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Lezione sulla Rivoluzione Francese

Buonasera. Abbiamo qualche minuto di ritardo perché abbiamo voluto fare entrare veramente tutti quelli fino all'ultimo posto libero, quindi siamo andati veramente con il contagocce per cercare di non lasciare fuori nessuno. Anche se come le altre volte avremo lo streaming e quindi anche molti da casa, da altri posti ci stanno seguendo e ci stanno seguendo con molta attenzione fin dal primo incontro. Questa sera siamo all'Ul... ultima serata delle lezioni del professor Barbero, parleremo di rivoluzione francese e come sempre avremo qualche sorpresa, qualche cosa che non abbiamo mai saputo di quel periodo storico perché come sempre lui ci porterà delle storie, degli aneddoti e qualche cosa che si nasconde dietro la storia che noi abbiamo tutti studiato. Visto anche che abbiamo già perso qualche minuto non voglio rubare altro tempo. Siamo contenti che anche quest'anno il professore abbia confermato le sue lezioni e vorremmo già prenotarlo per il prossimo anno, quindi ci prepariamo già. Vi invito come sempre ancora a seguirci sugli altri appuntamenti che ci saranno da qui a fine anno e in particolare la mostra che fa il professor. faremo nel periodo natalizio. Visto che è l'ultima sera ringrazio anche Giulia Cogoli che è la persona che ci segue e ci aiuta a impostare questi progetti culturali per il nostro grattacielo, quindi sia le letture che abbiamo fatto all'inizio dell'anno, gli incontri sul futuro che anche qui contiamo di poter portare avanti, insomma quindi un programma che... ci auguriamo di continuare a portare avanti perché la banca tiene molto a... dare visibilità, possibilità di emergere a progetti culturali importanti, a creare momenti culturali anche piacevoli ma allo stesso tempo importanti per riflettere, per crescere e per essere sempre vicini a quelle che sono le evoluzioni del nostro mondo. Buona serata, lascio la parola al professor Berbero. Buonasera a tutti. Questa sera siete le cavie di una lezione su cui ho lavorato e dovrei lavorare forse ancora un pochino, giudicherete voi. Il fatto sta che non è uno degli argomenti di cui io mi occupo di solito, le cause finanziarie della rivoluzione francese, ma è una cosa che mi ha sempre incuriosito e qui ho colto l'occasione di provare a capirci qualcosa di più. Non sono sicurissimo di aver capito tutto, ma quello che è certo è che se uno va a vedere come mai è scoppiata la rivoluzione francese, ci si rende conto che i motivi sono tanti. Certo, ci sono libri e libri che si intitolano le cause della rivoluzione francese e si parla del fatto che il popolo odiava i privilegi dei nobili e del clero. che in Francia c'era una ricca borghesia di affari, di industria, che stava venendo fuori e che però non contava niente politicamente e che voleva contare qualcosa di più. E poi si legge che importano anche la miseria dei poveri, i cattivi raccolti, il prezzo del grano e quindi del pane che schizza le stelle e quindi il malcontento, le rivolte popolari, la fame. Ma in realtà la cosa che noi racconteremo questa sera è un'altra. Quello che proveremo a raccontare è il colossale buco di bilancio della monarchia francese, accumulato in un secolo di spese folli e tassazione delirante, che alla fine costringerà il re a quel passo, che sappiamo tutti che è l'inizio della rivoluzione francese, la convocazione degli stati generali. Io giurerei che ce la ricordiamo tutti questa formula dai tempi della scuola. Cosa vuol dire? Perché è così drammatico? Proveremo a dirlo verso la fine di questo incontro. Ma certamente se il re Luigi XVI ha dovuto a un certo punto convocare gli stati generali senza sapere che la conseguenza sarebbe stata che nel giro di quattro anni gli avrebbero tagliato la testa è per via della catastrofe del bilancio della monarchia francese. E quindi proveremo a vedere questo e vedremo come di fronte al disastro del buco di bilancio la monarchia francese ripetutamente abbia cercato la soluzione affidandosi a economisti che avevano la ricetta giusta, a economisti che sapevano come bisognava intervenire per riuscire a risollevare la situazione. Insomma, vedremo. Vedremo come l'idea che si possa gestire l'economia e anzi risollevarla sulla base delle teorie degli economisti non è certo una novità dei tempi più recenti. Il Settecento francese è pieno di esempi di questi tentativi. Siamo dunque in Francia nel Settecento. Siamo in una monarchia assoluta. Cosa vuol dire una monarchia assoluta? Vuol dire che almeno in teoria il re può fare tutto quello che vuole. Non c'è nessun passaggio formale per cui debba chiedere l'approvazione di qualcuno. Può dare ordini senza bisogno di giustificarli, per volontà del re. Con un biglietto che si chiamava la lettre de cachet, il re può far arrestare chi vuole, senza giustificazioni, e farlo chiudere la bastiglia per tutto il tempo che vuole, anche a vita. Il re può emanare tutte le leggi che vuole senza dover avere il controllo di nessun Parlamento, di nessun Ministero, niente, e può imporre le tasse a suo piacimento. Nel Medioevo non era così, non la faremo lunga, ma le monarchie non sono sempre state così. Per secoli i re hanno avuto dei poteri nel regno che bilanciavano in loro la grande nobiltà, ma invece dal tempo... almeno di Luigi XIV, il re sole, in Francia la monarchia è assoluta. Avete presente il re sole? Lo Stato sono io. Cosa vuol dire lo Stato sono io, appunto? Certo, esistono, non è che non esistano consiglieri, segretari, ministri, ma sono tutti agli ordini del re. Sulla monarchia francese all'inizio del Settecento, alla monarchia del re Sole, noi abbiamo, fra l'altro, una testimonianza affascinante nelle memorie di un grande nobile dell'epoca. Si chiama il duca di Saint-Simon. Saint-Simon è un nobile... che attraversa tutta l'epoca della maturità e della vecchiaia del re sole poi vivrà ancora lungo fino alla metà del settecento scrivendo le sue memorie che sono un'opera fluviale 7 8 volumi di mille pagine l'uno piena di pettegolezzi di aneddoti e anche di riflessioni su cosa voleva dire vivere sotto la monarchia assoluta del re sole di luigi 14 e san simon è un esponente di quelle forze nel regno che in realtà non sono per niente contente che la monarchia sia assoluta. Al tempo della rivoluzione saranno i borghesi, gli intellettuali, gli illuministi che protesteranno. Qui siamo all'inizio del settecento, quasi un secolo prima. Quelli che protestano sono i grandi nobili, i principi, i duchi come Saint Simon, che erano abituati a contare molto nel regno e l'idea che invece il re è un potere assoluto da fastidio soprattutto a loro. Saint-Simon traccia un quadro terribile degli ultimi anni del regno del re sole. Gli anni in cui la Francia è impegnata in una guerra disastrosa contro tutto il mondo, la guerra di successione spagnola. Questa guerra va malissimo. È interessante, Saint-Simon, che scrive molti anni dopo, dice che quella guerra andava malissimo a partire, individuo un momento preciso, a partire dalla catastrofe di Torino. Avete presente l'assedio di Torino del 1706? L'abbiamo sentito tutti, no? Pietro Micca, poi arriva il principe