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La poesia siciliana e Federico II

Buongiorno, buon pomeriggio e buonasera. Oggi lezione dedicata alla poesia siciliana. Prima però ricordatevi di lasciare un mi piace qui sotto, di iscrivervi al canale e di seguirmi anche su Instagram. Mi trovate come Diario di Charlotte. Quando parliamo della poesia siciliana, parliamo della poesia lirica che è nata alla corte di Federico II di Svevia, nominato imperatore nel 1220 e morto nel 1250. Innanzitutto vediamo le origini di questo personaggio fondamentale della nostra storia letteraria e non solo, Federico II. Innanzitutto sappiate che suo nonno era Federico il Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero. Suo padre Enrico VI di Svevia era l'imperatore, mentre la madre Costanza d'Altavilla era l'ultima erede dei normanni, perché vi ricordo che durante il Medioevo in Italia ci sono i normanni nel sud Italia. Federico II però perde i genitori da bambino. Per il bambino, i genitori e viene affidato alle cure del Papa, Papa Innocenzo III, che combinerà il suo matrimonio con Costanza d'Aragona. Quali sono i titoli di Federico II? Beh... Dal 1208 è re di Sicilia. Nel 1215 viene incoronato ad Aquisgrana. Aquisgrana, vi ricordate? La capitale del regno cronincio. Re dei Romani. Dal 1220 è imperatore del Sacro Romano Impero. Quindi questo è un po'per vedere il suo cursus honorum. Federico II ha una corte, ha una corte che sarebbe itinerante, ma per lo più è stabilita in Sicilia. La corte di Federico II viene chiamata Magna Curia e proprio da questa corte si articola il suo stato amministrato da funzionari borghesi e laici. Federico II sarà anche colui che favorirà la ripresa dello studio del latino in questo periodo storico dove si stavano sempre più sviluppando e affermando le lingue volgari. Come viene considerato Federico II? Federico II viene considerato la meraviglia del mondo perché ha permesso l'incontro in Sicilia delle culture cristiana, araba e ebraica. greca. Infatti lui è assetato di sapere e ospita presso la sua corte personalità della cultura. E'amico di Leonardo Fibonacci, il matematico, e al suo fianco ha come consigliere e franco poeta siciliano Pier delle Vigne, che ci ricorda anche Dante nell'inferno. Federico II però non è soltanto un re e un imperatore ma è anche un amante della letteratura, infatti scrive un trattato sulla caccia col falco, spesso lo vedete rappresentato con un falchetto vicino, favorisce proprio la scuola poetica siciliana e compone anche lui delle poesie amorose che quindi rimandano al tema cortese e sostiene la scrittura di liriche involgare, incentrate proprio sull'amore. riprendendo anche l'amore cortese che era già stato proposto sia nella poesia provenzale che anche nel De Amore di Andrea Cappellano. La scuola siciliana. Allora, la scuola siciliana viene di fatto fondata da Federico II e non si chiama però così, non è lui che la battezza la scuola siciliana, è Dante che la denomina così, nel De Vulgari Eloquenzia. Resta comunque attiva dal 1230 al 1250, poi tramonta e quando muore Manfredi, figlio di Federico II, a termine, a termine ma in realtà continua nell'eredità dei poeti siculo-toscani. I poeti della scuola siciliana sono dei funzionari borghesi che verseggiano in siciliano. Sono però influenzati anche dalla cultura provenzale e dalla cultura latina. Qual è l'opinione di Dante, il sommo poeta, sulla scuola siciliana? Beh, diciamo che lui identifica la tradizione poetica italiana con la scuola siciliana, perché i siciliani utilizzano un volgare illustre, secondo Dante, che è l'esito di una sede regale di alta qualità. Ma chi sono questi poeti siciliani? Sono circa 25, esercitano come vi dicevo importante la funzione dei notai per esempio, perché loro esercitano delle funzioni giuridiche e amministrative e si dedicano per diletto alla poesia, quindi raccontano la realtà. cortigiana, quindi delle corti e non la realtà feudale. Vedete qui i poeti siciliani, alcuni dei più importanti, Giacomo D'Alentini, l'inventore del sonetto, Enzo, figlio di Federico II, Jacopo Mostacci, falconiere di Federico II, Stefano Proto Notaro, di cui ci rimane un testo. che non è stato rimaneggiato dai toscani quindi in siciliano illustre per me occorre allegrare e guido delle colonne poi tanti altri naturalmente quali sono le strutture metric che utilizzano la canzone la canzonetta e il sonetto naturalmente il sonetto che deriva da una stanza di canzone quindi due quartine due terzine di indecasillabi che viene proprio ideato da Giacomo Valentini. La canzone, che è la forma più elevata di poesia, di solito di endecassillabi e settenari, e poi la canzonetta, che è una struttura narrativa e dialogica con versi brevi. A differenza dei provenzani, quindi dei poeti provenzani, i poeti siciliani non sono dei musicisti, abbiamo detto che sono dei funzionari. borghesi e quindi non accompagnano le poesie siciliane con la musica e neanche con il canto, come invece facevano i provenzali. Per quanto riguarda la lingua dei canzonieri siciliani, ci sono stati tramandati in toscano da tre codici il laureanziano il palattino e il vaticano latino 3793 solo che i copiesti toscani hanno alterato la lingua dei siciliani hanno modificato la u siciliana in o quindi usu è diventato uso e la i siciliana in e per esempio gaudiri è diventato gaudere il punto è che qui non