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Appunti sulla Seconda Guerra Mondiale

Il primo conflitto mondiale aveva mostrato al mondo cosa la guerra fosse diventata. L'Europa, dopo quattro anni di conflitto, esce stravolta dai trattati di Versailles. Ma la sensazione diventa rapidamente che quella appena firmata non fosse una pace, ma una tregua. Nel 1917 il presidente americano Woodrow Wilson, prima di entrare in guerra, aveva dichiarato «Vi prometto che questa sarà l'ultima guerra. La guerra che porrà fine a tutte le guerre». Ironico. Negli anni 30 il sistema europeo era irriconoscibile da quello che si presentò in Francia nel 1919. In Italia il governo democratico era stato schiacciato dal regime fascista guidato da Benito Mussolini da ormai dieci anni. In Germania il Partito Nazionale Socialista nazista per gli amici, vedeva in Adolf Hitler l'unica soluzione. Un nuovo Reich tedesco si era creato in Europa, il terzo. Dalle ceneri dell'impero russo era nata l'Unione Sovietica, che era attraversata dai grandi cambiamenti voluti da Joseph Stalin. La terza via del fascismo dilaga nel vecchio continente. La Spagna è la vera vittima della tensione che sta montando in quegli anni. Una guerra civile scoppia tra i nazionalisti di Francisco Franco e la Repubblica eletta. La Repubblica Spagnola diventa il primo campo di battaglia di queste nuove potenze. Dal 1936 al 1939 le forze fasciste di Franco, appoggiate da Italia e Germania, e quelle repubblicane, appoggiate specialmente dall'Ulss, si scontrano. La vittoria finale va ai franchisti, aumentando la lista di stati all'inerno. con Germania e Italia. Mentre però la guerra di Spagna è in pieno svolgimento, il vero protagonista di questi anni, Adolf Hitler, sta stilando un piano di azione per il Terzo Reich. Il programma del Führer è semplice. L'assetto del Trattato di Versailles doveva essere eliminato in quanto ingiusto per la Germania. Il popolo tedesco, sparpagliato per tutta Europa, doveva essere riunito sotto il Reich. E infine l'Unione Sovietica, simbolo del comunismo sovversivo, doveva essere annientata. La volontà di conflitto è ovvia, ma Hitler non desidera uno scontro. controaperto contro le grandi potenze occidentali. Essendo un veterano della Prima Guerra Mondiale, è conscio dei rischi di una guerra su due fronti. Nel frattempo, il Regno d'Italia decide di portare a termine un lavoro iniziato nel tardo Ottocento. Nell'ottobre del 1935, le truppe italiane iniziano la marcia verso Addis Abeba, capitale dell'Etiopia, per finire la conquista del Corno d'Africa. La campagna è un successo. Già nel maggio del 1936 il monarca etiope, il Negus, fugge in esilio. Mussolini può finalmente annunciare che l'impero sta tornando a Roma. Il prezzo diplomatico è alto. Il regime fascista non è più visto come mediatore moderato tra Hitler e le potenze occidentali, ma come un suo diretto alleato. La Società delle Nazioni punisce il governo fascista con pesanti sanzioni per l'economia italiana. In tutta risposta, Mussolini avrebbe abbandonato i banchi della società nel dicembre del 1937, così allontanandosi dalle grandi democrazie occidentali. In quegli anni il Regno Unito è guidato dal conservatore Neville Chamberlain, che in realtà si trova abbastanza d'accordo con l'idea del Führer, nel senso che anche lui vuole evitare a tutti i costi la guerra fra grandi potenze. L'impero britannico era infatti uscito provato dalla Prima Guerra Mondiale. Nessuno era disposto a combattere ancora e Chamberlain interpreta questa volontà con la politica dell'appeasement. Consci delle ingiustizie della pace di Versailles, le richieste di Hitler andavano a secondate e mediate per evitare lo scontro. Dai banchi dell'opposizione inglese, tuona Winston Churchill, convinto che sia impossibile addomesticare un dittatore come Hitler. In Francia, nel frattempo, non se la passano bene. Sebbene i francesi possero garanti dei trattati di Versailles, una crisi profonda è stata ereditata dalla Grande Guerra e le fratture politiche minano la società francese. All'ombra della Torre Eiffel non c'è volontà di combattere. Arroccati dietro la linea Maginot, un sistema difensivo che corre per tutto il confine franco-tedesco, i francesi si sentono al sicuro. Frammentata all'interno, con una destra filofascista e un traballante governo Blum, di orientamento socialista e pacifista, la Francia segue passivamente le decisioni del Regno Unito. 1938 si presenta una nuova crisi. Dopo un tentativo fallito nel 1934 la Germania compie l'Anschluss, ovvero l'unione territoriale con l'Austria. L'Italia alle dimissioni del cancelliere Schuschnigg questa volta non schiera le truppe al confine come aveva fatto nel 34. Le altre potenze non sono interessate al destino dell'Austria. Quando il nuovo capo del governo, Sey Zinkwart, leader dei nazisti austriaci, chiede l'intervento tedesco per salvare l'Austria dal caos, nessuno si oppone. È l'11 marzo 1938. Il giorno dopo, le truppe del Reich entrano in Austria annettendola. Un mese dopo, un plebiscito sancisce con maggioranza schiacciante l'unificazione con la Germania. Ma per Hitler non è abbastanza. Arrivano nuove richieste. I cittadini di origine tedesca che abitano in Cecoslovacchia devono essere riuniti al Reich. Chamberlain vola due volte in Germania nel settembre del 1938 per gestire la crisi. Tutto inutile. Ma quando la situazione sembra ufficialmente sfuggire di mano, Mussolini... offre un incontro pacificatore. Le grandi potenze europee, Ursa esclusa, si incontrano a Monaco per discutere della questione e calmare le acque. Il 29 e il 30 settembre del 1938 Chamberlain e il nuovo primo ministro francese della Die accettano quasi tutte le richieste. richieste di Italia. Vasti territori della Cecoslovacchia verranno annessi alla Germania. I Cecoslovacchi non vengono neanche consultati. Gli accordi di Monaco si concludono con un trionfo diplomatico dei tre capi di Stato, Chamberlain, De la Die e Mussolini, per aver salvato l'Europa da una nuova guerra. Ma il sacrificio della Cecoslovacchia lascia il segno. Hitler, in fin dei conti, ha raggiunto i suoi obiettivi, ma soprattutto ha capito di poter ottenere tutto quello che vuole dalle potenze occidentali. Churchill, al ritorno di Chamberlain in Inghilterra, commenta «Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra». Nonostante la buona volontà che aveva spinto le grandi potenze a riunirsi a Monaco, l'ostinazione del Führer non si placa. Neanche un mese dopo i trattati, Hitler ha già sul tavolo i piani per l'occupazione totale della Cecoslovacchia. Il 15 marzo 1939, la Germania invade la Cecoslovacchia, annettendola in poco tempo. Nascono il protettorato di Bohemia e Moravia, sotto diretto controllo tedesco, mentre la piccola Slovacchia diventa uno stato indipendente. La fine ingloriosa della Cecoslovacchia è la tomba della politica della Pisa. La Germania, grazie alla diplomazia, controlla ora un territorio fin troppo vasto dell'Europa centrale. Regno Unito e Francia cambiano atteggiamento. La politica aggressiva della Germania non verrà più tollerata. Belgio, Olanda, Grecia, Romania, Turchia e soprattutto Polonia entrano a far parte di una fitta rete di alleanze gestita dalle due vecchie potenze. Hitler non si scoraggia. Pensa ancora di avere margine di manovra. Nata dopo la prima guerra mondiale, la Polonia era un naturale nemico della Germania. Non solo occupava vasti territori di cultura tedesca, ma controllando anche il porto di Danzica, spezzava in due i territori del Reich. Per una grande forte Germania, Hitler non poteva permettere un'offesa del genere. La Prusso-Orientale doveva essere riunita ai territori del Reich, a qualunque costo. A fine marzo del 1939, il Terzo Reich reclama il possesso di Danzica, La città è in grado di rinforzare la città. avrebbero tollerato una soluzione militare tedesca. Un chiaro segnale che si era disposti alla guerra per difendere l'integrità della Repubblica Polacca. Mentre le potenze occidentali sono distratte, Mussolini decide di cogliere l'opportunità. Nell'aprile del 39 il piccolo stato balcanico dell'Albania viene occupato dalle truppe italiane. Mussolini, dopo la campagna di Etiopia del 1935, ha deciso da che parte schierarsi. Francia e Regno Unito lasciano correre. Portare in guerra anche l'Italia sarebbe stato troppo rischioso. Nonostante le pressioni degli alleati, la Polonia non vuole trattare con Hitler e la tensione in Europa rimane altissima. Come se non bastasse, nel maggio del 1939, Mussolini accetta la richiesta di Hitler di unirsi in un'alleanza militare. Nasce il patto d'acciaio. L'asse Roma-Berlino si trasforma in un'alleanza offensiva. Nel patto si afferma che in caso di guerra per uno dei due membri, Terzo Reich e Regno d'Italia, l'altro sarebbe dovuto entrare al suo fianco nel conflitto. L'alleanza fa subito scalpore. Il patto d'acciaio con il suo spirito aggressivo è una promessa di scontro aperto sul suolo europeo. La guerra sta diventando sempre più certezza. Mussolini e il suo ministro degli esteri Ciano