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Lezione sulle Avanguardie nel Ventesimo Secolo

Se si vuole entrare a parlare del ventesimo secolo, è assolutamente necessario affrontare un concetto che è storpiato e stracciato costantemente, che è quello delle avanguardie. Pensate che ci sono stati degli artisti che hanno... insegnato avanguardia tutta la vita all'accademia, cioè facendo avanguardia come se l'avanguardia potesse diventare accademia, c'erano quelli che facevano l'avanguardia quotidiana, andavano tutti i giorni a spiegare come si fa a fare la rivoluzione e poi andavano a prendere il caffè tranquilli, quindi il concetto di avanguardia ha bisogno di essere ridefinito, anche perché è essenziale all'idea della modernità. In realtà è un tema che si viene a delineare Molto recentemente i primi a parlare di avanguardia sono ovviamente quelli della politica. Il primo grande dibattito sulle avanguardie è quello che trova ad opporsi la tesi di Lenin e quella di Trotsky, che per voi sono persone che conoscete benissimo, quindi non mi dilungo più di tanto. Però, per caso qualcuno non avesse le idee chiare, un piccolo contributo ve lo devo dare. L'idea politica di avanguardia è... in Lenin era che l'avanguardia dovesse essere prodotto dalla classe operaia, cioè dovesse essere una realtà interna alla classe rivoluzionaria che si generava a tirarla verso le correnti della storia, tesi alla quale si opponeva quella di Trotsky, ed è finita poi male per Trotsky, ma non troppo bene neanche per Lenin. Chi è che suona? Sono io? No, aspettate, sì, sì, ma non rispondo. il telefono, tesi che poi riprende in modo molto diverso Trotsky, che sostiene che l'avanguardia non può essere che esterna alla classe, sono due concetti opposti, Trotsky questo tema lo affrontava per un motivo anche abbastanza comprensibile, sostenendo che se la classe operaia era alienata come avrebbe potuto fare. fare a generare una sua avanguardia, l'avanguardia non poteva essere che esterna alla classe operaia e quindi tendenzialmente doveva essere fatta da chi era già entrato nel dibattito intellettuale. La critica a questa tesi era stata poi quella grozza stalinista che diceva ma se è esterna è borghese, allora come fai ad essere un'avanguardia borghese sulla classe operaia? Quest'è una di lana caprina, però poi è finita male perché è finita con un colpo di piccozza in testa in città del Mesico. al povero Trotsky e in un dibattito che è stato invece drammatico per la storia politica del XX secolo. Allora questo concetto dell'avanguardia va un po'definito ma è radicale, senza l'idea dell'avanguardia non si può immaginare ciò che è stata la storia della modernità nostra recente e non si può neanche capire bene qual è stata la funzione dei creativi all'interno della società moderna. Ora il tema avanguardia credo che quello che la definisce... finito meglio di tutti è Giulio Cesare. Voi vi ricordate tutto il De Bello Gallico, lo leggete ancora regolarmente prima di andare a dormire penso. Nel De Bello Gallico Cesare a guida delle sue legioni, quando va nelle Gallie, ogni tanto prende un gruppo che chiama di al manda all'avanguardia, cioè ne sceglie un centurione e quattro soldatoni, li manda avanti alle truppe di soldi. solito questi vanno a fare la perlustrazione fra i Galli e li vengono restituiti rotti e spennati, oppure talvolta tornano indietro a dire la tal tribù è lì, abbiamo visto il territorio e altre volte fanno anche una brutta fine, tendenzialmente fanno una brutta fine le avanguardie di Cesare, però sono la prima volta che viene usata la parola, il concetto di un'avanguardia rispetto al grosso delle truppe, questa di Giulio Cesare è tuttora la prima volta che viene usata la parola. la migliore definizione possibile di avanguardia, perché è quella che fa capire che il rapporto di avanguardia è necessariamente un rapporto dialettico con il grosso delle truppe. L'avanguardia esiste in quanto forma un nucleo che ha come compito quello di illuminare il percorso della massa che sta dietro e di trascinarla in una direzione. Questo concetto è trasversale, nell'idea che ci si forma nella modernità. Ed è un concetto che ha un'importanza straordinaria per il mondo delle arti, perché chi ne fa parte non è alla ricerca del successo, ma è alla ricerca di una strada che poi sarà una strada di successo per le basse. Ne deriva una conseguenza. immediata, banale da capire, che senza basse non ci può essere avanguardia. Quindi il primo dato da definire è che cosa sono le masse. Le masse non sono il popolo trasversale, cioè Il Medioevo non aveva masse, aveva dei popoli trasversali. Le masse si formano quando si formano i grandi nuclei organizzati all'interno delle società moderne. Per esempio, c'era una volta un'epoca in cui se uno andava a Lecco alle 7 del mattino trovava 10.000 biciclette davanti ai portoni delle fabbriche. La sirena e queste 10.000 biciclette entravano, quelle formavano massa. Avevano tutte una cosa in comune, la stessa direzione delle biciclette. Le masse sono aree di popolo organizzate che hanno una direzione univoca. Questa direzione univoca consente un vettore e il vettore può consentire in un qualche modo un magnete di trascinamento. Se non esiste il vettore non esiste la massa. La situazione attuale nella quale noi viviamo è ben diversa, le 7 del mattino all'ecco non ci sono più 10.000 biciclette davanti alle fabbriche, alcuni dormono ancora, altri sono già svegli da un'ora, uno prende una direzione, uno prende un'altra direzione, il vettore sommatorio in realtà fa punto fermo, non fa più punto direzionale. Questa mutazione dal mondo di massa al mondo attuale è la caratteristica vera della postmodernità, cioè noi viviamo in un mondo completamente diverso. che ha invece curiose similitudini con la trasversalità popolare dell'alto medioevo. Noi siamo neo-medioevani in questo senso. Allora, il periodo delle avanguardie è necessariamente legato al periodo nel quale si cominciano a formare le masse. Ed è necessario in quanto dà delle indicazioni. Credo che il primo vero fenomeno d'avanguardia che sia riscontrabile nella storia europea non è affatto legato, come uno potrebbe immaginarsi, alla rivoluzione francese, dove già il tema comincia a porsi, perché Robespierre e i suoi giacobini trascinano l'opinione delle circoscrizioni parigine verso il terrore o verso l'imposizione politica, ma non riescono a trascinare il paese intero. Infatti devono usare il terrore, cosa che torna fuori ogni volta che le avanguardie tendono ad avere o credono di avere un destino storico che non si realizza, alla fine sono costretti a sparare. E gran parte della storia drammatica del XX secolo è legata al fatto che le avanguardie che tenderebbero a trascinare gli altri non ci riescono. Cioè Pol Pot immagina la sua rivoluzione, non ci riesce e prende tutti quelli che non sono d'accordo e li fa fuori. ma devo dire in un certo senso tutti i sogni idealistici, Ivi compreso, quello dello Stato di Israele, si trova sempre costretto quando gli altri non lo seguono a una conflittualità forte, che è quella che c'è oggi tra lo Stato di Israele e Palestina. Quindi è un dato stabile quello della crisi, dell'avanguardia quando non ha una risposta all'interno delle masse. La questione è diversa nel momento nel quale le masse hanno... non ha direzionabilità e questa direzionabilità delle masse si sente per la prima volta in realtà nella Francia post rivoluzionaria quando un gruppo di ragazzacci intorno a un autore teatrale che è Victor Hugo inventano questa rappresentazione teatrale di un pezzo di teatro di una noia tra l'altro sublime che è Hernani, ma in questa serata di apertura di Hernani a Parigi siamo inerenti a fine inverno, inizio primavera del 1830, avviene uno scontro formidabile fra un gruppo di ventenni, ma fra questi ventenni ci sono alcuni dei più grandi autori, c'è Théophile Gautier che è giovanissimo, c'è Camille Saint-Saëns il musicista che è giovanissimo, c'è tutta la piccola intelligenza parigina che traccerà poi la storia del secolo e si scopre che è un'altra storia, contro i vecchiacci, i quarantenni, i sessantenni come me non erano neanche previsti. Lo scontro fra i ventenni e i quarantenni finisce a lanci di cavoli in testa l'uno all'altro, finisce una sorta di gazzara pubblica, interviene la polizia, bloccano la roba, poi viene ripreso questo pezzo teatrale. e nei pochi mesi successivi questo gesto di un gruppo sparuto diventa un gesto che coinvolge la città intera. Credo che facciano una roba tipo 200 rappresentazioni successive, calcolando che erano... teatro di 1500 posti, vuole dire che più di, magari alcune serate ne erano vuote, ma più di 150-200 mila persone vanno a vedere uno spettacolo in quanto lo sentono come lato di rottura, un micronucleo con una produzione artistica è