Non è ironico che una delle scrittrici più importanti di tutti i tempi, per qualcuno l'epitome della scrittrice classica e oggi conosciuta da chiunque, in vita non firmò mai i suoi scritti col suo nome. Si firmava come anonima by a lady, anche del suo profilo biografico sappiamo relativamente poco. e nei suoi libri ha preferito far parlare i personaggi piuttosto che la voce narrante, come se si fosse impegnata in una sottile ma costante opera di sottrazione.
Lei stessa ha paragonato i suoi libri a delle miniature, dei mondi ridotti, in cui per scelta si escludono i tumulti storici di cui si sente l'eco, ma che non sono mai messi direttamente in scena. Il critico letterario Harold Bloom la definì, non a caso, la scrittrice dell'esclusione. Anzi, maestra della più fine arte dell'esclusione che conosciamo nel romanzo occidentale. E ancora, ogni romanzo di Jane Austen potrebbe essere definito un'ellisse riuscita, con l'omissione e tutto ciò che potrebbe ostacolare le sue ironiche ma felici conclusioni. Già i padri del romanzo borghese, che nasce proprio in Inghilterra, ovvero Fielding e Richardson prima di lei, avevano contribuito alla conquista letteraria della realtà quotidiana, che diventerà definitiva nell'Ottocento.
Per dirla come il critico Franco Moretto, il romanzo si razionalizza mostrando la moderna vita privata e borghese dei personaggi. Gli eventi geopolitici vengono messi sullo sfondo e invece si porta il quotidiano in primo piano. Jane Austen in particolare, refrattaria ad accogliere nella sua narrativa il lato più sensazionalistico del gotico che ha parodiato magistralmente il Northanger Abbey e poi del romanticismo, come scrittrice fa di tutto per smorzare il materiale romanzesco, incentrandolo sulla normalità, sulla monotonia. di quello che era allora il vivere comune. Anche a livello topografico, come fa notare sempre Franco Moretti in Atlante del romanzo europeo, osserviamo un restringimento.
Infatti, i luoghi in cui Ossene ambienti i suoi romanzi si concentrano tutti nell'Inghilterra del sud, luoghi in cui ha vissuto per tutta la sua vita, che conosceva e che amava. E in particolare quella della grande proprietà agricola, la campagna, apparentemente protetta dai grandi fatti che in quegli anni stavano sconvolgendo l'Europa. dalla rivoluzione industriale e l'imperialismo britannico fino alle guerre napoleoniche. È l'Inghilterra dei cottage, dei parchi, delle tenute, un universo omogeneo, un universo chiuso, fatto di vicini di casa.
E qui voglio citare Raymond Williams che scriveva In Jane Austen in realtà i vicini di casa non sono le persone che vivono effettivamente vicino, sono coloro che vivono un po'più lontano. ma da cui, in una sorta di vicendevole riconoscimento sociale, ci si può recare in visita. Quel che Austen vede è una rete, una rete di case, di tenute e di famiglie, tra le cui fitte maglie la maggior parte della gente semplicemente scompare. Nel suo mondo incontrarsi significa appartenere alla stessa classe.
Ma qual è questa classe che quindi inevitabilmente porta a delle esclusioni, a creare un'isola dentro l'isola? È la Gentry, la piccola società di provincia. quella a cui appartiene la famiglia Bennett. È la società dei gentiluomini, personalità non titolate ma che possiedono proprietà terriere che sfruttano, vivendo così di rendita, quindi senza dover lavorare.
Quindi un gentiluomo è per prima cosa chi non lavora. Assistiamo anche a numerose incursioni da parte di uno strato sociale superiore, la classe ristrettissima, ancora più ristretta, dei pari, dei lord, delle famiglie titolate o semplicemente ostentatamente ricche, che si dividono tra città e campagna. E ovviamente inizia a fare capolino nei suoi romanzi anche la pressante classe borghese. Invece non vi è traccia della maggior parte delle persone che vivevano davvero in Inghilterra all'epoca, ovvero i lavoratori e le lavoratrici.
Come abbiamo detto all'inizio, Jane Austen è una maestra dell'esclusione e tuttavia si delineano nelle sue storie, seppur ristrette geograficamente e socialmente, delle distinzioni. distinzioni che rispecchiano parzialmente i cambiamenti sociali dell'epoca. Infatti da un lato abbiamo la tranquillità di campagna che si oppone ai grandi centri e alla mondanità di Londra e Bath.
Dall'altro notiamo la vecchia aristocrazia e la piccola nobiltà che sono ereditarie di benefici e di possedimenti che si scontrono con i nuovi ricchi che acquisiscono nuove ricchezze attraverso il commercio e le professioni. È il caso di Mr. Bingley, ad esempio. Ancora Franco Moretti, che ha indagato i luoghi di Austin in maniera molto perspicace, scrive Tenute, indipendenti, sparpagliate quella in campagna da una parte e dall'altra un'ellisse ben serrata con un fuoco a Londra e uno a Bath.
Due Inghilterre e tra loro chi vincerà? L'élite che apprezza le sue radici rurali e locali o quella mobile e urbanizzata dei seduttori? Terra o denaro? si diceva nel Settecento.
Conosciamo la risposta. Terra, possibilmente con molto denaro. Londra è il centro delle dolorose complicazioni della vita, la campagna il luogo del riposo finale.
Eppure è in questo small world, come lo definiva il suo grande ammiratore Walter Scott, è in questo orizzonte volutamente ristretto che la sua capacità di osservazione si rivela. Il suo talento viene fuori proprio nel cogliere gli aspetti più profondi delle banalità quotidiane, che le permettono di mettere in piedi sì un novel of manners, un romanzo di costume della sua epoca, ma che conserva tratti universali che illuminano la natura umana e che le hanno permesso di superare il tempo e lo spazio, mantenendosi come autrice sempre attuale. E lo dimostra la formidabile longevità e la popolarità di Austen e delle sue storie ancora oggi.
Nel 96 su Vanity Fair si leggeva The hottest writer in show business is not John Grisham or Michael Crichton but Jane Austen. Lo scrittore più di moda nello show business oggi non è John Grisham o Michael Crichton, bensì Jane Austen. Ma perché proprio lei? Se pensiamo alla sua vita, pensiamo a un profilo letterario apparentemente indietro rispetto al suo tempo, distante dalle tendenze e dalle mode del tempo. Eppure, lei fu una grande anticipatrice.
Tecnicamente è vissuta nel periodo romantico e contemporanea di altri scrittori celebri proprio per il loro aspetto romantico, come Keats, Byron, Coleridge, Wordsworth, Shelley, Walter Scott, che abbiamo citato prima. L'impronta di questi scrittori è proprio la grande rilevanza data all'immaginazione, al sublime, alla ricerca di una bellezza terribile fuori dal comune. Questo universo tematico e stilistico è molto lontano da Jane Austen.
I sentimenti sono sì alla base della sua narrativa, ma sono osservati con una lente fatta di pragmatismo. Un pragmatismo più vicino a Richardson, al romanzo borghese settecentesco, legato ai valori dell'illuminismo, quali ordine, armonia, sobrietà. Modalità distanti dal turbamento.
che invece era ricercato dai romantici. Lei in effetti vista a cavallo nel passaggio tra il neoclassicismo e il romanticismo. La melodrammaticità del gotico e il sentimentalismo svenevole sono più volte rovesciati dall'ironia e dalla comicità giocosa nella sua narrativa. Crea dei bozzetti che non hanno bisogno di presentare eventi eccezionali e quasi sopranaturali per funzionare, ma piuttosto presenta minuziosamente la vita quotidiana approntando tutto il repertorio tematico fatto di conversazioni, buone maniere, balli, ricevimenti, gite nei campi, codici e riti del corteggiamento borghese, rendite, doti, benefici e tenute, perché certamente il denaro è al centro dei suoi racconti come è al centro della vita dei personaggi che Osten descrive. Ma ci torniamo tra poco sull'importanza di classe, sul prestigio e sulla reputazione.
Per ora proseguiamo affrontando anche il punto di vista... estetico delle opere di Austen. Anche qui ci discostiamo dal romanticismo, il suo è uno stile chiaro, sobrio, espressivo e perspicace. Walter Scott scrisse, ha un talento nel descrivere i più intricati sentimenti e caratteri della vita comune, un tocco squisito e gentile che rende interessanti le cose e i caratteri più noiosi.
