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Storia della Famiglia Colonna a Roma

La maggior parte delle casate nobiliari romane, la famiglia Colonna è legata al papato a doppio filo. Dalle origini nel Medioevo fino ai nostri giorni, la storia della famiglia è una sequenza di cialimenti, riconciliazioni e scomuniche. Ma alla fine tutto questo conflitto porta la famiglia in cima al potere nella città di Roma e anche nella chiesa stessa. Non è un caso che i Colonna fossero dal primo Cinquecento al 1968 principi assistenti al solio pontificio, la massima carica laica della chiesa. quella della famiglia Colonna è una storia di poteri immensi e di perdite ai genti Conquistati, poi persi, poi riconquistati di nuovo. Andiamo insieme a scoprire come i membri di questo casato, originario della campagna romana, sono diventati prima principi della Chiesa e poi tra i massimi nobili della città eterna. Ed è Roma l'altro protagonista del nostro viaggio. Nelle sue chiese, nelle sue strade, nei suoi palazzi, troveremo i segni inconfondibili della presenza della famiglia Colonna. Iniziamo la nostra storia seguendo il fiume Aniene, fino ad arrivare alla cittadina di Subiaco. Da lì, seguendo la gola del fiume che scende dalle montagne, ci troviamo in uno dei luoghi più sacri della storia di San Benedetto, il Sacro Speco, la grotta dove il santo a 14 anni, nel 495 d.C., si ritirò dal mondo. Fu qui che concepì l'ordine monastico che prese il suo nome. A Valle, nel 520 d.C., fece erigere l'abbazia di Santa Scolastica, uno dei monasteri benedettini più importanti del mondo. Già dalla fine del 1100, l'abate Giovanni V dotò il monastero di uno scriptorium, nel quale chiamò miniaturi di grande fama. dando origine a una biblioteca che nel 1300 contava più di 10.000 volumi e che ancora testimonia lo stretto legame dei Benedettini con la cultura, ma anche con la famiglia Colonna. Infatti i monaci di questo monastero custodiscono tutto il patrimonio cartaceo della famiglia. L'archivio Colonna. L'archivio dei Colonna di Paliano copre dal XII al XX secolo. Conserva oltre 230.000 documenti, di cui più di 4.000 sono pergamene e 200.000 le lettere. La famiglia Colonna era una delle principali famiglie aristocratiche del Lazio, quindi era potentissima e ricchissima. Possedeva numerosi castelli intorno a Roma, corrispondenti alla provincia di Roma. e numerosi castelli lungo la Valle del Sacco, l'Odiena Ciociaria. In colonna di Pagliano posevano numerosi centri storici vicino Palestrina, Cave, Genazzano, Pagliano e altri centri minori, Morolo, Supino, Ceccano. Pofi, Nettuno, Marino, Rocca di Papa. La ricchezza maggiore dei Colonna proveniva dai canoni che imponevano ai contadini, agli abitanti di questi castelli. La storia di Colonna, per come è documentata dal loro archivio e non dissimile dalla storia delle altre famiglie baronali è tutta all'interno del sistema feudale, il sistema che è stato È stato in vigore in Europa dall'alto Medievo, dai tempi di Carlo Magno e delle Cobardi, fino all'inizio dell'Ottocento. Il Signore era padrone delle persone, non solo delle cose. Nel feudalesimo, quando il Signore vendeva un castello, il contratto di compravendita comprendeva anche i vassalli, cioè gli abitanti, le loro case, i pascoli, le acque e i boschi. Il Signore era anche il padrone di quasi tutte le attività commerciali. commerciali. Ma non solo, il Signore amministrava anche la giustizia sia civile che criminale. Nei casi di sortileggio, magia, bestemmia, giudicava il Tribunale Ecclesiastico Cervo. centrale a Roma, l'Inquisizione. Questo atto notarile del 1252 è il primo atto in cui sono menzionate le fortificazioni di colonna a Roma, Munizionibus Auguste e Temontis Aceptori. Caduto l'impero romano d'Occidente, la città entrò in una fase di declino e spopolamento. I pochi abitanti si concentrarono nell'area dell'Ansa del Tevere, mentre l'attuale centro storico rimase disabitato. Di fatto il