riuscito a trascinare una vasta fascia di popolazione in una direzione ottica dalla quale alcuni reputano sia nato il percorso forse poi del romanticismo successivo. Fatto sta che cinque mesi dopo, a luglio, questi stessi che si sono riscaldati all'interno del teatro sono i partecipi della rivoluzione che con l'estate farà saltare la restaurazione parigina e metterà le basi della prima monarchia costituzionale. Il fatto d'avanguardia ha trascinato un nucleo di massa, il nucleo di massa ha tirato appresso una serie di alternazioni. che si sono trasformate in una mutazione politica radicale. Credo che sia l'esempio più potente di fenomenologia dell'avanguardia. Da quel momento in poi però l'idea di avanguardia diventa, senza ancora essere dichiarata tale, ma l'idea che piccoli nuclei siano in grado di trascinare fenomeni esterni molto forti diventa una sorta di sensazione specifica degli aggregati borghesi del XIX secolo. Anche in situazioni assolutamente improbabili perché all'opposto di questa che è un'avanguardia di successo c'è quella formidabile Fiorentina a Firenze nel caffè Michelangelo a metà degli anni 50 del XIX secolo attorno ad un mercante d'arte che è Diego Martelli che probabilmente non è mai riuscito a vendere un quadro perché Fiorentini dopo il rinascimento è stato un'azienda di non ha mai più comprato nulla, neanche adesso, sto intanto tentando di rifilare un bidone a uno che passa da fuori, ma loro non comprano nulla. In questa situazione dove nessuno compra nulla si forma un nucleo di simpatizzanti e questo nucleo di simpatizzanti ha una caratteristica specifica molto particolare, che l'Italia è ancora quella preunitaria e che la Firenze preunitaria è una delle aree più liberali della penisola. cioè sotto gli ultimi governi dei Lorena, a Firenze si è liberi. A Milano c'è l'imposizione austriaca, a Roma c'è il Papa, nel sud questa cosa bizzarra che è l'ultima fase implosiva della monarchia borbonica, a Firenze si può discutere. Poi passano gli stranieri e se un veneziano non si sente bene a casa proprio va a Firenze. Lombardo, Firenze, finiscono tutti, Firenze diventa una sorta di luogo di adunata di artisti intellettuali alternativi o insoddisfatti e questo nucleo viene raccolto da Diego Martelli intorno al Caffè Michelangelo dove si incontrano sapendo benissimo che nessuno li comprerà mai niente, però il fatto che si incontrino è importantissimo perché lì si forma per loro una nuova identità che è quella che diventerà poi la cultura. macchiaiola sostanzialmente e questa nuova identità avrà negli anni nei vent'anni successivi un'influenza radicale su tutta la visione estetica della penisola in quel momento lì si è formato il nucleo alternativo e questo nucleo alternativo è stato in grado di trascinare Poi ovviamente i grandi percorsi delle vanguardie saranno quelli che si formeranno nella Francia del dibattito artistico articolato dove nella sostanza dei fatti, il rapporto fra creatività e pubblico passa, e questo sin dalla fine sostanzialmente del XVIII secolo, ma con radici ancora più antiche, passa attraverso i salon. Ogni anno l'Accademia a Parigi organizza il salon dove vengono esposte le opere degli artisti più importanti selezionati da nuclei stessi. nominati da questi artisti. Nel Salon si vede quello che bisogna vedere, cioè la famosa zattera della Medusa, il quadro forse più rivoluzionario, viene presentato al Salon. Nel Salon si vede ciò che avviene di nuovo e lo si vede in quanto la società è ancora tutta pulsante intorno ad una città sola, cioè ciò che avviene lì viene vista dalla parte più evoluta della città e come tale ha comunicato. Ma questo modo suo di procedere va a formare ed è comprensibile. va a formare una sorta di nucleo di potere, chi è nel nucleo di potere determina quello che succederà l'anno prossimo. Rispetto a loro, ai salon, si formano due salon nuovi a metà del secolo. Il primo è quello dei rifiutati, cioè quelli che non sono stati ammessi, i non ammessi fanno loro il salon proprio, il salon de Gauffuset. E gran parte delle innovazioni... di ciò che sarà poi, chiameremo poi più avanti l'impressionismo, passerà attraverso il Salone dei Refusè e successivamente al Salone dei Refusè si forma un altro Salone ancora che è quello degli indipendenti, les Indépendants et les Refusè diventano l'alternativa, cioè diventano la relazione all'esistente che tende a sua volta a trascinare delle masse a seguirle. In quei tre nuclei, i Refusè, Indépendant et Maccaioli, i fiorentini cioè caffè michelangelo si forma la genesi di un'idea completamente nuova che sarà quella dell'avanguardia e da quel momento in poi tutta una serie di meccanismi apriranno la alla creatività la necessità della dialettica questo non solo nel campo delle arti maggiori della pittura e della scultura ma anche nel campo che sta nascendo allora della rivalutazione delle arti decorative, perché così come quel nucleo si sta formando a Parigi, a metà del secolo, proprio nello stesso anno nel quale a Londra si apre la prima delle Expo, quella del Crystal Palace, nello stesso anno si forma il gruppo dei Pre-Rafaeliti e il gruppo dei Pre-Rafaeliti a sua volta che cosa decide? Decide di autogiustificarsi Non me ne importa più tanto di essere riconosciuto fuori, di essere accettato alla Royal Academy, che è ancora conservatrice trombona, anche se poi ci sono degli artisti di grande importanza nella Royal Academy, noi siamo in una ipotesi di alternativa alla Royal Academy. La cosa interessante è che intorno a questo nucleo dei pre-Raphaeliti appare anche per la prima volta un uomo che avrà una funzione radicale. nella mutazione del gusto, del decoro e degli oggetti che è William Morris. William Morris è fratello stretto del fenomeno pre-Raphaelita e porranno delle ipotesi diverse di vita, quindi non solo di arte, che diventano sostanziali come dibattito all'interno della società. Da qui viene fuori un dato importantissimo, le avanguardie tendono ad essere non solo propositive di un'estetica, ma tendono ad essere propositive. C'è la guerra qui sopra. di una visione del mondo, cioè si legano necessariamente ad un concetto di visione e come tali sono necessariamente ideologiche. Le vanguardie quindi sono piccoli gruppi esterni alla mano. massa, se c'è la massa, a condizione che ci sia la massa e sono radicalmente ideologiche perché propongono delle alternative sostanziali. Così come i macchiaioli inventano la loro storia innovativa sul rapporto tra creatività, luce, modo di dipingere, gli inglesi vanno molto più in là, Mori si inventa una ipotesi completamente innovativa del rapporto col modo di produrre. Morris è la più simpatica critica possibile allora all'Inghilterra di David Copperfield, cioè l'Inghilterra è la Londra dei fumi, la Londra dell'industria, della grande industria allora, la Londra del proletariato crescente, non per nulla sono gli stessi anni nei quali Carlo Marx pubblica il capitale a Londra, quindi avete una serie di percorsi che possono definire un'area di avanguardismo totale, Morris che dice basta. Basta col prodotto industriale. Carlo Marske dice, proletari del mondo intero unitevi, cioè sono due temi paralleli. non necessariamente integranti l'uno dell'altro ma paralleli, che sono di rottura rispetto a quella che è la società del momento. E poi il messaggio di Morris sarà un messaggio anche molto premiante perché si... lega a quello della cultura pre-Raffaellita, che è una cultura di tipo pararomantico, di ritorno alle origini ancestrali e celtiche, di ripresa del gusto, dei valori, del mito medievale, di esaltazione. del rapporto con la vita di campagna e di fatti Morris farà la grande esaltazione della vita di campagna come risponde ai fumi di Londra dicendo viva l'artigianato, viva l'artigianato, recuperiamo i valori storici opposti, immaginiamo il prodotto nel villaggio, viva il rovere che è così inglese, viva il disegno celtico che è la nostra radice, viva il mito che è la nostra identità e in questo percorso con degli apporti teorici esterni che sono sempre necessari nell'avanguardia dell'avanguardia, non esiste senza uno che mena il camperlaia teoricamente, che nel quel caso è Ruskin, usando la visione tardoromantica e neomedievale di Ruskin, combinando tutto nasce una nuova visione del mondo. Questa nuova visione del mondo è tra l'altro uno dei primi passi di ciò che sarà il design. momento preciso in cui si definisce quella che l'avanguardia britannica avrà già il suo contrapunto il suo contrapunto e l'opposto e che dice non me ne importa nulla di essere alternativo all'industria anzi viva l'industria miglioriamo la che è la storia di christopher dresser cioè i due personaggi opposti morris e dresser definiscono sin dal cuore del xix secolo tutto il dibattito che arriva fino a ieri mattina e che solo oggi sta prendendo una piega