Eugenio e libera la città dall'assedio francese. Noi lo conosciamo tutti a Torino, quell'episodio. E potremmo anche pensare che sia però un episodio che interessa a noi perché siamo torinesi e che di per sé sia una vicenda un po' minore, un po' provinciale. Saint-Simon decenni dopo dice la rovina della Francia è cominciata con la catastrofe di Torino quando siamo stati buttati fuori dall'Italia. Da quel momento in poi la Francia non conta più niente in Italia e da lì è cominciata la nostra rovina. Siamo nel 1710, quattro anni dopo il disastro di Torino. La Francia è in miseria, è appena uscita dall'inverno più spaventoso del secolo. Non c'è un soldo, il buco di bilancio è terrificante, il re è indebitato fino al collo e di conseguenza non paga. Non paga i debiti e non paga gli stipendi. L'esercito, che sta combattendo al fronte, non è pagato. A dire il vero, il re non è che non paga proprio, non paga in moneta. Dovete tenere presente che siamo in un'epoca in cui non hanno ancora inventato la carta moneta, i biglietti di banca, che fino a ieri erano una forma normale, moderna del denaro, adesso abbiamo scoperto che sono una forma arcaica, arretrata. La stiamo superando grazie alla moneta elettronica, ma fino a ieri la carta moneta era la modernità. Nella Francia, d'inizio Settecento, la carta moneta non l'hanno ancora inventata. La moneta è fatta di metallo, possibilmente prezioso. La moneta che conta qualcosa è la moneta d'oro, d'argento. e circola e la gente la accetta perché si sa che l'oro e l'argento hanno un valore che nessuno gli potrà mai togliere certo circola anche una monetina più spicciola perché non puoi andare al mercato a comprare sei uova e pagare con uno scudo d'argento che vale 50 euro quindi circola anche una monetina più spicciola e quella la gente la accetta per convenzione, bisogna accettarla ma la moneta seria con cui si fanno gli affari importanti è d'oro o d'argento. Questa moneta nella Francia del 1710 non circola praticamente più, chi ce l'ha se la tiene stretta e il re paga con promesse. paga con cambiali sostanzialmente, con pagherò. Il re paga con biglietti stampati alla zecca, si chiamano biglietti della zecca, dove c'è scritto la zecca di sua maestà promette di pagare fra un anno al portatore di questo biglietto la somma di mille franchi. Il re li mette in giro e quando è il re che li dà bisogna accettarli per forza. Dopodiché queste cambiali non le vuole nessuno. Nessuno ci crede che veramente fra un anno potrò andare alla zecca e mi conteranno le mie monete d'oro in cambio di questo pezzo di carta. Quindi cosa succede? Che la gente cerca di disfarsene. Io avrei qui un biglietto della zecca da mille franchi. Ma se mi dai 100 franchi in oro, io sono contento di passarti il biglietto. Quindi chi ha i soldi veri li tiene nascosti, i biglietti circolano perdendo continuamente valore. Gli unici che ci guadagnano sono i banchieri che possono rastrellare queste cambiali e poi giocando sui cambi e avendo delle entrature al governo riescono a arricchirsi, mentre tutti gli altri sono in miseria. Il re non paga, in compenso riscuote, le tasse raddoppiano quasi ogni anno. Dice Saint-Simon, il re cavava sangue a tutti i suoi sudditi senza distinzione, li spremeva fino al pus e arricchiva un infinito esercito di appaltatori e impiegati delle tasse fra le cui mani restava il grosso del ricavato. Perché c'è quest'altra cosa da spiegare. Noi oggi siamo abituati a pensare che uno dei problemi dello Stato moderno è che ha troppo personale, troppi dipendenti pubblici, troppa burocrazia. Nella Francia del Settecento il problema non c'era, la burocrazia era poca, quindi lo Stato non riscuoteva le tasse direttamente, non aveva gli impiegati per farlo. Quindi la riscossione delle imposte, delle gabelle, era appaltata a imprenditori privati, a finanzieri. i quali anticipavano i soldi e poi si occupavano loro di riscuotere le imposte, le tasse, le gabelle, le decime c'era una foresta di imposte diversissime, impossibile capirci qualcosa, ma gli appaltatori ci capivano e una volta anticipato al re il minimo indispensabile riscuotevano loro con un esercito di impiegati del fisco, che però appunto non erano impiegati pubblici erano dipendenti di questi appaltatori privati, i quali a un certo punto si organizzeranno in una grande società, la Ferme Generale, l'Appalto Generale, un consorzio di banchieri che riscuotono con il loro sistemi e senza nessun controllo le tasse in tutto il regno. Dunque San Simon dice che il re aumenta le tasse, ma alla fine i soldi rimangono sempre in tasca agli appaltatori. A questo punto il ministro delle finanze, Desmarais, capisce che bisogna fare qualcosa. Decide di proporre una riforma. Vi accorgerete più di una volta nel corso di questa lezione che parleremo di cose che a noi sembrano familiari. Il ministro delle finanze dice che bisogna fare la patrimoniale. Bisogna fare la patrimoniale perché imposte proprio patrimoniali non ce ne sono. Il grosso delle imposte sono, capite, gabelle. Ogni commercio, la roba, l'iva praticamente, no? Le accise. Qualunque cosa uno compra, vende, una parte va via in gabelle. Poi ci sono delle imposte sulla ricchezza che però vengono distribuite alla buona. Il comune decide, allora dividiamola fra gli abitanti, a quello lì gli facciamo pagare questo. Nessuno è tenuto a fare la dichiarazione dei redditi o del patrimonio. Non c'è una patrimoniale proporzionale davvero alle ricchezze. Il ministro De Marais propone di introdurre la patrimoniale. In passato era già stata fatta questa proposta, ma avevano proposto dei finanzieri ben intenzionati, avevano detto invece di questa foresta di tasse gabelle aboliamo tutto. e facciamo la flat tax. Non l'avevano chiamato così perché al tempo in Europa si parlava francese, non inglese, ma avevano detto facciamo un'unica imposta, una sola, sul patrimonio. Facciamo la patrimoniale e aboliamo tutte le altre. Era una proposta ben intenzionata. Naturalmente gli appaltatori delle imposte non erano contenti. Tutto il mondo della finanza e della banca si oppone e la proposta non passa. Adesso, nella situazione disastrosa di quegli ultimi anni di regno del Re Sole, il ministro De Marais propone di nuovo di introdurre la patrimoniale, ma non abolendo tutte le altre, aggiungendola a tutte le altre. A questo punto uno vede come funziona il processo decisionale in una monarchia assoluta. L'ho detto, il re può fare quel che vuole. Naturalmente il re non è che si intende di tutto. Ha una serie di collaboratori, di consiglieri per le finanze. Esiste il consiglio delle finanze, presieduto dal ministro delle finanze, il quale presenta al re le proposte, il re decide, ma lì ci sono i tecnici. Allora il ministro De Marais, che ha avuto questa brillante idea di introdurre la patria, Il patrimoniale per prima cosa sa che deve farla studiare da una commissione in modo da poter andare dal re e dire ho un progetto che è stato approvato dagli esperti, dai tecnici. Perciò il ministro delle finanze nomina una commissione di tecnici per esaminare il progetto. Ci mette suo fratello, suo genero, i suoi due cognati. La commissione approva il progetto. A questo