Scusate, era modesti, non noiosi, ma vabbè. C'è anche un superamento tecnico, però una raffinatezza. A differenza dei padri del romanzo inglese come Richardson e Fielding, Austen crea una voce narrante non eccessivamente moralistica, per niente bacchettona, per quanto pervasa da un'integrità robusta.
Jane Austen è una grande scrittrice morale, però la sua voce è intrisa di un'ironia gentile che colpisce tutti, compreso chi legge. ma soprattutto è una narratrice che non si esprime e non si espone mai a scapito dell'individualità e dell'autonomia delle sue protagoniste. Tecnicamente cosa fa? Il narratore in terza persona non commenta in maniera così esplicita, è abbastanza discreta da essere quasi invisibile, adotta le soggettività di tanti personaggi, ci si mette nei panni delle protagoniste, soprattutto quando sbagliano, quando fraintendono il reale, quando travisano la realtà. E questo grazie all'uso del discorso indiretto e diretto, che spesso scivolano nel monologo interiore, anticipando scrittori che fanno di queste tecniche narrative e della finezza dell'aderenza psicologica il loro punto di forza, come George Eliot ed Henry James, ma anche James Joyce e Virginia Woolf.
Quindi l'essenziale nei suoi romanzi non è l'urto di forti cambiamenti economici, politici e sociali, come la guerra, la marina, l'impero, le colonie, eccetera, eccetera. ma la mente delle sue protagoniste. La critica Liliana Rampello, nel suo saggio Sei romanzi perfetti, dedicato appunto all'opera della scrittrice, avanza la proposta di considerare tutti i suoi libri come romanzi di formazione femminile, ritenendo il vero tema portante del romanzo non lo sviluppo romantico, ma la maturazione e lo sviluppo delle donne protagoniste.
A differenza del romanzo d'avventura, dove il protagonista era richiesta azione e movimento, nei romanzi di Ostner le donne parlano, ed è così che evolvono. È così che persuadono, si relazionano e si autodeterminano. È la parola il vero elemento di modifica della realtà, lo strumento di agency in una società dove le donne erano per lo più prive di potere esecutivo. D'altra parte, nella società regency e soprattutto nella classe sociale inquadrata da Austen, non si lavora, si chiacchiera. I suoi romanzi sono storie fatte di dialoghi e monologhi che molto devono all'influenza di Shakespeare.
Sono i dialoghi che connotano i personaggi, che fanno succedere gli eventi, che fanno da motore alle trame. Trame che si basano tutte su tre grandi M. Money, manners and manner, motivi ripetuti e costanti nella sua opera.
Tre coordinate che si intersecano ma allo stesso tempo corrono anche parallele. Prima di tutto, il danaro è necessario in quanto fonte di stabilità e tranquillità ed è superfluo forse far notare che spesso le protagoniste dei suoi romanzi ne sono sprobiste. In primis perché all'epoca alle donne della buona società era interdetto il lavoro, quindi questo le obbligava a dipendere da una figura maschile. padri, fratelli e mariti, comprese le donne nobili in quanto non ereditavano titoli, quindi anche le consorti o le figlie dei pari d'Inghilterra che sedevano in Parlamento erano svantaggiate, ma anche perché non potevano ereditare nella maggior parte dei casi nemmeno la terra e la tenuta di famiglia per via della legge salica che dava diritti solo al primogenito maschio.
Questa è la premessa narrativa sia di orgoglio e pregiudizio sia di ragione e sentimento in cui le giovani donne protagoniste sanno che dovranno sloggiare dalla casa familiare perché soppiantate dal diritto di un parente. maschio. Ma il denaro non è l'unico elemento fondamentale, infatti il privilegio di classe si mantiene anche attraverso manners e menor. Per menor ovviamente intendiamo la casa, la terra, invece per manners potremmo tradurre in molti modi questo termine, presidio sociale, educazione, etichetta, buone maniere, ma la verità è che queste buone maniere in realtà erano un modo come un altro per intendere il lignaggio, l'antichità della stirpe ed ovviamente della famiglia di appartenenza.
Una famiglia in possesso di un titolo onorifico o meno, è in possesso di un patrimonio di lunga data, è una famiglia più rinomata e decorosa rispetto a chi si è arricchito attraverso le professioni. Ovviamente attraverso il denaro si possono comprare sia una tenuta, quindi una manor, sia imitare un certo prestigio, una certa educazione, quindi le manners, ed è proprio quello che succede in quasi tutti i romanzi di Austen. Un caso esemplare che descrive bene questi cambiamenti in atto all'interno della società è il rapporto tra Bingley e Mr. Darcy. Mr. Darcy non è un nobile, ma appartiene ad una famiglia più prestigiosa e antica dei Bingley.
Dal lato materno è implicato anche un titolo nobiliare che però non viene ereditato, perché come vi ho spiegato le donne non ereditano i titoli. Invece i Bingley si sono arricchiti attraverso il commercio, diventando straordinariamente ricchi. E loro provano a imparentarsi con Darcy, in particolare la sorella Caroline Miss Bingley prova ad imparentarsi con Darcy per acquistare di riflesso il prestigio sociale della sua famiglia.
in una sorta di emulazione che ne permetta l'ascesa sociale. È anche per questo che Orgoglio e pregiudizio si apre proprio con la necessità di Mr. Bingley di cercare una proprietà, Manor, in un primo momento in affitto e poi proprio per comprarla, perché deve soddisfare ad una mancanza della sua famiglia, cioè la mancanza della terra, che è fondamentale anche per allontanarsi dalla professione. nel suo caso del commercio, e avvicinarsi allo stile di vita dei latifondisti che vivono di rendita.
Non tutte le tenute comunque sono uguali, in Jane Austen ci sono i cottage e poi c'è Pemberley, modello indiscusso e ineguagliabile. Però su una cosa si può concordare è che vivere di rendita è più dignitoso e socialmente accettabile, ha più lustro che invece accedere alla professione. In questo possiamo notare anche tutti i commenti che ci sono sull'avvocatura di Mr. Gardiner, che è lo zio delle Bennet, che è un po'mal vista.
Ora! Austin mette in scena delle commedie che descrivono proprio questo grande e serissimo gioco di imitazione, volto ad assicurarsi posizioni e rilievo sociale, status che non sono mai definitivi, perché attraverso gli scandali e cattivi matrimoni nessuno poteva dirsi mai davvero al sicuro. La reputazione è un altro grande attore in gioco.
Nonostante la durezza delle regole e le conseguenze spesso disastrose soprattutto per le giovani donne che rischiavano lo stracismo, Jane Austen concede sempre. un happy ending. Ancora oggi molti si accostano alla sua letteratura sperando di trovare conforto. Benché sia evidente la denuncia delle condizioni ingiuste a cui erano sottoposte le giovani donne protagoniste dei suoi libri, alla fine tutte riescono a realizzarsi e ottenere anche delle ricompense.
A questo proposito la ricezione critica di Austen si è divisa. È celebre la stroncatura di Emerson che considerava la scrittrice una campionessa del conservatorismo, vista la tendenza a mantenere lo status quo di una società classista e patriarcale. e anzi ad abbracciarlo a pieno. Ci suona quindi contraddittorio e quanto mai paradossale il fatto che oggi conosciamo Jane Austen anche alla luce di tutti gli studi femministi che sono stati fatti al riguardo.
Eppure è nel paradosso che la letteratura è una letteratura di un'epoca in cui la letteratura è una letteratura di un'epoca. rifugie. Non vogliamo presentare un ritratto della scrittrice semplicistico, eliminandone le increspature e le contraddizioni.
Dall'Ottocento ad oggi, Osten è stata descritta ora come un'autrice modesta e sopravvalutata, ora come una scrittrice della morale inflessibile, conservatrice e conformista, ora come una scrittrice di denuncia della condizione femminile profondamente cosciente di tutti quei conflitti politici e sociali nascosti nei suoi romanzi. La verità è forse un'amalgama di tutte le interpretazioni fin qui estrapolate. Sicuramente è un'autrice che non vuole mettere alla berlina le convenzioni sociali del suo tempo, ma che ne sa ridere.
