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Appunti su Foucault e la gestione dei corpi

passiamo la parola a san ronaldo ricordi di zone di gestione questa è l'unica notizia positiva funziona la registrazione perfetto entra tra la chiusura connessione col video si è chiuso tutto quindi perdonatemi Il lavoro con Paolo Masi è stato un lavoro appassionante perché ha ripercorso proprio per sua volontà la vita delle murate, che sarebbe stato un edificio molto interessante per Foucault perché in qualche modo racchiude il suo pensiero. Quanti conventi sono diventati poi carceri, in fondo la dimensione di ordine. di obbedienza a un ordine di organizzazione eccetera risponde esattamente a quello che è stato poi pensato per i carceri moderni. In effetti Foucault ci racconta proprio come il sistema organizzativo del carcere moderno che si stacca in modo radicale dal carcere antico che era semplicemente un sistema di isolamento per eliminare dalla circolazione qualcuno che nuoceva al sovrano di turno e quindi è molto diverso anche dal sistema di ostentazione della pena contro il corpo del delinquente di turno che veniva ostentato e torturato spesso in area pubblica, invece improvvisamente con i carceri moderni non c'è più questa ostentazione del corpo ma c'è un ordinato compiersi di un rito. Un rito dell'obbedienza, della riconduzione all'ordine di ciò che era disordine.

Quindi quello che in qualche modo avviene anche nel convento, in cui le persone si isolano l'una dall'altra, ma allo stesso tempo si moltiplicano compiendo tutti gli stessi gesti, negli stessi orari, va a compiere esattamente quello che Foucault racconta. Quindi la distribuzione spaziale dei corpi, i corpi devono essere distribuiti in un certo modo, la temporalità della giornata è segnata in un certo modo e la codificazione delle attività è molto stringente, quindi c'è una stessa azione per tutti in uno stesso momento. Questo, dice Foucault, determina l'ordine della società moderna che si compie nelle scuole, così come negli ospedali, così come nei centri di produzione, nelle fabbriche. Quindi questa forza di massa ordinata e codificata... in cui l'individualità in qualche modo deve perdere la propria forza eversiva, è una cosa che ci fa molto riflettere, che ha fatto molto riflettere noi che abitiamo un ex carcere e un ex convento.

E allora Paolo ha voluto porsi il tema di come questi corpi, i corpi docili, come dice Foucault e come dopo potrà Sandro spiegare sicuramente. con più attenzione e con più precisione, i corpi docili, ovvero addomesticati in qualche modo, hanno abitato queste stanze. Prima l'hanno abitato in un addomesticamento voluto, cercato, quello delle monache che cercavano uno spazio di riflessione, forse anche di emancipazione in certi versi, perché laddove in particolare le murate sono state monache, sono autoproclamate tali. quindi femministe antelitteram che hanno deciso di chiudersi in delle cellette sul ponte Rubaconte, ovvero il nostro ponte alle grazie, pur di sottrarsi a una vita di obbedienza a mariti non amati, mariti anziani, mariti violenti, mariti assegnati dalle famiglie non voluti, quindi le prime monache sono proprio donne che volutamente, la prima è una suora che decide di fare vita di obbedienza e castità all'interno di una celletta ritirata, e attorno a lei si uniscono povere donne in fuga da mariti violenti o da storie familiari non volute.

Quindi all'inizio è stata anche una storia che porta con sé un'emancipazione. Poi invece esiste, naturalmente è sempre esistita storicamente, la dimensione monacale come frustrazione di una libertà e di una possibilità di vivere la propria femminilità in un ambito di coppia, familiare o di libertà. E poi esiste il carcere, il carcere naturalmente terribile come dimensione di impedimento della libertà ma anche della libertà di pensare perché noi dobbiamo ricordare che il carcere duro delle murate dove stavano singole persone senza la luce, senza l'acqua, senza la possibilità di comunicare tra di loro.

e con l'assegnazione di un numero che cambiava di volta in volta in modo che nessun carcerato potesse dialogare con gli altri, ha detenuto in questo modo i padri della patria, quindi coloro che avevano un'idea politica diversa dal fascismo imperante. Quindi Calamandrea ha abitato queste stanze, Ragghianti, quindi la detenzione è arrivata anche ingiustamente. per chi allora difendeva la libertà in un momento di non libertà. E questa è una storia della resistenza, una storia delle resistenze che ancora oggi abitano il nostro paese in tante zone vicine e lontane da qui.

Quindi è interessante la dimensione carceraria perché presenta tanti aspetti diversi e presenta una gestione dei corpi molto particolari. Se riuscissi mi piacerebbe molto condividere con voi lo schermo ecco mi dice se vedete un powerpoint voi adesso oppure no? per ora no magari clicca nel riquadro dove vedi il powerpoint per presentarcelo si vediamo se lo prende meglio se me lo vuoi mandare a me Valentina nel frattempo chiacchieri poi provo a condividerlo io grazie, sei la nostra salvatrice te lo mando così si inizia a parlare che l'ho preparato apposta e lo vorrei va bene Ok, sì mi piacerebbe farvi vedere i lavori, magari intanto potrebbe l'altro relatore introdurre il tema dei corpi docili, perché ne abbiamo parlato a lungo con Paolo proprio per interpretare il suo lavoro, quindi mi piacerebbe dopo, magari se lui introduce meglio questo tema approfondendolo, potremmo poi mostrare tutte le immagini con Silvia e raccontare anche come gli artisti hanno fatto. artisti hanno deciso in qualche modo di affrontare questo tema. Mi sembra perfetto Sandro, no?

Per me lo rialternate tra di voi. Unica cosa Valentina non mi è arrivato niente, eh? No, no, sto spedendo.

Volentierissimo, il tema dei corpi docili è il tema della disciplina, il titolo di questo testo che è Sorfegliare e punire, nascita dalla prigione, il titolo di questa opera centrale che è nella... maturità della vita di Foucault che come sapete si è spento abbastanza precocemente di AIDS nel 1984, mi pare fosse nato nel 1926, il suo primo libro Storia della follia all'età classica è una lunga elaborazione che esce mi pare ai primi degli anni 60, poi escono altre opere molto importanti dal punto di vista teorico, lui nel 70 diventa cattedratico al Collège de France che è questa istituzione gloriosa della Francia in cui si va soltanto per fare delle cioè si appartiene, si fa ricerca e lezione senza fare esami o senza fare, è soltanto una pubblicazione di idee nuove che questa che questi autori insomma riescono a sviluppare uno dei primi frutti praticamente del lavoro di Foucault è proprio sorvegliare e punire e dal punto di vista è centrale il concetto di disciplina è un libro come un po'la storia della follia che secondo me, cerco di dirvelo in maniera più semplice possibile e meno noiosa possibile parte un po'da un paradosso come la storia della follia, cioè quello che era al tempo di Foucault e anche nella nostra idea della modernità, nel nostro dibattito pubblico è il passaggio che lui comunque descrive... dalla crudeltà, dalla barbarie dei supplizi, alla ragionevolezza e alla mitezza del regime carcerario moderno, come il passaggio dal miscuglio dei vagabondi, dei poveri con i malati mentali, che le istituzioni seicentesche poi verranno... riformate nel 700 e nell'800, le istituzioni intendo quelle psichiatriche, si parla come sempre di due... quelli che Goffman chiamava istituzioni totali, prima per Foucault c'è il manicomio, poi c'è la clinica, la nascita della clinica e poi c'è ovviamente la nascita della prigione.

