Su Chu, palla di cuoio calciata dal piede. Così si chiamava il gioco, primo antenato conosciuto del calcio, con cui l'imperatore cinese Shen Ti allenava il suo esercito, 2000 anni prima di Cristo. Anche in Occidente si hanno testimonianze antiche di sfide fra due squadre organizzate con ruoli ben precisi, che in un campo rettangolare dovevano rubarsi la palla e cercare di portarla fino alla linea di fondo avversaria. In Grecia si era diffuso l'epischiros, il gioco che si affermò in seguito come una delle attività preferite dai legionari, i quali, combattendo nell'esercito di Roma, lo diffusero in tutta Europa col nome di arpastum.
Da quel momento fino al Medioevo, il gioco del pallone conobbe una rapida evoluzione, con usi e regole diversi in ciascun territorio e a volte con un agonismo tale da preoccupare i governanti, come accadde con Re Enrico V. che nel 1388 vietò nelle isole britanniche il large football, perché troppo violento. Convinta mecenate dello sport fu invece la famiglia Medici, che sostenne lo sviluppo del calcio fiorentino, organizzando in Piazza Santa Croce le sfide fra 60 giocatori, rappresentanti delle due zone di Firenze separate dall'Arno. Il calcio moderno nasce però in Inghilterra, dove fin dal XVII secolo questo sport era liberamente praticato. Fu presso il Trinity College di Cambridge, che si definirono le 14 regole del gioco del football, e di lì a poco venne fondata la prima squadra, lo Sheffield Football Club, il 24 ottobre 1857. Si cominciò così a distinguere in maniera chiara il calcio dal rugby e venne ufficializzato lo schieramento a 11 giocatori per squadra, nonché il ruolo del portiere, l'unico a poter toccare la palla con le mani. La popolarità del calcio continuò a crescere e nel 1908 viene incluso fra gli sport olimpici.
Nel frattempo era già nata la FIFA, la federazione che nel 1930, da un'idea di Jules Rimet, organizzerà il primo mondiale. Una storia anche tutta italiana, con la maglia azzurra della nostra nazionale, vincitrice ad oggi di ben quattro mondiali.