Buonasera. Dunque, le crociate. Come sapete tutti è un tema piuttosto complesso ed è anche un tema che si presta a molti riferimenti attualizzanti, più o meno adeguati.
Noi ne parleremo per tre sere di seguito, il che può sembrare molto. In realtà riusciremo ad abbozzare soltanto alcuni degli aspetti fondamentali dell'argomento. E specialmente questa prima sera, io prima di entrare nel vivo, penso che sia necessario... tracciare alcune coordinate molto generali di ciò che sono state le crociate, in modo che siamo sicuri che stiamo parlando della stessa cosa. Cosa bisogna sapere?
Delle crociate che tutti abbiamo studiato a scuola, naturalmente, e dunque tutti ci ricordiamo che è un evento del Medioevo, che ce ne sono state parecchie, 5, 7, 9, sfido chiunque a ricordarsi esattamente, ma comunque parecchie, numerate, sono eventi sanguinosi, sono eventi che comportano un forte conflitto. tra l'Occidente cristiano e il mondo islamico. Sono eventi che la nostra civiltà ha prima celebrato con grandissimo entusiasmo all'epoca in cui si scrivevano poemi come la Gerusalemme liberata. Poi sono eventi di cui tu di recente ci si è vergognati un po'perché si è recuperata anche il senso dell'enorme violenza che le crociate hanno comportato, dell'enorme esplosione di odio per il diverso. dell'enorme esplosione di antisemitismo che compare in Europa per la prima volta proprio durante le crociate.
Ecco, adesso non so se il vento stia cambiando, ma una di quelle domande che è meglio non porsi, non stasera comunque. In ogni caso si tratta di vicende che fanno parte del nostro patrimonio collettivo di occidentali. Che cosa bisogna aver chiaro per seguire il discorso?
Uno, le crociate sono in realtà una forma molto particolare di pellegrinaggio. Questa magari non è una cosa così ovvia. Invece è così, le crociate sono un pellegrinaggio.
Noi dobbiamo pensare a un'epoca in cui i nostri antenati cristiani d'Europa occidentale davano al pellegrinaggio un'importanza enorme. Vedo il professor Rodi Freddi che sorride, anche adesso il pellegrinaggio sul Cammino di Santiago era diventato una cosa importante e la radio lo trasmette. Però noi dobbiamo pensare a un'epoca in cui il pellegrinaggio per i cristiani, specialmente il pellegrinaggio in Terra Santa, era sentito quasi come può essere oggi per i musulmani quello alla May. come un momento catartico straordinario, come il momento in cui chi può vive per una volta in prima persona tutti i significati profondi e anche tutti i rischi della sua religione. Dico rischi perché ovviamente appunto un conto era andare a pellegrinaggio al santuario più vicino e un conto era andare in pellegrinaggio a Gerusalemme, sul Santo Sepolcro, vivere questa esperienza che per i cristiani del Medioevo era sentita come una cosa fortissima di immedesimarsi con Cristo, poter dire Lui è stato qui, io sto calpestando lo stesso terreno che ha calpestato lui, ma naturalmente Cristo lì ha subito la passione.
E allora il pellegrinaggio in Terra Santa, per i cristiani del Medioevo, voleva anche dire assumersi consapevolmente il rischio di fare la stessa fine, per dirlo in modo un po'brutale. Sapere che si stava partendo per fare una cosa pericolosa, faticosa, dolorosa, si stava via da casa per anni, c'erano probabilità concrete di non tornarci, di lasciarci la pelle lungo la strada. E tuttavia farlo, farlo per immedesimazione con la passione di Cristo, farlo per penitenza, farlo perché si pensava che la vita avesse un senso che andava al di là degli interessi concreti quotidiani e che a volte quel senso bisognava rincorrerlo anche a rischio della vita. O dunque la scrociata è un pellegrinaggio però è un tipo di pellegrinaggio molto particolare che comincia in un momento specifico.
È un pellegrinaggio che ha lo scopo non solo di andare... a Gerusalemme a toccare con mano il Santo Sepolcro, ma ha lo scopo di andarci armati, perché si teme che chi possiede Gerusalemme magari non ci lascerà venire o comunque ci darà dei fastidi, andarci armati, aprire la strada in modo che tutti i pellegrini cristiani in futuro ci possano andare senza pericolo, e impadronirsi di Gerusalemme, in modo che Gerusalemme sia in mani cristiane. La premessa naturalmente è...
Ci sono alcune coordinate geografiche e cronologiche che dobbiamo dare per capirci. La premessa è che Gerusalemme è stata in mani cristiane per secoli sotto l'impero bizantino, poi sono arrivati gli arabi, con la grande espansione dell'Islam dopo Maometto, e hanno conquistato fra l'altro la Terra Santa. Uno potrebbe pensare che in quel momento i cristiani abbiano pensato alla crociata come necessità per riprendere il controllo dei luoghi santi, che erano così importanti nella loro prospettiva mentale.
In realtà non è così. Per molti secoli l'Occidente cristiano non ha né le forze e neanche la voglia di intraprendere una riconquista armata. I rapporti con i musulmani che governano in Terra Santa, che governano Gerusalemme, sono in genere discreti. Carlo Magno si scambia ambasciatori con il califo Harun al-Rashid, facendo delle convenzioni per essere sicuro che i pellegrini cristiani possano andare liberamente, che non paghino troppi pedaggi e così via.
Invece a un certo momento, ed è davvero un momento cruciale nella storia dell'Occidente, per vari motivi che proviamo anche a dire poi, I cristiani decidono che è necessario qualcos'altro, che è necessario uno sforzo, di nuovo uno sforzo penoso, faticoso, sulla via di Cristo, imitando la passione di Cristo, mettendosi in gioco interamente, per fare in modo che finisca questo scandalo, come lo vedono loro, e che Gerusalemme sia di nuovo in mani cristiane. Questa cosa ha una data molto precisa. Nell'anno 1095, un papa, Urbano II, decide di lanciare questo progetto, con tutta l'autorità morale del papato, invita i cristiani, i cattolici, ad andare in terra santa, ad andarci in tanti, ad andarci armati, a prendere possesso dei luoghi santi.
Qui cominciano le crociate. Quindi le crociate sono la vicenda di quei cristiani che hanno accettato l'appello del papa, che hanno sentito che la loro mentalità funzionava così. Hanno sentito con enorme forza il fascino di questo appello, si sono messi in gioco, facendo cose che con i nostri valori di oggi ci sembrano assai discutibili, e che invece a loro sembravano sacrosante, sono andati e hanno conquistato Gerusalemme.
E questa è la prima crociata, poi ce ne sono tante altre, come mai? Ma perché? Ovviamente i musulmani non sono rimasti inerti.
Di fronte al fatto che un'orda di barbari venuti da chissà dove, per di più pagani miscredenti, era venuta a conquistare in terra islamica una delle città sante dell'Islam, cioè Gerusalemme. Ovviamente i musulmani hanno sentito come un'enorme offesa, un'offesa a loro e un'offesa a Dio, il fatto che i miscredenti dell'Occidente fossero venuti a impadronirsi di Gerusalemme, del sepolcro di Cristo che anche per i musulmani naturalmente è un grande profeta venerato. E quindi i musulmani si sono immediatamente attrezzati per riconquistare Gerusalemme.