sanno però che l'Italia non è pronta per una guerra, almeno per altri due o tre anni. Hitler rassicura il governo italiano sulle tempistiche e che il regime fascista avrebbe ricevuto tutti gli aiuti necessari per prepararsi al conflitto. Si può vedere qui la grande scommessa del Reich. La guerra con la Polonia sembra ormai inevitabile. e Hitler basa tutta la sua strategia sulla neutralità degli alleati. Nessuno vuole uno scontro fra grandi potenze, Hitler compreso. Secondo lui, Francia e Regno Unito non sarebbero arrivata tanto per difendere l'alleato polacco. Francesi e inglesi in realtà la guerra la vedono fin troppo concreta. Mentre portano avanti la via della diplomazia per salvare la pace, decidono di prepararsi anche a un piano B. Iniziano delle trattative segrete con l'Unione Sovietica. L'idea è la stessa del primo conflitto mondiale. Con la Russia ostila ad est, la Germania. si sarebbe trovata minacciata su due fronti e quindi costratta a rivedere le sue mire espansionistiche. Stalin questo lo sa bene, ma le trattative vanno male. Per paura di cederle Europa orientale ai comunisti, gli alleati non sono disposti a nessuna cessione territoriale, cosa che sarebbe stata naturale in caso di un'esplosione. di guerra. Inoltre, tra la Repubblica Polacca e l'Unione Sovietica non scorre buon sangue. La Polonia e la Russia erano entrati in guerra neanche una generazione prima. La Repubblica Polacca non avrebbe mai permesso all'Armata Rossa di varcare i propri confini, neanche per difenderla dalle... le armate naziste. La Polonia e gli alleati sembrano non voler trattare con nessuno. Stalin, stanco di questa situazione, sceglie la via della Realpolitik. Urs e Germania mettono da parte le differenze ideologiche e iniziano a trattare. Il 23 agosto 1929, la Polonia e gli alleati si rivolgono a un'unità di un'unità di un'unità. 1939 i ministri degli esteri dei due paesi si incontrano a Mosca per scendere a patti. Nasce il patto Ribbentrop-Molotov, un trattato di non belligeranza fra Germania e Unione Sovietica che includeva, oltre a promesse di rifornimenti e neutralità reciproca, delle clausole segrete per la spartizione dell'Europa orientale. La Polonia sarebbe stata spartita e l'URSS si sarebbe espansa anche nei paesi baltici e nella provincia romena della Bessarabia. La notizia getta nel panico l'Occidente e Hitler decide di dare il primo. Tutto per tutto. Il 1 settembre del 1939 la Germania dichiara guerra alla Polonia. Dopo un primo momento di esitazione, Francia e Regno Unito tengono fede alla parola d'Ada. Il 3 settembre dichiarano guerra al Terzo Reich. L'Italia, nonostante il patto d'acciaio, si tiene momentaneamente fuori dal conflitto, dichiarandosi neutrale. La guerra è arrivata. Il destino dell'Europa è di nuovo in mano agli eserciti. A inizio la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la prima guerra mondiale, le potenze vincitrici avevano deciso di porre un limite al militarismo tedesco. Buona parte dell'esercito, simbolo del furor teutonicus, era stato smantellato. Ma l'esercito che stava arcando il confine polacco, il primo settembre... 1939 è una perfetta macchina da guerra. La potenza tedesca si è risvegliata. I cambiamenti portati dalla prima guerra mondiale furono tanti. Il concetto di guerra meccanizzata si diffuse in tutta Europa. I carri armati erano i nuovi padroni del campo di battaglia. I teorici della guerra tedeschi questo lo sapevano bene e infatti decidono di sfruttarli per la loro velocità e potenza teorizzando la dottrina del blitzkrieg. Anche conosciuta come guerra lampo questa dottrina prevede l'uso di una forza altamente mobile per sfondare per chilometri il fronte. Una volta usata la punta di diamante dei carri armati l'idea è quella di avanzare fino alle retrovie nemiche e tagliare le linee logistiche e di rifornimento. La caduta del fronte segue naturalmente. La guerra Guerra Lampo è l'antitesi della guerra di Trincea e le imponenti difese statiche dei vari stati europei, come la linea Maginot, l'avrebbero scoperto presto. Torniamo a noi. A metà settembre le truppe tedesche stanno già sediando Varsavia, che sarebbe caduta alla fine del mese. Ma non è solo la Germania a violare i confini polacchi. Tenendo fede alle clausole segrete del patto Ribbentrop-Molotov, l'URSS invade la Polonia il 17 settembre da Oriente. Le potenze occidentali non possono permettersi di dichiarare guerra anche all'URSS. L'alleato polacco viene. viene abbandonato al suo destino. A inizio ottobre la Polonia capitola. In poco più di un mese uno dei più importanti stati alleati è stato cancellato dalle mappe senza che Regno Unito e Francia muovessero un soldato. Seguendo sempre i trattati di agosto Terzo Reich e Urs si spartiscono i territori conquistati. La guerra diventa strana. Drol de Guerre infatti è chiamata questa fase che va dal 1939 al 1940 in cui gli alleati sostanzialmente non sanno come muoversi lasciando campo libero ai tedeschi che hanno tolto. tutto il tempo per riorganizzarsi. La passività degli alleati fiacchia il morale delle truppe, già demoralizzate dal rapido collasso della Polonia. Mentre gli alleati stanno ancora capendo che fare, l'URSS prende l'iniziativa. Il 30 novembre 1939 la Finlandia viene attaccata. Inizia la guerra d'inverno. La guerra è meramente territoriale. Il confine finlandese era troppo vicino a Leningrado e, data la volontà finlandese di non cedere la regione della Karelia, lo scontro diventa inevitabile. Ma la guerra tra la piccola Finlandia e la gigantesca Unione Sovietica mostra al mondo una palese inefficienza militare dell'Armata Rossa. Nonostante la vittoria, le perdite russe, circa 120.000 uomini, portano ad una rivalutazione delle capacità combattive dell'Armata Rossa. L'alto comando sovietico inizia una serie di riforme per non ripetersi. Nel frattempo la Germania si è riorganizzata. Gli alleati hanno lasciato totalmente l'iniziativa allo stato maggiore nemico. Hitler allora cerca fortuna in Nord Europa. Il 9 aprile 1940 Danimarca e Norvegia vengono attaccate dal Terzo Reich. La Danimarca si arrende quasi senza combattere. La Norvegia invece subisce un complicato assalto anfibio che si risolve in gravi perdite per la Kriegsmarine, la flotta militare tedesca, ramo più debole delle forze armate naziste. Gli alleati decidono troppo tardi di inviare truppe di supporto e lo sbarco, organizzato in fretta e furia, viene richiamato. La Norvegia è persa e la Germania vince ancora. Hitler nella prima. La primavera del 1940 controlla buona parte dell'Europa centro-settentrionale. Una volta assicurato il fronte orientale e quello settentrionale, la Germania si riorganizza ancora, e questa volta per uno scontro diretto con gli alleati. La Francia è, in questo momento storico, la nazione con l'esercito di terra più potente al mondo. Ha il doppio dei soldati rispetto alla Germania, è meglio equipaggiata, avvantaggiata da numerose fortificazioni e dalla posizione difensiva. L'alto comando tedesco però ha un piano. Il 10 maggio 1940 inizia l'offensiva tedesca contro la Francia. Talina Maginot era pronta a scacciare ogni attacco tedesco, ma come nel 1914 il povero belgio viene attaccato, questa volta in compagnia di Olanda e Lussemburgo. L'esercito anglo-francese è preparato per questo scenario. Quello che non si aspetta è che sia tutto un... diversivo. Tra il 12 e il 15 maggio le divisioni corazzate tedesche attraversano la foresta delle Ardenne e sbucano a Sedan, nel ventre molle dello schieramento alleato. L'alto comando francese reputava la foresta come una difesa impenetrabile dai carri armati. si sbagliava Olanda, Belgio e Lussemburgo cadono senza troppi combattimenti l'esercito tedesco sa perfettamente dove e come colpire le immense fortificazioni di Amsterdam e di Eben-Enel cadono quasi senza combattere mentre l'attenzione degli alleati si sposta più a sud per tamponare l'attacco a Sedan le truppe tedesche tagliano in due il fronte vengono accerchiati gran parte dell'esercito belga e francese insieme all'intero corpo di spedizione britannico inizia la corsa verso il mare contro ogni aspetto aspettativa la Germania sta vincendo, ma proprio nel momento di chiusura della sacca nel porto di Dunkirk l'esercito tedesco rallenta, permettendo a buona parte del corpo di spedizione britannico di fuggire via mare. Siamo fra il 29 maggio e il 4 giugno 1940 e questo rallentamento è dato da due fattori. Da un lato la Wehrmacht aveva la necessità di riorganizzarsi in vista dell'invasione sistematica e totale della Francia e dall'altra invece il Führer non voleva massacrare il corpo di spedizione inglese per lasciarsi aperta. la via diplomatica col Regno Unito. L'episodio di Dunkirk, che vede una mobilitazione totale da parte del Regno Unito, salva l'esercito inglese dalla disfatta totale. Nonostante questo la Germania ha vinto. Buona parte dei mezzi e dei rifornimenti pesanti inglesi sono abbandonati sulla spiaggia. Il 14 giugno i tedeschi entrano a Parigi. Il Regno Unito può ancora combattere, ma la Francia è spacciata. Assistiamo