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Storia e Impatti della Guerra del Vietnam

Io direi che possiamo andare, questo è il video più lungo del canale. Un tempo i video li facevano più corti possibile, adesso che cos'è? La gara che li fa più lunghi. Ma prima vorrei cogliere l'occasione per ringraziare lo sponsor che ha reso possibile questo video. Conflict of Nations.

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Troppo giovani per amare, ma troppo vecchi per piangere. In questo mondo abbiamo bambini da insegnare, abbiamo i malati da curare e abbiamo i uomini da liberare. La guerra è una tragedia, dovunque la si combatta. I miei amici americani e io...

per chi a rimetterci è sempre chi la guerra non la vuole affatto. 2 settembre 1945, a noi, nell'aria c'è un odore acre, di fuoco, di polvere da sparo. E'una calda giornata di tarda estate, quando un uomo sulla cinquantina, con la barba raccolta in un pizzetto e addosso a una tonica militare color kaki, sale su un palco e prende in mano un microfono. Di fronte a lui c'è una folla gremita, mezzo milione di persone pronte ad ascoltare cosa ha da dire.

L'uomo con il pezzetto si schierisce la gola e pronuncia a trionfante queste parole esatte. Come l'uomo con il pezzetto tiene a specificare Quelle parole sono una diretta citazione alla dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, risalente al 1776. Un incipit forte per un discorso che mira a tracciare un futuro libero dall'oppressione per il popolo vietnamita. L'uomo con il pizzetto si chiama Nguyen, un cognome comune alla metà dei vietnamiti, ma tutti lo conoscono con uno pseudonimo, Ho Chi Minh, colui che illumina.

Quel 2 settembre, Ho Chi Minh dichiara l'indipendenza della Repubblica Democratica del Vietnamnam. che in seguito sarebbe stata nota come Vietnamnam del Nord. Sul palco, di fronte a quel mezzo milione di persone, c'è però un altro uomo. Il Maggiore Archivio Bao, il rappresentante dell'intelligence statunitense in Vietnamnam. Al termine del discorso, un velivolo americano sorvola Hanoi tra gli applausi scroscianti della folla.

Ora, so benissimo cosa vi starete chiedendo. Che cosa ci fa un militare americano nel 1945 in Vietnamnam per di più al fianco di un comunista? Un comunista che tra l'altro si chiama Ho Chi Minh e che ha appena citato Thomas Jefferson.

Già, perché con il suo discorso Ho Chi Minh ha inconsciamente dato inizio a uno dei più sanguinosi conflitti della storia. Dieci anni di fango e sangue che hanno fatto registrare agli Stati Uniti la loro prima sconfitta politica e militare di sempre. Ebbene questa... È una di quelle classiche stranezze che mascherano delle verità su cui fa molto comodo tacere.

Quest'oggi discuteremo finalmente di un argomento di cui non si conosce mai abbastanza, la guerra del Vietnamnam. Nel raccontare un conflitto complesso come quello del Vietnamnam, occorre tracciare un fondamentale filo rosso. Come sostiene lo storico Mitchell K. Hall, se alla Casa Bianca hanno sempre considerato la lotta contro i guerrieri vietnamiti come parte di una più grande sfida al comunismo globale, D'altro canto, il Vietnamnam del Nord ha continuato a vedere la guerra con gli americani come l'ultima fase di una lunga battaglia per l'indipendenza nazionale.

Iniziamo dal concetto meno immediato dei due. Per comprendere il perché dell'atteggiamento nord-vietnamita, bisogna sapere che nel corso della sua storia millenaria, il Vietnamnam è stato più volte soggetto a occupazioni straniere. La prima, quella della Cina, che dominò i territori vietnamiti dal 111 a.C.

al 900 d.C., un millennio in cui ne influenzò sia la lingua che la cultura, ma anche la religione. Più avanti i regni vietnamiti resistettero alle invasioni mongole, conquistarono gli imperi lautiano e cambogiano e nel 1802 unificarono tutto l'est della penisola indocinese, sotto l'egida della dinastia Guyan. A causa delle divisioni interne a quest'ultima, tuttavia, nel 1857 l'imperatore Napoleone III, interessato a ottenere la propria fetta di Asia, ordinò l'invasione del Vietnamnam. Entro il 1883 la Francia arrivò a controllare l'intero paese, che procedette a dividere in tre regioni. La Cochinchina, a sud, dove sfocia il fiume Mekong, l'Han Nam, al centro, tagliato dalla catena annamita, e il Ton Kino, a confine settentrionale con la Cina.

Conquistate anche Baos e Cambogia entro il 1893, la Francia dichiarò la nascita dell'Indocina francese, con capitale Hanoi. Il periodo del colonialismo portò tutto fuorché un fantomatico progresso. Benché la minoranza vietnamita istruita, legata all'aristocrazia guyen e alla lingua cinese, traesse vantaggio dalla presenza francese, la popolazione comune, per lo più contadina, si trovò a rispondere ai bisogni di un'economia estrattiva, che richiedeva che cibo e risorse naturali venissero trasferite in Europa. Inoltre, qualsiasi forma di dissenso era vietata, punita e repressa.

Questo sconfortante contesto permise il sedimentarsi di un forte sentimento nazionalista in chiave antifrancese, non necessariamente favorevole agli ormai regnanti fantoccio Nguyen. La più importante forza politica pro-indipendenza venne rappresentata negli anni 30 dal Partito Comunista Indocinese. fondato da Ho Chi Minh. Questi, in quanto figlio di un burocrate, era stato in grado di studiare in Francia e in Russia e, influenzato dagli iscritti di Le, riconosceva nella lotta contadina l'unico modo per liberare non solo il Vietnamnam, ma anche l'intera penisola indocinese, dal gioco coloniale. Come noi tutti sappiamo, nel 40 la Francia venne invasa dalla Germania nazista e l'Indocina venne così occupata dal Giappone.

Intenzionato a scacciare l'ennesimo invasore. Nel 1941 Ho Chi Minh riunì tutte le forze del paese, moderate e radicali, sotto la bandiera della Lega per l'indipendenza del Vietnamnam, meglio nota con l'abbreviazione Vietnam Minh. Gli Vietnam Minh combatterono per ben quattro anni, finché ricevettero un aiuto che sembra stupefacente, ma che a uno sguardo più attento non lo è affatto. Nel marzo del 1945, con il fronte del Pacifico che volgeva a favore delle forze alleate, il Giappone rese il Vietnamnam uno stato fantoccio, a cui capo pose l'ultimo discendente della dinastia Guiyang. Baudai Fu allora che, per sfruttare il vuoto di poteri creatosi con la definitiva cacciata dei francesi, Ho Chi Minh contattò l'Uss, l'Ufficio dei Servizi Strategici Statunitense, il precursore della CIA.

Interessati a sconfiggere i giapponesi nel sud-est asiatico, gli Stati Uniti paracadutarono ad Hanoi la squadra Cervo, un piccolo commando di agenti segreti il cui scopo era quello di addestrare i vietmin all'uso di bazooka, carabine e granate. All'epoca, infatti, i quadri dell'osse consideravano Ho Chi Minh un nazionalista più che un comunista e credevano che i vietnamese avrebbero potuto rivelarsi un alleato cruciale. Poco dopo l'arrivo della squadra Cervo, complice alla sconfitta del Giappone, le forze vietnamite ottennero il controllo di Annam e Tonkino e il 2 settembre del 1945 dichiararono l'indipendenza del Vietnamnam. Si trattò più che altro di una mossa politica, tracciata sulla speranza, poi rivalata a Sivana, che gli States avrebbero fatto da potenza garante per l'indipendenza vietnamita.