Da questo punto di vista ci dice che tutta questa dolcezza e tutta questa mitezza in realtà nasconde non una violenza, non un esercizio della forza, ma qualcosa di più. un esercizio del potere. Per Foucault il potere è qualcosa di particolarmente definito e lui attacca sempre l'idea che il potere sia qualcosa che è la proprietà di qualcuno o che è un attributo, cioè una specie di sostanza che chi ha può utilizzare in maniera da fare forza, esercitare la violenza o esercitare la forza.

avendone titolo. Per Foucault il potere è molto una relazione, lui dice è un far fare, è un far agire e quindi è una forza che si esercita su un'altra forza, non si esercita su un corpo, non si esercita su una sostanza. In realtà invece un po'paradossalmente il concetto di disciplina è proprio questo concetto di questa relazione di potere.

che si viene a formare in modo tale che tutti coloro che vi sono soggetti in maniera molto diffusa e molto dettagliata vengono fatti oggetto di una continua sorveglianza, sono sempre osservati, mentre prima l'essere osservato era un attributo della sovranità, era il re che si faceva osservare. e le persone non famose o infami rimanevano nell'ombra, la disciplina è qualcosa che fa di ogni soggetto, e l'idea di soggetto è importante perché vuol dire sia il soggetto, la nostra soggettività intenzionale, filosofica quasi, e il nostro essere soggetti, soggiogati, per cui in maniera di nuovo paradessale, l'essidivin... diventa soggetti individui in senso proprio, solo o anche e soprattutto nella modernità, attraverso quello che non ci rendiamo conto ma è una procedura di soggiogamento.

Si arriva all'anima, si arriva alla psiche, si arriva alla volontà del soggetto come avendo sul suo corpo, attraverso una specie di... dressage continuo, di addestramento continuo, i cui esempi lui trova anche nell'addestramento animale ma soprattutto nell'addestramento militare, è l'idea di educare il corpo ma per educare che cosa? La disposizione all'azione di quel corpo. E in questa maniera c'è una fortissima arbitrarietà della relazione disciplinare.

Non c'è una giustificazione, te sei preso in una relazione di potere assolutamente asimmetrica che è giustificata sempre da forme di asimmetria, non sei mai pari e sei dentro una situazione in cui sei costantemente esaminato. L'esame, pensate agli esami universitari, ma pensate agli esami medici, l'esame è dove sei oggetto di osservazione. e ti viene estorta in maniera non violenta, la luce viene puntata su di te e sei, vieni fatto agire e parlare e ogni tua azione viene sottomessa nel tempo a una serie rigorosa di regole. Rigorosa per cui non è che le sai prima le regole, c'è una punizione che interviene per addestrarsi.

C'è una punizione continua a ogni piccola infrazione dell'obiettivo dell'agire, dello schema di azione che ti vuole e che ti deve essere determinato dentro. E qui si capisce che questo regime è appunto un regime che si svolge innanzitutto nel tempo, il tempo è. sezionato la vita della persona è continuamente oggetto momento per momento di osservazione di esercizio di un imperativo e immediata sanzione della mancata corrispondenza a quell'imperativo. Quindi capite che è dettagliatissimo e soprattutto si rivolge a ciascuno.

Non c'è una massa, è vero che la massa, come diceva prima Valentina, è un risultato, ma questa massa è una massa di individui soggiogati. di individui addestrati, di individui che hanno scoperto un'interiorità rispondendo alle domande dei loro medici, dei loro carcerieri, dei loro giudici. C'è un sistema di osservazione, di giudizio e di sanzione che corrisponde al modello continuo di una vita dettagliata, intatta. fatte di tanti doveri, da come ci si lava, come si mangia, capite come questa cosa ha a che fare con i movimenti del corpo.

Se vi posso fare un esempio, mia nonna non aveva letto Foucault, ma mia nonna quando aveva le badanti e le riduceva davvero ai minimi termini, per esempio con una badante quando metteva l'acqua per la pasta, lei che era allettata, pretendeva che la badante le facesse vedere l'acqua, che aveva messo e quell'acqua per mia nonna non era mai giusta o ce ne doveva aggiungere qualcuna o togliere. Voi immaginatevi una vita sottoposta a un continuo controllo di questo. Che c'entra l'acqua? Perché? Non è il perché, è il costruire un habitus, un concetto diverso da quello di Foucault, costruire un automatismo che diventa...

oggetto appunto di sorveglianza, di giudizio e di punizione. E fino a che questa cosa diventa propria della coscienza. Foucault in qualche maniera arriva a dare la forma quasi radicale per cui se noi siamo individui, se la modernità porta da una condizione indistinta di appartenenze, di status, collettive all'idea dell'individuo isolato, una buona parte di questo è passata attraverso una relazione di potere molto intenso, molto approfondito, molto dettagliato a cui non si sfugge anche se non violento nella forma dell'esercizio della forza fisica immediata e della produzione del dolore.

Non c'è immediata produzione del dolore, ma c'è certamente immediata strutturazione di una soggettività che è una soggettività di fatto passiva, in cui la resistenza in qualche maniera diventa inutile. La prigione e il carcere diventano più che il luogo della privazione della libertà, il luogo principe in cui si esercita questo tipo di... potere disciplinare che deve rendere il corpo docile perché l'anima, dice Raffaele Foucault, diventa la prisione del corpo. Quella docilità è interiorizzata in un'interiorità che è il risultato di questo addestramento analitico pieno di dettagli, pieno di umiliazioni e di sofferenze mentali sistematici. in una continua relazione asimmetrica di dominio e di mancanza di controllo.

L'immagine del panopticon, su cui se volete dopo ci fermeremo, è l'immagine che definisce bene questa relazione di osservazione, giudizio, sanzione, che è l'esame. Grazie Sandro. Dopo magari ritorniamo sicuramente, andiamo sicuramente a parlare del panottico, ma magari anche della produzione della soggettiva e della produzione dell'inquieto sostanzialmente. Sì, sì.

Direi di tornare a Valentina a questo punto. ci dà qualche immagine di questi corpi io condiviso adesso vedete voi che meraviglia, meno male allora, questo come vedete è il ponte questo è il complesso delle murate in una mappa del punto della catena una mappa molto antica, fiorentina e vedete che c'è proprio il convento a doppio ordine, ma il primo convento invece era questo e quindi vedete le casette delle monache era un po'simile a Ponte Vecchio, nel senso che c'erano queste superfetazioni, queste piccole casette sopra il ponte che naturalmente non garantivano adeguata igiene e condizioni sanitarie, soprattutto le cronache del tempo raccontano che quelle povere monachelle una volta che ci fu a fine del Trecento un alluvione, un flusso più intenso sul fiume, le povere monachelle rischiavano di essere portate via. portatevi insieme alla loro casa e quindi si trasferirono grazie all'offerta di un nobile fiorentino in una struttura, nell'attuale struttura delle murate, proprio la struttura del MAD, perché invece la struttura dell'altra piazza, Piazza Madonna della Neve, che sempre fa parte del complesso delle murate, raccoglie il Panopticon, che vi invito a venire a visitare, che è appunto il carcere moderno del Gran Ducato, che come forza...

progressista si ispirò a questa nuova ideazione del carcere moderno di cui parleremo in seguito in un bellissimo dialogo a questo punto tra arte storia fiorentina e presente come vedete tante opere sono state danneggiate qui vedete la scena del vasari questo racconta che ancora è stata recentemente restaurata guardate che splendore ha ritrovato queste opere così importanti c'era desiderio di assettignano c'era l'ultima scena di vasari vi racconto raccontano quanto fosse importante le murate. Le murate avevano ottenuto la bolla papale, cioè le monache non obbedivano all'arcivescovo fiorentino, non pagavano a lui le tasse, ma direttamente al papa. Tanto che fu un convento che ospitò Caterina dei Medici e tante donne importanti fiorentine perché era molto vicino ai Medici. Questa, come vedete, è l'attuale via delle vecchie carceri quando era un carcere.