Per questo molte crociate, perché i musulmani lentamente riconquistano i territori presi dai crociati, i crociati continuano a alimentare dall'Europa con nuove spedizioni la difesa di questi territori e ci vogliono due secoli perché poi finalmente i musulmani prevalgano e riescano a buttare a mare gli ultimi crociati. Quali altri parametri sono necessari perché ci capiamo quando proviamo a andare poi un po'più in profondità a raccontare alcuni aspetti delle crociate? Io direi questo. Per molto tempo gli storici hanno detto, beh sì, si capisce, la propaganda diceva si tratta di andare a conquistare i luoghi santi, la passione, il sepolcro di Cristo, ma in realtà sotto c'erano profonde motivazioni politiche, economiche, desiderio di conquista, necessità di sfogare la ricchezza anche demografica di un'Europa che stava crescendo, che era piena di giovani. Allora era l'Europa che era piena di giovani e li mandava verso il Maghreb, verso il Nord Africa e verso il Medio Oriente.
È tutto vero, però diciamo che forse noi oggi siamo anche un po'più attrezzati rispetto a quello che erano gli storici dell'Ottocento, per esempio, per capire che forse un popolo, un'intera cultura, può davvero decidere che il possesso di una città santa è una cosa fondamentale per cui vale la pena di rischiare la vita. Anche oggi, per il possesso di Gerusalemme, ci sono popoli che si combattono e per carità anche lì ci sono motivazioni economiche, politiche, però la sensazione ce l'abbiamo tutti che c'è anche una motivazione religiosa abbastanza forte per spingere la gente a rischiare la vita e a uccidere. Ecco, allora erano anche i cristiani che vedevano le cose in questi termini.
Dopodiché è vero che le crociate avvengono in un momento in cui l'Europa... sta crescendo, ha delle forze da spendere, ha della gente da mandare fuori perché in casa ormai le eredità a forza di dividerle si sono rimpicciolite e quando un cavaliere ha un figlio solo va tutto bene e l'eredità la prende il figlio, ma quando ne ha tre, quattro, cinque qualcuno deve andare a cercare fortuna in giro. E infatti la prima crociata si traduce anche con un'immensa conquista territoriale. Io mi sono sempre tenuto sulle generiche, la terra santa, Gerusalemme, i luoghi santi, i crociati.
che conquistano Gerusalemme nel 1099 e ci sono andati a piedi, passando attraverso i Balcani e l'Asia minore, appena si sono trovati fuori dall'impero bizantino cristiano e in terra islamica, hanno cominciato non solo ad attraversare. ma a conquistare e occupare stabilmente i territori che attraversavano. Quindi i crociati hanno messo in piedi un regno che hanno chiamato Regno di Gerusalemme.
Certo, perché aveva una prospettiva comunque che si legittimava nella dimensione ultraterrena, dove Gerusalemme era quello che contava. Però questo regno, se uno lo guarda sulle cartine di oggi, equivale grosso modo a buona parte della Siria, Giordania, Israele, Palestina, Libano. E'un territorio, presto anche Cipro ci aggiungono, è un territorio di notevolissima ampiezza, tanto che oggi non si fanno tanto scopo di dire in fondo quello è il primo esperimento coloniale europeo.
E'la prima volta che gli europei provano a conquistare un territorio fuori dall'Europa occidentale e a impiantarci una loro aristocrazia di padroni che comandano il governo. Dunque questa dimensione c'è, è una delle sfide. sfide di queste tre lezioni sarà anche proprio questa, di provare a mantenerci in equilibrio fra queste due dimensioni, di provare a immaginare questa gente che da un lato ci credeva sul serio, sul serio metteva in gioco la pelle per uno scopo che considerava gradito al suo Dio e pensava di star seguendo le tracce di Cristo, rischiando la vita e subendo eventualmente il martirio. e che però al tempo stesso sapeva anche benissimo che quella era una straordinaria occasione di conquista, di arricchimento, una straordinaria occasione per partire da casa e andare a occupare una posizione più alta nel nuovo mondo conquistato, nell'oltremare, come lo chiamavano.
Ecco, la compresenza dell'entusiasmo religioso, che per molti di noi oggi può essere magari difficile da comprendere in quella dimensione, e che però c'era, saremmo dei cattivi storici se ci immaginassimo che loro non ce l'avevano questo, ecco, ce l'avevano e come. La compresenza di questo, con l'avidità sfrenata, il desiderio di conquista più spudorato, è una delle cose che sono difficili da accettare e che invece io cercherò in qualche modo di far vedere con degli esempi. La crociata per parecchio tempo, per parecchie generazioni, è una cosa ben fissa nella testa della gente. Gli occidentali, per più di un secolo, sono disposti senza discutere a mettere imballo, risorse, potenza militare, denaro, vite, tutti, dal re, dall'imperatore fino all'ultimo dei contadini, per questo scopo collettivo che tutti sentono come uno scopo collettivo, difendere i luoghi santi.
E la crociata in questo senso è una cosa onnipervasiva, non sono solo le grandi spedizioni che noi numeriamo, quelle dove partono i re e gli imperatori, la seconda, la terza, la quarta, ma in realtà la gente parte continuamente, chiunque. può decidere di partire e andare a dare una mano in Terra Santa a quelli che la stanno difendendo. Chiunque può decidere, questo è già un po'più comodo, però anche questo costa, di lasciare per testamento dei soldi per pagare dei combattenti che vadano in Terra Santa. È un ideale condiviso e largamente praticato. Poi col tempo, pian piano, ci accorgiamo che la gente a questo ideale comincia a pensarci un po'meno, per tanti motivi.
Uno è che le cose stanno andando malissimo comunque, perché la riconquista musulmana in realtà procede e nonostante gli enormi sforzi dell'Occidente viene solo ritardata progressivamente. Però le cose vanno male. Ma questo forse non basterebbe.
Un altro motivo è che la crociata è diventata un'istituzione che a volte le autorità gestiscono con disinvoltura. Ecco, questo è ancora un parametro che dovevo ricordarvi di darvi. Facciamo adesso.
Per parlare di crociata... Dobbiamo aver presente che la crociata diventa quasi subito, dopo la prima, quando si capisce che ce ne vorranno altre, diventa anche un'istituzione giuridica dell'Occidente. Mi spiego cosa vuol dire questo. Vuol dire che una spedizione è una crociata quando l'unica autorità morale che tutti i cristiani d'Occidente riconoscono in quei secoli e che li accomuna tutti, quella del Papa, che può essere criticato come singola persona, con cui si può non andare d'accordo, ma che però, in quanto Papa è un'autorità morale riconosciuta da tutti, ecco, si ha la crociata quando il Papa dice che una spedizione è una crociata, che tutti quelli che partiranno d'ora in poi, nei prossimi mesi, sono ufficialmente crociati.
Ed essere ufficialmente crociati diventa uno statuto giuridico, nel senso che la Chiesa mette in ballo la sua autorità per ottenere che tutti i poteri, tutti i re, i comuni, i principi, riconoscano dei privilegi a chi parte, piccoli privilegi per carità, privilegi necessari. Se parti, il pagamento dei tuoi debiti è dilazionato. Non verranno a confiscarti le mandria o la casa mentre sei via. Se muori, c'è una tutela giuridica speciale sul tuo testamento dovunque tu muoia, per essere sicuri che la tua famiglia è garantita. Privilegi sufficienti per far sì che essere crociato sia appunto uno status giuridico.
E la crociata è in questo senso, dicevo, una istituzione. Ma perché vi dicevo che questa cosa, in realtà, alla lunga è uno dei motivi per cui l'entusiasmo di molta gente comincia a diminuire. Perché quello che succede è che la crociata, l'abbiamo detto, può essere proclamata solo dal Papa.