Una scrittrice consapevole dell'ingiustizia e cosciente della brutalità del mondo in cui vive, eppure al contempo ironica, capace di esercitare il giusto distacco, ponendo non la rabbia, l'amarezza o l'indignazione, ma la moderazione, lo spirito e la ragione al di sopra di tutto. Non c'è nessuna forma di ribellione in lei. ma c'è il tentativo di cercare un compromesso tra i bisogni e i desideri individuali delle sue protagoniste e l'ordinamento della società che abitano. Un compromesso che spesso non ha nulla di romantico ma è frutto di un sano pragmatismo. Le eroine di Austen non sono mai perfettamente felici, ma sono piuttosto libere.
Non dalle condizioni materiali, sarebbe stato impossibile all'epoca, ma da un punto di vista spirituale e morale, perché nonostante i condizionamenti da parte della famiglia restano indipendenti nel loro carattere. che non è sempre vivace come quello di Elizabeth o Emma, ma può essere anche remissivo come quello di Fanny. Eppure rimangono salde ai loro principi, alla forza delle loro convinzioni, ed è in questa dinamica tra individuo e società che si evolvono le sue narrazioni.
Ritorno su Liliana Rampello e sulla sua definizione di romanzo di formazione. I suoi romanzi, cioè quelli di Orsen, non parlano di emancipazione rispetto al e dentro il mondo degli uomini, ma di libertà femminile. La narrazione muove le protagoniste lungo un percorso di formazione che non si struttura, secondo il canone della tradizione maschile, come avventura dell'io, ma come trasformazione di sé in rapporto con l'altra e l'altro, una ricerca continua di equilibrio tra ragione e sentimento, tra punti di vista e istanze diverse. Non è un caso che sia così centrale il tema della sorellanza. Le sorelle imparano l'una dall'altra, ma anche il tema del modello materno.
che spesso non è imitato ma negletto, e anche l'amicizia femminile. Le donne si confrontano sempre tra loro, in un rapporto di esemplarità ma anche autonomia di decisioni. Le donne non sono mai sole, sono inserite in una comunità, in una rete, che resiste e sopravvive all'interno di un mondo di uomini.
Tuttavia anche il rapporto amoroso si configura come rapporto che si basa sulla differenza e sul reciproco insegnamento e sul reciproco nutrimento. Si corona tanto con i sentimenti quanto con la stima, l'affetto e la ragionevolezza. Lo stesso finale di Orgoglio e pregiudizio è un punto di equilibrio tra due estremi. Mr. Darcy ed Elizabeth sono due nature opposte e complementari. Ma veniamo all'analisi che ci aiuterà a capire perché Orgoglio e pregiudizio è uno splendido esempio di romanzo di formazione relazionale e non un semplice romance, non una semplice storia d'amore, oltre che.
un capolavoro di stile. Di cosa parla? Il tema è incredibilmente serio, ma esteticamente trattato da un punto di vista comico.
È una commedia sul matrimonio, l'altra grande M di Jane Austen insieme a Money, Manners e Manor. Non c'è quasi niente di romantico e le conseguenze di un matrimonio mal assortito al suo tempo possono essere particolarmente dannose per la vita di una donna. Per citare Mary Crawford in Mansfield Park, marriage was a maneuvering business, una questione di affari. Era in tutti i sensi la professione a cui una giovane donna doveva dedicarsi.
Come scrive Ellen Moores, Jane Austen parla sempre del denaro. Questa può essere considerata la prima caratteristica nettamente femminile dei suoi romanzi, dato che nella narrativa inglese il denaro e il modo di guadagnarlo sono argomenti delle scrittrici piuttosto che degli scrittori. Nei romanzi della Austen il matrimonio fa del denaro una faccenda seria e la sua serietà nei riguardi del denaro fa del matrimonio una faccenda seria.
come in effetti era nell'Inghilterra dei suoi tempi. E i protagonisti del famigerato incipit sono proprio il matrimonio e il denaro. A differenza di altri libri di Jane Austen, qui non è nominata né l'eroina né altri familiari, ma è una massima che si fa specchio della morale comune, della morale corrente dell'epoca.
Inoltre è un esempio perfetto dell'ironia che contraddistingue la scrittrice, un'ironia che ribalta completamente il senso apparente delle frasi. È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un ingente matrimonio debba essere in cerca di moglie. Questo commento può sembrare suggerire che i ricchi scapoli siano ansiosi di sposarsi.
Tuttavia, per come è strutturata la frase, il lettore è portato a chiedersi se, numero uno, questa verità sia davvero così universale, e due, se non è forse vero il contrario, cioè che non siano gli scapoli a volersi sposare, bensì le donne con figlie da sposare a volerlo credere. Già capiamo molto di quella che è la concezione della socialità in Austin, ma in generale dell'epoca. È una socialità fatta di performance, con i suoi rituali, con i suoi momenti di teatro e molta, moltissima mondanità.
Tutti recitano una parte e i ruoli sociali erano molto più rigidi e vincolanti. Tant'è vero che in un altro romanzo di Jane Austen, cioè in Mansfield Park, paradossalmente l'unico modo di permettersi di uscire dai panni sociali che vestono i personaggi è proprio quello di mettere in scena un'opera teatrale che gli permette poi di uscire da loro stessi e dai loro destini sociali per interpretare dei personaggi fittizi e finalmente dare libero sfogo ai loro istinti e loro desideri. Nella società dipinta di Osten tutto questo invece è impossibile, l'unica possibilità di cambiamento e di sfogo è appunto fare un buon matrimonio per migliorare la propria posizione, altrimenti le distinzioni tra classi sociali sono molto molto rigide.
A proposito di rituali e teatralità, è il ballo che scandisce il tempo del racconto di orgoglio e pregiudizio, è qui in questa circostanza che avvengono o si preparano i momenti decisivi. perché è ai balli che la società si apre all'esterno, che le giovani donne debuttano e gli scapoli si presentano. Viene detto anche all'interno di Orgoglio e Pregiudizio, amare il ballo era il primo passo per innamorarsi. In una società dominata da una rigida etichetta, il ballo offre un primo contatto fisico e dà inizio al corteggiamento.
Infatti tutta la prima parte del romanzo è il preludio dell'interesse amoroso ed è scandito da tre balli. In ognuno di essi c'è una svolta nella trama. Prima di tutto, durante il ballo a Meriton, nel terzo capitolo, facciamo conoscenza con quasi tutti i protagonisti e i nodi focali dell'intreccio. Tra le prime informazioni che apprendiamo c'è sempre la posizione sociale che ricoprono ovviamente la loro rendita, quindi i loro soldi.
Oggi ci appare strano perché le informazioni sulla propria situazione economica sono ritenute di carattere semi-privato. Invece nella società Regency, dove il concetto di privacy non era minimamente vicino al nostro, si sapeva esattamente a quanto ammontava la rendita di Mr. Bingley. ovvero sterline all'anno, o di Mr. Darcy 10.000 favolose sterline all'anno che rendono Darcy praticamente un miliardario, cioè come se nella stanza fosse entrato Jeff Bezos per intenderci e questo rende bene lo stupore dei convitati.
E per quanto riguarda le ragazze si sa ovviamente anche il loro stato, si sa se sono sposabili o mogli, se sono vedove, se sono zitelle, povere, generalmente zitelle o molto raramente ricche, per lo più se si è sposate. si è anche madri e anche l'universo degli uomini ruota intorno allo Stato, ritroviamo padri per lo più ridicoli, mariti che siano di buonsenso meno e naturalmente gli scapoli che possono essere impenitenti seduttori o partiti rispettabili. Il conflitto tra un uomo affascinante ma inaffidabile e tra un uomo meno appariscente ma dalla morale più solida è tipico dell'intreccio osteniano. Generalmente comunque sono i soldi a definire anche il carattere. e soprattutto sono i soldi che decidono quanto è ampia la sfera di influenza che ognuna e ognuno esercita all'interno dell'universo di Austen, che è soprattutto relazionale.
