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38 - La casa degli spiriti - La lotta di Alba per la libertà

Due settimane dopo Alba organizzò una gita con i bambini della sua mensa popolare su un furgone che le avevano prestato i preti della parrocchia. Portava ceste con la merenda, un sacchetto di arance, palle e una chitarra. Nessuno dei bambini badò al fatto che raccolse per strada un uomo biondo. Alba guidò il pesante furgone col suo carico di bambini lungo la stessa strada che precedentemente aveva percorso con suo zio Jaime. La fermarono due pattuglie e dovette aprire le ceste delle provviste, ma l'allegria contagiosa dei bambini e l'innocente contenuto delle borse allontanarono qualsiasi sospetto dei soldati.

Poterono arrivare tranquillamente al posto dove erano nascoste le armi. I bambini giocarono a prendersi e a nascondino. Michele organizzò con loro una partita di pallone, li fece sedere in cerchio, raccontò loro alcune storie e poi cantarono tutti fino a sgolarsi. Infine disegnò una pianta del posto per tornare sul luogo con i suoi compagni protetti dalle ombre della notte.

Fu una felice giornata di campagna in cui per qualche ora dimenticarono la tensione dello stato di guerra e godettero del tiepido sole della montagna, ascoltando il vociare dei bambini che correvano tra i sassi con lo stomaco pieno per la prima volta dopo molti mesi. «Miguel, ho paura», disse Alba, «non potremo mai fare una vita normale». «Perché non ce ne andiamo all'estero?

Perché non scappiamo adesso che siamo ancora in tempo? » Miguel indicò i bambini e Alba capì. «Allora lasciami venire con te! » supplicò come aveva fatto tante volte.

«Non possiamo tenere con noi una persona che non sia addestrata in questo momento, tantomeno una donna innamorata! » sorrise Miguel. «È meglio che tu continui così, bisogna aiutare questi poveri bambini, finché non verranno tempi migliori. Dimmi almeno come posso trovarti!

» «Se ti prendesse la polizia è meglio che tu non sappia niente», rispose Miguel. Lei tremò. Nei mesi successivi Alba cominciò a trafficare con i mobili della casa. Dapprima osò portare fuori solo le cose delle stanze abbandonate e della cantina, ma quando ebbe venduto tutto cominciò a portare via le seggiole del salotto a una a una, i supporti barocchi, bauli coloniali, i paraventi intagliati e persino le tovaglie della sala da pranzo.

Trueba se ne accorse, ma non disse niente. Supponeva che sua nipote stesse distribuendo denaro a fini proibiti, come aveva fatto con le armi che gli aveva rubato, ma preferì non saperlo per poter continuare a mantenersi in stabilità precari in un mondo che andava in frantumi. Sentiva che gli eventi sfuggivano al suo controllo, comprese che l'unica cosa che gli importava era di non perdere sua nipote, perché lei era l'ultimo legame che lo univa alla vita. perciò non disse niente neppure quando cominciò a togliere dalle pareti tutti i quadri e gli arazzi antichi per venderli ai nuovi ricchi si sentiva molto vecchio e molto stanco senza forze per lottare ormai non aveva più le idee tanto chiare e non individuava più la frontiera tra quello che gli pareva bene e quello che considerava male di notte quando il sonno lo coglieva aveva gli incubi delle casette di mattoni incendiate pensò Che se la sua unica erede aveva deciso di mandare in rovina la casa, lui non l'avrebbe evitato perché gli mancava ben poco per finire nella tomba dove si sarebbe portato solo il drappo funebre.

Alba volle parlare con lui, ma il vecchio si rifiutò di ascoltare la storia dei bambini affamati che ricevevano un piatto in elemosina col ricavato del suo Goblè di Obisson, o dei disoccupati che tiravano avanti un'altra settimana col suo drago cinese in pietra dura. la cosa continuava a sostenere era un grosso imbroglio del comunismo internazionale ma nel caso remoto che fosse vero non spettava ad alba prendersi sulle spalle quella responsabilità bensì al governo o in ultima istanza alla chiesa tuttavia il giorno in cui arrivò a casa sua e non vide il ritratto di clara appeso all'entrata considerò che il fatto superava i limiti della sua pazienza e affrontò la nipote dove diavolo è andato a finire il quadro di tua nonna Ruggì. L'ho venduto al console inglese, nonno. Mi ha detto che l'avrebbe messo in un museo di Londra. Ti proibisco di togliere ancora qualcosa da questa casa.