E il Papa è una grande autorità morale che ha in questi secoli uno scopo ben preciso, cioè quello di imporsi come arbitro della politica europea, di convincere tutti i sovrani, tutti gli stati ad accettare il suo primato. Il periodo delle crociate, da fine XI secolo, 1099, la conquista di Gerusalemme, fino alla fine del 200, E'anche il periodo in cui i papi seriamente stanno provando, è l'unico periodo nella storia d'Europa finora, in cui i papi seriamente siano stati abbastanza riconosciuti come un'autorità a cui anche i re e gli imperatori, sia pure un po'malvolentieri, erano disposti a obbedire in molte cose. Allora, qualche papa, i papi però hanno sempre anche degli avversari, pensate ai lunghi conflitti tra il papato e l'impero che sono tipici del Medioevo, a un certo punto qualche papa non resiste alla tentazione. Abbiamo dei nemici interni, abbiamo l'imperatore Federico II che è un malvagio ghibellino senza Dio, protegge gli eretici, e i buoni cristiani vanno a farsi ammazzare in terra santa combattendo contro gli infedeli. Ma se li abbiamo in casa, i malvagi, perché non potremmo proclamare la crociata anche contro di loro?
Si può immaginare che ne abbiano discusso papi, cardinali, ma non ne hanno discusso molto. Hanno quasi subito deciso che sì, si poteva fare. Perché no?
Un imperatore nemico del Papa oppure una banda di eretici in Provenza o in Lombardia erano altrettanto nemici di Dio, dei musulmani laggiù oltre mare. E quindi i papi cominciano a proclamare crociate contro i loro nemici interni. A questo punto capite cosa vuol dire, è una cosa molto concreta.
Chi va ha diritto a certi privilegi, ma anche a certi finanziamenti si intende, perché il discorso delle crociate, le crociate costano. Anche nel Medioevo ci vogliono i soldi per fare la guerra. Ogni crociata vuol dire complicati negoziati fra la Chiesa e il Re per decidere quanto mettete voi. Eh, il Regno di Francia può mettere tanto, però i Vescovi contribuiscono.
Ah no, i Vescovi non contribuiscono. Sì, devono contribuire e il Papa li convincerà a contribuire. Allora, se c'è questo discorso sotto, anche le crociate contro l'imperatore Ghibellino o contro gli eretici catari della lingua doca vengono gestite e finanziate in questo modo.
E molti partono. Pensando che c'è molto da guadagnare, anche lì ci sarà da far bottino, e Dio per di più è contento e si salva l'anima. Però la gente di allora non era né più ingenua né meno ingenua di noi oggi. Anche allora c'è qualcuno che comincia a dire, sì, comodo però per il Papa proclamare la crociata ogni volta che gli fa comodo. Un conto è la crociata per andare a vivere in terra santa la passione di Cristo.
Un conto è andare a massacrare questi poveracci di eretici che non siamo neanche ben sicuri di chi siano. Oppure combattere l'imperatore che dice il Papa è un nemico della sede, ma guarda caso l'imperatore invece sostiene di essere lui il vero leader della cristianità. Non la faccio lunga.
Questo è certamente uno dei motivi per cui l'entusiasmo per le crociate complessivamente comincia a diminuire. E poi ce n'è anche altri, molto rapidamente. Succede che a un certo punto arriva uno dall'Italia e va in Terra Santa.
E attraversa gli accampamenti dei crociati, e alziché fermarsi lì e dire sono qua, ditemi quando c'è da menare le mani, va un po'più in là, entra nell'accampamento dei musulmani, chiede del sultano e dice io sono venuto qua per discutere col sultano, si chiamava San Francesco. Era uno molto discusso a suo tempo, finché era vivo, poi dopo morto l'hanno canonizzato, finché era vivo dava molto fastidio, una delle cose che ha fatto che ha dato più fastidio è stata di andare in terra santa e poi una volta lì dire guardate che non si deve combattere questa gente, discutiamoci. Un altro indizio di un cambiamento di atteggiamento è l'imperatore Federico II, non per niente il Papa si è seccato con lui, il quale a un certo punto accetta di fare la crociata, va bene, sono un imperatore, un sovrano cristiano, devo fare questa cosa, è un dovere, la faccio, vado. E una volta arrivato in Terra Santa, va dal sultano e gli dice, ma non potremmo metterci d'accordo? Quanto costa recuperare Gerusalemme?
E per un momento ci sta anche riuscendo, salvo che... Ci sono forze potenti, come potete immaginare, che non trovano giusto risolvere la cosa in questo modo. sia da una parte sia dall'altra. Ecco, ho tratteggiato, perdendo già un sacco di tempo, un insieme di aspetti che ci fanno capire cosa è stata la crociata e perché l'ideale della crociata è tramontato a un certo punto.
D'accordo? A fine 200, quando intanto i musulmani hanno finito la riconquista e buttato a mare le ultime retroguardie cristiane, in Europa l'entusiasmo non è più poco di una volta. E dunque il fenomeno crociato, nella prospettiva in cui lo conosciamo nel Medioevo, tramonta, si conclude.
Ora noi in queste tre serate esamineremo diversi aspetti del fenomeno crociato in modo un po'più dettagliato. Parleremo di come i cristiani hanno cominciato a un certo punto a pensare che la guerra possa essere santa, quando invece i primi cristiani avevano idee del tutto diverse su questo, e parleremo di come in questa prospettiva anche il mondo musulmano ha riscoperto quelle idee della jihad che ci sono, sì, nel Corano, ma che per molto tempo erano state abbastanza dimenticate e che invece proprio con le crociate riacquistano circolazione. Parleremo anche di come le crociate sono una straordinaria occasione per noi, che studiamo quel periodo, di vedere i nostri antenati con gli occhi degli altri.
Perché le crociate sono la prima occasione in cui in folla gli occidentali vanno fuori, incontrano i bizantini, incontrano gli arabi, i turchi, i musulmani, E tutta questa gente osserva, con una certa costernazione devo dire in genere, gli occidentali e li descrive, e scrive libri e lettere e trattati per raccontare chi sono questi stranissimi barbari. E per noi ovviamente è una bella occasione vedere con gli occhi degli altri il nostro mondo, la nostra società medievale. Questo domani e dopo domani.
Io questa sera però vorrei provare a fare ancora invece una cosa un po'diversa. Io vorrei provare adesso a calarmi. le cautele le ho avanzate tutte. Adesso vorrei provare per un attimo a calarmi invece nella mentalità di quegli occidentali del medioevo che la crociata la apprezzavano in blocco, senza discussione, e vedere come mai, in che modo, in modi diversi, alcuni grandi personaggi della nostra storia sono diventati grandi personaggi proprio attraverso la partecipazione alle crociate.
In altre parole, vorrei fermarmi sul fatto che il giudizio sulle crociate cambia nel tempo, però... La grande maggioranza di noi ha sentito parlare di Goffredo di Buglione, ha sentito parlare di Riccardo Cuor di Leone, ecco. E come mai? Perché sono andati alle crociate. Ma chi erano costoro esattamente?
E come mai sono diventati dei modelli, degli esempi, dei personaggi che per generazioni sono stati ricordati? Su Goffredo di Buglione devo dire diro pochissimo. Goffredo di Buglione è uno dei leader della prima crociata.
Della prima crociata forse potremmo dire ancora questo, che non abbiamo finora detto. Il Papa Urbano II la lancia in un momento in cui sta puntando decisamente a essere lui, il Papa, il leader dell'Occidente. Questo anche perché quello è il momento, intorno al 1000, i secoli a cavallo dell'anno 1000, è il momento in cui in Occidente lo Stato invece è più debole.