Un'indipendenza, a dirla tutta, molto precaria. Difatti la Cochinchina era ancora contesa con alcune formazioni fedeli alla dinastia Guiyan e con due sette religiose molto influenti tra i contadini, il Bao Di e lo Ahao. Per di più, terminata la Seconda Guerra Mondiale, Charles de Gaulle mostrò l'intenzione di volersi riprendere le proprie colonie in Indocina. Nell'ottobre del 1945, quindi, la Francia riacquisì il controllo di Saigon, facendo arretrare i Vietnam Minh verso nord.

In questo frangente, Ho Chi Minh... chiese l'aiuto per ben otto volte al presidente americano Henry Truman, ma l'appello non ricevette mai risposta. I combattimenti proseguirono per quattro anni.

Nel 49 le autorità francesi riuscirono a chiamare dalla loro l'ex imperatore Baudai per fare da capo di un'unità. di stato del Vietnamnam meridionale e così minare la legittimità dei Vietnammin. La politica della Casa Bianca nei confronti dell'Indocina fu ambivalente e in un certo senso attendista, perlomeno finché non prese in considerazione il rapido mutamento dello scenario internazionale.

Nell'agosto del 49 l'Uniti Sovietica fece esplodere con successo la sua prima bomba atomica. Un mese più tardi Bao Zedong dichiarò la nascita della Repubblica Pol Cinese. Agli inizi del 1950, sia Pechino che Mosca riconobbero la Repubblica Democratica del Vietnamnam, cioè le aree controllate dalle forze di Ho Chi Minh, come stato legittimo.

Questa concatenazione di eventi spinse gli Stati Uniti a considerare Ho Chi Minh un pericolo e a elaborare la cosiddetta Teoria del Domino. Secondo il Consiglio di Sicurezza Nazionale, data l'imponente presenza di Mosca e Pechino, se l'intero Vietnamnam fosse finito nelle mani di Ho Chi Minh, allora tutto il sud-est asiatico sarebbe insorto, diventando poi comunista. Di conseguenza sarebbe stato necessario supportare coloro che si stavano già opponendo all'avanzata dei Vietnam Minh, ovvero le forze francesi. Non a caso, nel febbraio del 50, Washington riconobbe legittimo il governo fantoccio filo-francese dell'imperatore Bo Đại.

A rafforzare le convinzioni americane fu poi lo scoppio della guerra di Corea, nell'agosto del 50. Ciò nonostante, Queste convinzioni si basavano su un macroscopico errore di valutazione, cioè che alla Francia, dotata di un esercito ben più avanzato di quello dei guerriglieri vietnamiti, sarebbe bastato un moderato supporto per vincere la guerra. La dura realtà non tardò a palesarsi. Nove giorni dopo l'appoggio al governo di Baudai, Parigi chiese formalmente aiuto alla Casa Bianca.

Il segretario di Stato americano, Duanan Aitchison, avvertì Truman dicendo, la scelta è la seguente o sopportiamo un governo legittimo in Indocina, o assistiamo all'espansione del comunismo. L'8 maggio gli States annunciarono una prima tranche di aiuti militari destinati all'esercito francese, dal valore di 10 milioni di dollari. Nei quattro anni a venire, questi aiuti sarebbero ammontati a più di un miliardo di dollari, pari a circa l'80% delle spese militari totali sostenute dalla Francia in Indocina. Nel frattempo, gli admins e forze francesi continuarono a combattere fino al maggio del 54, quando le prime inflissero una sanguinosa sconfitta alle seconde a Dien Bien Phu..

La disfatta di Dien Bien Phu fu uno snodo cruciale del conflitto, perché la Francia si rese conto di non poter più sopportare lo sforzo bellico in Indocina, e finalmente si mostrò aperta a una mediazione. Gli Stati Uniti ovviamente furono tutt'altro che contenti. Mesi prima dell'inizio delle ostilità a Dien Bien Phu, le principali potenze internazionali si erano accordate per incontrarsi a Ginevra, proprio tra la primavera e l'estate del 54, per discutere riguardo alla stabilizzazione della Corea e della penisola indocinese. Il presidente Dwight Eisenhower, convinto sostenitore della teoria del domino, paventò per ben due volte la possibilità di un intervento americano diretto in territorio vietnamita, il tutto all'oscuro della popolazione statunitense.

Alla fine la mossa di Eisenhower non si concretizzò per via della probabile ostilità del congresso, ma il presidente, vedendo gli scarsi risultati dei francesi, temeva che questi ultimi avrebbero svenduto il Vietnamnam alla futura conferenza di Ginevra. Col senno di poi, Eisenhower aveva ragione. Con Washington presente unicamente come osservatrice per evitare di riconoscere la legittimità del governo di Bao Zedong, con quest'ultimo timoroso di un intervento diretto statunitense, con una Francia rendevole e con un Regno Unito e Uniti Sovietica favorevoli alla mediazione politica, si giunse a una soluzione in stile Corea.

Il 21 luglio del 54 il Vietnamnam venne diviso in due stati, separati all'altezza del XVII parallelo, la Repubblica Democratica del Vietnamnam a nord e lo Stato del Vietnamnam a sud, guidato da Bao Di. In aggiunta fu previsto che l'intero Vietnamnam sarebbe stato riunito nel 1956, in seguito a delle elezioni democratiche. La divisione del Vietnamnam accontentò tutti, menché i due principali attori in gioco, gli Stati Uniti, che ora avevano visto riconosciuto uno Stato comunista, e i Vietnam Minh, che speravano di vedere da subito un Vietnamnam indipendente. Ho Chi Minh e i suoi, però, godevano di un vantaggio piuttosto rilevante.

Al sud, Bao Di godeva di un riconoscimento popolare praticamente nullo. E con tutta probabilità le elezioni del 1956 avrebbero visto trionfare Ho Chi Minh, che avrebbe così unificato il Vietnamnam sotto lo standardo del comunismo. E questo gli Stati Uniti non potevano permetterlo.

La guerra dell'Indocina causò la morte di 110.000 soldati francesi, 200.000 vietnamese e 125.000 civili vietnamiti. Un tremendo conteggio dei morti, che tuttavia sarebbe rimasto soltanto il punto d'origine, il ground zero di un disastro annunciato. Disinnescare la bomba ad orologeria piazzata in Vietnamnam sarebbe stato possibile, qualora ci fosse stata la volontà di rispettare gli accordi di Ginevra.

Tuttavia, gli States si erano già mossi in senso contrario durante lo svolgimento della conferenza stessa. Nel giugno del 54, la CIA affidò al colonnello Edward Lansdale il comando della Saigon Military Mission, mirata a condurre operazioni paramilitari contro il nemico, cioè il Vietnamnam del Nord, e portare avanti una lotta politico-psicologica. Sotto la guida di Lansdale, qualche decina di agenti segreti americani iniziò a diffondere notizie false sulla presenza di truppe cinesi ad Hanoi, sulla volontà di Ho Chi Minh di confiscare le proprietà e su un imminente attacco nucleare statunitense al nord, in modo da convincere quanti più vietnamiti possibile a migrare verso sud.