foro, frequentemente impaludato, e il campidoglio erano usati per pascolare il bestiame. Per questo erano conosciuti con il nome di Campo Vaccino e Monte Caprino. Le abitazioni erano costruite saccheggiando i materiali dai ruderi. Fu così che, persa l'antica unità, Roma... andò frammentandosi in molti nuclei autonomamente fortificati, controllati dalle principali famiglie gentilizie. I colon si insediarono all'Augustè, a Montecitorio e alle falde del Quirinale. In una cappella di questa chiesa, in cui le donne non possono entrare a pregare, si trova un pezzo della colonna a cui nostro Signore Gesù Cristo fu legato e flagellato. Qui siamo nella magnifica chiesa medievale di Santa Prasede. Questa chiesa fu costruita attorno all'anno 820 dal Papa Pasquale I per mostrare ai Romani che erano ancora capaci di costruire una cosa grandiosa. E come? Perché questa chiesa è nient'altro che una copia in miniatura dell'antica basilica costitiniana di San Pietro in Vaticano. E siamo qui a vedere la prima traccia dell'ascesa al potere ecclesiastico della famiglia Colonna. 1221, torna a Roma il cardinale Colonna il Giovane. abile e diplomatico, è stato incaricato con una missione molto delicata e importante, quella di unificare le due chiese, quella ortodossa e quella cattolica. per il suo lavoro, il re di Gerusalemme gli regala questa colonna, la colonna santa, la colonna a cui fu flagellato Cristo. Questa colonna fu una reliquia così sacra che all'inizio fu mostrata al pubblico soltanto nei momenti più solenni. e rappresenta anche la colonna dello stemma della famiglia Colonna e sancisce l'arrivo al potere della famiglia. Nonostante il successo di questa missione, al suo ritorno il Cardinale Giovanni, per proteggere gli interessi della famiglia, si schiera con l'Imperatore Federico II contro il Papato. Ma sono gli atti di un papa quasi 70 anni dopo, Bonifacio VIII, a portare questo conflitto al suo apice. Bonifacio agisce violentemente contro la famiglia Colonna, togliendo le potere, ma soprattutto possedimenti e terreni per darli alla propria famiglia, i Caetani. Questa guerra tra le due famiglie arriva a suo culmine quando un pronipote del cardinal Giovanni Colonna il Giovane, Charles Colonna, fece allianza con il re di Francia, Filippo il Bello. Siamo nel 1303. E Bonifacio, sentendosi in pericolo, si rifugia qui, a Ranagni, la roccaforte della sua famiglia. Sciaracolonna, a capo delle sue truppe, entra in questo palazzo a sorpresa e trova il Papa solo in questa stanza. A questo punto lui compie un gesto mai fatto nella storia. Per vendicare la sua famiglia, lui dà uno schiaffo al Papa che lo mette proprio a terra. Pochi mesi dopo Bonifacio VIII muore, si dice dall'umiliazione, evidentemente una malattia da cui si poteva ancora morire nel Medioevo. Nelle lotte tra il papato e le famiglie nobili, chi ne soffrì le conseguenze fu la città. Dopo che il papa nel 1309 aveva lasciato Roma per insediarsi ad Avignone, le entrate provenienti dai pellegrini e dal commercio diminuirono. In città la situazione era caotica. Senza un controllo centrale, l'amministrazione era allo sbando. Le famiglie nobili, polarizzate in due diverse fazioni, i Guelfi, dalla parte del Papa, e i Ghibellini, filoimperiali, ne approfittarono per arricchirsi e spadroneggiare a danno dei cittadini. La frontiera fra i due gruppi era l'asse che, partendo da San Pietro, passava per il Campidoglio e arrivava a San Giovanni in Laterano, allora sede del Vaticano. I Guelfi controllavano la parte orientale, mentre i Ghibellini quella occidentale. Con una città così mal ridotta e in condizioni pietose, forse è normale che salti fuori una figura che rivendichi i diritti e la difesa della povera gente. Questo è Coladrienzo, il figlio di un umile lavandaia. In breve tempo lui, a capo di un gruppo di truppe del popolo romano, riesce a sconfiggere dei baroni romani capiggiati proprio dai Colonna. Così tanti dei maschi della