I re ci sono, ma sono debolissimi. Il potere è tutto gestito dai signori locali nei loro castelli. Oppure da principi che possiedono magari tanti castelli in una certa zona. Ecco, se fossimo qui mille anni fa ci sarebbero i Malaspina, va bene, ci sono i Malaspina. Comandano in Lunigiana e fin verso Genova, d'accordo, principi regionali, certo non re.
Ecco, in quell'epoca il potere è gestito tutto a quel livello. C'era un sovrano più potente degli altri, l'imperatore, e appena uscito da quel capitolo di storia che tutti ricordiamo, che l'ha un po'traumatizzato, della lotta per le investiture. Ricordate Enrico IV a Canossa, piedi scalzi, ecco.
Dopo un trauma come quello del conflitto col papato anche l'imperatore è debolissimo. Perché vi dico questo? Per un solo motivo.
La prima crociata è l'unica a cui non partecipa nessun re e neanche l'imperatore. Perché sono ridotti molto male in quel momento. Non per niente il papa sceglie proprio quel momento per venire fuori e organizzare lui una grande impresa collettiva di tutta l'Europa cristiana.
I re non sono più dei concorrenti, c'è il papa e ci sono i principi locali che comandano a livello regionale e sono questi che partono, il conte di Tolosa, Boemondo d'Altavilla il normanno che possedeva un pezzo d'Italia meridionale, altri, molti conti duchi francesi che possiedono ciascuno una regione, magari la Borgogna, magari la Normandia, ecco uno di questi è Goffredo di Buglione, della famiglia dei duchi di Lorena, uno fra i tanti. Di questi tanti noi non sappiamo quasi niente. Non abbiamo, per quell'epoca non abbiamo ancora, che ne sono lettere private, per esempio, di un re. Non abbiamo testimonianze un po'libere di qualcuno che se li descriva anche nel privato, come avremo più tardi.
Io poi vi parlerò di Luigi IX il Santo, per esempio. Luigi IX il Santo abbiamo dei racconti di amici suoi intimi, che ci raccontano i dettagli più personali, ma è passato del tempo. Nell'undicesimo secolo, quando parte la prima crociata, roba del genere non c'è. È un'Europa molto arretrata ancora, quella.
E lo vediamo proprio dalle fonti che ci lascia. Goffredo di Buglione, come tutti gli altri, chi fosse in cuor suo non lo sappiamo. Sappiamo che è diventato famoso perché fra i tanti che sono partiti è quello che poi alla fine, quando hanno conquistato Gerusalemme, erano tre anni che erano lontani da casa, e avevano già rischiato la pelle tutti quanti parecchie volte, e adesso ce l'avevano fatta. Avevano conquistato Gerusalemme, cavalcato con i loro cavalli, nelle strade della città e nella moschea con il sangue che arrivava fino alle ginocchia dei cavalli e adesso si trovavano ad aver conquistato questo immenso paese, immenso dal loro punto di vista, piuttosto grande effettivamente, dalla Turchia fino all'Egitto e cosa ne facciamo di questo paese? Torniamo a casa adesso, ma nemmeno per idea, restiamo qua a governarlo, questo nuovo regno che abbiamo conquistato per Dio e per Cristo.
Come lo organizziamo? Vi ho appena detto che i re non contavano niente. chi comandavano i principi, proprio per quello decidono di fare un re.
In questo modo tutti i capi potranno continuare ciascuno a comandare un pezzo del territorio, ma ci sarà un primus inter pares, che conterà molto poco, che però avrà quella sacralità che i re hanno, perché il re è una figura consacrata. Noi non sappiamo niente di come l'hanno scelto, possiamo solo immaginare le discussioni. Non sappiamo se hanno scelto il più coraggioso, che è la versione ufficiale, o quello che dava meno fastidio di tutti. o quello che stava già un po'male di salute e infatti poi è morto quasi subito? Non ne sappiamo niente.
Però scelgono Goffredo di Buglione, che quindi è il primo re di Gerusalemme, l'anno dopo muore. Basta, basta evidentemente, è il primo re di Gerusalemme. Poi vabbè, il tasso qualche secolo dopo dà una mano per costruire evidentemente un mito che rimane radicato nel nostro immaginario.
Però Goffredo di Buglione è questo, io con tutta la buona volontà di più non vi potrei dire, è un po'poco come vedete. Vi vorrei parlare un po'più a lungo di un altro esempio invece, di eroe che attraversa il periodo, che emerge dal periodo delle crociate. Ho citato prima Riccardo Cordileone, lo lascerei per dopo. Vorrei fermarmi di più su un altro re che magari è un pochino meno conosciuto, però anche lui lo abbiamo sentito, Luigi IX di Francia, Luigi il Santo, San Luigi dei Francesi, il re santo del 200 francese. Luigi IX è un personaggio straordinario che incarna in pieno l'ideale della crociata, in un momento in cui intorno a lui c'è già qualcuno che comincia a non crederci più tanto, è il personaggio non di uno che non ha niente da perdere, ma di uno che ha un regno da perdere e decide di metterlo in gioco per andare a Gerusalemme.
Ed è, grande fortuna per chi fa il mio mestiere, il protagonista di molti racconti, narrazioni storiche, è un personaggio che ha lasciato un grande impatto su chi l'ha conosciuto. Si sapeva benissimo che era un santo. A volte faceva un po'perdere la pazienza proprio per questo, ma era uno diverso dagli altri.
Chi l'ha conosciuto si è messo subito a scrivere. Io l'ho conosciuto, è successo questo e quest'altro, l'ho visto, seduto per terra che rendeva giustizia, gli ho parlato, gli ho raccontato questa cosa e lui si è messo a ridere. Abbiamo molti scritti di questo tipo su Luigi il Santo che ci permettono di costruire l'immagine di quello che è stato considerato da tutti i suoi contemporanei l'esempio massimo di eroe della crociata.
Chi era Luigi? Luigi è uno che vive la crociata molto chiaramente nel senso di un pellegrinaggio tenitenziale. Bisogna andare a conquistare Gerusalemme, è un obbligo, bisogna farlo e più soffriamo, più rischiamo la vita nel farlo, anche se non vorremmo, perché non è un matto che sia disposto a farsi ammazzare per il martirio, tutt'altro.
In una situazione pericolosa, in terra santa... Uno va a dirgli, ma forse faremo meglio a metterci al sicuro, non siamo mica venuti qua per farsi ammazzare tutti, e lui, Luigi, lo guarda e gli fa guarda che non c'è nessuno che ama la vita più di me. Però, per un re cristiano, è un dovere. Si è chiaro?
Io sto cercando di esprimere il pathos con cui loro vivevano queste cose, noi poi possiamo dire atteggiamenti molto lontani dai nostri. Però, di cui credo dobbiamo condividere con i nostri antenati il senso che si trattava di cose grosse, importanti per loro. Luigi è dunque uno che vive la crociata come un momento di sofferenza, di umiliazione, di penitenza. E'uno che quando decide di andare a liberare la Terra Santa, da un lato deve mettere in piedi un grande meccanismo militare, finanziario, trovare risorse, svuota il tesoro dello Stato, recluta cavalieri, trova le navi, costruisce un porto apposta, Egmort, sulla cotta della Francia Meridionale. Però al tempo stesso va poi a imbarcarsi, attraversando il suo regno di Francia, a piedi, spesso facendo scalzo il tratto da una chiesa a un santuario.