I personaggi sono tutti interdipendenti tra loro. Per esempio, è Mr. Darcy che persuade Mr. Bingley a interrompere il corteggiamento di Jane, dentro orgoglio e pregiudizio, perché lui gli è chiaramente superiore in quanto a status. Poi c'è anche da dire che Mr. Bingley in quanto a... carisma lascia un po'a desiderare, quindi è semplice convincerlo di qualcosa. Nell'universo narrativo di Orgoglio e Pregiudizio, che è una miniatura della società, Emma Centrale diventa sì il matrimonio, ma in quanto strumento di formazione e apprendistato per la protagonista, Elizabeth Bennet, una giovane donna vivace fino all'impertinenza.
energica, vitale, estremamente intelligente, tanto da risultare spesso fin troppo sprezzante e ironica come il padre, Mr. Bennet. Nel corso del romanzo tenderà a farsi delle prime impressioni decisamente sbagliate. Tra parentesi, il titolo originale dell'opera, quando era ancora in bozza, era appunto First Impressions, quindi dovrà pian piano acquisire la capacità di giudizio sufficiente a scegliere liberamente, ma soprattutto assennatamente, un buon marito imparando a discernere anche tra figure di uomini e valori molto diversi tra loro.
Dovrà quindi, come ogni eroina di Hossen, prendere coscienza di come stare al mondo in maniera appropriata, sposandosi, ovvio, perché questo era il modo di autodeterminarsi all'epoca, ma in maniera consapevole. Questo materiale narrativo, troppo spesso congedato come roba da signorine, in realtà nasconde un'irriquitezza di fondo e nemmeno troppo scelata. Basterà citare la situazione familiare di casa Bennet per capire, una situazione tutt'altro che rosea. Le cinque figlie dei Bennet sono in una situazione precaria, sebbene il contesto descritto sia sempre inserito in una cornice comico-affettuosa. In mancanza di eredi maschi diretti, alla morte di Mr. Bennet, la tenuta in cui vivono a Longbourn, vincolata ad un diritto di trasmissione, andrà ad un lontano cugino, Mr. Collins.
La necessità di accasarsi, quindi, è impellente soprattutto per le maggiori. Jane ed Elizabeth, altrimenti la rendita non basterà a mantenerle tutte. Inoltre i Bennet, che hanno uno stile di vita dignitoso ma non di certo lussuoso, pur essendo ben inseriti nel piccolo contesto di campagna in cui vivono, sono pur sempre limitati alla loro cerchia ristretta di conoscenze. Nonostante le ambizioni della madre, ossessionata dal maritare le sue figlie, e con degli ottimi partiti, trovare ben cinque mariti adatti non è un'impresa semplicissima. Tutto al più se aggiungiamo che non hanno manners, cioè quell'educazione distintiva e quell'etichetta che contraddistingue la buona società.
In particolare le figlie minori Kitty e Lydia e la madre stessa Mrs. Bennet sono considerate poco decorose per via del loro attaccamento alla materialità, i loro commenti chiassosi e superficiali e soprattutto la loro cibetteria. D'altra parte anche il padre, intelligente e sarcastico, è disinteressato e pigro riguardo alla necessità di provvedere alle sue figlie, che considera apertamente stupide. È affezionato unicamente a Jane e a Elizabeth, con una particolare predilezione per quest'ultima di cui condivide l'intelligenza brillante.
In queste circostanze familiari, le buone qualità di Jane e Elizabeth potrebbero andare del tutto sprecate. Le due sorelle fortunatamente sono alleate in un reciproco sentimento di sorellanza e amicizia. una dinamica che Austen ha replicato da ragione e sentimento, ma che rivedremo anche in altri romanzi. I rapporti di sodalizio femminile sono cruciali, specialmente all'interno di una famiglia in cui la frattura con i genitori si farà sempre più netta.
Di solito si tratta, come in Orgoglio e Pregiudizio, di caratteri di segno opposto. Jane è paziente, comprensiva e amabile, Elizabeth è impulsiva, salace e ironica, caratteri che quindi si compenetrano e si consigliano vicendevolmente. I rapporti di sostegno e amicizia tra donne sono una forma di difesa, una barriera all'ordine patriarcale, ordine che la scrittrice non mette in discussione ma che aggira. Scrive ancora Liliana Rampello, Austin compie una mossa vincente che consiste nel sottrarre di fatto le sue ragazze al dominio introiettato dall'uomo poiché le fa entrare nel mondo accompagnate da una all'altra con un vincolo di affetti che evita loro l'esilio e la solitudine nel mondo maschile, formandole in modo che possano con carattere e vicende diverse Sempre e comunque pensare e giudicare, tenere testa all'amore e sposarsi nel rispetto di se stesse. Se pensiamo a tutti i momenti di sconforto di Jane ed Elizabeth mentre sono alla ricerca della felicità, forse li potremmo considerare decisamente i momenti più romantici e commoventi del romanzo, quando sono vicine fra loro, quando la delusione minaccia di annientare le belle speranze di felicità e la vita è una cosa che non è mai stata fatta.
deve sembrare parecchio fosca, ma grazie a questo paracadute che è il rapporto tra le due sorelle abbiamo ancora speranza. Esattamente poi come le relazioni tra donne si articolano in una dinamica di confronto tra caratteri differenti, anche l'universo maschile trae forze e concretezza dalla diversità. Torniamo al ballo di Meryton, quindi il primo ballo, dove Austen mette subito in scena un chiasmo, due coppie e due situazioni diametralmente opposte che si incrociano, ma sono ugualmente esemplari. Galeotto 8 è il ballo tra Charles Bingley e Jane Bennett, un colpo di fulmine che è alimentato dal ballo, tanto che la fanciulla è la sola ad essere invitata da Bingley per ben due volte. Disastroso invece è l'incontro tra Darcy ed Elizabeth, la cui conoscenza è minata dal comportamento del gentleman, che, sollecitato dall'amico a danzare proprio con Elizabeth, si rifiuta, definendola appena passabile e non abbastanza attraente da tentarlo.
Da qui si evincono anche le differenze caratteristiche. intercarteriali tra Bingley e Darcy. Il primo allegro e di natura socievole, che conquista l'ammirazione di tutti, e il secondo, malgrado i bellissimi lineamenti e l'impeccabile educazione, si guadagna invece il disprezzo dell'intera sala, che lo giudica scontroso e antipatico per non aver danzato con praticamente nessuno al di fuori delle sorelle di Bingley. Le dinamiche fin qui esposte verranno poi, durante il corso del romanzo, più volte ribaltate e proprio in concomitanza con altri balli e altre occasioni mondane, perché è lì che si esprime la socialità.
La spocchia di Mr. Darcy si inizia a scontrare con il carattere ardito di Elizabeth quando, subito dopo il ballo, la sorella Jane viene invitata a pranzo dei Bingley, ma essendo cenata a cavallo per colpa della madre, prende un classico raffreddore mortale, ed è costretta a soggiornare a Netherfield, ipotesi che era stata ampiamente auspicata da Mrs. Bennet che mette a rischio la vita della figlia pur di vederla maritata. Elizabeth si precipita a prestare soccorso alla sorella incurante delle stupide convenzioni, fa ingresso in casa con l'orlo del vestito infangato essendo venuta a piedi. Mentre le sorelle di Bingley ne sono inorridite, già da qui Darcy muta lievemente atteggiamento, notando probabilmente il profondo sentimento che Elizabeth nutre nei confronti della sorella e in cui rintraccia forse anche l'attaccamento che lui prova per la sua sorella. giorgiana per sua sorella minore. La positiva disposizione d'animo nei confronti di Elizabeth si approfondisce ulteriormente nei giorni seguenti, dovendo lei prolungare il suo soggiorno a Netherfield in attesa che la sorella si ristabilisca.
Questi occhi neri famosi cominciano ad irretirlo, con grande lisa appunto di Miss Bingley che in maniera piuttosto evidente vuole accaparrarsi Darcy. C'è una scena epica in cui lei fa finta di leggere il secondo volume di un libro unicamente perché ha notato che Darcy sta leggendo il primo. Elizabeth invece ancora ferita nell'orgoglio per essersi sentita insultata durante il ballo di Merichon. Nel sesto capitolo, durante un altro ballo informale, Darcy a questo punto chiede a Elizabeth di ballare, segno evidente della sua attrazione per lei e preludio di un possibile corteggiamento.
Elizabeth però non si accorge di aver catturato l'attenzione di Darcy e declina l'invito pensando che sia stato fatto solo per etichetta o peggio, per dileggio, visto che lei pensa il peggio di Darcy. L'uomo ha sicuramente il vantaggio della scelta, ma la donna ha il potere del rifiuto. In queste dinamiche di corteggiamento il definitivo ribaltamento della prima parte del romanzo avviene però durante il terzo ballo, quello tenuto da Bingley a Netherfield, che segna la fine del corteggiamento di Jane e approfondisce ancora di più il contrasto tra Darcy e Elizabeth.