famiglia Colonna sono stati fatti fuori in questo lavoro, in questa operazione, che la famiglia rischiava almeno di perdere una direzione chiara, ma anche forse... quasi l'istinzione. Questi sono tempi bui per Roma. Nel 1349 l'epidemia di peste nera raggiunse la città decimandone la popolazione. Ma non solo, nello stesso anno l'urbe fu scossa da un violento terremoto che fece crollare numerosi edifici. Ma se la seconda metà del Trecento sono tempi bui sia per la città che per la famiglia, all'inizio del Quattrocento arriva una figura che riscatta le fortune non solo della famiglia, ma anche di Roma stessa. Si chiama Odone Colonna. Nel 1300 la città di Roma fu in uno stato disastroso. Con lo spostamento del papato a Ravignone l'economia crollò. Fino al 1417, quando il concilio di Costanza elesse Papa, un nobile romano, Odone Colonna, che prende il nome di Martino V. Martino V riportò il papato a Roma e stabilì la sua famiglia all'apice del potere. Nella biografia di Martino V, scritta dal Platina, leggiamo che il pontefice, al suo ingresso a Roma, ritrovò la città così rovinata che non aveva un aspetto di città, ma d'un deserto piuttosto. Si vedevano le case andare in rovina. già arruinate le chiese. In effetto non si vede aspetto alcuno di città né segno alcuno di civiltà. Qui a San Giovanni in Laterano, Martino V aveva il compito molto preciso di rassicurare i romani che il papato non sarebbe mai più andato via da Roma. Ed è per questo legame tra il papa e la basilica che la famiglia Colonna volle costruire la propria cappella qui accanto all'altare maggiore dove ci troviamo adesso. Per riportare Roma alla grandezza del passato, il Papa attua una serie di interventi che cambieranno drasticamente l'assetto urbanistico della città. Per prima cosa istituisce dei nuovi funzionari, i magistri viarum, responsabili della riparazione e manutenzione di strade, ponti ed edifici pubblici, gesto che riafferma l'autorità del Papa nel gestire il funzionamento e l'organizzazione urbana. Martino V avvia un ampliamento del Palazzo di Famiglia a Piazza dei Santi Apostoli, consolidando il presidio dei Colonna sulla parte orientale dell'urbe. Inoltre, riaprendo Ponte Milvio, ripristina l'accesso a Roma dalla Via Flaminia. L'asse principale, di conseguenza, si sposta sull'odierna Via del Corso, dando inizio allo sviluppo che con gli anni trasformerà la zona orientale, controllata dai Colonna, nel centro della città. Martino V decise di essere sepolto qua, come vescovo di Roma, nella sua cattedrale, come segnale forte e chiaro della volontà del papato di non spostarsi mai più fuori di Roma. E sulla sua tomba si legge ancora Temporum suorum felicitas, la gioia dei suoi tempi. La morte di Martino V, però, Segna la fine di questi temporum suorum felicitas. I pontifici successivi dovettero fare i conti con la potente famiglia. I Colonna cercarono alleanze all'estero. Al servizio del Regno di Napoli conquistarono la gloria e furono ricompensati con proprietà terriere, oltre a ricevere il titolo di grandi connestabili. Questo è il privilegio del 1497 del re di Napoli Federico d'Aragona. Concede a Fabrizio Colonna la contea di Tagliacozzo, la contea di Alba e Celle, Oricola, Rocca di Botte e altri feudi in Abruzzo. Ma le lotte e i saccheggi continuarono, tanto che il Papa Clemente VII scomunicò il cardinale Pompeo Colonna dopo un attacco particolarmente feroce. Fu così che l'anno dopo, nel 1527, quando le truppe di Carlo V fecero una breccia nell'Imura, Ed entrarono a Roma per saccheggiarla, i colonna si schierarono con l'imperatore. Dopo tre giorni del saccheggio da parte delle truppe imperiali, il cardinale entrò a Roma a capo di 8.000 soldati presi dai terreni colonesi. Quando vide tutte le distruzioni attorno, come dice una lettera contemporanea, si mise a piangere. e ordinò ai suoi soldati di smettere di partecipare nel saccheggio. Il cardinale ebbe un po' di pietà per il popolo romano. Nel 