diversa, ma le due ipotesi possibili, o l'avanguardia di rottura, l'avanguardia che va in una direzione opposta a quella che noi ci immaginiamo, oppure l'esaltazione del potere esistente e la razionalizzazione del potere esistente. Se uno volesse esagerare fino in fondo potrebbe dire che Dresser è il primo, in qualche modo, protostalinista e che dall'altro lato Morris è il primo. prototrozchista, per tornare al punto da quale eravamo partiti. Non è ovviamente vero, però è una sorta di esaltazione caricaturale che consente di capire due elementi paralleli che andranno sempre a determinare la specificità dei movimenti della modernità e che troverete regolarmente nella storia dell'architettura, delle arti minori, ogni qual volta dei nuclei scappano e vanno a formare una realtà diversa. Pensate a cos'è la fuga di un'arte, di un'arte fantastica dalla facoltà di architettura verso la pittura che va a formare il gruppo della brücke in germania e prima ancora il movimento parallelo ai hughes ma il movimento della brücke che nel 1906 che trova la sua la sua genesi nasce proprio da questa stessa necessità di dire usciamo da un percorso esistente inventiamoci un percorso alternativo dobbiamo diventare una area di trascinamento rispetto a quella che è la realtà esterna. Questo dato è un dato stabile, costante della modernità, con una serie di declinazioni diverse da un caso all'altro, ma dove alcune di queste declinazioni diventeranno metodologicamente insostituibili, sono quelle. E'curioso che un paese abbastanza marginale alla rivoluzione... industriale come il nostro, l'Italia, abbia invece svolto in quel campo una funzione teorica e una funzione di metodo comportamentale tale da far sì che la fenomenologia italica diventa una delle più attraenti di tutte, perché il primo movimento di rottura, cioè quello è il caffè Michelangelo, il secondo movimento di lettura è addirittura goliardico, è quello della scapigliatura lombarda. L'architettura robarda negli anni Ottanta ripete esattamente lo stesso percorso, cioè un gruppo di artisti contrari all'Accademia Ufficiale Chebrera affittano spazio esterno dove fa la sua mostra, pensa che non avrà nessuno, gli arrivano 40.000 persone, questo già in epoca postunitaria, e arrivano 40.000 persone, giovani principalmente, che vanno lì a sentire le prime critiche melanconiche una promessa di modernità. dove avvenire come conseguenza l'unità d'Italia che non è avvenuta e lì nasce un'altra corrente di pensiero, ancora una volta in un nucleo minimo autopromosso, autogestito che però avrà delle conseguenze. conseguenze potentissime perché tutta la cultura successiva dell'alternativismo totale, cioè i mobili finto araboidi dei Bugatti come i sogni indiani di Segantini che va a cercare i miss. della vecchia tradizione dell'India su per le Alpi, perché le Alpi sono la cosa più indiana di cui ci si può vantaggiare facilmente fuori Milano, sono le conseguenze di quella mutazione. E infine il fenomeno folle del futurismo, cioè la dichiarazione, il manifesto di Marinetti con tutta la sua contraddizione con l'esaltazione della... dell'attivismo, dell'azionismo con l'atteggiamento filo bellico che c'è dentro, con la voglia di rompere rispetto al passato e questa sorta di esaltazione per ogni cosa che fa un rombo meccanico, ancora una volta è un fenomeno analogo, cioè un piccolo nucleo che si posiziona fuori dalle masse e che tenta di trascinare. Questo percorso andrà avanti con regolarità, è quello che troverete dietro la nascita di Dada. è quello che troverete dietro la lace dei primi surrealisti, cioè attraverso tutta l'idea della modernità si fonda costantemente su dei mini nuclei esterni, e su dei mini nuclei esterni che si legittimano verificandosi, e che non hanno neanche bisogno inizialmente di ottenere il successo, perché qualora ottenessero successo smetterebbero di essere ciò che sono, hanno invece bisogno sì di un dialogo. con le masse che sia un dialogo conflittuale, le serate che facciano a teatro i futuristi dando le sberle al pubblico sono un esempio forse goliardico ma abbastanza significativo, la stessa cosa verrà nella Francia dada e nella Francia poi surrealista, il tentativo è di essere oppositivi al concetto di società esistente e di tirare questa società in una direzione nuova e innovativa. Dura ancora oggi, è la domanda che bisogna porsi, che cosa è? ancora l'idea di avanguardia oggi. È molto difficile immaginarsi il fenomeno d'avanguardia nel momento nel quale scompaiono le masse. Che cos'è la scomparsa delle masse? Io intanto lo racconto in un modo molto banale partendo da una mia singolare e assolutamente insignificante esperienza personale. Metani 70, voi stavate ancora per nascere, metani 70 essendo io un maniaco delle innovazioni fui uno dei primi ad avere il telefono in macchina, allora non c'erano ancora i telefoni telefonini, per alcuni spreconi, era una roba costosissima, costava quasi quanto l'automobile, aveva un telefono in macchina, io non ho potuto non averlo subito, e mi misi questo telefono in macchina, e mi ricordo che la prima volta che avevo il telefono in macchina, ero come tutti i milanesi di allora, venerdì sera, ancora c'è questo rito milanese, è un po'decaduto, però c'è ancora, venerdì sera i milanesi adorano stare in fila due ore al casello di Melegnano. è un fatto tribale, è lì che si sente veramente il milanese che si va via, e mi ricordo ancora questo rito, che era il rito della massa, uno si sentiva lì veramente tante scatolette metalliche in fila davanti al casero di Meleniano, più immagini di massa già un po'postmoderne di quella non ci poteva essere, era la risposta alle 10.000 biciclette in fabbrica a Lecco. Come sempre... Mi misero il telefonino, digitai il numero e chiamai il mio amico Cristo, sia a chi vides a Berlino. E per la prima volta ho avuto la sensazione che ero scappato dalla massa, perché il sistema della comunicazione innovativa rompeva l'appartenenza al nucleo di massa. Non ero più come gli altri, tutti con la direzione vettoriale, che aveva come unico scopo di passare le lampadine del casello. ero in grado di scappare da quella situazione di prendere una direzione diversa questa mia piccola esperienza ancora d'avanguardia allora nel giro di vent'anni è diventata un'esperienza di tutti al telefonino abbiamo aggiunto internet a internet prima pensavamo che il fatto fosse innovativo, non è stato nulla rispetto a Internet. Oggi non esiste più la massa, questo è il dato più importante della nostra mutazione attuale. Oggi non esiste più un fatto per il quale siamo tutti in riga nella stessa direzione. Ognuno di noi ha il diritto di prendere la direzione che vuole, magari non fisicamente, ma questo non conta. Sicuramente da un punto di vista cerebrale e da un punto di vista degli aggregati mentali. che sta alla base della futura crisi creativa nella quale voi vi trovate, perché non avete più l'opportunità di sentirvi quel nucleo minimo che tira tutti gli altri indietro. Pensate che fortuna avevano i miei amici ormai defunti, tipo Marco Zanuso, che hanno fatto il Politecnico nell'immediato dopo guerra, le classi erano di 30 persone, me lo diceva anche la GAE, quando si è iscritta lei erano in 32 in aula, ma in 32 in aula... nel corso, e quei 32 avevano la sensazione di essere chiamati a trascinare un mondo della produzione che nel dopoguerra si stava riorganizzando, era facile fare il vostro mestiere, oggi è una questione completamente diversa, non è più quella roba lì, oggi si sta delineando una relazione diversa fra la massa da trascinare e la realtà che vivete, tanto perché non c'è più la massa, oggi il rapporto creativo è un rapporto fuori. fra trasversalità popolare e situazioni che adesso tentiamo di definire. Cos'è la situazione attuale? Se siamo tornati al popolo trasversale del Medioevo, allora ci conviene dare uno sguardo al Medioevo per capire come funziona il meccanismo aggregativo. Quali erano le caratteristiche? Così anche una descrizione cinematografica del Medioevo, i signori che vestono tutti colorati come nei quadri del Medioevo. della infanzia del perugino, una calza bianca, l'altra rossa, una gialla, l'altra nera, il giusto cuore fatto di colori diversi, i signori, i disperati tutti vestiti di marrone scuro perché non hanno neanche soldi per tingere la lana e usano quella della pecora cruda, questo è il mondo del Medioevo, in questo mondo del Medioevo chi è che definisce i meccanismi della società. Da un lato chi detiene il potere, il principio, il comune, ma nel resto d'Europa soprattutto il monarca, quello determina il potere e le classi sociali alte che ne derivano. Quindi è tutto abbastanza stabile. Ma chi può influire su questa massa marrone che è la massa rimanente? Ovviamente due reali, direttamente il predicatore, il tribuno popolare, quello che dice