adesso al collasso dell'Europa occidentale sotto il dominio nazista. La Francia è stata sconfitta. Nonostante l'inferiorità numerica, i tedeschi hanno annientato l'esercito francese. Iniziano le trattative di pace. Il nuovo primo ministro francese, Paul Renault, non è disposto ad accettare l'umiliazione. Le sue dimissioni portano al governo il maresciallo Philippe Tenne. Petain era un militare vecchio stile, convintamente di destra, e riconosce che continuare a combattere non avrebbe portato altro che sofferenze al popolo francese. Da Londra, nel frattempo, il generale Charles de Gaulle richiama alle armi la Francia per continuare la lotta. Il morale però è a terra e non aiuta il fatto che de Gaulle sia fuggito in Inghilterra, lasciando la Repubblica Francese senza un comandante. La fuga dell'inglese Dunkirk aveva distrutto la fiducia negli alleati. Il 22 giugno, a Rethon, viene firmato l'armistizio. Non è una casualità. In quel luogo era stato firmato l'armistizio della Prima Guerra Mondiale. Hitler, da ex soldato, vuole vendicarsi della Francia con una messa in scena molto simbolica. Il luogo stesso della firma, un vagone ferroviario, è lo stesso dove vent'anni prima si erano poste le basi della pace di Versailles. Con buona sportività, subito dopo le firme, Hitler ordina di far saltare in aria il vagone. Gli accordi portano a una spartizione della Francia. Il nord va alla Germania, Parigi inclusa, mentre il governo di Petain è spostato a Vichy, nel sud. Qui nasce una nuova Francia, di Vichy appunto, allineata con le forze dell'Asse. Petain riceve in consegna anche tutte le colonie del vasto impero francese. La Terza Repubblica Francese cessa di esistere. Il 9 luglio 1940 l'Assemblea Nazionale affida a Petain il compito di stilare una nuova Costituzione. Il nuovo Stato, con una marcata anima fascista, è un fedele alleato dell'Asse. I contatti diplomatici con gli inglesi vengono tagliati. Il Regno Unito, infatti, non perde tempo. Il 3 luglio la flotta britannica decide di non correre rischi. A Mercer-Kébir, in Algeria, distrugge l'intera flotta francese ormeggiata nel porto. Una delle più grandi flotte al mondo viene affondata senza alcuna possibilità di difendersi. Tutto questo perché non cadesse in mani tedeschi. Ma in tutto questo, l'Italia cosa sta facendo? Torniamo un attimo indietro. Nell'estate del 1939 l'Italia, come abbiamo visto, era rimasta neutrale nonostante il patto d'acciaio. La giustificazione verso l'alleato era di pura e semplice impreparazione. L'esercito italiano non era in quel momento pronto ad una guerra. L'Italia non aveva i mezzi e le risorse per uno scontro come quello che si stava profilando e i tedeschi capirono la posizione italiana, tollerando il ritardo nell'onorare i patti. Ma l'occasione fa l'uomo ladro. Osservando la strabiliante performance dell'Alleato tedesco nei confronti di Polonia e Francia, Mussolini si convince che la guerra si avvicina alla fine. Una guerra vinta con il minimo sforzo. Questa l'offerta di Mussolini. Anche le frange più resti alla guerra si devono piegare davanti alla disarmante realtà dei fatti. I vertici militari, gli industriali, alcuni gerarchi fascisti e persino il re non possono nulla. Si entrerà in guerra. Anche l'opinione pubblica è infiammata. amata dai successi dell'alleato tedesco, l'idea di una guerra rapida e indolore si impadronisce della popolazione. Il 10 giugno 1940, con la Francia ormai prossima alla capitolazione, il duce dal balcone di Palazzo Venezia annuncia ad una folla estasiata l'entrata in guerra dell'Italia. Il 21 giugno inizia una grande offensiva sull'arco alpino contro la Francia. L'esercito italiano entra in scena. Lo spettacolo però è deludente. Il terreno insidioso, le ampie fortificazioni e la combattività di un esercito che non ha nulla da perdere fanno arrancare le divisioni italiane. Quella che doveva essere una marcia trionfale verso Nizza si arena già nelle valli. L'esercito italiano non raggiunge i propri obiettivi. Il 24 giugno però è la Francia a contattare l'Italia. Nonostante l'arco alpino non sia neanche stato superato, la guerra è vinta. Un paio di valli e picchi di montagna passano all'Italia, che richiede anche un'area demilitarizzata profonda 50 chilometri dal confine. La Francia accetta. Tutti gli avvertimenti che Mussolini aveva ricevuto diventano di colpo realtà. L'esercito risulta impreparato e non sembra così tenace nella lotta. L'industria arranca nel rimpiazzare le perdite di mezzi. Perfino l'alto comando sembra poco convinto, ma la gravità della situazione arriverà su un altro fronte, in Africa. Nella colonia libica le cose prendono una brutta piega. L'offensiva organizzata contro gli inglesi per avanzare in Egitto si arresta per mancanza di mezzi. L'esercito italiano non riesce a stupire, anche la marina e l'aviazione sembrano in difficoltà contro la potenza inglese. Mussolini è però come convinto che sia solo un problema momentaneo. L'Italia deve mantenere la sua indipendenza portando avanti una sua guerra parallela. La Germania, nonostante la volontà di collaborazione con il suo alleato, accetta lo stato di cose. L'Italia è rientrata in una guerra che di giorno in giorno sta diventando sempre più mondiale. L'Europa è in mano alle forze nazi fasciste e non rimane più nessun alleato. abbastanza forte da poter contrastare le forze unite di Germania e Italia. Al di là della manica, il Regno Unito rimane l'ultima fortezza da conquistare. L'impero britannico, però, non sembra intenzionato a cedere. Archivata la Francia, la Germania si può reputare soddisfatta del risultato. Nel giugno del 1940 Hitler propone la via diplomatica. La guerra è persa. L'Inghilterra non può sperare di vincere da sola. Neville Chamberlain aveva fallito e già al tempo di Dunkirk... un uomo dell'opposizione aveva preso il suo posto, Sir Winston Churchill. Il governo di unità nazionale creato nel maggio del 1940 ha uno e un solo obiettivo, resistere a oltranza. Hitler, frustrato dal comportamento inglese, decide di avviare i piani per una nuova invasione. Le premesse però non sono le stesse delle grandi campagne di pochi mesi prima. Il vero problema di una eventuale invasione è il mare. La flotta militare inglese è una forza impossibile da battere. La Kriegsmarine è una forza impossibile. dell'ammiraglio Dönitz non ha i mezzi per forzare la manica? Hitler decide di ascoltare i suoi consiglieri e affida all'aviazione, la Luftwaffe, il compito di piegare la resistenza inglese. L'idea era quella di impadronirsi dei cedi prima di procedere con l'invasione terrestre. Con il controllo dell'aria la flotta britannica sarebbe stata decimata senza il supporto dell'aviazione in caso di scontro aperto. Dall'estate del 1940 iniziano i bombardamenti sull'Inghilterra e la Royal Air Force, o RAF, inizia una lunga lotta per difendere i cedi. Già ad autunno le promesse di Goring a capo della Luftwaffe non erano state mantenute L'offensiva aerea era stata spezzata dai radar, dal complesso sistema di difesa britannico e dalla qualità degli aerei inglesi L'operazione di invasione dell'Inghilterra, definita Zilow, leone marino, viene rimandata a data da definirsi Quella che passerà la storia, come la battaglia d'Inghilterra, è appena finita Il Terzo Reich subisce la sua prima battuta d'arresto, in quella che sembrava un'inesorabile espansione tempo Mussolini continua la sua guerra parallela, ma di nuovo l'esercito italiano fallisce nel limitare l'alleato tedesco. Nell'ottobre del 1940 l'Italia dichiara guerra alla Grecia, invadendola dall'Albania. L'offensiva però fallisce miseramente. L'attacco non era stato ben organizzato. e l'esercito italiano si trova a combattere nelle alture dell'Epiro con l'inverno alle porte. L'esercito greco non solo riesce a difendersi, ma ricaccia indietro le forze italiane fino ai punti di partenza in Albania. Questa sconfitta non è tollerata. Il capo di stato maggiore Pietro Badoglio è sirurato, mentre tra la popolazione inizia a diffondersi un grave sentimento di sfiducia nei confronti del regime. Nel dicembre del 1940 gli inglesi sono passati al contrattato in Africa. Grazie alla superiorità corazzata, nell'arco di due mesi viene conquistata la Cirenaia. Una sconfitta assoluta per l'esercito italiano che perde 140.000 uomini. La Libia è vicina a cadere e Mussolini è costretto a chiedere aiuto. Nel marzo del 1941 i primi reparti tedeschi arrivano a Tripoli guidati dal loro generale Erwin Rommel. Nasce l'Africa Corps. Rommel non perde tempo. Una controffensiva vincente distrugge l'attacco inglese. In aprile la Cirenaica è riconquistata. Se l'Africa settentrionale poteva ricevere continui rinforzi, l'Africa orientale e italiana e Cirenaica. circondata dagli alleati. Nonostante una strenua resistenza senza alcuna speranza di vittoria, il 6 aprile 1941 gli inglesi occupano Addis Abeba. Il Negus Etiope ritorna dal suo esilio, iniziato nel 1936. Mussolini ha fallito nella sua guerra parallela. L'esercito ha mostrato troppa inefficienza per essere affidabile. Dal 1941 l'Italia diventa