Il carcere nel centro della città, oggi questo è il carcere abbandonato e questa è la vita nuova restituita, come si suol dire a Firenze. Questo è il terrazzino del mio ufficio, appunto del MAD, al centro proprio del MAD, dove mi trovo adesso, e questa è la pompa, il cannone ad acqua che veniva spietatamente lanciato sui detenuti quando il momento d'aria era condiviso e scoppiavano risse, questioni o sommosse. Devo dire che il momento d'aria in uno spazio verde, come vedete qua, non esisteva più da tempo, perché quando le murate è stato preso dal comune di Firenze, ovvero come carcere abbandonato, aveva nei due cortili, ovvero nelle due piazze, Piazza delle Murate e Piazza Madonna della Neve, due strumenti, anche quelli studiati dai cosiddetti carceri moderni, abbastanza terribili, che oggi credo non siano più in uso, ma chiedo ai miei colleghi dell'università, conforto.

in questo senso, cioè venivano usate dei piccoli box come da caballi, come stalle, per consentire ai detenuti di prendere l'ora d'aria in solitudine pure lì, quindi la socialità era assolutamente mortificata e questo accadeva in un sistema di box rettangolari con quelli in piazza delle murate, la piazza che vedete qui, mentre in piazza Madonna della Neve c'erano i box, io ve lo faccio vedere perché in mappa ci sono ancora, guardate questi erano i box, non so se vedete il mio cursore nella piazza delle murate e questo invece erano i box a fetta di torta in piazza Madonna della Neve, quindi un sistema crudele di isolamento dei detenuti anche nell'ora d'aria per negare la socialità e qualunque condizione che favorisse il dialogo tra detenuti e anche lo stare uniti in modo confabulatorio. Questa invece è la piazza moderna, è un'area completamente restituita al pubblico, qui vedete il terrazzino con lo sparaacqua in modo diverso e questa piazza adesso è completamente permeabile al pubblico, cioè si attraversa da Via dell'Agno alla Via Ghibellina. È uno spazio permeabile alla città, uno spazio che non lo è stato per tantissimi, per centinaia e centinaia di anni. Quindi Firenze ha riscoperto un buco nero all'interno della città e se ne è riappropriato.

Questo è un tema molto delicato e l'arte contemporanea secondo me ha avuto una funzione molto importante. Questi erano gli spazi appunto del cortile delle suore che poi si è trasformato in torretta di osservazione appunto delle guardie e che oggi invece è una sala coperta appunto la sala vetrata delle murate dove si fa performance, si fanno laboratori. Questo è il carcere duro di cui vi parlavo prima, oggi abitato da un'installazione artigiana. si chiama nuclei vitali, qui le celle avevano ciascuna un numero sopra e queste finestre molto basse, tra l'altro a misura proprio di animale e non nemmeno di uomo, erano oscurabili dall'esterno, quindi questo è un corridoio centrale per i guardiani e due corridoi laterali, per cui i detenuti politici erano privati di luce, di acqua e della libertà anche di avere un nome. Queste stanze sono visitabili e riportano ancora tutte le iscrizioni dei detenuti.

Noi ci abbiamo tenuto proprio in questi ambienti a fare i laboratori dei nonni con i bambini, invitare artisti, fare la radio con i giovani, cercare di dare spazio alla conoscenza, quindi lo spazio dell'emeroteca, ovvero spazio riviste, dove si possono trovare tutte le riviste più importanti non solo di arte, ma anche di filosofia, di architettura, design, fotografia. Quindi, volevi dire qualcosa? Ah ok.

No, no, stavo segnalando a Silvia che è ritornato. Bene, bene, scusaci. Quindi raccontavamo della liberazione di questi spazi, una liberazione che è avvenuta in modo ancora più forte con Paolo Masi, perché Paolo, in cui vedete l'installazione delle sue polaroide, che restituiscono in modo rigoroso l'arina ad orizzonte dei detenuti, perché negli spazi, come negli ospedali, ripeto, come nelle scuole, c'era questa fascia verde.

che è verniciata al lucido, che consentiva appunto di essere al muro, di non essere troppo sporcato, di non essere bianco e quindi visibile nelle sue macchie, ma soprattutto di essere ripulito semplicemente con una spugna bagnata. E quindi questa linea di orizzonte viene ripresa da Masi, che ha fatto tante foto, tanti piccoli particolari, come codice linguistico e semantico, cioè di significato, un codice di significato degli spazi. Le foto di Paolo quindi riprendono tombini, piccole grate, piccole finestre, particolari del pavimento e disposte in questo modo sembrano veramente una finestra a grate, una piccola feritoia che apre un paesaggio sull'esterno che invece è negato in questi spazi. E poi ha affrontato il tema della cella, la cella appunto con questi 40.000 chiodi che lui ha piantato nella parete della cella delle murate.

portando evidentemente, intanto facendo un'operazione da oltre 80enne veramente tosta, perché è stato qui settimane a inchiodare, è stato aiutato da giovani artisti che volentieri hanno fornito la loro forza e vi assicuro che è stato provante anche dal punto di vista del rumore e come vedete poi il muro ha ceduto. ha ceduto creando una geografia, noi ci siamo subito bloccati, abbiamo detto Paolo che cosa vuoi che facciamo, dobbiamo rintonacare, dobbiamo di nuovo rintervenire con nuovi chiodi, lui ha detto no assolutamente, questa è una geografia, una mappatura in qualche modo del dolore, uno scorticamento che ricorda molto il dolore, perché con cosa si è misurato lui? Con il corpo docile, cioè il corpo addomesticato poi però subisce una nuova tortura, magari non è squartato in piazza, nella pubblica piazza, ma subisce una nuova tortura.

del condizionamento psicologico, per cui il muro diventa l'unica cosa altro da sé. Paolo ha voluto rappresentare il muro di un detenuto proprio come una realtà di sofferenza che viene magari spinta con la testa, con le mani, come l'unico tu che è il detenuto che sta da solo quando è confinato da solo in una cella. con cui trova a dialogare, quindi l'esperienza di questo muro, dei 40.000 chiodi che ancora oggi abbiamo e che vedete è un'opera molto forte, molto dolente devo dire, però l'esperienza ha voluto fare anche di una liberazione, cioè la purezza della cella come momento di solitudine in cui, come facevano le monache, si ritrova anche la possibilità della contemplazione, dell'emancipazione, quindi questo con le monache come anche gli eremiti che si chiudono in una cella e che scelgono la solitudine.