in un latino un po'corretto quello che gli altri tenderebbero di esprimere in un cattivo latino, il predicatore, il fratacchione della quaresima, quello che arriva e gli dice popolo bue di... Milano, pentiti, per esempio. Ora, se fate un esercizio letterario e prendete alcuni dei personaggi più noti della nostra cosmogonia televisiva, per esempio il mio amico Vittorio Sgarbi, provate a vestirlo con un saio francescano da predicatore, gli sta benissimo, ma prendetene anche degli altri, Giuliano Ferrara, mettetevi il saio da predicatore. li sta benissimo, andate avanti così, prendete anche Fazio, gli mettete una veste da pretino predicante, li sta benissimo. Allora, siccome è la veste che fa il monaco, non è affatto vero che l'abito non fa il monaco, è la veste che fa il monaco, cioè questo aspetto estetico vi rivela una cosa molto importante, sono tornati prorompenti nel nostro mondo i tribuni popolari, cioè quelli che dicono in un latino migliore ciò che il popolo pensa in un latino disordinato. Non siamo più in epoca di avanguardia. Siamo in epoca neotribunizia e questo fenomeno dell'epoca neotribunizia ha i suoi paralleli anche nelle estetiche. Esiste un neotribunizismo, una neotribuna del design per esempio. Esistono quelli che lanciano le provocazioni. Non so chi di voi ha mai visto Philip Stark. di vivo mettetevi una tonaca da francescano predicatore perfetto lo possiamo mettere con gli altri che abbiamo elencato prima perché un altro che lancia dei progetti che sono quelli che il popolo trasversale recepisce immediatamente e si identifica. Quindi non esistono più le avanguardie, esiste il mondo tribunizio. Ma non solo, accanto al mondo tribunizio si è formato l'altro mondo anche, che è il mondo sofisticato della tavola di Re Artù, che era l'altra alternativa del Medioevo. Il Medioevo genera da un lato il tribuno e dall'altro lato genera la tavola di Re Artù. La tavola di Re Artù in sostanza è la elite. I problemi di Lancilotto, il fatto della sua spadona, la questione che lui doveva andare a conquistare la dama, erano problemi sostanzialmente suoi, di cui forse conversava. alla tavola di Re Artù facendosi dare dei suggerimenti da mago Merlino, ma che questa sua tematica fosse condivisa con il popolo degli agricoltori, dei contadini, dei servi della gleba. Per lui era totalmente ininfluente. L'anciloto partiva con la sua grande lancia, oppure con lo spadone, e andava per un suo viaggio alla ricerca del suo graal a favore della sua dama. Era un percorso assolutamente opposto a quello delle avanguardie, perché non aveva neanche per un attimo l'intenzione di trascinare le masse a suo seguito. Anzi, sarebbe stato un assoluto fastidioso ingombro il seguito delle masse. rispetto alla sua avventura. Ebbene questa figura di Lancilotto è l'altra figura che esiste. È utile o è inutile Lancilotto? Questa è la domanda. È creativo o è totalmente, in un qualche modo, incapace di generare? È sterile. Lancilotto nel Medioevo era alla fine anche lui creativo, perché il suo percorso folle verso direzioni inattese era il percorso che per osare... Osmosi andava a tingere sugli altri, ma per una strana osmosi, non per una volontà di trascinamento immediato. Oggi se pensate a quello che è tutto il dibattito che si forma nell'ambito, per esempio, della fisica teoretica. Il bellissimo libro che vi suggerisco a tutti è solo di 1100 pagine, si legge in un anno e mezzo bene. che è quello di Penrose, sulle strade della mutazione, il titolo esatto lo so che me lo sono dimenticato, il libro di Penrose è fondamentale, la via, perché lo ricordo in inglese, la via per l'innovazione, la via per l'illuminazione, una roba del genere. Il libro di Penrose è un libro fatto... In realtà, per chi si sente adatto all'iniziazione elitaria. Ma è un libro che lascia delle ricadute sul pensiero trasversali potentissime. Cioè alcuni che leggono Penrose poi vanno a raccontare questa storia ad altri. Diventa un punto di trascinamento. Gran parte del pensiero scientifico di oggi è un'area di sviluppo teorico, che non ha nulla a che vedere con un riscontro necessario sulla quotidianità, ma che il laboratorio... dove si elaborano le idee che poi successivamente sono quelle che andranno a mutare la realtà. Bene, questo stesso fenomeno avviene nelle arti visive. Questo stesso fenomeno della ricerca avanzata... A partire dagli anni 70 avviene nelle arti visive. Vorrei darvi un esempio per tutti, andatevelo anche a cercare. Un signore non più giovanissimo, forse però uno dei più grandi grafici viventi nel mondo oggi, che è Massimo Vignelli. Massimo Vignelli partecipe di una serie di meccanismi della ricerca avanzata delle arti. Pensate a tutto il movimento minimalista americano, tutta la inclinazione alla monocromia americana, e però li trasforma poi in segni visivi che diventano a loro volta aree di contaminazione. per l'elaborazione del design. Allora lì si sta scoprendo che in questi nuclei nuovi, delle nuove elite del pensiero, vi è uno spazio che è uno spazio laboratorio, che non ha più voglia, come volevano fare i lussiani all'inizio del secolo XX. di trascinare tutti nella loro direzione, non è più pronto come facevano le avanguardie a sparare su chi non era d'accordo con l'avanguardia, è assolutamente morbido questo nucleo nei rapporti della società. distilla dei veleni utilissimi che poi lentamente vanno a contaminare il resto del mondo. Questa è la mutazione più importante che sta avvenendo da vent'anni a questa parte e che dovrebbe tendenzialmente gettarvi nella disperazione, perché uno dice ma allora dove stanno? Cioè con noi cosa ci stiamo a fare? Se esiste un mondo elitario che fa per le strade proprie. In realtà è una cosa curiosa, questi mondialitari riescono costantemente a lasciare distillare i loro esperimenti e uno finisce con assorberli. Ed è questo il motivo per il quale vincito tutti ad una regolazione. e rapida corsa nel mondo dell'informazione. Cioè se uno gira, poi abbiamo la fortuna di essere nel luogo dove per il design l'informazione è forse una delle più... dense e rapide del mondo, basta con assiduità farsi già solo il salone del mobile che un'idea viene fuori, voi avete la fortuna di entrare in un mondo dove il dialogo con questi mondi esterni e litari è costantemente possibile. Ed è suscettibile non più di obbligarvi a seguirvi, ma solo a ascoltarli per vedere se gli esperimenti che stanno portando avanti possono per voi avere un'imposta. interesse e se quel tipo di interesse in voi può generare a sua volta la formazione di un altro meccanismo elitario e allora questa clonazione dei meccanismi elitari l'uno sull'altro dovuto e aiutato dalla potentissima capacità di intercomunicazione che specifica della nostra attualità ci porta in una dimensione completamente nuova e ci fa uscire da questo dibattito che avevamo affrontato l'ultima volta che cos'è il moderno che cos'è il contemporaneo contemporaneo, che cos'è il postmoderno, non saranno mica differenze più importanti in questo caso, esiste una sorta di cornucopia magica alla quale la realtà di oggi può attingere e lo può fare attraverso dei meccanismi informativi autonomi. Andare alla Biennale dell'Artitettura di Venezia o alla Biennale dell'Artivisione di Venezia è assolutamente inutile perché è una sorta di circo che vive per autoriferimento e dove queste élite non vengono percepite perché sono luoghi di autocelebrazione. Ci si va lo stesso perché poi si va tutti a mangiare il panino ed è carino, poi è meglio fare la cita che stare fermi. Ma il rapporto con le aree di elaborazione è un rapporto completamente diverso. attraverso le curiosità dei singoli e la formazione di nuclei di singoli. Ed è su questa formazione dei nuclei dei singoli che si deve fondare la vera scommessa della creatività del momento attuale. Allora, per riassumere... La formazione dell'avanguardia è lo specifico della nascita della modernità. La rottura, la fine dell'avanguardia è la caratteristica reale del momento che viviamo. Il momento che viviamo è un momento di assoluto... assoluta articolata libertà fra aree elitarie e aree di elaborazione di nuove ed impossibili, perché il dialogo di oggi è un dialogo trasversale. più in grado di codificare fino in fondo il gusto di mercato. Le indagini di mercato sono nella metà del caso o sono totalmente normali, banali, semplici, oppure le indagini di mercato vanno regolarmente fuori pista. Permettono di delineare le macro linee, ma neanche poi tanto perché se fossimo stati in grado di determinare le vere macro linee avremmo evitato il crack finanziario dell'inizio del XXI secolo. per logiche autonome e su queste logiche autonome influire è molto difficile, ma è possibile ancora immaginare un dialogo di tipo elitario con il popolo trasversale ed è in questo dialogo che deve nascere l'idea della società. la