punto il Ministro va del re dicendo ho qui il progetto per la riforma delle tasse approvato dai migliori esperti del Regno. E' interessante l'obiezione che fa a questo punto Saint-Simon, che ci racconta nelle sue memorie questa retroscena. E' interessante perché ci fa capire una mentalità diversa dalla nostra. Loro sono abituati a pagare tasse all'infinito, spremuti appunto. Viene fuori non solo il sangue ma il pus, dice Saint-Simon. Però nessuno finora era costretto a rivelare il suo patrimonio. Si andava tutt'al più a stima. Invece questa nuova tassa prevede che si facciano accertamenti e che ognuno debba dichiarare il suo patrimonio. Questa cosa a cui noi ci siamo abituati come normale... A Saint-Simon sembra una cosa da incubo, inconcepibile. Dice ma capite? Questa cosa svelerà i segreti di tutte le famiglie, le cose tenute accuratamente nascoste in ogni famiglia, provocherà litigi furibondi tra marito e moglie, tra fratelli, metterà in piazza faccende private. Rovinerà il credito perché chi potrà ancora ottenere credito se si saprà davvero qual è il suo patrimonio. San Simon dice perfino il re si è spaventato. Il re benché fosse abituato alle imposte più enormi non riuscì a non spaventarsi di questo progetto. Perfino i suoi domestici si accorgono che il re ha qualcosa che lo ruota, il re è insolitamente preoccupato, gli sembra spaventoso costringere i suoi sudditi a questa cosa. Alla fine è talmente tormentato che si rivolge al suo confessore, un gesuita, il padre Lottelier. Il confessore del re è una vecchia volpe. Dice, farò esaminare la questione. Dopo qualche giorno il padre Leotelier arriva dal re Luigi con un parere scritto dai teologi della Sorbona, la massima autorità teologica del regno. I quali teologi della Sorbona dichiarano che in realtà tutti i beni dei sudditi appartengono al re. Perciò quando il re prende, sta prendendo roba sua e non deve assolutamente avere degli scrupoli di coscienza. Da quel momento tutti si accorgono che il re è di nuovo sereno e di buon umore. San Simone è sconvolto. Vedete che cos'è un re abbandonato in mano a un tale confessore e che parla solo con lui e cosa diventa uno stato abbandonato in tali mani. Il re, messo tranquillo dal padre Lottelier e dal parere della Sorbona, non dubitò più che tutti i beni dei suoi sudditi non fossero suoi e che quel che non prendeva e che gli lasciava era per pura grazia. Siamo qui veramente al vertice dell'idea di monarchia assoluta. Il re non solo può decidere qualunque cosa, ma è tutto suo. A questo punto la Prassi prevede però comunque l'approvazione del progetto da parte del Consiglio delle Finanze. Il Consiglio delle Finanze è composto da ministri, principi, consiglieri, è presieduto dal Ministro delle Finanze, ma si riunisce in presenza del Re. Di nuovo, come funziona la monarchia assoluta. Accorte tutti sanno che si prepara questo progetto, ma nessuno l'ha letto. Sono tutti terrorizzati. Un bel giorno si riunisce il Consiglio delle Finanze. Il ministro arriva col progetto nella borsa. Ma mentre lo tira fuori, il re prende la parola per primo. Il re prende la parola e dice, voi lo sapete, che viviamo un momento difficile, i problemi sono enormi, il ministro ha preparato un progetto per trovare nuove risorse e io, il re, l'ho letto e devo dire che è ottimo questo progetto e sono sicuro che anche voi quando l'avrete sentito sarete d'accordo. A questo punto il ministro prende la parola, spiega che è tutta colpa della guerra, del nemico che si rifiuta di fare la pace, la Francia rischia di essere invasa, è assolutamente indispensabile ricorrere a mezzi estremi, ma se introduciamo questa nuova tassa andrà tutto bene. Il re potrà pagare i debiti, potrà pagare gli stipendi, il denaro entrerà in circolo, tutti saranno più ricchi. Fatto questo fervorino il ministro si mette direttamente a leggere l'editto, che è molto lungo. Lo legge tutto. Quando ha finito nessuno parla. Siccome nessuno parla, il re si rivolge al consigliere più anziano e gli chiede un parere. Il consigliere più anziano dice, maesta, io veramente per dare un parere avrei bisogno di leggermelo io con un po' di calma, se posso portarmelo a casa e studiarlo. In questo modo, francamente, no, io chiederei la grazia di potermi astenere. Il re dice, sì, certo, ha ragione, effettivamente, è inutile chiedere un parere. Il ministro ha già studiato il progetto. meglio di così non potrebbe venire fuori perciò io vi chiederei senz'altro se lo approvate il consiglio approva Saint-Simon, così fu chiusa questa faccenda sanguinosa e immediatamente dopo, firmata, sigillata, registrata fra i singhiozzi soffocati e pubblicata fra il pianto generale il prodotto non si avvicinò neanche lontanamente a quello che si erano immaginati in quella commissione di antropofagi E il re non pagò neanche un soldo in più di quel che faceva prima. In compenso tutti quanti vennero spremuti ancora una volta. Solo i finanzieri si salvarono, perché era impossibile sapere cosa avevano davvero in portafoglio. Questa è la situazione quando nel 1715 muore il re Sole. L'erede è un bambino, quello che sarà poi Luigi XV, è il pronipote del re Soli, il re Soli è vissuto molto a lungo, gli è morto il figlio, gli è morto il nipote, adesso l'erede è il pronipote. È un bambino, perciò ci sarà una reggenza. Per otto anni, dal XV al XXIII, la Francia è governata da un reggente, il duca d'Orléans, zio del piccolo re. Durante la reggenza viene fuori che la situazione finanziaria è molto più difficile. è catastrofica, bisogna assolutamente fare qualcosa. Cosa facciamo? Una proposta è di dichiarare bancarotta, lo si può fare, altri re in passato l'hanno fatto. Il re dichiara bancarotta vuol dire semplicemente che il re dichiara che i suoi debiti sono annullati, non pagherà nessuno. Questa misura provocherà disastri, impoverimenti, rovina di molti, ma salverà il regno. Mentre discutono seriamente se dichiarare bancarotta, capita a Parigi un signore che promette di avere la soluzione. È uno scozzese, si chiama John Law, come la legge, Law. John Law è un economista di una famiglia di banchieri. I banchieri sono dappertutto in questa storia, io cerco di non parlarne male, naturalmente data la sede in cui ci troviamo, giudicherete voi. I banchieri... John Law è un banchiere ma è un tipo strano, è uno che alle spalle ha una storia turbolenta. Qualche anno prima ha ucciso un uomo in duello per una storia di donne. Avendo ucciso un uomo in duello, in Inghilterra la legge è piuttosto severa. È stato condannato a morte ed è rimasto a lungo in galera in attesa di essere impiccato. Poi, siccome aveva dei buoni avvocati, è riuscito a far derubricare il reato a omicidio colposo. Per omicidio colposo si può uscire su cauzione. Quindi John Law è uscito su cauzione, dopodiché ha pensato bene di svignarsela dal Regno Unito, ha cercato riparo sul continente e sul continente ha cominciato a pubblicare opere di economia. Ha pubblicato un trattato, è molto interessante John Law, da certi punti di vista di una modernità impressionante. John Law dice, il nostro sistema per cui usiamo moneta fatta d'oro o d'argento è assurdo. L'oro e l'argento di per sé non solo non hanno