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Storia delle Olimpiadi Antiche

Dal 1896 ogni quattro anni ci sono le Olimpiadi e gli atleti di tutto il mondo si sfidano in quasi 400 discipline. Ognuno insegue il suo record, ma la regola del fondatore de Coubertin dice che l'importante è partecipare. E questa è la modernità. Le prime Olimpiadi antiche sono del 776 a.C. e all'inizio sono poco più che una manifestazione locale.

Gli atleti sono solo greci. C'è un'unica disciplina, la corsa, un unico luogo, questo, lo stadio di Olimpia. E un'unica cosa importante, vincere.

Pindaro, il poeta dei giochi, lo dice chiaramente. Chi perde dovrà affrontare un odioso ritorno a casa, accompagnato dal disprezzo, seguendo sentieri nascosti. Arrivare secondi o terzi non porta a nulla. A Olimpia si vince o si perde, e perdere è un disonore.

Quali sono le gare a Olimpia e chi sono gli atleti? Sono professionisti o dilettanti? E ancora, sono corretti oppure barano? E le donne possono partecipare o no? Per rispondere a queste domande dobbiamo entrare nel...

santuario di Zeus, che gli antichi chiamano l'Altis, e immaginare di mescolarci agli atleti, agli spettatori, a tutta la folla variopinta che circonda la più grande festa popolare della Grecia antica. Tanto importante! che i greci misurano il tempo a partire dalla prima Olimpiade. Per loro il 776 a.C. è l'anno zero.

Iniziamo con il darci un orizzonte geografico. Qui siamo al centro del santuario, questo è il Tempio di Zeus. Là il Tempio di Hera, la sposa di Zeus. Da quella parte, in fondo, le palestre e gli edifici che ospitano gli atleti. Poi sparpagliati nel santuario ci sono sepolcri degli eroi mitici, altri piccoli...

i piccoli templi e i monumenti dei vincitori dei giochi. Alla mia destra, in fondo, c'è lo stadio, il luogo di nascita dello sport olimpico. Ci si è domandati perché i giochi si tengono proprio qui a Olimpia, nella regione dell'Elide? E c'è tutta una serie di risposte pratiche.

Olimpia è facile da raggiungere via terra e via mare ed è in una posizione centrale nel mondo greco. Ma c'è anche una risposta più poetica, ed è in questo paesaggio di colline verdi, nei boschi e nei fiumi qui vicino, che gli antichi credono abitati da divinità e da ninfe. Un luogo diverso dalla sprezza delle altre regioni greche, un posto di sicuro caro agli dèi. Inni, dominatori della musica, quale dio, quale eroe, quale uomo dobbiamo celebrare insieme? Questo posto è di Zeus.

È un giorno d'estate verso la fine d'agosto e la grande festa di Zeus Olimpio comincia. La gente è arrivata qui da ogni angolo della Grecia e ha potuto viaggiare tranquillamente perché durante la tregua olimpica tutto si ferma, le guerre sono interrotte, le cause legali vietate, le condanne a morte sospese. Il rispetto della tregua è ferreo e chi lo infrange viene escluso dai giochi, è come una scomunica.

Per il resto l'agonismo in Grecia ha radici antichissime. Omero nell'Iliade racconta i giochi funebri che Achille organizza dopo la morte di Patroco, ucciso in duello da Ettore. Gli atleti sono i principi guerrieri e tra loro anche Ajace e Ulisse che si sfidano nella lotta. Ajace è la forza, Ulisse l'astuzia.

Le schiene dei lottatori stridevano, strette da braccia fortissime. Il sudore scorreva come acqua sul dorso, i fianchi e le spalle erano coperti di lividi. Il primo dei cinque giorni di festa non è dedicato alle gare, è dedicato ai doveri verso il Dio e il culmine della giornata è un sacrificio di cento buoi sull'altare da quella parte, seguito dal giuramento degli atleti che consacrano la loro lealtà a Zeus.

