Bene, buonasera, seconda delle nostre tre donne del Medioevo e a occhio e croce quella che conoscete di meno. Caterina da Siena, uno l'ha sentita nominare, Giovanna d'Arco, uno più o meno sa chi è, Christine de Pizan invece, magari meno. Io avevo già dato il titolo...
Quando mi sono reso conto che forse è più facile se anziché chiamarla col nome con cui è famosa oggi ed era conosciuta anche al suo tempo in Francia, la chiamiamo col suo vero nome perché questa era un'italiana e si chiamava Cristina da Pizzano. Dopodiché è un'italiana che è andata a vivere in Francia da bambina e in Francia ha avuto successo ed è diventata famosa al suo tempo. e tuttora in Francia è studiata, conosciuta, molto più di quanto non sia fra noi.
Però si chiamava Cristina da Pizzano, il quale Pizzano sarebbe un posto sull'Apenino bolognese, fra parentesi. E noi parliamo di lei, è l'unica delle nostre tre donne medievali che non sia stata fatta santa a un certo punto. è l'unica che non sia morta giovane perché ha avuto una vicenda straordinaria, è l'unica che tutto sommato da molti punti di vista è stata una donna normale secondo i criteri del suo tempo, nel senso che si è sposata, ha fatto dei bambini, avete già capito che è questa la sostanza agli occhi della maggior parte della gente di allora della vita di una donna.
Cristina tuttavia è una donna straordinaria e di cui noi sappiamo un sacco di cose perché è, si può dirlo tranquillamente senza timore di sbagliare, la prima donna che ha concepito se stessa come scrittrice di professione, che si è mantenuta e ha guadagnato ed è diventata famosa scrivendo libri. Cristina Si diceva che è italiana, è nata a Venezia nel 1365. Per intenderci nel 1365 Caterina da Siena, che abbiamo raccontato lungamente ieri, è in casa a 18 anni, ormai ha trionfato sulle opposizioni della famiglia, vive la sua vita di mistica e di penitente in casa. Nasce questa bambina figlia di un intellettuale. figlia di maestro Tommaso da Pizzano che è professore di medicina e di astrologia all'università di Bologna e che poi appunto viene chiamato a insegnare a Venezia e si trasferisce lì e poi nello stesso anno in cui nasce sua figlia Cristina è invitata dedicato, direi, a quello che è il vertice del mondo di allora in Europa, alla corte del re di Francia, come medico e astrologo personale del re di Francia, Carlo V, il saggio. Cristina, dunque, non è figlia di uno qualunque.
Io qui vorrei fare una piccola digressione, perché... Bisogna cercare di vedere le cose come le vedevano loro. Io mi rendo conto, o almeno io ho l'impressione, che quando vi dico medico la cosa fa un certo effetto.
Non so perché, ma mi sembra che quando aggiungo è astrologo, a noi ci caschino un po'le braccia tutto sommato. Invece dobbiamo cercare di vedere le cose come le vedono loro. Per loro un astrologo non è un ciarlatano.
Per loro un astrologo è uno scienziato. E non è un caso se la stessa persona è medico e astrologo, perché loro hanno questa caratteristica. Loro vedono l'universo intorno a sé, vedono il cielo stellato.
Se lo immaginano in modo molto diverso da noi, non hanno mai sentito parlare del Big Bang, dell'universo in espansione, però vedono questo movimento estremamente complesso di corpi celesti. E hanno questa caratteristica gli uomini del Medioevo, che forse li distingue da noi in qualche misura, che non riescono a immaginare che sia una roba che non significa niente. che non riescono a immaginare che non voglia dire nulla questo enorme meccanismo che vedono muoversi intorno a sé loro poi pensano che questo meccanismo l'abbia creato Dio e Dio avrebbe fatto tutto questo per divertirsi senza scopo?
No, questo non è possibile Quindi la gente di allora pensa che questo immenso movimento di corpi celesti, scientifico, perché questi movimenti si possono calcolare, predire, ecco loro pensano che voglia dire qualcosa. Pensano che sia un libro in cui Dio ha scritto per parlarci e chi sa interpretare questi movimenti può capire delle cose. E pensano...
Scusate questa lunga digressione, ma Cristina è vissuta con un padre che si occupava di queste cose e ha assorbito da lui anche queste cose, quindi la digressione credo che sia giustificata. Pensano che l'universo sia tutto collegato e che questi corpi celesti abbiano dei collegamenti con i nostri corpi terreni. Ecco perché il medico è anche astrologo, perché la loro scommessa è di dire che ci sono dei collegamenti, che quei corpi celesti influiscono sui nostri corpi terreni e che se io riesco a indovinare il senso di questi collegamenti posso curare i miei malati e posso dire al re se questo è il momento buono oppure no per dichiarare guerra o per portare una certa legge in Parlamento perché calcolando quei movimenti posso predire delle cose. Chiusa digressione, scusatemi, ma era per sottolineare che Cristina non è figlia di un ciarlatano, è figlia di uno scienziato e di un intellettuale. Il quale scienziato e intellettuale è famoso in Europa ed è chiamato alla Corte di Francia.
Ci va, ci rimane per un bel po'di tempo prima di chiamare la famiglia, aspetta di essere sicuro che la posizione sia buona, solida. Quando si rende conto, Tommaso, che la posizione è solidissima, fa venire la famiglia. Cristina ha quattro anni, va a vivere a Parigi con il padre e col resto della famiglia.
Parigi è un po'il centro del mondo, non che Venezia o Firenze o Bologna in quel 300 siano posti di periferia, tutt'altro. Però Parigi è davvero un po'il centro del mondo cristiano, il centro della civiltà del tardo medioevo. Cristina parla, ogni tanto parla nelle sue opere. di quel che ha voluto dire andare a Parigi.
Racconta quel che ha visto questa bambina, un equilibrista che cammina su una corda tesa fra le due torri di Notre Dame e tutta la gente sotto che sta a vedere, non c'è la rete di sicurezza naturalmente, non c'è, no, e l'equilibrista cammina fra le due torri di Notre Dame che già allora erano uguali a come le vediamo noi oggi naturalmente. Oppure Arriva un'ambasciata del sultano d'Egitto e la bambina, il cui padre è medico del re, è lì sui palchi, al posto d'onore, a vedere arrivare l'ambasciata del sultano d'Egitto, tutto questo corteo di gente esotica. Dunque Cristina ha questa infanzia felice in casa di un intellettuale, il quale le insegna a leggere e scrivere, o comunque le fa insegnare a leggere e scrivere.