1571 la flotta turca minacciò l'invasione dell'Occidente. Si tratta della prima grande crisi internazionale della storia moderna, che lasciò molti segni anche a Roma. A giocare un ruolo fondamentale nella difesa dell'Europa e della cristianità, ci fu un altro personaggio della famiglia Colonna. Musica Questa è la sala dei Capitani nel Palazzo dei Conservatori. Oggi ci sono i Musei Capitolini. Questa sala ha mantenuto intatto il significato che gli è stato conferito dagli antichi amministratori della città di Roma, i Capitani. Gli affreschi alle pareti rappresentano le glorie belliche degli antichi romani, all'inizio della storia di Roma. Qui fu reso omaggio a uno dei personaggi più rilevanti della storia della famiglia Colonna, Marco Antonio Colonna, il vincitore della battaglia di Lepanto, un salvatore della cristianità. E in questa veste è rappresentato qui, nella statua gloriosa che gli fu eretta una ventina d'anni dopo la battaglia di Lepanto. È rappresentato Marco Antonio col bastone del comando come appunto un imperator romano. E la statua da un lato rivela questa grandezza, questa consacrazione storica che fu voluta dal Senato di Roma, c'è scritto alla base, ex Senato consulto. Siamo nel Palazzo Colonna, per esattezza nella Grande Galleria, e dietro di me si vede un affresco che rappresenta quella statua di Marcantonio Colonna che abbiamo appena visto e la scena ricorda l'inaugurazione della statua stessa. Quando il senato romano decide di dedicare la statua e i senatori, i cittadini vanno a vedere questa immagine di quello che fu uno dei più grandi condottieri della cristianità. Si accalcano per leggere la scritta alla base della statua, per contemplare la magnifica opera d'arte. È la fine della storia raccontata in questa galleria e l'inizio è di fronte. Si vede il doge di Venezia che raduna i principi cristiani per decidere di sferrare l'attacco decisivo ai turchi. che stanno minacciando la cristianità, stanno scendendo verso Venezia, stanno avanzando sul mare. Il Papa conferisce a Marco Antonio Colonna il bastone del comando della flotta cristiana. E al centro della galleria vediamo l'episodio decisivo, la battaglia di Lepanto. I pittori hanno rappresentato il momento. dell'assalto, dell'arrembaggio che Marco Antonio Colonna, uomo coraggiosissimo e determinato, osò affrontare, trovandosi a tu per tu col sultano. Si comportò da grande condottiero e da grande uomo, affrontò cioè la battaglia a viso aperto, con grande rispetto dell'avversario. Dell'avversario, lo vorrei sottolineare, perché questo è il concetto. che promana da questa galleria. Il nemico, sì, certamente, ma il nemico che è un avversario degno di noi. Chi concepì questo grande ciclo di affreschi volle farci conoscere un concetto molto importante dal punto di vista storico e cioè che in realtà questa battaglia, questo scontro fu assolutamente laico, civile. La dimensione religiosa che sembrava quella fondamentale, in realtà... Non era poi così determinante. C'era tra i due contendenti un rispetto profondo che si vede benissimo in queste pitture. Questi laici affreschi ci testimoniano questi due corni del dilemma. Da un lato il potere laico, civile, quello degli antichi romani che ancora continuano la loro azione con Marco Antonio Colonna e quello della chiesa, del papato che indubbiamente... ha un ruolo rilevantissimo ma accanto alle forze civili. Questi giardini sul colle del Quirinale ancora conservano i resti dei ruderi del Tempio di Serapide, su cui i primi colonna si insediarono, fortificandoli. L'attuale palazzo è il frutto di numerosi interventi e annessioni, iniziate attorno al X secolo e terminate quasi mille anni dopo. Ma è nel 600 che Girolamo I realizza la parte più nota dell'intero palazzo, la Galleria Colonna, dove oggi è ospitata la ben nota quadreria. Si potrebbe dire che qui, in questa parte del palazzo, siamo nel regno di Lorenzo Onofrio Colonna. Lorenzo Onofrio vive nella