Tra voi e me vi è qualche differenza? Sulla locanda tanto vale il mio danaro quanto vale il vostro. Ma se la locandiera usa a me delle distinzioni, mi si convengono più che a voi.
E per qual ragione? Io sono il Marchese di Foro di Popoli Ed io sono il Conte d'Alba Fiorita E Conte, Contea comprata Io ho comprata la Contea quando voi avete venduto il Marchesato No, basta, non chissà sono e mi si deve portare rispetto. Ma chi ve lo leva rispetto? Voi siete quello che con troppa libertà parlando.
Oh, io sono in questa locanda perché amo Mirandolina. Tutti lo sanno e tutti devono rispettare una giovane che piace a me. Voi vorreste impedirmi di amare Mirandolina? Ma perché credete che io sia qui in Firenze?
Perché credete che io sia qui in questa locanda? Ah, bene, voi non farete niente. Ah, io no e voi sì.
Io sì e voi no. No, io sono chi sono. Mirandolina ha bisogno della mia protezione.
Mirandolina ha bisogno di danari, non di protezione. Danari? Non ne mancano. Signor Marchese, io spendo uno zecchino al giorno e la regalo, la regalo continuamente.
E io quel che fa non lo dico. Non lo dite, ma si sa. Non si sa tutto.
Si sa, si sa tutto. I camerieri parlano troppo. Tre, signor Marchese, tre paoletti al giorno. A proposito dei camerieri, chi è quel cameriere che ha nome Fabrizio? Mi piace poco.
Parmi che la locandiera lo guardi assai di buon occhio. Può darsi che lo voglia sposare. Ma non sarebbe cosa malfatta, via, sono sei mesi, che è morto di lei padre. Una giovane sola alla testa di una locanda potrà trovarsi imbrogliata. Per me, se si marita, le ho promesso 300 scudi.
Se si mariterà io sono il suo protettore e farò io. So io perché farò. La via, signor Marchese, facciamola da buoni amici.
Regaliamole 300 scudi per uno. Quel che io faccio lo faccio segretamente e non me ne vanto. Povero, spiantato.
So chi sono. Eppure superbo. Chi è lì là?
Mi comandi, signore? Signore? Ma chi ti ha insegnato la creanza?
La perdoni? Via, via, come sta la nostra padroncina? Oh, sta bene, illustrissimo. È alzata dal letto? Illustrissimo, sì.
Asino! Perché illustrissimo, signore? Cos'è questo illustrissimo? Ma il titolo che ho dato anche a quest'altro cavaliere. Fra lui e me c'è qualche differenza.
Sentite? Dice la verità, vi è differenza, me ne accorgono i conti. Dite alla padrona che venga da me che ne ho da parlare.
Eccellenza, sì. Ho fallato questa volta? Va bene, va bene.
Sono tre mesi che non sai. ma sei un impertinente. Come comanda eccellenza. Senti, vuoi vedere la differenza che passa tra il marchese e me? Che vorreste dire?
Vieni qua al fianco, tosto. Ecco, ti dono uno zecchino, fa che egli te ne doni un altro. Grazie, illustrissimo signore. Eccellenza, io non getto il mio come i pazzi, vattene. Illustrissimo signore che...
cielo la benedica eccellenza rinvito fuor del suo paese non vogliono essere i titoli a farsi stimare vogliono essere quattrini voi credete di soverchiarmi con i regali ma non farete niente il mio grado vale più di tutte le vostre monete io non apprezzo quel che vale ma quel che si può spendere lo spendete pure a rotta di collo mirandolina non fa stima di voi voi Voi invece, con tutta la vostra gran novità, credete voi di essere da lei stimato? Vogliono essere danari? Che danari?
Vuole essere protezione, essere buoni in un incontro e di fare un piacere. Essere buoni in un incontro e di prestare centodoppie. Farsi portare rispetto bisogna.
Quando non mancano danari, tutti rispettano. Voi non sapete quel che vi dico. Ah, io lo so, caro Marchese, lo so meglio di voi.
Amici, che cos'è questo? vi è forse qualche distensione fra di voi? niente niente si disputava subito ...fra un bellissimo punto. Sì, il conte disputa meco sul merito della nobiltà.
Ma io non levo merito alla nobiltà, dico solo qui tra noi che per levarsi qualche capriccio vogliono essere danati. E veramente, marchese mio? Eh, orsù parliamo d'altro.
Ma per qual motivo siete venuti a Simi il Contese? Per un motivo il più ridicolo sulla faccia della terra. Sì, bravo.
Il Conte mette tutto in ridicolo. Il marchese qui... Ama la nostra locandiera Io l'amo Ancor più di lui Egli pretende corrispondenza Come un tributo alla sua nobiltà Io invece la spero Come una ricompensa alle mie attenzioni Vedete allora se la cosa Non è ridicola Bisogna sapere con quanto impegno Io la proteggo Lui la protegge ed io spendo In verità Grazie Non si può contendere per ragione alcuna che lo meriti meno. Una donna vi altera, vi scompone.
Una donna che mai mi conviene di sentire. Una donna. Io certamente non vi è pericolo che per le donne abbia mai avuto a che dire con nessuno.
Non le ha mai amate, non le ha mai stimate e ha sempre ritenuto che la donna sia per l'uomo un'infermità insopportabile. Ah, infatti, questo poi. Milando Lina ha un merito estra... ordinario.
Fin qua il marchese ha ragione, la nostra padroncina è un essere amabile. Ma che mai pover di stravagante costai che non sia il comune alle altre donne? Ha un tratto nobile, che incatella.
Ebbene, veste con pulizia, parla bene, è di ottimo gusto. Tutte cose che non valgono un fico. Sono tre giorni che sono in questa locanda e non mi ha fatto specie per una. Ma guardatela almeno, guardatela, forse ci troverete del buono. L'ha veduta benissimo, è una donna come tutte le altre.
è come tutte le altre. Questa è qualche cosa di più. Io, che ho praticato le prime dame, posso dire di non aver mai trovato una donna che sappia come questa unire la gentilezza e il decoro.
Io sono uso a trattare le donne e conosco i pregi, i difetti, il debole, pur con costei, nonostante il lungo corteggio e le tante spese per essa fatte, io non sono riuscito a toccarle un dito. Arte, arte sopraffina Poveri gonzi, le credete? A me non apparebbe Donne, alla larga tutte quante le sono Ah, voi non siete mai stato innamorati Mai, nemmai lo sarò Hanno fatto il diavolo per darmi moglie, nemmai l'ho voluta Ma siete ultimo dalla vostra casa Non volete pensare alla successione? Eh, ci ho pensato qualche volta Ma l'idea che per aver figliuoli mi converrebbe soffrire una donna Mi passa subito la volontà Ah, e delle vostre ricchezze che volete? farne.
Ma godermi quel poco che ho, con i miei amici. Bravo, bravo, cavaliere, bravo, ci goderemo. Valle donne di te, non volete proprio dare nulla?
Niente affatto, a me non ne mangiano sicuramente. Ma ecco che arriva la nostra padroncina, ma goggiatela, ditevi se non è adorabile. Oh, una bella cosa, per me stimo più di lei quattro volte un bravo cane da caccia.
la stimate voi, la stimo io. Ve la lascio, anche se fosse più bella di venere. Minchino, questi cavalieri. Chi mi domanda di loro signori? Io vi domando, ma non qui.
E dove mi vuole, eccellenza? Nella mia camera. Nella sua camera?
Se ha bisogno di qualche cosa, manderò il cameriere a servirla. Ma che ne dite di quel contegno? Quello che voi chiamate contegno, io chiamerei temerità, impertinenza.
Cara Mirandolina, io non vi darò l'incomodo. di venire in camera mia io. Vi parlerò in pubblico.
Ecco, vi piacciono questi orecchini? Belli. Eh, belli.
Son diamanti, sapete. Oh li conosco, me ne intango al più di diamanti. Ecco, e sono al vostro comando. Caro amico, voi li buttate via. Signor conte, perché mi voleva donare questi orecchini?
Veramente un gran regalo. Ella ne ha di più belli al doppio. Ma questi sono legati alla moda, questi.
Prendi. prendeteli, per amor mio. Oh no, signor Conte.
Ma se non li prendete mi disgustate. Non so che dire, mi preme tenermi amici gli avventori della mia locanda. Per non disgustare il signor Conte, li prenderò. Che forca! Veramente vi siete acquistato un gran merito, signor Conte, regalare una donna in pubblico per vanità.
Milandolina, vi ho da parlare a quattro occhi, fra voi e me. Sono un cavaliere. E' assurda, non viene a casa! Se altro non mi comandano, io me ne andrò. Ehi padrona, la biancheria che mi avete dato?
Non mi gusta. Se non ne avete di meglio, mi provvederò. Bene, sarà di meglio, signore. Sarà servita.
Ma mi pare che la potrebbe chiedere con un poco più di gentilezza. Dove spendo i miei denari? Non ho bisogno di far complimenti. Eh, compatitelo. Egli è nemico capitale delle donne.
E non ho bisogno di essere da lei compatito. Povere donne. Che cosa mai le hanno fatto, signor Cavaliere? Perché così crudele? con noi.
Basta, come non vi prenderete maggior libertà. Fatemi cambiare la biancheria che la manderò a prendere per servitore. Amici, vi sono schiavo. Che uomo selvatico, non ne ho veduto il compagno.
Cara Mirandolina, non tutti conoscono il vostro merito. Dio è vero, sono così stomacata dal suo mal procedere che ora vorrò lo licenzio addirittura. Sì, e se non vuole andarsene, ditelo a me, che lo farò partire immediatamente. Fate pur uso della mia protezione.
E per i danari che doveste avere a perdere, supplirò io, pagherò tutto io. Anzi, sentite, mandate via anche il marchese, pagherò io. Grazie, signori, grazie.
Ma quando spi... Ho spedito che basta per dire a un forestiero che io non lo voglio. E' circa l'utile. La mia locanda non ha mai camerinozio. Illustrissimo, c'è uno che la domanda.
Sai chi sia? Credo che gli sia un legatore di gioie. Ah! Mirandolina, giudizio!
Qui non li state bene! Vieni a mostrarmi un gioiello. Mirandolina, quegli orecchini io voglio che li accompagnassero.
No, signor con... Quante per carità. Ma Mirandolina, voi valete tanto.
E io i danari non li stimo nulla. Vado a vedere di questo gioiello. Addio, Mirandolina.
Signor Marchese, la riverisco. Grazie. I suoi denarmi abbazza.
In verità, il signor Conte si incomoda troppo. Coloro hanno quattro soldi e li spendono per vanità, per albagia. Io li conosco, so il viver del mondo.
Il viver del mondo lo conosco anche io. Credono che donne della vostra sorte si vincano con i regali. I regali non fanno male allo stomaco.
Io crederei di leccarmi Giulia cercando di obbligarmi con i donativi. Sicuramente il signor Marchese non mi ha ingiuriato mai. E dalle giuglie mai me le farò.
Oh, lo credo sicurissimamente. Ma dove posso? Comandatemi.
Bisognerebbe che io sapessi in che cosa può vostra eccellenza. In tutto. Provatemi. Ma bervi grazia. In che?
Un bacco. Un merito che sorprende. Troppa bontà, eccellenza.
Direi quasi uno sproposito. Ma le direi qua. quasi la mia eccellenza.
Perché signore? Qualche volta mi auguro di essere nello stato del conte. Dice forse per ragione dei suoi denari.
Ma che denari? Non li schimo un fico. Se fossi un conte ridicolo come lui.
Che cosa farebbe? Cospetto da diavolo, vi sposerei. Che mai ho detto?
L'eccellentissimo signor Marchese Arsura mi sposerebbe. Eppure se anche volesse sposarmi ci sarebbe una piccola... con la difficoltà.
Io non lo vorrei. Mi piace l'arrosto e del fumo, non so che farne. Se avessi sposato i quanti hanno detto volermi, ne avrei di mariti.
Quanti vengono alla mia locanda, tutti di me si innamorano e tutti mi fanno il casca morti e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi addirittura. E questo signor Cavaliere, rustico come un orso, mi tratta sì malamente? Questo è il primo forestiere capitato alla mia locanta il quale non abbia avuto piacere nel trattare con me.