Da domani avrai un conto in banca per le tue spese. Replicò. D'improvviso Esteban Trueba vide che Albert era la donna più cara della sua vita e che un harem di cortigiane non gli sarebbe costato come quella nipote dai capelli verdi.

Non la rimproverò, perché erano tornati i tempi della buona fortuna e più spendeva più guadagnava. Da quando aveva cessato l'attività politica gli rimaneva più tempo per i suoi affari e aveva calcolato che contro tutti i suoi pronostici sarebbe morto molto ricco. collocava il suo denaro nelle nuove agenzie che offrivano a chi lo investiva di moltiplicarlo dal giorno alla notte in maniera stupefacente scoprì che la ricchezza gli procurava un immenso disagio perché gli era facile guadagnare denaro senza che trovasse un grande incentivo nello spenderlo e neppure il prodigioso talento per lo sperpero di sua nipote riusciva a intaccare le sue grandi disponibilità con entusiasmo ricostruì e migliorò le tre marie ma poi per sé interesse per qualsiasi altra impresa in quanto aveva notato che grazie al nuovo sistema economico non era necessario sforzarsi e produrre dato che il denaro chiamava altro denaro e senza alcuna sua partecipazione diretta i conti in banca si rimpinguavano di giorno in giorno così tirando le somme aveva fatto un passo che mai si era immaginato di fare in vita sua mandava ogni mese un assegno a pedro iii garzia che viveva con blanca in esilio in canada Lì entrambi si sentivano pienamente realizzati nella pace dell'amore soddisfatto. Lui scriveva canzoni rivoluzionarie per i lavoratori, per gli studenti e soprattutto per l'alta borghesia, che tradotte in inglese francese con grande successo, le aveva adottate come una moda nonostante le galline e le volpi siano creature sottosviluppate, prive dello splendore zoologico delle aquile e dei lupi di quel gelido paese del nord. Blanca, intanto, placida e felice, godeva per la prima volta nella sua esistenza di una salute di ferro.

Aveva installato un grande forno in casa per cuocere i suoi presepi di mostri che si vendevano molto bene ed erano considerati artigianato indigeno, proprio come aveva pronosticato Jean de Satigny venticinque anni prima quando aveva voluto esportarli. Grazie a questi affari, agli assegni del padre e agli aiuti canadesi, ne avevano abbastanza e blanca per precauzione aveva nascosto nell'angolo più segreto il calzerotto di lana con gli inestimabili gioielli di clara confidava di non doverli vendere mai affinché un giorno alba potesse sfoggiarli e steban trueba non seppe che la polizia sorvegliava la sua casa fino alla notte in cui si portarono via alba stavano dormendo e per caso non c'era nessuno nascosto nel labirinto delle stanze abbandonate I colpi del calcio dei fucili contro la porta strapparono il vecchio dal sonno col nitido presentimento della fatalità, ma Alba si era svegliata prima, quando aveva udito le frenate delle automobili, il rumore dei passi, gli ordini a bassa voce, e aveva cominciato a vestirsi perché non aveva dubitato che fosse giunta la sua ora. In quei mesi il senatore Trueb aveva imparato che neppure la sua limpida traiettoria di golpista era una garanzia contro il terrore. non aveva mai immaginato tuttavia che avrebbe visto irrompere in casa sua protetta dal coprifuoco una dozzina di uomini in divisa armati sino ai denti che lo buttarono fuori dal letto senza complimenti e lo trascinarono a braccia fino al salone senza permettergli d'infilarsi le pantofole o avvolgersi in uno scialle ne vide altri che aprivano con un calcio la porta della stanza di alba ed entrarono con i mitra spianati vide sua nipote completamente vestita pallida ma serena che li guardava dall'alto in basso li vide portarla fuori a spintoni e spingerla con i fucili puntati nel salone dove le ordinarono di mettersi accanto al vecchio e di non fare il minimo gesto lei ubbidì senza pronunciare una sola parola estranea alla rabbia di suo nonno e alla violenza degli uomini che percorrevano la casa rompendo le porte votando gli armadi col calcio delle armi gettando a terra i mobili sviscerando i materassi rivoltando il contenuto dei cassettoni picchiando contro i muri e gridando ordini in cerca dei guerriglieri nascosti di armi clandestine e di altri oggetti rivelatori tirarono fuori dai loro letti le serve e le chiusero in una stanza sorvegliate da un uomo armato rovesciarono i ripiani della biblioteca e i soprammobili e le opere d'arte del senatore rotolarono in terra con strepito i volumi del tunnel di jaime vennero gettati nel cortile dove li accatastarono Li cosparsero di benzina e li bruciarono in un rogo infame che continuavano ad alimentare con i libri di magia dei bauli incantati del prozio Marcos, con l'edizione esoterica di Nicolás, con le opere di Marx relegate in cuoio e anche con gli spartiti delle opere del nonno, in un falò scandaloso che riempì di fumo tutto il quartiere e che in tempi normali avrebbe richiesto l'intervento dei pompieri.