Questo tipo di propaganda giocò sicuramente un ruolo nel far spostare quasi un milione di persone da Hanoi verso Saigon, dieci volte il numero di individui che percorse la strada inversa. Simili azioni facevano parte di una più ampia strategia intesa a rafforzare lo stato del Vietnamnam contro il nord comunista. Il problema è che a delinearla, questa strategia, furono la fretta e la poca lungimiranza. Sempre a giugno del 54, Bao Di scelse come suo primo ministro tale Nho Dinh Diem. Il signor Diem, un anticomunista cattolico fuggito negli Stati Uniti, era una personalità gradita a diversi senatori americani, come il democratico Mike Mansfield.

Ma in molti non lo vedevano di buon occhio. Ad esempio, sappiamo che il segretario di Stato Johnson Foster Duanlles e l'ambasciatore americano a Saigon, Joseph Rolling, avrebbero volentieri sostituito Diem, considerato che non sarebbe mai riuscito da cattolico a legittimarsi di fronte a una società prettamente buddista. Per di più, diverse cellule vietmin erano rimaste qui escenti a sud, la presa sulla popolazione delle sette Bao Di e Hoa Hao era ancora forte, e gran parte di Saigon era controllata da una potente organizzazione criminale nota come Bin Shui Yen. Dalla sua, Diem godeva di un altro grande fan, nonché l'unica persona che poteva avere i contatti diretti con lui, esattamente il colonnello Lansdale della CIA. Sin da subito, Lansdale ottenne l'autorizzazione a destinare pagamenti ai leader della setta Bao Di, in modo da contrastare attivamente la Bin Nguyen.

Tra il 54 e il 55, grazie al supporto tattico della missione militare americana, Diem riuscì a racimolare un esercito in grado di spazzare e assorbire l'organizzazione criminale, intimorire le sette e così ottenere il controllo di Saigon. Successivamente, Diem organizzò un referendum che, con un eclatante 98% dei voti, gli permise di sostituire l'imperatore Bao Di come capo di stato e così imporsi come pseudo-dittatore del Vietnamnam del Sud. Per certi versi si trattò di una mossa geniale, perché rispondeva a un preciso bisogno americano, e cioè ritardare quanto più possibile le elezioni che si sarebbero dovute tenere nel 1956 e che, probabilmente, avrebbero consegnato il Vietnamnam a Ho Chi Minh. Come previsto, Diem fece gli interessi statunitensi e rifiutò di tenere qualsiasi tipo di elezione nazionale.

Fu allora che Eisenhower e Duanlles cominciarono a pensare a Diem come unico argine del comunismo. Nel 1957 Diem fu accolto come un eroe a New York. Questo perché sin dalla sua presa di potere, aveva ordinato al neonato esercito sud vietnamita di attaccare gli avamposti comunisti rimasti nel sud dell'Han Nam e in Cochinchina.

Nel corso delle operazioni, Diem arrestò più di 65.000 presunti comunisti, tra cui però figuravano anche rivali politici, monaci buddisti e personaggi scomodi al nuovo regime autoritario. Nel frattempo, Diem ebbe modo di nominare diversi suoi familiari al governo. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza gli aiuti militari americani.

che sul finire degli anni 50 aumentarono fino a 250 milioni di dollari all'anno, pari a quasi 3 miliardi di dollari odierni. In tutto questo, il Vietnamnam del Nord non rimase certo con le mani in mano. Inizialmente, il Pol di Hanoi, supportato ideologicamente dall'Uniti Sovietica, si concentrò sul consolidare il proprio potere.

Da un lato i leader comunisti effettuarono con successo la ridistribuzione delle terre ai contadini, ma al farlo uccisero più di 15.000 persone innocenti, indicate erroneamente come possidenti terrieri e borghesi. Sistemata la situazione interna, rimaneva da decidere le prossime mosse. Ho Chi Minh era contrario a un'azione diretta contro il sud, ma presto gli altri leader del Pol lo scavalcarono. Nel 59 Hanoi ordinò le prime spedizioni di personale e approvvigionamenti verso il sud, attraverso quello che poi sarebbe diventato noto come Sentiero di Ho Chi Minh.

In meno di un anno le cellule comuniste del sud reclutarono quanti più oppositori di Diem possibile e diedero vita al fronte di liberazione nazionale, che noi conosciamo con l'appellativo affibbiato dal regime di Saigon, Vietnam Cong, vale a dire vietnamiti comunisti. Gli scontri che ne seguirono lasciarono emergere l'inadeguatezza dell'esercito sud vietnamita. Lo stesso colonnello Lansdale comunicò a Washington che molto presto Saigon sarebbe caduta nelle mani di Ho Chi Minh.

Il In altre parole, fino a quel momento, gli aiuti americani erano servite a poco o nulla, e il Pentagono temeva seriamente il manifestarsi della teoria del domino. Di fronte a questa terribile prospettiva, a Casa Bianca dovette quindi alzare la posta. Una volta sedutosi nello studio Ovale nel gennaio del 61, Johnson Fitzgerald Kennedy si mostrò subito risoluto. In primis, il presidente ordinò l'invio di 400 soldati in Vietnamnam del Sud. Questi soldati, per lo più agenti della CIA, avrebbero dovuto dare inizio a delle azioni di controinsurrezione.

Vale a dire, sabotaggi delle linee di comunicazione, spionaggio, infiltrazione del Nord e il reclutamento di personale irregolare per fronteggiare il Vietnamcong. Con l'aiuto di Lansdale, la CIA reclutò centinaia di sudvietnamiti e Hmong, etnia che aveva sempre vissuto nelle aree più remote e montuose della penisola indocinese, senza integrarsi con la società vietnamita. Si trattava di decisioni che non potevano essere rese pubbliche, perché violavano gli accordi di Ginevra, secondo cui gli States potevano mantenere a Saigon unicamente poco più di 600 consiglieri militari, e non certo un esercito irregolare. recent public accounts of CIA activities in South Vietnamnam, particularly the stories or reports of how the CIA has undertaken certain independent operations. They're independent of other elements of the American government that are in South Vietnamnam.

In South Vietnamnam I can find nothing, and I've looked through the record very carefully, over the last nine months, I can just assure you flatly. il numero di cosiddetti consiglieri militari inviati in Vietnamnam salì a più di 3.000, per raggiungere gli 11.000 entro la fine dello stesso anno, assieme ad armi, munizioni ed elicotteri. Senza che gli americani e il mondo sapessero alcunché, Kennedy stava già preparando il terreno per un ingresso diretto in guerra, un'evidenza di cui pochi parlano al giorno d'oggi, ma che vede Kennedy come uno dei principali responsabili di quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

Con il supporto tattico degli americani, nel 1962, lui... di empresa a fortificare più di 3.000 villaggi in tutto il Vietnamnam del Sud. In questo modo si credeva che l'esercito sud-vietnamita avrebbe difeso in modo migliore il territorio dalla guerrilla dei Vietnamcong, ciò nonostante il piano si rivelò un fallimento.