Perché? Cos'è successo? Facciamo un passo indietro.
Abbiamo fatto nei capitoli in mezzo a questi due balli la conoscenza con il servile e pedante Mr. Collins, un pastore, lontano cugino di Mr. Bennet. che abbiamo già detto erediterà la tenuta di Longbourn. In maniera appropriata, perché era una consuetudina all'epoca, pensa di rendere un favore alle figlie sposandone una, visto che così la casa sarebbe rimasta anche a loro.
Peccato che lui sia impresentabile. Tutti ricordiamo la scena iconica in cui Mr. Bennet comunica alla figlia che non le rivolgerà mai più la parola in caso di nozze con Mr. Collins, perché è veramente insopportabile. Un'altra conoscenza rilevante che facciamo è quella fatta con Mr. Wickham, ufficiale molto bello e affascinante della milizia appena arrivata a Meriton.
Elizabeth rimane colpita e di rimando lui inizia a mostrarle attenzione e soprattutto a condividerle pettegolezzi, a cui lei crede immediatamente. Wickham racconta di essere il figlio dell'amministratore del padre di Darcy che alla sua morte gli aveva promesso un beneficio ecclesiastico, lo stesso di cui gode Mr. Wickham. Collins verso Lady Catherine de Bourgh per intenderci.
Qui apro una parentesi perché molte persone non sanno che cos'è un beneficio ecclesiastico. Per semplificare al massimo chi aveva dei possedimenti terrieri di solito aveva anche la possibilità di inserire nella cappella o comunque nelle canoniche, nelle chiese. presenti sulla loro terra di fare delle loro proposte, dei nominativi di personaggi che a loro faceva piacere avere come pastori di quella determinata chiesa e ovviamente garantendogli dei soldi, una rendita.
Era una consuetudine tra la classe di privilegiati a cui appartenevano. Alla morte del padre però Darcy fa un grandissimo sgarbo perché, secondo Wickham sempre, gliel'ha negato, cioè ha negato il beneficio ecclesiatico e quindi praticamente gli ha negato una fonte di sussistenza, costringendolo quindi alla professione militare in mancanza di altri mezzi di sussistenza. Elizabeth, convinta dei pregiudizi che si è fatta su Darcy, è ben felice di credere totalmente a Wickham che oltretutto sembra corteggiarla.
Quindi quando nel diciottesimo capitolo arriva il famigerato terzo e ultimo ballo, lo scenario è decisamente cambiato. La spaccatura tra Darcy e Elizabeth è sempre più evidente, mentre quello tra Jane e Mr. Bingley è un legame sempre più stretto, tanto da spingere Mrs. Bennet a vantarsi pubblicamente e anche chiassosamente riguardo al loro matrimonio. Il comportamento inappropriato dei Bennet porterà poi Darcy e Miss Bingley a convincere Mr. Bingley ad allontanarsi senza ulteriore indugio.
Da una tale compagnia è a trasferirsi a Londra, gettando Jane in uno stato di palese sconforto. Come si è visto, le due sorelle Bennet compiono un percorso parallelo di educazione sentimentale che inizia con i balli e il corteggiamento e prosegue attraverso le varie alternative che loro, come soggette attive della loro vita, hanno il potere di scartare o accogliere. Con quale criterio? Anche se finora abbiamo parlato per lo più di rendite e denaro, le eroine di Austen sono spinte più profondamente dai loro sentimenti. Sono i sentimenti che fanno evolvere e cambiare e soprattutto guidano le protagoniste nella ricerca della posizione appropriata di stare al mondo, perché questo è il vero tema.
Il tema cardine dei romanzi di Austen è trovare il giusto compromesso tra indole e desiderio individuale e collettività e in questo orgoglio e pregiudizio è un percorso esemplare, un vero e proprio va de me, come un manuale, una guida sentimentale, perché seguiamo Jane e Elizabeth e impariamo con loro. All'inizio il loro modello di riferimento è il matrimonio dei due genitori, che è male assortito, frutto di una scelta superficiale. Mr. Bennet ha sposato una donna bella, ma sciocca e frivola, che finirà poi per ignorare tutta la vita e anzi peggio a dileggiarla di fronte.
alle figlie. Sia Elizabeth sia Jane si renderanno presto conto di questo atteggiamento e mano a mano per quanto amino il padre finiranno per condannarlo. Devono discostarsi quindi dal modello genitoriale se vogliono essere felici e questo è il primo insegnamento.
Il secondo deriva dal matrimonio di Charlotte Lucas che cronologicamente è il primo matrimonio a verificarsi durante il tempo del racconto. Infatti rifiutato da Elizabeth, Mr. Collins incapace di rispettare e ascoltare le donne in un primo momento insisterà. perché Elizabeth, le vado proprio a citare, gli dirà non consideratemi adesso come una donna raffinata che si diverta a stuzzicarvi ma come una creatura razionale che dice la verità dal più profondo del suo cuore qual è la verità? La verità è che non posso rendervi felice voi non potete rendermi felice, via, sciò e lui risponde, siete sempre più affascinante, va bene Quando finalmente Mr. Collins interromperà il suo corteggiamento e si rivolgerà altrove, andrà dai vicini di casa, i Lucas. Qui non troverà sentimenti, d'altra parte nemmeno la sua proposta è stata delle più romantiche, ma troverà del puro pragmatismo.
Charlotte è una zitella di 27 anni, a carico del padre e in mancanza di un matrimonio dopo la morte del baronetto rimarrà dipendente dai fratelli. Il matrimonio con un essere ridicolo come Mr. Collins potrà sembrare ai nostri occhi e agli occhi di Elizabeth triste, ma in realtà è un'alternativa vantaggiosa e comoda per una donna che ormai si era rassegnata comunque a non conoscere mai l'amore. Ed ecco un altro insegnamento, un matrimonio senza amore non è desiderabile, ma a volte è l'unica alternativa.
Una delle massime più celebri del romanzo viene proprio da Charlotte Lucas che dirà la felicità nel matrimonio è solo questione di fortuna, a sottolineare che nella maggior parte dei casi è solo questione di convenienza e... Business. Il fatto poi che Elizabeth giudichi così malamente il matrimonio dell'amica dice di più sulla sua presunzione e sul suo privilegio, piuttosto che su Charlotte. Peraltro non si fa problemi a giustificare e comprendere Wickham, che allo stesso modo, ansioso di concludere un matrimonio pratico che gli assicuri una stabilità economica che lui non ha mai avuto, interrompe il corteggiamento di Elizabeth per avvicinare la ricca Miss King.
E qua vado a citare Elizabeth che la prende a cuor leggero, dicendo Kitty e Lydia non possono ancora aprirsi alla mortificante convinzione che un giovane affascinante debba avere qualcosa di cui vivere, come uno brutto. Al contrario però di Charlotte pensa. Charlotte, moglie di Mr. Collins, è un'immagine molto avvilente.
Il dolore di vedere un'amica abbassarsi e scadere nella sua stima. Attenzione all'aggettivo sua stima, perché ovviamente la stima di chi? Di lei, cioè il problema di Elizabeth è che è scaduto nella stima che Elizabeth ha di Charlotte. Vedete come qui è il punto di vista del personaggio che prevale e noi vediamo quanto è egoista Elizabeth e quanto è presuntuosa, perché Charlotte in realtà è colpevole soltanto di aver sacrificato i sentimenti per una vita comoda, ma chi può obbiasimarla?
I sentimenti sono un lusso per una donna. Questo è un campanello d'allarme che risuona molto all'interno della narrativa di Austen, essendo peraltro anche parte della sua biografia, perché lei ha scelto di non sposarsi, preferendo la scrittura, e visse per sempre in famiglia. Il definitivo insegnamento per le ragazze però è l'abbandono di Mr. Bingley di Jane, e proprio quando ormai tutti davano per certo le loro nozze, quindi il danno è anche reputazionale, perché si capisce e loro appunto...
apprendono e capiscono che la loro famiglia non è all'altezza della classe sociale dell'amico di Darcy, fatto dimostrato proprio durante il ballo, in cui Elizabeth stessa dice che i membri della famiglia sembrava facessero a gara per mostrarsi più ridicoli, Lydia e Mrs. Bennet in testa. Benché Elizabeth sia subito pronta a condannare l'atteggiamento apertamente seduttivo di Bingley, poi rivelatosi superficiale e incostante, Jane capisce che è legittimo nella loro società pensare a matrimoni più in vista e più decorosi rispetto a un'amica. rispetto a sposare lei, visto lo scandalo a cui andrebbe incontro Mr. Bingley.