Consegnate tutte le agende, i libretti degli indirizzi, i blocchetti degli assegni, tutti i documenti personali che avete, ordinò quello che sembrava il capo. Sono il senatore Trueba, non mi riconoscete in nome di Dio, strillò il nonno con disperazione. Non potete farmi questo, è un sopruso, sono amico del generale Urtado. Taci, vecchio di merda, finché io non ti autorizzo non hai il diritto di aprire la bocca, rispose l'altro con brutalità.

Lo costrinsero a consegnare il contenuto della sua scrivania e cacciarono in una borsa tutto quello che sembrò loro interessante. Mentre un gruppo finiva di perquisire la casa, un altro continuava a gettare i libri dalla finestra. Nel salone rimasero solo quattro uomini sorridenti, beffardi, minacciosi, che posarono i piedi sopra i mobili, bevero il whisky scozzese dalla bottiglia e rupero a uno a uno i dischi della collezione dei classici del senatore Trueba.

Alba calcolò che erano trascorse almeno due ore. Stava tremando, ma non di freddo, bensì di paura. Aveva immaginato che quel momento sarebbe arrivato un giorno o l'altro, ma aveva sempre nutrito la speranza irrazionale che l'influenza di suo nonno avrebbe potuto proteggerla.

Ma vedendolo rattrappito sul divano, piccolo e miserabile come un vecchio malato, capì che non poteva aspettarsi aiuto. Firma qui! ordinò il capo a Trueba, mettendogli sotto il naso un foglio. «È la dichiarazione che siamo entrati con un ordine giudiziario, che ti abbiamo mostrato i nostri documenti, che tutto è in regola, che abbiamo proceduto con rispetto e buona educazione, che non hai niente di cui lagnarti.

Firmalo! » «Non lo firmerò mai! » esclamò il vecchio furioso. L'uomo si voltò rapidamente e diede uno schiaffo ad Alba.

Il colpo la scagliò a terra. Il senatore Troiba rimase paralizzato dalla sorpresa e dalla paura, comprendendo infine che era giunta l'ora della verità. dopo quasi novant'anni vissuti sotto la sua unica legge.

«Sapevi che tua nipote è la puttana di un guerrigliero? » disse l'uomo. Vinto, il senatore Trueb firmò il foglio, poi si avvicinò faticosamente a sua nipote e l'abbracciò, accarezzandole i capelli con una tenerezza sconosciuta in lui.

«Non preoccuparti, figliola, tutto si sistemerà, non possono farti niente, è un errore, sta tranquilla! » mormorava. Ma l'uomo lo spinse via brutalmente e gridò agli altri che bisognava andarsene. Due bravacci si portarono via Alba per le braccia, quasi sospesa. L'ultima cosa che vide fu la figura patetica del nonno, pallido come la cera, tremante, in camicia da notte e scalzo, che dalla soglia della porta le assicurava che il giorno dopo si sarebbe recato a liberarla, che avrebbe parlato direttamente col generale Urtado, che sarebbe andato con i suoi avvocati a cercarlo ovunque fosse stata per riportarla a casa.