Non dico che tutti a un salto sappiano innamorare, ma disprezzarmi così è una cosa che mi muove la bile terribilmente. È nemico delle donne, non le può vedere, non avrà ancora trovato quella che ci sappia fare, ma la troverà, la troverà. E chi mi dice che non l'abbia già trovata? Con questi appunto mi ci metto di picca.
Quei che mi corrono dietro a un presso-presso mi annoia. La novità non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita. Vagheggiata, adorata.
Questa è la mia debolezza. E questa è la debolezza di quasi tutte le donne. A maritarmi non ci penso nemmeno.
Non ho bisogno di nessuno. Vivo onestamente. e godo la mia libertà. Tratto con tutti, ma non mi innamoro mai di nessuno.
E voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimati. E voglio usare tutta l'arte per vincere, abbattere, compassare quei cuori duri e barbari che sono nemici di noi, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura. Ehi padrona!
Che cosa c'è? Quel forestiere che è annoggiato nella camera di mezzo urla della biancheria. Dice che è ordinaria e che non la vuole. Lo so, lo so, lo ha detto anche a me e lo voglio servire. Benissimo, venitemi dunque a mettere fuori la roba che gliela possa portare.
Andate, andate. Gliela porterò io. Voi gliela volete portare? Sì, io! Bisogna dunque che vi prema molto questo forestiere!
Tutti mi premano, badate a voi! Si è sempre costumato che i forestieri li serva io! Voi con i forestieri siete un poco troppo ruvido! E voi siete un po' più ruvido!
siete un poco troppo gentili so io quel che fai non ho bisogno di correttori bene bene provvedetevi di cameriere perché signor Fabrizio è disgustato di me? vi ricordate voi che cosa ha detto vostro padre prima che gli morisse? Sì, me ne ricordo e quando mi vorrò maritare mi ricorderò di quello che ha detto mio padre.
Eh, ma io sono delicato di pelle e certe cose non le posso soffrire. Ma che tu credi che io mi sia? Una cirecca?
Una frasca? Una pazza? Mi maraviglio di te. Che me ne faccio io dei forestieri che vanno e che vendono? Se li tratto bene lo fanno ai miei interessi.
Per tenere in credito la mia vita. mia locanda. Ma... Di regali io non ne ho bisogno. E per fare all'amore uno mi basta e quello non mi manca.
So chi merita e so quello che mi conviene. E quando mi vorrò maritare mi ricorderò di mio padre. E chi mi avrà servito bene non potrà lagnarsi di me. Sono grata, conosco il merito. Ma io non sono conosciuta.
Basta Fabrizio. intendetemi se potete chi può intenderla? chi può intenderla è bravo davvero ora pare che non mi voglia e ora che non la mi voglia più dice dice dice che non è una frasca è ma vuole fare a suo modo io non so che dire staremo a vedere e la mi piace le voglio bene accomoderei con esse i miei interessi per tutto tutto il tempo di vita mia.
Bisognerà chiudere un occhio e lasciar correre qualche cosa. Ma finalmente, finalmente, finalmente i forestieri vanno e vengono, ma io, io, io rasto sempre, il meglio sarà sempre per me. Industrissimo!
Hanno portato questa lettera? Portami la cioccolata. Siena, 1 gennaio 1753, iscriviti al canale.
Orazio D'Accagni, amico carissimo, la tenera amicizia che a voi mi lega mi rende sollecito ad avvisarvi essere necessario il vostro ritorno in patria. E' morto il conte Manna. Povero cavaliere, mi dispiace. Ha lasciato la sua unica figlia nubile erede di 150.000 scudi.
Tutti gli amici vostri vorrebbero che toccasse a voi una tal fortuna e vanno maneggiando... Oh, che non si affatichino per me che non voglio sapere nulla! Lo sanno bene che non voglio donne!
E questo mio amico che lo sa più di ogni altro mi sa il capeggio di tutti. Me ne farei poi io di centocinquantamila scusi. Finché sono solo mi basta meno.
E quando fossi accompagnato non mi basterebbe assai di più. Mogli a me. piuttosto una febbre quartana amico vi contentate che io venga a stare un poco con voi? mi fate onore almeno tra me e voi possiamo trattarci con confidenza ma questo mano del conte non lo posso topprire non è degno di stare in conversazione con noi non lo potete soffrire perché vi ero il vale in amore, eh? vergogna un cavaliere della vostra sorta in Innamorarsi di una locandiera, un uomo savio come siete voi, a correre dietro ad una donna. Cavaliere mio, con lei mi ha stregato.
Pazzie, debolezze, che stregamenti. Che cosa significa che le donne non mi stregheranno? Le loro lusinghe consistono nelle loro fattucchierie, nei loro vesti. E chi ne sta distante come fuori non vi è pericolo che si lasci a maliare. Basta.
Ci penso. E non ci penso Quello che mi dà più fastidio E noia È il mio fattore di campagna Vi ha fatto qualche porcheria? Mi ha mancato di parola Oh, mi dispiace E preparate subito un'altra In casa per oggi non ce n'è altra, illustrissimo Bisogna che ne propeda Beh, e se intanto vi degnate di questa Quel mio fattore di campagna, come vi diceva, ed io resterò senza, aveva promesso mandarmi con l'ordinario 20 zecchini.
Ora arriva con la seconda stoccata, eh? E non me li ha mandati. Li manderà un'altra volta.
Il punto sta... Il punto sta... Tenete.
Il punto sta che sono in un grande impegno e non so come fare. Beh, Marchese, otto giorni più, otto giorni meno. Voi sapete quel che vuol dire mantenere la parola, siete cavaliere.
Sono in un impegno e corpo di bacco darei delle pugna in cielo. Caro Marchese, mi dispiace di vedervi scontento. Voi non potreste per otto giorni farmi il piacere? Caro Marchese, se potessi vi servirei di cuore. Se ne avessimi li avrei esibiti addirittura, ma ne aspetto e non ne ho.
Non mi darete ad intendere di essere senza denari. Guardate, guardate questa è tutta la mia ricchezza. Non arrivano due zecchini. Quello è uno zecchino d'oro. Sì, è l'ultimo.
Prestatevi quello che vedrò intanto. Sì, ma poi io... Ma di che avete paura? Ve lo renderò. Che volete che vi dica?
Servitevi. Ho una. Un Natale di gran premura amico, obbligato per ora, ci rivedremo a pranzo. E bravo il signor Marchese!
Mi voleva apprezzare venti zecchini e poi si è contentato di uno. Finalmente uno zecchino non mi preme di perderlo e se non me lo renderà non mi verrà più a seccare. Quel che mi dà più fastidio è che si sia bevuta la mia cioccolata. Che indiscretezza!
E poi? Son chi sono! Son cavaliere!
garbatissimo cavaliere permette illustrissimo che cosa c'è ecco qui della biancheria migliore bene mettetela di sopra la supplico almeno di degnarsi di vedere se è di suo genio che roba è? me ne suona sono di renza renza? si signore vi piace il paolo e il braccio osservi Non pretendevo tanto.
Bastavano qualche cosa di meglio di quel che mi avete dato. Ma questa biancheria l'ho fatta per persone di merito, per coloro che la sanno riconoscere. A dir la verità, signore, la do per essere lei.
Ad altri non la darei. Per essere lei? Solito complimento.
Osservi il servizio da tavola. Ma queste tene di fiandra quando si lavano tardano assai, non vi è bisogno che le sudiciate per me, via. Ma quando servo un cavaliere della sua qualità io non vado a queste piccole cose.
Di queste salviette ne ho parecchie e le servirò per vostra sicurezza. signoria illustrissima. Bene, ponete la biancheria lì sopra da qualche parte, date la mia cameriere. Non vi è bisogno che mi incomodiate per questo.
Ma io non mi incomodo mai, quando serve un camaliere di sì alto merito. Bene, bene, non occorre altro. Le riporrò nella cova? Sì, dove volete.
A pranzo, che cosa comanda? Mangerò quel che vi sarà. Ma vorrei pur sapere il suo genio. Se le piacesse qualche cosa più dell'altra, lo dica con libertà.
Se vorrò qualche cosa di particolare, lo dirò al mio capo. cameriere. Ma in queste cose gli uomini non hanno l'attenzione e la pazienza che abbiamo noi altre donne. Se le piacesse qualche intingoletto, qualche salsetta, favorisca di dirlo a me.
Vi ringrazio. Ma neanche in questo modo riuscirete a fare con me quello che avete fatto con il conte e con il marchese. Che dice della debolezza di quei due galantuomini? Vengono alla locanda per alloggiare e pretendono poi di voler fare all'amore con la locandiera.
Abbiamo altro in testa, noi che darretta le loro charlie. Se li trattiamo bene li facciamo per tenerli a bottega. Poi io principalmente quando vedo che si lusingano mi diverto come una pazza. Brava, mi piace la vostra sincerità. Non ho altro di buono io che la mia sincerità.
Però con chi vi fa la corte... per sapete fingere. Io fingere?
Guardami in cielo. Domani ho poco a quei due signori sguaiati che fanno gli spasimanti per me. Se ho mai dato loro un segno d'affetto?
Se ho mai scherzato con loro in modo che potessero lusingarsi di confondamento? Non li strapazzo perché non è nel mio interesse. Ma poco o meno. Questi uomini effemminati non li posso soffrire.
Sì, come detesto anche le donne che corrono dietro agli uomini. Vede, signor Cabello, Magliere, io non sono una ragazza. Ho qualche annetto. Non sono bella, però ho avuto le mie buone occasioni. Eppure non ho mai voluto maritarmi perché stimo infinitamente la mia libertà.
Oh sì, la libertà è un gran tesoro. E tanti la perdono scioccamente. E so ben io quel che fa alla larga.
A moglie? Vostra signoria illustrissima. Il cielo me ne liberi, non voglio donne. Bravissimo.
Si conservi sempre così. Le donne, signore, ma via, a me non tocca certo dirne male. Voi, peraltro, siete la prima donna che io sento a parlare così.
Le dirò, noi locandiere vediamo e sentiamo delle cose assai, che a dir la verità compatisco con gli uomini che hanno paura del nostro sesso. signor cavaliere con permissione di vos signoria illustrassima avete premura di partire? non vorrei sembrarle inopportuna no mi fate piacere mi divertite ma vede signore così fa con gli altri mi trattengo qualche minuto sono piuttosto allegra racconto loro delle barzellette per divertirli ed essi tosto credono che lei intende e mi fanno i cascamorti questo accade perché voi avete buona maniera. Troppa bontà, illustrissimo. Ed essi si innamorano.
Ma guardi un po' che debolezza. Innamorarsi così, subito, di una donna. Io questa, questa non l'ho mai potuta capire.
Che bella fortezza, che bella virilità. Debolezze, miserie umane. Questo è il vero pensare da uomini. Signor Cavaliere, mi porta la mano.
Perché volete che io vi porga la mano? Ma favorisca, si degni. Osservi, sono pulita. Ecco la mano.
Questa è la prima volta che ho il piacere di aver... per la mano un uomo che pensa veramente da uomo. Via, basta! Ecco, vede, se io avessi dato la mano ad uno di quei due signori, avrebbe tosto creduto che io spasimassi per lui e sarebbe andato in deliquio.
Non darei loro una simile libertà per tutto l'oro del mondo. Non sanno vivere. Benedetto il convento. ...sare alla libera, senza malizia, senza attacchi, senza tante ridicole scioccherie. Signor Cavaliere, perdoni la mia impertinenza.
Dove posso servirla? Mi comandi con autorità. E io avrò per lei quelle attenzioni che non ho mai avuto per alcun'altra persona di questo mondo. Per qual motivo avrete tanta paura?
parzialità per me? Perché oltre al suo merito, oltre alla sua condizione, posso almeno essere sicura che con lei posso trattare con libertà, senza pensare che voglia fare il cattivo uso delle mie attenzioni e che mi derga in qualità. di serva, senza tormentarmi con pretensioni ridicole e pericature affettate. Orsù, se avete a badare le vostre cose, non restate qui per me.
Sì, vado ad attendere alle faccende di casa. Questi sono i miei amori e i miei passatemi. Se avrà bisogno di qualche cosa, manderò il cameriere.
E se verrete voi qualche volta, vi vedrò volentieri. Io veramente non vado mai nelle camere di forestieri. Ma da lei ci verrò qualche volta.
Da me? E perché? Perché ella, signor Cavaliere, mi piace assaissimo. Vi piaccio io?