Sono intaccate le premesse ottimiste fatte all'inizio del racconto, tanto più che Jane viene invitata dagli zii a Londra, ma i Bingley non si fanno vedere nemmeno lì. La dura verità che emerge è che il legame amoroso è inestricabilmente legato al concetto di classe. Questa dura lezione verrà ulteriormente approfondita proprio nel rapporto tra Darcy ed Elizabeth.
Il tema della classe è legato alla reputazione, in quanto entrambi riflettono la natura strettamente disciplinata e irrigimentata della società all'epoca. Mentre i Bennet che appartengono alla classe media possono socializzare con i Bingley e i Darcy della classe superiore, gli restano comunque inferiori e sono trattati come tali. Austen motteggia Mr. Collins, che passa la maggior parte del suo tempo ad adulare la sua nobile protettrice, Lady Catherine de Bourgh, proprio perché così facendo mostra la futilità. del suo atteggiamento.
Mr. Collins non diventerà mai pari a Lady Catherine, non importa quanto si sforzi, verrà sempre trattato come un servo. La concezione di superiorità conferita dal lignaggio, comunque, è ampiamente condivisa anche da personaggi che noi amiamo, come per esempio Darcy, che anzi ne farà proprio un punto d'onore. La satira di Austen non è certamente corrosiva, ma è tesa a sottolineare il carattere completamente arbitrario e la fondamentale ingiustizia di tale sistema.
visto che al vertice dei valori viene messa la stirpe, a scapito di altre virtù più meritevoli, perché non c'è nessun merito ad essere nato da certe persone e non da altre. Orgoglio e pregiudizio è un apprendistato sentimentale che vuole in qualche modo smascherare le convenzioni sociali, aprire gli occhi alla protagonista e al lettore sul relativismo che domina la morale corrente e sulla facilità con cui si può giudicare erroneamente, basandosi solo sulle apparenze. Il titolo, in questo senso, suona doppiamente ironico, perché tutti sanno che il pregiudizio è quello di Elizabeth su Darcy, ma andando più a fondo capiamo che è proprio sul pregiudizio che poggiano gran parte delle credenze e delle etichette sociali di tutti i personaggi, compreso Darcy.
Anche se finora abbiamo parlato delle lezioni imparate da Elizabeth e ci torniamo fra poco perché non sono finite, altrettanto importante è la lezione impartita a Darcy, un personaggio molto amato ma che non è altro che un viziatissimo e altezzoso scapolo, abituato a giudicare superficialmente gli individui secondo i parametri della classe e della distinzione sociale. Sì, l'ho detto, non mi interessa che siete innamorati di Darcy, sinceramente. Non è totalmente falsa l'opinione che la collettività se ne fa al ballo di Meriton. È un uomo. altero, quasi offeso perché l'intrattenimento non è al suo livello.
Fortunatamente nel corso del romanzo impara. Cosa capirà? Innanzitutto imparerà ad apprezzare la vivacità e la spontaneità di Elizabeth compresa la sua impertinenza, virtù a lui completamente sconosciute perché si oppongono nettamente all'etichetta. Una delle prime azioni che colpiscono la sua immaginazione, l'abbiamo già citata prima, è quando entra tutta insaccherata di fango pur di assistere la sorella e anche Ancora poi verrà colpito dalla sua intelligenza, dal fatto che non gli sia condiscendente, che non lo riverisce solo per il suo rango, ma soprattutto la sua capacità di andare oltre la superficie delle cose.
Tutto questo lo attrae e lo fa innamorare. A causa del suo orgoglio però cercherà di combattere i suoi sentimenti, convinto com'è dell'inferiorità abissale della famiglia Bennet rispetto alla sua. Per poi infine convenire. che per la sua felicità è bene convincersi della superiorità dei sentimenti individuali e del suo desiderio rispetto alle rigide convenzioni. È questo che impara Darcy.
Se Darcy quindi mette da parte la forma per la sostanza, Elizabeth in maniera complementare fa l'esatto opposto. Si rende conto in maniera anche piuttosto brutale del potere della società sugli individui e in particolare sulle donne. Accadono diversi eventi che porteranno la coppia a confrontarsi e a imparare reciprocamente dalle rispettive esperienze.
Per prima cosa avviene la prima dichiarazione proposta di matrimonio da parte di Mr. Darcy che viene ovviamente respinto, non soltanto perché formula quasi una dichiarazione a malincuore, come se non avesse altra scelta e non perché lo voglia davvero, facendo notare anche in maniera piuttosto offensiva quanto sia inferiore la famiglia Bennet rispetto a lui. Vado a citare, la posizione sociale era nulla di fronte alla mancanza di contenuti. e di fronte a tutto ciò si aspetta anche arrogantemente una risposta affermativa. Ma in secondo luogo lo rifiuta perché Darcy è anche il responsabile di aver distrutto la felicità di Jane allontanando Mr. Bingley da lei e ovviamente un'altra valida ragione è che Elizabeth crede alle maldicenze di Wickham.
In risposta verrà recapitata da parte di Darcy la lettera che tutti noi conosciamo, la lettera esplicativa che scagiona lui e rivela la natura di Wickham. In realtà indolente e spendottile. traccione ricoperto dai debiti che ha persino cercato di sedurre Giorgiana, la sorella minore di Tarsino, riuscendo fortunatamente a fuggire con lei.
Se da un lato la lettera chiarisce quanto Elisabeth sia stata cieca e si sia allontanata dal buonsenso a favore della vanità, non risolve ovviamente del tutto la questione. È interessante a questo punto notare un altro tema del romanzo, ovvero come un individuo si mostra in società e la differenza invece su come sia in realtà nel suo privato attraverso la scrittura tramite la sua corrispondenza. Nel dialogo pubblico ci possono essere fraintendimenti, ipocrisie, imbarazzi, in generale poca lucidità. mentre nella parola scritta alla luce della ragione ci può essere chiarezza e verità. A confermare questo tema arriva la visita a Pemberley, che rivela ancora di più la natura nascosta del gentiluomo Darcy.
Attraverso le testimonianze della servitù si apprendono nuove informazioni sulla cortesia, il buon cuore e, non meno importante, il magnifico stile di vita che Darcy conduce, perché la tenuta è veramente notevole. Significativo è anche l'incontro con il quadro, con il ritratto, di Darcy in cui Elizabeth può osservarlo meglio. In uno dei dialoghi precedenti Darcy aveva chiesto a Elizabeth di non essere giudicato da uno sketch, non mi ricordo sinceramente come è tradotto in italiano, però sketch in inglese può significare anche disegno abbozzato, ok?
Quindi osservando invece il ritratto completo di Mr. Darcy a Pemberley, Elizabeth può farsi invece appunto un quadro completo del suo carattere, più oggettivo, più realistico. Tutto questo però... non insegna a Elisabeth, anzi semmai le mostra una felicità possibile, una strada quasi spianata da poter percorrere verso la propria stabilità. Quindi semmai la sua vanità ne esce ancora di più rafforzata.
Invece il momento in cui la vanità di Elisabeth viene colpita più doramente è la fuga di Lydia con Wickham. Solo in quel momento impara un'altra lezione, capisce che la sua felicità non dipende solo da lei ma dal comportamento degli altri. altri.
Infatti, Elisabeth è il simbolo dell'individualità, un'individualità libera, autonoma e incontenibile, ma si scontra con una realtà ben diversa, fatta di vincoli, interdipendenze, influenze reciproche e rapporti di parentela purtroppo ineludibili. In poche parole, Elisabeth cresce e capisce di non muoversi in un universo vuoto come pura volontà ed energia, ma invece deve fare i conti con la società. Analizziamo bene il suo stato d'animo finora all'interno del romanzo.