creatività oggi, uno non deve più pensare a farlo perché trascina gli altri, il progetto del Huf-Eisen, quartiere fatto a ferro di cavallo di Taut, le idee alla Loos, basta con la decorazione, tutti i massimalismi avanguardisti oggi sono totalmente inutili, quello che serve è la ricerca di raffinate ipotesi mentali che diventino percorsi elitari. e sperare che questi percorsi militari aprano un dialogo con il popolo trasversale della nostra attualità. Questa è la strada attuale. Adesso andiamo a prendere un caffè e poi riprendiamo dopo con un concetto altrettanto necessario per capire a che punto siamo arrivati. Se si prende per buono questo concetto di avanguardia, voi scoprirete che non è un fenomeno specifico della modernità, ma che avviene ogni qual volta un nucleo ristretto e in grado di trascinare gli altri. direzione diversa. Vi do solo un esempio particolare, cioè c'è un pittore di cui tutti sentono sempre parlare ma non hanno delle idee chiare su esattamente chi sia, che è Caravaggio. Quando Caravaggio arriva a Roma all'inizio del XVII secolo, secolo, lui è portatore di una lettura completamente diversa dell'estetica, è erede di una serie di innovazioni di pensiero che sono quelle della controriforma lombarda e riassume una serie di dati oggettivi che si sono già venuti ad articolare alla fine del Cinquecento, quando la controriforma comincia a influenzare l'opinione degli artisti in due direzioni, quella di essere fedeli più possibile ai dogmi da un lato, ma il più vicino possibile al popolo dall'altro, per cui alcuni artisti diventano di traino perché sono più vicini alla gente. la concretezza, nel periodo nel quale ci sono quelli che dipingono delle madone che sembrano delle vere signore incontrate o delle signorine incontrate per strada, nel periodo nel quale Guido Reni dipinge il San Giuseppe come un vero falename, cioè fa vedere i chiodi che utilizza, questa realtà è già preesistente ma Caravaggio la riassume e rompe tutti gli equilibri estetizzanti per introdurre una sorta di crudezza. della rappresentazione, di fisicità della rappresentazione, che di totale rottura, arriva a Roma e comincia per la prima volta a dipingere i santi proletari, le Madalene con i piedi sporchi. Non si era mai fatto un piede sporco prima, era impensabile. Lui prende la modella che ha trovato per strada, così come l'ha trovata, forse fa la prostituta o lavora in un'osteria, dove è stato a mangiare o a bere. e la fa vedere con i piedi sporchi. Da quel momento in poi i piedi sporchi vengono legittimati, cioè il Caravaggio è in fondo l'avanguardista dei piedi sporchi, lo dico così in modo riduttivo, ma nel Veneto di Bassano, di Jacopo Bassano, i piedi sporchi diventeranno assolutamente naturali, nella pittura successiva il senso della realtà avrà una sorta di legittimazione quasi teologica, forma un percorso d'avanguardia. Il rapporto fra chi tira e chi è tirato, il rapporto dialettico che è specifico dell'avanguardia, è un rapporto che esiste più di una volta, non ha bisogno della nostra modernità, ha solo bisogno di una necessaria relazione fra chi tira e chi è trascinato, quindi ha bisogno di trascinabili, non di tiranti. I primi trascinabili sono quelli che sono mossi da un qualche interesse parallelo, senza l'interesse parallelo non è possibile trascinare. non si trascinano degli interessi diversi e in questo senso anche il medioevo ha avuto in un qualche modo la possibilità di essere trascinato da alcuni dei suoi predicatori ma la questione è un po'più complicata ancora perché diventa tale nella nostra modernità perché diventa un fenomeno trasversale e unico, egemonico rispetto all'essere d'avanguardia non esiste altro non si può che essere legati dei correnti d'avanguardia altrimenti si è fuori storia e il percorso avrà un peso particolare nelle altre aree, pensate all'importanza che avrà nel campo della produzione. progettazione architettonica, cosa c'è di più avanguardistico della dichiarazione di Loos contro la decorazione? Lui ci pensa tra il 1904 e il 1906, fa questo suo testo che diventa però un testo programmatico, ovviamente è legato a una serie di idee che già esistono prima, ma che hanno proprio in questo rapporto fra l'idea e il conflitto, conflitto il meglio della loro definizione. Voi lo sapete tutti, la Declaration de l'Ost, Decorazione ist Verbrechen, la Decorazione è un crimine. Se vi immaginate che mentre lui fa questa dichiarazione, Olbricht ha appena finito di fare la cupola dell'edificio della secessione a Vienna, che è l'opposto, perché se andate a vedere la cupola su internet, la cupola è formidabile. C'è in mente l'edificio di Loos, un pezzo di cubone un po'articolato sul davanti dove Klimt farà la grande scena interna e che si conclude con una cupola fatta con delle foglioline, le foglioline che sarebbero il massimo. La decorazione è la risposta, è l'alternativa assoluta. Sono loro stesse strutture portante. Cioè mentre uno dice che la decorazione è un crimine, l'altro gli ha fatto vedere che la decorazione è architettura. Sono atteggiamenti opposti. ma sono quelli di un dibattito che nel campo del progetto, fra il 1880 e il 1910, cioè in 30 anni, sono una sorta di dibattito perenne. Cos'è che conta? Contra il decoro o contro la struttura? Allora da un lato c'è la parte così detta di ufficialità vigente, quello stile che chiamiamo Napoleone III oppure Umbertino in Italia, dove si raccoglie tutto in un modo eclettico e dove questo eclettismo però ha una sua logica, la borghesia è onivora, quindi è giusto che lo stile sia eclettico. Le alternative alla borghesia onivora immaginano invece delle cose che... che siano molto più sofisticate, molto più razionali e lo sono in alcuni campi dell'architettura che diventeranno simboli del salto nella modernità. Pensate che in fondo l'edificio che di più colpisce la fantasia del mondo intero negli anni Ottanta è la torre dell'ingegnere Eiffel a Parigi, che è una sorta di riassunto della statica tecnica e del lavoro del metallo, un calco. di linee geometriche precise che va a finire non verso l'infinito ma verso la punta, quindi l'opposto della decorazione. La Turè Eiffel non prevede di essere decorata, però è contemporanea a delle folie decorative. Questo dibattito è costante nella nostra genesi della modernità a tal punto che spesso quando penso all'idea di un'epoca vera della modernità avanguardista, non posso fare a meno che pensare a quell'epoca che va proprio dalla tour Eiffel fino alla seconda guerra mondiale, quando costantemente la storia sembra progredire per onde successive di avanguardi che si contraddicono. Abbiamo fatto per esercizio recentemente, per divertimento, l'elenco di tutto ciò che finisce in ismo, escluso il ciclismo, ma tutto ciò che finisce in ismo, il ciclismo è un'esplosione. i futuristi, i suprematisti, tutti gli ismi che ci sono in quel periodo corrispondono ognuno di loro a un'ipotesi di un nucleo che tenta di tirare gli altri nella direzione che per loro è quella ufficiale e tendono a tirarli in una direzione che loro stessi hanno scoperto in base ai loro propri percorsi personali. Questo ci porta ai comportamenti che uno ha con i propri percorsi personali. Questi comportamenti sono sostanzialmente non più di due o tre, questi due o tre comportamenti li andremo ad analizzare anche nelle conferenze successive, ma ve li annuncio, cioè sono il comportamento della creatività, la voglia di formare dei nuclei di determinazione, quelli appunto di avanguardia, seguono solo tre strade possibili. esempio, cioè siccome il mondo così come voi me lo fate vedere non mi piace, vado a prendere un esempio altrove, o vado a reinventarmi un esempio, oppure mi vado a rassicurare attraverso un esempio trovato. È quello che si chiama classicismo. Il classicismo nasce, per la prima volta, la parola classica è divertente, lo cito sempre, nasce nella retorica del primo secolo d.C. in ambito romano, con Aglio Gello, un retore romano. che dice che per parlare bene, o per scrivere bene, per far l'avvocato sostanzialmente a Roma di allora, o letterato, voi dovete prendere degli esempi esistenti. libri, alcuni testi che appartengono alla classis. La classis in epoca romana è una cosa assai facile a definire perché la società romana inizialmente è divisa in tre, arriverà a dividersi fino a dieci classi elettorali. La classe elettorale è di appartenenza economica e di nascita e va a determinare chi vota per chi. chi? Chi dà l'indicazione sulle altre classi è la prima classe, infatti la prima classe poi nella Roma antica andrà a definire la parte più sofisticata dell'esercito che è come per gli americani di oggi, sono i marenzi. la Classis per definizione diventerà la Marina e per quello che ancora oggi quando leggete Santa Polinare in classe non è Santa Polinare che è andato a scuola, è Santa