Il nazionalsocialismo ha diversi significati e connotazioni e nella sua forma più generica viene ormai usato da più di un secolo da vari movimenti e ideologie politiche che propugnano un tipo di socialismo diverso da quello di matrice internazionalista e marxista. Tuttavia l'ideologia nazionalsocialista è complicata dal fatto che il nazionalsocialismo come fenomeno politico sta ad indicare soprattutto e quasi esclusivamente un il movimento politico tedesco fondato e guidato da Adolf Hitler dopo la prima guerra mondiale, comunemente conosciuto con il diminutivo di nazismo. Di conseguenza, come nel caso del fascismo italiano, bisogna tenere presente l'origine concreta e il significato politico del nazismo storico, ogni qual volta lo si utilizza nella terminologia attuale e questo è importante soprattutto in riferimento al fatto che termini come fascismo e nazismo vengono oggi spesso utilizzati come mezzi di polemica attiva contro il nemico politico, senza tener conto del significato originale. Come fenomeno storico, il nazismo deve essere definito a due livelli principali, ovvero come reazione diretta alla prima guerra mondiale e alla sconfitta tedesca, e in secondo luogo come risultato di tendenze e idee politiche che nacquero molto prima del 1918 e della guerra. Questi due livelli, ovvero la realizzazione politica e le radici ideologiche, sono di fondamentale importanza per la comprensione del nazismo, in quanto delineano i suoi caratteri principali, ovvero il concetto di nazione, di razza, di lebensraum, ovvero di spazio vitale, di comunità del popolo e di leadership autoritaria.
Sulle radici storiche del nazismo c'è da dire che gli storici si trovano molto in disaccordo, infatti alcuni ne vedono le origini già nell'impero medievale e nella riforma protestante, mentre altri sottolineano l'importanza della prima guerra mondiale di Hitler. Ciò che è certo è che Hitler fu profondamente condizionato dall'idea di glorificazione della guerra, del potere assoluto dello Stato autoritario, dalla credenza che gli ariani identificati con i tedeschi fossero la razza dominatrice, così come fu condizionato dall'odio per gli ebrei e i slavi, e per la democrazia e l'umanesimo. Insomma, si tratta di idee sicuramente antecedenti a Hitler e non dolli formulate, anche se il modo di metterla in pratica fu inconfondibilmente originale e quindi hitleriano.
Va sottolineato però che si tratta di idee elaborate da pensatori, storici e filosofi alle quali Hitler ha attinto, ma che queste idee avevano affascinato i tedeschi molto prima che Hitler nascesse, e ciò spiega perché il nazismo è molto più complesso di un semplice movimento di protesta del dopoguerra guidato da un abile agitatore di masse come Hitler. Storicamente la prima formulazione delle idee politiche del nazismo traspare dai 25 punti del programma del Partito dei Lavoratori Tedeschi, insicla DAP, al quale Hitler aderì nel gennaio 1919 e che nel 1920 trasformò in Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi. La DAP reclamava l'abolizione del Trattato di Versailles e l'incompatibilità tra la cittadinanza tedesca e l'appartenenza alla razza ebraica.
oltre a caldeggiare il riarmo tedesco, la limitazione della libertà di stampa e dell'arte, viste come una minaccia per l'unità della nazione, e l'organizzazione di un forte potere centrale dello Stato. Vi erano poi anche dei punti di ispirazione socialista, dei assunti nel dovere di ciascun cittadino di lavorare e di considerare la propria attività subordinata al bene collettivo. Tuttavia, fin tanto che il Partito Nazionale Socialista non ebbe conseguito il potere, le idee rivoluzionarie e anticapitalistiche si persero un po' nel tempo, lasciando spazio ai punti del programma nazista più congeniali al pensiero di Hitler e che avevano più presa nell'opinione pubblica tedesca. Il pensiero di Hitler si fece quindi più articolato nella sua esposizione autobiografica ed ideologica, ovvero nel Mein Kampf, pubblicato nel 1925, un'opera storicamente preziosa per la comprensione di Hitler, poiché oltre a trattare la filosofia e la dottrina del nazismo ne esponeva anche le sue stesse finalità.
Come si è detto, Hitler ha fatto proprie teorie e formulazioni di altri pensatori politici che hanno quindi indirettamente contribuito all'elaborazione di una vera e propria dottrina del nazismo. Tra le più importanti, che permettono di comprendere l'essenza del nazismo, troviamo le teorie razziste elaborate dal diplomatico e letterato francese Joseph Arthur de Gobineau e l'inglese Houston Stuart Chamberlain. Da quanto si apprende dal Mein Kampf, secondo Hitler lo Stato ha semplicemente la funzione di conservare l'unità della razza e quindi respinge l'idea che vi sia un'egualenza tra gli uomini, presupponendo invece che vi fosse una gerarchia di razze e quindi l'esistenza di razze superiori e razze inferiori. Partendo da questa premessa, Hitler fu profondamente influenzato dall'opera di de Gobineau pubblicata nel 1853, ovvero il saggio sulla diseguaglianza delle razze umane.