come momento di riscoperta del sé. Lo fa da ateo convinto, quindi è una visione molto laica. Qui poi invece ha fatto un'installazione completa di graffi. che sono i graffi del muro che ricordano dal lato e i graffi che i carcerati fanno per segnare il tempo, quelli sono orizzontali solitamente, le tacche per dirsi i giorni, chi veniva rinchiuso in passato senza avere neanche indicazioni temporali, pensiamo anche a giovani, alle cose che accadono, i rapimenti che sono accaduti in Egitto, le vicende purtroppo di detenzione senza alcuna forma di diritto umano.

purtroppo oggi accadono, in quei casi il detenuto l'unico modo che ha per contare i giorni in qualche modo sono le tacche, le iscrizioni o per lasciare un segno di sé se sono le tacche e le incisioni sul muro e quindi lui le ha associate anche alla rabbia di alcune monache che non sceglievano volontariamente questa vita e che quindi si confrontavano con questo muro bianco come un impedimento totale all'espressione di sé. E poi ha fatto una cella invece tutta ovattata, in questo credo che parli molto bene, illustri molto bene il tema dei corpi docili. Questa è una cella che lui ha rivestito di lana d'acciaio, quindi l'impressione che si aveva standoci dentro, addirittura anche la finestra è coperta da uno strato di lana d'acciaio.

L'impressione era di stare su una nuvola morbida, in realtà bastava appoggiarsi alla parete per sentire quanto dura fosse quella costrizione. Ecco, credo che questo sia un bel simbolo dei corpi docili, addomesticati, raccolti in azioni ripetitive, sempre uguali, in una routine come si fa con i bambini agli asili, la routine che aiuta a far sì che tutti, obbedendo, si accomodino e si pieghino alla volontà gerarchica di chi domina e organizza gli spazi, così come la società. così come gli operai all'interno della fabbrica, molte fabbriche sono state costruite con l'idea del panopticon, così come negli ospedali e nelle scuole. Ecco questa dimensione come del quadrato, che è una forma chiusa, che sembra liberatoria, tetragona, come la cella contemplativa, ma allo stesso tempo assolutamente chiusa e non aperta alle dimensioni.

Queste relazioni invece, questa misura del blu è stata un'apertura voluta come un dialogo, una connessione possibile in uno spazio che oggi rinasce grazie naturalmente alla libertà degli artisti. Questo è il panopticon, ne vedete solo una piccola parte, dopo forse voi relatori più abili di me potrete connettervi e far vedere le foto che ci sono online sul panopticon delle murate, che si vede molto bene, ci sono alcune foto online molto chiare e devo dire che questo è uno spazio che racconta. il discorso che ora forse potrà essere affrontato, e che Paolo Masi volle allora restituire con questo specchio di tre metri, che restituiva tutto, il panopticon è concepito con una luce zenitale, che quindi viene da una grande finestra aperta sul tetto, una immensa finestra, e Paolo ha voluto creare da un lato un pozzo immenso che replica un'altezza, fate conto di… 30 metri della struttura, quindi un'altezza impressionante, e la replica e la raddoppia, quindi un pozzo, una voragine che ci assorbe e che allo stesso tempo si restituisce noi stessi, una visione continua e moltiplicata dallo specchio, così come il panopticon moltiplica gli occhi di un unico guardiano, che riescono a sorvegliare decine di corridoi posizionati attentamente intorno a lui. Qui vedete Paolo.

Vedete la forma del semiottagono, qui c'è lui che osserva lo specchio del semiottagono che è ancora molto affascinante. Mi piace avervi raccontato questa storia perché credo che l'arte illustri molto bene, con Paolo abbiamo parlato spesso di Foucault e dei corpi docili perché credo che lui in qualche modo, mi direte voi se è vero, abbia incarnato alcune riflessioni e formalizzato alcune riflessioni. proprio di Foucault, senza volerlo e senza averlo letto, glielo ho raccontato io, ma quando l'ho visto nel catalogo ho commentato proprio, ho intitolato il mio saggio I corpi docili, proprio perché ravvedevo in lui questo tipo di riflessione empirica.

Tu che cosa ne pensi Sandro? Certo, mi sembra ovviamente che ci sia questo tipo di sensibilità e questo tipo di espressione. dentro i lavori che tu ci hai fatto vedere, con la pesantezza del dettaglio, della individualità, della singolarità che viene messa alla prova e messa in luce dentro un percorso che è un percorso di costrizione e di costrizione continua.

Io mi piaceva... Per esempio il fatto delle polaroidi, perché leggendo Foucault, quando parla all'inizio del potere disciplinare, di questa idea di origine militare per cui si voleva raggiungere tramite l'addestramento dei soldati dei corpi perfettamente addestrati. A un certo punto c'è una frase di uno che passando rivista a una cosa dice hanno solo il problema di respirare, cioè per il resto sono perfettamente simmetrici, perfettamente inquadrati.

perfettamente controllati, sono strumenti pronti a essere scatenati in maniera appunto priva di una volontà propria perché è frutto della nostra e quindi di questa esperienza disciplinare una cosa che diceva un altro militare, non mi ricordo più il nome, per essere un buon architetto bisogna cominciare a conoscere come si tagliano le pietre. Potere disciplinare c'è questa attenzione ai dettagli, c'è questa forza che il potere disciplinare si esercita senza lasciare scappare nessun dettaglio, non c'è uno spazio di invisibilità. In teoria tutti i dettagli sono oggetto del potere disciplinare.

Quindi l'idea della linea dell'orizzonte disegnata con... di tanti dettagli fa sì che la vita carceraria, intesa come vita scandita dal potere disciplinare, e che non è soltanto un esercizio, ma vuole produrre un corpo docile, un corpo disciplinato, come faranno altre istituzioni, l'ospedale o la scuola. Da questo punto di vista c'è una differenza. le differenze, no?

Il convento è un'attività disciplinare con una soggettivazione ma è fino a un certo punto una operazione, una scelta volontaria, no? Il tema è che nel 400 era volontaria fino a un certo punto, le nostre suore appunto erano all'inizio e è stata senz'altro volontaria. Certo, certo, ma la regola come disciplina che ha... un senso spirituale preciso, poi viene usata di fatto in forme disciplinari e carcerarie in senso proprio verso i renitenti, invece poi il sistema carcerario diventa una fabbrica, come tu dicevi, una forma di produzione di delinquenti, di mantenimento di una... minoranza esemplare di esclusi che serve in qualche maniera sia da esempio che da valvola di sfogo di un senso di sicurezza che mentre produce delinquenti dall'altra lascia liberi tutta una serie di illegalismi, gli illegalismi della modernità come c'erano gli illegalismi della cazzacca, cioè quelle attività parimenti illecite ma in qualche maniera tollerate nell'attività del contrabbando, sempre per esempio l'evasione fiscale, ma anche i grandi delitti finanziari, quelli che avevano a che fare più con i diritti che con i beni.