Chi c'era ieri sera si ricorda, Caterina da Siena non sapeva leggere e scrivere, ha poi imparato, tardi. Vedremo domani che Giovanna d'Arco praticamente non sapeva leggere e scrivere, neanche lei sapeva fare la firma. Invece Cristina è una che sa leggere e scrivere, fin da bambina, la casa è piena di libri, e lei legge, e il padre, questo ce lo racconta lei, il papà era contento che lei leggesse.
e che fosse appassionata dei libri. La mamma meno. L'abbiamo già incontrato ieri nel caso di Caterina da Siena questa cosa, che è questa complicità fra padre e figlia, mentre la mamma rappresenta un po', come dire, un atteggiamento più convenzionale.
Anche la mamma di Cristina ogni tanto dice ma a cosa servono tutti questi libri? Tanto tu ti devi sposare e fare dei bambini, quindi devi saper fare la padrona di casa, filare la lana. E infatti Cristina non è una che a un certo punto ha le visioni e che decide di fare voto di castità perché il suo sposo sta lassù.
Cristina è una brava ragazzina che fa quello che le dicono in casa e quindi a 15 anni si sposa con l'uomo che le ha scelto la famiglia. L'abbiamo accennato ieri sera, poi chiudo con i rapporti con ieri sera e mi scuserete, è il 1380. E l'anno in cui muore Caterina da Siena, divorata dai suoi digiuni e forse dalla sua anoressia, in quello stesso anno Cristina da Pizzano, che ormai è diventata Christine de Pizan, si sposa con un uomo che ha nove anni più di lei, come è normale, e comincia a fargli dei figli. E'un uomo ben piazzato, segretario del re, lo stesso ambiente del padre, la corte, e gente che è...
Conosce il re, conosce i principi, conosce i governanti, sia pure in una posizione un po'subalterna e quindi è vicina al vertice della società. Cristina è moglie, madre, comincia a far bambini, è spesso incinta. ha poco tempo per leggere, un po'fa, ce lo dice nelle sue opere successive, un po'fa il confronto, è certo che da sposata e da mamma non è più tanto facile continuare a leggere come faceva prima, ma lei fa il suo mestiere di moglie e di madre. Poi dopo dieci anni di matrimonio, all'improvviso il marito muore. Cristina rimane sola, sola c'è la mamma, soldi ce ne sono, mezzi ce ne sono, però rimane lei sola, il marito è morto, un marito che lei ha amato moltissimo, ce lo dice più volte, del rimpianto di quest'uomo che lei è morto, della sua decisione di non risposarsi.
Questa non è una cosa ovvia, le vedove si risposavano, tanto più se come Cristina, anche se è stata sposata a dieci anni, quando rimane vedova ne ha solo venticinque comunque. Non si risposa perché il suo uomo era quello, le piaceva quello, non ne vuole un altro. E però deve farsi carico di questa famiglia che suo marito le ha lasciato. E qui succede la prima cosa abbastanza stupefacente nella vita di Cristina.
Cristina ci racconta in una sua opera cosa ha voluto dire per lei restare vedova e a capo di una famiglia. Ci racconta un sogno. Noi non lo sappiamo se l'ha sognata davvero questa cosa o se è un'invenzione letteraria, se è una sua invenzione per esprimere quello che ha provato. Va bene in tutti e due i casi, lo vedete anche voi. Sia che l'abbia sognato davvero, sia che se lo sia immaginato lei.
Cos'è che dice di aver sognato? Lei sognava di essere su una nave e che a un certo punto la nave finisce nella tempesta. e il nocchiero della nave che la guidava sparisce nelle acque. E'suo marito che è scomparso, lei è rimasta su questa nave, la nave della sua famiglia, disperata vorrebbe buttarsi in acqua e affogarsi, la trattengono, la nave va alla deriva e poi Cristina racconta, in questo sogno dice dormivo, sogna di dormire, dormivo e mentre dormivo la fortuna Fortuna mi è venuta vicino. Notate che la fortuna non è, per questa gente del Medioevo, banalmente come per noi la buona fortuna, vinco il terno all'otto.
La fortuna è qualcosa di più complesso, è il cambiamento improvviso, è quello che può succedere e che ti cambia la vita. Questa è la fortuna, che ti può portare in alto o farti precipitare. È una delle ossessioni degli uomini di quest'epoca.
Come si fa in fretta a salire? e come si fa in fretta a precipitare. Dunque Cristina sogna, nel sogno sta dormendo, arriva la fortuna e comincia a palparla, le palpa tutto il corpo, la maneggia.
Poi nel sogno Cristina si sveglia. La prima cosa di cui si accorge è che ha perso l'anello nuziale. La seconda cosa di cui si accorge è che il suo corpo è cambiato, che le membra sono più forti, che la voce è più grossa, Cristina sogna che è diventata un uomo. E un uomo non piange quando arriva una disgrazia. Cristina nel sogno prende chiodi e martello e comincia ad aggiustare la nave.
Ma io vorrei leggervi, traducendo dal francese, tutto quello che ha scritto Cristina è in francese. Traduco, perché è interessante analizzare proprio le precise parole con cui lei descrive questo suo cambiamento, com'è diventata un uomo. E'interessante perché non tutto è ovvio.
Cristina dice mi sentì molto più leggera del solito. Notate questa cosa, noi magari potrebbe venire da pensare che un uomo è più robusto e quindi è più pesante di una donna normalmente, no? E invece evidentemente per una donna di allora una donna di allora percepisce la pesantezza fisica del suo essere, donna che fa bambini continuamente, che è continuamente incinta, e invece un uomo è più leggero. Questa è una cosa secondo me inaspettata per noi.
E il mio volto era cambiato e indurito, questo va bene, e la mia voce si era fatta più profonda, e il corpo più forte e snello. di nuovo. Una donna, una mamma che si immagina di diventare uomo si immagina di essere non solo più forte ma più snella. Mi ritrovai con un animo forte e ardito di cui mi sorprendevo.
e capì di essere diventata un vero uomo. Dunque, cosa vuol dire essere diventato un uomo? Il modo di descrivere questa cosa è straordinario, ma la realtà poi non è così straordinaria.
Quante donne rimanevano vedove? Si moriva a tutte le età a quell'epoca. Infinite donne rimanevano vedove e dovevano affrontare tutti gli stessi problemi. Rimettere in piedi la baracca... scoprendo che tutti gli affari di famiglia li conosceva il marito e che finché c'era il marito la moglie non si occupava di niente.