All'inizio del 1963, infatti, i guerriglieri ottenero una vittoria cruciale ad Ap Bac, non molto lontano da Saigon, dove poco più di 350 effettivi distrussero 5 elicotteri americani e misero in fuga 1.400 uomini. Entro la fine dell'anno, i Vietnamcong avevano distrutto almeno 2.700 villaggi fortificati e ormai controllavano una buona porzione del Vietnamnam del Sud. Senza contare che, ricordiamoci, il Vietnamnam del Nord, il vero nemico, non era ancora sceso in campo.

Il regime di Saigon, Vietnamnam del Sud, quindi, cominciò a vacillare. Nell'estate del 1963, un sempre più paranoico e autoritario Diem represse nel sangue una serie di rivolte che chiedevano la cessazione dell'ostilità nei confronti della religione buddista, maggioritaria. In agosto la CIA venne a conoscenza di un piano per deporre il dittatore, che si era ormai alienato anche le simpatie del suo stesso esercito.

Il Pentagono allora si convinse che Diem aveva i minuti contati e non fece nulla per evitare il golpe, che il primo novembre portò alla sua esecuzione. «Essere nemici degli States è pericoloso, ma esserne amici è fatale», disse un tale Kissinger. Tolto di mezzo Diem, Washington aveva perso anche il suo unico riferimento sicuro a Saigon e, peggio ancora, a Nord.

i leader comunisti acquisirono nuove consapevolezze. Il Pol di Hanoi era diviso in due fazioni. La prima, guidata da Ho Chi Minh e supportata dal generale Bo Nguyen Giap, sosteneva che il Vietnamnam del Sud sarebbe presto collassato su se stesso e che, seguendo il suggerimento dell'URSS, dichiarare guerra a Saigon avrebbe significato quasi certamente un intervento americano. La seconda fazione, invece, guidata dal segretario Le Duanan e dai generali Nguyen Chi Van e Le Duan To, fremeva per entrare in azione. Decisione che, chiaramente, vedeva concorde la leadership di Bao a Pechino.

A prevalere fu l'ala interventista, con l'Edoan che propose di cominciare l'offensiva nel 64, in modo da catturare rapidamente Saigon e impedire qualsiasi arrivo dell'esercito americano. Sulla carta si trattava di un'idea fattibile, ma a da noi non potevano sapere che l'ingranaggio bellico statunitense si stava già mettendo in moto. E che presto sarebbe accaduto qualcosa di inaspettato. Il 22 novembre del 63 Kennedy fu assassinato a Dallas. Il suo successore, Lon Johnsonson, si ritrovò a dover gestire ormai 16.000 uomini dispiegati in Vietnamnam, di cui 100 erano stati uccisi e di cui il pubblico americano non sapeva un bel niente.

A Saigon, nel frattempo, si succedettero 7 governi diversi nel giro di pochi mesi. Quindi Johnsonson si trovò davanti a un bivio. O abbandonare il Vietnamnam e riportare un'attonante sconfitta politica di fronte al Partito Repubblicano, che così lo avrebbe sicuramente accusato di aver favorito la diffusione del comunismo in Asia, oppure proseguire sulla strada già tracciata da Truman, Eisenhower e Kennedy.

Dal sud Vietnamnam al nord Berlino, ci stiamo incontrando in cerca di paura. Nel febbraio del 64, sotto consiglio del segretario della difesa Robert McNamara, Johnsonson ordinò l'avvio dell'operazione 31. 34A, meglio nota come Oplan 34Alpha, un programma segreto, guidato dalla CIA, e mirato a inviare personale e velivoli in Vietnamnam del Nord per spiarne e sabotarne infrastrutture e comunicazioni. Parallelamente, il Pentagono inviò dei cacciabombardieri americani a colpire segretamente il Baos, dove operava il Pathet Bao, il principale alleato strategico del Vietnamnam del Nord.

Ne abbiamo già discusso ampiamente in questo video. A capo del commando statunitense in loco venne posto il generale William Westmoreland, secondo McNamara. era senza dubbio il migliore che abbiamo, ma anche un convinto sostenitore dell'intervento diretto.

A questo punto c'era soltanto un motivo per cui Johnsonson non aveva ancora ordinato ufficialmente di attaccare il Vietnamnam, ovvero mancava l'approvazione del congresso, che avrebbe legittimato l'ingresso in guerra di fronte all'intera popolazione americana. Per loro fortuna i quadri militari non dovettero attendere a lungo. L'Oplan 34 Alpha era spesso accompagnato dall'operazione della missione De Soto, tramite cui i cacciatorpedisti torpediniere statunitensi, equipaggiati con delle apparecchiature elettroniche, venivano mandati a pattugliare il golfo del Tonchino e captare i segnali nemici nell'area.

Ebbene, nella notte tra il 30 e il 31 luglio del 64, le imbarcazioni dell'Opland 34 Alpha bombardarono degli avamposti nord vietnamiti, e il 1 agosto la USS Bao si addentrò nel golfo del Tonchino per captare le comunicazioni nemiche. Avvistato il caccia torpediniere, i soldati nord vietnamiti lo credettero responsabile dell'attacco. Il 2 agosto, tre motosiluranti vietnamite si lanciarono al suo inseguimento, danneggiandolo.

Hanoi rivendicò prontamente di aver colpito un'imbarcazione americana. Allorché, per portare a termine la missione de Soto, la USS Bao richiese il supporto di un altro cacciatorpediniere, la USS Turner John. Il 4 agosto, entrambe le imbarcazioni riportarono di assolutamente la stessa situazione. state attaccate dalle moto siluranti vietnamite.

Johnsonson così colse la palla al balzo per pubblicizzare l'incidente come una deliberata aggressione a una nave americana in acqua internazionale. There were no US losses. The performance of the United States of America was not good.

La capacità di comandanti e di avviare in questo intervento è nella tradizione più alta della Navy degli Stati Uniti. Ma gli atti di violenza ripetuti contro le forze armate degli Stati Uniti dovrebbero essere incontrati non solo con una difesa alerta, ma anche con una risposta positiva. La determinazione di tutti gli americani per portare fuori il nostro completo comitato alla popolazione e al governo del Sud Vietnamnam sarà ridobbata da questa risposta. Sulla scia dell'incidente Johnsonson presentò al congresso la risposta. risoluzione del Golfo del Tonchino, tramite la quale avrebbe potuto legalmente intraprendere qualsiasi azione necessaria per mantenere la pace e la sicurezza nel sudest asiatico.

Il 7 agosto del 1964 entrambe le Camere approvarono la risoluzione con due soli voti contrari. In altre parole, la Casa Bianca avrebbe ora potuto scagliarsi faccia a faccia con Ho Chi Minh, senza dover utilizzare sotterfugi, senza nascondersi dietro al Vietnamnam del Sud. Tuttavia, nel raccontare l'incidente del Tonchino, riconosciuto come il Casus Belli della guerra. in Vietnamnam, si omettono due verità dall'importanza cruciale.

In primis, il congresso non era stato informato né dell'Oplan 34Alfa né dell'operazione De Soto, sicché senatori e deputati furono portati a credere che la Bao e la Turner John si trovassero nel golfo del Tonchino come osservatrici. Proprio per questo motivo l'attacco nord vietnamita ebbe risalto come offensiva deliberata. In secondo luogo, secondo varie evidenze, il secondo incidente, cioè quello del 4 agosto, non è mai avvenuto, e i due caccia torpedinieri americani avrebbero inventato di sana pianta l'inseguimento. Non fosse altro perché riportarne di aver avvistato tramite radar ben 25 motosilunanti, quando la marina di Hanoi in realtà ne possedeva a malapena 10. A ogni modo, che quella dell'incidente del Tonkino fosse una scusa o meno, l'ostinazione di Johnsonson fu in origine insensata, almeno dal punto di vista strategico.