La hissarono su un furgone accanto all'uomo che l'aveva percossa e a un altro che guidava fischiettando. Prima che le mettessero strisce di carta gommata sulle palpebre, guardò per l'ultima volta la strada vuota e silenziosa, stupita che nonostante il fracasso e i libri bruciati, nessun vicino si fosse affacciato a guardare. Suppose che, proprio come spesso aveva fatto lei stessa, sbirciassero tra le fessure. delle persiane o fra le pieghe delle tende o che si fossero tappati la testa con un guanciale per non sapere il furgone si mise in moto e lei cieca per la prima volta perdette la nozione dello spazio e del tempo sentì una mano umida e grande sulla sua gamba che la palpava che la pizzicava che saliva che esplorava un alito pesante sulla sua faccia che sussurrava ti scaldo io puttana adesso vedi e altre voci e risate mentre il veicolo girava e rigirava in quello che le parve un viaggio interminabile non seppe dove la portavano finché non udì il rumore dell'acqua e sentì le ruote del furgone passare su del legno allora indovinò il suo destino invocò gli spiriti dei tempi del tavolino a tre gambe e dell'inquieta saliera della nonna i fantasmi capaci di frastornare il corso degli eventi ma loro sembravano averla abbandonata perché il furgone continuò lungo la stessa strada sentì una frenata udì le pesanti porte di un edificio che si aprivano stridendo e che si richiudevano dopo la sua entrata allora elba entrò in un incubo quello che avevano visto sua nonna sulla carta astrologica alla sua nascita e luisa mora in un istante di premonizione gli uomini la fecero scendere non riuscì a fare due passi ricevette il primo colpo alle costole e cadde in ginocchio senza fiato La sollevarono in due per le ascelle e la trascinarono per un lungo tratto.

Sentì i piedi sulla terra e poi sopra una ruvida superficie di cemento. Si fermarono. «Questa è la nipote del senatore Trueba Colonnello? » sentì dire.

«Lo vedo», rispose un'altra voce. Alba riconobbe senza esitazione la voce di Esteban García e in quell'istante capì che l'aveva aspettata fin dal giorno remoto in cui l'aveva fatta sedere sulle sue ginocchia quando lei era una bambina xiv l'ora della verità alba stava raggomitolata nell'oscurità le avevano tolto con uno strappo la carta gommata dagli occhi e avevano sostituito con una benda stretta aveva paura paura ricordò l'allenamento di suo zio nicolas quando la preveniva contro il pericolo di avere paura della paura e si concentrò per vincere il tremito del suo corpo e chiudere le orecchie agli spaventosi rumori che le giungevano da fuori cercò di evocare i momenti felici con miguel cercando aiuto per ingannare il tempo e trovare le forze per quanto le sarebbe successo dicendosi che doveva passare qualche ora senza che i nervi la tradissero finché suo nonno non fosse riuscito a mettere in moto la pesante macchina del suo potere e delle sue influenze per toglierla di lì, cercò nella memoria una passeggiata con Miguel sulla costa d'autunno, molto prima che l'uragano degli eventi capovolgesse il mondo, nell'epoca in cui le cose si chiamavano ancora con i nomi noti e le parole avevano un unico significato, quando il popolo, la libertà e il compagno erano solo quello, popolo, libertà e compagno e non erano ancora contrassegni. Cercò di rivivere quel momento la terra rossa e umida, l'intenso odore dei boschi, di pini e di eucalipti dove il tappeto di foglie secche si macerava dopo la lunga e calda estate e dove la luce ramata del sole filtrava tra le fronde degli alberi.

Cercò di ricordare il freddo, il silenzio e quella preziosa sensazione di essere i padroni della terra, di avere vent'anni e la vita davanti, di amarsi, tranquilli, ebri dell'odore di bosco e di amore privi. di passato senza pensare al futuro con l'unica incredibile ricchezza di quell'istante presente in cui lei e miguel si guardavano si odoravano si baciavano avvolti nel mormorio del vento tra gli alberi e del rumore vicino delle onde che si frangevano contro le rocce a picco della scogliera esplodendo in un fragore di schiuma profumata i loro due abbracciati sotto la stessa coperta come fratelli siamesi in una stessa pelle ridendo e giurando che sarebbe stato per sempre convinti di essere gli unici in tutto l'universo ad avere scoperto l'amore alba udiva le grida i lunghi gemiti e la radio a pieno volume il bosco miguel e l'amore si persero nel tunnel profondo del suo terrore e si rassegnò ad affrontare il suo destino senza sotterfugi calcolò che era passata tutta la notte e una buona parte del giorno successivo quando si aprì la porta per la prima volta e due uomini la tirarono fuori della sua cella la condussero tra insulti e minacce in presenza del colonnello garzia che lei poteva riconoscere senza vedere a causa della sua malvagità ancora prima di udirne la voce sentì le sue mani che le toccavano il viso le sue dita grosse sul collo e sulle orecchie adesso ci dirai dove si trova il tuo amante le disse così eviterai molti fastidi a tutti e due Alba respirò sollevata. Allora non avevano arrestato Miguel.