subalterna alla Germania nazista. Dove si muove la Germania, l'Italia segue la ruota. ruota. Hitler decide che è ora di mettere in sicurezza tutto il continente. Nell'aprile del 1941 la Jugoslavia e la Grecia sono invase dalle forze italo-tedesche. L'iniziativa del Reich distrugge la resistenza di entrambi gli stati. Gli inglesi, sbarcati a marzo in territorio greco, devono fuggire via mare. La vittoria dell'asse è assoluta e in Europa non rimane neanche uno stato non allineato alle forze di Roma e Berlino. L'unico fronte aperto rimane quello in Africa settentrionale, ma la Germania non è interessata alle aree di e il centro Molotov erano solo una soluzione temporanea. Infatti, nel giugno del 1941, la Wehrmacht finisce i preparativi per la più grande invasione terrestre mai organizzata, l'Operazione Barbarossa. Stalin non si aspetta un'invasione tedesca. Hitler deve chiudere la partita con l'Inghilterra per non impegnarsi su due fronti. L'Unione Sovietica, dopo tutto, sta inviando mezzi e risorse al Terzo Reich, ma Hitler ha idee tutte sue per l'Europa Orientale. Il Führer vuole gestire le risorse senza nessuno a cui rispondere. Una volta conquistate le ricche terre russe, la Germania sarebbe diventata imbattibile. Gli Slavi, visti come un popolo inferiore, non avrebbero più potuto minacciare la grandezza del Reich. Il 22 giugno 1941 è tutto pronto. L'operazione Barbarossa ha inizio. Su un fronte di circa 1800 km, dal Mar Baltico al Mar Nero, la Germania invade l'Unione Sovietica. Per i sovietici è una catastrofe. L'armata rossa è colta assolutamente impreparata. In due settimane i tedeschi avanzano per centinaia di chilometri mettendo fuori combattimento 600.000 soldati russi. L'offensiva va oltre le più rose aspettative. Tutte le forze dell'asse partecipano allo sforzo tedesco. Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Slovacchia si uniscono nella crociata antimacchia. bolscevica. Anche la Finlandia torna sulla breccia per recuperare i territori persi con la guerra d'inverno e perfino la Spagna, dall'alto della sua neutralità, invia dei corpi di spedizione. Sul fronte nord la Wehrmacht raggiunge la periferia di Leningrado, l'odierna San Pietroburgo, mentre a sud avanza per raggiungere i campi petroliferi del Caucaso. L'idea dell'alto comando tedesco era quella di portare alla capitolazione l'Urs prima dell'arrivo dell'inverno e, visti i successi, arrivare fino a Mosca sembra un obiettivo raggiungibile.. Ma la resistenza feroce dell'Armata Rossa, nonostante avesse perso abbastanza uomini, mezzi e territori da far collassare qualunque nazione, inizia a dare i suoi frutti. L'offensiva tedesca si arena a ottobre alle porte di Mosca. In dicembre i sovietici lanciano la prima controffensiva e allontanano i tedeschi dalla capitale. Nonostante la battuta d'arresto, la Wehrmacht a inizio inverno controlla ancora buona parte della Russia occidentale. L'obiettivo è stato mancato. L'URSS è ancora in piedi. Infiammata dall'idea della grande guerra patriottica, è disposta a tutto pur di vendicarsi dei tedeschi visti come traditori. L'esercito tedesco è ora impantanato in un ambiente ostile, con il freddo inverno russo alle porte e un fronte lungo migliaia di chilometri che va da Leningrado fino al Mar Nero. Insomma, un po'l'antitesi del Blitzkrieg. Grazie ad un serbatoio di un'esercito tedesco, il governo tedesco ha rinforzato la sua attività. Un attoio umano quasi inesauribile e ad un vasto riposizionamento delle fabbriche a est del Volga, l'URSS comincia a riorganizzarsi. Le perdite russe fino a questo momento sono spaventose. Circa 3 milioni di uomini, 20.000 carri armati e 15.000... Daerei. La resistenza dell'URSS rimane inspiegabile agli analisti del tempo, sia nemici che alleati. I tedeschi non possono rimpiazzare le perdite alla stessa velocità dei sovietici e ad ogni rimpiazzo la qualità della Wehrmacht cala di continuo. Il vantaggio iniziale è scomparso, il conflitto comincia a pendere a favore dell'URSS. Nel frattempo dall'altra parte dell'Europa il Regno Unito cerca di reagire. Churchill sa che l'unico modo per vincere questa guerra è convincere un vecchio amico ad imbracciare le armi. All'inizio del conflitto gli Stati Uniti avevano deciso di tenersi fuori dagli affari europei. Questa politica, definita isolazionista, però sarebbe cambiata molto velocemente. Nel novembre del 1940 viene rieletto per la terza volta di fila, prima volta nella storia degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt. Roosevelt riconosceva che un'eventuale vittoria dell'asse avrebbe messo in pericolo il potere degli Stati Uniti. Per scendere in guerra, però, doveva scontrarsi con la resistenza del Congresso e dell'opinione pubblica. Ma non per questo rimane a guardare. L'Inghilterra, che in questo momento è sola a combattere, inizia a ricevere convogli carichi di materiali e risorse dagli Stati Uniti. Con la legge del maggio del 1941, detta degli affitti e dei prestiti, gli Stati Uniti si impegnano a vendere a prezzo di favore materiale bellico agli alleati. L'America decide di diventare l'arsenale della democrazia, in aperto contrasto con le forze dell'Asse. Poco dopo si interrompono i rapporti diplomatici sia con l'Italia che con la Germania. Anche se tecnicamente neutrale, il governo americano ha già deciso da che parte schierarsi. Il 14 agosto 1941, Roosevelt e Churchill si incontrano su una nave da guerra a largo di Terra Nova per stilare un nuovo documento diplomatico. Nasce la Carta Atlantica. In otto punti, i due stati ribadiscono la condanna dei regimi fascisti e fissano le linee di un nuovo ordine democratico mondiale, basato su principio di sovranità popolare, autodeterminazione dei popoli, libertà dei commerci, libertà dei mari, Cooperazione internazionale e rinuncio all'uso della forza nei rapporti fra gli stati. Tutte ottime premesse, ma di fatti gli Stati Uniti rimangono fuori dal conflitto mondiale. La minaccia nazifascista sì esiste, ma è lontana. E gli americani si sentono al sicuro nelle loro case oltre l'Atlantico. Eppure, da lì a poco, qualcuno sarebbe venuto a bussare le loro porte. Qualcuno venuto da oriente. Mentre la guerra è imperversa in Europa e in Africa, dall'altro lato del mondo un solo Stato sta cercando di dominare l'Asia. L'impero giapponese, già dal 1937, aveva cominciato una campagna ai danni della Cina, ma le vere ambizioni giapponesi si estendevano a tutti i paesi. l'Oceano Pacifico. Nel settembre del 1940 il Giappone diventa una delle maggiori potenze dell'asse, firmando il patto tripartito con Roma e Berlino. Così, sentendosi ora legittimato da due grandi potenze occidentali, nel luglio del 1941 il Giappone, guidato dall'imperatore Hirohito inizia una vasta campagna di conquista. Partendo dal sud-est asiatico, teoricamente in mano alla Francia di Vichy, il Giappone si impadronisce dell'Indocina francese. In risposta a questo atto di aggressione, Stati Uniti e Regno Unito dichiarano un embargo commerciale sul paese del Sollevante. Il Giappone non ha effettivamente le risorse per reggere un conflitto mondiale senza il supporto occidentale. L'economia nipponica, dopo l'embargo, subisce un forte contraccorpo. Senza il petrolio americano e con tutte le potenze della regione ostili, l'impero giapponese aveva una sola strada, la guerra. Il 7 dicembre 1941, la flotta giapponese, senza una dichiarazione di guerra, attacca a sorpresa la flotta americana mentre è ancora... L'attacco è devastante. La flotta americana nel Pacifico viene messa in ginocchio. Gli Stati Uniti non si aspettavano un attacco così presto e così in profondità nei loro territori. Dopotutto Pearl Harbor si trova alle Hawaii, che ha più di 3.000 chilometri da Gioia. Giappone. Il suolo americano è stato attaccato. Quello che il presidente Roosevelt definirà come un giorno che vivrà nell'infamia è il perfetto casus belli. L'8 dicembre 1941 gli USA dichiarano guerra al Giappone. Pochi giorni dopo arriva la dichiarazione di ostilità da parte d'Italia e Germania nei confronti degli Stati Uniti. La guerra diventa ufficialmente mondiale. L'attacco però ha messo in serie a difficoltà la flotta americana che ha bisogno di tempo per riorganizzarsi. L'ammiraglio Giappone giapponese Yamamoto, conscio di ciò, decide di avviare una grande campagna di conquista asiatica. Nel maggio del 1942 le Filippine, territorio americano, sono conquistate. Malesia e Birmania britanniche cadono e l'Indonesia olandese, con i suoi pozzi petroliferi, è occupata. Yamamoto sa che il vantaggio acquisito per l'Arbor non sarebbe durato per sempre. L'obiettivo è forzare gli americani ad una lunga e dispendiosa campagna. ...spagna di riconquista per tutto il Pacifico. A Washington intanto, tra il dicembre del 41 e il gennaio del 42, si tiene una conferenza di tutte le 26 nazioni che sono in guerra con Germania, Italia e Giappone. Nonostante alcune distanze ideologiche, come ad esempio quelle con l'Unione Europea, sovietica, viene firmato il Patto delle Nazioni Unite. Con questo patto i partecipanti si impegnano a tenere fede ai principi della Carta Atlantica, combattere le forze fasciste e non concludere paci separate. La guerra cambia spirito. Senza la possibilità In possibilità di concludere paci separate, gli alleati stavano implicitamente dichiarando che il conflitto poteva concludersi in un solo modo, ovvero con l'annientamento totale di uno dei due schieramenti. La guerra però è ben lontana dal concludersi. Nella primavera estate del 1942 le potenze dell'asse raggiungono la loro massima espansione. Il Giappone controlla il sud-est asiatico, vaste zone della Cina, come la Manciuria e le regioni costiere, e buona parte del Pacifico. In Europa, Germania e Italia controllano direttamente e indirettamente un territorio di 6 milioni di chilometri quadrati con oltre 350 milioni di abitanti. Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia e Francia di Vichy rispondono a Berlino. In Norvegia, Olanda e Bohemia sono stati posti governatori tedeschi. Spagna, Turchia, Svizzera e Svezia, neutrali, ruotano intorno all'economia dell'asse, il cui cuore era ovviamente la Germania nazista. Nei territori conquistati, le varie potenze dell'asse hanno diverse politiche di controllo. Il Giappone, ad esempio, si appoggia sui moti indipendentisti locali anti-europei. Si gettano le basi della sfera di coprosperità della Grande Asia Orientale, un'unione economica e politica che unisse tutti i territori conquistati. Ma se i giapponesi vengono visti, almeno all'inizio, come liberatori delle popolazioni asiatiche, la Germania ha una politica di controllo. dura sui popoli sconfitti senza dare spazio ad autogoverni. In particolare il trattamento riservato agli slavi basato sulla teoria della razza è estremamente duro. Gli slavi erano visti come perfetti per lavori manuali e agricoli. I tedeschi avrebbero dovuto ha voluto colonizzare queste terre conquistate, relegando la popolazione autottona ai ceti più bassi di questa nuova società. Questo approccio violento porta alla morte di 6 milioni di civili sovietici, oltre che 2 milioni e mezzo di polacchi. Una sorte simile spetta anche alla popolazione ebraica sotto il regime nazista. Già prima della guerra le leggi tedesche discriminavano gli ebrei, fonte, a detta dei nazisti, dei tutti i mali della società tedesca e europea. Durante la guerra le cose peggiorarono. Il governo tedesco decide di confinare la popolazione ebraica. delle città in ghetti appositi, costringendola a portare un simbolo di riconoscimento, la stella di Davide. Quella che poi passerà alla storia come soluzione finale arriverà poi nel 1942 e si basa su un solo concetto, l'eliminazione fisica del popolo ebraico in campi appositamente creati. Lo sfruttamento tramite i campi di concentramento e i campi di lavoro di una vasta fetta dei popoli assoggettati permette alla Germania di mantenere standard di vita elevati, quasi normali, per gran parte della guerra. Ma la decisione di un'occupazione violenta del popolo è una decisione di un'opportunità. dei territori conquistati porta l'esercito tedesco a impiegare risorse vitali per il fronte per mantenere l'ordine pubblico. Iniziano ad apparire le prime crepe nella macchina da guerra nazista. Infatti anche se i loro eserciti erano stati sconfitti, molti stati conquistati non avevano mai smesso di lottare. La resa non è sempre la fine dello scontro, per molti anzi è solo inizio. La vittoria delle truppe dell'Asse era stata così veloce da distruggere buona parte degli eserciti continentali senza grandi combattimenti. In caso di guerra breve sarebbe stato perfetto, ma sconfiggere interi eserciti in così breve tempo aveva lasciato sui territori conquistati un numero consistente di soldati in congedo. Quegli stessi ex soldati sarebbero stati la base armata della Resistenza che da lì a poco si sarebbe cominciata a formare su tutto il continente. I primi movimenti di Resistenza si possono ricollegare all'appello disperato di De Gaulle. gol durante il tracollo francese, per una resistenza a oltranza. In quel periodo nasce quello che diventerà il Movimento Francia Libera, guidato da Londra personalmente dal generale francese. In Grecia, diversi elementi dell'esercito sconfitto, aiutati dalla geografia della penisola ellenica, si danno a scorribande contro i piccoli distaccamenti dell'asse. Quello che dà una scossa ai movimenti di resistenza è l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica. I comunisti d'Europa, fino a quel momento passivi, iniziano ad organizzarsi per aiutare Mosca e la rivoluzione. Questi movimenti sono stati realizzati per aiutare però rivelano subito dei punti deboli. La loro natura caotica e frammentaria non permette, almeno in un primo momento, una regia organizzata dei moti di guerriglia. Inoltre, i movimenti di stampo comunista, ovvero i più numerosi, non vengono visti di buon occhio dagli alleati e dagli altri gruppi partigiani per il loro legame con Mosca. Intuito il problema, Stalin decide di risolverlo alla radice. Nel maggio del 1943 scioglie il Comintern per cercare di risanare le fratture all'interno della Resistenza. I dubbi sui punti di guerra sono molto più Sui partigiani comunisti però rimane. Al di là di queste premesse, in alcuni paesi la resistenza riesce invece ad organizzarsi e a dare i suoi frutti. Dopo l'invasione, l'esercito jugoslavo si era sciolto quasi senza combattere, lasciando sul territorio intere divisioni di uomini addestrati. Con questi uomini, già nel 1941, Josip Broz, detto Tito, fonda l'esercito popolare di liberazione della Jugoslavia, esercito comunista e clandestino che ha l'obiettivo di cacciare i nazifascisti dalla Jugoslavia. Dessa dall'asse, la resistenza è solo una faccia della medaglia. Sull'altro lato abbiamo il fenomeno del collaborazionismo, ovvero quell'insieme di persone, istituzioni e forze armate che, pur non appartenendo allo stato occupante, decide di aiutare le forze nazifasciste. In questo caso bisogna guardare alla Francia di Vichy, in cui un intero stato teoricamente sconfitto collabora con la Germania nazista. Ma il collaborazionismo di Vichy non è destinato a durare. Nella primavera del 1942, Petain affida il governo a Pierre Laval, già primo ministro negli anni Trento. La Francia di Vichy cerca di mediare e collaborare attivamente con la Germania prima di essere annessa al Terzo Reich alla fine del 1942. L'annessione si spiega con quello che stava succedendo. Dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti, le forze anglo-americane fanno la loro prima mossa sbarcando nel 1942 in Marocco. Di conseguenza l'Asse sente la necessità di consolidare il fronte atlantico. Fra il 1942 e il 1943 si inizia a percepire un'inversione di rotta. Vittoria dopo vittoria, gli alleati iniziano a guadagnare terreno su tutti i fronti. Nel Pacifico, nel Mar dei Coralli e nelle isole Midway, la marina giapponese viene sconfitta. Le portaeree americane vincono la sfida contro quelli imperiali. L'iniziativa passa in mano agli Stati Uniti. Successivamente, la campagna e la conseguente perdita giapponese di Guadalcanal, nel febbraio del 1943, segna la fine dell'espansionismo giapponese. Anche nell'Oceano Atlantico, gli alleati smettono di soffrire la guerra sottomarina scatenata dal Terzo Reich. Grazie alle innovazioni tecniche e all'organizzazione dei convogli, i rifornimenti alleati sono ora al sicuro. Le flotte italiane e tedesche, dopo le perdite dei primi anni, non sono più in grado di porre una minaccia alle flotte italiane. alle forze alleate. Ma il vero grande cambiamento avviene sul fronte orientale. Nell'agosto del 1942 i tedeschi iniziano l'assedio di Stalingrado, sul Volga. La città, oltre ad avere valenza strategica, sarebbe stata prestigiosa per il nome che portava. La Wehrmacht nella primavera estate del 1942 era tornata all'offensiva e aveva nuovamente spezzato le linee di difesa sovietiche, specialmente nell'area a sud del fronte. Di nuovo le perdite russe sono ingenti. Di nuovo, però, lo spirito di resistenza dell'Armata Rossa evita il collasso. Quando però i tedeschi raggiungono Stalingrado, odierna Volgograd, Hitler dà l'ordine di conquistarla casa per casa, piuttosto che aggirarla e circondarla come di consueto. L'errore è fatale. L'intera Armata tedesca si trova nel bel mezzo dei combattimenti quando le truppe romene messe a difesa del Volga sono sbaragliate dai sovietici dell'Operazione Urala. Da assedianti i tedeschi si trovano circondati. L'ordine di Hitler arriva forte e chiaro. combattere fino all'ultimo uomo. L'idea di una ritirata non è calcolata. Da novembre del 1942 inizia la fase più brutale e violenta di quella che passerà alla storia, come la battaglia di Stalingrado. Il generale Paulus, dopo mesi di combattimenti disperati, a febbraio del 1943 si arrende all'Armata Rossa. L'intera sesta armata, circa 280.000 uomini con tutti i suoi mezzi, è distrutta. Anche in Africa le cose non vanno bene per l'asse. A Delalamein il generale alleato Montgomery si scontra con Rommel.... La località di El Alamein ha un alto valore strategico e l'ultimo collo di bottiglia prima dell'Egitto britannico. La controffensiva scatenata dagli alleati con un vantaggio di uomini e mezzi assoluto sulle forze dell'asse è distruttiva. Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre del 1942 l'armata italo-tedesca è sconfitta. La ritirata delle forze dell'asse porta le truppe di Rommel dalle porte di Alessandria fino a Tunisi. Una resistenza futile ma feroce accompagna l'avanzata alleata. Ultimo chiodo Il primo periodo sulla barra del teatro africano è lo sbarco anglo-americano in Marocco e Algeria nel novembre del 1942. L'operazione Torch fa collassare il fronte. Le ultime truppe dell'assi in Tunisia, dopo una resistenza accanita, si arrenderanno l'11 maggio 1943. Si compie così la volontà di Churchill, ovvero un decisivo aiuto in Africa per poi puntare sull'Europa continentale, a discapito di Stalin, che invece chiedeva un intervento più tempestivo nel vecchio continente, in modo da alleggerire la pressione sul fronte orientale. Ovviamente, gli Stati Uniti erano più felici di aiutare l'inglese che i sovietici. Nonostante l'alleanza, la guerra sul fronte orientale doveva continuare per danneggiare il più possibile l'U.S. Con Stalingrado, Guadalcanal e El Alamein, gli alleati hanno ribaltato le sorti del conflitto mondiale. Inizia per l'asse una lotta all'ultimo sangue per sopravvivere alla furia dei loro nemici. Nel gennaio del 1943, Churchill, Roosevelt e De Gaulle si incontrano a Casablanca per pianificare le prossime mosse. All'ordine del giorno, un'analisi degli scontri in corso. L'Africa è destinata a cadere, il fronte orientale è un massacro, ma l'URSS sta venendo. e gli Stati Uniti assicurano la vittoria finale sul Pacifico. Bisogna ora decidere dove investire le risorse della macchina da guerra alleata. Al tavolo delle trattative, il grande assente Stalin, troppo impegnato sul fronte orientale. Le decisioni, naturalmente, non sono le nostre. non vanno incontro alle richieste sovietiche. Si decide di aiutare l'URSS con l'invio di materiali e risorse, ma uno sbarco in Europa settentrionale è al momento scartato. Guardando la mappa, a poco meno di 370 chilometri dalle coste tunisine, si trovava uno stato nemico in difficoltà, con un esercito in crisi e una popolazione sfiduciata. Si decide a Casablanca di invadere il primo stato fascista d'Europa, il ventre molle dell'asse, l'Italia. Oltre all'invasione dell'Italia, per rassicurare i sovietici sull'impegno belga. l'allegato si mette d'accordo sul concetto di resa incondizionata. Non ci sarà vittoria se non totale. Questo concetto rende il conflitto ancora più duro e l'idea di arrendersi per l'asse non è più contemplata. La decisione di invadere l'Italia si basa su numerosi motivi. L'esercito italiano è sfiduciato, come la popolazione, e Mussolini è in balia degli eventi. L'Italia oltretutto era più semplice da conquistare, avendo migliaia di chilometri di coste e una flotta non più capace di difenderle. Gli alleati iniziano a dormire. ad organizzare l'invasione. La campagna d'Italia inizia tecnicamente il 12 giugno 1943 con la conquista dell'isola di Pantelleria. Il 10 luglio le truppe alleate invadono la Sicilia. L'operazione Husky è appena iniziata. Nonostante la combattività di alcuni reparti italiani e dei tedeschi sull'isola, le forze dell'asse si ritirano dalla Sicilia poche settimane dopo lo sbarco. La popolazione italiana aveva già dato segni di insofferenza alla guerra. Nel marzo del 1943 erano partiti grandi sciogliere. cioperi a Torino e in tutto il nord Italia. Il disagio del carovita, i bombardamenti alleati, il razionamento alimentare e le infiltrazioni comuniste avevano portato all'esasperazione degli operai. La leadership di Mussolini è estremamente precaria e contro di lui comincia a muoversi l'ala monarchica. Molti percepiscono infatti la guerra come persa e una frangia politica inizia a muoversi per salvare l'istituto monarchico. Da chi era formata questa frangia? Dalle componenti più moderate del regime come gli industriali, i militari, i gerarchi fascisti monarchico-conservatori e i politici di era prefascista. Tutti vedevano nella monarchia un istituto vitale per il futuro dell'Italia. Il pretesto formale per l'intervento del re è offerto dalla riunione del Gran Consiglio del Fascismo, tenutosi nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943. Questa riunione si conclude con l'approvazione a forte maggioranza dell'Ordine del Giorno di Dino Grandi, che invita il re a riprendere il ruolo di comandante supremo delle forze armate. Il pomeriggio del 25 luglio Mussolini è convocato da da re Vittorio Emanuele III. È invitato a dimettersi e subito dopo è arrestato dai carabinieri. Il nuovo governo è affidato al maresciallo Pietro Badoglio, mentre l'annuncio della caduta di Mussolini è accolto positivamente dalla popolazione, già stremata dal conflitto in corso e delusa dalla promessa di una guerra breve e vittoriosa. L'intero assetto del regime fascista scompare senza spargimenti di sangue, ancora prima che Badoglio sciolga ufficialmente il PNF e tutte le organizzazioni associate. Un crollo così repentino si spiega solo con l'assio generato dalla guerra. guerra che vedeva in Mussolini il principale promotore e responsabile. La volontà di chiusura rapida della guerra si scontra con le richieste degli alleati tedeschi. Badoglio assicura che la guerra sarebbe continuata. L'Italia è piena di contingenti della Wehrmacht, presenti per aiutare l'esercito italiano a difendere la penisola e non sembra una buona idea far innervosire l'alleato tedesco. Badoglio fa buon viso a cattivo gioco, dietro le quinte intrattiene contatti con gli alleati per trattare una pace separata. L'Italia però non trova terreno favorevole. Gli angloamericani possono offrire solo una resa incondizionata, senza garanzie. Il 3 settembre, in una tenda militare a Cassibile, in Sicilia, Badoglio si presenta per firmare l'armistizio. La notizia viene data alle masse l'8 settembre, mentre gli alleati stanno sbarcando a Salerno. L'annuncio radiofonico dell'armistizio getta l'Italia nel caos. Nella confusione generale, il governo e il re si rifugiano a Brindisi, nella Puglia occupata dagli alleati. Ricevuta la notizia, i tedeschi iniziano l'occupazione sistematica. di tutta la parte centro-settentrionale della penisola. Le truppe italiane, sparpagliate per tutta Europa, si ritrovano senza più una guida. Alcuni reparti consegnano le armi ai tedeschi, altri combattono attivamente la Wehrmacht, dando vita ai primi episodi di resistenza. Ad esempio l'episodio di Cephalonia, in Grecia, in cui un'intera divisione italiana viene massacrata dopo aver provato a resistere contro l'ex alleato. Circa 600.000 soldati italiani vengono catturati e deportati in Germania. La guerra, nonostante la resa, continua. continua. L'Italia si arena sulla linea difensiva Gustav, che va da Gaeta alla foce del Sangro con punto nodale Monte Cassino. Gli anglo-americani non riescono a forzare la via per Roma. I tedeschi riescono a bloccare l'offensiva, ma gli alleati possono reputarsi soddisfatti. Dopotutto Mussolini è caduto e l'Italia fascista è stata sconfitta. O almeno così sembra. Alla fine dell'estate del 1943 la guerra sembra finita per l'Italia. Il fascismo però è ancora forte radicato nella penisola e Hitler non avrebbe permesso al suo alleato di cadere così facilmente. A ribaltare la situazione sarebbe bastato poco. nove alianti e un gruppo di paracadutisti con un piano per liberare Mussolini. Il 12 settembre 1943, un comando tedesco sotto espressa richiesta del Führer, inizia l'operazione Quercia, trovare e liberare l'ex dittatore fascista. Benito Mussolini. In quel momento, forse sicuro della fine della guerra, il governo italiano aveva lasciato Mussolini in un albergo sul Gran Sasso con una piccola scorta. L'operazione è un successo. Il duce viene liberato e portato nell'Italia occupata dai tedeschi. Qui annuncia di voler fondare un nuovo stato fascista. Il 23 settembre del 1943 nasce la Repubblica Sociale Italiana o RSI. Il primo obiettivo è punire i traditori del 25 luglio. Cinque gerarchi che avevano votato l'ordine del giorno. giorno grandi, quello che aveva decretato la fine di Mussolini, vengono fucilati a Verona dopo un processo sommario nel gennaio del 44. Il nuovo stato è repubblicano, sposti sui uffici da Roma a nord, tra Lombardia e Veneto. Da una di queste località avrebbe poi preso la denominazione di Repubblica di Salò. Mentre nel sud la monarchia fonda uno stato vassalo degli alleati, la RSI non riesce a ritagliarsi l'indipendenza voluta da Mussolini. La Nuova Repubblica infatti è trattata dai tedeschi come uno stato occupato a tutti gli effetti. Questo voleva dire applicare le dure leggi razziali in vigore in Germania. Già nell'ottobre del 43 gli ebrei di Roma vengono deportati. Non sono solo le leggi a cambiare, anche il nuovo esordio. deve rispondere allo stato di cose. Le forze della RSI, non adatte a scontri di vasta portata, sono usate in funzione antipartigiana. In principio la resistenza