Non dimentichiamo infatti che il Vietnamnam del Sud era praticamente uno stato fantoccio fallito, per metà occupato dalle forze nemiche, dove la CIA aveva permesso che lo stesso leader che che inizialmente aveva supportato venisse rimosso e ucciso. Wade Morse, uno dei due senatori che si oppose alla risoluzione del Golfo del Tonchino, affermò Al tempo nessuno credeva a quelle parole che poi si sarebbero rivelate tragicamente profetiche. A discapito della loro proiezione verso una guerra che sembrava inevitabile, gli Stati Uniti agirono per gradi. Nel settembre del 64, Johnsonson e i suoi consiglieri proseguirono sulla via del disperato rafforzamento del regime di Saigon, nonostante i colpi di Stato si succedessero l'uno dopo l'altro. Nel resto, gli Stati Uniti, sebbene avessero abbandonato una nazione che in passato avevano sostenuto dichiarando che l'avrebbero difesa dal pericolo comunista, non potevano sopportare l'umiliazione che sarebbe derivata dalla sconfitta di una guerra, e questo avrebbe avuto un'enorme risonanza.

Parallelamente, le operazioni De Soto e Oplan 34 Alfa rimasero comunque attive. Poi, a novembre, il Pentagono ritene necessario fare un passo avanti e iniziare a bombardare a tappeto il Baos, in modo da tagliare le catene di rifornimento dei Vietnamcong. L'operazione Barrow Roll condotta contro uno Stato formalmente neutrale violava qualsiasi convenzione internazionale, ma sembrò non scalfire le forze comuniste.

Giunti a questo stallo, occorreva un ulteriore casus belli. L'occasione giusta si verificò il 7 febbraio del 65, ovverosia quando i Vietnamcong attaccarono la piccola base militare americana di Camp Holloway, uccidendo alcuni soldati, ferendone più di 100 e distruggendo una ventina di elicotteri. A quel punto Johnsonson diede subito avvio all'operazione Dardo Fiammante, con cui l'aviazione americana estese i bombardamenti al di sopra del parallelo, direttamente in territorio nord vietnamita. Il mese successivo Washington autorizzò l'operazione Rolling Thieunder.

intenzionata a colpire con forza Hanoi e distruggere le sue linee di comunicazione con il Sud. Pentagono e Casa Bianca videro Rolling Thieunder come la normale estensione del loro impegno in Vietnamnam, eppure non si resero conto di avere a tutti gli effetti sancito l'inizio di una guerra su scala regionale. L'offensiva americana spinse l'URSS a fornire aiuto militare diretto ad Hanoi con munizioni, armamenti e soldi che passavano attraverso il territorio cinese. Prima di allora Mosca si era astenuta dal sostenere materialmente il politburo vietnamita.

proprio per non provocare Washington. Ironico, non credete? E in risposta alla mossa sovietica, all'8 marzo del 65, sotto richiesta del generale Westmoreland, Washington inviò due battaglioni di Marines alla base militare di Da Nang, poco al di sotto del parallelo. Entro la fine di aprile, Johnsonson approvò un aumento delle forze americane di 60.000 unità. A maggio dello stesso anno, il 65, l'offensiva della guerria a Vietnamcong uccise oltre 200 marine, e decine di migliaia di nordvietnamiti arrivarono in supporto.

supporto da Hanoi. A quel punto Westmoreland richiese l'arrivo delle truppe di terra. A luglio la Casa Bianca dispiegò 194.000 uomini.

Negli anni successivi il generale continuò a chiedere ulteriori truppe per condurre le cosiddette operazioni Cerche e Distruggi, dirette contro le basi comuniste nel Vietnamnam del Sud. Il numero di effettivi in Vietnamnam nel 69 avrebbe raggiunto le 550.000 unità. Con una simile armata, accompagnata dai bombardamenti di Rolling Thieunder, ci si aspettava una conclusione più rapida del conflitto. Del resto, l'esercito statunitense era considerato, a ragion veduta, l'apice dell'avanzamento bellico, il più forte del mondo, eppure non tutto andò a secondi piani.

Sul finire del 1965, le truppe americane si trovarono ad avere a che fare con l'esercito regolare nord vietnamita. Nord vietnamiti e americani, per la prima volta, si scontrarono durante la battaglia campale di Gia Trang, nel novembre del 1965. A fronte di 300 uomini persi da parte statunitense, ai nord vietnamiti la battaglia costò più di 3.000 soldati. Westmoreland considerò lo scontro che aveva richiesto armi pesanti e lo sbarco di personale nella giungla tramite gli elicotteri come una prova di superiorità. Dal canto suo, il generale Japp, a capo dell'esercito nord vietnamita, comprese che affrontare gli americani a viso aperto sarebbe stato controproducente e così enfatizzò l'utilità delle azioni di guerriglia nella giungla.

Dopo Yadrang, entrambe le parti belligeranti si presero un momento di riflessione. In fin dei conti era passato ormai un anno dall'inizio di una guerra che si sarebbe dovuta concludere in qualche mese. Il 19 gennaio del 66, il segretario della marina Johnson McNaughton confessò a McNamara e citiamo che in Vietnamnam abbiamo tutti gli ingredienti per un enorme errore di calcolo.

Entrambi i funzionari di governo in effetti temevano che le azioni americane, il cui scopo principale era quello di tagliare i contatti tra Vietnamcong e Hanoi, stessero risultando per lo più inutili. Difatti il sentiero di Ho Chi Minh era ancora in piedi, con migliaia di uomini che ogni giorno attraversavano il confine tra nord e sud assieme a cibo, armi e munizioni. Tra il 65 e il 67 le forze comuniste persero fino a 180.000 uomini, contro i 13.000 degli americani.

Fino al 68 poi il Rolling Thieunder uccise più di 50.000 vietnamiti, devastando qualsiasi struttura industriale retta da Hanoi e tagliando il 70% della capacità produttiva del Vietnamnam del Nord, continuando a lanciare centinaia di migliaia di tonnellate di bombe. C'era decisamente qualcosa che non tornava. Il fatto è che il persistere di una situazione di sostanziale stallo dipendeva da una serie di altri fattori che, con i numeri, avevano ben poco a che fare. Ad esempio, il Pentagono dava per assodato che il maggior grado di avanzamento tecnologico americano concedesse un vantaggio inequivocabile. In realtà, la poca modernizzazione giocò un ruolo chiave nelle tattiche di guerriglia.

Prima di tutto, il sentiero di Ho Chi Minh non era un'infrastruttura, bensì una fittissima quanto modificabile rete di strade nascoste dalla giungla, attraversabile per lo più a piedi. Tentare di distruggerlo e qui voleva cercare di contenere una pioggia di asteroidi, e quindi a sprecare risorse. Inoltre i Vietnamcong conoscevano il territorio meglio degli americani, potendo contare su innescate, sistemi di tunnel sotterranei, trappole, e non di meno sull'aiuto dell'esercito di Hanoi, a sua volta rifornito da Urs e Cina.