nessun valore di per sé, ma poi è un valore che non puoi controllare. Scoprono nuove miniere d'oro e il valore dell'oro scende. Invece per qualche motivo la gente non lo vuole mettere troppo in giro, lo tesaurizza e il valore dell'oro sale. tutte assurdità dovremmo avere una moneta di carta. Vi ho detto che nel Regno di Francia circolavano già questi pagherò del re, ma John Law sostiene proprio che bisognerebbe abolire la moneta metallica e introdurre soltanto qualcosa che noi abbiamo fatto solo nel secolo scorso. Sostanzialmente. Naturalmente se uno fabbrica dei biglietti di banca, perché la teoria di John Law è proprio questa, bisogna creare una banca centrale che produca, che stampi biglietti di banca. E come si fa a garantire che hanno un valore questi biglietti di banca? John Law dice che esiste un'unica vera ricchezza nel regno, ed è la terra, la proprietà terriera. Vedete come a inizio Settecento ci sono da un lato aspetti di straordinaria modernità nel modo di pensare e al tempo stesso vivono ancora in un mondo che da millenni ragiona invece in un altro modo. È a terra la ricchezza. Quindi Lao dice, il re deve solo far misurare tutta la terra che esiste nel regno. Poi in proporzione alla terra emetteremo i biglietti di banca. Ogni biglietto di banca permette di acquistare un ettaro di terra, supponiamo. A questo punto la gente saprà... che il valore dei biglietti di banca è garantito, fisso, immutabile. Dal continente, dove è scappato per non essere di nuovo arrestato per omicidio colposo, visto che dopo aver pagato la cauzione se l'è svignata all'inglese, dal continente John Law spedisce a Londra questo progetto. Il governo inglese, ricevendo il progetto di questo scozzese omicida e latitante, reagisce ovviamente dicendo che questo è un matto. John Law decide di tentare la fortuna da un'altra parte e arriva a Parigi. A Parigi è reggente, come vi dicevo, il duca d'Orléans. Il duca d'Orlean è una bravissima persona, simpatico, benintenzionato, ha però alcuni grossi difetti. È enormemente pigro, non ha voglia di lavorare, passa il tempo fra i piaceri e i bagordi, perché è un debole che non resiste alle orge, alle ubriaccature, alle donne. Però è molto benintenzionato, ha un altro piccolo difetto. che, come dire, come molti ormai alla sua epoca, in un mondo che ufficialmente è ancora profondamente cattolico, il Duca d'Orleano è assolutamente ateo, non crede in Dio, e gli fa piacere che si sappia, perché gli sembra di fare bella figura di persona intelligente, di conseguenza ostenta questo suo ateismo, questa sua irriverenza. Cosa vuol dire ostenta? Beh, le orge più clamorose cerca di metterle in programma per il Venerdì Santo, per esempio. E tuttavia, benché non crede in Dio, una delle sue manie da sempre è che gli piacerebbe evocare il diavolo. Ha speso cifre enormi pagando imbroglioni e maghi che gli promettono di evocare il diavolo. Saint-Simon dice, ha capito, in Dio non ci crede, ma nel diavolo sì. E quindi è sempre circondato di truffatori e imbroglioni. Questo è l'uomo che governa la Francia quando arriva a Parigi John Law, col suo progetto. Sono fatti per capirsi. La situazione finanziaria è rovinosa. Il debito dello Stato in quel momento equivale a dieci anni di entrate. Per capirci, in Italia oggi il debito pubblico equivale grossomodo, mi pare, a tre anni di reddito dello Stato. Qui eravamo a dieci volte il reddito annuo. Ma John Law ha la soluzione. Il reggente lo autorizza. Si procede per piccoli passi. Per prima cosa si crea una banca privata, che prende il modesto nome di banca generale, e questa banca comincia a emettere azioni e su queste azioni pagare una grossa rendita. La gente è contenta di questa grossa rendita, compra volentieri le azioni della banca. Il reggente, essendo d'accordo con l'O, gli dà una mano. Le azioni della banca potranno essere accettate dal fisco in pagamento delle imposte. A questo punto chi è che non le vuole queste azioni? Le azioni circolano, aumentano di prezzo, la banca continua a stamparne di nuove. A sua volta la banca accetta in pagamento i vecchi pagherò, i vecchi biglietti di zecca che erano in giro da tanto tempo, il debito pubblico in sostanza. E quindi il debito pubblico pian piano diminuisce, perché la banca accetta le vecchie cambiali. Apparentemente John Law è veramente un mago. Sono tutti contentissimi. Passo successivo a questo punto, inventiamo il biglietto di banca. La banca comincia a emettere non azioni, ma proprio quelli che anche noi riconosceremmo come biglietti di banca. Sono biglietti tutti uguali, standardizzati, stampati. Dove c'è scritto, ricordate i nostri vecchi biglietti di banca in lire, che c'era scritto lire mille pagabili a vista al portatore. Oggi sui euro non c'è più scritto niente del genere, l'euro è l'euro, è una cosa astratta, ma le vecchie lire erano ancora, diciamo, in teoria, l'idea era ancora questo biglietto da mille lire, non sono mille lire, le mille lire te le dà la banca se vuoi quando tu vai a portarle il biglietto, pagabili a vista al portatore. Il sistema di law è stampare biglietti di banca con tutte le firme, come c'è anche oggi, anche sugli euro, la firma del tesoriere, della banca, che garantisce, con su scritto pagabile, la banca promette di pagare a vista al portatore 100 franchi, 1000 franchi e così via. A questo punto cosa succede? La gente si è abituata che le azioni della banca rendono bene e quindi anche i biglietti di banca il pubblico li accetta abbastanza volentieri anche perché sotto sotto tutti dicono intanto io il lui I bigi d'oro me li tengo in cassaforte e evito di spenderli. Finché spendiamo questi biglietti di banca. E questo è proprio quello che John Lau desidera perché la sua idea è che bisognerà arrivare a mettere fuori legge il denaro d'oro o d'argento e dovranno circolare solo i biglietti di banca. Chi garantisce che la banca pagherà? La monarchia, perché il reggente è d'accordo, è convinto che Lao sia davvero un mago e di conseguenza la monarchia garantisce i biglietti della banca. Dopo un po' ci si dice però, dato che il sistema funziona bene, stampiamo biglietti. Si stampano biglietti. In teoria i biglietti sarebbero garantiti dal capitale della banca, ma a un certo punto si comincia a pensare che è un peccato limitarsi a questo. È così bello stampare biglietti e circolano. E il debito pubblico sta diminuendo, questo è meraviglioso, sta davvero diminuendo. Rastrellano i vecchi pagherò e mettono in giro i nuovi biglietti. Onestamente non possiamo garantire tutti questi biglietti di banca sul capitale che abbiamo in cassaforte e allora Loh ha un'altra idea geniale. Stiamo all'inizio dell'espansione coloniale. La Francia pensa di poter diventare una grande potenza coloniale all'inizio del Settecento, ha il Canada, ha la Louisiana, prevede alle Antille, prevede grandi allargamenti in America e si prevede che l'America darà ricchezze fenomenali. Allora i biglietti della banca vengono garantiti sulla promessa che tanto arriveranno enormi ricchezze dall'America e la O crea una... una compagnia commerciale autorizzata dalla monarchia, gemella della banca, la quale compagnia commerciale ottiene dalla monarchia