Questo tempio è la sua casa e di sicuro tutti entrano qui per ammirare la grande statua d'oro ed avorio scolpita da figlia. Una delle sette meraviglie del mondo antico, descritta dagli autori antichi ma poi perduta per sempre. Il trono è ricoperto di oro, pietre preziose ed avorio.

Zeus ha sulla testa una corona che imita i rami d'olivo. Nella mano destra... una vittoria anch'essa d'oro ed avorio, nella mano sinistra uno scettro sormontato da un'aquila, il mantello è d'oro decorato con fiori di giglio.

Dopo l'omaggio al Dio è la volta dei sorteggi per i turni eliminatori, poi la gente si sparpaglia nei prati qui attorno per dormire e quasi tutti dormono all'aperto tranne i ricchi che hanno delle tende lussuose quasi degli accampamenti privati. Il secondo giorno una folla immensa comincia a convergere verso lo stadio. Ci sono le delegazioni ufficiali, i funzionari, il pubblico, i parenti degli atleti, i venditori ambulanti, i musicisti.

Tutta la Grecia che se lo può permettere è qui. Grazie alla tregua olimpica i potenti sono liberi da impegni politici e militari, quindi ne approfittano per venire qui, farsi vedere e promuovere la loro immagine. A volte gli va bene come a Temistocle, l'uomo che ha battuto i persiani.

che entrò nello stadio, il pubblico trascurò il concorrente in gara per guardarlo e gli rese omaggio con un applauso. A volte invece gli va male, come a Dionisio, il tiranno di Siracusa. Dionisio era molto appassionato di poesia. Ingaggiò degli attori per recitare i suoi versi durante i giochi. All'inizio molti si fermarono ad ascoltare la bellezza delle voci recitanti.

Poi, quando si accorsero di quanto erano brutte le poesie, risero di lui e alcuni andarono perfino a devastargli le tende. Una volta che il pubblico si è sistemato sui prati attorno alla conca dello stadio inizia la cerimonia di inaugurazione che funziona così. Per primi attraverso questo corridoio entrano nello stadio i giudici che sono dieci scelti nelle prati.

famiglie più nobili dell'Elide, considerati incorruttibili, accompagnati dagli araldi. I giudici vanno a sistemarsi nella loro tribuna, che è nello stadio alla mia destra. Dopo di loro tocca all'unica donna ammessa ai giochi, la sacerdotessa della Dea Demetra. Anche lei va a sistemarsi nel suo posto che è su un trono di fronte alla tribuna dei giudici dove oggi c'è ancora l'altare della Dea.

Poi tocca ai trombettieri che sono gli starter perché le gare iniziano con uno squillo di tromba. Infine entrano gli atleti, gli araldi verificano la loro identità, poi la cerimonia è finita e le gare possono cominciare. Questi sono i blocchi di partenza per le gare di corsa. La corsa è la disciplina più antica di Olimpia. Ha un'origine religiosa, il vincitore si conquistava il privilegio di accendere il fuoco sull'altare dei sacrifici.

E secondo alcuni questa è l'origine della tradizione della fiaccola olimpica. All'inizio i giochi a Olimpia durano un solo giorno e l'unica disciplina è la corsa. Poi con l'andare dei decenni i giorni diventano 5 e le discipline si moltiplicano.

Le più importanti gare di corsa sono 3. Lo stadio è la prima gara che si disputa alle Olimpiadi e si chiama così perché è una corsa che copre la lunghezza dello stadio, circa 200 metri. Il diavolo si corre su una distanza doppia dello stadio, quindi arrivati alla fine del percorso bisogna invertire la marcia e tornare indietro. Il dolico è la gara di fondo.

La sua distanza varia dai mille ai cinque metri. mila metri. Poi ci sono le gare pesanti, come la lotta, dove gli atleti, che sono divisi in base all'età e non al peso, gareggiano a mani nude e possono effettuare le prese solo nella parte superiore del corpo.

Sono vietati anche morsi, testate e pugni, schiaffi e accecamenti. Nel pugilato gli atleti si fasciano le mani con delle stringhe di cuoio. In questo modo le proteggono, ma fanno comunque male all'avversario.