La prigione invece ha al centro il delinquente e ha il delinquente come figura, come tipo umano che reitererà il suo delitto e è quasi sempre un delitto. rivolto verso il bene principale che sono la vita ma soprattutto la proprietà. Un'altra cosa appunto, i corpi docili non hanno bisogno di essere incarcerati perché la modernità trova il modo attraverso la scuola, attraverso... di diventare disciplinare e di organizzare effettivamente anche quello che Foucault chiama la capitalizzazione degli uomini. L'organizzazione della fabbrica, e soprattutto l'organizzazione della fabbrica fornista, pur necessitando del lavoro formalmente libero, perché gli esperimenti di lavoro forzato, basati anche sul panopticon, sono falliti perché non rientrano nell'idea.

Il lavoro capitalista deve essere per forza un lavoro formalmente libero, ma anche se formalmente libero, i tempi, soprattutto della fabbrica fornista, riproducono. questa spersonalizzazione, spezzettamento, iper suddivisione e quindi alienazione della persona che si trova per esempio alla catena di montaggio, secondo un modello che non è immediatamente quello carcerario ma che ovviamente parte dello stesso meccanismo. Foucault in una conferenza sosteneva anche che fosse proprio, ha stato adottato nella costruzione di alcune fabbriche, il modello del panopticon, soprattutto anche zone dove lavoravano anche minatori. Certo, certo.

In effetti i lavori forzati, come dicevi tu, si prestavano benissimo alla struttura del panopticon. Però i lavori forzati non hanno... nel 1800 e poi nel 1900 non hanno una vera rilevanza economica ci sono tentativi di costruzione di fabbriche in cui il lavoro è da questo punto di vista semischiavistico perché è davvero fatto da persone a cui sono stati tolti i diritti una delle cose che Foucault riconosce pienamente, lo riconosce con Max Weber lo riconosce con Max da un certo punto di vista è che una condizione del lavoro alienato capitalista è comunque che il lavoro sia formalmente libero e che si formi come un contratto libero tra un'individualità, quella del singolo lavoratore, e l'altra individualità, quella dell'imprenditore, che astrattamente libera, rende libero questo accordo quando invece sappiamo quanto appunto il potere e la simmetria oggettiva conduca comunque a condizioni di lavoro sfruttato.

Sono d'accordo con te Valentina, con le stesse modalità di analisi, anzi sempre più scientifiche, cioè a questo punto del conoscere, del potere del conoscere che forse non abbiamo ancora trattato, che è molto interessante perché dice che l'uomo, oggetto delle scienze dell'uomo, che nascono nell'Ottocento, anche nella mia, se si può chiamare così, scienza della sociologia, per esempio, ma come... la criminologia e la psicologia, fondamentalmente la psicanalisi, siano figlie di questo processo disciplinare. C'è questo sapere che nasce da un potere. E non è così astratto, così fumoso questo concetto, perché lui dice che le scuole, le caserne e le prigioni sono fabbriche di parole, di registri. Ogni...

vita che gli viene messa in oggetto è oggetto di un sapere, ci si scrive sopra la condotta del prigioniero, è oggetto della disciplina in maniera fondamentale, il detenuto è esaminato, non solo perché formalmente, anche perché formalmente c'è l'obiettivo della correzione morale, anche se poi... Dice Foucault, la prisione come forma di punizione nasce criticata, non è che prima si pensa che possa servire a correggere, è chiaro fino dai primi momenti, dai primi dell'ottocento, eppure si afferma. C'è una forma paradossale, ma sicuramente non serve a correggere, ma di sicuro serve a far lavorare tutta una serie di educatori, psicologi alla conoscenza delle anime. alla conoscenza intrusiva.

Si arriva al concetto di bio-politica poi alla fine. Precisamente, l'idea che le vite individuali siano il prodotto e siano l'oggetto di una relazione di potere profondamente occhiusa in grado di osservare. Forse, ora io rischio di essere un po'confuso, ma... Bisognerebbe ritornare al modello semplice e semplificato del panopticon.

Qual è l'idea di Bentham? L'idea di Bentham collegata all'idea che la pena deve essere economica e che bisogna riuscire a ricostruire le anime addestrando i corpi, l'idea di Bentham del panopticon è costruire un carcere in cui sia particolarmente economica. la funzione di sorveglianza, particolarmente economica e particolarmente penetrante.

Nella sua forma essenziale è l'idea che le celle, o in un semicerchio, o in un teatro, o in un cerchio, in un anfiteatro, sono radiali e i cantilati sono tutti isolati al fondo di questi raggi, di questi settori circolari. e al centro c'è una torre che è la torre della sorveglianza. Questa idea mette insieme, come si è detto, l'idea dell'osservare, l'idea dell'essere osservati e l'idea dell'essere valutati.

Perché? Di nuovo, mentre prima il potere era quello che si mostrava, era il sovrano glorioso e gli altri rimanevano in ombra, ora la torre è schermata, l'osservatore, il sorvegliante, i detrutti non lo vedono, ma sanno che è possibile che sia lì. E'possibile che sia lì 24 ore su 24. E loro sono prisionieri di una luce...

che gli impedisce di nascondersi. La luce che va dalla finestra esterna verso la torre attraversa il corpo del condannato e lo rende una silhouette continuamente osservabile. E se è osservabile è giudicabile e se è giudicabile è punibile, in qualsiasi momento. Questo senso quasi metafisico della continua presenza di un osservatore superiore che può giudicarti e punirti è alla base di come vuole l'anima, come dice Fuco, deve diventare in qualche maniera la prigione del corpo. C'è tutta una metafisica dietro anche dell'immagine del Dio onnisciente, onnipresente che persecutoriamente guarda sempre la singola anima che è parte di tanta spiritualità protestante soprattutto dell'ambiente puritano e calvinista e lì diventa come dire chiaro plasticamente evidente la bellezza e la bellezza di Foucault non solo come scienziato ma secondo me come scrittore come artista è l'idea di cogliere in questa immagine che non è un discorso e non è una teoria è una scena teatrale è un modo di porsi delle cose nello spazio banalmente Dov'è la luce, dove sono i detenuti, dove sono le cellule e quello diventa una visibilità del potere, ancora prima che un discorso del potere.

Lì, se vi trovate lì, sapete immediatamente che siete soggetti a un potere, soggetti nel senso di essere soggiogati senza possibilità di evitare, senza quello spazio, pensate all'idea della privacy, no? E pensate a poter... a tutto quello che è collegato e questa idea di essere potenzialmente oggetto di una visione che proprio perché non la vediamo ci domina il panoptico non è il grande fratello di Orwell in qualche modo assolutamente e vediamo oggi quando noi che ci guardiamo da queste finestrelle quanto forse, anche se l'immagine della rete è molto diversa dall'immagine della piramide, l'isolamento a cui siamo costretti non è parte anche questo di un disegno disciplinare. Non dimenticate che il capitolo del Paropticon, prima di parlare del Paropticon, parla delle tecniche disciplinari che nascono nelle città che devono affrontare la peste.

L'idea della contemporaneità era un po'giocata anche su questo, diciamo che Foucault risponde completamente, aspetta c'è il rimbombo Silvia, chiudete i microfoni, qualcuno chiuda. Alla situazione attuale, io volevo un attimo passare la parola a un assente, velocemente, magari poi tra Sandro e Valentina commentano. È una persona, è un nostro studente detenuto, è una persona che comunque conosce abbastanza bene Foucault e ci ha mandato un suo pensiero. Io ve lo leggo e poi magari lo commentate. Allora, pensare tanto facilmente della reclusione religiosa e quella giudiziale è possibile in virtù del fatto che entrambi sono istituzioni totali, quindi insomma porta avanti.