il monopolio di tutti i commerci con le colonie. Capite cosa vuol dire? Il monopolio del tabacco, il monopolio dello zucchero, è una cosa colossale, l'Eldorado. A questo punto il pubblico è contento e continua a fidarsi. Ormai la banca è gemellata con questa compagnia, la quale compagnia già che ci siamo, John Law e il reggente appunto si capiscono benissimo, la compagnia ottiene anche dal governo il monopolio nella riscossione delle imposte. Vi dicevo che le imposte sono riscosse da imprenditori privati, Law mette le mani anche su quello. E quindi circolano le azioni della banca, circolano i biglietti di banca, la stesso uomo è presidente della banca, presidente della compagnia che ha il monopolio di tutto il commercio con le colonie e presidente della compagnia che riscuote tutte le imposte del regno. Il prezzo delle azioni sale, la gente è entusiasta. E' una delle prime bolle finanziarie della storia, è passata alla storia come la bolla del Mississippi, perché la compagnia che deve sfruttare le colonie americane si chiama appunto la compagnia del Mississippi. Un sacco di gente fa un sacco di soldi. Per la prima volta nella storia della lingua francese viene inventata una parola che prima non esisteva. La parola milionario. Di colpo si comincia a parlare dei milionari che hanno accumulato milioni di franchi speculando sulle azioni. Il reggente decide di andare ancora un po' più in là. John Law non ha ancora in mano proprio tutte le leve, c'è ancora il posto di ministro delle finanze. Lo facciamo anche ministro delle finanze. Qui salta fuori che c'è un piccolo problema, siamo nel cattolicissimo regno di Francia. Benché il reggente sia notoriamente ateo e faccia le orge a Pasqua, però nel cattolico regno di Francia uno scozzese protestante non può diventare ministro. John Law decide che a lui il cattolicesimo è sempre interessato molto e comincia a frequentare i gesuiti e viene convertito e si converte al cattolicesimo. A questo punto può diventare anche ministro delle finanze. E ora che ha tutto in mano decide di attuare il suo piano. Un po' per volta metteremo fuori legge l'oro e l'argento, rimarranno solo i biglietti di banca. E si deve cominciare facendo delle pressioni. Qui devo dire l'analogia incredibile col problema che abbiamo oggi di ridurre l'uso del contante e favorire il passaggio alla moneta elettronica, che in teoria un giorno dovrebbe essere l'unica forma di moneta, e allora si mettono degli ostacoli all'uso del contante. Il ministro, che è sempre low, stabilisce il divieto di tenere in casa più di 500 franchi in oro. Oggi è vietato spenderli in contanti, no? Più di 3.000 euro in una... Allora, lui dice, è vietato tenerli in casa. Naturalmente cominciano le denunce anonime e la polizia comincia le perquisizioni a casa della gente per trovare loro fuori legge. A questo punto la gente comincia a preoccuparsi perché sui biglietti di banca c'è scritto mille franchi pagabili a vista al portatore e questo vuol dire in buon francese che io domani vado in banca e mi danno mille franchi in oro Ma se comincio a sospettare che il governo con loro ce l'ha e che minaccia di metterlo fuori legge, allora io potrei anche preoccuparmi. Il pubblico si preoccupa. Qualcuno si lamenta, giornalisti, pubblicisti, cominciano a uscire lamentele contro il ministro. Siamo nella monarchia assoluta, chi si lamenta pubblicamente viene arrestato ed è portato nelle colonie. Dopodiché l'opinione pubblica ufficialmente non protesta più, ma la preoccupazione serpeggia. E finalmente arriva il momento in cui, fatti due conti, qualche grosso speculatore, detentore di un'enorme quantità di biglietti di banca, decide di andare in banca a farseli pagare in oro. I primi sono, guarda caso, alcuni grossi nobili principi del sangue, il duca di Borbone, il principe di Conti, gente che ha, come dire, le antenne e le informazioni giuste, l'insider trading naturalmente non è stato inventato da noi. Questi che hanno le informazioni giuste. Un bel giorno la gente vede il duca di Borbone, cugino del re, che personalmente, già che c'è, accompagnato da una serie di lacche con le valigie, si presenta in banca e cambia tutti i suoi biglietti di banca in monete d'oro. A questo punto naturalmente è il panico. La folla si precipita alla sede della banca in Rue Cancampoix a Parigi, che giustamente è una vietta proprio dietro la borsa, anche oggi a Parigi il quartiere degli affari è quello. La folla si precipita, 17 morti schiacciati alle porte della banca. La banca però un po' paga, poi chiude e il reggente non ha altra alternativa se non dichiarare che i biglietti della banca sono fuori corso. Ci dispiace. spiace ma non pagheremo nessuno. Il tesoriere e il direttore della banca che firmavano i biglietti finiscono naturalmente alla bastiglia dritti filati. John Law è scappato in tempo, ha avuto anche lui una soffiata, ha lasciato il regno e è andato a Venezia dove nessuno gli può mettere le mani addosso e dove morirà anni dopo. A questo punto, lamentele generali, una quantità di speculatori rovinati. Il reggente, devo dire, gestisce la cosa decorosamente. Per esempio, una cosa che anche oggi, se si riuscisse oggi, lascerebbe tutti stupefatti, decreta che con quel poco che c'è riusciamo a pagare qualcosa, ovviamente, ai risparmiatori truffati, e si comincia a pagare i piccoli. I piccoli in gran parte riescono a rientrare di quello che avevano speso. Molti grossi sono rovinati, ma intanto il debito pubblico effettivamente è evaporato. Tutto sommato le finanze della monarchia sono più solide di quanto non fossero prima. C'è solo un piccolo problema, l'idea della carta moneta era una buona idea. Ma in Francia per due secoli nessuno parlerà più di carta moneta. Sarà assolutamente impossibile anche solo menzionare al pubblico francese l'idea di far circolare dei biglietti di banca dopo l'esperienza che hanno fatto col sistema di Law. Voi direte siamo molto lontani dalla rivoluzione francese, quando è che ci arriviamo? Siamo ancora nel 1720 effettivamente. Ma in realtà la bolla del Mississippi e il suo crollo con tutto questo caos generale davvero alla fine lascia alla monarchia la sensazione che le cose non vanno poi più così male. Effettivamente, lo dicevo, il debito pubblico è quasi sperito. Si può ricominciare a prendere in prestito, si può ricominciare a fare debito. La regenza finisce, il re bambino è diventato giovanotto, sarà il re Luigi XV, che regnerà per una cinquantina d'anni. Passerà alla storia come Luigi il beneamato. In realtà gli storici sono tutti abbastanza d'accordo che fosse uno scemo, che il suo regno sia stato disastroso. Tra l'altro la Francia combatte e perde la guerra più importante del secolo, la guerra dei sette anni, che è la guerra coloniale per cui i francesi perdono il Canada e vengono buttati fuori dall'India. E quindi viene fuori già chiaramente che l'Inghilterra è la grande potenza del futuro. Ma la Francia quasi non se ne accorge, continua a illudersi di essere lei la grande potenza, è una cosa che i francesi non hanno mai perso del tutto naturalmente, ed il resto la Francia è ancora la capitale del mondo dal punto di vista intellettuale, è l'epoca