si era creata con lo sbandamento dell'esercito italiano, lasciando sul territorio forze armate ostili ai territori. tedeschi. Ma nel tempo il movimento partigiano inizia a ramificarsi, abbandonando le città per posizionarsi nelle aree meno occupate dalle forze dell'asse. Cominciano attentati e azioni di sabotaggio contro i tedeschi e i repubblichini, così chiamati soldati dell'RSI. La risposta tedesca è sempre dura. Quando nel marzo del 44 33 soldati tedeschi muoiono in un attentato a Roma, 335 detenuti italiani vengono fucilati alle fosse ardeatine in un rapporto di 10 a 1. Nei 45 giorni che vanno dalla caduta di Mussolini all'annuncio dell'armistizio, in Italia erano nati svariati partiti antifascisti. Il Partito d'Azione, posizionato tra liberalismo progressista e socialismo, la democrazia cristiana, nata dalle ceneri del Partito Popolare, il Partito Liberale, il Partito Repubblicano, la Democrazia del Lavoro, di Bonomi, il Partito Socialista di Unità Proletaria e il Partito Comunista. Nei giorni immediatamente dopo l'8 settembre, tutti i maggiori esponenti dei partiti appena citati si erano riuniti a Roma, tutti tranne il Partito Partito Repubblicano. Qui era nato il CLN, Comitato di Liberazione Nazionale, che incita la lotta e la resistenza contro le forze nazifasciste. Il CLN non è solo antifascista, è antimonarchico. Dopo vent'anni di regime, anche la corona veniva vista come collusa col fascismo e per questo vengono chieste le dimissioni del governo Badoglio. Badoglio però è il garante degli accordi con gli alleati e per questo deve rimanere in carica. Il CLN al momento non ha abbastanza potere per costringerla a dimettersi. Tornando a noi, nell'ottobre del 1943 il governo Badoglio dichiara guerra alla Germania nazista, ottenendo per l'Italia lo status di cobelligerante. Un corpo italiano inizia a combattere a fianco degli anglo-americani. Nel marzo del 1944, Palmiro Togliatti, leader comunista esiliato in Ursa, torna in Italia ed entra nel CLN. Su iniziativa di Togliatti, nell'aprile del 1944, il Comitato di Liberazione Nazionale decide di abbandonare le posizioni antimonarchiche e accettare l'idea di un governo di unità nazionale. Questo cambiamento di politiche diventerà noto come la svolta di Salerno. Il 24 aprile nasce il primo governo di unità nazionale, preseduto da Badoglio e formato da vari rappresentanti del CLN. Il re, Vittorio Emanuele III, scende a un compromesso per salvare la corona. Liberata Roma, sarebbe diventato re suo figlio Umberto e, una volta finita la guerra, sarebbe stato il popolo a decidere il destino della monarchia. A seguito di una nuova offensiva alleata, il 4 e 5 giugno del 1944, Roma viene liberata. Umberto sale al trono, mentre Badoglio si dimette a favore di Vano e Bonomi, uomo del CLN. Mentre per Roma la guerra si sta all'ottobre, Nel nord della penisola sta ancora infuriando una lotta sanguinosa che assomiglia sempre di più ad una guerra civile Dopo un primo momento di sbandamento i partigiani iniziano a riorganizzarsi a seconda del loro orientamento politico in diverse brigade I comunisti si si organizzano nelle Brigate Garibaldi, il Partito d'Azione nelle Brigate Giustizia e Libertà, i Socialisti nelle Brigate Matteo, mentre i Cattolici, Liberali e Monarchici in bande autonome. Più si organizza il governo a sud, più la resistenza a nord prende forza. I partigiani nel gennaio del 1944 decidono di rispondere al CLN dell'Alta Italia, un distaccamento clandestino del CLN originario. Inoltre, nel giugno del 1944, decidono tutti di organizzarsi in un comando unificato. Nell'estate del 1944 i partigiani si incontrano in 100.000 unità e le loro azioni diventano più ampie e più frequenti, come anche le rappresaglie tedesche. A Marzabotto, per vendicare un attentato contro le forze nazifasciste, viene massacrata l'intera città. popolazione civile. Ad agosto i partigiani fiorentini iniziano la battaglia di Firenze che porta alla liberazione della città prima ancora che arrivino le truppe alleate. In generale però l'attività della resistenza ha un valore più simbolico che militare. Il movimento partigiano ha correnti troppo divergenti e non riesce a coinvolgere la popolazione, di conseguenza la sua efficacia ne è intaccata, la sua funzione militare limitata alla guerriglia e al sabotaggio. La resistenza militarmente è classificabile come un insieme di bande armate. Infatti le vittorie dei partigiani sono... sempre ascrivibili in un contesto di abbandono delle posizioni da parte del nemico e sempre contro forze di retroguardia come è successo a Firenze. Il reale contributo militare per la liberazione dell'Italia lo avrebbero dato le forze anglo-americane. L'offensiva alleata continua verso nord ma nell'autunno del 1944 gli alleati si arrestano alla linea gotica. Qui la resistenza vive il suo momento più difficile. Il generale inglese Alexander nel novembre del 44 chiede ai partigiani di interrompere tutte le operazioni. Gli alleati hanno tiene un fatto di timore che il movimento venga dirottato dalle forze comuniste. La guerra stava per finire, non aveva più senso incitare a inutili spargimenti di sangue in un teatro percepito come secondario. I contrasti politici interni vengono superati quando Bonomi, in dicembre, riconosce il CLN dell'Alta Italia come rappresentante dell'Italia occupata. La resistenza tornerà attiva più avanti, quando la partita in Europa sarà allo scadere. A nord, infatti, sempre più nazioni stanno puntando su Berlino. A inizio il Gotterdammerung, il crepuscolo degli dèi. Mentre l'Italia stava cadendo nella spirale della guerra civile, la Germania nazista rimaneva sempre più sola a combattere in Europa. Il fronte orientale è dove la fortuna dell'asse termina. L'Armata Rossa combatte per vendicarsi dei nazisti e non si sarebbe fermata. se non a Berlino. I sovietici riprendono l'iniziativa sul fronte orientale tra il 1943 e il 1944. Dopo aver respinto l'ultimo grande attacco tedesco sul saliente di Kursk, nel luglio del 43, l'Armata Rossa inizia la sua avanzata inesorabile. Dopo il fallimento dell'operazione Cittadella, la Wehrmacht combatte sapendo di non poter più vincere, mentre l'URSS avanza verso la vittoria finale. Il prestigio di aver spezzato l'esercito tedesco sarà un punto importante al tavolo delle trattative. Nella conferenza interalleata di Teheran del novembre-dicembre 43, Stalin riesce ad ottenere finalmente la promessa di uno sbarco alleato in Francia. È la prima conferenza in cui Churchill, Roosevelt e Stalin si incontrano. Un'eventuale invasione contro la fortezza europea è però molto molto rischiosa. Non a caso il nome di Vallo Atlantico. Lo sbarco però non si può più rimandare. Si decide di puntare sulla Normandia e gli alleati, guidati dal generale Eisenhower, iniziano l'organizzazione della più grande invasione anfibia mai attuata. Il nome in codice è Overlord, Signore Supremo. L'idea è quella di sbarcare le truppe dopo un massiccio bombardamento aereo-navale preceduto dal lancio di paracadutisti nelle retrovie che hanno l'obiettivo di tagliare le comunicazioni delle difese tedesche. Il bombardamento alleato non riesce a neutralizzare le difese tedesche ma i paracadutisti i turisti raggiungono la maggior parte dei loro obiettivi. È tardi per i pensamenti, si decide comunque di procedere. Lo sbarco in Normandia inizia all'alba del 6 giugno 1944. Con il controllo del mare e dei cieli, gli alleati bombardano per ore le spiagge francesi senza rappresaglio. Poco dopo i primi mezzi da sbarco toccano le sabbie della Normandia. In un solo giorno, fra tedeschi e truppe alleate, le perdite ammontano a più di 20.000 uomini. L'operazione si può reputare un successo. La testa di ponte alleata si assesta. In meno di quattro settimane, gli alleati fanno sbarcare un milione e mezzo di uomini in Francia. Dopo quattro anni, si riapre il fronte occidentale. Alla fine di luglio, dopo un durissimo scontro per la Normandia, gli alleati sfondano le difese tedesche e dilagano nel nord della Francia. Il 25 agosto gli angloamericani, reparti di Charles De Gaulle, entrano a Parigi, scacciando i nazisti. Nel settembre la Francia si poteva considerare liberata. L'esercito tedesco in Occidente è in difficoltà e non aiuta la volontà di Hitler per una resistenza oltranza. I mezzi e i soldati mancano e il fronte orientale attira tutte le risorse del Reich. La Wehrmacht impegnata a Occidente è l'ombra di se stessa. Nel settembre del 1944 l'avanzata alleata però perde di slaggio e si arena sui confini del 1939. Nel frattempo i resti ancora operativi e ben equipaggiati della Wehrmacht si preparano per un'ultima disperata difesa. Mentre gli alleati stanno vincendo in Francia, nell'autunno del 1944 le forze dell'Asse si stanno sfaldando. Ad agosto la Romania, invasa dall'Ulm, cambia schieramento seguita dalla bulgaria fra agosto ottobre la finlandia e l'ungheria chiedono un armistizio ai sovietici sempre ottobre del 44 i russi e partigiani jugoslavi entrano a belgrado mentre gli inglesi sbarcano in grecia a questo punto l'offensiva