Cristina deve cominciare a rimettere in piedi gli affari di famiglia e ci sono i creditori che arrivano a pretendere il pagamento dei crediti e lei va a cercare le ricevute e scopre che i crediti sono già pagati però se lei non trovava la ricevuta, a quelli glielo facevano pagare di nuovo, tanto è una donna, la freghiamo come vogliamo. Poi ci sono i debiti da riscuotere, i crediti da riscuotere voglio dire. Da un lato la famiglia è indebitata, ma dall'altro ha prestato. E anche lì vai dai debitori del marito a farti pagare. Cristina scopre che suo marito, segretario del re, deve riscuotere anni di stipendi arretrati.
Tutto questo non è affatto strano all'epoca. I funzionari pubblici prendono buoni stipendi, ma non li vedono mai. in realtà prendono un sacco di bustarelle e vivono di quello.
Poi ogni tanto uno decide di farsi pagare gli stipendi arretrati. Cristina ci racconta nelle sue opere i giri per gli uffici, dal tesoriere, dal vice tesoriere, dal segretario, da quello che deve mettere la firma, da quello che ha la pratica nel cassetto, e dice com'è umiliante tutto questo, tu sei una donna da sola, questi sono uomini spabaranzati nei loro uffici e fanno le battute. e tu devi stare lì a fare la fila per farti pagare quello che ti spetta.
Questo è un aneddoto magari superficiale, conta poco, ma lo dico lo stesso perché ha una sua attualità. Cristina a un certo punto deve fare causa allo Stato per farsi pagare gli arretrati dello stipendio di suo marito. Vince la causa dopo 14 anni.
Dopo che ha vinto la causa passano altri sette anni prima che la tesoreria effettivamente le saldi i crediti degli stipendi del marito. E Cristina a un certo punto su questo ragiona e in una delle sue opere scriverà è abitudine di tutti gli uomini sposati non parlare dei loro affari e non spiegarli completamente alla moglie e questo provoca spesso conseguenze negative. Come ho sperimentato io stessa, e non è una cosa di buonsenso, un conto se la moglie è una stupida, ma se la moglie è prudente e saggia, è assurdo che il marito non le spieghi i suoi affari. Dopodiché, ripeto, fin qua, tante vedove hanno affrontato la stessa trafila e bene o male si sono arrangiate. Perché noi parliamo qua di Cristina?
Perché a Cristina succede una cosa, invece, eccezionale. Cristina legge, anzi appena rimasta vedova, una delle cose che scopre è che insieme al dolore di essere rimasta sola, però un po'più di tempo di prima ce n'è, lei ricomincia a leggere e a un certo punto ci pensa anche, certo che se non fossi rimasta vedova ne avrei avuto di meno di tempo per questa cosa che è la mia vera passione, legge dunque, legge, legge, legge e come tanti che leggono tanto le viene anche da scrivere. Per qualche anno scrive per sé poesie soprattutto, ballate, ballate di rimpianto per il suo uomo che è morto, ballate sulla solitudine, ballate su come cambia la vita quando meno te lo aspetti, ecco appunto, e poi la sua vita cambia di nuovo quando meno se lo aspetta. Qualcuno legge queste sue ballate. Lei è una persona, ricordiamocelo perché senza questo non funzionerebbe niente, è legata ai potenti.
È una famiglia comunque che si muove nel circolo della corte del re di Francia, ha le conoscenze giuste. A un certo punto si viene a sapere che lei scrive, che scrive queste ballate, vengono lette, vengono apprezzate, e com'è, com'è non è. Qualcuno comincia a dire a Cristina, ma perché non scrivi un libro su questo argomento?
Perché non scrivi sulla fortuna, su come cambia la vita all'improvviso, tu che l'hai sperimentato, scrivi un libro su questo, sarebbe bellissimo. E lei scrive un libro su questo e a corte piace, lo vogliono avere se lo vogliono far copiare. E poi viene il duca di Borgogna, uno dei più grandi principi del regno, e le dice tu quando eri bambina hai conosciuto il gran re Carlo V, il saggio, il re di cui suo padre era medico.
e astrologo. Io voglio far scrivere un libro sulla vita del gran re Carlo V. Ci sono dei motivi politici per questo. In Francia i vari principi sono in contesa fra loro e poter sostenere da parte del duca di Borgogna che in fondo lui è il vero erede del gran re Carlo il Saggio, ecco, è una cosa politicamente rilevante.
Il duca di Borgogna dice, è un po'che cercavo qualcuno che potesse scrivermi questo libro. Scrivilo tu! Qui c'è il sacchetto di Franchi d'Oro, se scriverai il libro.
E Cristina si mette a intervistare chi ha conosciuto il Gran Re e scrive il libro dei fatti e detti memorabili del Re Carlo V, il saggio. E continua così, parentesi, è la prima donna al mondo che abbia scritto un libro di storia. Su commissione. E le commissioni, le committenze cominciano a fioccare. E rapidamente la sua fama travalica le Alpi, arriva anche in Italia, il suo paese natio.
Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, a un certo punto scrive a Parigi dicendo Cristina, vieni a Milano, perché alla mia corte c'è un posto per te. Lei decide di restare in Francia, dove la stanno pagando molto bene. Allora, la faccio breve ma avete capito, Cristina diventa rapidamente famosa come la donna scrittrice. La donna che sa scrivere, e sa scrivere di tutto, le chiede un libro su un argomento e lei scrive, e viene coperta d'oro.
Notate che non si fa illusioni, Cristina, lo dice più volte nelle sue opere. Non è una cosa consueta che una donna scriva, ed è per questo che i miei libri piacciono tanto, perché ai principi piacciono le cose insolite, le cose bizzarre. Ecco, è quasi una curiosità e lei lo dice, lo so che è per questo in realtà che ho tanto successo, non tanto per il valore di quello che scrivo, ma perché una donna che scrive è una cosa eccezionale in questo mondo.
Ma quello che è davvero eccezionale è che Cristina prende estremamente sul serio, in modo professionale, questa sua nuova realtà, questa sua nuova vita, così diversa dalla precedente. Quando dico professionale intendo dire... Uno, che lei non fa più altro che scrivere.
Le committenze fioccano e lei scrive. Tutti i giorni lei diventa una scrittrice professionista. Scrive trattati filosofici, trattati politici, trattati di storia, di araldica, di arte militare, consigli ai politici, analisi della situazione del regno, riflessioni sulle riforme e sulle tasse.
Ne parleremo fra poco perché sono attualissime. Nei primi sette anni scrive 15 opere, senza contare le poesie d'occasione, eccetera. Ce lo dice lei, ho riempito in sette anni 70 quaderni di grande formato con le sue opere.