Questo aspetto legato a altri sociologi e fuco, come hanno spesso riflettuto, ma la differenza tra monastero, caserma, ospedale, manicomio e carcere è solo nel livello di separatezza che implicano e nel grado di volontà che ne determina l'accesso. Tuttavia, nella separazione dolce e moderna fatta per modellare verso, al contrario, la spettacolarità della pena antica combinata per terrorizzare, il buon Foucault non ci aveva visto giusto, dice questa persona. Vuoi perché ancora intriso delle utopie del secolo che fu? Vuoi perché metodologicamente da pochi casi non può ricavarsi un modello esplicativo valido?

Così. Riterene che oggi il penitenziario sia in grado di assolvere funzioni altre e maggiormente sofisticate della pena dell'anziano regime è mera illusione. Il nocciolo duro resta quello dell'escludere dalla società i legni storti per lasciarli così come sono.

A dire il vero, e qui chiamo sia Valentina che Sandro, in fondo non si discute. con quest'ultima frase molto pesante, ossia quello di escludere dalla società i legni storti per lasciarli così come sono, non si discosta tantissimo da Foucault. Però vogliamo vedere in che modo eventualmente rimangono effettivamente esclusi, se rimangono esclusi anche per… per Foucault o se in qualche modo effettivamente questa idea di correzione di cui parla Foucault ha un qualche successo nella visione di Foucault e nella visione poi magari anche della situazione attuale e quindi nella visione delle funzioni del carcere nella società attuale.

Secondo me, di sicuro... Se si pensa che Foucault abbia sposato l'idea che la correzione fosse un obiettivo della prigione moderna e della prigione disciplinare, secondo me fa un errore, perché quello è la giustificazione ideologica, anzi anche in buona fede, se volete, il modello della correzione può anche essere stato quello e quindi l'idea di costruire corpi docili a scopo di un reinserimento sociale ma come si dice fu condice spesso il risalimento sociale è falso quello che si produce sono recidive la prigione con la sua due quadri titolare produce recidive in realtà che cosa produce produce un nuovo oggetto di conoscenza che è il delinquente che selezionato o per caso o per volontà convenzionale perché il Già nel Settecento si sa che la legge non ha niente di naturale e che ogni paese manda in galera su leggi diverse, ma guarda caso, quando uno si trova in carcere, poi tende a essere recidivo e sul suo registro, appunto l'oggetto di conoscenza, viene fuori che forse le circostanze, la biologia, le sue tendenze innate o l'aver fatto essere parte di una famiglia particolarmente pervertita, lo rendono un tipo delinquenziale. E quindi pensate a quello che il positivismo dirà sull'idea naturalistica del tipo delinquente.

Quindi Foucault dice che cosa produce? Che produce delinquenti che devono essere esclusi, ma sono esclusi in un contesto sociale. E'molto bello il fatto che lui in un'intervista in Brasile dice che nel 1973 in... negli Stati Uniti ci sono 6 milioni di carcerati. Invece dice che era sbagliato, ha letto dei volantini sbagliati e tendenziosi perché erano molto meno.

Al tempo erano molto meno, ma se vi andate a vedere oggi le percentuali di carcerati degli Stati Uniti, vi rendete conto che sono una percentuale di decine di milioni. Non vorrei dire... Ma ha superato quella cifra che al tempo in cui fu condetta quella lezione si considerava empiricamente sbagliata.

Quindi da questo punto di vista la costruzione di una popolazione sistematicamente esclusa, essenzialmente carceraria, non serve soltanto a se stessa, serve a produrre un esempio, a essere parte di una società in cui il destino della violazione della legge è... il carcere, ma il carcere è il destino di una specifica violazione della legge, perché altre violazioni della legge rientrano appunto negli illegalismi. che non porteranno certo al carcere.

Infatti da un lato c'è la certezza della pena necessaria, proprio per far diventare questa icona della pena, e dall'altra, come dici giustamente tu, c'è un aspetto di non egalitarismo anche nella valutazione delle delinquenze. Precisamente, delle delinquenze nel senso tecnico di delinquenza, come l'ha chiusa lui. tipo delinquente che è semplicemente quello che è stato un carcere perché si entra in carcere per tutto una stessa tutti i reati contro la propria ma il carcere moderno è frutto di quella riforma che rende la pena certa il delitto certo intanto e quindi c'è una classificazione di tutti gli atti analiticamente la grassazione rispetto alla rapina rispetto alla rapina a mano armata questa grande razionalizzazione a cui corrispondono nell'intenzione dei riformatori tante pene diverse, cioè a chi fa una pena di orgoglio dargli l'umiliazione, perché i riformatori ottocenteschi giuristi non avevano l'idea del carcere. Il carcere è qualcosa che si insinua non per ragioni teoriche, si insinua per un modello che in qualche modo viene generalizzato e fu costessa a difficoltà.

trovarne le ragioni e le ritrova nel fatto che tante piccole prepotenze diventano una tecnologia del potere. Fuco dice proprio così, tra l'altro quando parla della forma giuridica generale che garantiva il sistema di diritti, di egualità in linea di principio, ma poi pieni di... Questi meccanismi che si chiamano discipline che dice dovrebbero essere qualitari ma in realtà sono pieni di asimmetrie e di ingiustizie.

Lo sono alla fonte e poi lo sono quando dal momento del delitto la giustizia con la sentenza si libera del soggetto e lo consegna all'universo carcerario. Questo progressivamente si risurridizza e quindi oggi abbiamo il giudice che parla dei benefici, ma pensate che in Francia nell'Ottocento non era neanche più il Ministero della Giustizia che gestiva le prigioni, lo gestiva il Ministero dell'Interno le prigioni di terra e il Ministero della Marina o delle colonie quelle di mare, cioè era proprio una funzione separata. Quello dell'esercizio della punizione.

È sull'esercizio della punizione che si... che doveva essere così dolce e invece è così penetrante che si sviluppa quella che secondo me è un'idea, continuo a dire, sì, invece l'esclusione sistematica, la cancellazione, l'uscita dalla società continuano a essere, secondo me, anche quello del Foucault, vedeva essere il risultato. Soprattutto vedeva il paradosso di un'istituzione che dovrebbe non esistere più. il nome della razionalità e del principio e che continua a esistere come il capitalismo di cui non si vede la fine anzi aggiornando e affinando i propri metodi precisamente, affinando e aggiornando i propri metodi che continuano però a essere quelli appunto dell'esclusione e della spersonalizzazione alienazione sistematica di una popolazione che diventa delinquenziale pur essendo partita da cose diverse anche se, continuo a dire...

È bello fare riferimento fin dai codici alla natura astratta dell'uguaglianza di fronte alla legge, perché c'era questo detto da uno storico francese, come diceva, la suprema sovranità della legge impedisce ugualmente ai ricchi. e ai poveri di rubare la legna e di dormire sotto ai conti. Ugualmente ai ricchi e ai poveri, soltanto che i ricchi non avranno mai bisogno di rubare la legna e di dormire sotto ai conti, i poveri sì. E quindi capite come l'uguaglianza delle condizioni nasconda la grande disuguaglianza delle circostanze. Io chiedo intanto se ci sono delle domande, delle riflessioni su questa discussione molto lunga.

