Buongiorno, buon pomeriggio, buonasera. Oggi vi do lezione dedicata alla parafrasi e all'analisi del terzo canto dell'inferno. Prima però ricordatevi di lasciare un mi piace qui sotto, di iscrivervi al canale e di seguirmi anche su Instagram.
Mi trovate come Diario di Charlotte. A questo punto siamo. Dante e Virgilio hanno ripreso il loro viaggio. Dante ha saputo che è tutelato da tre donne benedette, Maria, Lucia e Beatrice.
Ora ci troviamo nel vestibolo dell'inferno. I peccatori puniti sono i pusillanimi, i personaggi Dante e Virgilio. Quando parliamo di questo canto... parliamo del canto dei pusillanimi o degli ignavi. Sono due termini equivalenti.
Ignavo vuol dire non attivo, inattivo. Pusillanime invece viene da pusillus, meschino, e animus, quindi meschini d'animo. Tre momenti del canto importanti sono la porta infernale, con la famosissima iscrizione, l'incontro con i pusillanimi e il passaggio della cheronte.
Dovete sapere che quella di Dante non è una trovata, una sua idea, ma durante il Medioevo era frequente porre sopra le porte delle città delle iscrizioni e anche sopra le porte delle chiese, quindi in queste iscrizioni ci si rivolgeva direttamente ai passanti. Per me si va nella città dolente, per me si va nell'eterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Attraverso di me... Si va nella città dolente, quindi la città infernale.
Attraverso di me si va nel dolore eterno, quello dell'inferno. Attraverso di me si va tra i dannati, cioè la gente perduta. Come vedete abbiamo un'anafora, per me si va, e abbiamo un climax. Giustizia mosse il mio alto fattore.
Quindi la giustizia mosse il mio alto fattore, quindi Dio, mi fece la divina podestà, la somma sapienza e il primo amore. Quindi come notiamo Dio, mosso dalla giustizia, ha costituito la porta infernale per volontà del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, quindi per la Trinità. Dinanzi a me non furono cose create, prima di me non ci furono altre cose create, se non eterne, e io eterno duro.
Quindi prima di me non furono create cose non eterne, ma io porta, sono eterna. Lasciate ogni speranza, voi che entrate. Quindi attraverso di me si va nella città dolente, nel dolore eterno e tra i dannati.
Con questo climax la porta infernale si rivolge direttamente a Dante e a Virgilio. Dio, factorem, cieli e terre è mosso dalla giustizia e la porta infernale, come dicevamo, è stata edificata per volontà del padre, del figlio e dello spirito santo. Prima della porta infernale non furono create cose non eterne. Prima della caduta di Lucifero, infatti, esisteva una città dolente. Esistevano solo gli angeli, i cieli e la materia pura e poi con la caduta dell'angelo che viene creato l'inferno.
Queste parole di colore oscuro, parole che potrebbero essere minacciose ma anche scritte con un carattere scuro, rosso forse, questo è un verso un po'dubbio, io preferisco dire parole minacciose, video scritto al sommo di una porta perché io... maestro il senso loro meduro quindi Dante poi dice vedo queste scritte al sommo della porta e chiedo a Virgilio maestro non capisco molto il senso di queste parole ed egli disse a me come fa una persona accorta qui si conviene lasciare ogni sospetto ogni eviltà conviene che qui sia morta qui è bene lasciare ogni sospetto Quindi ogni dubbio, ogni viltà, ogni mancanza di coraggio è bene che qui non ci sia, sia morta. Notate qui che abbiamo un chiasmo che vi ho segnalato anche con i colori e abbiamo anche delle ripetizioni, qui, qui, ogne, ogne.
Noi siamo venuti al loco dove io ti ho detto che tu vedrai le genti dolorose che hanno perduto il ben dell'intelletto. Quindi noi siamo venuti all'inferno, il luogo in cui io ti ho condotto. di cui ti avevo parlato, nel quale tu vedrai i dannati, le genti dolorose, sempre una metafora questa, che hanno perso il bene dell'intelletto, una perifrasi per indicare Dio. Le parole dell'iscrizione in realtà di per sé non sarebbero difficili, il fatto è che Dante, come l'interumanità, ha difficoltà ad afferrare e a comprendere il concetto dell'eternità. E dopo che, e poi che la sua mano alla mia pose, quindi dopo che pose la sua mano sulla mia, abbiamo qui una nastrofe, con il lieto volto grazie al quale io mi confortai, Virgilio mi mise dentro, cioè mi introdusse alle cose segrete, cioè inaccessibili.