E questo è il primo punto, scrive. Ma cosa vuol dire scrivere e pubblicare un libro? Siamo all'inizio del Quattrocento ormai, lei direi diventa famosa nel 1399, quando le sue ballate... vanno in circolo e per una quindicina d'anni è una scrittrice di grande successo.
Cosa vuol dire essere uno scrittore di successo? Pubblicare un libro. Non c'è la stampa, quindi tutti i libri si scrivono a mano.
E allora pubblicare un libro vuol dire che tu scrittore presenti al tuo mecenate, al re, al papa, al cardinale, al duca, presenti il tuo libro. che è un esemplare unico all'inizio. Poi chi vuole se lo farà copiare. Se il libro ha successo saranno in tanti a volere una copia. Ma all'inizio è un esemplare unico, lussuoso.
Più devi presentarlo a un grande personaggio, più ti aspetti di essere pagato, più l'oggetto sarà lussuoso. Caterina non si limita a scrivere l'opera, ma produce il manoscritto. Non da sola, naturalmente. Ha un'azienda.
Assume dei copisti professionali, assume degli autori di miniature, fra cui almeno una donna, ne riparleremo, e lei progetta quell'opera d'arte che è il manoscritto di ogni sua opera. Poi gran parte delle cose le scrive anche lei. Sono stati identificati 55 manoscritti, autografi di Cristina. Molti altri li fa scrivere, in tutti fa mettere le miniature.
E stabilisce lei naturalmente il piano iconografico in tutti i suoi libri, fra le illustrazioni, e sempre raffigurata anche lei. Lei che scrive con la penna d'oca, il calamaio, il raschietto, la sabbia, la pergamena, lei nel suo studio che legge con i libri tutti intorno, lei che si inginocchia davanti al re e gli presenta, come fanno gli artisti, il suo manoscritto, lei è sempre vestita allo stesso modo, con lo stesso abito, la stessa accogciatura, riconoscibilissima, è lei l'autrice di best-seller dell'epoca. Fa qualcosa che nessuna donna ha mai fatto, il che non vuol dire che si dimentichi di essere una donna.
Perché dico questa cosa che sembra stupida detta così, voi mi scuserete, per un motivo molto preciso. Lei a un certo punto racconta cosa vuol dire fare dei libri, cosa vuol dire partorire dei libri, e lo dice proprio così. Fare dei libri ha molto in comune col partorire i bambini. Chi di voi c'era ieri sera si ricorda che anche Caterina da Siena usava questo tipo di immagini, il parto, l'allattamento, perché evidentemente faceva parte del sapere comune di tutte le donne questo. Ma Cristina parla in prima persona e lei li ha fatti i bambini.
E c'è un'opera in cui lei si immagina di dialogare con la natura e la natura le dice, sì, adesso hai cambiato vita, ma non l'hai cambiata così tanto. La natura che dice a Cristina. All'epoca in cui portavi i bambini nel ventre, sentivi grandi dolori al momento di partorire. Ora io voglio, è la natura che parla, ora io voglio che da te nascano dei nuovi libri, che conserveranno il tuo ricordo nel mondo, nei tempi a venire e per sempre, e partorirai nella gioia, grazie alla tua intelligenza.
Questo, notate, è audacissimo, perché partorirai con dolore, come dire, non si aggira, eh? Partorirai con dolore. Ma il partorire i libri, invece, no. I libri si partoriscono nella gioia.
Anche se il travaglio c'è stato, la gravidanza c'è stata, la grande fatica c'è stata, ma poi il parto è il momento della gioia. E questo, dunque, è diverso, ma poi Cristina torna all'analogia tra l'autrice che manda il suo libro nel mondo E la mamma che ha fatto il bambino, malgrado il travaglio e il dolore, proprio come la donna che ha partorito, appena sente gridare il bambino, dimentica il suo male, tu dimenticherai la fatica e la pena sentendo il rumore che si farà intorno ai tuoi libri. Anche qui l'analogia è forte, eh?
Il bambino piange, grida e la mamma appena lo sente si dimentica tutto per entrare in questo suo nuovo ruolo. E così i libri, i libri gridano o fanno gridare la gente, la fanno parlare e per la donna che li ha partoriti è un piacere simile a quello della donna che ha partorito il bambino e che lo sente vivo e che se lo porta al seno. Piccola pausa, scusate. No vabbè grazie. Io vi ringrazio ma garantisco che non è un effetto di spettacolo, bisogna bene arrivare a un certo punto.
Allora, vi dicevo che Caterina, Caterina, addio, lo sapevo che mi sarei confuso, che Cristina, Cristina da Pizzano, Christine de Pizan, come la chiamano i suoi francesi, scrive sugli argomenti più diversi e scrive anche di politica. Vive un'epoca tormentatissima, la Francia è nel pieno della guerra dei cent'anni. Il buon re Carlo V, il saggio, di cui le fanno scrivere la biografia, è morto da un pezzo. Adesso regna Carlo VI, il pazzo, nel senso che ha degli attacchi di follia, effettivamente, e a un certo punto diventa incapace di governare il regno.
E allora chi governa il regno? Suo fratello, il duca di Orléans. Ma perché non suo cugino il duca di Borgogna o lo zio il duca di Berri? Tutti questi principi potentissimi, ricchissimi, sono in competizione fra loro per governare il regno.
Ed è una competizione che degenera rapidamente. Nel 1407 il reggente del regno, il duca di Orléans, fratello del re, viene assassinato. La Francia sprofonda nella guerra civile.
E mentre la Francia sprofonda nella guerra civile, il nemico di sempre, gli inglesi, si rifanno vivi. Il re d'Inghilterra Enrico V sostiene che è lui il legittimo re di Francia per una serie di questioni genealogiche. Chi di voi si ricorda l'Enrico V di Shakespeare? Comincia proprio con Enrico V che consulta i dotti e i vescovi, tirano fuori le genealogie e gli dicono «Sì, sì, hai ragione tu, il regno di Francia è tuo».
Dunque gli inglesi attaccano, sbarcano in Francia. I francesi subiscono una disfatta spaventosa alla battaglia di Asancourt. È sempre l'Enrico V di Shakespeare.
Cristina vive in questi anni, vive in questi anni in cui il dibattito politico nel regno è furibondo e in modo particolare il duca di Borgogna alimenta la critica al governo in carica e attizza le speranze della gente che le cose possano cambiare, la speranza di meravigliose riforme. Il duca di Borgogna, Giovanni Senzapaura, è all'opposizione. È facilissimo dire che va tutto male. e che bisognerebbe fare le riforme. Vi dico qual è il programma di riforma del Duca di Borgogna.