seconda metà del Seicento, in un momento in cui la famiglia Colonna percepisce chiaramente che si sta compiendo un periodo storico. Non è più il tempo delle armi, delle guerre, è il tempo della pace, della cultura, dell'arte e Lorenzo Onofrio è interprete di questo momento. In questa sala in particolare possiamo cogliere un aspetto rilevante della sua passione collezionistica, il paesaggio. Questa sala è piena di opere di Gaspard Duguay, un pittore francese ma in realtà romano perché sempre vissuto a Roma. Qui è pieno di paesaggi e sono paesaggi di una modernità sconcertante. Quasi quasi si potrebbe azzardare l'ipotesi che Gaspard Duquet è una sorta di antesignano dell'impressionismo che verrà nell'Ottocento. Perché? Perché dipinge paesaggi puri che non hanno un particolare significato se non quello dell'immersione dell'uomo nella natura. Dietro di me si apre la galleria, da lui voluta. La galleria celebra la grandezza militare della casata, ma nello stesso tempo celebra la grandezza della casata in senso lato, in senso politico, sociale, economico, amministrativo. Secondo alcuni studiosi questa galleria è in qualche modo collegata addirittura con Gian Lorenzo Bernini, il grande maestro del barocco romano, perché effettivamente Bernini verso la fine della sua vita andò in Francia a fare progetti per il Re Sole e quei progetti sono un po' riflessi in questa... ...immane struttura che è compatta e nel contempo monumentale. E qui ecco che troviamo questi quadri che Lorenzo Nofrio ha raccolto sulla base del suo gusto che predilige soprattutto la pittura bolognese. Qui per esempio c'è il San Francesco Rante di Guidoreni che era considerato all'epoca forse il maestro supremo della scuola bolognese. Tra le gemme pittoriche qui c'è il Cristo in pietà di Francesco Albani. A quel tempo Francesco Albani è veramente un po' la quintessenza della pittura bolognese, una pittura carica di bellezza e armonia. passione, finezza, non è solo la pittura bolognese che interessa Francesco Nofrio, per esempio c'è la ritrattistica. Questo ritratto in particolare, che è datato 1581, è un esempio memorabile di come lui raccogliesse i ritratti per collegarli in un certo senso alla storia della famiglia. È una storia lunga e complessa e tra l'altro raccontandola siamo arrivati alla fine della galleria. Chi è questa donna? È Maria Mancini, la nipote del Cardinale Mazzarino, importante primo ministro del re di Francia Luigi XIV. Una donna bella, ma anche molto intelligente. Era nata a Roma, ma era cresciuta in Francia dall'età di 14 anni e lì era diventata coltissima, si intendeva di letteratura, di teatro, addirittura di scienza. Pensate che scriverà addirittura due trattati di Astrosofia. Questi suoi interessi culturali avevano attirato l'attenzione del re di Francia che se n'era innamorato, ma un amore platonico, ma la ragione di stato naturalmente aveva poco a che fare con questi amori romantici, quindi il re di Francia viene fatto sposare all'infanta di Spagna e Maria Mancini viene fatto sposare all'infanta di Spagna. fatto a scusare a Lorenzo Nobbi e Colonna. Ed è proprio in quel momento in cui Maria Mancini deve giungere a Roma nel 1661 che il re di Francia le regala questa bellissima collana di perle da cui lei non si voleva separare mai. In ogni caso l'arrivo di Maria Mancini a Roma fu un vero parco di un'esplosione. sconquasto perché lei continuò a vivere alla francese cioè andava in giro da sola anche senza marito cosa che era impensabile per una donna romana e soprattutto si vestiva con queste grandi scollature. Per farvi un po' un'idea di quello che era il contesto e come vestivano le donne romane all'epoca basta andare a vedere un paio di quadri che sono in questa galleria che raffigurano la mamma e la nonna di Lorenzo Nofrio Colonna. Maria Mancini arriva a Roma piena di paura di perdere quella libertà che le donne avevano in Francia ma le cose si mettono molto meglio di quello che