Polinare nello spazio riservato alla Marina. Ravenna era nel porto cioè Classis diventa la Marina, Marina diventa il porto, il porto diventa la Classis e a Ravenna poi adesso il mare lo ha allontanato dalla terra e non si capisce più se è in Tampolina o in Classis perché sono due chilometri di sabbia per arrivare al mare ma era originariamente il porto. La Classis è un concetto romano di prima classe che diventa il concetto nella retorica degli elementi di riferimento per formare la Classis. un'idea. Per cui gran parte dei percorsi creativi sono dei percorsi classici. Ci sono quelli dove io fo'una cosa in quanto mi riferisco ad un'altra cosa che mi dà l'exemplum da seguire. In alcuni momenti le avanguardie possono decidere di essere classiche. Perché rompono con degli altri comportamenti che poi tenterò di spiegarvi. Pensate per esempio a Picasso che prende le statue nere africane e le usa per inventare il suo protocobismo, le sue figure deformate. Noi pensiamo che sia di rottura, non è di rottura, è un classico, solo che invece di aver preso una scultura greca come riferimento è la presa africana, ma nella concezione reale sua è... Per Picasso le cose esistono in quanto si riferiscono ad altre, infatti appena fa poi il suo primo viaggio serio in Italia nel 1917 e finisce che va a vedere le raccolte a Roma di arte antica, lui torna che fa il neoclassico, cioè fa la classicità romana, prima faceva la classicità africana, poi fa quella romana, poi scopre la classicità surrealista e copia quelli. Picasso era geniale perché è classico per natura, infatti lui diceva di… di se stessa è una cosa molto simpatica, io non cerco, io trovo e nel dire io trovo voleva dire io trovo di volte e volte dei riferimenti che mi consentono di fare quello che voglio, quindi esiste un comportamento che è di rapporto regolare col passato con i riferimenti che è il comportamento classico e questo comportamento classico può essere una delle componenti dell'avanguardia, come può essere un comportamento invece di totale retroguardia, cioè quello che continua a replicare. se all'infinito perché vi butto tutti questi concetti insieme perché solo mescolandoli riuscite ad immaginare quello che un percorso di creatività uno è l'essere avanguardia perché si trascina l'altra è che tipo di motivazione trovo nell'essere avanguardia quando petrarca fa la vanguardista lui fa l'avanguardista facendo il classico dice rispetto a questo mondo medioevale che non tollero che non non posso più sopportare, che è disordinato, io voglio un riferimento solido, serio e quindi vi rompo gli equilibri esistenti e io riprendo il passato, riprendo la romanità, riprendo il gusto della letteratura romana e da lì invento un altro modo di scrivere e un altro modo di comporre poesia, ma lo fa perché riprende un modello che lui reputa essere classico, cioè si torna sempre ad avere un modello. come ipotesi di rottura con l'esistente, non mi va il modello che mi proponete, non tollero più quella roba che poi un secolo dopo Leon Battista Alberti chiamerà l'arte cruca, la chiama gotica, è come se noi dicessimo cruca, i cruchi fanno quelle robe lì, è roba del nord, noi abbiamo un'altra volontà, vogliamo riprendere la citazione del classico e la citazione del classico è la mia innovazione, l'avanguardia è la mia innovazione, la mia si può declinare secondo vari percorsi, dove quello classico è uno dei percorsi principali. Poi c'è l'opposto del comportamento classico, chiamatelo romantico, alcuni lo chiamano romantico, è difficile definire romantico, però quello che è più facile definire è quello che si potrebbe dire un atteggiamento sorgivo, cioè non cerco un riferimento esterno, cerco nella mia pulsione viscerale, profonda, una fonte di ispirazione. che mi porti ad aver voglia di essere il primo a rappresentare quell'immagine. Non il primo cronologicamente, ma il primo perché butto via tutto il resto e vado a cercare le mie robe profonde. L'opposizione fra questa immagine del faccio in ovo... quanto trovo dei riferimenti che mi giustificano a rompere gli equilibri nei quali sono costretto a vivere, che è il percorso classico e poi quello neoclassico, poi il neoneoclassico, fino ad arrivare. Quando Piacentini rifà la Romanità o tutto il gruppo degli architetti, dei progettisti degli anni 30 si ributtano a fare la Romanità. Che cosa fa? A che cosa si oppone? Si oppone all'iperdecorativismo di epoca Umbertina. Basta con tutti questi fiorellini, basta con le colonine. Io rivolgo l'arco storico che mi rassicura, cioè voglio un'altra cosa. Questo atteggiamento genera attraverso il classicismo un'ipotesi di avanguardia ed è uno dei percorsi possibili, ma così come può avvenire anche l'opposto. Quando Mendelssohn va a cercare l'architettura oscura, intima e profonda, quella famosa toracchiona che è tutt'inotta, quella sorta di pulsione quasi biologica che forma la sua grande architettura, i suoi primi progetti. E lui cosa fa? Vuole rompere rispetto a una doppia ipotesi che da un lato è classica e dall'altro lato invece è quella eclettica degli accumuli. Quindi sono due comportamenti oggettivamente opposti. uno è quello di dire vivo in quanto mi riferisco a e l'altro è vivo e creo in quanto vado a pescare all'interno delle viscere questo ha delle conseguenze abbastanza bizzare perché c'è un'illusione nel pescare nelle viscere in fondo abbiamo tutti più o meno la stessa evoluzione filogenetica e quando peschiamo delle viscere peschiamo in un patrimonio comune un patrimonio intimo. Il patrimonio comune fa sì che il linguaggio che ne proviene alla fine finisce con essere un linguaggio comprensibile e accettabile da tutti. Ci sono delle radici comuni dell'umanità che fanno sì che una... una scultura primordiale africana, una scultura primordiale moche in America Latina e la famosa colonna di Brancusi sono la stessa cosa perché mica si sono parlati fra di loro e perché hanno pescato tutto in fondo ad una nostra sorta di coscienza trasversale collettiva, cosa che piacerebbe molto a Jung, allo psicanalista, perché è una cosa che abbiamo in comune e che forse deriva dal fatto che abbiamo una origine genetica comune. che discendiamo tutti dalla stessa Eva e che discendendo da lei abbiamo tutti un'esperienza che ci accomuna, quindi non viviamo più, non ci produciamo più, non ci esprimiamo in base a dei modelli che replichiamo, ma in base al modello ontologico che ci definisce, cioè la nostra ontologia vera, la definizione del nostro essere è conseguenza della nostra filogenesi, cioè di quello che ci ha portato ad esistere. E solo noi dobbiamo... giamenti opposti e poi c'è un terzo che è altrettanto importante, che viene ancora in più, che è quello invece delle contaminazioni, dei contagi, non sono ciò che sono in quanto vado a pescarmi in fondo all'anima o perché ho trovato un modello esterno da ripetere, ma sono quello che sono perché ho preso un raffreddore, perché fino a ieri certe cose non mi erano naturali, poi mi hanno portato tre volte a mangiare. i marocchini e dopo aver mangiato i marocchini non posso più fare a meno del peperoncino rosso o i calabresi. La prima volta che un tedesco di Hamburgo mangia un peperoncino rosso muore, se ne sopravvive, la seconda volta resiste e la terza volta gli piace il peperoncino. si è contaminato. Nelle nostre lingue estetiche, nelle nostre lingue creative avviene un fenomeno analogo, cioè nessuno di noi è più in grado oggi di percepire il ritmo musicale. di Giovanni Sebastiano Bach come lo percepiva lui, perché anche se la sua ritmica è matematico, preso il più matematico dei musicisti, il più equilibrato dei musicisti, anche se è matematico e Coppman, il grande interprete bachiano, ha passato la vita a tentare di ritrovare l'originarietà del messaggio linguistico, credendo lui di averlo raggiunto, ma non abbiamo la certezza perché non possiamo paragonarle, però per molti casi lo ha fatto. Lo fa perché si è reso conto che 40 anni fa quella perfetta ritmica della musica di Giovanni Sebastiano Bacca all'interno del suo contrapunto non poteva prescindere del tamburo africano che era entrato nel nostro orecchio un secolo prima. Non si poteva più immaginare un contrapunto tra 6 e 700 senza dargli il ritmo preciso del tamburo. probabilmente per loro il contrapunto aveva sì il ritmo, ma non ce l'aveva così stringato e aveva delle pulsioni, delle tensioni diverse da quelle che avevamo noi. Cioè la contaminazione cambia il nostro modo di vedere. E devo dire la verità, la nostra cultura occidentale è la sommatoria di questi tre elementi. Da un lato, quelli che dicevo prima delle citazioni della classicità, cioè dell'exemplum, dall'altro quello delle trippe. profondità e il terzo elemento è quello della contaminazione, cioè noi siamo ciò che siamo in quanto siamo stati regolarmente contaminati. Noi abbiamo