degli illuministi, avete presente Voltaire, ecco, i filosofi francesi spadroneggiano in tutte le capitali d'Europa, la Francia si sente forte, ricca, prospera, culla della civiltà. E il re Luigi XV che ama i suoi piaceri e ha tante amanti costose, in particolare Madame de Pompadour, e il re Luigi XV spende e spande e i suoi ministri prendono in prestito. Per quasi 50 anni si fa finta di niente. Come vedete ci siamo avvicinati rapidamente. Nel 1774 Luigi XV, il beneamato, muore. Sale al trono suo nipote, Luigi XVI. Nessuno potrebbe immaginare che neanche vent'anni dopo lascerà la testa sulla ghigliottina. È il re di una monarchia assoluta che continua a considerarsi il paese più potente del mondo. Luigi XVI è una gran brava persona, tutti i pareri che abbiamo dei suoi insegnanti quando era ragazzo dicono che è una nullità totale, però è ben intenzionato, sale al trono, vuole capire come funzionano le cose, gli illuministi da tanto tempo che parlano di riforme, di un anzian regime che deve essere migliorato, e lui gli ascolta, facciamole queste riforme, va a vedere com'è la situazione delle finanze. La situazione delle finanze a questo punto, dopo 50 anni, è di nuovo catastrofica. Il debito pubblico è spaventoso. A questo punto il copione di quel pezzetto di lezione che ci aspetta ancora è il seguente. Cerchiamo un economista che abbia la ricetta per rimettere tutto a posto. E uno dopo l'altro arrivano gli economisti, ognuno con la sua ricetta. E uno dopo l'altro diventano ministro delle finanze fra l'entusiasmo generale e nel giro di pochissimo tempo vengono cacciati via fra gli insulti perché la ricetta non ha funzionato. Ma l'interessante è che le ricette sono tutte diverse, c'è tutto un panorama delle opzioni possibili. Il primo che viene fatto ministro delle finanze, dal re pieno di buone intenzioni, Luigi XVI, certo ha anche delle palle al piede, Luigi XVI ha questa moglie frivola, la Maria Antonietta, che spende, spande, però Luigi XVI davvero vorrebbe passare alla storia come il padre del suo popolo, come l'uomo che ha cercato davvero di rendere più prospero il regno. E allora? Sceglie un economista come ministro delle finanze, questo economista si chiama Turgot. Turgot è amatissimo dagli illuministi, è amatissimo dalla buona società dei salotti di Parigi. Oggi si parla ogni tanto dei salotti romani dove si decidono le cose. All'epoca sono i salotti di Parigi. Turgot è un uomo integerrimo, devoto al bene pubblico. Tutti sono sicuri e sanno che è così, non c'è il minimo dubbio. È molto interessante perché il Ministero Turgot ci dimostra una cosa che la storia dimostra spesso e che non è bello sentirsi ricordare però. E cioè che il fatto che vada al potere uno che è una bravissima persona, integerrima, con le migliori intenzioni, non è assolutamente una garanzia che poi le cose vadano meglio. Anzi. Turgot diventa ministro fra l'entusiasmo di un pubblico che dice, ecco vi leggo un brano da una lettera di una grande ama, Salotti di Parigi appunto, ah, adesso abbiamo Turgot ministro, siate sicuri che il bene si farà e si farà anche meglio, perché ormai, come dire, sono le luci, la virtù, l'amore del bene pubblico. Le luci, l'illuminismo, capite no? L'amore del bene pubblico al governo. Mai, no, mai un uomo più virtuoso, più disinteressato è stato al potere, vedrete. Questo ministero lascerà una profonda traccia. Ah, brutta epoca per i furfanti e i cortigiani. Queste sono le speranze con cui viene accolto al ministero Thurgo. Thurgo è un ultraliberale. Lo Stato deve intervenire il meno possibile, ridurre le imposte, soprattutto eliminare i dazi, far circolare liberamente le merci. Alla base ha anche lui un'idea simile a quella di John Law, la vera ricchezza è la terra. Ma sentite il ragionamento che ne viene fuori, la vera ricchezza è la terra. Quindi noi dobbiamo tassare la ricchezza, quindi tasseremo i prodotti della terra. La terra produce tutto. la ricchezza esistente viene fuori dalla terra, che siano i prodotti agricoli o che siano i metalli, i minerali. Tutto ciò che abbiamo viene fuori dalla terra. Noi tasseremo lì e poi non tassiamo più nient'altro. E quindi quelli che poi i prodotti li commerciano, li trasformano, gli industriali che con i metalli producono delle cose e poi i mercanti che li portano all'estero, su tutto questo nessuna imposta. Gli industriali e i mercanti sono entusiasti. C'è però un gruppo che è meno entusiasta e sono i membri della fermo generale. Ricordate la società privata che riscuote tutte le imposte del regno e che si arricchisce tanto più quanto più sono le imposte, naturalmente, e più sono diversificate e più c'è da mangiare. I fermier generaux si oppongono fermamente a Turgot. Turgot va avanti lo stesso. Aboliamo... tutte le imposte sul commercio del grano, che è il commercio più importante in un mondo di poveri dove la maggior parte della gente mangia pane. Aboliamo tutte le imposte sul commercio del grano. Purtroppo però l'economia non è una scienza esatta e ogni tanto ci sono delle ironie. Quello stesso anno il raccolto del grano è disastroso e di conseguenza il prezzo del grano schizza alle stelle e i poveri fanno la fame. E di chi è la colpa? Del ministro Turgot che ha voluto abolire tutte le imposte e i controlli sul commercio del grano. Risultato? Il grano è aumentato di prezzo. La gente al di là di questo non vede ed è anche difficilissimo. Difficile dargli torto visto che muoiono di fame. Di conseguenza cominciano le rivolte, le insurrezioni per il grano. Il ministro Turgot è costretto a reprimerle con la forza. La sua popolarità comincia a diminuire. Il re gli dice, quel che abbiamo fatto finora chiaramente non basta, qual è il prossimo passo? Banca rotta? No, no, no, no, Turgot è assolutamente il contrario. Niente banca rotta, è una cosa disonesta. E allora aumentare le tasse? Mai. Turgot è un dogmatico liberale, le tasse sono di per sé una brutta cosa, non le aumenteremo. Allora ci indebitiamo ancora di più? No, non va bene neanche quello. Il debito pubblico è una brutta cosa, bisogna ridurlo. A questo punto direi, ma allora scusate, allora che cosa facciamo esattamente? E qui, ahimè, non rimangono molte altre soluzioni. Turgot dice, ridurre le spese, tagliare il bilancio dei ministeri. tagliare le pensioni d'oro, ci provano, non stupisce che si faccia degli altri amici. Tutte le persone più importanti e influenti del regno prendono stipendi d'oro, pensioni d'oro. La popolarità di Turgot rapidamente crolla. Il re è indignato, ma come? È possibile che nessuno sia disposto a fare un piccolo sacrificio? Luigi XVI, testuale. Ci siamo solo Monsieur Turgot e io, che amiamo il popolo. Dopodiché l'opposizione è tale che Turgot viene destituito. È rimasto al ministero meno di due anni. Il suo successore Clugny de Nuit arriva con molta sicurezza dicendo lo so che si dice che il ministro delle finanze non muore mai in carica intende dire che si rimane così poco tempo perché si viene subito cacciati via lo so che si dice che il ministro delle finanze non muore mai in carica vedrete che io smentirò questa diceria dice il nuovo ministro Clugny de Nuit bisogna trovare soldi Clugny de Nuit ha