Altrimenti... No, io ho una domanda. Avevi detto di fare la domandista. Bravissima.

Però c'è il rimbombo. Allora, una domanda all'uno e all'altra, poi potete anche scambiarvi. Intanto, siccome l'iniziativa si chiamava Leggere Foucault nel 2021, Sorvegliare e punire Foucault nel 2021, allora va bene, la domanda sorge spontanea, che cosa potrebbe dire della situazione attuale? come dire, non più carceraria, ma quella che stiamo vivendo con la pandemia. E anche, questo chiedo in particolare a Sandro Landucci, cosa direbbe dell'università di oggi a proposito dei corpi docili, della docilizzazione dei corpi, tra l'altro da animalista e da umana di riferimento di svariate specie, il termine addestramento è proprio bandito ormai da tutte le cose, nella relazione con gli animali non si usa più.

E poi un'altra cosa, appunto, siccome il senso anche di questa iniziativa, e che mi sembra, insomma, vi ringrazio perché è stata davvero molto, molto intensa, ecco, la definirei così, è anche quello di creare relazioni, punti di contatto, gettare ponti, allora forse chiedo invece alla Valentina, in questo caso io credo che l'università abbia bisogno, no, di contesti... come quello che tu dirigi, delle murate, abbiamo visto da una chiacchierata di un'ora la ricchezza della transdisciplinarietà. Allora forse, mi chiedo che cosa, avendo ascoltato questa discussione, un gruppo di artisti avrebbe potuto fare, su cosa avrebbe potuto lavorare, penso tantissimo, e avrebbe potuto riilluminarci. Allora, ecco, io non riesco a non pensare subito a delle possibilità, perché poi se no... Pensiamo a qualcosa, pensiamo a trascinare fuori queste idee e renderle arte, intesa come l'arte contemporanea, ma poi soprattutto un'arte che ragiona, di riflessione.

Allora, renderla riflessione, proviamo a coinvolgere gli studenti che hanno tanto bisogno di quelli dentro e fuori dal carcere. che avrebbero tanto bisogno di stimoli, di conoscere fuori dalla logica dei crediti e dei debiti che li rende dei speciali, appunto come il cane di Paolo per tornare alla metafora dell'addestramento e allora ti chiedo se secondo te è una strada percorribile e poi se dici di sì si parte subito però. No, no, tu lo sai Silvia che io ho fatto, amo molto.

Soprattutto la violazione della gerarchia, perché quello che racconto sempre a chi viene anche al MAD è che questo luogo, come tutti i luoghi delle pubbliche amministrazioni, può cadere in un rischio della pubblica amministrazione che si autoracconta e si autocelebra. E questo è il rischio di tutte le collezioni pubbliche, dei grandi musei pubblici, in qualche modo devono ancora oggi perpetuare un racconto di poteri, di gerarchia. Quindi l'unico modo per scardinare queste modalità è quello di andare invece a toccare punti nevralgici del presente, quindi abbiamo lavorato tantissimo sulla dimensione appunto postcoloniale che è un grande tema dell'attualità e sulle individualità globali, sulla detenzione appunto è stato un tema toccato tante volte da giovani artisti stranieri, da artisti italiani che abbiamo avuto in residenza. perché rappresentando in qualche modo il genius loci abbiamo avuto abbiamo avuto artisti ospiti che sono in questo momento rifugiati politici siriani che hanno lavorato da noi quindi abbiamo cercato di rendere lo spazio attraversato da molte voci da molti punti di vista e credo che l'unico modo per restare ancorati alla contemporaneità e per non tradire la nostra missione con la missione pubblica in cui credo fortemente Io difendo fino in fondo l'università pubblica, difendo fino in fondo i comuni che... in qualche modo lasciano degli spazi liberi e aperti al pubblico perché non hanno alcuna finalità di lucro, purché non cadiamo nella finalità dell'autorappresentazione, quindi l'università rappresenta un potere molto chiaro e gerarchico, così gli antilocali, le regioni, lo Stato, bisogna emancipare.

i luoghi culturali e farne luoghi dove davvero c'è una discussione e per questo abbiamo bisogno di essere francamente attraversati da voci altre, quindi in primis senz'altro chi viene dal carcere dovrebbe avere spazio qui, noi abbiamo dato spazio tramite gli artisti, ma senza dubbio per me sarebbe un grandissimo piacere avere uno spazio anche concreto e reale dove poter ascoltare la loro voce, mi sembra che alcuni di loro siano molto colti e possano raccontare. raccontare molte storie, così come noi abbiamo avuto migranti che hanno seguito corsi di paesaggisti internazionali che venivano per studenti internazionali e gruppi di migranti, perché migranti non è che possiamo immaginare sempre quello del fagottino, arrivano col fagottino e senza niente sono ingegneri con due o tre lauree, conoscono cinque lingue che noi non riusciamo neanche a stargli dietro da quanto sono preparati. Anche questo è interessante, per me ospitare dei corsi di formazione che hanno avuto le più grandi star del dibattito internazionale al momento, arriva a vaura, stiamo facendo un progetto in collaborazione con la Biennale di Venezia, però erano frequentati da compagni migranti, i compagni di corso di ragazze. Questa secondo me è una grande ricchezza per noi in primis, perché altrimenti ci dimentichiamo la pluralità e facciamo dei lavori sterili che sono assolutamente autoreferenziali. Quindi ne abbiamo bisogno, io invito sempre, stiamo facendo progetti con danzatori che lavorano con adulti portatori di trisomia 21, quindi il danzatore che fa improvvisazione anche con adulti malati, non vedenti, perché non è un atteggiamento bonario perché anche lì si ricade nella tenuta della società, lasciamo spazio a tutti, certo che dobbiamo lasciare lo spazio a tutti, ma abbiamo bisogno di quei tutti.

Abbiamo bisogno di ritrovarci in una pluralità di messaggi dove la differente condizione può essere anche una ricchezza, nel senso che può portare un punto di vista molto più ricco del nostro sotto alcuni punti di vista. Quindi la società oggi ha grande bisogno della diversità e sempre più di portare la marginalità al centro, perché è una condizione che ci appartiene e che altrimenti non raccontiamo e disconosciamo. quindi credo che il contemporaneo in questo senso abbia molto bisogno quindi porte non aperte ma spalancate per qualunque progetto vogliamo fare bene ci sono altre persone che vogliono intervenire? ah dai avevo fatto a Sandro ah non hai risposto a Sandro?

no non me la dimentico se c'è qualcun altro se c'è altre domande che posso fare? Hai il santo sulla contemporaneità. Bene, no, se non c'è nessuno... Io ho detto, la contemporaneità, quello che mi colpisce è appunto il diffondersi di una... Deleuze, già morto Foucault, proprio prima di morire parlava di una società del controllo delle tracce, quindi il passaggio di un interiore aumento della, come si dice, della capillarità.

della possibilità, non dell'effettivo controllo, ma della possibilità del controllo a cui non sfuggiamo più neanche al di fuori dalle prigioni. E quindi se voi pensate a tutte le tracce digitali che noi lasciamo, queste tracce digitali per esempio… I nostri big data. Appunto, come il discorso della privacy venga fuori proprio nel momento in cui la privacy cessa in qualsiasi modo. in qualsiasi modo potenzialmente di esistere e di esistere in modi particolari in cui appunto l'affermarsi nella piena soggettività, della piena individualità, del soggetto libero di mercato in realtà si accompagna sempre a questa possibilità sempre più occhiuta e sempre più profonda di sapere tutto sistematicamente di tutti che anche solo come potenzialità è una forma di...

controllo. Rispetto all'università e ai crediti e ai debiti sono d'accordo con te, c'è una derivazione appunto in qualche maniera disciplinare in questa... visione puramente economica della conoscenza e questa visione puramente di trasferimento in cui l'università rischia di diventare funzionale, ha dei bisogni definiti dall'esterno e riproduttiva di questi bisogni dentro. L'università ha sempre avuto una componente molto istituzionale e molto suddita, i corpi universitari non hanno mai brillato. per capacità di ribellarsi.