Il pancrazio, alla lettera tutta la forza, è un misto di lotta e pugilato. Ed è la gara più violenta dei giochi. Nel pancrazio vale tutto. Le uniche cose vietate sono i morsi e l'accettamento. Il combattimento finisce solo quando uno dei due lottatori alza l'indice verso l'alto in segno di resa.

Le corse con i cavalli sono riservate ai più ricchi. La quadriga, con carri trainati da 4 cavalli, è la gara più spettacolare. Si corre lungo una distanza di circa 14 chilometri.

Nel corso delle varie edizioni, il programma delle gare è più grande. le gare con i cavalli cambia spesso. Si aggiungono corse su cavalli montati a pelo, corse con carri tirati da muli, da cavalli e da puledri. La gara più articolata dei giochi è il pentaclon.

Gli atleti si confrontano in cinque differenti discipline, due definite pesanti, la lotta e il lancio del disco. Le altre tre sono la corsa, il lancio del giavellotto e il salto in lungo. Nei giochi antichi, per saltare in lungo, gli atleti impugnano dei pesanti misura stabilita dall'eroe Eracle, figlio di Zeus per i romani Ercole, che l'ha presa mettendo in fila 600 volte i suoi piedi. Quindi grazie a questa informazione dovremmo essere in grado di misurare la lunghezza del piede di Eracle. 192 diviso 600 uguale 32 centimetri.

Oggi porterebbe circa il 50. Ora lasciando perdere questi giochi matematici torniamo alla cronaca delle Olimpiadi, che non erano solo per gli adulti, c'erano anche le Olimpiadi per i ragazzi, dai 12 ai 17 anni, accompagnati dai padri che giuravano e garantivano per la correttezza dei figli. Grazie a Pausania, la nostra guida nelle Olimpiadi antiche, conosciamo anche il nome del vincitore più giovane dei giochi per i ragazzi. Ho visto anche la statua di Damisco di Messenia, che vinse i giochi olimpici a 12 anni. Vince nella gara di corsa, in altri giochi.

Più tardi vinse nel pentatron. Ora iniziamo a rispondere alle domande che ci siamo posti all'inizio. Partiamo dalla prima.

Chi sono gli atleti che si sfidano a Olimpia e come si allenano? All'inizio ai giochi possono partecipare soltanto i greci, figli di greci che non hanno mai subito condanne penali. E questo va avanti per quattro secoli. Poi con l'espansione greca, che segue le conquiste di Alessandro il Grande, e più avanti ancora con l'unificazione del mondo antico da parte dei romani, i giochi si aprono a tutto il Mediterraneo.

Gli atleti devono arrivare qui in Elide un mese prima dell'inizio delle gare. I ritardatari devono presentare una giustificazione valida, altrimenti vengono squalificati e multati. Le fonti raccontano la storia di un tale Apollonio che si presenta in ritardo e si giustifica dicendo che la sua nave ha avuto venti contrari.

Una scusa banale, un po'come se oggi uno dicesse ho trovato traffico. Infatti i giudici indagano e scoprono che Apollonio in realtà aveva partecipato ad altri giochi e si era fatto pure pagare. Ovviamente viene squalificato e multato. All'inizio gli atleti dormono all'aperto come tutti gli altri. Più avanti però viene costruito un edificio apposta per ospitarli che si chiama Leoni Dion e secondo qualcuno è un modo per tenerli sotto controllo per evitare che prendano accordi sotto banco.

Queste invece sono le rovine della palestra dove gli atleti si allenano e qui ad Olimpia anche gli allenamenti devono seguire delle regole precise. Innanzitutto ci sono delle gare di prova, delle preselezioni per valutare la preparazione atletica dei concorrenti, che deve essere molto curata e durare come minimo quasi un anno. Gli atleti sono tenuti a giurare anche che si sono esercitati con grande cura per 10 mesi. senza interruzione. Durante il periodo delle selezioni e degli allenamenti gli atleti possono ancora decidere di ritirarsi ma una volta che le gare sono iniziate chi rinuncia è un vigliacco.