Mi piace perché non è uno di quegli uomini effemminati, perché non è uno di quelli che si innamorano. Mi caschi il naso, se avanti ad umano non li innamoro. E adesso venivo quel che fo con le donne alla larga.
Costei sarebbe una di quelle che potrebbero farmi cascare più delle altre. Quella verità, quella scioltezza di dire non sono cosa comune. Ha un non so che di straordinario che io non capisco. Ma non per questo mi lascerei innamorare. Magari per un poco di divertimento mi fermerai piuttosto con questa che con un'altra.
Ma per fare all'amore? Per perdere la libertà? No. Pazzi! Sono pazzi quelli che si innamorano delle donne!
Che restino qui servite, illustrissime? O servino quest'altra camera? Quella di là per dormire e questa di qua per ricevere, per mangiare e per servire. come loro comandano.
Bene, bene. Siete voi padrone o cameriere? Un cameriere, ai comandi di vostra signoria illustrissima.
Oh, città dell'illustrissima, ci ha creduto due dati! Bisogna secondare la festa. Camelliere.
Illustrissima. Dite al padrone che venga qui, voglio parlare con lui circa il trattamento. Verrà la padrona alla servo subito. Chi ne saranno queste due signore così sole? All'aria, all'abito, paiono dame.
Hai sentito? C'è tanta delle illustrissime. Bene, così ci tratterà meglio.
Oh, ma ci farà pagare di più. Ah, circa i due anni ti avrà da fare con... con me. Sono degli anni assai che cammino al mondo. Non vorrei che con tutti questi titoli entrassimo in qualche impegno.
Oh, cara amica, ma siate di poco spirito. Due commedianti a fersi a far sulla scena da contesse, da marchese e da principesse. Avranno forse qualche difficoltà a sostenere un carattere sopra di una locanda?
Oh, ma arriveranno i nostri compagni subito ci sbianchiranno. Per oggi non possono venire più a Firenze. Da Pisa qui in navicello vi vogliono almeno tre giorni. Ma che bestialità venire in navicello.
Eh, per mancanza di lugagni. E già sai che siamo venute noi in calesse. Ah, ma è stata buona quella recita di più che abbiamo fatto.
Sì, ma se non gli stavo io alla porta non si faceva niente. La padrona sarà orura a servirle. E io le supplico a comandarmi.
Madredame, mi dà l'onor di fermir con tutta l'attenzione anche le signorie, loro illustrissime. Occorrendo, mi vorrò di voi. Partenzi, a queste parti le fa benissimo. Intanto io le supplico, illustrissime signore, a favorirmi il loro rimerito nome per la consegna. Ora viene il buono.
Perché ho da dare il mio nome? Oh, noi altri locandieri siamo obbligati a dare il nome, la patria e il casato alla condizione di tutti i forestieri che loggiano la nostra città. nostra locanda e se non lo facessimo meschini Amica i titoli sono finiti! Qualcuno darà anche il nome finto. Quanto a questo poi noi altri scriviamo il nome che ci dettano e non chiediamo di più.
Scrivete! La baronessa Ortenzia del Poggio Palermitana. Siciliana, sangue caldo. Ed ella è nostrissima.
Ed io... non so che mi dire. Via, Contessa Deianira, dategli il vostro nome. Vi supplico.
Non l'avete sentito? L'Illustrissima Signora Contessa Deianira. Il cognome?
Anche il cognome? Sì, dal sole, romano. Non ho peraltro perdonino l'incomodo. La padrona sarà subito a servirle.
L'avevo detto io che era Giutame, ma... Non ne mancheranno. Sento il benissimo della signora baronessa.
Ma, contessa, ma voi minchino. Qual fortuna mi offre la felicissima congiuntura di rassegnarvi il mio più profondo rispetto. Ma dalla fontana del vostro cuore scaturir non possono che torrenti di grazie.
Madonna, ma voi mi adorate. Ma, contessa, ma il vostro merito si converrebbe a sei più. Oh, Ma camminaci!
Ah, quanto mi viene da ridere! Zitta! E' qui la padrona!
Shhh! Mi inchino a queste dame! Buongiorno, quella giovine! Signora padrona, mi rivedesse!
Sì? Permetta che io le baci la mano. Sieto obbligante.
Anch'ella, illustrissima! A me non serve! Via! Credite le finezze di questo... Questa giovane datele la mano.
La supplico. Venite. Signora, perché ridete? Che cara contessa, ride ancora di me. Ho detto uno sproposito prima che la fatta ridere.
Giocherei che non son dame. Se fossero dame non sarebbero sole. Circa il trattamento converrà poi di scorrere.
Ma sono sole? Non hanno servito? non hanno mariti, non hanno nessuno.
Il barone mio marito dovrebbe... Perché ride signora? Via!
Perché ride te? Ride di quel barone di vostro marito? Sì, è un cavaliere molto giocoso.
Ci raggiungerà quanto prima con il conte Orazio, marito della condossina. La fa ridere anche il conte Orazio. Via, scontessa! Speratevi un po' come il vostro... decoro.
Signore mie, siamo sole, nessuno ci sente. Favoriscano in grazia. Questa contea, questa baronia, non sarebbe forse... Cosa vorreste voi dire? Mettereste in dubbio la nostra nobiltà?
Via, signora baronessa, non si riscaldi, altrimenti farà ridere la signora contessa. Ah, via che scegli! Contessa! Contessa!
Io so che cosa voleva dire, illustrissima. Se l'indovinate, li stimo assai! Voleva dire che cosa serve che fingiamo di essere due dame quando siamo due pedine. Perché sì che ci conoscete. Oh, ma che brava commediante.
Non è capace di sostenere un carattere sopra di una locanda. Ma fuori di scena io non so fingere. Brava signora Baranessa.
L'oro di lei è spirito. Estimo la sua franchezza. Ogni tanto mi prendo un poco di spasso. Ma io amo assai le persone di spirito.
Servito. Scrivetevi pure nella mia locanda che siete padrone. Solo vi prego, se dovessero arrivarmi delle persone di rango, di cedermi questo appartamento, che io vi darò dei camerini assai comodi.
Asci, volentieri! Ma io, quando spendo il mio denaro, intendo essere servita come una dama. E in questo appartamento ci sono e non me ne andrò.
Via, signora baronessa, sia buona. Ecco che arriva un cavaliere che è alloggiato in questa locanda. Oh!
Appena vede rame, subito si caccia avanti. Enrico, io lo conosco, fa' un suoi. È permesso? Può entrare.
Per me è padrone. Servo di non signore. Serva a me, miss.
La riferisco timotamente. Sono forestiere. Eccellenza, sì! E sono venuti a onorare la mia raganda.
È un'eccellenza, capi! Giorgia, se lo vorrà per sé. E chi sono queste signore? Questa è la signora Baro...
la donessa Hortensia del Poggio e questa è la signora Contessa Dea Nina del Sole. Compitissime dame! E della chi è, signore? Io sono il Marchese di Folli...
popoli. Oh, godo, aver l'onore di conoscere un cavaliere così compito. E io potrò ben chiamarmi felice, se avrò l'alto onore di essere annoverata nel suo, nel ruolo delle sue umilissime sarde.
Un concetto da commedia. Il titolo di contesso l'ha posta in soggezione. Che gran fazzoletto, signor Marchese!
è bello? mi piace? sono di buon gusto io?
certamente di ottimo gusto ne avete più veduti di così belli? è superbo non ne ho veduto il compagno se me lo donasse lo prenderei questo viene da Londra è bello mi piace assai sono di buon gusto io? come lo dice i vostri comandi mi impegno il conte non sa spendere detto via i suoi denari Lari non compra mai una galanteria di buon gusto.
Ma se invece il signor Marchese conosce, vede, sa, intende... Bisogna piegarla con cura. Questa sorta di roba bisogna custodirla con attenzione.
Per esempio... Vuole che lo faccia riporre nella sua camera? No, mettelo nella vostra.
Perché nella mia? Perché ve lo dono. Oh, ma io non voglio.
Ma te lo dono. non lo voglio lo tenga pure ma non mi fate andare in collera in quanto a questo il signor marchese lo sa io non voglio mandare in collera nessuno per non disgustarla lo prenderò e poi dicono delle commedianti che ne dite un fazzoletto di quella sorta non regalato la mia padrona di casa è un cavaliere generoso sempre così io. Signor Marchese, ve ne sono di quei fazzoletti in Firenze?
Avrei volontà di averne una compagna. Compagno di questo sarà difficile, ma vedremo. Signor Marchese, voi che siete pratico della città, fatemi il piacere di mandarmi un calzolaro, che ho bisogno di scarpe.
Sì, vi manderò il mio. Caro signor Marchese, favorirate... un poco di compagnia.
O favorirà la pranzo con noi? Oh, sì, volentieri. Mirandolina, non abbiate delusia, già son vostro, lo sapete. Ma staccamo di pure, ho piacere che lei si diverta.
Voi usarete la nostra conversazione. Siamo sole e non abbiamo altre che voi. Va bene, dammila mia, sarà la vostra conversazione. Caro Mirandolina, io ho cercato di voi.
Oh, son qui con... queste dame? D'a...
d'a... Minchino umilmente. Serva di vota. Serva umilissima.
Questo è un guasco più badial di quell'altro. Ma io non son buona a miccheggiare. Quel fazzoletto in tasca lo manderete a male.
Lo rimporrò nella bambaccia, ciò che non si ammacchia. Cara Mirandolina, con licenza di queste due dame, avrei da parlarvi un po' con il privato ma si accomodi con libertà ah, e così signore mie sarà pranzo con voi ecco, ecco, cara Mirandolina vi piace questo piccolo gioiello di diamanti? bello assai è compagno degli orecchini che vi ho già donato certamente è compagno ma è molto più bello ecco, ecco, perché voi abbiate il formim... Comunimento compagno, ecco che io ve lo do.
No, signor conte, è per cantare. Ma come? Mirandolina, non vorrete mica farmi questa mala grazia? In quanto a questo, il signor conte lo sa, io di male grazie non ne faccio a nessuno.
Per non disgustarla, lo prenderò. Maledetto sia il Signore, i Suoi diamanti, i Suoi denari, il Suo diavolo che ce lo porta. Che dice di questo gioiello?
Non è galante? Nel suo genere il fazzoletto è più di buon gusto. Ah, sì certo!
Ma tra genere e genere vi è una certa distanza. Ah, bella roba! Vantarsi il pubblico di una gran spesa! bravo, voi invece i vostri regali li fate in segreto posso ben dire con verità questa volta che tra i due litiganti il terzo vuole e così da mine e mie saremo a bando insieme obbligatissimo E quest'altro signore chi è? Il conte Dalva Fiorita, per servire...
Oh, per una famiglia illustre, io lo conosco. E qui è alloggiata? Certo, certo.
E si trattiene molto? Ecco via, dipende. Signore mie, sarete stanche di stare in piedi?
E volete che vi serva nella vostra camera? Sì, obbligatissima. E di che paese è il signore?
Napolitano. Ma siamo mezzi patrioti, io sono... Sono palermitana. E io sono romana.
Ma sono stata a Napoli. Ed è appunto per un mio interesse che aveva bisogno di parlare con un cavaliere. Oh, ma bene, bene.
Allora, cara Mirandolina, fate preparare in camera mia per tre. Se l'Orsignore vogliono favorirmi. Godemo le sue finezze.
Ma io sono stato invitato da queste due dame. Eh sì, ma l'Orsignore sono libero di servirsi come più preferiscono, ma nella mia piccola tavola. in più di tre non ci si sta ma vorrei vedere anche questo andiamo andiamo signor conte signor marchese ci coloriamo un'altra volta oh signor marchese se trova il fazzoletto mi raccomando conte voi me la pagherete ma via ma di che vi laniate sono chi sono non si tratta così basta lei vorrebbe un fazzoletto un fazzoletto di quella sorta non l'avrà Ah, Mirandolina, tenetelo caro, fazzoletti di quella sorta non se ne trovano, diamanti se ne trovano, ma fazzoletti di quella sorta non se ne trovano. Ciao, mia ragnolina, non ve ne avrete a male se io sarmo queste due damine.
Si accomodi con libertà. D'altronde, voi lo sapete, io son vostro. Come vostro è il mio cuore, e vostre tutte le mie riflessioni. di cui io ve ne faccio liberamente padrone.
