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Antagonismo storico tra Firenze e Siena

Fra fine 200 e primo 300, forte è l'antagonismo, direi la competizione, fra due grandi capitali italiane, capitali della politica, dell'economia, della finanza e anche dell'arte. Una di queste capitali è Firenze, l'altra, distante poche decine di chilometri, è Siena, che fu il momento in cui... Siena sembrò quasi sopra avanzare Firenze, era una città molto ricca, Siena, con interessi economici diramati in mezzo a Europa, con grandi ambizioni, ed è una città Siena che ha saputo sviluppare fin da subito, fin dall'inizio, fin dalla fine del 200 una sua autonoma fisionomia artistica.

Il protagonista più importante dell'arte senese, quello che in un certo senso dà il via alla storia artistica senese, prima di Simone Martini, prima di tutti, prima di Ambrogio Lorenzetti, tutti gli altri tanti grandi artisti che popolano la storia di Siena, il primo, quello che insegna il mestiere a tutti in un certo senso, è Duccio di Buoninsegna. Duccio è il maestro che tiene bottega a Siena e che realizza all'inizio del secolo la grande maestà che attualmente si trova nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena, ma che era destinata all'altar maggiore della cattedrale. Ancora una volta è la cattedrale che gioca il suo ruolo più importante. Fra il 1308 e il 1311 Duccio di Buoninsegna con la sua bottega ha realizzato questa opera veramente colossale.

Pensate, una pala d'altare delle misure di 4 metri, tanta è la larghezza, per due di altezza. Visibile su due lati, un'opera double face diremmo oggi. Una parte che guardava verso la controfacciata, verso il popolo, verso le porte d'ingresso e l'altra che guardava verso l'altar maggiore. La parte frontale, quella che guarda verso il popolo, rappresenta la maestà. La maestà è una tipica iconografia senese, la vergine in maestà vuol dire la Madonna, Regina di Siena, Regina del Cielo, che sta al centro.

della composizione iconografica, seduta sul trono, con il bambino in braccio. Intorno ci sono le gerarchie angeliche, ai suoi piedi ci sono i santi protettori di Siena. La Madonna è la regina di Siena, ma ci sono, come dire, altri santi che condividono con la Madonna il governo spirituale della città.

Vittore, Savinio, Ansano. e altri. Questo è il fronte della grande pala che stava nell'altar maggiore della cattedrale e che ora si conserva nel museo dell'opera di Siena. La parte posteriore della grande maestà ha richiesto un impegno pittorico ancora più complesso, dettagliato, perché la parte posteriore racconta gli episodi della vita di Cristo soprattutto gli episodi concentrati nel momento della passione, crocifissione, resurrezione e poi gli episodi post mortem, la discesa agli inferi eccetera eccetera.

Sono 27 tavole dipinte con centinaia di figure, un lavoro straordinario quello che Duccio di Buoninsegna e la sua bottega hanno compiuto fra il 1308 e il 1311. Ma se noi ci avviciniamo a questo grande capolavoro dell'arte senese, che è in qualche modo l'archetipo, il punto di partenza di tutta la storia della civiltà artistica senese, e ci chiediamo chi era Duccio, quali sono i caratteri del suo stile, come nasce, come si forma, a quali situazioni culturali e artistiche si riferisce. Naturalmente se noi consideriamo le date di esecuzione della Grande Maestà Del Duomo di Siena, 1308-1311, è evidente che Duccio di Buoninsegna, Giotto lo ha visto, lo ha conosciuto, non si può certo eludere la presenza e l'insegnamento di Giotto. Ma nella pittura di Duccio c'è qualcos'altro, è qualcosa di più e di diverso. Non basta il modello giottesco a giustificare la sua pittura.

C'è anche un'attenzione a quello che succedeva oltre Alpe, al gotico francese. Ho detto che Siena era un centro culturale di straordinaria importanza. In fondo Siena era l'ultima grande città sulla via francigena prima di arrivare a Roma. Tutti passavano da Siena. Lì a Siena cambiavano la valuta, le monete, si organizzavano per l'ultima tratta del viaggio prima di arrivare a Roma.

Quindi Duccio di Buoninsegna certamente ha visto cose oltremontane, francesi, quindi la Suggestione XVIII, quindi il gotico francese e poi qualcosa di profondamente radicato nella tradizione senese. e che spiega la straordinaria ricchezza, la profusione d'oro, di preziosi colori di questa opera e cioè una memoria bizantina, c'è qualcosa ancora della sontuosità, della ricchezza decorativa di Bisanzio nell'opera di Duccio di Buoninsegna lo vediamo in certe sue opere, per esempio nella Madonna Rucellae che sta agli Uffizi dove lui continua ad usare... un elemento arcaico come la filettatura d'oro per indicare i panneggi della Vergine Maria.

Qui noi assistiamo a una straordinaria profusione di oro e di preziosi colori che se da una parte ci rimandano al gotico francese, dall'altra fanno capire che c'è una specie di profonda nostalgia, in qualche modo sotterranea, della civiltà pittorica. bizantina. Tutte queste cose fanno il fascino della grande maestà di Duccio, la quale oggi è arrivata a noi purtroppo diminuita di alcune parti, tutta la parte superiore per esempio cuspidata non c'è più e così la predella con varie scene figurate.

L'opera ha avuto varie manomissioni e diminuzioni nel corso dei secoli però è rimasto per nostra grande fortuna l'essenziale, la maestà. con la Vergine in trono fra i cori angelici e i santi protettori di Siena e poi le storie della Passione di Cristo, affidati ai 27 pannelli dipinti che costituiscono il retro della Maestà stessa. Il tutto, è bene ricordarlo, si conserva non dentro il Duomo, perché non è più lì da molto tempo, ma nel museo annesso al Duomo, il Museo dell'Opera del Duomo di Siena.