È la figlia prediletta di suo padre, un uomo arguto che ha sempre alimentato il senso di superiorità di Elizabeth, vanità che si è ulteriormente rafforzata dal fatto che un uomo come Mr. Dorsey le si dichiara. Pensare poi al fatto che potrebbe diventare la padrona di una tenuta come Pemberley le autoconferisce un senso di importanza inevitabile. Ma quando Lydia attua la sua fuga d'amore con Wickham capisce quanto intimamente il suo destino sia legato alle azioni e ai caratteri. degli altri.
La reputazione della sua famiglia è quasi rovinata ed è impensabile pensare che Mr. Darcy o Mr. Bingley si possano legare ai Bennet dopo questo accaduto. L'individualismo di Elizabeth è ingenuo e pecca di presunzione perché si basa sulla sopravvalutazione dell'autonomia e del potere personale in una società come quella di Orson. Pretendere di poter trascendere le categorie sociali o rifiutare il proprio ruolo, come fa sistematicamente Mr. Bennet che invece di fare il padre si rifugia in biblioteca.
Non è solo irresponsabile, ma rivela anche un radicale fraintendimento del fatto che per un individuo che vive in società ogni azione è automaticamente legata alle azioni degli altri. La mortificazione della vanità di Elisabeth è un correttivo necessario per giungere a quel felice compromesso tra individuo e società e tra due individui, Darcy e lei, che viene coronata dal matrimonio. Quindi a questo punto lei e Darcy si amano meno egoisticamente di prima perché entrambi hanno imparato. delle lezioni e hanno posto dei correttivi al loro carattere.
E veniamo dunque alla concezione dell'amore, che in Austen paradossalmente non è quasi mai nominato, preferendo gli altri termini come affection, deep affection viene detto, quindi l'affetto, che al contrario della semplice passione è un'emozione più duratura e profonda, perché nasce dalla stima e dal rispetto reciproci. Nonostante gentilmente satirica, il sentimento amoroso non è dileggiato e non si annulla, ma anzi matura alla luce della ragione e del buonsenso. L'unione tra Darcy e Elisabeth è prima di tutto un'unione di buonsenso, ragionata, frutto della conoscenza e dell'intesa tra due caratteri diversi, ma che imparano l'uno dall'altro attraverso il dialogo. Cita ancora Liliana Rampello, il cuore dei romanzi non è l'individuo nella sua scommessa con o contro il mondo, ma la relazione.
relazione ineludibile fra esseri umani differenti. La maestria politica è quella di mostrare due soggetti differenti, entrambi attivi nello scambio, in grado di neutralizzare perché entrambi in scena e parlanti ogni pretesa monologante e monologica del maschile universale, al contrario del romanzo di formazione tra i due. tradizionale, specie quello di stampo romantico, dove il personaggio maschile svetta sulle altre soggettività e spesso non è in grado di comunicare e guarire le sue sofferenze se non internamente a se stesso, vedi il giovane Werther per esempio, il romanzo di formazione di Austen è fortemente relazionale e dialogico. Al centro c'è la conversazione che è appunto lo strumento principale di incontro, scontro con l'altro e in questo le donne sono promotrici, sono soggetti a attivi, scelgono, decidono, scartono grazie alla parola che diventa la chiave di modificazione del reale. Vado a fare un'ultima citazione di Rampello, l'autrice sceglie di far progredire la trama del suo racconto usando come fossero vere e proprie azioni le conversazioni, quindi la lingua diventa momento di trasformazione personale e sociale.
Chi invece non ascolta e quindi non impara nulla sono Wickham e Lydia che sono uniti soltanto da una passione fuggevole che si spegne poco dopo attenti solo ad appagare i loro desideri individuali, menefreghisti e profondamente egocentrici, incuranti delle conseguenze delle loro azioni. La coppia rappresenta l'irresponsabilità di un comportamento meramente individualista, non frenato né contenuto dai vincoli sociali della comunità. Come tutti sapete, il finale è un classico happy ending, giusto? Beh, non proprio.
Nonostante tutti i drammi dei protagonisti conoscono una felice risoluzione, ci sono parecchie zone d'ombra che non permettono di considerare il finale totalmente rasserenante e concilatorio, come molti vogliono far credere. Cosa succede? Innanzitutto, la fuga di Lydia Wickham viene appianata dal matrimonio, reso possibile unicamente dall'intervento di Darcy, anche se ufficialmente è Mr. Gardiner, lo zio di Elizabeth, che interviene, pagando i debiti e corrompendo il militare per sposarsi e riparare così allo scandalo.
Rientrata l'emergenza, Mr. Bingley, anche qui su istigazione e pressione di Mr. Darcy, fa la proposta a Jane e infine anche Mr. Darcy stesso si dichiara e chiede la mano di Elizabeth. Tutte bene quel che finisce bene? Una prima domanda che getta qualche dubbio è questa. Se i soldi di Darcy non fossero riusciti a convincere Wickham a sposare Lydia, Darcy avrebbe comunque sposato Elizabeth? Darcy sarebbe riuscito a superare lo scoglio della reputazione rovinata e dello scandalo pubblico?
La verità? è che non lo sapremo mai. La stessa cosa per quanto riguarda Jane e Mr. Bingley.
Questo grande sentimento sarebbe mai stato coronato se Darcy non avesse usato la sua influenza per convincere Bingley grazie alla forza del suo carisma e della sua posizione sociale? Probabilmente no. apparentemente attraverso i matrimoni di Darcy, Elizabeth e di Bingley e di Jane, Austen dimostra come il potere dell'amore sincero possa superare i confini di classe e i pregiudizi, implicando così che tali pregiudizi siano vuoti, che siano insensibili e che siano anche controproducenti per la propria felicità. Ma in verità questa interpretazione è parecchio semplicistica e non abbraccia appieno la visione dell'autrice.
Al fondo di tutto il romanzo c'è sempre questa ambiguità tra la critica alle strutture sociali esistenti e l'accettazione della loro inevitabilità. Un'altra interpretazione del finale, parecchio più cinica, presuppone che la relazione tra Darcy ed Elizabeth sia molto più pragmatica che sentimentale. Ginevra Bonpiani ha suggerito che uno degli apici dell'ironia antiromantica della Austen si c'era nella risposta che Elizabeth offre alla sorella, ansiosa di sapere da quanto tempo si è innamorata di Darcy.
Elizabeth risponde, «Penso che tutto risalga al giorno della mia prima visita alla sua bellissima tenuta di Pemberley», sottolineando che la visita alla dimora di campagna abbia convinto Elizabeth a innamorarsi di lui per semplice ambizione o avidità. Non è... È completamente sbagliato il fatto di far coincidere la conoscenza di Pemberley all'inizio dello sbocciare del sentimento per D'Arcy. Inoltre è innegabile che i sentimenti di Elizabeth siano pur sempre guidati dalla ragione, caratteristica che ha sempre contraddistinto l'intero personaggio. Le lezioni poi sul matrimonio che impara attraverso l'esperienza delle donne attorno a sé la fanno riflettere sulla necessità di pensare in termini pratici al suo futuro matrimoniale.
Ma sicuramente c'è anche altro oltre al disincanto. E Moretti, che fa notare come Jane Austen, che sceglieva le parole con precisione leggendaria, applica l'aggettivo beautiful solo alle bellezze naturali della tenuta. Invece la casa, le stanze, il mobilio non sono beautiful, ma sono handsome.