Con tutte le sue ricchezze, con tutti i suoi regali, non gli riuscirà certo di innamorare. E molto meno lo farà il signor Marchese con la sua ribita. dico la protezione. Se dovessi attaccarmi ad uno dei due, lo farei sicuramente con quello che spende di più.
Ma in verità non mi preme né dell'uno né dell'altro. Sono in impegno di far innamorare il cavalier di Ripafrapita e non darei questo piacere per un gioiello il doppio più grande di questo. Non so se avrò l'abilità che hanno quelle due brave comiche, ma mi proverò.
Frattanto che con loro si vanno trattenendo, il conte di Marchese lasceranno in pace e io potrò a mio bellaggio trattarco il cavaliere. Possibile che lei non c'era? Chi è quell'uomo che può resistere ad una donna quando gli dà il tempo di poter far uso dell'arte sua?
Chi fugge non può temer di essere vinto, ma chi si ferma, ascolta e se ne compiace deve presto o tardi a suo dispetto cadere. Grazie. Grazie. Dite al vostro padrone, se vuole star servito, che la zuppa è in tavola.
Me lo potete dire anche voi? Oh, no, no, no, è tanto stravagante che non vi parlo niente volentieri. Eppure non è cattivo.
Non può vedere le donne. Peraltro quegli uomini è delcissimo. Non può vedere le donne?
Povero sciocco! Non conosce il buono. Il nostrissimo si comanda in tavola. Questa mattina parli che si prezzi prima del solito. Questa camera è stata servita prima di tutte quante.
Il signor Conte d'Alba Fiorita strepitava che voleva essere servito il primo. Ma la signora Mirandolina ha voluto che si desse in tavola prima o signorì illustrissimo. Sono obbligato a costei per l'attenzione che mi dimostra. E non sei compito donna illustrissimo. In tanto mondo che ho veduto, non ho mai trovato una locandiera così garbata.
Ti piace, eh? Se non fosse per fare un torto al mio padrone. vorrei venire a stare con mia randolina per cameriere.
Povero sciocco! E che cosa vorresti che la facesse di te? Eh, una donna di questa sorta la vorrei servire come un cagnolino. Perbacco, costei incanta tutti.
Sarebbe da ridere se incantasse anche me. Corsù, domani me ne vado a Livorno. Mi si ingegni per oggi, se può. Ma si assicuri che non sono si debole?
Avanti che io superi la mia avversione per le donne. Ci vuole altro. Dice la padrona che se non le piacesse il pollastro le manderà un piccione. Mi piace tutto.
E questo che cos'è? Dice la padrona che io le sappia dire se a vostra signoria illustrissimo piace questa salsa che ha fatto ella con le sue mani. Buona.
Preziosa. Dille che mi piace e che la ringrazio. Ah glielo dirò illustrissimo.
Magliore dire subito. Ah, subito! Ah, subito!
Oh, che prodigio! Mando un complimento ad una donna! Certamente, se Mirandolina farà così, avrà sempre dei forestieri, buona tavola, buona biancheria, e poi non si può negare che non sia gentile. Ma quel che più stimo in lei, ne è la sincerità. Oh, sì, quella sincerità è pure la bella cosa.
D'altra parte, perché non posso io vedere le donne? Perché sono figli! finte, bugiante, lusinghieri, ma quella bella sincerità.
Ringrazio vostra eccellenza della bontà che ha da gradire le sue debolezze. Bravo signor Ceremoniel, bravo. Ora sta facendo con le sue mani un altro piatto, ma non so dire cosa sia. Sta facendo? Ah sì signore.
Davi da bere? La servo. Lo so, lo stai, è troppo compito. Bisognerà che lo rispondere prima.
con lei con generosità. Bisogna trattarla bene, magari doppio, ma andrà via presto. Senti, il conte è andato a tavola?
Verosissimo, sì, in questo momento. Oggi fa trattamento, ha due dame a tavola con lui. Ah, due dame? E chi sono? Sono arrivato alle locande poco fa, ma non so dire chi siano.
Ma le conosceva il conte? Credo di no. Ma appena le ha ridute, le ha invitate a pranzo secco. Che debolezza!
Appena vede due donne, su! subito gli si attacca addosso. Eh, sa bene il cielo chi sono. Siano quel che servogliono. Sono donne.
E tanto basta. Il conte si rovinerà certamente. Invece il marchese è andato a pranzo?
È uscito stamattina. E non si può farlo. Non sei ancora veduto?
In tavola. Lascia a voi. A pranzo con due dame, gran bella compagnia, con le loro smorfie, mi farebbero passare l'appetito. È permesso.
Leva l'acqua al fondo di mano! Permetta, lasci che io abbia l'onore di portarlo in tavola con le mie mani. Questo non è ufficio vostro.
Oh, chi sono io, signore? Una qualche signora? Sono una serva di chi favorisce...
Mi va la mia locanda. In verità non avrei difficoltà a servire in tavola a tutti, ma dagli altri non ci vado per certi riguardi, non so se la mi intenda. Invece da lei vengo senza scrufoli, con franchetta.
Vi ringrazio. Che bevanda è questa? È un rintingoletto che ho fatto con le mie mani Sarà buono, quando l'avete fatto voi sarà buono Io non so far niente di bene Ma bromerei saper fare per darne il genio a un cavalier si compita Bene, se avete a che fare non state a disagio per me.
Niente, signore. La casa è ben provveduta di cuochi e di servitori. Avrei piacere di sentire se quegli intingoletti non ne danno il genio. Volentieri, subito. Mmm, buono.
prezioso ma non conosco che cosa sia ho dei secreti particolari queste mani sanno fare delle belle cose Dammi da bere. Vi è proprio sorgato, signore, bisogna bere lo buono. Dammi del vino di Borgogna.
Ah, benissimo, il vino di Borgogna è prezioso. Secondo me per il pasteggiare è il miglior vino che si possa bere. Voi siete di buon gusto in tutto.
In verità, che poche volte mi inganno. Eppure, questa volta voi mi incarnate. In che, signore? Nel credere che ho merito di essere da voi distinto.
Ma io non pretendo, certo, che risca il merito con lei facendo unica... Unicamente è il mio dovere. No, no, conosco benissimo.
E non sono con tanto rozzo quanto voi mi crediate. Di me non avrete a dolervi. Ma signore, io non li intendo. Beh, alla vostra salute. Troppe bontà, il vostro istimo.
Questo vino è prezioso. Oh, il borgogno è la mia passione. Se volete siete padrona.
Oh no, grazie signore. Avete pranzato? In lustrissimo, sì. Ne volete un bicchierino? Non merito queste finezze.
Ma via ve lo do volentieri. Non so che dire. Riceverò le sue finezze.
Ehi, portale un bicchiere. No, se permetto, prenderò questo. Ma io sono servito io. Beverò.
che sorrellezze ma è qualche tempo che ho mangiato ho paura che mi faccia male ah non vi americolo se mi favorisse un bocconcino di pane volentieri tenete Ma voi state a disagio. Volete sedere? Non merito queste grazie. Via, siamo soli.
Guardate una sedia. Il mio padrone vuole proprio morire. Non ha mai fatto altrettanto.
Se lo sapessero il signor Ponte e il signor Marchese, povera me. Perché? Cento volte mi hanno obbligato a mangiare o avere qualche cosa alla loro tavola, ma io non ho mai voluto farlo.
Ehi, non lo dire a nessuno che la padrona sia stata a tavola da me. Ah, non dubiti. Questa novità mi sorprende.
Alla salute di tutto ciò che dà piacere al signor Cavaliere. Vi ringrazio, padroncina garbata. E questo brindisi alle donne non ne tocca. Ah no? E perché?
Perché so che le donne non le può vedere. È vero, non le ho mai potute vedere. Si conservi sempre così.
sentite non vorrei non vorrei che cosa signore? che voi mi faceste mutare natura io signore? come?
va via Comanda in tavola? Sì, fai cucinare due uova e quando sono cotte portale. Come le comanda le uova? Come vuoi, spicciati! Eh, ho inteso!
Mirandolina, sentite, voglio dirvi una cosa vera, verissima, che ritornerà in vostra gloria. La scolterò volentieri. Voi?
Siete la prima donna di questo mondo con cui io abbia avuto la sofferenza di trattar con piacere. Le dirò, signor Cavaliere, non già che io meriti niente, ma le volte si danno questi sangui che si incontrano, questa simpatia, questo genio. Si dà anche tra persone che non si conoscono. Anch'io provo per lei qualcosa che non ho più provato per alcun'altra persona al mondo.
Ho paura che voi vogliate farmi perdere la mia quiete. Ma via, signor Cavaliere, se è un uomo sabio, operi da suo tanto. Non dia le debolezze di quegli altri due. In verità, se me ne accorgo, io qui non ci vengo più. Anch'io sento dentro un qualcosa che non ho più sentito, ma non voglio impazzire per uomini, e tanto meno per uno che ha in odio le donne, e che ora, per provarmi e poi burlarsi di me, viene con un discorso nuovo a tentarmi.
Via, signor Cavaliere, mi favorisca un altro poco di borgogna? Sì, venite. Ma ella non beve? Ma sì, beberò.
Se almeno mi brecassi, un diavolo scaccerebbe l'altro. Signor Cavaliere! Che c'è? Tocchi! Che vivano i buoni amici!
Che vivano? Viva chi si vuol bene, senza malizia. Tocchi! Evviva!
Sono qui a Corio e chi vive? Come signor Marchese? Compatite amico, ho chiamato ma non c'era nessuno Ero qui per servire il signor Cavaliere e poi mi è venuto un poco di male ed è venuto a soccorso con un poco di borgogna Sì Sì. E Borgogna è quello? Sì, è Borgogna.
E quello vero? A me non l'ha pagato per tale. Ah, io me ne intendo.
Pensate che lo senta, mi saprò dire se è o non è. Ehi, un bicchierino per il Marchese? Non troppo piccolo il bicchierino, in Borgogna non è un liquore, per giudicarlo bisogna beverne a sufficienza.
Eccolo è ova. Ah, non voglio altro. Vivanda è quella?
Ova, sono ova. Non mi piace. Signor Marchese, con licenza del signor Cavaliere, assaggi questo intingoletto che ho fatto con le mie mani. Ah, sì, volentieri.
Ehi, una porchetta? Via, reggagli una posata! Signor Cavaliere, ora sto meglio, me ne andrò.
Fatemi piacere, restate ancora un poco. Ma, signor Marchese, ho da badare i fatti miei e poi il signor Cavaliere... Che cosa volete da lei?
Voglio che assaggi un poco del mio vino di cipro, che da che siete al mondo non avrete veduto al compagno. E piacere cante che l'andolina, lo senta e dica il suo cavallo. Ma signor Marchese, mi dispenserà? Non volete sentirlo?
Magari un'altra volta, eccellenza. Via! Per compiacere il signor Marchese, restate. Me lo comanda. Vi dico che restiate.
Però bevierla. Signor Marchese, avrà gelosia che siate seduta vicino a me. In verità non mi importa di lui né poco né molto.
Siete ancora voi nemica degli uomini? Che zingolo! Come dire un valore per un uomo.
Ho paura che queste mie nemiche si vadano vendicando di me. Che odore! Voi vedete benissimo.
Che sapore! Ben, volete assaggiare Borgogna? Buone chieste! Beh, che ne dite?
Con vostra buona grazia non vale niente. Per chi vede, io vindi Cipro. Oh, ma dov'è questo benedetto?
Vindi Cipro! L'ho qui, l'ho portato con me. Voglio che ce lo votiamo, ma è di questo.
Eccolo! A quanto pare il signor Marchese non vuole che il vino ci dia la testa. Questo? Questo si beve come lo spirito di Melissa, a gocce.
Ehi, i bicchierini! Ma sono troppo grandi, non ne avete i più piccoli? Non importa qui da rosolio, ma... No, io credo che basterebbe odorarlo. Eh, caro.
Ha un odore che consola. Che nettare! Che ambrosia!
Che manda distillata! Grazie. Che ne dite di questa porcheria? La vabbè, la vabbè, non piasti! Eh?
Che ne dite? Piace? Buono!
Prezioso! E voi, grandolina? Per me, signor Marchese, non posso dissimulare. Lo trovo cattivo. Non mi piace, non posso dire che sia buono.