Qui vi... sospiri, pianti e alti guai, qui abbiamo lamenti, pianti e grandi sofferenze, un altro climax, risuonavano per l'aereo senza stelle, per l'aereo infernale, anche qui una metafora, perché io al cominciare ne lagrimai, quindi io iniziai a piangere sentendo questi lamenti. Diverse lingue.
orribili pronunce, parole di dolore, accenti, esclamazioni d'ira, voci alte e rauche, fioche e suon di manconelle. Facevano un tumulto, il quale si aggira sempre in quell'aera senza tempo tinta. Quindi facevano un gran chiasso, un tumulto, il quale si aggira sempre in quell'inferno, quell'inferno che ha un cielo senza tempo, tinto, oscuro.
Come l'arena quando turbo spira, come la sabbia quando il turbine spira. E io che avea d'error la testa cinta, io che avevo la testa piena di dubbi, dissi, maestro, cos'è quello che io sento? E che gente che par nel dual si vinta?
E chi è questa gente che sembra così vinta nel dolore? Anche qui la struttura è sempre ricca di anastrofi. I dannati, quindi Dante sente...
le lingue, le parole e le esclamazioni di dolore dei pusillanimi che si lamentano perché non hanno speranza di morte e quindi ha dei dubbi anche lui. Posso varcare la porta oppure no? Ed egli a me, dice Virgilio Dante, questo misero modo tegnono l'anime triste di coloro che vissero senza infamia e senza lodo. Quindi questo misero modo tengono, quindi questo...
dolore questo modo di gridare di lamentarsi è proprio delle anime triste delle anime di chi di coloro che di quei dannati che vissero senza infamia e senza lode mischiate sono quel vile coro degli angeli che non furono ribelli ma non furono neanche fedeli a dio ma per sé furono quindi notate questo furono fur ripetuto e Naturalmente l'accostamento di chi non ha preso posizione, quindi sono gli ignavi, e anche di quegli angeli che non si ribellarono a Lucifero ma neanche furono fedeli a Dio, anche loro ignavi. Cacciano i cieli per non essere menbelli, quindi li cacciano i cieli per non essere rovinati, deturpati dalla loro dannazione. E li hanno cacciati dove? Nel profondo inferno che li ha ricevuti. Perché?
alcuna gloria i rei avrebbero degli poiché i dannati non avrebbero alcuna gloria da loro degli i re sono i dannati senza infamia senza lodo è una perifrasi notissima che oggi è divenuta un vero e proprio proverbio ed iscrive la condizione degli ignavi dante ricorda anche gli angeli come dicevamo che non hanno parteggiato per lucifero ma neanche si sono opposti alla sua ribellione e chiaramente il cielo li ha cacciati in modo tale che non sia guastato nel suo splendore. Qual è il contrappasso degli ignavi? Dante è sempre molto originale. Gli ignavi subiscono un contrappasso per contrasto.
A proposito, contrappasso per contrasto, simiglianza, vi lascio qui il video introduttivo alla commedia. Comunque sia, come in vita non presero posizione... Così sono costretti a fare all'inferno, quindi corrono dietro ad una banderuola di cui non si vede l'insegna, loro che non hanno mai preso una posizione. E io disse Dante, maestro che è tanto greve a loro che lamentarli fassi forte?
Cioè cos'è tanto pesante per loro che li rende così lamentosi, li fa lamentare così forte? Rispose, te lo dirò molto breve, te lo dirò tra poco in breve. Questi non hanno speranza di morte e la loro cieca vita è tanto bassa che invidiosi sono di ogni altra sorte. Quindi gli ignavi non hanno la speranza della morte, questi dannati, e la loro vita è talmente infima che invidiano le altre dannazioni. Fama di loro il mondo esser non lassa.
Il mondo non permette loro di avere neanche fama. La giustizia e la misericordia gli sdegnano. Non ragioniamo di loro, ma guarda e passa.
Anche qui Dante e Virgilio non incontrano i dannati perché non hanno fama né buona né cattiva, devono passare accanto a loro ma neanche guardarli. Insomma, anche qui abbiamo una sorta di proverbio di Massima che è diventata celeberrima. E io che riguardai, vidi un'insegna che girando correva tanto ratta che d'ogne posa mi parea indegna. Notate anche l'anafora del che in tutte queste terzine, no?
E io che riguardai, vidi un'insegna, una banderuola, che girando, quindi di cui non si vede, no, che cosa c'è sulla bandiera, correva tanto velocemente che d'ogne posa mi parea indegna che mi sembrava non si fermasse mai. E dietro... le venia quindi dietro la banderuola veniva una lunga tratta di gente che io non avrei creduto che morte tanta ne avesse disfatta questo vuol dire tanto sta dicendo che tanti non prendono posizione tanti sono degli ignavi poscia che io vedi alcuno riconosciuto dopo che io ebbi riconosciuto qualcuno vedi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto Questa è una perifrasi per indicare, probabilmente, non lo sappiamo, Celestino V. Papa eletto nel 1294 che rinuncia alla Chiara per le pressioni del cardinale Caetani che diventerà Bonifacio VIII, acerrimo nemico di Dante. Celestino è stato rinchiuso poi nel castello di Fumone dove è morto un anno dopo.