E comunque a piedi, vestito da pellegrino, col bastone, la bisaccia, niente abiti sontuosi, eccetera, e la gente è lì che lo guarda, stupefatta, perché appunto, come vi dicevo, ormai c'è già qualcuno che non ci crede più così tanto, e vedere un re che invece si crede fino a questo punto, ecco, convince tutti che è un santo. E'lì che cominciano tutti a dire, non è mica una persona normale quello lì. C'è un racconto di un frate italiano che si chiama Salimbene da Parma, cronista molto divertente di allora, un francescano.
che era in Francia in un convento a Sainz, dove si teneva il capitolo generale dell'ordine francescano, e il re passa di lì durante il suo viaggio per andare a imbarcarsi per la crociata. E Salimbene racconta, beh, si sapeva che doveva arrivare il tale mattino e voleva parlare ai frati, quindi tutti gli sono andati incontro. Questo non c'entra con la crociata, ma diciamo lo stesso.
Salimbene dice che c'era un frate particolarmente importante nel convento. frate Eudrigo che era anche arcivescovo di Rouen e quindi lui per andare incontro al re voleva andare con tutti i suoi paramenti di arcivescovo e quindi la mitria e il pastorale e ha perso tempo a prepararsi quando è stato pronto erano già tutti usciti e allora io l'ho visto che si precipitava fuori con la mitria e il pastorale gridando dov'è il re? dov'è il re? e tutti gli altri perché erano già tutti sulla strada che guardavano dove stava arrivando il re e l'hanno visto arrivare a piedi col bastone da pellegrino, che poi dice vi voglio parlare, lo fanno entrare nella chiesa che ha un pavimento di terra battuta ancora, gli vogliono portare delle panche e lui dice ma no ci sediamo per terra.
E si siede per terra e parla ai frati e gli dice che ha bisogno del loro aiuto. E lì più smaliziati cominciano a preoccuparsi perché quando il re chiede alla chiesa un aiuto spesso bisogna mettere mano al tesoro e invece il re dice subito no no io vado solo a mie spese, sto spendendo soltanto del mio. L'aiuto che mi serve sono le vostre preghiere. E dice Salimbene, che era presente, italiano. I frati francesi piangevano tutti.
Luigi è uno che ha fatto voto di andare incrociata, c'è andato due volte. La prima volta ha rischiato di lasciarci la pelle. E c'è morta un'infinità di gente. La seconda volta ci ha lasciato la pelle sul serio. La prima volta era ancora giovane, ha fatto voto di andare incrociata perché era stato molto malato.
e durante la malattia aveva avuto delle visioni e quando si riprende dalla malattia dice io ho fatto voto di andare, di prendere la croce e di andare a liberare il sepolcro. Nel frattempo i musulmani l'hanno già riconquistato, il santo sepolcro, quindi si tratta di nuovo di liberarlo. Ho fatto questo voto e dice, com'è che dice? Una frase molto bella, dice il mio spirito sta pensando alle visioni che ha avuto, al delirio, è stato in punto di morte. Il mio spirito è stato a lungo al di là del mare.
E ora questo mio corpo se ne andrà laggiù. Dopodiché sua madre e il vescovo di Parigi cercano di convincerlo che siccome l'ha fatto nel delirio, il voto non è buono e non c'è bisogno che vada. E lui, che si è già fatto cucire sull'abito la croce, che era il simbolo dei crociati, si chiamano così perché si fanno cucire sull'abito la croce, lui si strappa dal vestito la croce, la dà al vescovo e gli dice adesso ridammela, che voglio che tutti vedano che sono sano di mente nel momento in cui la prendo.
Va? Non va interessante, va in Egitto perché hanno fatto il calcolo strategico che conquistando l'Egitto si riesce a interrompere i collegamenti interni al mondo musulmano e dopo Gerusalemme cadrà da sola. In realtà in Egitto sbarcano, hanno però delle grandissime difficoltà, alla fine vengono sbaragliati.
Molti morti, il re viene catturato, deve pagare un grosso riscatto, dopo... Quando i musulmani liberano i prigionieri bisogna tornare indietro, è complicatissimo, ci vogliono anni, è un'esperienza tragica, tra malattie, epidemie, il re la vive in pieno con tutto il suo corpo, c'è la dissenteria nell'accampamento, il re soffre di dissenteria come tutti gli altri, sviene spesso, ha una dissenteria tale che, dice il cronista, a un certo punto hanno dovuto tagliargli il fondo delle braghe per facilitare le cose. E gli dicono, ma vai su una delle galere, vai sulle navi dove puoi essere al sicuro almeno. E lui dice, no, il mio popolo è qui, sono qui, stanno morendo qui, resto qui anch'io, per capire il tipo sempre.
A un certo punto ci sono dei cadaveri insepolti. di cristiani che sono stati uccisi in combattimento, nessuno li ha seppelliti, il re va e dice li seppellisco io, chiama i suoi amici e dice andiamo a seppellire quei martiri, loro hanno sofferto la morte, noi possiamo anche sopportare il fastidio di seppellire i loro corpi e non abbiate ripugnanza per questi corpi perché sono martiri in paradiso, un santo, infatti tutti intorno a lui sono sballorditi. Sia ben chiaro, non sto descrivendo il comportamento normale di tutti i crociati, sto descrivendo un comportamento che incarna in pieno gli ideali crociati, ma che i suoi stessi contemporanei giudicano qualcosa di abbastanza svalorditivo.
E'però un uomo complicato, complicato, con sfumature. A un certo punto nell'accampamento passano dei pellegrini armeni, cristiani d'Oriente, che stanno andando a Gerusalemme. Ci stanno andando con un salvacondotto del sultano, il quale, se la gente arriva pacifica, la lascia andare a Gerusalemme. Sono solo quelli che arrivano armati, che vengono combattuti e in genere sconfitti. Aperta parentesi, anche a Luigi IX il sultano ha offerto, dopo averlo sconfitto, di andare con un salvacondotto in pellegrinaggio a Gerusalemme.
Ci tengono tanto, lo facciamo andare. E Luigi IX ci terrebbe davvero tanto e si tormenta e poi alla fine decide di non andare. Perché dice, se io...
che sono il re di Francia, accetto un salvacondotto per andare a Gerusalemme e non la conquisto, vado solo a vedere, poi torno, chi altri andrà mai a cercare di conquistarla? Tutti penseranno che se basta quello che ho fatto io, lo faranno anche loro. E non ci va, perché lui la vuole conquistare, perché questo è una specie di frate da tanti punti di vista. Sembra San Francesco in molte cose, il martirio, i cadaveri...
stare in mezzo alla gente che soffre, però a noi può sembrare una contraddizione, non lo è perché è un crociato. I biografi lo descrivono anche al momento dello sbarco, quando finalmente sono arrivati davanti alle spiagge e i battelli da sbarco si sono aperti, i cavalieri hanno cominciato a scendere, a sguazzare nell'acqua, a prendere possesso della spiaggia e Luigi era in mezzo a loro, a cavallo, in armatura, con un elmo d'oro, il più bel cavaliere che abbia mai visto, dice uno dei cronisti. E siccome ci sono alcuni arabi che controllano la scena da lontano, Luigi non resiste, scende giù a cavallo e da solo sprona con la lancia in resta contro questi.
Lo trattengono a fatica, perché lui è il re. Quindi, come vedete, un crociato è sempre due cose insieme. Uno che sta comportandosi con un atteggiamento quasi da frate francescano, da un certo punto di vista, e dall'altro un guerriero che è andato lì per menar le mani. Ma vi dicevo che c'è anche, appunto, ci sono aspetti che ci lasciano ancora più stupiti. L'autoironia sua e di quelli intorno a lui.