L'odio chi sta a fingere. Ma chi sta a fingere in una cosa, saprà fingere certamente anche nelle altre. Pirandolina, voi di questa sorta di vini non ve ne intendete, vi compatisco, veramente è il fazzoletto che vi ho donato, l'avete conosciuto e vi è piaciuto, ma il vincitro. Non lo conoscete. Lo sente come si vanta?
Io non farei così. Il di lei vanto. Sta nel distrezzare le donne. E il vostro? Nel vincere tutti gli uomini?
Tutti? No. Ehi!
Tutti. Sì. Tre bicchierini puliti.
E per me basta, signor Marchese. Non ne voglio più. No, no, non dubitate.
Non faccio per voi. Ecco, garantuovo, con licenza del vostro padrone, andate dal conte d'Alba Fiorita. E ditevi, da parte mia, forte che tutti sentano, che lo prego da assaggiare un poco dal mio ruccito. Ah, sarà appetito!
Caro Marchese, voi siete assai generoso! Questo non è appetito! Propriaca, di certo. Io chiedete la mia bambolina? Oh, certamente.
L'ha veduto il cavaliere Pazzoletto? No, signor Marchese, non l'ha ancora veduto. Ah, lo vedrete. Questo poco di balsamo me lo salvo per questa sera.
Badi che non gli faccia male, signor Marchese. Sapete che cosa mi fa veramente male? Che cosa?
I vostri pelliocchi. Davvero? Cavaliere Nino, io sono innamorato di Costei perdutamente.
Me ne dispiace. Voi non avete mai provato amor per le donne. Se lo provaste, compatireste ancora bene.
Sì, mi compatisco. Signor Marchese, con sua licenza, ora io me ne andrò. Il signor Conte ringrazia la vostra incertezza e manda una bottiglia di vino di Canarie. Ora mettere i soliti Canarie col mio di Cicifro. Lascia vedere.
Povero pazzo, non vale niente. Lo conoscono dove? Ma assaggiatelo prima! Io non assaggio niente! Questa è un'altra impertinenza che mi fa il conto e compagna di tante altre!
Vuoi sempre starvi al di sopra? Vuoi sovracchiarmi? Vuoi provocarmi per farmi far delle bestialità?
Ma giuro il cielo, ne farò una che la raccetto. Mirandolina, se non lo cacciate via, nasceranno cose grandi. Sì, nasceranno cose grandi. Colui è un temerario.
Io so chi sono e non voglio soffrire simili affronti. Povero barchese è pazzo! Casomai la mia amica di processo mare ha portato via la bottiglia per il ristorante! È pazzo, vi dico, e voi l'avete fatto impazzire! Signor Cavaliere, sono di quelle che fanno impazzire gli uomini.
Sì, voi lo siete. Con sua licenza. Ascoltatemi!
Io non faccio impazzire! Non potete fartire nessuno. Fermatevi! Perdonatemi!
Ascoltatemi, vi dico! Perdonatemi! Niente.
Beviamo un altro bicchierino di borgogna. Via! Presto, presto, che me ne vada. Sediamo?
No, in piedi. Tenete. Facciamo un brindisi.
È un brindisi che mi ha insegnato mia nonna. Viva il banco! Evviva amore, l'uno e l'altro ci consolano, l'uno passa per la gola, l'altro va dagli occhi al cuore.
Bevo il vino con gli occhi poli, faccio quel che fate voi. Bravissimo! Venite qui! Sentite! Se ne è fuggita!
Se ne è fuggita e mi ha lasciato cento diavoli che mi tormentano! Comanda la frutta in tavola! Ma mandiamolo in fatto! Bevo il vin con gli occhi poi Faccio quel che fate voi Ma che prendesi misterioso è questo?
Ah Ma io ti conosco Tu mi vuoi abbattere Tu mi vuoi assassinare Ma lo fai con tanta grazia Ma sai così bene insinuarti Diavolo Il diavolo ci riuscirà lì? No, no andrò via. Costai non la voglio più fra i piedi. Dove vi sono donne, lo giuro al cielo, non vi andrò mai più. Il cavaliere, il barchese, i forti popoli, è un carattere curiosissimo, è una propria Non lo si può negare, l'altra suo padre e lui hanno vissuto che non gli è rimasto da vivere.
Tutta volta, tutta volta, gli piace fare il grazioso. potrebbe essere generoso, ma non ne ha. Quello?
Oh, donna quel poco che può e vuole che tutto il mondo lo sappia. Oh, ma sarebbe veramente un bel carattere per una delle vostre commedie. Oh, aspetti che arrivi la compagnia e che si vada in teatro e può darsi che ce lo godiamo. Abbiamo dei personaggi noi che a imitare i caratteri sono fatti apposta.
Oh, ma se ce lo vogliamo godere fino in fondo, bisogna che con lui si equitiate a farle da. Oh, io lo farò certo. Ma Dejanina subì... subito va di piangere. A me viene da ridere quando i Conte credono una signora.
Avete fatto bene, sto qui con me così vi date il campo per fare qualche cosa in vostro vantaggio. Il signor Conte sarà il nostro protettore. Oh, siamo amiche! Goderemo unitamente le di lei grazie. Eh, sì.
Vi dirò in sincerità, vi servirò fin dove potrò. Ma non potrò servirmi della vostra carica. Casa, ho un certo impegno.
Oh, ma qualche amoretto, signor conte? In confidenza. La padrona della locanda.
Conti, veramente una gran signora. Il meraviglio di lei, signor conte, che si perda con una locandiera. Sarebbe meglio che... spiegate le sue finezze come una comica. Fare l'amore con voi altri a dirvelo mi piace poco.
Ora ci siete, ora non ci siete. Ma non è meglio così, signor Conte. In questo modo non si eternano le amicizie e gli uomini non si rovinano.
E non si consumano. Tante, sono impegnato. Mirandolina mi piace e non la voglio disgustare. Ma che cosa avrà di buono col tè? Ma del buono assai.
Dejanira. E beh... rosso ha un grande spirito basta sia come esser si voglia mirandolina mi piace e se volete la mia amicizia avete a dirne bene Mi fate conto di non avermi mai incontrato. Per me? Dico che Mirandolina è una dea venere!
Oh, si è bella, Spildo! Ecco le mie damine, Brunan! Così si che mi piace! Quando non ho prato sono assorbita.
Oh, ma l'avete visto quel bel tomo che è passato là dietro? Lo vedo così. E quello sì sarebbe un altro bel carattere per una di quelle nostre commedie.
E' uno che non può vedere le donne! Oh, povero pazzo! Non è mai stato innamorato, mai! Ma avrà qualche brutta memoria di qualche donna!
Ma che non ha mai trattato con una donna! Le sprezza tutte! Mi basti pensare che sprezza ancora Mirandolina!
Poverino! Sgonnetto che se mi ci mettessi a pernoire ti farei cambiare figlione! Veramente una bella impresa questa! prendere sopra di me. Ah, ma verrà.
Ma viva così, Tranor, per scherzo. Se vi daranno di farmi innamorare, da cavaliere vi faccio baralare. Io non intendo. Essere ricompensato per questo lo farò per mio spazio. Se il signor conte vuole usarci qualche fiducia, non l'ha da fare per questo.
Finché non arriveranno i nostri compagni, ci divertiremo un giorno. Eh, sì, ma io dubito che non farete niente. No, almost.
Signor Conte, ma ha ben poca stima di noi. Non saremo vezzose come la vostra Mirandolina, ma finalmente sappiamo anche noi qualche poco. Mi rende il mondo. E allora via.
Lo facciamo chiamare. Lo faccio come vuole. Chiedila. Dio è il cavaliere di Ripafrata, si, si, si, che ho premura di parlare con lui e venga qui in camera mia. In camera sua so che non c'è.
Ah l'ho visto io, poiché anche a verso la cucina. E cucina? E cucina.
La sai cucina? Ma che sarà mai andato a fare in cucina? Scommetto che è andato a sprezzarmi Randolina perché gli ha fatto male da mangiare. Signor Conte Eccolo Io aveva pregato il signor Marchese di mandarmi un calzolaro Ma ho paura di non vederlo Oh, sì, sì, sì, sì, sì Vedo, vedo, vedo, vedo Vedo, vedo, sì, bello, sì, bello Lasciate fare a me, ci penserò io Signor Conte, a me aveva il signor Marchese promesso un fazzoletto Ah, di fazzoletti, come quello ne troveremo E gli è che ne avevo proprio di di bisogno. Ah, sì.
Ecco. Favorite il mio. Obbligatissimo.
Ah, via Damine. Presto, presto, che ormai sarà qui alla porta. Sarà meglio che mi nascondiate.
E sarà meglio anche che seguite con lui a far le dame, così per obbligarlo a rispondervi per civiltà. E via, nascondiamoci. Sì, perché quel pazzo se vi vede...
Sì? Fugge! Via, via, via! Ah, e come si chiama? Il Cavaliere di Ripafratta.
E ha moglie? Ma se non può vedere le donne? È ricco? Abbastanza, abbastanza.
E' generoso? Ma sì, non lo so, certo. Vabbè, vabbè, vabbè, tempo, e non copriti. Conte, siete voi che mi volete?
Sì, signor Cavaliere, sono io che vi reco codesto incomodo. Che cosa posso fare per sapervi? Ecco. Ci sono due dame che pregano a parlare con voi.
Disimpegnatevi, non ho tempo di trattenervi. Signor Cavaliere, non intendo, ricordi incomodo. Una parola in grazia, signor Cavaliere. Signore miei, vi suppongo...
Mi supplico una fatti premura e non mi posso trattenere. No, no, in due parole la sbrighiamo. Due paroline e non di più. Maledettissimo comune!
Ma, signor Cavaliere, due dame che pregano a parlare con voi! Vuol civiltà che si ascoltino! Compatitemi. Favoriscano dirmi che cosa vogliono.
Siete voi toscano, signore? Sì, signora. Avrete degli amici in Firenze?
Sì, ho degli amici e dei parenti. Ebbene, sappiate che... Amica principiale, io e voi? Dirò, signor Cavaliere, sappia che un certo caso... Signore, vi supplico, una par di pregurio, non mi posso trattenere.
Vedo che la mia presenza vi crea sucezione parlata. ma no portate in libertà al cavaliere che io vi devo il distruggo ma no amico ma restate con noi no no no io caro cavaliere conosco il mio dovere amico servo umilissimo favorisca sediamo compattitemi non ho volontà di sedere. Così rustica con le donne?
Favoriscano dirmi che cosa voglio? Abbiamo bisogno del vostro aiuto, della vostra protezione, della vostra bontà. Che cosa vi è accaduto? I nostri mariti ci hanno abbandonati. Abbandonate?
Come? Due dame abbandonate dai loro mariti? E chi sono i vostri mariti?
Amiche, io non vado avanti di sicuro. Ma te non ti diamo l'altro, allora mi confondo anch'io. Signore mie, vi riferisco. Ma come? Ma così?
Cittadina! Ma tu sei un cavaliere! Signore mie, vi supplico perdonarmi, sento di due dame abbandonate dai loro mariti qui.
Quindi saranno degli impegni non pochi. Io non sono atto a maneggi, vivo a me stesso e stimo assai la mia quiete. Dame riveletissime, da me non potrete ottenere né consiglio né aiuto.
Ah, via, non lo prendiamo più in soggezione il nostro amabilissimo cavaliere. Ma sì, parliamogli con sincerità. Che linguaggio nuovo è questo? Noi non siamo dame.
Ah no? No, signor conte, ho voluto farvi un'estima. Scherzo! Bene, lo scherzo è fatto, vi riverisco.
Fermatevi un momento. Sognateci un momento della vostra amabile conversazione. Signore mio, un affare di premura, non mi posso trattenere.
Ma non vi vogliamo già mangiare niente? Non vi mangeremo la vostra ripugiazione. Sappiamo che non potete vedere le donne. Bene, se lo sapete lo caro, vi riverisco.
Ma sentite, noi non siamo donne che possono darvi ombra. No? E chi siete?
Dite glielo voi, Dejanira. O glielo potete dire anche voi, Hortensia. Sì, anche io.
chi siete? Siamo due commedianti. Ah, due commedianti? Oh, ma parlate, parlate, parlate pure che sono ben prevenute in favore dell'arte vostra.
Cosa volete dire? Spiegatevi. So bene che fingete in scena e fuori scena e con tal prevenzione non ho paura di voi. Fuori scena io non sto. Oh, come si chiama?