Secondo la critica, colui che fece il gran rifiuto potrebbe anche essere però Esau, Giuliano la Postata, Ponzio Pilato, non lo sappiamo. gli ignavi però oltre ad inseguire una banderuola sono anche seguiti da mosconi che li pungono incontanente intesi e certo fui che questa era la setta di cattivi addiospiacenti e nemici sui quindi io intesi e certo fui che questa era la setta era il gruppo di seguaci vili che erano spiacenti sia a Dio, quindi che non piacevano, né a Dio né tantomeno ai diavoli. Questi sciagurati, che mai non furono vivi, perché non furono mai vivi? Perché non presero mai posizione? Erano nudi e stimolati molto, quindi inseguiti da mosconi che li pungevano e vespe che si trovavano proprio all'inferno.
E le punture delle vespe e dei mosconi rigavano il volto degli ignavi di sangue. Anche qui abbiamo una nastrofe e questo... Sangue del volto mischiato alle lacrime ai loro piedi da fastidiosi vermi era ricolto.
Quindi questo sangue che scendeva mischiato alle lacrime veniva poi raccolto dai vermi che erano ai loro piedi. E poi che riguardare oltre mi diedi, vedi gente alla riva di un gran fiume. Per chiudissi, maestro!
Or mi concedi che io sappia quali sono e qual costume le fa di trapassar parersi pronte come io discerno per lo fioccolume? Dice, no? Dopo che mi diedi a riguardare oltre, cioè dopo che mi rigirai nuovamente a guardare, vidi genti, vidi dannati alla riva di un grande fiume, alla riva dell'Acheronte.
E io quindi chiesi al mio maestro Virgilio, ora mi concedi che io sappia chi sono e... chi sono quindi questi dannati, quindi mi dai, mi fai questa concessione, puoi dirmi chi sono questi dannati e qual costume e quale motivo fa apparire queste anime così pronte di attraversare il fiume? Io mi sembra di riuscire a capire questo nonostante il lume, cioè la luce, sia fioca, sia debole ed egli disse a me, le cose ti saranno raccontate, ti firconte? quando noi fermeremo i nostri passi sulla trista riviera da Cheronte.
Ti dirò le cose, ti racconterò le cose, quando noi ci fermeremo sulla dolorosa riva del fiume infernale. La Cheronte è il fiume che segna l'inizio del regno dei morti nelle Neide. Tutte le anime devono attraversare il fiume ed essere traghettate da Cheronte.
Così come i fiumi infernali, la Cheronte nasce dalle lacrime che scorrono dalle fessure del veglio di Creta, una scultura. Allora con gli occhi vergognosi e bassi, temendo non mio dirli fosse grave, infino al fiume del parlarmi trassi. Come vediamo qui, allora con gli occhi vergognosi e bassi è un endiadi, temendo che il mio dirli fosse grave, temendo che le mie parole gli dessero fastidio, evitai di parlare fino al fiume. Ed ecco verso di noi venire per nave un vecchio bianco per antico pelo.
Ed ecco, verso di noi, su una nave, un vecchio con una barba bianca gridando Guai a voi, anime cattive, anime brave, non sperate mai vederlo cielo, non sperate di poter vedere il cielo. Io vengo per condurvi all'altra riva, nelle tenebre eterne, in caldo e in gelo. Come vedete qui c'è un riferimento.
nel caldo e nel gelo, alle pene, alle tenebre eterne, naturalmente all'inferno. Caronte è figlio delle tenebre della notte ed è un personaggio mediato da Virgilio, un orribile traghettatore con la lunga barba bianca e occhi come fiamme. E tu che sei costì, anima viva, partiti da cotesti che son morti.
Ma poi che vide che io non mi partiva, disse, per altra via, per altri porti, verrai a piaggia, non qui per passare, più lieve legno convien che ti porti. Quindi dice tu, che sei un'anima viva, che sei qui con il corpo, allontanati da questi che sono morti. Ma dopo che vide che Dante rimaneva lì, disse, Per altra via, per altri porti d'imbarco, verrai alla piaggia, non qui, quindi non potrai fare questa via che è la via per la quale passano i dannati, dovrai andare in un altro porto d'imbarco.