Primo, soppressione totale delle imposte. Secondo, riduzione dei funzionari pubblici. Terzo, impiccagione dei finanzieri corrotti. La gente è entusiasta.
Cristina scrive dei trattati politici, delle analisi della situazione del regno in questo contesto e interviene in questi dibattiti. La stessa donna che ha detto che non ha senso che il marito non spieghi i suoi affari alla moglie, perché poi il marito muore e la moglie non sa come fare, questa stessa donna discute per esempio il problema delle tasse. Ed è l'unico autore della sua epoca. che ha il coraggio di dire che le tasse sono necessarie e bisogna pagarle.
Perché all'epoca i discorsi attizzati dal Duca di... Ma io ragazzi, queste sono le cose che stanno scritte lì, eh! Se vedete delle analogie col nostro tempo è la vostra fantasia che ve le suggerisce.
All'epoca, va detto, quasi tutti gli autori sono contro le tasse imposte dal re, perché questa gente del Medioevo viene da una lunga epoca beata in cui il ragionamento corrente era il re è straricco, sì, possiede immense proprietà terriere che gli rendono gigantesche rendite, quindi che vivesse di quello, non ha il diritto di chiedere alla gente di tirar fuori i soldi suoi. Questa è la convinzione radicatissima di generazioni e generazioni di nostri antenati e ancora all'epoca di Cristina Quelli che si preoccupano di scrivere su questi argomenti scrivono questo. Le tasse non sono giustificate, il re è viva delle sue proprietà.
Perché la brava gente deve tirare fuori i soldi? Cristina è forse l'unica che scrive, ma ci sono degli ottimi motivi per cui dobbiamo tirare fuori i soldi. Perché il re deve difendere il paese e la paga lui la guerra per difendere il paese. E il re deve garantire la giustizia e la giustizia costa. E di conseguenza noi tutti dobbiamo contribuire, c'è poco da fare.
Poi Cristina dice anche, come è inevitabile, i funzionari che riscuotono le tasse e poi fanno sparire i soldi, quelli andranno all'inferno. Quella è una vergogna e non è tollerabile. E poi affronta l'altro grande argomento, che all'epoca suscita enormi controversie, le esenzioni fiscali.
Perché in questo stranissimo mondo del primo quattrocento i ricchi... trovano un sacco di modi per non pagare le tasse. E se sei nobile non paghi le tasse?
E quello nemmeno Cristina arriva a dire che sia sbagliato. No, è giusto, non c'è niente da fare. E i nobili va bene, i nobili fanno la guerra, pagano con il loro sangue, sono argomenti che verranno ripetuti dai nobili in Francia fino alla rivoluzione francese. Ma gli altri, guarda un po', i segretari del re, a forza di sgomitare, hanno ottenuto di non pagare le tasse. I funzionari pubblici hanno ottenuto di non pagare le tasse.
E Cristina dice, ma questo è stupefacente. Tutta questa gente prende gli stipendi dal re e non vuole pagare le tasse, anche se potrebbero benissimo sopportarlo questo peso. E invece i poveri, che dal re non ricevono nessun emolumento, sono obbligati a pagare.
Questo, dice Cristina, è uno scandalo. Dopodiché rimane il fatto che le tasse bisogna pagare. Poi, a un certo punto, si discute sulla nomina dei funzionari pubblici. segretari, tesorieri, giudici. E Cristina dice, sì sì, sono nominati, lo sappiamo tutti come sono nominati, per amicizia, per clientela.
Ma perché non li nominiamo, i consiglieri del re, i funzionari, facendogli passare un esame, così come si fa all'università per laureare un dottore in teologia o in un'altra scienza? Parentesi. Immaginate che effetto fa questa cosa agli storici francesi di oggi, in Francia con il culto che loro hanno della funzione pubblica, del fonctionnaire.
E Christine de Pizan, che all'inizio del Quattrocento dice, i funzionari pubblici nominiamoli con un esame di Stato. François Sautrin, grande storica della Sorbona, che ha scritto una delle più recenti e importanti vite di Cristina, dice, eh, Christine de Pizan, madre della meritocrazia repubblicana? Punti interrogativo, ben inteso. Ma insomma queste sono le cose che suscitano tra i francesi queste trovate di Cristina.
Poi, cosa c'è di attualità nel suo tempo? Purtroppo la guerra, la pace e la guerra. E su questo Cristina interviene in molti modi a seconda del momento.
Per la pace innanzitutto. In un momento cruciale in cui sembra che la guerra stia per scoppiare, Cristina scrive una... appello alla pace e lo indirizza alla regina di Francia e alla regina Cristina dice io sono una donna e scrivo a te che sei una donna.
Quando c'è la guerra chi la paga più di tutti? Le donne e perciò io mi appello a te che sei la regina e a tutte le donne di Francia per cercare di scongiurarla la guerra. Però...
Però ci sono poi anche i momenti in cui invece la guerra è l'ora di farla. Le controversie tra i principi stanno rovinando il regno e tra questi principi uno, il duca di Borgogna, che ho già menzionato prima e che pure ha pagato bene a Cristina, uno dei suoi primi libri, La vita del re Carlo, ecco, il duca di Borgogna sempre più chiaramente tende a configurarsi come un traditore, come uno che pur di prendere il potere è disposto a allearsi con gli inglesi. E allora a un certo punto contro il duca di Borgogna gli altri principi francesi vogliono fare la guerra e stavolta Cristina ha dell'idea che questa guerra sarebbe giusto farla. Cosa fa un autore di bestseller nell'anno 1410 in cui si profila all'orizzonte una guerra giusta?
Pubblica un trattato sull'arte della guerra. E che cosa ne sa Cristina dell'arte della guerra? Lei lo scrive nel suo libro.
Sono andata a intervistare i cavalieri Gli uomini che la guerra la conoscono, mi son fatto raccontare da loro. E da loro si è fatta raccontare come si fanno le tecniche degli assedi, e i nomi dei vari tipi di cannoni, e racconta tutte queste cose, e scrive un manuale di arte militare. E poi, a un certo punto comincia a scrivere le cose per cui oggi è più famosa. e per cui è considerata non del tutto a torto, credo anche, un'antesignana del femminismo. Cristina comincia a scrivere delle riflessioni sul ruolo della donna nella società del suo tempo.
Forse la prima volta che parla di questo è in un trattatello indirizzato al figlio. Insegnamenti per mio figlio. È un vecchio genere. E in passato nel Medioevo ci sono state altre donne che hanno scritto insegnamenti per il loro figlio, perché questa sfera dell'educazione è una di quelle che si riconosce che alle donne tocca effettivamente, le donne sono coinvolte in questo. Negli insegnamenti per suo figlio, 1402, Cristina comincia a parlare di come bisogna trattare le donne.