È la signora Sincero? Io mi chiamo... Ed è la signora Buonalana?
Sì, è la signora Buonalana. Il sedile è tutto di micgeggiore. Ehi, non sono di quelle! Ehi, Gonti, come li tratta, padrona mia? Non sono di quelle!
Come vedete, so anch'io parlare in getto. Oh, che caro signor Cavaliere! Basta le cere!
Diamine, costui è più del contrasto che del Cavaliere. Contrasto? Vuol dire, contadino, voi intesi vi dirò che siete due impertinenti. A me questo? Una donna della mia sorta?
Che bello quel viso trionfato! Ah, signor! Oh, che bello quel toupet! Finto!
E che si credevano di trarmi nella rete Vadano, vadano dal conte Gli raccontino la bella scena Se erano dame, per rispetto mi conveniva fuggire Ma quando posso, quando posso Le donne le strapazzo con il maggior piacere del mondo Non ho però potuto strapazzarmi Randolina e la mia vinto con tanta civiltà però mi sono obbligato quasi ad amarla ma è donna e non me ne voglio fidare andrò via domani andrò via ma se aspetto domani Se questa sera vengo a dormire a casa, chi mi assicura che Mirandolina non finisca di rovinarmi? No, facciamo una risoluzione da uomini. Signore? Che c'è?
Il signor Marchese è nella di lei camera che l'aspetta perché... di parlargli? Oh, ma che vuole con questo pazzo? Denari non me ne cava più di sotto.
Che aspetti? E quando sarà stracco da aspettare, se ne andrà. Senti, vai dal cameriere della locanda e digli che mi porti subito il conto.
Ce l'ha avvedito? Fai che di qui a due ore siano pronti i miei bauli. Ma se mi vede fare i bagagli? Ma dica ciò che vuole, mi hai inteso? Quanto mi dispiace andare via a casa di Milano Rino.
Eppure è vero. Anch'io nel partire sento una dispiacenza nuova che non ho mai provato. Tanto peggio per me se vi restassi.
Tanto prima mi conviene partire. Sì, donne, dirò sempre più male di voi. Voi ci fate del male, anche quando volete farci del bene. È vero, signore, che vuole il conto? Sì, l'avete portato?
Adesso la padrona lo fa. Ella? Oh sì, sempre. Ella anche quando è... Arrivo suo padre, scrive e sa far di conto meglio di un giovane di negozio.
Che curiosa lo stai. Ma vuole andare via così presto? Sì, così vogliono i miei affari.
La prego allora di ricordarsi del cameriere. E voi portate il conto che sa bene io quel che devo fare. Vuole qui il conto? Sì, per ora in camera non ci vado Ah, fa bene, fa bene, in camera sua Di quel secatore del signor Marchese Carino, fa l'innamorato della padrona Fa bollecarsi le dita Mirandolina, deve essere mia moglie Il conto! La servo subito Tutti sono impaghiti di Mirandolina Non vi è meraviglia se ancora io felicidiamo la sentenza del cielo.
Via, via, supererò questa incognita forza. Già che di qui a due ore io parto. Ha permesso? Avanti, venite avanti, grandolina. Ha domandato il suo conto.
Vade qui. Eccolo. Ma che avete, piangete? Mi è andato del fumo negli occhi.
Del fumo negli occhi? Via, quanto importa il conto. 20 paoli? In quattro giorni un trattamento si generoso.
Solo 20 paoli. Quello è il suo conto. Ma nel conto non ci sono le due preziosi vivande che mi avete preparato questa mattina? Per doni, quello che io dono non lo metto nel conto.
conto. Me li avete voi regalati? Lo accetti per un atto di... Ma che avete, Mirandolina? Non lo so, il fumo o qualche flussione degli occhi.
Mirandolina? Non vorrei che aveste patito cucinando quelle due preziose vivande per me. Se fosse per questo, lo soffrirai volentieri. Se non vado via!
Via! Tenete, queste sono due doppie. Godetele per amor mio e compatitemi. Mirandolina?
Mirandolina! È svenuta! Che fosse innamorata di me? Ma no, così presto? Ma perché no?
Non sono forse io innamorato di lei? Cara Mirandolina... Cara? Io cara di una donna?
...sia svenuta per me. Oh, come tu sei bella! Avessi qualche cosa per farla rinvenire.
Ma io che non pratico con donne, non ho spiriti, non ho ampolle. Ehi, di là! Vi è nessuno?
Presto! Anderò io. Poverina, che tu sia benedetta. Ora poi è caduto affatto. Molte sono le nostre armi con le quali si vincono gli uomini, ma quando sono così ostinati, il colpo di riserva sicurissimo è uno svenimento.
Tona! Eccoli! E' il primo di noi! Non è ancora divenuta, certamente Costei mi ama.
Animo, animo cara, son qui, non partirò più per ora. Ecco la spada, i boi! Va via!
E la torina! Va via che tu sei maledetto! E la torina!
Paolo ti spaccio la testa! Va via! Ancora non rinviene.
Cara, aprite gli occhi e parlatemi con libertà. Signor Cavaliere! Ah, maledetto!
Amico, maledetto! Signor Cavaliere! Io l'ho fatta rinvenire!
Mi benaviglio di voi, signor Cavaliere! E' bravo! Signore che non poteva... a soffrire le donne. Non pertinenti.
Siete caduto, eh? Sono... Sono il diavolo che vi porti. Questo affronto fa mia soddisfazione.
La barriera deve essere impattita. L'impresa è fatta. Il cuore è in fuoco, in fiamme e in cielo. Ora mi resta solo per compiere la mia vittoria che si renda pubblico il mio trionfo a scorno degli uomini presuntuosi e ad onore del nostro sesso.
For su, l'ora del divertimento è passata. Ho da badare i fatti miei. Prima che questa biancheria si prosciughi del tutto, la voglio stirare. Fabrizio!
Signora? Portatemi il ferro caldo. Signora, sì.
Scusate se do a voi questa incombenza. Niente, padrona. Finché io mangio del vostro pane, sono obbligato a servirvi.
Sentite. Non siete obbligato a servirmi in certe cose, ma so che per me lo fate volentieri. Ed io poi... Via, andatemi a pigliare il ferro. Per me vi porterei l'acqua con gli orecchi.
Ma vedo che tutto c'è da fare. C'è dato via. Perché c'è dato via? Sono forse un'ingrata.
Voi, voi non degnate i poveri uomini. Vi piace troppo la nobiltà. Povero pazzo.
Se vi potessi dire tutto. Ma se ho veduto io con questi miei... Ma via, andatemi a pigliare i ferri.
Ah, vado, vado, vi servirò ma per poco. Con questi uomini, più si vuol loro bene, si fa peggio. Che cosa avete detto? Me lo date a pigliare questo ferro?
Oh, vado, vado, non so niente, non so niente. Ora la mi tira su e ora la mi tutta giù. Non so niente. Povero sciocco.
Mi ha da servire a suo marcio di spezzo. Mi par di ridere a far che gli uomini facciano a modo mio. E questo signor Cavaliere, che era tanto nemico delle donne, adesso, se volessi, sarei capace di fargli fare qualsiasi bestialità.
Signora Pirandolina! Che c'è, amico? Il mio padrone la liberisce e non da venere.
come sta? ditegli che sto benissimo dice così che beva un poco di questo spirito di melissa che ne farà sai bene è d'oro questa boccetta? ah si signora è d'oro lo so di sicuro perché non mi ha dato lo spirito di melissa quando mi è venuto quell'orribile svenimento? allora questa boccetta e io non l'aveva ed ora come la acuta sentite in confidenza mi ha mandato ora da Lorepice e l'ha comprata e l'ha pagata dove? dice Pecchini e poi mi ha mandato dallo speziale ma...
ridete? rido perché mi manda il medicamento dopo che sono guarita dal mare e sono buona per un'altra volta via ne berrò un poco per preservarmi Tenete! La boccetta è vostra! Come mia? Il padrone l'ha comprata apposta per voi!
Apposta per me? Per voi! Ma zitto!
Ringraziatelo e restituiteli la sua boccetta! E via! Vi dico che gliela diate che io non la voglio. Mi volete fare questo affronto?
Meno charlie. Fate il vostro dovere. Basta, non occorre altro.
Oh, che donna! Ricusa 12 zecchini. Una simile non l'ho mai trovata.
e durerà fatica a trovarla. È cotto, stracotto e biscottato. Ma siccome è quello che ho fatto, non l'ho fatto per interesse.
Voglio che confessi la forza delle donne senza poter dire che sono interessate o venali. Ecco qua il perro. È caldo bene?
È caldo sì. Così fossi obbruciato. Che cosa vi è di nuovo?
Questo signor Cavaliere mandale a... ambasciate manda i regali il servitore me l'ha detto si mi ha mandato una boccetta d'oro io l'ho rimandata indietro a voi gliel'avete rimandata indietro zitto mandatelo al servitore medesimo e perchè gliel'avete rimandata indietro perchè Fabrizio non dica cara miladolina compatitemi via lasciatemi stirare no no io non vi impedisco di fare ma via che mi fate venire la voce credetemi che se basta lasciatemi stirare vado vado È una testolina bizzarra, ma le voglio tanto bene. Anche questa è buona.
Mi faccio merito con Fabrizio di aver accusato la boccetta d'oro del cavaliere. Questo significa saper vivere, saper profitare di tutto, con buona grazia, con pulizia, con un pizzico di disinvoltura. In materia d'accortezza non voglio che si dica che faccia torto al mio sesso.
Eccolo, eccolo! Non ci volevamo venire e il diavolo mi ci ha spaventato. strascinato. Mirandolina? Oh signor cavaliere, servo a milissima.
Come state? Benissimo, per servirla. Mirandolina ha motivo di dolermi di voi. Perché signore? Perché avete ripusato una piccola boccettina che vi ho mandato.
Che cosa voleva che io ne facesse? Sì, servirvene nelle occorrenze. Per grazia del cielo non sono soggetta agli svenimenti. Mi è capitato oggi quello che non mi è capitato mai più.
Cara Mirandolina, non vorrei... Che cosa? Non vorrei essere stato io cagione di quel funesto accidente.
Ho timore che l'appunto ne sia stata la causa. Io davvero? Mi ha fatto bere quell'orribile vino di Borgogna che mi ha fatto male.
Com'è possibile, Mirandolina? Ah, è così, senz'altro. E in camera vostra io non ci vengo mai più. In camera mia non ci verrete più? Ah, ma capisco il mistero.
Lo capisco. Ma veniteci, cara, che vi chiamerete contenta. Fabrizio, questo ferro è poco caldo. Se l'altro ferro è caldo, portatemelo. Via, Mirandolina.
Prendete questa boccetta. Signor Cavaliere, io di regali non ne prendo. Li avete pur presi, d'accordo? conte d'alba fiorita.
Che forza per non disgustarlo. E vorreste fare questo torto a me? E disgustarlo?
Che importa a lei che una donna la disgusti? Già le donne non le può vedere. Mirando di loro non posso più dire così.
A che ora fa, nena nuova? Il mio cambiamento non è lunatico. È un prodigio della vostra grazia. Della vostra bellezza. Ridete.
Rido perché lei mi burla, signor Cavaliere. Vi burlo, eh? Via, prendete questa boccetta. No, grazie.
Prendetelo, mi farete andare in colla. Fabrizio! Insomma, la prendete o non la prendete? Curia, curia!
E la gettate così? Fabrizio! Sono qua!
È caldo bene? Signora, sì. Che avete che mi parete turbato?
Niente, padrona, niente. Avete male? Datevi l'altro ferro se volete che ve lo metta sul fuoco. In verità pare proprio che abbiate male.
Via, dategli quel ferro che se ne vada! Ogni vanno bene, sa ella. È il mio cameriere fidato.
tenete caro scaldatelo non ne posso più signora padrona gran finezze padrona al suo cameriere e con questo che cosa vorrebbe dire? si vede benissimo che ne siete invaghita io innamorata di un cameriere? mi fa un bel complimento signor cavaliere non sono così di cazzo cattivo gusto e quando anche volessi amare non getterei il mio tempo si malamente.
Voi, voi meritereste l'amore di un re. Del re di spagna o del re di coppe? Dio, mi raccomando, non facciamo gli scherzi.