un'idea geniale anche qui inventano la lotteria la lotteria non esisteva ancora la inventano adesso e l'eldorado, la gente paga tu metti in vendita i biglietti della lotteria, la gente li compra poi tu una piccola parte del ricamato la dai in premio fantastico quindi di noi l'idea della lotteria Siamo nella Francia del Settecento, profondamente corrotta marcia e tuttavia molti criticano questa novità dicendo che è una vergogna che lo Stato si arricchisca. giocando così sulla voglia di giocare d'azzardo della gente. È più di quello che si sente dire spesso oggi in proposito. Dopodiché, dopo di che, Cluny de Nuit, oltre alla lotteria, altre idee non ne ha. Si scopre che la lotteria non basta. Il buco del bilancio è sempre più largo. Cluny de Nuit si trova in difficoltà ma non dovrà risponderne a nessuno perché cinque mesi dopo essere andato al ministero muore improvvisamente. I maligni, anzi non i maligni, le canzonette, ci sono già gli chansonniers, le canzonette politiche satiriche all'epoca, girano le canzonette, e lei aveva promesso che sarebbe morto al ministero, infatti Luigi XVI, a proposito della scelta che aveva fatto nominando Cluny de Nuit, credo che ci siamo di nuovo sbagliati. Avanti il prossimo, arriva un altro economista che ha la ricetta miracolosa, stavolta si chiama Jacques Necker, è uno svizzero di Ginevra. Lui è tutto il contrario di Turgot. Tasse, intervento economico dello Stato, e così rimetteremo le cose a posto. C'è ancora sempre quel piccolo problema che anche Necker è protestante. Non lo possono fare ministro. Lo fanno però direttore generale del ministero e mettono come ministro un uomo di paglia. Di fatto chi comanda è Necker. Necker comincia a applicare la sua teoria. Lavoriamo sulle imposte, sulle tasse, sull'intervento dello Stato, ma il fatto è che si presenta un nuovo problema. E' scoppiata la rivoluzione americana, avete presente? 1776. Nel 1776 scoppia la rivoluzione americana. L'Inghilterra si trova subito in difficoltà. Perché ci interessa questa cosa? Ma perché l'Inghilterra e la Francia sono nemiche. L'Inghilterra ha vinto pochi anni fa la guerra dei sette anni. Ha portato via le colonie ai francesi. I francesi vedono l'occasione di vendicarsi e ci azzeccano. Questa è una cosa che spesso non si ricorda, ma la rivoluzione americana, che è il primo grande momento, diciamo, la nascita di una democrazia, vince la sua guerra contro l'Inghilterra grazie all'aiuto della monarchia assoluta francese. La Francia manda flotte, manda truppe in sostegno agli americani e alla fine gli americani vinceranno la loro guerra. Quando gli americani vincono e gli Stati Uniti diventano indipendenti, è una grande vittoria anche per la Francia. È il 1784 e Luigi XVI è il primo re di Francia che ha vinto una grande guerra. Non è mai contro la nemica di sempre, l'Inghilterra. Non è mai stato così amato e così popolare, Luigi XVI. Se qualcuno avesse detto fra nove anni ti taglieranno la testa in piazza, non ci avrebbe creduto nessuno. Ma naturalmente c'è un piccolo problema. Questa guerra è costata l'ira di Dio. Il debito pubblico è arrivato a livelli sconvolgenti. Monsieur Necker deve trovare i modi di fare i soldi. Si inventa qualcosa. Metteremo in vendita dei buoni del tesoro. che però anziché garantire il pagamento di una certa somma con gli interessi a scadenza, garantiscono fin da subito una rendita vitalizia. Tu spendi una certa somma e da subito cominci a incassare una piccola somma annua. Necker, che è una persona seria, ha studiato. Ha studiato la speranza di vita. Ha calcolato quanto a lungo vive in media la gente e sulla base di quello ha fissato l'importo della rendita. Poi già che c'è, ha avuto un'altra idea. Questa cosa della lotteria era rimasta in testa. Allora noi faremo così, questi buoni del tesoro, chiamiamoli così, queste rendite vitalizie, noi le vendiamo al pubblico a un prezzo fisso, 10.000 euro a tranche. e la maggior parte garantiscono una rendita di 500 euro, sto modernizzando le cifre naturalmente, di 500 euro all'anno a vita. Ma noi faremo anche una lotteria. Alcuni di questi buoni del tesoro verranno estratti a sorte e i fortunati avranno una rendita di mezzo milione di euro all'anno. Quindi combina i bot, i cct, e la lotteria. Il successo è enorme. Peccato che è tutto tarato esattamente sul calcolo della speranza di vita. E in quegli anni la speranza di vita comincia a crescere. Già solo la scoperta del vaccino contro il vaiolo, parliamo sempre di cose attualissime, i vaccini, già solo la scoperta del vaccino contro il vaiolo aumenta di tre anni la vita media. Di conseguenza già da quel punto di vista lì la speculazione si rivela in perdita, ma non basta, perché per vendere bene questi buoni del tesoro, queste rendite vitalizie, è stato dato il permesso di rivenderle ad altri. altri. A questo punto cosa succede? Le banche fanno incetta, le banche fanno incetta e poi le rivendono a loro volta a chi ci guadagna. Come fai a guadagnarci? Ecco, si sono dimenticati di precisare quando uno la rivende che bisogna calcolare l'età di quello che la compra, non c'è scritto da nessuno a cavarte. Perciò le banche le rivendono alle famiglie che le intestano i bambini appena nati. In conseguenza, questa grandiosa trovata nel giro di qualche anno manderà in rovina ancora di più il tesoro. Ma non se ne accorgono subito. La rendita va bene, tutti comprano, il suo valore sale, tutti sono contenti, e Messione Care è un mago, abbiamo pagato anche la guerra americana senza dover aumentare le tasse. Poi ogni tanto Necker va a vedere, gli viene male, quando si rende conto del livello del debito pubblico che sta salendo, ma non lo si dice a nessuno, siamo nella monarchia assoluta, i giornali pubblicano solo quello che vuole il governo, se un giornalista parla troppo finisce la bastiglia, e quindi il pubblico non sa niente, solo Monsieur Necker nella sua stanza al ministero sa che il debito pubblico sta salendo, salendo, salendo, a un certo punto anche lui va dal re e dice maestà Bisogna ridurre le spese, bisogna ridurre le spese della Corte, le pensioni d'oro. Ma Necker sa quello che oggi non sempre si sa. Oggi viene detto a volte che è inutile la lotta alle pensioni d'oro, ai costi della politica, perché sono irrisori rispetto al debito pubblico. Questo non vuol dire che non si debba farlo, secondo me, per quelli che vi interessano, ma insomma, secondo me queste cose vanno fatte, ma hanno un valore simbolico. Hanno il senso di dare un senso di comunità in cui tutti dividono i sacrifici e si evitano gli eccessi, ma certamente non servono i tagli ai costi della politica. a rimettere in piedi il bilancio. Al tempo di Necker, le spese della Corte, che tutti vedono, e che quindi i francesi criticano ferocemente, che fanno odiare Maria Antonietta e i suoi cortigiani, le spese della Corte però rappresentano l'1% del bilancio. E quindi non è che ci sia da tagliare chissà quanto. Il fatto sta che quando viene fuori che nonostante la ricetta miracolosa di Necker però alla fine la rendita non funziona e di nuovo il buco di bilancio è sempre più spaventoso, anche Necker viene licenziato. Arriva l'ultimo, si chiama Calonne. Calonne