si pensasse e Lorenzo Nofrio l'accoglie subito con grandi feste anche perché di contro le chiacchiere sulla sua relazione con il re di Francia La scopre ancora in Libata e per rispondere a questo desiderio di vita alla francese di sua moglie Lorenzo Nofrio trasforma Palazzo Colonna nel centro delle feste cittadine, della mondanità cittadina e quindi qui si fanno rappresentazioni teatrali. teatrali, incontri letterari, grandi mascherate durante il carnevale, ma naturalmente tutto questo porta addosso ai due un bel po' di chiacchiere e quindi proprio per rispondere a chi diceva che Maria Mancini non era sufficientemente bella, allora Lorenzo Nofrio risponde con l'arte, quindi commissiona questo bel quadro a Maratta e a Gaspard Duguay dove si raffigura come Paride, che riconosce la bellezza di Venere scegliendola tra le altre idee, ma anche Maria Mancini sapeva difendersi da sola. Il coraggio con cui Maria Mancini affronta chi la criticava si esprime al massimo nel periodo del carnevale quando lei decide di vestire dei personaggi femminili di grande potenza e di presentarsi al pubblico proprio con quelli personaggi tratti dall'Odissia della Gerusalemme Liberata, come Armida ad esempio, che era una maga turca che trasformava gli uomini in animali. In questa veste si fa rappresentare Dalvue. È un bellissimo ritratto della Mancini vestita alla turca, con queste scarpette a punta. E poi vedete lo sguardo. è sempre il suo, è uno sguardo ironico che ci guarda e ci parla e ci dice chiaramente che non bisogna criticarla, perché lei fondamentalmente si vuole soltanto divertire in grande onestà e leggerezza, siamo noi che non siamo capaci di distinguere una Penelope, una donna virtuosa, da una cortigiana d'alto bordo. Per inneggiare al loro matrimonio felice, Lorenzo Nofrio commissiona addirittura un'intera volta affrescata nella sala d'ingresso all'appartamento estivo. E questo è dove ci troviamo noi. Questo bel matrimonio... Naturalmente porta subito degli eredi e nel 1663 nasce Filippo II Colon. Di questo c'è testimonianza questa meravigliosa culla di legno intarsiato disegnata dallo Shore che in realtà è quello che avanza di un enorme appalato. scenico che presentava una conchiglia aperta con al centro un letto e trainata da cavalli marini dove adagiata come una sorta di venere del botticelli maria mancini riceveva il collegio cardinalizio tutte le belle storie però hanno una fine e dopo aver rischiato la vita dando la luce al suo terzo figlio nel 1665 Maria Mancini chiede al marito di non avere più figli. Tutto ciò naturalmente porta a una serie di tradimenti da parte del marito, a una mancanza di rispetto nei suoi confronti. Maria è sempre più infelice e per cui decide di fuggire, cosa assolutamente inusuale per l'epoca e quindi la notte del 29 maggio del 1672 si imbarca insieme alla sorella e una servetta travestite da uomo a Civitavecchia per dirigersi in Francia. E questo porta Maria a una serie di peregrinazioni per tutta Europa, da una corte all'altra, da un convento all'altro, inseguita dalle spie del marito Lorenzo Onofrio che naturalmente la voleva mettere a tacere chiudendola in un convento di clausura. Di tutto ciò c'è testimonianza, una fettissima corrispondenza col marito e anche una sua autobiografia assolutamente inusuale per l'epoca Grazie. che ci racconta questa storia attraverso la sua stessa voce. Si conserva una lettera del 1672, probabilmente la prima lettera scritta da Maria Mancini dopo la sua fuga da Roma, sopra quanto mi è stato riferito da vostra parte. Vi dirò che non ricuso gli offri che mi fate. al contrario avrò gusto di far apparire al mondo che voi sempre mi considerate in quanto poi alla risoluzione che ho preso di ritirarmi in francia non è stata causata che per i sospetti che ho avuto della mia poca salute Cordialità e affetto vi ho sempre portato. Abbraccio i ragazzi con tutto il cuore e assicurateli che non mi scorderò mai di loro. Singoli