«Voglio andare al gabinetto», rispose Alba con la voce più ferma che riuscì ad articolare. «Vedo che non vuoi collaborare, Alba. È un peccato», sospirò Garzia. «I ragazzi dovranno fare il loro dovere. Io non posso impedirlo».

Ci fu un breve silenzio intorno a lei e Alba fece uno sforzo immenso per ricordare il bosco di Pini e l'amore di Miguel. male si ingarbugliarono le idee e non seppe più se stava sognando né da dove proveniva quella puzza di sudore di escrementi di sangue e di urina e la voce di quel cronista della partita di calcio che annunciava le reti finlandesi che non avevano niente a che vedere con lei tra altri gemiti vicini e imprecisi una sberla brutale la gettò a terra mani violente la rimisero in piedi dita feroci si incrostarono ai suoi seni triturandole i capezzoli e la paura la vinse del tutto. Le seguenti sette pagine del capitolo sono la narrazione delle brutalità a cui viene sottoposta Alba, delle torture e degli stupri ripetuti nei giorni della sua prigionia. Le vicende che attraversò il Cile durante la dittatura di Pinochet sono note e chiunque voglia saperne di più può fare delle ricerche personali.

Le donne che venivano arrestate, oltre alle torture, subivano anche umiliazioni e abusi sessuali continui. Da parte dei militari. non sono emotivamente in grado di leggere questa parte quindi la salto e riprendo più avanti quando il racconto si sposta a trueba e alla sua ricerca della nipote da fuori l'albergo cristoforo colombo aveva lo stesso aspetto impersonale di una scuola elementare così come io lo ricordavo avevo perso il conto degli anni che erano trascorsi dall'ultima volta che ero stato lì e cercai d'illudermi che avrebbe potuto ricevermi lo stesso mustapha di un tempo quel nero di color blu vestito come un fantasma orientale con la sua doppia fila di denti di piombo e la sua cortesia da visir l'unico nero autentico del paese tutti gli altri erano tinti come mi aveva assicurato transito sotto ma non fu così un portiere mi condusse in un corridoio molto piccolo m'indicò un sedile e mi fece cenno di aspettare poco dopo apparve invece dello spettacolare mostafà una signora dall'aria triste e con punta di una provinciale in divisa blu col colletto bianco inamidato che vedendomi così anziano e accasciato esalò un lieve sospiro teneva in mano una rosa rossa il signore è solo chiese certo che sono solo esclamai la donna mi porse la rosa e mi chiese quale stanza preferivo ah è lo stesso risposi Sono libera la stalla, il tempio e le mille e una notte. Quale vuole? Oh, le mille e una notte, dissi sbadatamente.

Mi accompagnò per un lungo corridoio, segnato da luci verdi e frecce rosse. Appoggiato al mio bastone, strascicando i piedi, la seguì con difficoltà. Arrivamo in un piccolo cortile, dove si levava una moschea in miniatura, provvista di assurde ogive di vetro colorato. È qui.

Se desidera bere qualcosa, lo ordini per telefono. Indicò. «Voglio parlare con Transito Sotto.

Sono venuto per questo», dissi. «Mi dispiace, ma la signora non tratta con privati, solamente con fornitori. Devo parlare con lei. Le dica che sono il senatore Trueba, mi conosce». «Non riceve nessuno, glielo ho detto», replicò la donna incrociando le braccia.