Uno dei biografi di cui vi parlavo è uno che l'ha conosciuto bene, un grosso nobile francese che ha avuto in carica i suoi ordini, ha scritto un grosso libro con tutti gli aneddoti che ha potuto ricordarsi della vita di San Luigi. Si chiama Joanville questo signore. E Joanville dice, sì, durante la crociata a un certo punto nell'accampamento sono passati questi pellegrini che vi dicevo, armeni che andavano a Gerusalemme, cristiani d'Oriente.
E questi cristiani d'Oriente sapevano. che il capo dei crociati europei era un grande santo, un re santo. Lo sapevano e si sono fatti indicare la tenda e sono andati tutti lì e davanti alla tenda c'era Joinville.
E loro gli chiedono di vedere il re santo. E Joinville, che il re lo vede tutti i giorni, lo conosce benissimo, conosce tutti i suoi difetti, le sue debolezze, sa che è un santo, lo ammira enormemente, però ci discute anche, ci litiga anche più di una volta. Joinville entra...
E fa il re. Sì, re. Lì fuori c'è una folla di gente che dicono che vogliono vedere il re santo.
Ma io non ho mica ancora voglia di baciare le vostre ossa. Cosa vuol dire baciare le vostre ossa? Immaginate la loro logica, il culto delle reliquie, che per loro è una cosa ovvia.
Il santo, com'è che uno incontra? In che forma uno incontra i santi? Perché nelle chiese ci sono le reliquie, le ossa spesso dei santi, e si baciano. Ci si inginocchia e si baciano le reliquie.
Questa frase, che a noi non dice quasi niente, Non ho ancora voglia di baciare le vostre ossa, per loro dice tutto. Sarai anche un santo, magari sì, ma intanto sei vivo, e speriamo che quel giorno sia il più lontano possibile. E poi c'è anche comunque quella misura di dubbio, diciamo, voglio dire, i santi vivi, ma i santi sono morti da tanto tempo di solito. E il re, dice Joinville, si mise a ridere fragorosamente.
Era il primo che non aveva voglia di andare in giro dicendo io sono il santo e farsi adorare come santo. Dopodiché, quando muore, durante la sua seconda e ultima crociata, dove molti non hanno più voluto accompagnarlo, perché intanto sono passati ancora altri anni, ormai siamo nel 1270, l'ideale crociato davvero ormai... Non attira più molta gente, molti che sono andati con lui la prima volta e hanno visto come è finita non hanno più voglia di accompagnarlo, anzi quando fa sapere che vuole partire nel Regno di Francia si diffonde una certa costernazione all'idea, lui parte lo stesso, va, lo stesso Joinville non ci va, poi lo scrive nel libro, sì, sono un po'pentito, avrei dovuto andare, ma come si fa? Quello era un santo e lui ci è andato. Ci è andato, si è ammala.
Delirio, morte, prima di morire nel delirio dice dobbiamo mandare dei predicatori per convertirli, conosco dei predicatori così bravi, dobbiamo mandare quelli per convertirli. E uno non sa se sta soltanto delirando o se forse l'esempio di San Francesco, che ormai è passato tanto tempo, comincia a funzionare anche a quel livello. Ecco qui siamo veramente alla fine dell'ideale crociato nel senso che è stato quello vero.
Un ideale cioè che riusciva a unire questo enorme spirito di sacrificio, il fascino enorme che loro provavano per chi andava, insieme con il nostro sconcerto ovviamente, perché i nostri valori sono ben diversi, insieme con l'idea ben ferma che si va armati a massacrare, a conquistare, a sottomettere, a sbaragliare. Luigi Nono che sul Letto di Morte dice conosco dei predicatori bravissimi, è veramente in qualche modo l'icona dell'ideale crociato che sta davvero finendo. E'Riccardo Cordileone, che è noto, credo, ancora più di Luigi il Santo a tutti noi.
In parte è colpa di Walter Scott, suppongo, e poi di tutta la saga di Robin Hood, fino ai cartoni animati di Walt Disney. Riccardo Cordileone, che ovviamente fa pandan con il cattivo re Giovanni, Giovanni Senzaterra. Queste sono figure che abbiamo in mente un po'tutti. Riccardo Cordileone è un eroe coraggioso, mentre Giovanni Senzaterra, suo fratello, lo sappiamo, è invece un cattivo vigliacco. E Riccardo Cordileone è così famoso, ed è stato poi scelto da Walter Scott come eroe dei suoi romanzi, perché è stato uno dei protagonisti delle crociate.
Prima di Luigi IX, terza crociata, fine XII secolo, una delle più grandi, più impegnative. In questa terza crociata Riccardo Cordileone va in un momento in cui le sorti del Regno di Gerusalemme sono a livello più basso. Sta andando tutto veramente molto male, il Saladino ha riconquistato Gerusalemme, ormai restano solo più brandelli di regno da difendere, qualche porto, si fa una grande crociata, Riccardo Cordileone, re d'Inghilterra, parte e in quella crociata è l'unico che si dimostra capace di tenere testa sul campo al Saladino. È l'unico comandante crociato che in campo aperto una volta sconfigge Saladino in battaglia, dopo che molti erano stati sconfitti.
A sedia cittale conquista, sparge il terrore, si fa vedere da tutti in battaglia, non come Luigi il Santo che si faceva prendere l'entusiasmo, però poi combattereva come tutto poco perché stava sconfitto subito. Riccardo Cordileone vince, continua a vincere, combatte e sempre in mezzo ai cavalieri, lui personalmente con la spada in pugno, l'armatura coperta di sangue e tutti lo guardano e dicono ma che bravo, che meraviglia, questo è un vero uomo, questo è un vero re, un vero leone, cuore di leone. Ora è tutto vero, era un grande guerriera, nel senso che noi sappiamo che anche in Europa, prima di partire per la crociata, è stato uno dei re d'Inghilterra che hanno combattuto di più. Nemici ne trovava sempre, vassalli ribelli da sottomettere, suo fratello Giovanni, il re di Francia, ha combattuto per tutta la vita. Noi sappiamo anche un po'di altre cose su Riccardo Cordileone.
Ha combattuto per tutta la vita mettendosi in gioco personalmente e gli piaceva molto, era un grande combattente. Ha ammazzato un sacco di gente di mano sua, ha massacrato prigionieri in moltissime occasioni, impiccato, affogato, prigionieri a decine o a centinaia, sia cristiani sia poi, con ancora maggior soddisfazione, musulmani in terra santa. Era odiato dal suo popolo, intanto perché era francese, come mai il re d'Inghilterra fosse un francese non sto a raccontarlo perché è troppo complesso, ma comunque era francese, che che ne dicano Walter Scott e il romanzo di Ivano.
Ero odiato dal suo popolo perché imponeva tasse terrificanti, non era Giovanni, era Riccardo che imponeva tasse terrificanti per finanziare le sue guerre. Era conosciuto da tutti come un sovrano crudele, feroce, oppressivo, ma un grande guerriero e questo la gente piaceva. Quando poi quel grande guerriero, con sollievo di molti, lascia l'Europa per andare a combattere gli infedeli, l'eroe è fatto. Perché le crociate sono anche proprio questo, sono state pensate anche per questo. Quando noi leggiamo gli appelli alle crociate da Urbano II in poi o i trattati sulle crociate, sul fatto che è obbligatorio per i re, per i principi, per i cavalieri andare alle crociate, ecco, quello che pensano gli ecclesiastici, che sono gli intellettuali di quell'epoca, è proprio questo.