Nella 201esima olimpiade un lottatore di Alessandria ha avuto paura dei suoi avversari ed è fuggito il giorno prima delle gare. È l'unico che si ricordi multato per vigliaccheria. Finiti gli allenamenti veniamo alla prossima questione. Cosa si vince a Olimpia e gli atleti sono professionisti o dilettanti? Innanzitutto bisogna dire che qui a Olimpia non esistono gare a squadre.

Un atleta corre per se stesso, per la propria gloria, poi per la gloria della sua famiglia e della sua patria. Qui a Olimpia non esistono premi in denaro, si vince una corona d'ulivo intrecciata con le foglie degli ulivi sacri dell'Alpi. Poi si vince il diritto d'immagine, cioè si può mettere la propria statua all'interno del santuario. Infine i vincitori sono cantati dai poeti.

Insomma, qui a Olimpia non si vincono soldi, si vince l'immortalità. con le tue imprese hai dato una gloria alla tua patria, a tuo padre e a te stesso. Quindi, secondo la concezione moderna, gli atleti di Olimpia sono dei dilettanti e devono accontentarsi di vincere una corona d'ulivo e di essere riconosciuti come degli eroi. Ma le cose non stanno sempre così. I vincitori di Olimpia sono delle celebrità e spesso trovano il modo di guadagnarci.

Alcune città come per esempio Atene danno dei premi in denaro ai vincitori ateniesi di Olimpia e poi ci sono degli atleti che mettono le proprie capacità al servizio di chi li paga di più come fa un certo Sotades di Creta Nel 99esimo Olimpiade, Sotades vinse molti premi nelle gare di fondo. Dichiarò di essere di Creta, ed effettivamente lo era, ma nella Olimpiade seguente, pagato dalla città di Efeso, dichiarò di essere di Efeso. Per questo i cretesi lo esiliarono.

Andiamo alla prossima domanda. Qui a Olimpia, Sibara, non si dovrebbe, la correttezza è garantita da un dio, lo Zeus dei giuramenti, che per essere ancora più terrificante, per scoraggiare i malintenzionati, è scolpito con due fulmini tra le mani. È davanti a questo Zeus che gli atleti, i loro padri, i fratelli e gli allenatori sono obbligati a giurare sulle viscere di un cinghiale che non violeranno in alcun modo le regole. Evidentemente però i fulmini di Zeus non fanno paura a tutti, perché ci si dà da fare comunque per vincere con ogni mezzo, tipo comprare gli avversari. Nella 226esima Olimpiade due atleti egiziani sono stati condannati perché il primo aveva dato dei soldi al secondo per vincere nel pugilato.

Sono stati condannati e con i soldi della multa sono state fatte due statue. Poi ci sono i padri che nelle gare dei ragazzi vogliono far vincere i propri figli a tutti i costi, anche in questo caso comprando gli avversari. I giudici condannarono alla multa non i ragazzi, ma i loro padri, che erano i veri colpevoli.

Con i soldi delle multe costruirono due statue. A parte i tentativi di corruzione, poi ci sono i vari tipi di scorrettezze, come le false partenze nella corsa. Il comportamento sleale nella lotta, per esempio spaccare le dita all'avversario, è punito con bastonate su tutto il corpo tranne che sulla testa.

Abbiamo sentito dalle fonti che con i soldi delle multe si fanno delle statue. È una specie di viale dell'infamia messo all'ingresso dello stadio, perché sulle basi di quelle statue è scritto il nome del colpevole, la natura dell'imbroglio e l'entità della punizione. E c'è anche l'incitamento a comportarsi con correttezza. Una vittoria olimpica si ottiene con la velocità dei piedi e con la forza del corpo.

Il campione olimpico più famoso è un lottatore. Si chiama Milone e viene dall'Italia, da Crotone. Il suo record non è stato mai battuto, né nei giochi antichi né in quelli moderni.

Milone ha vinto sei Olimpiadi, una da ragazzo e cinque consecutive da adulto. Tra la prima e l'ultima vittoria passano 28 anni. La sua leggenda è arrivata fino a noi. Bevande gasate, merendine, un album rock e perfino una cittadina negli Stati Uniti ha preso il suo nome.

