia per intimidare il governo. Con astuzia, De Lorenzo fece sfoggio dei suoi mezzi militari nella capitale alla vigilia dell'anniversario della fondazione dell'arma dei Carabinieri, ma, cosa molto insolita per una parata, i carri armati rimasero a Roma a anche dopo la celebrazione.
L'allora primo ministro Aldo Moro, dopo essersi incontrato in gran segreto con De Lorenzo e con il presidente Antonio Segni, convince i socialisti di due cose, ad abbandonare le proprie pretese di potere e inviare i più moderati, tra di loro, leggasi inviare delle figurine signorsì, nei ranghi di governo. Pietro Nenni, il capo dei socialisti, affermò poi la seguente cosa. L'unica alternativa sarebbe stata un governo di emergenza, che nella realtà dei fatti sarebbe coinciso con un governo di estrema destra.
Oltre a organizzare il colpo di Stato, il generale De Lorenzo, su ordine del vice direttore CIA Carame Sines, monitorò segretamente l'intera elite italiana, raccolse dati sui comportamenti anomali dei vari politici e imprenditori, a partire dalle loro relazioni extracognugali omosessuali, per dirla con le parole poco edulcorate del capo della CIA, questo permetteva loro di tenere l'elite italiana a per le palle. Tale minacce negli anni successivi contribuirono a influenzare le decisioni di chi veramente contava nel paese, come i politici, i sindacalisti e anche gli imprenditori. De Lorenzo finì per installare microspie e cimici in Vaticano e nelle stanze dei vari ministri, per permettere alla CIA di monitorare e registrare le conversazioni di alto livello.
Quando Andreotti rivelò l'esistenza di Gladio, venne fuori che, a essere state coinvolte nello spionaggio di De Lorenzo, erano state più di 150.000 persone. Davanti all'inchiesta parlamentare, De Lorenzo fu costretto ad ammettere che gli Stati Uniti gli avevano ordinato quei dossier. Come riportato dalla Repubblica nel 2005, per due volte nel 58 e nel 63, tra i papabili c'era il cardinale armeno Pietro Agagianian. I servizi segreti italiani, allora il Sifar del generale De Lorenzo, ne diffidavano in quanto l'anziana sorella, a nome Elisabetta Papikova, aveva rapporti sospetti con funzionari dell'ambasciata dell'Unione Sovietica.
Oggi le cose non è che siano cambiate chissà quanto. Nel Guardian neanche 4 anni fa si riportava. La CIA ha una miriade di mezzi per violare iPhone e dispositivi Android.
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Detto questo, torniamo alla silenziosa battaglia che la CIA stava intraprendendo negli anni 60. Siamo fra il 65 e il 66. C'è l'operazione Delfino e l'esercitazione Aquila Bianca. In tutti e due i casi, Gladio comincia a essere pensata in funzione non solo difensiva e senza bisogno che ci sia alcuna invasione. Nel 1966, infatti, il generale Giovanni Allavena venne sostituito come direttore del SID dal generale Eugenio Henche.
Ma questo non impedì ad Allavena di finire fuori gioco. Nel 67, infatti, entrò a far parte della loggia P2. e al suo maestro venerabile Licio Gelli consegnò in regalo una copia di quei 150.000 file portati via dal SID. Come alla vena, anche De Lorenzo era iscritto alla loggia. Ora, di Gelli e della P2 abbiamo parlato già in questo video e preferirei non spendere altro tempo sulla sua figura.
Ci sono però alcuni punti interessanti che nel video non ho menzionato. Per esempio, come sottolineato da Ganser, il consigliere per la sicurezza nazionale di Nixon, Henry Kissinger, autorizzò Gelli, nell'autunno del 69, a reclutare nella sua loggia 400 ufficiali italiani e della Nato. Da qui deriverebbe la tesi, che chiaramente è una tesi e non è dimostrabile da nessuno per il momento, che Gladio fosse il braccio militare e la P2 la mente politica ed economica delle ingerenze di Washington in Italia.