saremo parlare del vocalismo siciliano e del vocalismo toscano però dobbiamo accennare alla rima siciliana perché di fatto lo vedrete anche voi dai testi che le rime siciliane sono rime imperfette ma perché questo a causa dei cupisti toscani che hanno ricopiato e cambiato hanno alterato la lingua e quindi rime regolari e raffinate sono diventate imperfette proprio a causa dei toscani. Vediamo ora i più importanti poeti siciliani. Abbiamo detto Giacomo D'Alentini, che era funzionario negli anni 30-40 presso la corte di Federico II, ed è detto il notaro. Ce lo cita così anche lo stesso Dante nel ventiquattresimo canto del Purgatorio, quando incontra Bonaggiunto Orbicciani, che invece è un poeta. Sì. Siculo Toscano. Cosa ci dice Buonaggiunto Orbiciani? Dice il nodo che il notaro e Guitone e Meritene di qua dal dolce stilnovo che io odo. Perché Buonaggiunta menzionerà proprio il notaro, quindi Giacomo da Lentini e Guitone da Rezzo dicendo che sono stati trattenuti e che non sono andati oltre e quindi non hanno sperimentato il dolce stilnovo. Ed è anche in questo canto che verrà per la prima volta. prima volta menzionato il dolce stil novo che è un argomento che affronterete nelle prossime lezioni giacomo dalentini peraltro traduce e rielabora i trovatori per esempio folchetto di marsiglia in madonna di rvoglio e fa delle innovazioni rispetto ai provenzali perché analizza i movimenti psicologici dell'io descrivendo anche gli effetti dell'amore per esempio nella canzonetta meravigliosa dipinge il tema dell'innamorato timido per poi firmarsi negli ultimi due versi. Vi faccio qui vedere la struttura di un sonetto che in origine abbiamo detto era una stanza isolata di canzone, come vedete abbiamo 14 versi in decasillabi raccruppati in due quartine, quindi la fronte, e due terzine la firma. Questa suddivisione la troverete anche nella canzone, no? Tra la fronte e la... la Sirma, quindi questi insieme diversi. Giacomo D'Arentini, insieme agli altri poeti siciliani, in particolare Jacopo Mostacci e Pier delle Vigne, andrà anche a ragionare. sulla natura dell'amore. Jacopo Mastacci darà là con questa attenzione e dirà, sollecitando un poco Meo Saver, sprona quindi gli altri poeti a dare la loro idea sulla natura dell'amore. Pier delle Vigne dirà in Pro che amore non si può vedere che l'amore appunto non si può vedere e quindi, anche se non si può vedere, non dobbiamo farci ingannare. Comunque un sentimento concreto e vero. Giacomo D'Alentini dirà in Amor è un desio che vende a corre che è un sentimento interiore e che è generato proprio da un'esperienza personale e sensibile. Da Giacomo D'Alentini deriveranno poi anche le due tendenze della scuola siciliana. Da una parte la tendenza tragica, quindi di contenuto elevato, come in Guido delle colonne e in Stefano Protonotaro, e quella narrativa. Vediamo qui per quanto riguarda la tendenza tragica Stefano Protonotaro e Guido dalle colonne. Di Stefano Protonotaro, probabilmente un notaio, dobbiamo ricordare Pirme Ucori Alligrari perché è l'unica canzone che conserva tutte le caratteristiche linguistiche del siciliano senza contaminazioni con altri volgari, anche se naturalmente abbiamo l'influenza provenzale. Questa canzone perché non è stata toscanizzata? ci è arrivata tramite le carte Barbieri. Barbieri era un filologo, quindi uno che studia i testi, cinquecentesco, che ha copiato i testi da un codice siciliano che poi ci è andato perduto. E quindi qui troviamo, questa è la prima stanza della canzone, la lingua siciliana, il volgare illustre siciliano con degli elementi provenzali. Tutti i sostantivi che trovate in Ant. quindi alligranza, dimuranza, dimustranza oppure joie, da gioia, sono dei francesismi, sono dei provenzalismi. Però abbiamo poi chiaramente anche dei rimandi al latino, ma troviamo qui il siciliano come si presentava prima della toscanizzazione da parte dei toscani. In questo testo medievale, che vi consiglio di recuperarsi a scuola, non lo so, lo avrete letto, cioè emerge anche una leggenda di una tigre. Infatti nei bestiari medievali si diceva che quando la tigre si guarda allo specchio rimane incantata, c'è un bellissimo paragone rispetto proprio alla tigre che si guarda allo specchio e questo testo legato proprio all'amore che rallegra il cuore. Infine abbiamo Guido delle colonne, giudice a Messina, che esercita tra gli anni 40 e gli anni 80, di cui ci rimangono cinque canzoni. Cinque canzoni che sono incentrate sempre sull'aspetto dell'amore, però inteso dal punto di vista tragico, dal punto di vista elevato. Per esempio, nella mia gran pena e logroposa fanno, Guido delle colonne ci racconta la sua sua felicità per una relazione amorosa che si è risolta. Molto famoso è anche Amor che lungiamente mai menato che viene anche elogiata da Dante. In conclusione parliamo qui di un poeta siciliano che però riprenderemo anche parlando della letteratura comico-realistica e che è Cielo d'Alcamo. Cielo d'Alcamo è naturalmente siciliano, probabilmente si chiamava Michele ed è autore di un contrasto che si intitola rosa fresca, aulentissima. E questo contrasto appartiene alla poesia giullaresca, dove abbiamo un dialogo tra un poeta e la donna che corteggia. Come vi dicevo, alla morte di Federico II, la letteratura siciliana decade sempre di più, però continuerà con i rimatori siculo-toscani, di cui parleremo nella prossima video-lezione.