Questi nostri re, principi, cavalieri, che comandano, riscuotono le tasse, rendono giustizia, impiccano i malfattori, e lo fanno con durezza, con violenza, sono tutti armati, il potere è tutto militare, e si combattono fra loro continuamente. E andranno tutti all'inferno, naturalmente, perché tutti hanno le mani bagnate nel sangue. E se questa loro violenza, pensano i chierici, che sono gli intellettuali del Medioevo, se questa violenza dei potenti e dei ricchi, noi riuscissimo a convogliarla verso un fine buono, se li potessimo mandare in terra santa a combattere i nemici di Dio, a difendere la cristianità laggiù, questo è la crociata anche. E quindi va benissimo, chi in patria si è macchiato le mani di sangue e andrebbe all'inferno, Quando fa la stessa cosa oltre mare, invece, è un eroe.
E Riccardo Quardileone rimane uno dei grandi eroi dell'Occidente, dell'Europa, nonostante tutte quelle cose che abbiamo detto. Perché è un grande eroe? Perché faceva una paura terribile ai musulmani. Gli aneddoti che corrono nella letteratura medievale su Riccardo Quardileone sono di questo tipo.
Molti scrittori lo raccontano. I saraceni avevano così paura di re Riccardo? Che le mamme musulmane, per far star buoni i loro bambini che piangevano, gli dicevano guarda che viene il Riccardo.
Dopodiché, appunto, mi avvio a chiudere, quello che mi sembra importante che noi cerchiamo di capire è che molte generazioni di nostri antenati hanno condiviso questo blocco di idee, di valori, di ideali. che ai nostri occhi sembrano in parte ideali magari stravaganti, però affascinanti, forse, in parte invece non sembrano ideali proprio per niente, per loro non era una contraddizione. Per molto tempo, prima di cominciare a stancarsi e a non crederci più, gli occidentali hanno creduto che fosse giusto cercare il martirio, che fosse giusto seguire Cristo sulle tracce della passione, soffrire, rischiare la morte, uccidendo per strappare ai nemici di Dio qualcosa che era considerato così prezioso, i luoghi santi, il sepolcro, sapendo perfettamente che se nel fare questo ci si arricchiva, si conquistavano nuove terre, nuovi imperi, si diventava re, principi, questo non era una contraddizione, anzi era il giusto premio e quindi ancora più eroe chi è andato ed è riuscito anche a diventare re, come Goffredo di Buglione.
E vorrei chiudere evocando. una situazione specifica, quella di una famiglia di principi, questi principi territoriali che vi ho ricordato così spesso, che sono quelli che più di tutti si sono avvantaggiati di queste straordinarie occasioni di salvarsi l'anima e al tempo stesso vivere una grande avventura con prospettive mirabolanti di successo. All'epoca di Riccardo Quardileone, che è anche l'epoca di Federico Barbarossa, della battaglia di Legnano, della Lega Lombarda, In Italia c'era, fra gli altri, un lignaggio di principi, erano i Marchesi di Monferrato, dalle mie parti in Piemonte. Erano di quelli che avevano molto da perdere con la crescita dei comuni cittadini e con la sconfitta dell'imperatore, perché se crescono i comuni c'è meno spazio per i principi, per il mondo rurale, per i nobili delle campagne. Proprio negli anni di Legnano, il Marchese di Monferrato, Guglielmo il Vecchio, che ha quattro figli maschi, che sarebbero già troppi comunque anche se le cose andassero bene, e che invece fa molta fatica a immaginare un futuro per loro in un mondo in cui appunto l'imperatore è stato sconfitto e le città trionfano, comincia a pensare che per uno del suo rango c'è una via d'uscita.
E questa via d'uscita è offerta dall'oltremare. È come se le crociate avessero aperto un orizzonte che prima non esisteva o era chiuso, e che invece adesso, almeno per i potenti, almeno per i principi, sui poveracci... E sui motivi per cui partivano sappiamo molto meno.
Ma certamente per i principi è come se improvvisamente il mondo si fosse raddoppiato. Qui le cose vanno male, ma là ci sono prospettive straordinarie. Specialmente per un principe che ha dei bei figli, alti, biondi e robusti. Cosa succedeva in quel momento nel regno di Gerusalemme? Il Saladino stava appunto cominciando la sua riconquista.
L'orizzonte si stava già abbastanza oscurando. Ed era tanto più oscuro in quanto il re di Gerusalemme... successore di Goffredo di Buglione, era un ragazzino di 15 anni, malato di lebra, Baldovino IV, re di Gerusalemme.
Malato di lebra, cioè di una malattia che all'epoca non si sapeva curare e che si temeva fosse molto peggio di quello che è in realtà, si credeva una malattia terribilmente contagiosa, cosa che invece pare non sia, ma certamente si aveva un orrore profondo della lebra e in ogni caso non si guariva. Eppure lui era il re, la corona era capitata a lui per diritto ereditario, anche se era chiaro che entro pochi anni sarebbe rimasto paralizzato e cieco e poi sarebbe morto. E certamente non era pensabile che si trovasse una ragazza nobile che si potesse accoppiare con lui per dargli un erede, ma il re aveva due sorelle e dunque era evidente a tutti che i mariti di quelle sorelle avrebbero potuto candidarsi per governare il regno di Gerusalemme. E naturalmente i baroni del regno erano tutti in fila a vedere chi avrebbe prevalso e sarebbe riuscito a strappare la mano di una di queste principesse. Ma Baldovino IV, che a 15 anni il giovane re lebroso pare che fosse un tipo molto in gamba, quel poco che sappiamo di lui, non si fida dei baroni del regno, preferisce un marito per una delle sue sorelle che venga da fuori e che possa garantire appoggi, conoscenze, alleanze sul continente.
Senza quelle il regno di Gerusalemme non ce la farebbe a tirare avanti. Morale si mettono d'accordo, il marchese di Monferrato, Guglielmo, manda suo figlio, che si chiama Guglielmo come lui, soprannominato Lunga Spada. a sposare Sibilla, la figlia, la sorella, scusate, del re Lebroso.
Il giovane Guglielmo arriva, i cronisti lo descrivono, molto bello, alto e biondo, i cavalieri medievali sono tutti alti e biondi perché questo era il loro ideale, è anche vero che i marchesi di Monferrato erano a medi tedeschi per matrimonio, piace molto, sposa la ragazza, la mette subito incinta, intanto banchetta, beve molto, dicono i cronisti, ma questo è normale perché un uomo deve, insomma, dimostrare che è un uomo. Poi comincia a deperire, si ammala, in tre mesi muore. Naturalmente i baroni d'oltremare cominciano tutti a guardarsi in faccia per vedere chi è che ha tirato fuori il veleno dagli stipetti segreti, ma non si scopre mai niente.
Del resto molti di questi giovani biondi che arrivano dall'Europa in quei climi muoiono all'improvviso, appena arrivati ci sono abituati. Ora la ragazza è incinta. Nascerà quindi un erede, infatti nascerà, sarà Valdovino V di Monferrato, re di Gerusalemme, ma deve ancora nascere.
E il giovane re Lebroso che intanto combatte, è ancora in grado di stare a cavallo in quel momento e di combattere contro il Saladino e riesce anche a tenere testa al Saladino in una battaglia, però sta peggiorando rapidamente. Ci vuole un altro marito per una di queste sorelle, sempre quella rimasta vedova che è la maggiore, quindi conta di più. E stavolta arriva un altro pretendente europeo.
Guido di Lusignano dalla Francia e la sposa. Anche Guido di Lusignano viene da fuori, quindi i baroni del posto non sono per niente contenti, ma non riescono a velenarlo comunque. Guido di Lusignano deve far vedere che lui è un vero uomo, naturalmente.