Sollevai il bastone e le annunciai che se in dieci minuti non fosse apparsa Transito Sotto in persona, le avrei rotto i vetri e tutto quello che stava dentro quel vaso di Pandora. la donna indivisa indietreggiò spaventata aprì la porta della moschea e mi trovai dentro un'alahambra di pacottiglia una breve scala di piastrelle coperta di falsi tappeti persiani portava in una stanza esagonale con una cupola per soffitto dove qualcuno aveva messo tutto quello che pensava esistesse in un harem d'arabia senza esservi mai stato cuscini di damasco bruciaprofumi di vetro campane e ogni sorta di cianfrusaglia da bazar tra le colonne moltiplicate all'infinito dalla saggia disposizione degli specchi vidi un bagno di mosaico blu più grande della camera con una grande vasca dove calcolai che poteva lavarsi una mucca e a maggior ragione potevano ruzzare due amanti giocherelloni non somigliava per nulla al cristoforo colombo che io avevo conosciuto mi sedetti faticosamente sul letto rotondo sentendomi d'improvviso molto stanco le mie vecchie ossa mi dolevano alzai lo sguardo E uno specchio sul soffitto mi restituì la mia immagine. Un povero corpo rimpicciolito, un volto triste da patriarca biblico solcato da rughe amare e i residui di una bianca chioma. Com'è passato il tempo? Sospirai.

Transito sotto entrò senza bussare. Felice di vederla, patron. Salutò come sempre.

Si era trasformata in una signora matura, magra con una crocchia severa. con un vestito di lana nera e due giri di perle superbe al collo maestosa e serena con un aspetto più da concertista di pianoforte che di padrona di un postribolo mi costò fatica rapportarla alla donna di un tempo che aveva un serpente tatuato intorno mi alzai per salutarla e non riuscii a darle del tu come una volta la vedo in ottima forma transito dissi calcolando che doveva avere passato i sessantacinque anni m'è andata bene patron si ricorda che quando ci siamo conosciuti le avevo detto che un giorno sarei stata ricca sorrise lei sono contento che tu ci sia riuscita ci sedemmo vicini sul letto rotondo transito servì un cognac per ciascuno e mi raccontò che la cooperativa di prostitute e omosessuali era stato un affare stupendo per dieci lunghi anni ma che i tempi erano cambiati e avevano dovuto darle una nuova immagine perché a causa della libertà di costumi dell'amore libero della pillola e di altre innovazioni nessuno aveva più bisogno di prostitute tranne i marinai e gli anziani le ragazze per bene vanno a letto gratis si immagini la concorrenza mi spiegò che la cooperativa aveva cominciato a declinare e le soci avevano dovuto accettare altri lavori più remunerativi e persino mustafà se n'era tornato al suo paese allora le era venuto in mente che quanto ci voleva era un albergo a ore un posto gradevole dove le coppie clandestine avrebbero potuto fare l'amore e dove un uomo non si sarebbe vergognato di condurre la fidanzata per la prima volta niente donne quelle le porta il cliente lei stessa l'aveva arredato seguendo gli impulsi della sua fantasia e tenendo in considerazione il gusto della clientela e così, grazie alla sua visione commerciale che l'aveva spinta a creare un ambiente diverso in ogni angolo possibile, l'albergo Cristoforo Colombo si era trasformato nel paradiso delle anime perdute e degli amanti furtivi. Transito sotto aveva disposto saloni francesi con mobili capitone, presepi con fieno fresco e cavalli di cartongesso che osservano gli innamorati con i loro immutabili occhi di vetro colorato. Caverne preistoriche con stalattiti e telefoni foderati di pelle di puma.

Visto che non è venuto per fare l'amore, patron, andiamo a parlare nel mio ufficio, così questa stanza rimane libera, disse Transito Sotto. Per strada mi raccontò che dopo il golpe la polizia aveva invaso l'albergo un paio di volte, ma ogni volta che tiravano fuori le coppie dai letti e le spingevano con le pistole spianate nel salone principale, Trovavano che c'erano uno o due generali tra i clienti, sicché avevano smesso di dar fastidio. Aveva molti buoni rapporti col nuovo governo, così come li aveva avuti con i governi precedenti. Mi disse che il Cristoforo Colombo era un affare fiorente e che ogni anno lei rinnovava qualche arredamento, cambiando naufragi nelle isole della Polinesia con severi chiostri di monache o altalene barocche con macchine di tortura a seconda della moda, riuscendo a introdurre tante cose in un luogo di proporzioni relativamente normali grazie all'artificio degli specchi e delle luci che potevano moltiplicare lo spazio, ingannare il clima, creare l'infinito e sospendere il tempo.