Come se non bastasse, il disorganizzato esercito sud-vietnanita veniva spesso tenuto all'oscuro delle operazioni americane e rispondeva a un governo, quello di Saigon, praticamente inesistente. Nel febbraio del 66, delle rivolte portate avanti da studenti e attivisti buddisti vennero persino spaleggiate da alcune frange dell'esercito. Nell'occasione Washington non fece nulla per fermare la deriva autoritaria e corrotta di Nguyen Van Thieu e Nguyen Ahao Kyi, la coppia di ufficiali militari che avrebbe guidato il Vietnamnam del Sud fino agli inizi degli anni 70. Assistendo alla debolezza del sud di Saigon, il politburo del Vietnamnam del Nord di Hanoi decise di non poter più aspettare.

Il 30 gennaio del 68, L'eduan, a capo degli interventisti, lancia un complesso piano di invasione del Vietnamnam del Sud, noto come Offensiva del Tet. Il nome dell'operazione si riferisce alla più importante festa vietnamita, una sorta di capodanno che segue il calendario lunare cinese. In parole povere, l'esercito irregolare nord-vietnamita avrebbe realizzato delle incursioni nel Sud e attaccato le città principali, con l'aiuto dei Vietnamcong, così da stimolare una rivolta popolare in grado di ribaltare il regime di Saigon. Per difendere le proprie posizioni, l'esercito americano fu costretto a implementare personale sudcoreano, thailandese e australiano. Nei mesi successivi, gli assedi costarono a entrambe le parti decine di migliaia di morti.

Nonostante la sua grandezza di intenti, la lunga campagna di Hanoi fu inconcludente, ma perlomeno fece capire a entrambe le parti, cioè Hanoi, Vietnamnam del Nord e Washington, che la guerra stava virando verso un piccolo ceco. In patria, Westmoreland non riuscì a convincere la Casa Bianca a mobilitare ulteriore personale, anche perché le proteste civili contro la guerra in Vietnamnam avevano raggiunto proporzioni mai viste prima d'ora. Centinaia di migliaia di persone, liberali, radicali che protestavano contro un conflitto che stava letteralmente macellando un'intera generazione di giovani americani. Erano tutte lì, nelle strade americane.

All'apice delle ostilità si assistette a una vera e propria campagna di diserzione di massa, messa in atto da comitati e associazioni pacifiste. Questi ultimi offrivano consulenze per evitare la leva militare, consigliando ai giovani americani di dichiarare obiezioni di coscienza, emigrare verso Canada e Svezia, non rispondere alla chiamata alle armi o arrolarsi nella guardia costiera, così da non essere spediti in Vietnamnam. Di 27 milioni di giovani che raggiunsero la maggiorità durante il corso della guerra, più della metà riuscì a evitare il servizio militare, non senza incorrere in sanzioni e processi.

Queste proteste non rivendicavano soltanto un'identità pacifista, ma facevano anche leva sull'apparente e, a nostro avviso, effettivo, brutale non-senso delle azioni intraprese dall'esercito statunitense in Vietnamnam. Nel corso dell'operazione Rolling Thieunder, i cacci americani devastarono intere giungle e villaggi, devastando ecosistemi, flora, fauna, il tutto anche con bombe incendiari al Napalm e con il cosiddetto agente arancio. In teoria si trattava di un diserbante inteso a eliminare la vegetazione, per rimuovere i nascondigli dei guerriglieri vietnamiti, ma nella pratica, quando utilizzato, rilasciava diossina e causava, nelle persone che ne venivano esposte, aborti, malattie della pelle, cancri e malformazioni congenite. Dal 67 al 72 la CIA condusse in segreto il programma Fenice, nient'altro che massicci rapimenti, anche di innocenti con torture e assassini, mirati a distruggere internamente i Vietnamcong. Si stima che il programma portò alla morte di quasi 30.000 persone.

L'uccisione indiscriminata dei civili raggiunse il suo massimo apice durante quello che è noto come Massacro di Mirai. Il 16 marzo del 68, diverse divisioni di fanteria americane e gli ordini del tenente William Kelly uccise, in alcuni casi stuprò e seppellì in delle fosse comuni, 500 vietnamiti inermi. Questo crimine venne alla luce soltanto un anno più tardi, grazie alla penna e all'investigazione del giornalista Seymour Hersh.

Kelly fu l'unico condannato per crimini di guerra e scontò unicamente tre anni e mezzo di arresti domiciliari. Che schifo, possiamo dirlo. Ad ogni modo, dopo le palesi atrocità di guerra e dopo l'offensiva del Tet, il conflitto non fu più lo stesso.

In speranza che questa azione leada a parlare in prima. Sto prendendo il primo passo per deescalare il conflitto. Oggi ho ordinato alle nostre aeree e ai nostri navi di non fare attacchi sul nord Vietnamnam. Non cercherò e non accetterò la nominazione del mio partito per un altro termine come Presidente. Sul finire del 68 Johnsonson ordinò la fine dell'operazione Rolling Thieunder.

A novembre le elezioni fecero emergere un nuovo presidente, il repubblicano Richard Nixon, presentatosi come favorevole alla fine del conflitto. Nel gennaio del 69, le delegazioni degli Stati Uniti, Vietnamnam del Sud e Vietnamnam del Nord e fronte di liberazione nazionale, cioè i Vietnamcong, si riunirono a Parigi per discutere di una possibile via d'uscita. Queste speranze di pace però si rivelarono presto molto fumose.

Ho preso tanto tempo e energia per cercare un modo di portare la pazienza a Vietnamnam. So che alcuni credono che dovrei aver finito la guerra immediatamente dopo l'inaugurazione semplicemente per ordonare le nostre forze a casa da Vietnamnam. Questo sarebbe stato un'easy thing to do.

It might have been a popular thing to do. But I would have betrayed my solemn responsibility as President of the United States if I had done so. I want to end this war.

Richard Nixon e il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Henry Kissinger, erano convinti di poter raggiungere una pace onorevole. In altre parole, una situazione in cui l'esercito americano avrebbe abbandonato la penisola indocinese, mantenendo però l'integrità del Vietnamnam del Sud. Di facciata, Nixon annunciò i primi ritiri di truppe americane dal Vietnamnam, così da ingraziarsi l'opinione pubblica e smorzare le proteste. Però sotto copertura Nixon diede avvio all'operazione MENU, ovvero una serie di bombardamenti mirati a colpire la Cambogia, all'epoca impegnata in una guerra civile nella quale combattevano i Khmer Rossi, che collaboravano con i nord-vietnamiti.

Esatto, gli stessi Khmer Rossi di Pol Pot di cui abbiamo parlato estensivamente in questo video. Nixon fu anche indotto dai suoi consiglieri a recitare letteralmente la parte del pazzo, cioè a minacciare di nuclearizzare il Vietnamnam del Nord, in maniera tale da intimidire sia Hanoi che l'URSS e la Cina. Come se non bastasse, Nixon e Kissinger sostenevano la teoria della vietnamizzazione, che consisteva nel delegare quanto più possibile lo sforzo bellico al regime di Saigon. Per Kratom Abrams, che nel 68 aveva sostituito il generale Westmoreland in Vietnamnam, questa scelta equivaleva a un suicidio, tant'è che la pace onorevole, tra virgolette, sembrava un'assurdità. Non a caso le proteste in patria non cessarono e lo stesso Nixon fu costretto a difendersi, anche in maniera piuttosto goffa.