È un legno, quindi abbiamo una mettonimia, la materia per l'oggetto, quindi un'altra imbarcazione ti porterà. E il duca Virgilio disse, Caron, non ti crucciare, vuolsi così. colà dove si può te ciò che si vuole e più non di mandare cosa significa questa espressione caronte non ti crociare non ti mettere in mezzo si vuole così in cielo dove è possibile tutto ciò che si vuole e non chiedere altro questa formula la ritroveremo anche in altri canti della commedia quindi dante anima viva non può passare dove passano le anime dannate e aspetta un altro approdo un'altra via no verrà condotto dall'angelo nocchiero che accompagna le anime al purgatorio.
Quinci fuorquete le lanose gote al nocchier della livida palude che intorno agli occhi aveva di fiamme erote. Dopo le parole di Virgilio, le guance lanose, quindi le guance ricoperte di barba, del nocchiero della livida palude, quindi dell'inferno, che qui abbiamo una metafora, il quale intorno agli occhi aveva proprio dei cerchi fiammeggianti. Ma quell'anime, quindi le anime degli ignavi, che erano stanche e nude, cambiarono colore e dibatterono i denti, ratto che intesero le parole crudeli. Quindi le anime degli ignavi, che erano stanche, nude, cambiarono colore e iniziarono a battere i denti quando capirono le parole crudeli. Bestemmiavano Dio e anche i loro parenti, parenti intesi come genitori, latinismo.
L'umana specie è il loco, è il tempo, è il seme di lor semenza, quindi gli antenati, e di lor nascimenti. Notate questa ripetizione di lor, lor, lor e questa enumerazione per polisindeto, è il tempo, è il seme, è di lor. Poi si ritrassero tutte quante insieme, forte piangendo, alla riva malvagia che attende ciascun uomo che Dio non teme.
Quindi poi si ritirarono tutte quante insieme, piangendo forte, e raggiunsero la riva malvagia, la riva cattiva. tutti quegli uomini che dio non teme quindi i dannati caron di monio con occhi di braggia con occhi di braccia loro accennando tutte le raccoglie batte corremo qualunque sadagia quindi caronte il demonio che ha degli occhi che sembrano delle bracci quindi una metafora che cosa fa le raccoglie le batte corremo batte corremo quelle che sadagiano Come da autunno si levano le foglie l'una presso dell'altra finché il ramo vede alla terra tutte le sue spoglie, similmente il malseme d'Adamo gittansi di quel lito ad una ad una per cenni come Augel per lo suo richiamo. Vediamo qui due similitudini, il primo termine di paragone come quelle foglie d'autunno che si levano l'una presso dell'altra fino a quando il ramo...
spoglio quindi vede a terra tutte le sue foglie così il malseme d'adamo metafora per indicare i dannati si gittano da quel lito una ad una e lo fanno perché perché ricevono i cenni quindi gli ordini di caronte come fa l'uccello quando sente un richiamo questa similitudine delle foglie cadute e presa dalla dal sesto libro delle neide Così se invano su per l'onda bruna, l'onda bruna della Cheronte, e avanti che siano di là discese, anche di qua nuova schiera sa una. Quindi prima ancora che siano discese dall'altra sponda, una nuova schiera si raduna. Figlio il mio, disse Virgilio, il maestro cortese, anche qui abbiamo una perifrasi, quelli che muoiono nell'ira di Dio, tutti convengono qui d'ogne paese.
E pronti sono a trapassarlo Rio, poiché la divina giustizia li sprona. sicché la tema si evolve in disio. Quindi cosa dice Virgilio?
Dice quelli che muoiono nell'ira di Dio, metafora di peccato, quindi quelli che muoiono nel peccato vengono qui da ogni parte e sono pronti a trapassare il fiume infernale poiché è la divina giustizia che li sprona così come la tema, così come la paura si trasforma in desiderio. Quinci non passa mai a nima buona, quindi da qui non passa mai anima buona e però se Caron di te si lagna ben puoi sapere ormai che il suo dir suona però se Caron di te si lamenta ormai puoi già sapere che cosa significa il suo dire la sua parola finito questo la buia campagna tremò così forte che dallo spavento la mente di sudore ancora mi bagna quindi dopo questo c'è un terremoto e Dante al solo pensiero è ancora spaventato La sua mente, cioè la memoria, la mente avevo detto che era una memoria, la memoria di questo ancora lo fa rabbrividire, lo fa sudare dalla paura. La terra lagrimosa, la terra sofferente, piangente, diede vento, portò il vento, che balenò una luce vermiglia, la quale mi vinse ciascun sentimento.
Quindi addirittura ci fu una luce vermiglia la quale scioccò, la quale sconvolse Dante. che cadde come l'uomo cui sogno piglia. Quindi Dante sviene. Vedrete quanti svenimenti di Dante. Contateli.
Ci vediamo al prossimo video.