I contatti di Gelli con gli Stati Uniti rimasero eccellenti durante tutta la guerra fredda. Nulla di strano perché, come sottolineato dal politologo Giorgio Galli, La P2 era una lobby interessata a proteggere la posizione atlantista dell'Italia nello scacchiere internazionale. Quando Reagan divenne presidente nell'81, il maestro venerabile era a tutti gli effetti il referente principale di Washington in Italia. Come ammesso da Gelli, se in tutti quegli anni il partito comunista non era mai salito al potere, era indubbiamente merito di Gladio.
Lo stesso ex agente CIA Richard Brenne, che non si è mai sprecato con i giri di parole. Brennecke disse, sì, la P2 di Gelli. Gelli però non era il vero capo della P2, ma tuttavia era l'uomo col quale trattammo nella P2. Secondo Brennecke esisteva una cupola sopra la P2, una loggia più ampia, di cui la P2 sarebbe stata soltanto la succursale italiana.
Signor Brennecke, però i nomi, ci può fare i nomi, dei nomi di questa super P2? Ho dei documenti che le darò oggi, subito, documenti con i nomi delle persone che sanno. La verità è che noi abbiamo avuto le stragi che dentro ci stavano apparati dello Stato, ma nello specifico non erano questi che facevano altri mestieri non sempre lodevoli.
Nel suo libro Ganser riporta inoltre una discussione tra lo storico Frankovic e lo stesso Gelli. In relazione alle principali stragi degli anni di piombo in Italia, Frankovic avrebbe chiesto al maestro venerabile Fino a che punto vi sareste spinti contro il comunismo? Gelli avrebbe risposto in maniera vaga, il nemico numero uno era il comunismo.
Parole che sembrano alludere ai momenti più bui della storia della prima repubblica, le stragi che dal 69 agli anni 80 caratterizzarono il clima di tensione nella penisola. Quella tensione Pasolini l'avrebbe definita un sistema di protezione del potere. Il motto era diventato insomma destabilizzare per destabilizzare. Visto che i colpi si erano rivelati inefficaci, si poteva provare con lo spaventare alla popolazione, costringerla in maniera subdola a votare per un partito di centro e non all'estremo dello spettro politico come il Partito Comunista.
Il legame ipotizzato con la strage di Bologna è potenzialmente la più grave di tutte le accuse mosse a carico dell'organizzazione Gladio, titolata il Guardian nel gennaio 1991. quando ormai la commissione parlamentare che indagava sulle stragi aveva ricevuto un memorandum anonimo nel quale si indicava che la bomba utilizzata a Bologna potesse provenire da uno degli arsenali di Gladio. Il vero contraccolpo, tuttavia, arrivò all'inizio degli anni 70, quando il già menzionato Borghese, in stretta collaborazione con la CIA, imbasti il secondo colpo di stato in Italia coordinato con CIA e Gladio. L'operazione, nota come Operazione Toratora, in ricordo dell'attacco giapponese a Pearl Harbor, prevedeva nella sua fase finale il coinvolgimento diretto delle navi da guerra americane in allerta nel Mediterraneo e il rapimento del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
L'Italia si trovò sull'orlo di un vero e proprio golpe di matrice neofascista. Ma il golpe non arrivò. La mattina dell'8 dicembre, infatti, Borghese ricevette una telefonata da parte di un informatore mai accertato e il golpe fu annullato di punto in bianco. Quello che era successo in Cile e in Grecia, un colpo di stato militare, non si verificò. Domanda di base.
Perché? Alcuni pentiti di mafia, che la CIA aveva reclutato per sostenere i vari colpi di stato, tra cui lo stesso Tommaso Buscetta, testimoniarono davanti al giudice Falcone nell'84 che l'intelligence sovietica era venuta a conoscenza del piano di Borghese, al che sia Washington che gli altri membri NATO avevano notato un incremento delle navi sovietiche nel Mediterraneo. Un altro mafioso, Luciano Liggio, confessò al maxiprocesso un altro particolare non indifferente. I servizi segreti italiani e americani erano a favore del golpe.