E che cosa dice al figlio? Non ingannarle le donne. Non andare in giro a sedurle e poi magari vantartene.
Non parlare male delle donne, non fare come fanno tutti gli altri uomini che quando hanno bevuto cominciano a ridacchiare, a dire sì, le donne sanno solo parlare, sanno solo piangere, sono buone solo a letto. Ecco, non fare così, non ripeterle anche tu queste stupidaggini. Se sposi una donna, purché sia una donna saggia, perché se sposi una cretina non c'è niente da fare, ma se sposi una donna saggia, dalle fiducia nella gestione della casa.
Deve essere padrona della casa dopo di te. Non serva, non è la tua serva. Ovviamente i tempi sono quelli che sono e che rimarranno ancora per un sacco di tempo, per cui i consigli di Cristina al figlio su come trattare sua moglie proseguono così. Fai in modo che tua moglie ti rispetti e ti obbedisca, ma non picchiarla.
Cosa che è necessario dire, evidentemente, anche se uno è figlio di un intellettuale e di un segretario del re, è opportuno dirglielo, che la moglie non bisogna picchiarla. Ma Cristina lo dice. E poi nasce un dibattito letterario, Cristina scatena un dibattito letterario che i letterati conoscono benissimo, si chiama il dibattito sul Romand de la Rose, in cui Cristina da sola sfida un certo numero di umanisti e di universitari francesi, i più grandi intellettuali del suo tempo, perché sostiene una posizione contraria alla loro.
Qual è il punto? è una storia un po'noiosa, spero di farvela breve. Nella letteratura francese medievale esiste questo grande romanzo, il Romand de la Rose, che a quell'epoca è già vecchio, è roba di 150 anni prima, ma è un testo famosissimo, ce l'hanno tutti in casa, l'hanno letto tutti, lo conoscono tutti. Il Romand de la Rose è un testo straordinario, pieno di cose, di invenzioni, è un testo fantastico, io devo dire che... Dovessi scegliere, il Romano della Rosa è infinitamente più interessante di quasi tutte le opere di Cristina, che Dio mi perdoni, ma comunque è un testo che fa l'elogio del sesso e dell'amore libero, certo da un punto di vista abbastanza maschilista, ma che fa un elogio straordinario della sessualità.
È un testo in cui si discute del sesso, delle parti sessuali, del perché dovremmo vergognarci delle parti sessuali e, dice il Romano della Rosa, non dobbiamo vergognarci ne affatto, non c'è nessun motivo di vergognarci, è roba bellissima. E'roba bellissima, l'ha fatta lui e l'ha fatta perché dobbiamo usarla. Poi, ce l'ho il tempo, butto via 5 minuti su questo, perché è una cosa che a me interessa molto e devo dire vale la pena di raccontarla.
E a Cristina interessava molto. Nel Romano della Rosa si avvia questa discussione a un certo punto, fra il protagonista e la ragione, la figura della ragione, una donna, anche lei naturalmente, sulle parolacce. Perché la ragione parlando si è lasciata scappare una parolaccia.
Siccome lo fanno loro nel XIII secolo, lo faccio anch'io e voi mi scuserete. La ragione si è lasciata scappare la parola coglioni. E il narratore dice, ma come?
Ma una signora che usa queste parole? Ma non esiste! E la ragione gli dice, ah perché ti sembra una brutta parola. E dice, sì il narratore, certo che è una brutta parola, specialmente una donna non dovrebbe usarle queste parole.
E la ragione gli dice, ma sentiamo un po'. Ma è una brutta parola? perché si applica a quella cosa lì, ma guarda che quella cosa lì è bellissima, l'ha fatta Dio, è necessaria per la procreazione. Allora il narratore si fa incastrare, dice no ma è vero, non è la cosa, è la parola in sé che è brutta.
E la ragione gli dice, ah la parola è brutta, ma guarda che le parole sono convenzionali, guarda che è una scelta casuale se noi l'abbiamo chiamata così, quella cosa lì l'abbiamo chiamata coglioni, ma potevamo chiamarla reliquie. Se l'avessimo chiamata reliquie, tu sentendo la parola reliquie diresti che orrore, che brutta parola, mentre la parola coglioni ti sembrerebbe bellissima perché a quel punto indicherebbe... ecco. Questo è il romano della Rose. E insieme a tutto questo c'è però anche, da parte di certi personaggi, un ripetere con piacere le solite vecchie battute, i soliti vecchi scherzi sul fatto che le donne...
appunto, no, l'ho già detto prima, non stiamo a ripeterlo. Sono buone solo a piangere, a chiacchierare, non confidare i tuoi segreti alle donne perché non li sanno mantenere. Ecco, Cristina a un certo punto pubblica degli interventi per dire basta con questa roba, non se ne può più. Io sospetto, siccome era una signora molto ben educata e colta, che anche tutta la parte sulle parolacce, sul libero sesso, a lei non piacesse tanto tutto sommato.
Però lei attacca in modo particolare il ripetere i fastidiosi luoghi comuni. sulle inferiorità delle donne. E quando certi intellettuali le dicono, ma come ti permetti di attaccare il romano della Rosa, il capolavoro della nostra letteratura? E Cristina dice, ma va bene, sarà anche un capolavoro, ma voi vedete che continuo a ripetere queste cose, anche voi le ripetete, non ci pensate un attimo.
Si dice sempre, la donna è questo, la donna è quello, ma di chi parliamo? Scrive Cristina. e si sta rivolgendo ai più autorevoli intellettuali del suo tempo. Quando dite la donna sa fare solo questo, ma fammi capire, stiamo parlando di tua madre?
Stiamo parlando di tua sorella? Stiamo parlando di tua figlia? Oppure è sempre la donna così, in generale? E questi rispondono, ma insomma il Romain Delarose comunque è un grande capolavoro, è pieno di cose istruttive. E qui viene fuori Christine de Pizan che in realtà si ricorda benissimo di essere Cristina da Pizzano e di essere nata in Italia E gli dice, ma volete leggere dei libri veramente istruttivi che vale la pena di leggere?