Milo, nel Maine. Le storie su di lui sono molte e siccome sono antichissime del VI avanti Cristo iniziano quasi sempre con un si dice. Si dice che una volta qui ad Olimpia abbia fatto il giro dello stadio con un toro sulle spalle e alla fine del giro lo abbia ammazzato a mani nude se lo sia mangiato tutto intero.

Si dice che fosse capace di legarsi una corda attorno alla testa e poi trattenesse il fiato fino a... a far gonfiare le vene della fronte al punto da spaccare quella corda. Si dice anche che una volta si è andato in battaglia con le corone d'olivo olimpiche sulla testa, travestito come l'eroe Ercole con tanto di clava e pelle di leone. Anche la storia della sua morte inizia con un si dice.

Si dice che fu ucciso da bestie selvagge. Trovò nella campagna un tronco cavo. Per provare la sua forza, ci mise dentro le mani e cercò di spaccarlo, ma rimase in un'altra parte.

Numerosissimi dalle parti di Crotone lo uccisero. Lasciando da parte Milone e le sue leggende, veniamo all'ultima questione aperta, le donne ai giochi olimpici. Questo è il Tempio di Hera, il più antico di Olimpia e la parte femminile del santuario, perché Hera è la sposa di Zeus e le donne, anche se con molti limiti, qui a Olimpia un loro spazio ce l'hanno.

Cominciamo con i limiti. Come abbiamo visto, le donne sposate non sono ammesse con l'eccezione della sacerdotessa di Demetra. Ma questo divieto non vale per le ragazze nubili, in greco le partenoi, che possono accompagnare i loro padri e i loro fratelli. Poi all'inizio del IV secolo un episodio cambia tutto. Nella corsa coi carri, la Uriga, quello che tiene le retini, è sempre un uomo ed è un professionista pagato.

Il vero protagonista, quello che alla fine vince o perde, è il padrone dei cavalli, il finanziatore della scuderia. E nel 396 a.C., anno della 96esima Olimpiade, in questo ruolo compare per la prima volta una donna. Si chiama Cinisca, che tradotto in diminutivo vezzoso significa cucciola, ma è la figlia del re di Sparta e vince. Archidano ebbe anche una figlia di nome Cinisca, che aveva l'ambizione di vincere nelle gare olittiche.

Fu la prima tra le donne ad allevare cavalli. e sulla prima a ottenere una vittoria olimpica. Cinisca vince anche quattro anni dopo, nel 392 a.C.

e come tutti i vincitori ha il diritto d'immagine, può innalzare una statua nel santuario. Il testo alla base della statua di Cinisca è arrivato fino a noi con tutto l'orgoglio della principessa spartana. I re di Sparta sono miei padri e miei fratelli. Con un carro di cavalli dai piedi veloci, Cinisca Vittoriosa ha eretto questa statua. Io dichiaro essere l'unica donna in tutta la Grecia ad aver vinto la corona.

C'è poi la storia di un'altra donna che ha lasciato il segno qui a Olimpia. Non è figlia del re di Sparta, ma è figlia, sorella e madre di campioni. Quando rimane vedova non vuole che suo figlio venga qui ai giochi olimpici da solo e allora decide di accompagnarlo solo che per farlo deve travestirsi da uomo, deve travestirsi da allenatore Quando il ragazzo vince però la sua gioia è incontenibile, il tipo di mamma esplode e allora lei scavalca il recinto per correre ad abbracciarla. Il problema è che il vestito le si intiglia, così lei rimane nuda e tutti si accorgono che è una donna. sacrilegio molto grave la punizione dovrebbe essere durissima, ma quella della mamma appassionata è una storia alietofilica.