Le teorie sul perché Borghese abbia annullato il golpe si sprecano e al momento nessuno lo sa con esatta certezza. Ganser ci suggerisce che, stando alle parole del direttore della CIA William Colby, fosse stato lo stesso Nixon a bloccare l'esercito di Gladio. Per ora nessuno potrà dire come sono andate le cose.
Però per il golpe borghese abbiamo trovato uno in Lazio che era collegato, uno. Per il golpe del 73 e per il golpe sogno abbiamo trovato un altro personaggio, Beppe Anacar, che era collegato. Il puzzle è talmente complesso anche soltanto guardando gli stessi servizi segreti italiani, il SID. All'interno del SID infatti esisteva un'altra organizzazione sottostante, il cui vero nome ancora non è stato divulgato.
e che per comodità è stato definito SID Parallelo, secondo alcuni il vero nucleo operativo dei servizi segreti italiani. Il SID Parallelo. Nel 1973 viene arrestato un personaggio che si spaccia per giudice militare. In realtà non è ufficiale, non è giudice militare, non è niente. Questo comincia a parlare dell'organizzazione X, lui la chiama così.
A un certo punto si decide di fare un confronto con un dirigente del servizio segreto militare. il generale Alemanno, il quale durante il confronto a un certo punto fa uno strano gesto a spiazzi. Chiaro?
Nel 77, nel processo a carico di Vito Miceli, direttore del SID e tesserato numero 1605 della loggia P2, l'accusato riportò C'è sempre stata una certa organizzazione nascosta, nota esclusivamente alle massime autorità dello Stato e coinvolta in attività che non hanno nulla a che vedere con la raccolta delle informazioni. La magistratura fa un interpello al Presidente del Consiglio, che era Andreotti, figurati. Andreotti risponde con una lettera nel 78 che merita di essere pubblicata nelle antologie scolastiche.
Un capolavoro. Un'organizzazione del genere non può esistere. Sì, ma sai, tante cose non possono esistere. Il fallito colpo di Borghese non fermò comunque la sinistra italiana.
Nelle elezioni nazionali del 72, l'ADC con il 39% dei voti si assicurò soltanto un misero vantaggio sul Partito Comunista e sul PSI. L'equilibrio sembrò però scuotersi quando, dopo lo scandalo Watergate nel 1972 e l'arrivo di Gerald Ford alla Casa Bianca al posto di Nixon, il ministro degli esteri Aldo Moro e il presidente della Repubblica Giovanni Leone vennero convocati a Washington per discutere l'inclusione dei moderati di sinistra nei ranghi di governo. Ai due, dopo un pesante confronto con Kissinger, fu vietato categoricamente di includere nella compagine di governo elementi della sinistra italiana. Ma, nonostante le velate minacce, nell'elezione del 1976 il Partito Comunista continuò la sua cavalcata, ottenendo il miglior risultato di sempre, il 34,4%, un dato che, unito al 9,6% dei socialisti, scalzava il 38% della DC. A quel punto Aldo Moro, non avendo altra scelta, si vide costretto a ignorare il veto degli Stati Uniti per scendere a patti con l'ormai evidente maggioranza che presto si sarebbe creata al governo.
In due parole, compromesso storico. Sappiamo poi tutti come si è conclusa la faccenda Moro neanche due anni più tardi. Prima a bloccare tentativi che potevano sfociare in un compromesso storico, ci avevano provato De Lorenzo e Borghese.
Stavolta ci pensarono però le Brigate Rosse. La commissione in Senato che indagò su Gladio e sulle stragi, mise sulla bilancia dei sospetti la possibilità che la CIA e i servizi segreti militari italiani, compresi i gladiatori, avessero coordinato il rapimento Moro e avessero utilizzato come marionette le Brigate Rosse. Quelli che centrano con... La serie G, attenzione, sono gli altri.