Perciò decide di andare a affrontare il Saladino e fermare questa riconquista progressiva che sta strangolando il regno. Raduna l'esercito, tutti i membri dell'ordine dei Templari, dell'ordine dell'ospedale, tutti i baroni con i loro cavalieri, i loro vassalli. Parte per andare a affrontare il Saladino, che è stato segnalato da qualche parte in Galilea, attraversano la Galilea, piena estate, zona arida, stanno per arrivare al lago di Tiberiade, quello dove Gesù cammina sulle acque, dove finalmente ci sarà da bere.
Prima che arrivino, il Saladino li attacca e li circonda senza acqua. Rimangono lì, il giorno dopo si arrendono tutti quanti. Saladino fa tagliare la testa a quelli che in passato gli avevano fatto qualche sgarbo e a quelli che gli stavano più antipatici, come i Templari, che considerava dei fanatici.
Con gli altri ne gotte un riscatto. Tra gli altri c'è anche Guglielmo di Monferrato, il vecchio, il nonno del bambino che sta per nascere, o che intanto è nato forse in questi mesi, è venuto a prendersi cura dell'eredità, evidentemente. Lui rimane prigioniero per un po', nessuno paga un riscatto per lui. Comunque molti vengono liberati. Il Saladino ha annientato l'esercito di Gerusalemme e è in grado di riconquistare l'intero regno.
Va avanti in poche settimane, occupa quasi tutto il regno, occupa Gerusalemme, che non cadrà mai più in mani cristiane. Rimane soltanto un porto, San Giovanni d'Acri, dove si sono rinchiusi gli ultimi cristiani in armi. In quel preciso momento arriva sulle coste della Terra Santa un altro figlio del marchese Guglielmo.
Si chiama Corrado, è stato anche lui a cercare fortuna in Oriente, a Costantinopoli, ha sposato una principessa bizantina. Ha represso una congiura per conto dell'imperatore, poi anche lui ha capito che c'era il rischio di essere avvelenato a restare troppo lì. è partito per la Terra Santa, senza sapere niente di quello che è successo, della disfatta dell'esercito, del fatto che il Saladino ha riconquistato tutto. Corrado arriva in nave in un porto che crede in mani cristiane, entra in porto, sulla banchina ci sono delle sentinelle musulmane. Allora c'è questo dialogo che per noi è sballorditivo e che invece i cronisti raccontano come una cosa del tutto ovvia.
Corrado dice, non sappiamo in che lingua avrà avuto l'interprete, nasconde di essere un principe perché era venuto a dare una mano in terra santa, se no l'avrebbero arrestato evidentemente, e dice no noi siamo dei mercanti cristiani, siamo venuti a commerciare, abbiamo saputo che il Saladino ha conquistato tutto, e sicuri della sua protezione veniamo a commerciare. E le guardie non fanno una piega, la cosa è assolutamente normalissima, i mercanti vanno e commerciano e fanno affari comunque sempre e nessuno li disturba, per cui riprendono il mare, filano. vanno a sbarcare nell'unica città che intanto si sono informati e ancora in mano cristiana è San Giovanni d'Acri.
E lì ovviamente l'arrivo di Corrado di Monferrato, che è un combattente già conosciuto, un cavaliere noto, viene accolto con entusiasmo. Lui si assume il compito di difendere la città, raduna le poche forze disponibili, difende la città, il Saladino arriva alla sedia, non riesce a prenderla, il Saladino alla fine prova. a convincere Corrado ad arrendersi, tira fuori suo padre, il vecchio Marchese Guglielmo, che è ancora prigioniero, e gli dice, guarda che se non mi cedi la città, condanno a morte tuo padre. E Corrado dà una di quelle risposte che poi naturalmente in tutti i mercati dell'Occidente vengono raccontate per generazioni e che suscitano l'entusiasmo. Dice, ma ha già vissuto molto a lungo mio padre.
Saladino a questo punto trova che veramente questa gente è... Libera il Marchese lo stesso e lascia perdere. Finalmente Saladino ha il colpo di genio, trova il modo di liberarsi di Corrado, che nel frattempo ha compiuto altre imprese, ha distrutto l'unica flotta egiziana che faticosamente Saladino è riuscito a costituire, ma Corrado ha le galee genovesi e pisane e quindi sbaraglia le navi musulmane. Saladino non ne può più, ma poi ha il colpo di genio.
Lui ha ancora fra le mani il re Guido di Lusignano. Quello che ha sposato Sibilla e che ha portato l'esercito al disastro e che è odiato da tutti, lo libera gratis. Guido di Lusignano va a bussare alle porte di tiro e dice io sono il re, adesso Corrado mi cedi il potere.
E Corrado naturalmente ancora una volta dagli spalti rifiuta, gli dice tu hai portato l'esercito alla rovina, ti sei giocato la corona, non hai più nessun diritto, perciò. Si formano i partiti, ci sono quelli che vorrebbero che effettivamente tornasse Guido, ci sono quelli che vogliono Corrado. Dall'Europa i veri re, un po'stufi di questi fantocci interessanti, decidono che ora intervenire. Parte Riccardo Cordileone, per esempio, e partono altri re. Arrivano, combattono per un po', Riccardo Cordileone guadagna grandi vittorie, inutili, non riescono a riconquistare Gerusalemme, finalmente si stufano e se ne vanno via tutti, Corrado è rimasto, è l'unico che è rimasto.
I baroni alla fine si radunano e decidono che lui è l'unico che è degno di essere re di Gerusalemme, aspettando che suo nipotino, il bambino Baldovino, diventi grande. C'è l'accordo di tutti perché Corrado sia il coronato re di Gerusalemme. Il giorno dopo, dopo pranzo, Corrado esce in strada, due assassini lo affrontano, lo accoltellano, lo lasciano morto per terra e non diventerà mai re di Gerusalemme.
Ora, perché vi racconto questa storia? Perché secondo me noi dobbiamo anche... Prima di fare cose che in qualche modo secondo me parleranno di più ai nostri problemi di oggi, come discutere sul concetto di guerra santa o di jihad, prima di fare questo noi dobbiamo però avere un po'l'idea di quali erano invece le idee, le fantasie, le immagini che i nostri antenati di allora avevano in mente. E loro avevano in mente questo.
Quando loro parlavano di crociate, pensavano certo alla salvezza dell'anima, alla passione di Cristo. visto all'ideale, al sogno di andare a toccare con le proprie mani il santo sepolcro, e al tempo stesso pensavano a questo mondo dove potevano capitare queste cose, dove uno poteva partire e diventare re. Un altro fratello di Corrado, Bonifacio, ma non ve lo racconto perché è troppo lungo, diventerà addirittura imperatore di Costantinopoli dopo essere partito per una crociata.
E i suoi seguaci saranno da un lato un po'pentiti perché Costantinopoli non era proprio l'obiettivo della crociata, a dire il vero. Era un impero cristiano, loro l'hanno conquistato. Però non resistono, le canzoni dei loro trovatori sono piene di entusiasmo per l'impero che abbiamo conquistato e siamo diventati tutti re e principi.
Ecco, questa immensa avidità. che però appunto si traduce in uno sforzo, in un desiderio di conquistare, di prendere, di arraffare, di massacrare, mettendosi in gioco però fisicamente, rischiando la pelle, e sicuri che si sta facendo una cosa benedetta da Dio, questa è credo l'essenza del fenomeno delle crociate. E'qualcosa che credo per noi può essere molto lontano, ma il mestiere mio è proprio quello di cercare di raccontare, di capire un po'.
anche ciò che i nostri antenati avevano di molto diverso da ciò che siamo noi oggi. Ecco, grazie.