personaggi della famiglia Colonna espressero attitudini diverse da quelle tradizionali di una famiglia tipicamente baronale, potente e guerriera. Di Maria Mancini è già stato parlato. possiamo ricordare la beata Margherita Colonna che visse dal 1255 al 1280, fondò una piccola comunità di francescane a Palestrina e si prestò quando scoppiò l'epidemia di peste a Zaccarolo, si prestò e andò a Zaccarolo a soccorrere i malati. Nel Cinquecento compare Vittoria Colonna, grandissima poetessa, legata alla corrente di riforma religiosa della Chiesa e quindi ai maggiori esponenti di questa corrente di rinnovata religiosità e contro la corruzione. Volta al Signore, onde il rimedio venne, i santi chiodi ormai sieno mie penne, e puro inchiostro il prezioso sangue, vergata carta e sacro corpo e sangue, sicchio scriva per me quel che i sostenne, quel sol che alluma gli elementi e il cielo, prego che aprendo il suo lucido fonte mi porga umore alla gran sete uguale. Negli ultimi anni si legò a Michelangelo, tra loro nacque un bellissimo sodalizio spirituale testimoniato dal loro epistolario. Alla fine del 600 l'erede di Lorenzo Onofrio e Maria Mancini, il principe Filippo, continuò l'opera dei genitori e completò la decorazione della galleria usando anche i marmi colorati dei resti del tempio di serapide l'inaugurazione nel 1701 fu descritta così in un diario dell'epoca In questa sera il contestabile Colonna fece un nobilissimo festino con copiosi rinfreschi e detta galleria era illuminata da più di 300 lumi con riflessi di cristallo. Così la fama della galleria pian piano arrivò oltre Alpe e il Palazzo Colonna divenne meta dei viaggiatori stranieri nella tappa romana di quel fenomeno che fu chiamato Grand Tour. La stanza è piena di quadri, ma l'autore è uno solo, Caspar van Wittel, detto Van Vitelli in questa italianizzazione, un pittore olandese che tra la fine del 600 e l'inizio del 700... è stato pittore prediletto dalla famiglia Colonna. Per i Colonna Van Wittel ha dipinto più di 100 quadri, ne restano un po' meno della metà, e sono qui, e sono in effetti un grande patente. che ci dà un documento visivo di quel fenomeno grandioso che è stato il Grand Tour, il viaggio degli intellettuali, degli studiosi, dei conoscitori d'arte in Italia provenendo dal nord dell'Europa. Van Vitelli è prima di tutto un eletto documentarista e quindi documenta i Feudi Colonna. Questo è Genazzano e si vede il suo metodo di lavoro che è basato su una strumentazione. tecnologica avanzatissima per l'epoca. Lui lavora con una sorta di camera oscura che inquadra e dilata il paesaggio mantenendo nitidissima la visione e poi è bellissimo in questo caso l'atmosfera dell'Arcadia, vedete? I pastori nel momento della sosta dal lavoro si radunano intorno a uno di loro che suona un flauto. È veramente un'atmosfera di calma, di serenità, mentre in lontananza si vede la città. Poi due tappe fondamentali del Grand Tour. Napoli. E' Firenze, il ponte alla Carraia. Ecco Venezia, il momento culminante del Grand Tour e un quadro che esprime alla sua massima potenza il metodo van Vitelliano di dilatare appunto la visione enormemente. lasciando quella nitidezza di descrizione che è una delle sue più belle caratteristiche. Sembra vero, sembra a chi guarda che veramente uno è lì e vede Venezia come è, ma non è così. È una costruzione geometrica e luminosa, tesa proprio a esaltare le menti e il sentimento del nostro approccio al luogo. E poi Roma, Piazza San Giovanni del Laterano. Il palazzo del Quirinale e il Quirinale qui sta particolarmente bene perché da palazzo Colonna al palazzo del Quirinale sono veramente due passi. Nell'Ottocento vari membri della famiglia Colonna furono coinvolti in prima persona nella vita pubblica e politica del paese. Alla fine del secolo, nonostante lo storico legame con il papato, il principe Fabrizio divenne generale dell'esercito Sabaudo e poi senatore del neonato Regno d'Italia. Il fratello