ha un'altra teoria. Il debito pubblico è indispensabile. È assurdo pensare di ridurlo, ci strangoleremmo. Dobbiamo continuare ad aumentare il debito pubblico, dobbiamo continuare a farci prestare soldi. Come si fa a farci prestare soldi? Perché il pubblico non si fida mica più tanto, bisogna che il pubblico si fidi. Non si deve sapere che c'è un buco di bilancio spaventoso. E perché non si sappia, dobbiamo far vedere che invece siamo ricchi. Spendere. La ricetta di Calonne è spesa pubblica in tutti gli ambiti, non, come dirà poi Keynes in un altro contesto, per creare lavoro, no no, per creare credito. La monarchia deve apparire straricca, in modo che tutti prestino senza farsi problemi. Guai se si scopre qual è la situazione vera. Perciò spesa pubblica da tutti i parti. E ovviamente il re e la regina sono contenti. La regina da tanto tempo voleva comprarsi un nuovo castello, il castello di Saint-Cloud. E il re suo marito a dirle, ma cara, abbi pazienza, con la situazione attuale non ce lo possiamo permettere. Il ministro Calonne dice, ma no, perché no? Certo che ce lo possiamo permettere. Compriamo il castello di Saint-Cloud, 6 milioni di franchi. Le feste a Versailles, i balli di corte. La musica, l'opera, il teatro, concerti, spesa, spesa, spesa. Perché? Perché così la corte è contenta, i banchieri sono contenti, la borsa sale, l'entusiasmo è generale. Si arriva così all'estate 1786. Nell'estate 1786 Calonne fa i conti. Gli interessi sul debito pubblico, gli interessi e non la restituzione, gli interessi sul debito pubblico mangiano il 51% del bilancio. Per capirci, oggi in Italia gli interessi sul debito veleggiano sull'8%. grosso modo del bilancio dello Stato. Qui siamo al 51%. Ovviamente se uno guarda un bilancio dell'epoca è molto diverso dai nostri, la spesa successiva 26% sono le spese militari, l'esercito, la flotta, le fortezze. Per assistenza e istruzione la monarchia francese del Settecento spende il 2% del bilancio. Ma comunque sia, il 51% in interessi del debito è una cosa inconcepibile. Luigi XVI, questo me lo sto inventando, non è agli atti, ma sicuramente avrà detto ci siamo sbagliati un'altra volta. Quello che è certo è che licenzia Calonne e a questo punto, e a questo punto il Paese che sta scoprendo la verità pretende una cosa con cui noi oggi chiudiamo. Il paese pretende che il re convochi gli stati generali. Convocare gli stati generali cosa vuol dire? Gli stati generali sono un'antica istituzione. I re francesi del medioevo li convocavano regolarmente perché nella Francia medievale nessuno avrebbe tirato fuori un soldo in tasse solo perché il re aveva detto ho deciso di aumentare le tasse. Un re francese del Medioevo, per mettere delle tasse, doveva radunare un'assemblea in cui venivano i principi, i baroni, i nobili e venivano i vescovi, gli arcivescovi, il clero e venivano anche i mercanti, i borghesi delle città, quelli che avevano i soldi e a tutta questa gente riunita i nobili, il clero, i mercanti, si dice anche i tre stati A tutta questa gente riunita, il re e i suoi ministri dovevano spiegare ci servono soldi, dovevano dire quanti soldi servivano, per che motivo e l'assemblea discuteva e poi magari approvava. Senza gli stati generali un re francese del medioevo non poteva imporre neanche un soldo di tasse. Chiaramente ai re stava un po' stretto questo controllo. Noi siamo partiti dicendo la Francia di Luigi XIV è una monarchia assoluta. La Francia del Seicento era diventata una monarchia assoluta perché il re ormai era così forte che poteva imporre le tasse senza dover convocare gli stati generali. Li hanno convocati per l'ultima volta nel 1614. Dopo di allora, per un secolo e mezzo, i re di Francia hanno governato senza più questa assemblea. Ma che questa assemblea era esistita in passato la gente se lo ricordava. Se lo ricordavano soprattutto i nobili, che agli stati generali contavano molto, erano il primo stato. Il clero era il secondo stato. Tutti gli altri il terzo stato, che contava poco, però bisognava convocarlo perché sono i mercanti che hanno i soldi. E nella Francia del 1788 si comincia a dire gli stati generali, quanto tempo è che non li convochiamo? E guardate dove siamo andati a finire, il re non può continuare così, deve ascoltare il paese e quelli che insistono più di tutti sono i nobili senza sapere che fra 3 o 4 anni saliranno sulla ghigliottina insieme al re. Vogliamo gli stati generali, vogliamo mettere sotto controllo la monarchia, il re è costretto. a promettere che convocherà gli stati generali e li convoca. Ha anche richiamato Necker al ministero nella disperazione. Il re e Necker aprono gli stati generali cercando di parlare del buco di bilancio. Gli stati generali ascoltano e sterrefatti. Infatti, apprendendo che il buco di bilancio è molto più spaventoso di quello che pensavano, però a questo punto dicono che la ricetta non ce l'abbiamo, ma non è neanche il problema più importante. Il problema più importante è che non si può più continuare con la monarchia assoluta. Bisogna che questo Paese in futuro sia governato in un altro modo. Bisogna che il re accetti di procedere con il continuo consiglio degli stati generali, che sia un'assemblea che rappresenta il Paese. e il re non può più continuare a governare da solo. Il risultato lo sapete. Il re per un po' esita. Poi prova a far sciogliere gli stati generali. Gli stati generali rifiutano. Noi siamo il paese. Noi siamo il popolo. Noi abbiamo il potere. Il re non può più continuare a governare da solo. Il re senza di noi non è nulla, il re prova a farli sciogliere a forza dall'esercito, Parigi insorge, 14 luglio 1789, presa della Bastiglia. Da quel momento gli stati generali diventano l'Assemblea Nazionale. Il Parlamento che rapidamente si impone come unico vero potere legale in Francia. Il re per un po' convive, coesiste, ma sotto sotto non sopporta questa umiliazione, comincia a tramare con le potenze straniere perché invadano la Francia, la cosa viene scoperta, il re e la regina sono arrestati. La situazione ovviamente è estremamente tesa, la gente è spaventata, si cominciano a tagliare le teste e comincia la fase del terrore della rivoluzione francese. Per chiudere ultimissima cosa, fra tante teste che si tagliano, processi continui contro tutti quelli che sono considerati colpevoli di aver tramato con il re per abbattere gli stati generali, di aver tramato per ristabilire la monarchia assoluta, oppure di aver profittato. Ecco tutti, lo stato d'animo è adesso devono venire a rendere conto tutti i profittatori perché se non c'è un soldo è perché tutti hanno mangiato, adesso il popolo li giudicherà. Un bel giorno venne aperto un grande processo contro tutti i fermiers généraux, cioè contro tutti i finanzieri, tutti quelli ancora vivi, che sotto la monarchia avevano gestito la riscossione delle imposte. vengono processati tutti insieme e l'8 maggio 1794 28 finanzieri ex Fermi e Généraud vanno tutti insieme alla ghigliottina. E ci sarebbero tante altre cose da raccontare, ma insomma credo che il senso complessivo di questa storia a questo punto non sia sfuggito a nessuno. Grazie. Grazie a tutti e all'anno prossimo allora.