Arrivamo nell'ufficio arredato come una cabina d'aeroplano dal quale dirigeva la sua incredibile organizzazione con l'efficienza di un bancario. Mi raccontò quante lenzuola si lavavano, quanta carta igienica si consumava, quanti liquori si bevevano, quante uova di quaglia si cucinavano al giorno. Sono afrodisiache. Quanto personale occorreva e a quanto ammontava il conto della luce, dell'acqua e del telefono per tenere a galla quel monumentale capannone degli amori proibiti. E adesso, patron, mi dica cosa posso fare per lei, disse infine transito sotto, sistemandosi sulla sua seggiola inclinabile da pilota aereo mentre giocherellava con le perle della collana.

Suppongo che sia venuto qui perché le renda il favore che le devo da ormai mezzo secolo, vero? E allora io, che stavo aspettando che lei me lo chiedesse, diedi stura alle mie ansie e le raccontai tutto, senza tacere niente, senza una sola pausa, dal principio alla fine. Le dissi che Albe era la mia unica nipote, che a poco a poco ero rimasto solo a questo mondo, che mi si erano ristretti il corpo e l'anima, come Ferula aveva predetto maledicendomi, e l'unica cosa che mi manca è di morire come un cane, che quella nipote con i capelli verdi è l'unica cosa che mi rimane.

L'unico essere di cui realmente mi importa, e che per disgrazia era venuta fuori idealista, un male di famiglia, e una di quelle persone destinate a cacciarsi nei guai, a far soffrire chi le sta vicino, le era venuta la mania di cercare asilo politico nelle ambasciate per i fuggiaschi. Lo faceva senza pensarci, ne sono sicuro, senza rendersi conto che il paese è in guerra, guerra contro il comunismo, internazionale o contro il popolo, ormai non si sa più, ma sempre guerra. e che quelle cose sono punibili per legge ma alba è sempre fra le nuvole non si rende conto del pericolo non lo fa per cattiveria tutto il contrario lo fa perché ha il cuore grande come ce l'aveva sua nonna che ancora aiuta i poveri alle mie spalle nelle stanze abbandonate della casa la mia clara chiaroveggente e chiunque si presentasse da alba raccontando la storia che lo perseguitavano otteneva che lei rischiasse la pelle per aiutarlo anche se era un perfetto sconosciuto io gliel'ho detto l'ho avvisata spesso che potevano tenderle un trabocchetto e un giorno poteva venir fuori che il supposto marxista era un agente della polizia ma lei non mi ha dato retta non mi ha mai dato retta in vita sua e più testarda di me Ma fosse anche così, dare asilo a un povero diavolo ogni tanto non è una cattivazione, non è così grave da meritare che l'arrestino, senza considerare che mia nipote, la nipote di un senatore della Repubblica, noto membro del Partito Conservatore, non possono fare questo a qualcuno della mia famiglia, nella mia casa. Perché allora cosa rimane per gli altri se la gente come me viene arrestata? Vuol dire che nessuno si salva, che non sono servite a niente più di vent'anni al congresso.

E avere tutte le relazioni che ho, io conosco tutti in questo paese, o almeno tutta la gente importante, compreso il generale Ortado, che è mio amico personale, ma in questo caso non mi è servito a niente, e neppure il cardinale mi ha potuto aiutare a sapere dove si trova mia nipote. Non è possibile che scompaia come per opera di magia, che se la portino via in una notte e che io non venga a sapere niente di lei. Ho passato un mese a cercarla, un mese.

e la situazione sta già facendomi diventare pazzo. Queste sono cose che fanno perdere prestigio alla giunta militare all'estero e danno esca perché alle Nazioni Unite comincino a rompere le scatole con la storia dei diritti umani. Io al principio non volevo sentir parlare di morti, di torturati, di scomparsi, ma adesso non posso continuare a pensare che sono menzogne dei comunisti, se persino gli stessi gringos che sono stati i primi ad aiutare i militari. e hanno mandato i loro piloti da guerra a bombardare il palazzo del presidente.