Ma leggete Dante, non state a leggere queste vecchie stupidaggini del Romano della Rosa. Dopodiché, a forza di riflettere e di discutere anche pubblicamente su queste cose, Cristina decide, e stavolta non è una committenza che venga da fuori, lo decide lei, decide di scrivere un libro che la faccia finita con i luoghi comuni e con le stupidaggini sull'inferiorità della donna. Decide di scrivere un libro che si chiamerà La città delle donne, La cité des dames, in cui lei dimostrerà l'importanza delle donne nella storia e per la vita dell'umanità. E questo libro si apre con una scena molto personale. Spesso Cristina si rappresenta nei suoi libri, parla di sé e dice com'è che ho deciso di scrivere questo libro?
E'sera, lei è a casa. Stanca perché ha lavorato tutto il giorno a una cosa difficile. Adesso è sera e stanca, vuole rilassarsi.
E nel suo studio, in mezzo ai libri, dice adesso mi leggo un libro divertente. Tira giù dallo scaffale un libro che sa che è divertente. È un libro che si chiama Le Lamentazioni di Matteo Lys.
Ed è un libro, esiste davvero, appartiene a un genere che era molto fortunato, di libri comici dell'epoca. I Lamenti dell'Uomo Sposato. che dice agli altri uomini non sposatevi perché non sapete che roba è il matrimonio. È un genere che ha successo. Cristina sa che è un libro di quel tipo, ma ha voglia di divertirsi, lo apre.
Poi dice in quel momento è arrivata mia mamma a bussare, dice Cristina la cena è pronta. L'ho rimesso via il libro e sono andata a cena. Il mattino dopo torna nello studio, si ricorda di quel libricino che non ha più letto la sera prima.
Solo che adesso è di tutt'altro umore rispetto a prima. Adesso è mattina, lei è bella sveglia, aggressiva, tira giù questo libro, comincia a leggere e non le viene da ridere per niente. Trova i soliti luoghi comuni, guai, tua moglie è una rovina, prima eri libro, adesso che sei sposato, poi non fidarti di lei e ti spende tutto e pensa solo ai vestiti.
Legge tutta questa roba e a un certo punto le viene male. E pensa, ma quanti libri ci sono che ripetono queste stupidaggini e gli uomini se le ripetono e ci credono. Ma com'è possibile questa cosa? Perché tutti ripetono che la donna è debole?
Perché il proverbio che tutti conoscono in Francia è Dio fece le donne per piangere, parlare e filare. Ma com'è possibile? A un certo punto le viene veramente male, ha un momento di debolezza, si rivolge a Dio e gli dice ma Dio ma perché non mi hai fatto nascere maschio?
In realtà poi sta barando Cristina. Non è un momento di scoramento perché questa battuta, questo rimprovero rivolto a Dio continua così. Perché non mi hai fatto nascere maschio?
Così da non sbagliare in nulla ed essere perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere. Infatti ci ripensa subito. È un'autrice medievale, pensa per allegorie, al suo pubblico piacciono queste cose.
E quindi le appaiono. La ragione, la rettitudine e la giustizia, che ovviamente sono tre donne, cari lettori, non c'è niente da fare, sono tre donne, lo vedete anche voi, e queste tre donne le dicono, Cristina, qui è ora di farla finita. La devi scrivere tu, l'opera che la faccia finita con queste stupidaggini contro le donne. La devi costruire tu, questa città fortificata in cui tutte le donne possano trovare riparo.
E qui lo so che per il nostro gusto queste immagini, queste metafore, queste allegorie a noi sembrano pesanti, anche quelle di Dante facciamo un po'fatica a accettarle in genere. Però in certi casi sono efficaci, questo libro è una città fortificata e Cristina si fa rappresentare dai suoi miniaturi di fiducia, nelle miniature del manoscritto, che è lì con la cazzuola e le pietre, che costruisce la città. E chi scrive sa che scrivere un libro è un po'come costruire un edificio, quindi in questo caso l'immagine è assolutamente calzante. Dunque Cristina costruisce la città e cosa ci scrive nel suo libro?
La città delle donne. Tante cose. Tira fuori tutte le donne della Bibbia e della storia che hanno fatto qualcosa di importante e racconta le loro vite, e va benissimo. E poi riflette.
E su cosa riflette? Qualche esempio. Ci sono pochissime donne dotte. I dotti sono tutti uomini, gli intellettuali sono tutti uomini e gli uomini ci dicono eh come mai solo uomini dotti e le donne no? E Cristina dice, ma ragazzi, perché le bambine non vanno a scuola.
Ma se voi mandaste a scuola le bambine, se le bambine potessero studiare, si vedrebbe che non c'è nessuna differenza. E lei dice anche qualcosa di più. Ci sono dei casi di uomini dotti che hanno fatto studiare le loro figlie.
Mio padre, per esempio, e anche altri, racconta di un giurista dell'Università di Bologna che aveva fatto studiare sua figlia, e quella era così brava che sostituiva il papà a lezione. Già allora i baroni ogni tanto evidentemente appunto si facevano. E Cristina dice non sono i dotti il vero problema, il vero problema che impedisce alle donne di studiare sono la massa degli uomini ignoranti che non sopporterebbero di vedere una donna che ne sa più di loro. E poi l'altra cosa che dice è non è solo...
La società non permette alle donne di studiare. Cristina dice anche un'altra cosa. Se le donne volessero studiare, allora vedreste che cambierebbe tutto.
Quindi non è soltanto, come dire, la lamentela contro una società patriarcale che lo impedisce, ma è la consapevolezza che le donne stesse sono prese dentro questa trappola e che sono loro le prime che devono voler cambiare. Poi, il progresso. Qui forse dovrei fare una piccola parentesi perché, come dire, nell'immagine corrente del Medioevo il progresso non è la prima cosa che ci viene in mente di accostare al Medioevo.
Invece diciamolo una buona volta, il Medioevo, specialmente il Basso Medioevo, questi ultimi secoli del Medioevo, sono un'epoca di prosperità, di ottimismo e di immensa fiducia nell'umanità e nel progresso. E Cristina dice, certo, noi viviamo in una società incredibilmente progredita. Pensate rispetto agli uomini primitivi, cosa abbiamo noi? Tutte le cose che noi abbiamo, dice Cristina, adesso facciamo l'elenco, le hanno inventate le donne in un modo o nell'altro. E va avanti, la scrittura, il calcolo, l'agricoltura, il pane, l'olio d'oliva, gli orti, i giardini, le case, le città, il lavoro della lana, del lino, l'invenzione della ruota, perfino l'invenzione del ferro e delle armi.
Cristina che ha una buona biblioteca è andata a leggersi mitologia antica, ne ha trovati tanti di miti in cui all'origine di qualche cosa c'è una donna, che ne so, la filatura, Aracne, il mito di Aracne che per prima ha imparato l'arte del filare e l'ha insegnata agli uomini e così via tutto il resto. E Cristina dice sono le donne che hanno fatto progredire il mondo, le donne hanno condotto il mondo dalla bestialità. a vita umana e ragionevole. E poi oltre ai concetti astratti, il concreto.