Però è vero che nella dinamica interna dell'università l'idea dell'innovazione, l'idea dell'eterodossia e dell'affermarsi di nuove ortodossie dentro l'eterodossia è sempre stato uno spazio abbastanza garantito. Io credo che questo spazio si stia un po'perdendo. Una cosa di cui, ma soltanto per ragioni biegamente corporative, anzi neanche corporativa e personale, io tendo a lamentarmi, è questa cultura della valutazione a cui siamo continuamente soggetti come docenti e come studenti che richiama appunto la logica Foucaultiana dell'esame, sempre positivo, mai sempre una valutazione a tuo pro, non c'è mai nessun problema, ma guarda caso sei oggetto di un'osservazione. e di un esame. Essere oggetto di osservazione e di esame è il tipico segno della soggezione, perché quelli che ti esaminano non vengono a loro volta esaminati.

Si capisce bene che ogni forma disciplinare impone una gerarchia, noi nell'università vediamo bene che questa gerarchia è immediatamente al di sopra una gerarchia non trasparente. e a sua volta non controllabile. Però queste sono più miserie individuali delle storie di ciascuno di noi che si lamentano anche quando stanno bene.

E poi scusami, scusami, un'altra cosa, un'altra cosa, scusami, un'altra cosa velocemente, l'avevo già accennata prima. Non dimentichiamo che il capitolo sul panoptismo nasce con l'esempio delle politiche di controllo della peste, la costruzione della quarantena nei quartieri e nelle città, un'opera da un certo punto di vista preoccupante e dall'altro punto di vista bellissima, perché ha dimostrato la città occidentale che... si organizza in maniera penetrante controllando i corpi e i tempi per evitare il contagio, è un'istituzione che con tutti i limiti riesce a ridurre il contagio e anche a debellarlo abbastanza bene senza sapere niente del suo processo eziologico.

Quindi il 300, le grandi peste ci danno... uno strumento istituzionale che è anche uno strumento di medicina collettivo che funziona e funziona quando ancora il processo eziologico virale non virologico non si sapeva neanche da dove veniva però certe cose in qualche maniera funziona questo è se volete tu vuoi il lato positivo il lato negativo è che nel 2021 con il tracciamento e big data la situazione continua a funzionare soprattutto la logica poliziesca delle zone e dei provvedimenti generalizzati, quando invece quello che bisognerebbe fare è controllare, sì, lì davvero in maniera capillare, i casi, tracciarli e isolarli come non riusciamo ancora a fare, come non si riesce a fare, mentre si riesce a importare il coprifuoco, quelle vecchie istituzioni, vecchie... di 7-800 anni che anche senza voler essere negazionisti o senza voler essere come Agamben, che a marzo, Giorgio Agamben, il grande filosofo che ha preso delle posizioni che sono state molto stigmatizzate durante il primo lockdown, ora secondo me si comincerebbero a rileggere in maniera diversa, la cosa strana è che certi istituti tipo il coprifuoco si sa quando si mettono ma non si sa quando si levano. Questo è quindi un'attenzione. Foucault di sicuro ci richiama, a leggere Foucault oggi, ci richiama a un'attenzione ancora verso il potere che anche se fa tutto per il nostro bene, il potere ha sempre fatto tutto per il nostro bene, il che non è mai servito a giustificarlo agli occhi dei dominanti.

Mi sembra una bellissima conclusione, sicuro un po'come dire, critica. Cioè, non è un momento per anche… Realista, molto realista, scientifica. Guarda, guarda, ho messo un'opera. Appunto, perfetto.

Io non so se ci sono altri interventi, se no… Alla libreria. Sì, appunto, se no tra la fraonda alla libreria, che sostanzialmente ha… partecipata alla costruzione di questo evento per fare una presentazione dato che nella prima parte non ha avuto modo di partecipare alla registrazione e magari a questo punto ci date anche una restituzione su questo progetto su come è andata anche questo webinar questa presentazione allora iniziamo a tutti Allora il progetto sta andando abbastanza bene, noi siamo la libreria Qtarte Libri, ci troviamo nella zona del progetto, siamo arrivati a conoscenza di questo progetto proprio tramite Silvia Bruni. Possiamo dire che il progetto sta andando abbastanza bene, c'è una buona richiesta da parte del pubblico, tanti aderenti al progetto e tante cartoline già rilasciate. delle quali sono felici sia del progetto grafico sia del progetto delle frasi scritte da parte dei detenuti.

Mi piace molto come progetto e ci sono tante richieste anche da parte dei clienti, oltre che dei libri che offriamo, sia nuovi che usati, che possono prendere i clienti. Ci sono anche clienti che ne propongono proprio di loro e che hanno già... letto e che vorrebbero che leggessero esattamente quel tipo di libro.

C'è una sensibilità verso questo progetto, insomma riscontrate che le persone sono sensibili a questa tematica? Molto, molto sì. Ci tengono proprio a partecipare, sì, sono molto entusiasti tutti quanti. E poi ne approfittiamo per dirvi che se venite ad accutare altri libri trovate anche Sorvegliare e punire di Foucault e tanti altri libri suoi di filosofia.

Ci sono diversi campi da cui spaziamo, tra cui questo qui che è il nostro più ampio, si può dire. Bene, grazie. Io direi a questo punto di salutarci, siamo rimasti in pochi. Siamo sinceri, non siamo mai stati tanti e questo mi rattrista molto, peccato, ma noi non ci scoraggiamo, la prossima volta ripartiamo e cerchiamo comunque di coinvolgere altre persone. Ma poi si va in differita Silvia, tanto ci vedono in carcere, poi vediamo di valorizzare la cosa.

Non importa, bisogna, se si ferma su questa... Non molliamo, non molliamo, hai ragione, ma presidia un entusiasmo nei progetti che comunque effettivamente contagia tutti. In questo caso è un contagio benvenuto, vi saluto tutti, grazie ovviamente a Sandro e a Valentina, alla Libri CUTA, grazie Maria, grazie, insomma sei alla base anche di tutta...

di tutta questa iniziativa grazie a tutti quelli che hanno partecipato e a presto al prossimo appuntamento che è il 9 aprile ciao a tutti ciao grazie Adriana grazie a voi ciao Silvia