imparato delle cose dal mondo arabo che ci hanno alterato la visione del mondo. delle cose, su questo forse faremo una conferenza proprio solo sull'argomento di come noi ricambiamo la visione del mondo da essere tardogreci ad essere medievali quando scopriamo gli equilibri numerici arabi, ma non solo gli equilibri numerici, noi abbiamo parlato del mondo arabo delle cose formidabili, parole che non sapevamo prima, il zir, adesso il mondo arabo non beve più alcol. una volta non era così integralista come lo è oggi e distilava. I romani non avevano mai, facevano vino da una parte all'altra del mondo, non avevano mai pensato che si potesse distilare e fare la grappa. Cioè entriamo in contatto con il mondo arabo, scopriamo El Isir, lo scopriamo attraverso la passione alchemica, e la passione alchemica perché ci interessano delle altre cose come Al, che sono gli algoritmi, cioè ci viene tutta una serie di influenze, di urgenti. che entrano nel nostro mondo e alla fine i Veneti bevono grappa, alla fine questo lunghissimo percorso che inizia con la cultura profonda del pensiero, passa attraverso l'elisir e arriviamo e noi ci mettiamo qui, il graspo si distilla, i Veneti si distinguono dal romano antico perché è ubriaco di grappa e non di vino, fondamentale mutazione della psiche, del vivere e della nostra cultura, ora questo fenomeno della grappa lo ritroverete in mille anni. altre dimensioni. Pensate che in fondo quasi tutta la cultura occidentale si fonda non su quella cosa che diceva il povero Loos, decorazione istfaprechen, ma sul fatto che la decorazione era necessaria, cioè la nostra architettura, i nostri oggetti, le cose che ci circondano hanno bisogno necessariamente di una giunta linguistica oltre alla... propria funzione per entrare in dialogo con noi. I bicchieri più antichi che troviamo nel mondo europeo, gli oggetti più primordiali, le ossa trovane hanno già la decorazione, da sempre. Poi appena ci sviluppiamo un po'e evolviamo un po'la decorazione diventa formidabile, ci sono dei casi di decorazione, io vi inviterei un giorno di tempo da perdere ad andare a vedere quel bellissimo. bellissimo bicchiere che è conservato nel museo archeologico a Milano, in corso magenta, che è intagliato fin sotto, cioè un anno di lavoro per fare un bicchiere perché deve essere iperdecorato, la funzione è assolutamente marginale, è il decoro che conta, noi siamo dei decorativisti assoluti, pensiamo che tutto debba essere iperdecorato e poi porca miseria entriamo in contatto con il Giappone. Ci fanno serie di mostre, la prima di passo è successa, quella di Parigi è di grande successo e con l'arrivo del Giappone entriamo in un'area di contaminazione che non è più una roba classica che noi andremo a citare, è vero che per alcuni inizialmente è classica, cioè per 5 anni, 10 anni a Parigi si compravano i kimono e cominciavano a mangiare sushi dopo il 1860, però poi non è stato stabile, sono tornati alla chukrut anche loro. E albeuf burghignon. ma hanno avuto un momento così di shock ma da quel shock lì è cambiata la visione dell'estetica da quel momento in poi nel dipingere non era più necessario mescolare i colori per fare l'inguacchio ma era accettabile che i colori fossero pieni l'uno accanto all'altro quella cosa si chiama lapla un giallo poteva stare accanto a un bordeaux un bordeaux poteva stare accanto a un blu particolare come nelle stampe giapponesi E nello stesso modo in cui si assimila un'estetica nuova attraverso la comprensione di un modo di dipingere diverso, si assume un'estetica nuova nell'ambito della casa. Per la prima volta si può immaginare che una stanza sia bianca, oppure che una porta sia scorrevole, oppure che si possa stare in uno spazio reso minimo perché non ha bisogno di passi successivi in altri spazi. Cioè l'OS non avrebbe mai detto... quello che ha detto, se 40 anni prima non ci fossero state le esposizioni dei giapponesi in Europa. Allora ci sono dei fenomeni dove la contaminazione è fondamentale, cioè così come il nostro gusto non sarebbe quello che è. senza aver imparato certe cose bizzarre, nello stesso modo il nostro gusto proprio di bocca, il nostro gusto visivo, il nostro gusto del vivere non sarebbe quello che è senza alcune contaminazioni formidabili. Quelle che ci hanno colpito più di tutte, devo dire, sono state noi occidentali, quella araba prima e quella giapponese poi, anche perché sono state le più forti. fra fine XIX secolo e XX secolo, forse quella complessivamente etnoafricana, che ci hanno dato un altro impulso. Ma pensate a quanto dobbiamo successivamente all'influenza. influenza delle culture latinoamericane nell'abbigliamento più che nell'abitare, ma con tutto questo forma una sorta di pacchetto complessivo dell'esistere. Noi siamo il risultato di una serie di meccaniche di contaminazione formidabili e la cosa strana è che queste meccaniche di contaminazione non generano delle uniformità totali, non fanno l'effetto che fa il pongo. Pongo a Pasqua, lo cito sempre, il Pongo ci vede, non so se voi siete tutti dati ricchi, noi eravamo ragazzini di post bellici, cioè i regali erano molto miserabili, ma uno dei regali più ambito era il Pongo, il Pongo era fatto di barette colorate, c'è ancora il Pongo? No, pensavo non ci fosse più, arrivavano queste barette colorate, uno all'inizio faceva delle cose tutte con i colori distinti, poi dopo un po'le rimpastava, le rimpastava, le rimpastava, a Pasqua aveva una palama rossa. meccaniche culturali sono più complesse e nelle meccaniche culturali più complesse finisce che questi incroci formano dei linguaggi nuovi, i linguaggi nei quali noi viviamo oggi sono i nostri, è utile riuscire a capire le componenti che le hanno formati questi linguaggi, è utile capirlo perché vi permette di fare il passo successivo, voi in realtà qui da grandi non dovete fare i teorici come sottoscritti. ho scritto, dovete fare i creativi che è tutto un altro mestiere, per chi fa il creativo sapere quale tipo di pulsione sta governando è fondamentale, anche se lì a sua volta si può lasciare aperta una porta vastissima, ci sono anche i creativi bestia, io ne conosco tantissimi, fotografi in modo particolare, il fotografo migliore è quello più ignorante tendenzialmente, quelli che conosco più. fra i più abili, sono proprio dei primitivi assoluti, che però esprimono una sorta di fisicità totale quando fanno la loro cosa, poi non tutti perché quelli degli anni 30 ci pensavano di più, ma quelli attuali più bravi sono automatici, questo per i fotografi. Chi fa il design è già un po'diverso, perché si trova comunque a dover declinare il suo lavoro con la fisicità dell'essere umano. con le logiche della società nella quale opera, con i meccanismi bizzari della comunicazione, cioè ha una serie di strumenti sui quali deve giocare che sono più complicati, non fa uno scatto dopo aver avuto un'idea impettiva. E allora per chi fa il designer avere una sorta di percezione dei propri percorsi d'origine è molto importante. Questo lo dico per esperienza di amicizia personale con alcuni. alcuni dei grandi guru di una volta che purtroppo non sono più fra di noi, ma dove proprio dalle conversazioni questo rapporto veniva fuori in pieno. Se uno pensa a Ettore Sozzas, uno crede che Ettore fosse una sorta di primitivista totale, anche perché girava vestito da guru col codino, ma era molto cosciente di quello che faceva, anzi forse esagerava addirittura la sua autocoscienza, citava delle cose germaniche che aveva assimilato. un po'così, perché era di Roveretto e suoi, quindi si sentiva legittimato. Assimilava altre cose americane del gruppo dei Pitnik, perché era stato lì, per via della randa Pivano, citava delle cose indiane, no? Un po'... esagerava, ma un po'era vero, cioè la presa di coscienza di uno dei creativi apparentemente più liberi e fantasiosi era fondamentale. Allora se lo è per lui, quanto lo deve essere per chi in fondo non può vantare la stessa fortuna di percorsi improbabili, ma lo è un po'per tutti quanti, tutti i grandi progettisti hanno sempre avuto nel retrobotica mentale una sorta di coscienza. o una parvenza di coscienza dei meccanismi che li portavano a fare. E questo è un po'lo scopo di questa lezione, cioè tentare di dare un contributo ad avere delle lampadine accese sui meccanismi che portano alla creatività. Ed è anche un po'il tema poi dell'esame che faremo alla fine, perché alla fine vi inviteremo a fare degli esami di minigruppi nei quali vi chiederemo di giocare su questi elementi. Cioè prendete questo. questi concetti e utilizzateli in un progetto o in una comunicazione. Cioè, faccio un progetto, come lo vedo? Qual è il parametro che utilizzo? Qual è quello che mi viene più naturale in alcuni casi? Ma comunque uso uno di questi parametri qua perché è quello che mi permette di avere un'idea più chiara