Voi dite che le donne non sono bravi quanto gli uomini, ma io ho avuto al mio servizio una pittrice, un'autrice di miniature per i miei manoscritti, Anastasia si chiamava, più brava dei più bravi artisti uomini. Lei mi ha fatto delle miniature che quelli che le hanno viste hanno detto che erano uniche, che non c'era nessun altro artista capace di fare cose del genere. E dunque, ma anche altro, per dire, c'è un punto in cui rapidamente Cristina tocca il tema della violenza sessuale.
E tocca il fatto che gli uomini, di fronte alla violenza sessuale, sono subito pronti a dire ma sì, ma in fondo se l'è voluta, anzi, ma in fondo le è piaciuto, ma in fondo alle donne piace. Cristina ha il coraggio di toccare questo tema. e di dire ma vi rendete conto cosa state dicendo? Ma voi credete veramente che ci possa piacere?
Ecco, Cristina tocca questi temi e conclude dicendo non voglio più sentirle tutte queste banalità sulle donne, vergognatevi, che stiano zitti e che vadano a cuccia tutti quelli che sanno solo ripetere che le donne sono buone soltanto a piangere, a parlare e così via. Dopodiché Cristina, molto concretamente, scrive ancora un altro libro sulle donne, dove stavolta si rivolge alle donne e gli dice «Donne, bisogna imparare a far vedere quanto noi contiamo al mondo, ognuno nella sua posizione. Parlo alla principessa, alla regina, sappi che può capitare che tuo marito non sia disponibile e che tu devi governare il regno, devi saper governare il regno».
Alla moglie del barone, del castellano, dell'uomo d'armi, devi conoscerle quelle cose, devi essere in grado di gestirle come e quanto tuo marito. Alla moglie del borghese, del mercante, devi conoscere gli affari, la bottega, devi saperlo fare quanto tuo marito. Poi va scendendo, la società va discendendo, arriva fino alla prostituta.
Alla prostituta dice, guarda che si può anche lavorare per vivere. Qui le scappa di dire, guarda anch'io lavoro per vivere, per esempio. Poi dice, certo non è che tu puoi metterti a scrivere libri, ma guarda che ci sono tanti lavori che si possono fare anche se una è ignorante e analfabeta. Puoi fare la lavandaia, puoi fare l'assistenza ai malati, non dice la badante, ma ci siamo vicinissimi sostanzialmente. E dunque, Cristina, gli ultimi libri che scrive sono libri militanti.
espressamente rivolte a una società patriarcale e alle sue donne per dire sono tutte storie quelle che circolano sul fatto che le donne non sono all'altezza degli uomini. Siamo alla fine, Cristina ha una quindicina d'anni di grande successo, poi a un certo punto la situazione politica in Francia degenera veramente e arriva veramente alla catastrofe. L'ho detto prima, nel 1415 i francesi sono sbaragliati ad Asa in Curda e Enrico V. A questo punto una parte della Francia passa con gli inglesi, la città di Parigi passa con gli inglesi, l'università di Parigi, la Sorbona, passa con gli inglesi, il duca di Borgogna passa con gli inglesi, Enrico V entra a Parigi e viene incoronato re di Francia. Chi non è d'accordo rischia la pelle.
Ci sono momenti di pulizia non etnica ma politica in cui nelle strade di Parigi si sgozza la gente e il partito inglese è al potere e Cristina sente che lei non ci sta, che lei sta dall'altra parte. Sta col Delfino, col giovanissimo erede del regno, il quale è in condizione di inferiorità, ha perso mezza Francia, ma la Francia è lui. Cristina sta con lui e sa che per lei restare a Parigi è pericoloso.
Il suo periodo di donna che vive una vita di intellettuale in pubblico. Se ne va in monastero. È anziana ormai, ha passato i 50 anni, all'epoca vuol dire essere pronti per cominciare a pensare alla morte. Se ne va in monastero, per carità in un bellissimo monastero ricchissimo dove l'abadessa è una figlia del re, dove quindi si vive tutt'altro che in penitenza, però si rinchiude in questo monastero, come tanti facevano all'epoca. arrivati a una certa età per passare gli ultimi anni della vita a pregare, a far penitenze, ad aspettare di vedere cosa succede.
Rimane per un po'di anni in monastero, si è ritirata in questo monastero nel 1418, quando i borgognoni hanno preso Parigi e hanno cominciato a ammazzare la gente. Ci rimane 11 anni. Poi nel 1429, dopo 11 anni di silenzio, All'improvviso Cristina scrive ancora un libro, che è il suo ultimo libro, e scrive questo libro che si chiama Il poema di Giovanna d'Arco, perché in quel 1429 nel suo monastero, come in tutta la Francia, è arrivata la notizia che è comparsa all'improvviso una ragazzina che è animata da spirito profetico e che è mandata da Dio per salvare la Francia. e questa ragazzina sta sconfiggendo gli inglesi sul campo di battaglia.
Allora Cristina prende la penna e da grande professionista scrive un instant book che pubblica immediatamente, mentre Giovanna sta passando di vittoria in vittoria, Cristina pubblica il poema di Giovanna d'Arco che comincia così. Io Cristina, che ho pianto per undici anni, chiusa in abbazia, Ora per la prima volta rido, rido di gioia, perché è comparsa Giovanna d'Arco e la comparsa di Giovanna d'Arco vuol dire due cose. Uno, che Dio non ha abbandonato il bel regno di Francia e che le cose andranno ancora a finire bene, forse. E due, ancora più importante, vuol dire che avevo ragione io, perché è una donna che sta salvando il regno di Francia.
E'una donna che sta facendo quello che non si è mai sentito, combatte alla testa degli eserciti e sconfigge i nemici. Che onore per il sesso femminile! Cristina chiude così la sua vita, per quanto ne sappiamo muore prima che la vicenda di Giovanna d'Arco vada a finire molto male, muore nel momento del trionfo, nel momento in cui la storia sta cambiando improvvisamente corso e in cui lei... a 65 anni, ha di colpo la sensazione che ha sempre avuto ragione e che la storia, ma lei avrebbe detto di io, le sta dando ragione, che il sesso femminile vale quanto quello maschile, se non di più.
Dopodiché su tutto questo, ovviamente... C'è da raccontare la storia di Giovanna d'Arco, ma quella la racconteremo domani sera. Grazie.
Grazie a tutti, grazie mille e buonanotte.