Prospero si dedicò invece alla città, ricoprendo la carica di sindaco per ben tre mandati. Più tardi, nel XX secolo, durante il secondo conflitto mondiale, Ascanio ricoprì la carica di ambasciatore d'Italia a Washington. Nel 1941 toccò a lui il triste incarico di consegnare la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti. Compiuto il suo dovere, diede immediatamente le dimissioni, non condividendo quella decisione che considerava irresponsabile e scellerata. Partecipando alla vita politica, la famiglia compie così la sua evoluzione più recente, la trasformazione da mecenati ad aristocratici illuminati. Qui stiamo davanti al ritratto di uno dei personaggi più importanti e più particolari della famiglia Colonna del Ventesi. secolo, principessa Isabel Colonna. Lei veniva da una famiglia nobile del Medio Oriente, addirittura di origini bisantine. Lei era ricchissima, ha portato anche molti soldi per la sua famiglia. aiutare le sorti della famiglia e ha deciso di cambiare questo palazzo in un centro politico e sociale dell'alta società e dell'alta politica. In questi salotti giravano tutti tutti i potenti dell'epoca tra le due guerre e lei ha deciso di spostare l'archivio che stava in questo appartamento e di riportare queste stanze allo sfarzo di una volta, ma utilizzando gli spazi in un modo diverso. Per esempio, quando vediamo qui questo allestimento di mobili, vediamo una cosa essenzialmente moderna dell'Ottocento. 800 e del 900 in cui i mobili sono messi in isole dentro il centro della stanza, invece durante l'epoca barocca tutti i mobili erano rigorosamente accanto al muro. Ma questo serviva per la principessa per facilitare la conversazione. Queste erano stanze riutilizzate per la conversazione e lei voleva proprio l'opportunità di fare battute, di... scambiare parole e di anche passare segreti. In effetti questo mobile si chiama il passe segreti perché si poteva sedersi qui a sussurrare da questa parte nell'orecchio di chi poteva sentire meglio. 31 gennaio 1966 Carissima principessa, le scrivo al mio rientro a casa. Non riesco a dormire perché desidero prolungare la splendida serata che lei ha reso possibile. Nella mia testa riaffiorano una dopo l'altra le immagini del suo palazzo incantato. Le sono immensamente grata. Provo una profonda ammirazione per lei, per ciò che ha fatto per rendere il palazzo un luogo così accogliente e vitale. È più bello di Versailles, Windsor o San Pietroburgo. Lei lo ha reso così vivo nel presente e per questo il passato è stato un'ottima notizia. è cento volte più forte. Camminando nelle stanze tanto amate non mi stupirei se i ritratti dei cardinali prendessero vita, pronti a saltare fuori dalle loro cornici per passeggiare in questo secolo, nei saloni e nelle gallerie del loro adorato palazzo e per ringraziarla per averlo mantenuto così vivo. Principessa, la prego quindi di accettare la mia più viva, sincera e profonda gratitudine per una serata. indimenticabile. Cordialmente, Jacqueline Kennedy. Come abbiamo visto, dalle loro origini come proprietari feudali del Lazio medievale, alla loro ascesa ai vertici del potere nella Chiesa, alla loro trasformazione in guerrieri a servizio dell'imperatore. Per poi diventare grandi mecenati e collezionisti, i colonna hanno seguito il corso dei tempi. La loro presenza nei secoli a Roma ha contribuito a creare la città che conosciamo oggi e la difesa della loro collezione di opere d'arte ha consentito di conservare un patrimonio artistico di immenso valore. Per questo Palazzo Colonna fa parte dell'Associazione di More Storiche Italiane che agevola la conservazione degli immobili storici grazie alla passione dei suoi proprietari. Custodi fedeli del più importante patrimonio storico-artistico del mondo. Ma anche altre famiglie nobili, come Massimo, i parricini, i orsini, i doria-pantini, hanno lasciato il proprio segno sulla città e la loro storia ci aspetta. Musica Grazie a tutti.