del mio modo di fare e che mi permette anche di operare in una direzione. Ecco, questa di oggi è una specie di prima confusione mentale che vi ho comunicato. comunicato, dove spero che almeno questi 4-5 concetti vi rimangano stabili e che ci permette nella prossima lezione di fare un'altra ancora più bizzarra sul rapporto che hanno i diversi popoli con l'architettura e con gli oggetti. Ci vediamo la prossima. Siamo l'Ugine, la nostra città è in forte incertezza. Sì. Sì. Eh beh, pensate una cosa, noi viviamo anche un'epoca molto particolare, di sospensione storica, cioè viviamo una cosa che non è mai successa prima, adesso io sono vestito in modo particolarmente tradizionale, sembro uno del 1880 sarei stato vestito uguale, qui non c'è nessuno che porta più la giacca fra di voi. Cioè, voi siete già innovativi, però per esempio lei porta degli stivali come nel 1890, cioè anche voi altre, anche lei porta degli stivali come nel 1890, cioè noi viviamo un'epoca, un foulard, lui porta un foulard come nel 1830. C'è una bellissima storia su quando nelle battaglie per la presa del potere a Ferrara, uno dei duchi di Ferrara per prendere il potere definitivo... mettere lo zio in galera e li fece fare lui rimase nel castello di fairara in galera per 80 anni lo fecero uscire per clemenza era tenuto sempre era sempre una famiglia importante per una degli est e quindi buttarlo via, però chiuso in galera, ma c'è la galera, se andate a Ferrari, vedete, proprio dove, mi hanno fatto fare 60 anni, credo, in galera. Quando è uscito dalla galera, girava per strada con i vestiti che aveva prima di andare in galera, cioè con quelli che aveva avuto, la gente lo guardava ridendo, dicendo, ma come se avessero visto Marziano. Se noi vedessimo oggi entrare in questa sala un signore vestito, con un vestito del 1950, ci sembrerebbe totalmente naturale. Una parte di noi porta dei vestiti che hanno 80 anni, 100 anni. Nella storia dell'Occidente non è mai avvenuta una storia facente del genere. Cioè, all'epoca di Luigi XIV, uno vestito ancora da Luigi... ancora con la barba e il jabù all'Enrico IV, faceva ridere. All'epoca di Napoleone, vedere uno vestito Luigi XVIII faceva ridere, pure a passare i 40 anni. Storia sembra essersi fermata. Questo è un dato assolutamente particolare dell'epoca che viviamo e che genera una serie di meccanismi che vanno indagati, perché l'impressione di conflittualità regolare, che era quello che generava le avanguardie, sembra oggi non poter esistere in quanto abbiamo questa sospensione storica. Siamo troppo uguali a come eravamo. È vero anche un dato altrettanto bizzarro, che per esempio che a me mi commuove sempre, non riesco a spiegarmi, voi perché non fate la rivoluzione? Fra i 20 e i 25 anni normalmente si fa la rivoluzione. Voi non fate più la rivoluzione, non lo fate mai. Infatti, nuovo, eh! Dal 1789, più o meno, dalla Convocazione degli Stati Generali fino agli anni 80 del XX secolo ogni generazione ha fatto la rivoluzione. E voi avete smesso. Non è una colpa, è un fatto storico, non è che riguarda... si sente da punire per questo motivo. Però non fate più la rivoluzione, è una roba impressionante. Io non riesco ancora a capire questa faccenda. È come se la meccanica della dialettica storica... si fosse fermata. Oppure come se la meccanica che ha guidato l'Occidente come protagonista globale si fosse fermata. Infatti gli ultimi che hanno fatto la rivoluzione hanno fatto un mazzo così. così i stati cinesi contiene almeno, loro ci hanno provato ancora, però anche per loro si è fermata la faccenda. Allora siamo in un'epoca diversa? Siamo in un'epoca nella quale il meccanismo della dialettica si è fermato? È strano da dirsi, certo è che i segnali esterni fanno sì che nella nostra psiche L'arco del Castiglioni sembra una roba contemporanea, eppure c'ha 60 anni. La Barcellona di Misfanderon sembra contemporanea, è del 28, 29, cioè fra poco c'ha 100 anni e si è contemporanea. Dobbiamo porci delle domande molto particolari su che cos'è la specificità della nostra epoca, è lì la cosa interessante. Noi, nelle letture dei nostri riferimenti, viviamo un'epoca totalmente nuova, dove l'equilibrio fra passato e presente sembra rotto, o sembra non esistere o non essere necessità. Io spesso dico, per uno, un uomo di 50 anni fa, Bach veniva prima di Beethoven, perché sapeva che veniva fuori storicamente prima di Beethoven. Per un uomo di oggi Bach viene prima di Beethoven solo per via dell'ordine alfabetico, perché fra Bach e Beethoven c'è Bartók. alla AR e poi c'è BE, BAC, BAR, BE, perché abbiamo catalogato tutto con parametri nuovi che sono la vera caratteristica dell'epoca che viviamo. Cioè noi siamo trasversali. Non per niente, cito e poi anche il primo dei libri che ho fatto per i Zoli di diffusione popolare, che è Il museo immaginato, nasce da un testo del 1947 di André Malraux. E André Malraux con un intuito formidabile ha definito l'epoca nella quale viviamo prima che avvenisse. Diceva, ma guardate che epoca fantastica. fantastica, per un uomo degli anni di Baudelaire. L'idea della storia dell'arte è quella che gli dava l'Uvra. Andava, quello che c'era a Louvre esisteva, quello che non c'era a Louvre è come se non fosse esistito. Cioè Giotto, non essendo a Louvre, Giotto non poteva influenzare un uomo degli anni di Baudelaire, perché Giotto era assisi. Per un uomo di oggi, dice lui, con le bellissime riproduzioni che facciamo nei nostri libri, 1947, Una statua Khmer e un Cristo catalano del XII secolo possono essere messi in relazione. Per un uomo dell'epoca di Baudelaire no. Questo intuito di Malraux è fantastico, perché lui lo... avanza questa ipotesi, prima di Internet. Immaginatevi cosa avrebbe potuto dire cliccando su Internet. Oggi uno va a cliccare e trova il mondo intero. Noi abbiamo a disposizione, in tempo sostanzialmente reale, un bagaglio misto di informazioni che nessuno ha mai potuto avere prima. Siamo totalmente incapaci per il momento di mettere ordine in questa informazione, però non possiamo fingere di non averle. In qualsiasi percorso noi intraprendiamo questa cornucopia. di informazioni ci cade addosso e questa è la vera caratteristica dell'epoca nella quale viviamo ed è il motivo per il quale la sedia tonnet che del 1848 è ancora contemporanea e al bar ce la rifanno uguale, cioè andiamo all'osteria c'è una sedia che ha 170 anni e ci sembra nostra contemporanea, coetanea. È un tema sul quale, dal quale potrebbero provenire delle vertigini. Diceva, perché mai, cos'è sta roba? Invece è il tema centrale della nostra epoca, di quella che viviamo. Pensate per esempio che in questa stanza ci sono delle citazioni di quelle putrelle di ferro che potrebbero essere quelle di un ponte inglese del 1860. Noi Noi abbiamo davanti a noi un pezzo di Inghilterra di un secolo e mezzo fa e non ci sembra mica fuori epoca, non ci dà fastidio. Poi abbiamo una parte di architettura da, adesso è un po'obsoleta qua dentro, sta un po'perdendo il pelo, un po'da film di James Bond degli anni 60 e non ci sembra obsoleto. Cioè siamo in grado di dialogare con altre epoche, a noi precedenti, dando a tutti questi valori una sorta di rispetto. una sorta di coine unico, una sorta di senso di una lingua unica che ci definisce. Questa è la vera caratteristica dell'epoca nella quale viviamo e solo tenendo conto di questa vera caratteristica che riusciamo a essere creativi nell'epoca nella quale viviamo. Poi ci sono, è vero, delle innovazioni regolari, per fortuna, ma non sono tali da rompere il nostro rapporto. rapporto con questa specie di magma dove tutto è diventato contemporanea, per noi in fondo, una piramide egizia è come se ci fossimo stati, anzi è meglio non andarci perché quando ci si va è diventata ormai una sorta di Disneyland tristissima, è molto meglio vederla in un film di Agatha Christie, sembra più vera quella lì, la nostra informazione è una mescolanza costante di cose, il senso dei grattacieli new yorkesi è più più vivo in un film di King Kong di quanto non lo sia in una descrizione visiva. Allora, l'analisi unica che muta è quella sul tipo di percezione che ne abbiamo. Cioè l'esaltazione della macro città è innegabilmente più vivida e più profonda nei film del reale intervento di quanto non sia adesso. Però poi uno va a vedere Blade Runner, a rivederlo, e ritorna ancora un pezzettino di questa esaltazione. Ma è sempre tutto in una sorta di condensato che... forma la nostra identità attuale, in questo senso siamo dei mutanti, cioè fra noi e Giulio Cesare c'è una certa differenza, cosa che non era così forte fra Vittorio Emanuele II e Giulio Cesare, la vera mutazione è avvenuta adesso e questa vera mutazione ci pone di fronte a dei problemi di creatività che sono completamente diversi da quelli che c'erano prima di noi. Allora ci vediamo la prossima settimana.