Parliamo seriamente. Eppure che io vi ascolto. Ma non potreste per un poco lasciarvi stirare? No. Mi preme dall'estire questa biancheria per domani.
Vi preme dunque quella biancheria più di me? Sì. E ancora lo ripetete?
Certamente. Perché di questa biancheria non va a servire. E di lei invece non posso far capitale di niente. Anzi, potete disporre di me con autorità.
Ma anche ella non può vederle i danni. Non mi tormentate più. Mi siete già vendicata abbastanza.
Stimo voi, stimo le donne della vostra sorta se pur ve ne sono, vi stimo. Vi amo e vi domando pietà. Sì, signore, glielo diremo.
Voi meritate di essere servita, Mirandolina. Che ridete ancora? Lei mi burla e non vuoi che riva.
Non ne posso più. Le viene male? Sì, sì, mi sento...
mi sento mancare. Tenga il sospirito di Melissa. Non mi trattate con tanta sprezza.
Credetemi, Mirandolina, io ti amo, ve lo giuro. Sentoni, non l'ho fatto apposta. Pazienza, pazienza.
Questo è niente. Mi avete fatto una scottatura più grande. E dove, signore? Nel cuore.
Fabrizio! Per carità, non chiamate colui. Ma se ho bisogno dell'altro ferro, scusi.
Ma aspettate, manderò mio servitore. Fabrizio! Non chiamate colui, colui non lo posso vedere.
Non potrò servirmi della mia gente. Se viene lui giù nel cielo gli spacco la testa. Signor Cavaliere, mi pare che il lastro avanzi un poco troppo. Compatitemi, compatitemi, sono fuori di me. Andrò io in cucina e vi chiamerete contento.
Ascoltatemi Oh che bella cosa curiosa che sei Fermatevi Non potrò servirvi della mia gente Ebbene lo confesso Ho gelosia di colui Mi viene dietro come un cagnolino Cagnolino Cagnolino questa è la prima volta che provi che cosa sia amore Nessuno mi ha mai comandato Non intendo comandarvi Che cosa vuole da me? Amore Compassione Pietà Un uomo Un uomo che questa mattina non poteva vedere le donne, adesso chiede amore e pietà. Non può essere, non gli abbago, non gli credo. Eh, bastiatta, impara a disprezzare le donne.
Maledetto il punto in cui ho principiato a mirar costei! Sono caduto nel laccio! e non vi è più rimedio Cavaliere voi mi avete insultato oh compatitevi fu un accidente il maraviglio di voi finalmente il vaso non vi ha colpito una gocciola d'acqua mi ha macchiato il vestito Torno a dire compatitemi Questa è un'impertinenza Non l'ho fatto apposta Compatitemi per la terza volta Voglio soddisfazione Se non volete soddisfazione Anzi, se non volete compatirmi e volete soddisfazione Sono qui, non ho soggezione di di voi. Ho paura che questa macchina non voglia andare via.
E questo è quello che mi fa andare in collera. Quando un cavaliere vi chiede scusa, che cosa pretendete di più? Beh, se non l'avete fatto a malizia, lasciamo andare. Vi ripeto che posso darvi qualunque soddisfazione. E via, non parliamo oltre.
Cavaliere malnato. Ah, questa è bella. A me è passata la collera e voi ve la fate venire. Già che oggi l'avete trovato di buona luna.
Eh, mi compatisco. So che... Che male avete. Marchese, io i fatti vostri non li ricerco. Signori nemico delle donne, ci siete caduto, eh?
Io? Ma che dite? Eh sì, siete innamorato?
Sono il diavolo che vi porti. Ma che serve nascondersi? Lasciatemi stare giù dal cielo.
Ve ne farò pentire. È innamorato e si vergogna. E non vorrebbe si sapesse. Ma forse non vuole che si sappia perché ha paura di me.
Avrà soggezione a dichiararsi per mio rivale. Mi dispiace assai di questa macchia. Se sapessi come fare per farla andare via.
Queste donne sogliono avere delle terre buone da levarle macchie. Eeeh, bella questa boccetta! Sarà d'oro o di Princess Bag?
Sarà di Princess Bag, se fosse d'oro non la lascerebbero qui? Se vi fosse dell'acqua della regina, sarebbe buona da levare questa macchia. Spirito di Melissa, tant'è, tanto sarà buono, voglio provare.
Signor Marchese, che fa qui solo, non favorisce mai? Oh, signora Contessa, venivo ora per rivedere... che cosa stavo facendo? vi dirò io sono amantissimo della pulizia e volevo levar questa piccola macchia oh e con che cosa?
con questo spirito di Melissa ah ah ah perdoni Nicola Quello spirito di Melissa non serve, anzi farebbe venire la macchia più grande. E dunque come ho da fare? Ho un segreto per cavare le macchie. Mi farete piacere insegnarmelo? Volentieri.
Mi impegno con uno scudo a cavar via quella macchia che non si va nemmeno da dove sia stata. Vuole uno scudo? Mi pare una grande spesa. È meglio provare lo spirito di Melissa.
Favorisca, è buono quello spirito. Ah, prezioso, sentite. Io ne so far di meglio. Voi sapete fare degli spiriti.
Io mi dilasto in tutto. Cara mia damina cara, così mi piace. Ma sarà d'oro questa poccetta? Non vedete, è d'oro sicuro. Non distingue l'oro dal Princess Beck.
Ma è sua signor Marchese? È mia, è vostra se comandate. Oh, bliga, peace. Benissima!
E via, so che scherzate. Ma come? Come l'hai evita?
Ma non è cosa da vostra pari, è una bagatella. Vi servirò di cosa migliore se avete voglia. Mi meraviglio, e anche troppo, signor Marchese, la ringrazio. Sentite!
Confidenza. Non è oro, Princess Belle. Oh, tanto meglio! Io la stimo più che se fosse oro. E poi quello che viene dalle sue mani, signor Marchese, è tutto prezioso, tutto!
Non so che dire. Servitevi se vi degnate. Pazienza, bisognerà pagarlo a Mirandolina.
Che cosa può valere? Un filippo. Il signor Marchese è un cavaliere generoso. Mi vergogno a regalare una simile pagatella.
Chiaramente che quella boccetta fosse d'oro. Ma in verità sembra propriamente oro. A ognuno si ingannerebbe.
Eh sì, chi non ha pratica dell'oro effettivamente si inganna. Ma io lo conosco subito. Anche il peso pare che sia oro. Eppure non è vero.
Boh! La voglio far vedere alla mia compagna. Eh, scusate, non la fate vedere a Mirandolina, è una cialiera, non so se mi capite.
Intendo benissimo, la può vedere soltanto ad Ortenzia. Alla baronessa. Sì, è una baronista!
Credo che se la rida perché mi ha levato con quel bel garbo la boccetta, tant'era se fosse stata d'oro. Manco male che con poco la aggiusterò, se Mirandolina vorrà la sua boccetta, gliela pagherò, quando ne avrò. Dove diamine sarà finita questa boccetta? Cercate galantuomo!
E cerco una boccetta di Spirito di Melissa! Ah! Signora Mirandurina la vorrebbe!
Dice che l'ha lasciata qui! Ma io l'ho trovata! Era una boccetta di Princess Beck!
Princess Beck? Era d'oro. D'oro?
E certo che era d'oro, l'ho veduta io comprare per dodici zecchini. Povero me. Ma come? Lasciar così una boccetta d'oro? E come?
Dice che l'ha scordata qui, ma io non la trovo. Ma ancora mi pare impossibile che fosse d'oro. Era oro, gli dico. La forse è venuta, vostra eccellenza? Io non ho veduto niente!
Ah, basta! Le dirò che non lo trovo. Suo danno! Doveva mettersene in tasca. Povero marchese di folli popoli!
Ho donato una boccetta d'oro che va a 12 zecchini e l'ho donata per Princess Beck. Come ho da regolarmi in un caso di tanta importanza? Se recupero la boccetta dalla contessa mi fa ridicolo presso di lei. Se Mirandolina viene a sapere che io l'abbia avuta, è in pericolo il mio decolo.
Con Cavaliere, devo pagarla, ma non ho denari. Che dite Marchese della gran bella novità? Quale novità? Il Cavaliere Salvatico, il dispretatore delle donne, è innamorato di Mirandolina. Ah, lo caro, e comprenda il suo malgrado, il merito di un'amore.
di questa donna e veda che io non mi invaghisco di chi non merita e beni e creti per castigo della sua impertinenza. E se Mirandolina lo corrisponde? Ciò non può essere, ella non farà a me questo torto.
Sa chi sono, sa cosa ho fatto per lei. Io ho fatto per essa assai più di voi, ma tutto è gettato. Mirandolina coltiva il cavaliere di ripaffratta. Ha usato verso di lui quelle attenzioni che non ha praticato né a me né a voi. E vedesi che con le donne più che si fa e meno si merita.
E burlandosi loro di chi le adora, corron dietro a chi le disprezza. Se ciò fosse vero, Davano può essere. Non può essere, no.
Non può essere. Vorreste mettere il cavaliere a confronto con me? Ma non l'avete vista voi stesso, seduta alla di lui tavola? Con noi ha mai praticato un atto di simile confidenza?
Servito in tavola, prima di tutti, biancheria distinta, e le pietanze, le pietanze di Lefaella con le sue mani. I camerieri parlano, caro Marchese, Fabrizio freme di gelosia, e poi? Quello svenimento, ah, vero finto che fosse, non è anche quello un segno manifesto d'amore.
Come? A lui si fanno gli intingoli saporiti e a me carnaccia di bue e minestra di riso lungo. Sì, è vero, questo è uno strapazzo al mio grado e alla mia condizione. E io che ho speso tanto per essa? E io che la regalava continuamente?
dato da bere quel mio prezioso vinticibro. Il cavaliere non avrà fatto per lei una minima parte di ciò che abbiamo fatto noi. Non dubitate che anche egli l'ha regalata.
Ah sì? E che cosa le ha donato? Una boccetta d'oro di spirito di Dio. di Melissa povero me e come l'avete saputo? il di lui servitore l'ha detto al mio sempre peggio entro in un impegno con il cavaliere voglio vendicarmi di questa femmina ingrata Voglio partire ora da questa locale Si fate bene andate E voi che siete un cavaliere di tanta reputazione Dovreste partire con me Si ma dove dovrei andare?
Ma andremo in un alloggio Lasciate pensare a me? Questo alloggio sarà per esempio... Ma sì, andremo in casa di un mio paesano, non mi spenderemo nulla.
Basta, siete tanto mio amico che non posso dirvi di no. Andiamo e vendichiamoci così di questa femmina sconosciente. Sì, andiamo.
Come sarà poi nella boccetta? Con cavaliere posso fare una malazione? Marchese, non abbiate a pentirvele. Fatemi questo piacere, andiamo via da questa locanda e poi ditevi dove vi potrò servire, che io farò dove posso. Sentite, vi dirò in confidenza.
Ma che nessuno sappia, il mio fattore vi ritarda talvolta le mie rimesse. Avete a darle qualche cosa? Sì, dodici zecchini.
Dodici zecchini? Devono essere mesi che non la pagate! Così è, le devo dodici zecchini.
Non posso di qua partire senza prima pagarla, se voi... Mi poteste fare il piacere. 12 tecchini.
Aspettate, sono 13, vorrei che ricordo. Voglio rendere al cavaliere il suo tecchino. Sì, a 12, 13 lo stesso per me.
Non li renderò quanto prima. Ma servitevi, servitevi come vi piace, che tanto a me i danari non ne mancano. E per vendicarmi di costelli sarei disposto a spendere mille doppie.
Sì, sì, e io che ho fatto tanto per lei... Ho speso tanto e mi tratta così Voglio rovinare la sua locanda Ho fatto andare via anche quelle due commedianti Commedianti? Quali commedianti? Hortensia e De Jelira Ma come? Non erano dame?
Dame? Ma no, Dame, ma sono commedianti, sono arrivati i loro compagni e la favola è finita. La mia boccetta.
E dove sono alloggiate? In una casa vicino al teatro. Vado a recuperare la mia boccetta.
Con costei voglio vendicarmi il coltello. Il Marchese, il Cavaliere di Ripafratta invece, che ha saputo fingere per tradirmi, in ben altro modo me ne renderà conto. Se il Cavaliere mi arriva soffresca, si è indiavolato terribilmente.