alleata si è E'solo un momento di riorganizzazione. Gli alleati stanno preparando il colpo del KO. Infatti l'obiettivo più ambito, ovvero il territorio del Reich, non era ancora stato violato. Acquisito il controllo dell'aria, i bombardamenti alleati si fanno sempre più intensi. Gli obiettivi non sono solo militari. Con l'idea di fiaccare il morale della popolazione, intere città della Germania vengono rase al suolo durante operazioni di bombardamento. Eclatanti saranno gli episodi di Hamburgo e Dresda. Nonostante la situazione, Hitler confida ancora nella vittoria finale, puntando o sull'esercito di Hitler, sulle armi segrete del Reich, come i razzi V2 o i primi aerei a reazione, o sullo sfaldarsi del blocco alleato. Le armi segrete non risolvono la situazione e gli alleati, al contrario, sembrano ancora più uniti, ora che l'obiettivo è vicino. Nell'ottobre del 1944 Churchill decide di far visita a Stalin. Qui viene abbozzata la divisione in sfere di influenza dell'area balcanica. Romania e Bulgaria all'URSS, Grecia al Regno Unito e Jugoslavia e Ungheria non allineate. In contrasto con la Carta Atlantica, le volontà dei popoli interessati non sono neanche prese in considerazione. Nel febbraio del 1945, Roosevelt, Churchill e Stalin si incontrano a Yalta, in Crimea, per delineare il futuro dell'Europa. Si decide qui che la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione. Queste zone sarebbero andate a Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Urs, con l'obiettivo comune di sradicare l'eredità nazista. I popoli degli stati conquistati o liberati sarebbero andati tutti alle urne per libere elezioni a dimostrare la propria volontà politica. La Polonia avrebbe ottenuto un governo frutto del compromesso fra comunisti e filo occidentali. A questo punto l'URSS può ritenersi soddisfatta e decide di impegnarsi ad entrare in guerra col Giappone. Nel gennaio del 1945 l'ultima offensiva tedesca contro gli anglo-americani si spegne nella foresta delle Ardenne. Gli alleati riprendono l'offensiva su tutti i fronti. I sovietici, dopo la presa di Varsavia, in febbraio sono già a poche decine di chilometri da Berlino. La presa della capitale del Reich è importantissima per Stal. Mentre le armate centrali arrivano alla periferia di Berlino, l'armata rossa a sud conquista l'Ungheria, il 23 aprile arriva a Vienna e il 4 maggio entra a Praga. Il 22 marzo le forze americane passano il Reno e per la prima volta non incontrano alcuna resistenza. Infatti, tutte le forze disponibili della Wehrmacht sono state spostate a est. L'obiettivo tedesco è rallentare i sovietici fino alla fine, consci che questi sarebbero stati molto meno clementi delle potenze occidentali. Il 25 aprile, gli alleati raggiungono l'Elba e si ricongiungono con l'Armata Rossa che sta circondando Berlino. Nel frattempo, il fronte italiano crolla. Il 25 aprile, il CLN lancia l'ordine di insurrezione generale. I tedeschi abbandonano Milano, mentre Mussolini cerca di scappare in Svizzera. Il tentativo di fuga fallisce. Il 28 aprile 1945 il dittatore è catturato e fucilato da un gruppo di partigiani. Il corpo di Mussolini e dell'amante vengono portati a Milano, in piazzale Loreto, dove verranno appesi per i piedi. Il 30 aprile i sovietici entrano a Berlino. Hitler si suicida nel bunker sotterraneo in cui si era rifugiato il governo tedesco. La presidenza del Reich passa all'ammiraglio Dönitz. La dichiarazione di resa viene subito inviata agli alleati. Il 7 maggio a Rhin viene firmato l'atto di capitolazione delle forze armate tedesche. Le ostilità cessano la notte tra l'8 e il 9 maggio. La guerra in Europa è finita, ma dall'altra parte del mondo l'ultimo membro dell'asse continua a lottare. Il Giappone è ancora in piedi, senza alcuna volontà di arrendersi. Mentre la guerra in Europa sta volgendo al termine, il Giappone, fedele ai dettami del Bushido, decide di combattere per l'asse, fino alla fine. L'impero aveva tentato di combattere contro gli Stati Uniti ad armi pari, ma dopo per l'Arbor la guerra poteva andare in una sola direzione. Torniamo un attimo indietro. A partire dal 43, la flotta americana inizia una lenta riconquista delle posizioni perse nel Pacifico, avvalendosi di una superiorità industriale assolutamente... sul Giappone. La flotta imperiale giapponese non può rimpiazzare alcuna perdita, mentre quella americana può permettersi di sacrificare i suoi mezzi in azioni più rischiose. Gli americani affinano una politica degli sbarchi che prende il nome di island hopping, ovvero saltare di isola in isola negando la possibilità di rinforzare la sua vita. le basi alla Marina giapponese e chiudendola sempre di più in una morsa. La riconquista dei territori persi si svolge rapidamente. Nel 1944 gli americani stavano già sbarcando uomini e mezzi nelle Filippine, riconquistando i loro vecchi territori. Il Giappone non può che giocare in difensiva. Oltretutto l'ammiraglio Yamamoto, cuore pulsante della Marina giapponese, era stato ucciso nel 1943 per via di un'operazione speciale americana. I suoi successori non riescono a creare una resistenza efficace contro lo strapotere americano e la difesa a oltranza diventa l'unica soluzione. La guerra di logoramento nel Pacifico ripaga gli Stati Uniti. L'imperatore Hirohito non può che constatare la perdita di territori vitali per il sostentamento bellico giapponese. Dopo aver perso l'Indonesia e le Filippine, ormai una cosa era diventata chiara. L'esercito di terra nipponico non può nulla contro le forze meccanizzate americane. Anche il controllo sulle regioni costiere della Cina comincia a sgretolarsi. Non bisogna dimenticare che esercito e marina giapponese avevano portato avanti una sorta di conflitto, simile al concetto di guerra parallela. Questa cosa si era rivelata distruttiva sul lungo periodo, lasciando campo libero all'iniziativa statunitense. Dopo anni di scontri, la flotta americana arriva a toccare il territorio nazionale. giapponese a Okinawa e Iwo Jima. Le forze imperiali non riescono a fermare gli sbarchi. L'impero giapponese attende l'arrivo degli americani sulle isole principali. Grazie alle porte aerei e ai bombardieri strategici, nel frattempo gli americani riescono a compiere missioni a lunghissimo raggio. Dalla fine del 44 iniziano i bombardamenti costanti sul suolo giapponese. In Giappone bisogna ricordare che gli edifici, persino nella capitale, sono a maggioranza costruiti in legno. L'uso apposito di bombe incendiare da parte degli americani porterà alla distruzione. ad esempio di buona parte di Tokyo. A maggio del 1945 la Germania capitola e gli alleati possono ora concentrarsi sull'ultima potenza dell'asse rimasta ancora in gioco. L'impero giapponese decide di combattere e lottare spietatamente contro tutti. E'in questo periodo che entrano in gioco i kamikaze, piloti di aereo il cui unico obiettivo è quello di schiantarsi contro le navi americane. La possibilità di sopravvivenza era così bassa, con tecniche convenzionali, che l'unico modo per assicurare danni al nemico diventa l'autodistruzione. Il 12 aprile 1945 il presidente americano Franklin Delano Roosevelt muore per un emoraggio celebrato. Gli succede Harry Truman che decide di utilizzare una nuova arma fresca fresca di laboratorio, la bomba atomica. La volontà degli Stati Uniti è quella di evitare una costosa invasione del territorio giapponese e di mostrare le potenzialità di questa nuova arma distruttiva. La bomba atomica è infatti in questo momento un messaggio più per i suoi alleati che per il Giappone. Una prova di forza assoluta nei confronti del futuro rivale, l'Unione Sovietica. Il 6 agosto la città di Hiroshima viene nuclearizzata. Il Giappone non capitola. Tre giorni dopo anche Nagasaki riceve una bomba atomica. Queste due bombe, Fat Man e Little Boy, cambiano la storia dell'umanità. Le conseguenze sono spaventose. Oltre alle decine di migliaia di morti civili e alla totale distruzione delle due città in questione, la bomba atomica lascia una pesante eredità. Il territorio delle due città è inondato di radiazioni, avvelenando la terra e portando a defetti a lungo termine sulla popolazione. Il 15 agosto, dopo che anche l'Unione Sovietica ha dichiarato guerra al Giappone, l'imperatore Hirohito offre agli alleati una resa senza condizioni. Durante la guerra, Durante la dichiarazione di resa alle forze alleate, in cui per la prima volta la popolazione giapponese può sentire alla radio la voce del proprio imperatore, si può notare una cosa in particolare. In pieno spirito giapponese, l'imperatore Hirohito non usa mai la parola sconfitta, disfatta o simili durante tutto il suo discorso. Il 2 settembre del 1945, con la firma dell'armistizio sulla nave da battaglia USS Missouri, si conclude, dopo quasi sei lunghi anni, la Seconda Guerra Mondiale. Questa guerra avrebbe gettato le basi del mondo moderno come lo conosciamo oggi, mentre i veri vincitori dello scontro, Stati Uniti e Unione Sovietica, avrebbero iniziato un nuovo tipo di conflitto, che conosciamo oggi come Guerra Fredda.