Adesso sono scandalizzati dal massacro. E non è che sia contrario alla repressione, capisco, che al principio è necessario avere fermezza per imporre l'ordine, ma si sono lasciati prendere la mano, stanno esagerando, e con la scusa della sicurezza interna, e che bisogna eliminare i nemici ideologici, stanno ammazzando tutti. Nessuno può essere d'accordo con questo programma.

neppure io che sono stato il primo a tirare piume di gallina ai cadetti e a propiziare il golpe prima che gli altri avessero l'idea nella testa sono stato il primo ad applaudirlo sono stato presente al tedeum nella cattedrale e per lo stesso motivo non posso accettare che stiano succedendo queste cose nella mia patria che scompaia la gente che tirino fuori a viva forza mia nipote dalla casa e io non possa impedirlo non erano mai successe cose simili qui per questo proprio per questo Ho dovuto venire a parlare con lei, transito. Non mi ero mai immaginato cinquant'anni fa, quando lei era una ragazzina rachitica al lampioncino rosso, che un giorno avrei dovuto venire a supplicarla in ginocchio che mi faccia questo favore, che mi aiuti a trovare mia nipote. Oso chiederglielo perché so che ha buoni rapporti col governo, mi hanno parlato di lei, sono sicuro che nessuno conosce meglio le persone importanti delle forze armate, so.

Che lei organizza le loro feste e può arrivare dove io non avrei mai accesso. Per questo le chiedo che faccia qualcosa per mia nipote prima che sia troppo tardi, perché sono settimane che non dormo. Sono andato in tutti gli uffici, in tutti i ministeri, da tutti i vecchi amici, senza che nessuno abbia potuto aiutarmi.

Ormai non mi vogliono più ricevere. Mi costringono a fare anticamera per ore, a me, che ho fatto tanti favori a quella stessa gente. Per favore, transito. mi chieda quello che vuole sono ancora un uomo ricco anche se ai tempi del comunismo le cose si sono messe male per me mi hanno espropriato la terra senza dubbio l'ha saputo deve averlo visto alla televisione e sui giornali è stato uno scandalo quei contadini ignoranti si erano mangiati i miei tori da riproduzione e avevano messo i miei puledri da corsa a tirare l'aratro e in meno di un anno le tre marie erano in rovina ma adesso Adesso io ho riempito la tenuta di trattori e sto risollevandola come ho già fatto una volta, quando ero giovane, e allo stesso tempo sto facendolo adesso che sono vecchio, ma non finito, mentre quegli infelici che avevano titolo di proprietà della mia proprietà, la mia, stanno morendo di fame come una banda di pelagatti, cercando qualche miserabile lavoretto per sopravvivere, povera gente, loro non avevano colpa, si sono lasciati ingannare dalla maledetta riforma agraria.

in fondo li ho perdonati e mi piacerebbe che tornassero alle tre marie ho anche messo annunci sui giornali per chiamarli un giorno torneranno e dovrò solo tendere loro una mano sono come bambini bene ma non è di questo che sono venuto a parlarle transito non voglio rubarle tempo l'importante è che ho una buona sistemazione i miei affari vanno col vento in poppa sicché posso darle qualunque cosa qualunque purché mi trovi mia nipote alba prima che un demente continui a inviarmi i dita tagliate o cominci a mandarmi orecchie e finisca per farmi diventare pazzo o morire di infarto, mi scusi se sono così, mi tremano le mani, sono molto nervoso, non posso spiegare quello che è successo, un pacchetto postale, dentro solo tre dita, umane, bellamente amputate, uno scherzo macabro che mi fa rivivere certi ricordi, ma quei ricordi non hanno niente a che vedere con mia nipote Alba, mia nipote non era neppure nata allora, senza dubbio io ho molti nemici, Tutti gli uomini politici hanno nemici, non sarebbe strano che ci fosse un anormale disposto a fregarmi mandandomi dita per posta proprio nel momento in cui sono disperato per la detenzione di Alba e così ficcarmi idee atroci in testa. Non fosse che sono al limite delle mie forze e che ho esaurito tutti i mezzi che avevo, non sarei venuto a darle fastidio, a dar fastidio a lei. Per favore, transito, in nome della nostra vecchia amicizia, abbia pietà di me. Sono un p***o. povero vecchio distrutto abbia pietà e cerchi mia nipote Alba prima che cominci a mandarmela a pezzi per posta.

Zinghiozzai. Transito sotto è arrivata a occupare la posizione che occupa tra le altre cose perché sa pagare i suoi debiti. Immagino che abbia usato la conoscenza del lato più segreto degli uomini che sono al potere per restituirmi 50 pesos che una volta le avevo prestato. Due giorni dopo mi chiamò per telefono.

Sono transito sotto, patron. Missione compiuta, disse.