Sarà per capire ora che diavolo lo tentasse di venire qui. Comincio quasi a pentirmi di quello che ho fatto. E' vero che mi sono assai divertita a farmi correre dietro da un superbo, un disprezzatore delle donne. Ma adesso che il satiro è su tutte le furie, comincio a temere per la mia reputazione e per la mia vita medesima. Qui mi conviene risolvere con qualche cosa di grande.
Ma sono sola al mondo. Non ho nessuno dal cuore che mi protegga. Non ci sarebbe altri che quel buon uomo di Fabrizio che in un tal caso mi potesse giovare. Mi prometterò di sposarlo. Ma prometti, prometti, finirà con lo stancarsi di credermi.
Bisognerà che io lo sposi veramente. Finalmente, con un tal matrimonio, potrò mettere a riparo la mia reputazione e il mio interesse, senza pregiudicare la mia libertà. Portano questa porta.
Mirandolina! Un amico è qui. Signor Cavaliere, vada nella sua camera.
Mirandolina, apritemi! Signor Cavaliere, vada nella sua camera. Ora sono da lei.
Perché non volete aprirmi? Arrivano i forestieri. Vado, sono da lei.
Vado, e se non venite, povera voi! Se non venite, povera voi, povera me se ci andassi. Qui la cosa va sempre peggio.
Fabrizio! Sarebbe da ridere che adesso Fabrizio si vendicasse di me e non volesse... Ma non può essere. Ho certe manierine, certe smorfiette.
Che bisogna che caschino? Fossero anche di macina. Fabrizio!
Avete chiamato? Venite qui, caro. Voglio farvi una confidenza.
Sono qua. Il signor Cavalier di Ripafratta si è scoperto innamorato di me. me e me ne sono accorto ve ne siete accorto io non me ne ero mai avveduta povera semplice non ve ne siete accorta ma non avete visto mentre stiravate col ferro le smorfie che mi faceva la gelosia che aveva di me Io che opero senza malizia prendo le cose con indifferenza, ma ora Fabrizio mi ha detto di quelle cose che mi hanno fatto arrossire. Vedete, questo succede perché siete una giovane sola, senza padre, senza madre, senza nessuno, ecco se foste maritata le cose non andrebbero così.
Capisco che dite bene, ho pensato di maritarmi. Ricordatevi di vostro padre. me ne ricordo picchiano chi è che picchia? il cavaliere cosa vuole? non lo so, devo prendere la mia onestà non temete io vi difenderò ma chi sono in questa porta?
che strepiti sono questi? in una locanda onorata non si fa così apri la getta a basso non vorrei precipitare uomini chi è di là? non vi è nessuno? io io lo vorrei questo Signore, vi prego, il signor Cavaliere di Ripafratta vuole sfondare quella porta.
Apri questa barra, piccone! Si è diventato pazzo? No, fatelo, fatelo entrare.
È giusto a premura di farla con noi. Ma poi voi... Ah, non preoccupatevi, siamo qui noi. Eh, ecco, vedo niente niente e io me la batto.
Giornalicele, dov'è? Chi cercate? Mirandolina, dov'è?
Io non lo so. L'ha copiato. Scellerata, la troverò. Non è niente. Che cosa vuole, signore, dalla padrona?
A te non deve... devo rendere questi conti dove comando voglio essere servito pago i miei denari per questo e giuro al cielo giuro al cielo e l'avrà a che fare con me vostra signoria paga i suoi denari per essere servito nelle cose lecite ed oneste ma non ha poi da pretendere alla mi perdoni che una donna onorata ma che dici tu ma che sai tu so io che ti ho ordinato a colei le ho ordinato di venire nella sua camera ma via bricone che ti rompo il credo ma meglio di voi ma meglio di cui io dicevo indegna fammi aspettare nella mia camera che diamine è? ma non lo vedete? è innamorato di Mirandolini si trattiene con Fabrizio e parla seco di matrimonio questo è il tempo della mia vendetta Cavaliere, non fa burlarsi delle altrui debolezze quando si ha un cuore fragile come il vostro.
Di che intendete voi parlare? So da che vengono le vostre smanie. Intendete voi di che parlare? Ah, io non so niente. Parlo di voi, che col pretesto di non poter soffrire le donne avete tentato di rapirmi il cuore di Mirandolina, che era già mia conquista.
Io! Ma io la pado! Voi a me rivolgetemi e a me rispondete Vi vergognate forse d'aver mal proceduto Io mi vergogno di ascoltarvi più oltre senza dirvi che voi mentite Vabbè, una mentita La cosa va peggiorando Fermatevi, ma con quel fondamento potete voi dire il conte non sa ciò che si dica Ah, io non mi voglio impicciare Voi siete un mentitore A godo via Fermatevi E me ne renderete conto Sì, sì, me ne renderete conto racconto. Marchese, datemi la vostra spada. No, dico.
Siete ancora voi mio nemico? Io sono amico di tutti. Dieratemi quella spada.
Ma siete troppo caldo, calmatevi. Giuro al cielo, se volete posso dare soddisfazione anche a voi. Ma io voglio soddisfazione.
L'avrete. La spada, mi conosce? La maria non fa niente, niente!
Non ho più sofferenza. Giuro al cielo! E che? Mi avete rotta la spada.
E che roba è questa? Nel fodero non vi è nulla? Ah, sì, lo rotta nell'ultimo duello, me ne raccontate.
Conte, lasciate che io però seguo in spada. Giuro al cielo, non mi fuggirete di mano. Fuggirvi?
Io? Io ho il cuore di farvi fronte anche con questo pezzo di latina. lama!
Sei lama di Spagna, non ha paura! Via, via, via, cavaliere smarizzasso! In guardia! Alto, alto, si deve riempire, alto! Ma come, con le spalle?
Vedete, è per causa vostra! Ma come per causa mia? Il cavaliere è innamorato di voi! No, non lo sono, mentite!
No, signor conte, ella si inganna! Posso assicurarle che ella si inganna! E voi, siete d'accordo?
Si sa, si vede. Che si sa, che si vede? Dico che quando è si sa, e quando non è non si vede.
Il signor Cavaliere non è innamorato di me. Egli lo nega. E negandolo in presenza mi abilisce e mi mortifica.
Mi mostra la sua forza e la mia debolezza. Confesso il vero, signori, che se riuscito mi fosse di innamorarlo, avrei creduto di compiere la miglior prodezza di questo mondo. Signori miei, io sono una donna schietta e sincera. Quando devo dire, dico.
Ho tentato di innamorare il signor Cavalieri, ma non ho fatto niente. Ho fatto, ho fatto e non ho fatto niente. Non ho fatto niente.
Non posso parlare. Vedete? Si confonde.
Non ha il coraggio di dirvi no. Marchese, voi non sapete quel che vi dite. Sempre con me la vede.
Il signor Cavaliere non è innamorato. Conosce l'arte, conosce la furberia delle donne. Alle parole non crede, delle lacrime non si fida, degli svenimenti poi se ne ride.
Sono dunque finte le lacrime delle donne? Mendaci gli svenimenti. Ma come? Non lo sa? O finge di non saperlo?
Giuro al cielo, una tal finzione meriterebbe uno stile nel cuore. Passi gli scaldi, signor Cavaliere, altrimenti questi signori penseranno che è innamorato davvero. Oh, lo è, non c'è alcun dubbio.
Si vede negli occhi. No! Non lo sono! E prego, beh! Non lo è!
Lo dico, lo sostengo e sono pronta a provarlo. Conte, ad altro momento mi troverete provveduto di spada. E la guardia a costa dei nari!
Signor Cavaliere, si trattenga un momento. Questi signori credono che lei sia innamorato sul serio. Bisogna disingannarli.
Non vi è questo bisogno? Sì, trattenetevi un momento. Il più certo segno d'amore è quello della gelosia. E' che... E chi non soffre la gelosia certamente non ama.
Se il signor Cavaliere fosse innamorato di me, non potrebbe soffrire che io fossi di un altro. Ma egli lo soffrirà. E quindi vedrete... Di chi volete voi essere?
Di quello a cui mi ha destinato mio padre. Parlate forse di me? Sì. Sì, Fabrizio.
A voi, in presenza di lor signori, vo' dar la mia mano di sposa. Ma è con colui, non ho paura di soffrire. Tanto tanto.
Se sposa Fabrizio non ama il cavaliere. Sposatevi e vi dono 300 scudi. Mirandolina, meglio un uovo oggi che una gallina domani.
Se vi sposate vi dono subito 12 zecchiba. Grazie, grazie, ma non ho bisogno di dote. Sono una povera donna, senza grazia, senza brio, incapace di innamorare persone di merito.
Ma Fabrizio... Il maledizio mi vuole bene ed io in presenza vostra lo sposo. Ma sì, maledetta!
Sposati chi vuoi tu. So, so che tu mi ingannasti. So che trionfi dentro di te medesima ad avermi abilito.
e vedo, e vedo sino a che punto vuoi cimentare la mia tolleranza. E riteresti che io ti strappassi il cuore e che l'orecassi mostra alle femmine lusinghiere, alle femmine ingannatrici. Ma questo, questo sarebbe un doppiamento umiliarmi. Fuggo dagli occhi tuoi, ma le dico le tue lusinghe, le tue lacrime, le tue finzioni. Mi hai fatto a costo mio imparare che per vincere il tuo sesso non basta, no, disprezzarlo, ma ci conviene fuggirlo.
E dica adesso che non è innamorato! Se mi dà un'altra mentita da calaliere lo sfido! Zitti signore, zitto! E' andato via!
E se la cosa passa così e non torna, posso ben dire di... di essere fortunata. Sinora mi sono divertita, ma mi sono messa ad un brutto rischio di questi spazi, non me ne vado a cavar più. Fabrizio, vieni qui, dammi la mano.
La mano? Piano un Voi vi dilettate a innamorare la gente in questo modo e credete che io vi voglia sposare? Ma era uno scherzo, una bizzarria?
Un figlio. Ero fanciulla. Non avevo nessuno che mi comandasse.
Ma ora che sarò maritata, so io quel che farò. E che cosa farete? Signora Mirandolina.
Andate via. A partire sono venuto a riferirmi. Il padrone va alla posta, fa attaccare, mi aspetta con la roba e ce ne andiamo a riporto.
Compatitevi se... Non ho tempo! Tra tenervi, vi ringrazio e vi riferisco.
Il cielo è partito, sicuramente è partito con poco gusto, mi resta un poco di rimorso, di questi spassi è meglio che non me ne cavi più. Cara Mirandolina, fanciulla o maritata che siate. Io sarò sempre lo stesso per voi. Fate pur capitale della mia protezione.
Grazie, signori. Ma ora che è mio marito, non ho bisogno di regali, non ho bisogno di spasimanti, non ho bisogno di protettori. Signora, mi sono divertita, ma mi sono messa in una brutta situazione.
Non ne voglio sapere altro. Fabrizio, vieni qui, dammi la mano. Ma piano, signora.
E che piano è piano, che impedimenti ci sono? Vorrei che prima facessimo i nostri patti. Infatti, il tuo impiatto è questo. O mi sposi o te ne vai al tuo paese.
Ma io lo sposo, sì, ma poi... Ma poi sì, caro, sarà tutta tua, sarà in anima mia, ti amerò sempre. Tenete la mano, non ne posso Anche questa è fatta Voi avete la capacità di far fare agli uomini tutto quello che volete. Certamente il vostro merito obbliga infinitamente.
Se è vero che posso sperare grazie da loro signori, una ne chiedo per ultima. Ma dite, dite pure. Vi supplico, vi supplico a provvedervi di un'altra locanda. Oh brava, ora vedo che la mi vuol bene.
Ah, lo capisco e vi lodo. Partirò, ma ovunque io salgo. sarò, assicuratevi della mia stima. Ditemi, avete voi perduto una boccetta d'oro?
Sì, signore. Ecco, io l'ho ritrovata e ve la rendo. Partirò per compiacervi, ma ovunque io sia, fate capitale della mia protezione.
Queste espressioni mi saranno care, nei limiti della convenienza e dell'onestà. Cambiando stato, voglio cambiare costume. E loro signori ancora, profittino di quanto hanno veduto, in vantaggio e in sicurezza del loro cuore. E quando si trovassero nelle condizioni di dover dubitare, di dover...
cedere, di dover cadere, pensino alle malizie imparate e si ricordino della locandiera.