E quindi oggi, a voi, la grande maggioranza silenziosa dei miei amici americani, ho chiesto il vostro supporto. Ho plegato nella mia campagna per la presidenza di finire la guerra in modo che possiamo vincere la paura. Ho iniziato un plan di azione che mi aiuterà a mantenere questa plegatura.

Il più supporto che posso avere dal popolo americano, il più presto questa preghiera può essere redimita. Perciò, il più dividiti siamo a casa, il meno probabilmente l'enemy è di negoziare a Paris. Lasciamoci unire per la paura. quanto gli americani possono umiliare gli Stati Uniti. Forse Nixon parlava per sé.

La vietnamizzazione non sortì gli effetti sperati. L'esercito di Saigon era malnutrito, mal pagato e incline alla diserzione. Nel 1970, con l'intensificarsi della guerra civile cambogiana e l'ascesa al potere di Lon Pol, un militare pro-americano, Nixon credette di poter tagliare le gambe contemporaneamente ai Vietnamcong e ai Khmer Rossi, e quindi ordinò l'invasione della Cambogia.

L'offensiva generò unicamente risultati negativi. Con Ho Chi Minh passato a miglior vita nel settembre del 69, l'Edoan rafforzò i rapporti con Pol Pot, alleanza che avrebbe permesso al dittatore cambogiano di perpetuare il suo genocidio. Gli Stati Uniti, dal canto loro, si trovarono a dover aiutare un altro governo, quello di Lon Pol, destinato a morire.

In patria, le associazioni pacifiste incrementarono le proteste, annoverando tra le loro fila anche migliaia di veterani del Vietnamnam. Il congresso americano, che non era stato informato ancora una volta sull'operazione Menù, insorse. Ma non finisce qui.

Nel gennaio del 71 Washington organizzò un'altra invasione, stavolta quella del Baos. E anche questa volta l'esercito suddietnamita combinato a quello americano fu costretto alla ritirata di fronte al Pathet Bao e ai carri armati sovietici. Oltretutto il morale delle truppe americane crollò.

Il Dipartimento della Difesa stimò che entro il 1973 il 70% del personale militare americano facesse uso di droghe, senza contare le disersioni e gli assassini degli ufficiali da parte dei loro sottoposti. Il noto full metal jacket ci offre uno spaccato di quei funesti anni. Comunque, di fronte a una clamorosa debacle, Nixon corse ai ripari, rischiando addirittura una deriva autoritaria senza precedenti nella storia americana. Il 3 maggio del 71 migliaia di manifestanti cercarono di bloccare le strade di Washington D.C. La polizia ne arrestò 12.000 nel più grande arresto di massa della storia statunitense, poi revocato per manifesta incostituzionalità e violazione del diritto di assemblea.

A peggiorare la situazione arrivò il 13 giugno del 71 un articolo scioccante. Sulla prima pagina del New York Times quel giorno comparve questo titolo. Archivio Vietnamnam, uno studio del Pentagono delinea tre decenni di crescente coinvolgimento statunitense. Di New Sheehan. Nell'articolo Sheehan sosteneva che ben quattro amministrazioni americane, da Truman a Johnsonson, non avevano rivelato almeno un'attività di rischio.

al pubblico americano le loro intenzioni in Vietnamnam. Già, perché di violazioni di accordi nazionali e operazioni segrete non avremmo saputo nulla senza questi, senza i cosiddetti Pentagon Papers, cioè tutto l'insieme di articoli pubblicati nel 1971 dal New York Times e poi dal Washington Pot. che ci hanno fornito delle fonti importantissime per realizzare questo video.

Parliamo di documenti classificati, che sono stati inizialmente redatti come studio del Dipartimento della Difesa Uss commissionato nel 67 dall'allora segretario competente Robert McNamara. McNamara voleva che gli analisti del Pentagono ricostruissero la storia del conflitto in Vietnamnam, per capire cosa stesse andando storto. Tra gli analisti c'era un certo Dai Ellsberg, che, una volta portato a termine il rapporto, nel 69 iniziò a fotocopiarne le circa 7000 pagine per poi passarlo a New Sheehan. Ellsberg, morto nel giugno 2023, venne accusato di tradimento proprio da Nixon, ma venne infine assolto perché il presidente aveva indagato illegalmente su di lui per screditarlo.

Kissinger definì Ellsberg l'uomo più pericoloso d'America. Detto poi da Kissinger una sentenza. Riposa in pace, Henry. Anzi, no. Aspetta, perché per portare a termine questa storia abbiamo ancora bisogno di te.

Il 15 giugno 71 Nixon, per la prima volta nella storia statunitense, censurò la stampa, quindi Sheehan e i suoi colleghi. Pochi giorni dopo, però, la Corte Suprema degli States annullò la decisione. La stampa deve servire i governati, dichiarò il giudice Ho Black, non i governanti.

Resosi ormai conto della necessità di trattare una de-escalation militare? Kissinger intensificò la propria corrispondenza con il capo negoziatore del Vietnamnam del Nord, Lê Đức Thieu. Il nodo più difficile da sciogliere tra i due era rappresentato da Guillem Van Thieu, il presidente del Vietnamnam del Sud, con Lê Đức Thieu che pretendeva la sua rimozione. Per contrastare la testardaggine di un nemico, allora, nel 72, Nixon annunciò che avrebbe fatto visita sia a Bao che Brezhnev.

Il suo intento era quello di convincerli a cessare gli aiuti nei confronti del Vietnamnam del Nord. Di tutta risposta, l'Edoan lanciò la cosiddetta offensiva di Pasqua, muovendo verso sud un'enorme forza di 300.000 uomini. Anche quest'ultimo tentativo di invasione si rivelò fallimentare e, con Cina e Urs formalmente fuori dai giochi, Kissinger e l'Edo-Tho ripresero i dialoghi. Stavolta le due parti si mostrarono più flessibili sulla questione legata a chi dovesse essere il presidente del Vietnamnam del Sud.

Così il 27 gennaio del 73, Vietnamnam del Nord, Vietnamnam del Sud e Stati Uniti firmarono i famosi accordi di Parigi, che valsero a Kissinger e L'Educault il premio Nobel per la pace. Il capo negoziatore di Hanoi non avrebbe mai ritirato il riconoscimento. Quel che per gli americani è difficile ammettere è che con questa pace, alla fine, riconobbero di fatto la propria sconfitta.

Se vuole arrivare, mi ha detto che lo era. Ha un complice, o il suo cazzo, o il suo cazzo, non è il nostro. Secondo gli accordi di Parigi, infatti, tutte le truppe americane avrebbero dovuto lasciare l'Indocina entro 60 giorni.

In più, dopo il cessato il fuoco, il governo di Saigon, cioè del Vietnamnam del Nord, avrebbe dovuto negoziare sotto supervisione internazionale un'unificazione del paese tramite mezzi pacifici con il cosiddetto governo rivoluzionario provvisorio del Vietnamnam del Sud. Questo governo provvisorio non era... che l'espressione politica dei Vietnamcong, quindi anche del Partito Comunista del Vietnamnam del Nord. Detta in termini spicci, gli States stavano lasciando il Vietnamnam, sapendo comunque che Hanoi avrebbe continuato a mantenere la sua influenza e quindi le sue truppe nel Vietnamnam del Sud. Quel che è peggio è che Nguyen Van Thieu, il presidente del Vietnamnam del Sud, fu forzato da Nixon a firmare gli accordi di Parigi.