De Gobineau sosteneva che la razza fosse la chiave della storia e della civiltà e che esistessero tre razze principali, la bianca, la gialla e la nera, e che tra queste la razza bianca è la superiore. Per de Gobineau al vertice della razza bianca ci sono gli ariani, una razza originaria, secondo lui, dell'Asia centrale. Questa razza nel corso dei secoli si è però mescolata con altre razze inferiore, ma anche se non più puri, gli ariani sopravvivevano ancora come una razza superiore. Facevano quindi parte degli ariani una parte dei francesi, la totalità è degli inglesi e degli irlandesi, gli olandesi, i scandinavi e i tedeschi dell'Ovest, che probabilmente erano i più utentici ariani, sostenendo che nella storia...
ovunque andarono portarono dei miglioramenti. In altre parole, per de Gobinon il tedesco di razza ariana era un essere dominatore e ovviamente queste idee piacevano molto ai tedeschi e presero piede in Germania alla fine dell'Ottocento. Il pensiero di de Gobinon fu poi ripreso da Chamberlain che elaborò un pensiero razzista ancor più bizzarro, introducendo un marcato antisemitismo che però affascinò molto Hitler.
In particolare Hitler fu influenzato dalle basi del XIX secolo, un'opera di Chamberlain di circa 1200 pagine pubblicata a Vienna nel 1899. Come per Descubinot, anche per Chamberlain la chiave della storia è la razza, ma per Chamberlain vi sarebbero due razze pure in occidente, gli ebrei e i tedeschi. Secondo lui infatti gli ebrei non sarebbero inferiori ai teutoni, ovvero i tedeschi, ma sarebbero semplicemente diversi. Però, addentrandosi nello studio della razza ebraica, Chamberlain aveva finito col negare agli ebrei qualsiasi virtù, dichiarandogli una razza contaminata, in quanto, a parere di Chamberlain, Cristo non era ebreo ma in larga parte fornito di sangue ariano, ovvero l'unico sangue puro.
Pertanto, secondo Chamberlain, era naturale che Cristo dovesse diventare il dio dei teutoni, perché nessun altro popolo era meglio dotato di quello teutonico per ascoltare la sua voce divina, e aveva quindi la missione di essere un'esercitazione di di dominare tutti i popoli della terra. Nonostante la meriade di contraddizioni presenti nell'opera e l'assurdità delle sue tesi, l'opera di Chamberlain fu divulgata in Germania e durante il Terzo Reich l'influenza delle sue formulazioni raggiunse il culmine, tanto che i nazisti vedevano in lui uno dei loro profeti. Le idee di De Gobineau e Chamberlain costituiscono il pilastro dell'ideologia nazista, successivamente perfezionata da Alfred Rosenberg. stretto collaboratore di Hitler, che professava un forte arianesimo, inteso come superiorità della razza nordico-germanica, e un irriducibile antisemitismo, che rendeva necessaria la dominazione dell'Oriente bolscevico, inquinato dall'ebraismo. Da qui, infatti, un altro carattere peculiare dell'ideologia nazista, il concetto di Lebensraum, ovvero di spazio vitale.
Questo concetto di spazio vitale prevedeva che il territorio tedesco si espandesse al di là del nucleo razziale tedesco, dirigendo l'attacco ad est contro gli slavi, considerati razzialmente inferiori, e per lo stesso principio all'interno contro gli ebrei, considerato il nemico mondiale numero uno. Il concetto di spazio vitale conciliava così tutta l'ideologia razziale nazionalista del regime e il revisionismo tedesco dei trattati di Versailles. A rafforzare il concetto di Liebensraum, l'ideologia nazista oltre a fondarsi in modo perentorio sul concetto di razza, appare caratterizzata anche da una forte ideologia militarista. In questo Hitler appare fortemente condizionato dalle formulazioni di Hegel sulla guerra, ma soprattutto dallo storico antisemita tedesco Heinrich von Treschke, che sosteneva che la guerra fosse la più alta virtù civile e politica e che la pace era immorale, poiché inibiva le energie vitali dei popoli e li abituava a non aspirare al sublime. Infine, Tutta l'ideologia tedesca è condensata dal concetto di Führerprinzip, ovvero nel principio di supremazia del capo, un principio gerarchico al cui vertice vi è un capo supremo che non deve rispondere delle sue azioni a nessuno ed è sommo autorità dello Stato.
Anche questo è il retaggio del pensiero di Hegel, che preconizzava l'avvento di un eroe che avrebbe fatto l'unità della Germania e la grandezza della nazione tedesca, un eroe generato dalla provvidenza. con il dovere di elevare la civiltà germanica a modello e forza rigeneratrice del mondo. Come facilmente immaginabile, Hitler, leggendo Hegel, vedeva in sé stesso questo eroe.
Il regime nazista è infatti per ideologia caratterizzato da un forte caos amministrativo e dalla disgregazione dello Stato e del significato della legge. Nel regime nazista, infatti, coesistono diversi enti preposti a svolgere le stesse funzioni, così come ci sono organizzazioni militari e... paramilitari i cui compiti non sono ben definiti e contribuiscono a dare un'immagine estremamente caotica del regime nazista e questa disordinata articolazione degli enti nazisti viene governata proprio dal principio del Führer, perché è proprio nel Führer che si manifesta l'idea essenziale del popolo, oltre al fatto che il Führer non è assoggettato alla legge né tantomeno al programma di partito. In altre parole il Führer incorpora la comunità del popolo, poiché questo si identifica spiritualmente in lui. E non è un caso che il nazismo, a differenza di altre ideologie che sopravvivono alla morte del loro leader, sia impensabile senza la figura di Hitler.