La respingono senza punirla per riguardo a suo padre, ai suoi fratelli e a suo figlio, tutti campioni olimpici, ma viene fatta una legge che obbliga gli allenatori a presentarsi in nudi agli esercizi. Fino a questo punto abbiamo raccontato l'irruzione delle donne nel mondo maschile di Zeus Olimpia. Ma qui nell'Altis non gareggiano soltanto gli uomini, anche le ragazze hanno i loro giochi, complementari a quelli dei maschi, si tengono ogni quattro anni e si chiamano gli ERAIA, dedicati alla Dea Era.

Fin dall'età del bronzo ci sono testimonianze della partecipazione delle... donne a giochi atletici. A Creta, durante una cerimonia rituale che unisce spettacolo e religione, le ragazze partecipano insieme ai ragazzi al salto dei tori. Un'acrobazia molto pericolosa, in cui si afferra il toro per le corna, ci si lancia verso l'alto e si fa una capriola sulla sua schiena. Più tardi, a Sparta, le donne sono educate allo sport fin da bambine.

Devono avere un fisico sano e allenato per generare figli forti. A Olimpia i giochi errei sono riservati alle ragazze non sposate. Si disputano ogni quattro anni. in un momento diverso da quello dei giochi olimpici.

E c'è una sola gara, la corsa breve, su una distanza ridotta di un sesto rispetto alla gara maschile, quindi circa 160 metri. Le atlete sono divise in tre classi di età. Le ragazzine più piccole, le più piccole, le più piccole, le più piccole, le più piccole, le più piccole, le più piccole, le più piccole, le più piccole, più giovani, quelle di mezzo e poi le più grandi. Le fonti descrivono la loro tenuta da gara. Hanno capelli sciolti, una tunica che arriva sopra il ginocchio, la spalla destra è nuda fino al seno.

A presiedere ai giochi c'è il collegio femminile delle 16 donne, che hanno anche il compito di testere un peplo da donare a ERA. Per le ragazze vincitrici il premio è lo stesso dei maschi vincitori ad Olimpia. Una corona d'olivo, un'alba, La parte della vacca sacrificata ad era, e come gli uomini, le donne hanno il diritto di immagine. Possono dedicare statue nel santuario con inciso il loro nome.

Il quinto giorno le gare sono finite, è l'ultima giornata dei giochi. si chiude con un colossale banchetto in cui si mangiano le carni arrostite delle bestie sacrificate e tutti si riempiono la pancia per affrontare il viaggio di ritorno In alto sul tempio a sorvegliare sulla festa i protagonisti del mito alle origini dei giochi olimpici. C'è l'eroe Pelope che in una corsa coi carri vince la mano della principessa Ippodamia, diventa il re di questa regione e per ringraziare gli dèi istituisce i giochi. L'ultimo vincitore qui a Olimpia di cui abbiamo notizia è un tale Filomeno di Filadelfia.

Non conosciamo la disciplina, forse è un lottatore. L'anno è il 369 d.C., il periodo in cui i giochi olimpici vanno dissoluti. svendosi.

Nel 380 l'imperatore Teodosio emana l'editto di Tessalonica, il primo di una serie di provvedimenti che rendono il cristianesimo l'unica religione consentita nell'Istituto l'impero. I cristiani dalla difesa passano all'attacco, i pagani irriducibili vengono perseguitati, subiscono la confisca dei beni o addirittura la pena di morte. Tutte le festività pagane vengono abolite, inclusi i giochi olimpici. I templi degli dèi vengono distrutti o saccheggiati. Qui a Olimpia il Tempio di Zeus viene dato alle fiamme.

In genere la fine del mondo antico viene fatta coincidere nei manuali con la caduta dell'impero romano d'Occidente nel 476 d.C., ma proviamo a ragionare in modo un po'meno schematico e pensiamo ai giochi olimpici, riconosciuti come sacri per più di mille anni, o all'oracolo di Delfi venerato per millenni in tutto il Mediterraneo, le cui origini si perdono nel mito e nella preistoria. al fuoco sacro delle Vestali a Roma acceso nel momento stesso della sua fondazione e mai più spento giochi olimpici oracolo di Delphi fuoco sacro delle Vestali tutti e tre vengono cancellati a partire dall'editto di Tessalonica del 380 la fine del mondo antico