Insomma, facendo due conti, gli States abbandonarono il Vietnamnam nella stessa situazione in cui lo avevano trovato vent'anni prima, per dire con un governo di una certa distanza. comunista a nord e con un sud incapace di autodifendersi. Cosa sarebbe potuto andare storto?

Quasi da subito le forze del Vietnamnam del sud e del nord ruppero il cessate il fuoco. Il Vietnamnam del sud, guidato da un governo debole e corrotto, voleva mantenere la propria indipendenza. Il Vietnamnam del nord, invece, voleva riunificare il paese.

Inoltre, in seguito al rettivo americano, Sovietica persero interesse nella causa nord vietnamita, intenzionate come erano a migliorare i rapporti con gli Stati Uniti. Fino a quel momento, dal 68, entrambi i paesi avevano fornito a Danoi circa 2 miliardi di dollari di aiuti a testa, ogni singolo anno. In seguito poi allo scandalo Watergate e alle dimissioni di Nixon nel 73, la Casa Bianca non poteva far altro che considerare il Vietnamnam una causa persa. In pratica fu un via libera a tutti in Vietnamnam del Nord.

Con l'arrivo di Gerald Nord alla Casa Bianca, gli aiuti economici verso Saigon diminuirono drasticamente e nel 1974 il regime di Saigon si trovò ad affrontare una nuova ondata di proteste interne. Date le circostanze il politburo di Hanoi decise di lanciare l'offensiva finale. Nel dicembre del 1974 l'esercito nord vietnamita prese Phu Lon in Cochinchina.

A marzo del 1975 conquistò Buon Mat Huot, nelle pianure centrali. Poi procedette a sottomettere Hue, Pleiku e Khontum. Infine il 30 aprile 1975 anche Saigon cadde e venne rinominata Ho Chi Minh.

Rimosso Thieu, il Vietnamnam venne finalmente riunificato sotto l'attuale nome di Repubblica Socialista del Vietnamnam. La resa di Saigon suggellò il totale fallimento di una guerra durata 30 anni, portata avanti da cinque presidenti, che coinvolse 2 milioni e 700 mila soldati americani e che è costata almeno 140 miliardi di dollari. Purtroppo quando si parla dei risultati di una guerra così sanguinosa come quella in Vietnamnam I numeri valgono più di mille parole.

Da un lato, gli Stati Uniti hanno perso più di 58.000 uomini in combattimento, a cui si aggiungono almeno 153.000 feriti. Gli alleati di Washington complessivamente hanno visto morire 5.000 dei loro compagni, per la maggior parte sudcoreani. L'esercito sudvietnamita ha registrato almeno 110.000 morti.

Quello nordvietnamita, invece, Tra i civili, tra le persone comuni, l'intero conflitto avrebbe causato tra gli 1 e i 2 milioni di morti in tutto il paese. tra cui vanno ricordate anche le vittime cambogiane, lautiane e mong. Un'ecatombe, un massacro volto a sventare il più tremendo degli scenari previsti da Washington, il domino.

Cosa ha significato, dunque, lasciar vincere il comunismo? Una volta riunificato il Vietnamnam, fu difficile ricucire le ferite create da 30 anni di conflitto. Inizialmente, nella più ottimistica delle stime, il Partito Comunista forzò almeno 400.000 persone, considerate oppositori politici, a passare 10 anni nei cosiddetti campi di rieducazione. Nient'altro che Gulag nella giungla. In seguito alla collettivizzazione imposta da Hanoi, circa un milione di ex sudvietnamiti migrò proprio verso gli Stati Uniti.

Alla fine del 78, l'esercito vietnamita unificato invase la Cambogia di Pol Pot, in seguito a un'accesa disputa su dei confini contesi. L'attacco suscitò le ire dell'intera comunità internazionale, men che meno dell'Uniti Sovietica, che rimase di fatto l'unico alleato del Vietnamnam fino al 91. Per il Vietnamnam la situazione migliorò unicamente con la morte di Le Duanan e con l'apertura al libero mercato nel 1986, con la normalizzazione delle relazioni con gli States, realizzatasi sotto il presidente Bill Clinton. Il partito comunista ancora oggi governa il Vietnamnam come partito unico, sotto la guida dello Xi Jinping vietnamita, Nguyen Phu Trong. A eccezione del Baos, nessun altro stato del sud-est asiatico si dichiara neanche lontanamente comunista.

E certamente non si può dire che si tratti di paesi che fanno della democrazia il loro punto forte, tra dittature militari, semi-dittature e governi corrotti. In sintesi, la teoria del domino si è rivelata più che altro una paranoia, una chimera. Secondo Mitchell K. Hall, il più grande errore degli Stati Uniti è stato quello di considerare il comunismo come un blocco monolitico.

Nonostante i crimini commessi prima e dopo la guerra da parte del partito comunista vietnamita, che decisamente condanniamo, Ho Chi Minh e i suoi successori hanno sempre e soltanto perseguito l'obiettivo di riunificare un Vietnamnam diviso. Quando il Pentagono e la Casa Bianca poi se ne sono resi conto, era troppo tardi per ritirarsi da un conflitto dal quale avevano votato anima e corpo, puntando unicamente sulla forza, ma non sulla ragione, pur di non perdere la faccia. E se vi steste chiedendo che ruolo ebbe l'ONU in tutto ciò, la risposta è nessuno.

In ottica geopolitica gli Stati Uniti hanno perseguito i propri interessi e noi non sappiamo cosa avrebbe significato non combattere in Vietnamnam, anche perché la storia non si fa né con i se né con i ma. La guerra del Vietnamnam è comunque un tema molto divisivo, soprattutto negli Stati Uniti, dove la sua eco si fa ancora sentire oggigiorno, a 50 anni di distanza, e dove chi è sopravvissuto alla guerra ha comunque dovuto poi fare i conti con problemi mentali al rientro in patria. Libri, film, serie tv, videogiochi… Forse migliaia di opere, a dire esagerando, che parlano di Vietnamnam. Forse, però, è arrivato il momento di sceglierle per bene, queste opere, e abbandonare qualsiasi retorica che faccia riferimento all'eroismo, al sacrificio, per descrivere quello che in realtà è stata questa guerra, e cioè una tragedia schifosamente deprimente. Soprattutto vedendo quel che accade attorno a noi nel progredito 2024. Parafrasando un noto cantautore genovese, il tempo...

Non basterà mai a chiedere perdono per ogni peccato, per aspera. In chiusura vorrei fare ancora un ringraziamento a Conflict of Nations per aver sponsorizzato questo video, il più lungo mai visto sul canale che difficilmente avrebbe visto la luce. Vi ricordo che l'offerta speciale che potete sfruttare cliccando su questo link in descrizione, cioè 13.000 unità d'oro da spendere in game e un mese di abbonamento premium gratuito, è valida per solo 30 giorni.

Ma non dimenticatelo mai, la guerra, quella vera, è tutt'altro che un gioco.