Sono quelli dell'Anello o Noto Servizio, che però noi scopriremo soltanto nel 99-2000. E perché Andreotti del Noto Servizio sapeva molto di più. Purtroppo i dossier che contano sul caso Moro sono tutti scomparsi dagli archivi del Ministero dell'Interno, ma la Commissione Stragi affermò drasticamente la cosa in questi termini.
Il caso Moro deve essere... inserito in un più ampio contesto, dove il tutto va visto alla luce del periodo storico in cui si svolse. Il suo assassino fu parte di un progetto criminale in cui le Brigate Rosse furono molto probabilmente strumenti di un quadro politico ben più ampio di quello italiano.
Il Senato osservò poi con un certo tono critico che nel 1978 l'amministrazione statunitense per prima si rifiutò di dare una mano con le indagini alla ricerca dell'ostaggio. I PM pensarono se portare a giudizio anche anche il noto servizio. Decisero di no perché non c'erano più personaggi imputabili essendo morti e quindi a quel punto che porti a giudizio i cadaveri?
Ovviamente le tensioni che hanno caratterizzato i primi 40 anni della Repubblica avevano un'origine interna. non erano mosse esclusivamente dall'esterno. C'è però da dire che queste tensioni non sarebbero mai durate così a lungo, non avrebbero assunto forme così devastanti, con il numero di morti che poi conosciamo, più di 4.000 all'incirca, se il tutto non fosse stato manomesso dal contesto internazionale nel quale l'Italia era inserita. Piazza Fontana, Brescia, zero.
Gladio sarebbe stata smantellata almeno... ufficialmente nel 1990. Nel 90 si crea una situazione molto scomoda. Intanto è caduto un aereo, l'aereo Argo 16, che era quello che portava i gladiatori in Sardegna. Quindi era impossibile dire che un'organizzazione non c'è, anche perché l'aereo c'era.
E parte l'inchiesta del dottor Mastelloni e incrimina per questo il capo del Mossad, generale Zvi Zemir. Nel giugno 2000 la Commissione parlamentare presentò un documento di 326 pagine nel quale si concludeva Per arrivare a questa conclusione radicale, il rapporto si era basato anche sulle testimonianze di gladiatori che erano stati selezionati nel corso degli interrogatori. Nel 1992 la Commissione parlamentare stragi riporterà questa frase Gladio si è caricata di una illegittimità progressiva con il trascorrere degli anni. Secondo un'altra commissione d'inchiesta, quella PAIC, per la CIA il costo dell'operazione Gladio si sarebbe aggirato a 70% 75 milioni di dollari, diluiti in 20 anni.
Fondi che, tuttavia, si sarebbero arrestati nel 1975. Di fronte a quelle insinuazioni, l'amministrazione Clinton si dimostrò subito imbarazzata e, nell'estate del 2000, rifiutò addirittura di commentare l'esito del rapporto. Una fonte americana, che volle rimanere anonima, dichiarò questa cosa. Queste sono accuse che sono venute fuori negli ultimi 20 anni e non c'è assolutamente nulla di vero. Il senatore Walter Bielli rimase fermo e affermò che hanno interferito per impiegare impedire al Partito Comunista di raggiungere il potere con mezzi democratici. La minaccia comunista oggi non esiste più e sarebbe opportuno che gli stessi americani ci aiutassero a chiarire ciò che è successo in passato.
Lo stesso Ganser cita Aldo Giannulli e il suo lavoro di consulente alla commissione stragi e ne riporta una delle sue affermazioni forse più emblematiche quando si sottolinea la necessità di non lasciare cadere nell'oblio le operazioni stay behind in Europa occidentale. Il vero problema oggi è ottenere l'accesso agli archivi della Nato. Un problema che probabilmente e purtroppo persisterà ancora a lungo e che impedirà di capire con certezza come sono andate le cose. Se siete arrivati fino alla fine di questo lunghissimo video, non posso fare altro che ringraziarvi per l'attenzione. Un grazie anche ad Aldo per la sua chiacchierata e concludo dicendo per aspera ad astra.