Termine che indica una bellezza decorosa, equilibrata, priva di asperità, comoda. Ancora Liliana Rampello. Questo vedono gli occhi di Elisabeth, una vera e propria...
epifania, una casa e un uomo che coincidono nella loro essenza, che si riflettono nella reciprocità delle loro misure e le fanno capire all'istante che cosa doveva significare essere la padrona di Pemberley. Non una donna che è riuscita ad accalappiare un marito ricco, ma una donna che se attraverso un uomo può avere accesso all'agio della bellezza, della cultura, della responsabilità, del buon governo domestico, può migliorare se stessa, mettere all'opera tutti i suoi talenti. Questa è una ridefinizione grandiosa del motivo romantico, lo fa notare la storica e critica Mary Poovey, che per me offre un'analisi psicologica più esaustiva del personaggio di Elizabeth Bennet. L'eroina viene lautamente ricompensata sposando l'uomo più ricco di tutti i romanzi di Jane Austen e diventando la padrona di Pemberley, una di quelle grandi tenute di campagna che sovrintendono e stabilizzano la società patriarcale del tempo.
secondo Puvi il trionfo di Elisabeth segna il raggiungimento di un equilibrio morale del conflitto tematico che innerva tutta l'opera dell'autrice ovvero quello tra ragione e sentimento tra realismo e romanticismo tra individuo e società la storia d'amore tra Elisabeth e Darcy è infatti il correttivo all'egoismo l'amore è il contrario del narcisismo è il contrario dell'irresponsabilità del sottrarsi agli impegni e ai doveri sociali il matrimonio ma in generale la famiglia e le relazioni con l'altro sono il corretto attivo ai difetti individuali. Il dialogo e il confronto sono gli antidoti al pregiudizio, all'orgoglio, alla presunzione. E'solo attraverso la relazione che si possono modificare e trasformare i caratteri. Pensiamo alla maturazione di Elizabeth, una protagonista impulsiva ed energica che si oppone contro una società pretenziosa e repressiva, che oppone valori morali e sentimenti d'affetto sinceri a un ambiente vacuo e spesso frivolo.
Il dialogo tra lei e Lady Catherine de Bourgh è una perfetta sintesi della sua. indole, quello che avviene alla fine. Quando la nobile vuole convincere Elizabeth a non sposare Darcy, ma qui si capisce come Elizabeth non rinuncerà mai alla sua libertà di scelta di fronte a nessun titolo. Questo fa di Elizabeth la perfetta maestra per Darcy, la cui natura al contrario è stata perfettamente imbrigliata e spesso ingessata dall'etichetta e dal galateo, fino a farlo diventare un perfetto snob. Come fa notare Harold Bloom, i romanzi di Jane Austen sono novel of the will.
dove le protagoniste mostrano una volontà propria, un'indipendenza di carattere che non può che affascinare e splendere. Qui si potrebbe anche dire che l'ironia e l'intelligenza di Elizabeth, spesso usati per dileggiare gli altri anche se in maniera cortese, possono essere visti come l'atteggiamento difensivo di una giovane donna contro la vulnerabilità a cui erano esposte all'epoca le giovani donne. Abbiamo visto i pericoli di un cattivo fidanzamento o di una seduzione senza sbocco, ma anche di un corteggiamento pubblico che poi viene interrotto. come per esempio quello di Jane. Non stupisce quindi che Elizabeth provi a razionalizzare le fantasie romantiche spesso usando il sarcasmo come strumento di consolazione per evitare qualsiasi delusione.
Tuttavia la vanità di Elizabeth gonfiata erroneamente anche dal padre tende a diventare senso di superiorità e presunzione tanto da sentirsi in diritto di giudicare gli altri e costruirsi pregiudizi fantasiosi su di loro. In questo è molto simile a Emma, anche lei giovane e brillante, ma con il complesso divino di saper giudicare e decidere meglio degli altri cosa è meglio per loro. Così come per Emma c'è Mr. Knightley, in grado di rimetterla al suo posto, per Elizabeth c'è Darcy, che prende stavolta il ruolo di maestro e riesce a mettere un freno alla sua spontaneità, affinché resti libera ma non viziata. In questo modo la loro unione è perfettamente bilanciata, non solo dagli interessi, ma anche dalla ragione. I due sono complementari e beneficiano l'uno dell'altro.
Su un piano più simbolico potremmo dire che in questo modo Austin crea una soluzione di compromesso tra sistemi di valore diversi e anche classi sociali diverse, sostenendo sia la prospettiva e la spinta individualistica del mondo borghese, Elizabeth, sia l'autocontrollo e le convenzioni della società paternalistica tradizionale, Darcy. Il matrimonio quindi si configura come paradigma ideale e presupposto fondamentale per la famiglia, da sempre il cuore pulsante delle sue narrazioni. Un microcosmo dove allenare la mente, e lo spirito, dove l'individuo deve imparare a convivere all'interno di una comunità, imparando l'arte della mediazione e del dialogo. Quindi sì, è inutile girarci intorno. Osten era una promotrice di un modello di società tradizionale, ma non era cieca di fronte alle nuove sensibilità emergenti, che si notano di più nei suoi ultimi lavori, in particolare in Persuasione.
Propendeva però per una soluzione razionale di continuo compromesso e confronto, così come concepiva la relazione tra uomini e donne. Ecco anche perché i suoi romanzi sono così attuali. attuali. I problemi pratici che una giovane donna si trova ad affrontare oggi sono diversi, ma quello che rimane uguale è l'educazione alle relazioni, la crescita sentimentale della protagonista che dovrà liberarsi delle sue prime impressioni sbagliate, far pace con la sua vanità, mantenere la sua integrità e la fedeltà ai suoi sentimenti.
Tutto questo reso con uno stile arguto e divertente, mai predicante o moralistico. E concludiamo proprio con lo stile, così all'avanguardia per l'epoca. Abbiamo già detto che Austen si fa leggermente da parte come autrice mettendo in primo piano le soggettività plurale e i punti di vista dei personaggi e mettendo al centro il loro modo di parlare e la conversazione. Ma come? Innanzitutto lasciando grande spazio ai dialoghi, la citazione diretta del discorso rende chiari i modi di parlare, le affettazioni, le pomposità, la loquacità, o al contrario la laconicità dei personaggi stessi.
Di Mr. Bennet sappiamo quanto è arguto, senza nemmeno bisogno che Austen lo descriva, lo si capisce subito dalle sue battute. Per esempio, Mr. Bennet, come puoi offendere così le tue stesse figlie? Ti diverti a tormentarmi, non hai nessuna compassione per i miei poveri nervi?
E lui risponde, ti sbagli mia cara, ho un grande rispetto per i tuoi nervi, sono miei vecchi amici, li ho sentiti con grande rispetto menzionare da te almeno negli ultimi vent'anni. E qui emerge un altro metodo fantastico che usa Austen, ovvero l'imitazione dei personaggi. Infatti qui Mr. Bennet scimmiotta i modi di dire di Mrs. Bennet e in questo modo, quindi riprendendo il dialogo diretto di un altro personaggio, caratterizza non solo se stesso, perché è sarcastico, si evince, ma anche l'altro personaggio, in questo caso Mrs. Bennet, una donna eccessiva, melodrammatica, e caratterizza anche il suo matrimonio. che si vede qui basato sullo scherno e non sulla stima. Altri due metodi altrettanto importanti sono la descrizione diretta di ciò che i personaggi fanno, ma con quelle che Nabokov chiama fossette o mosse del cavallo.
Si tratta di piccole gemme di ironia che è la voce narrante e non i personaggi ad inserire nel testo. Di solito appunto non si tratta di interventi particolarmente invasivi, o stene per lo più una penna che mostra e che non commenta in maniera pesante. tuttavia quando si fa sentire lascia il segno. Queste fossette o mosse del cavallo, ma in generale queste frasi ironiche che fanno da contrapunto, mostrano il lato paradossale del carattere dei personaggi, le loro ipocrisie.
L'ironia d'altra parte che cos'è? È una figura retorica che intende fare proprio questo, dire il contrario di ciò che si pensa. Abbiamo già citato l'incipit, ma facciamo altri esempi.
Quando Elizabeth arriva a Netherfield, sia Mr. Darcy sia Mr. Hurst che se vi ricordate è il marito della sorella di una delle sorelle Bingley, completamente inutile peraltro, comunque la accolgono in una sorta di silenzio e come viene interpretato questo silenzio? Mr. Darcy parlò molto poco e Mr. Hurst per niente, il primo era combattuto fra l'ammirazione per lo splendido incarnato che il motto aveva donato al volto di Elizabeth e il dubbio se il motivo che l'avesse indotta a venire da tanto lontano fosse sufficiente a giustificarlo, il secondo pensava soltanto alla sua. colazione.
E sempre a Netherfield quando Jane è ancora a casa malata e si decide per un soggiorno prolungato proprio nella dimora dei Bingley, l'ironia di Austen mostra l'atteggiamento paradossale delle sorelle di Bingley che si mostrano apparentemente dispiaciute ma poi in realtà guardate cosa dice Austen. Le sue sorelle si dichiararono desolate ma questo non impedì loro di alleviare la propria mestizia cantando dopo cena dei duetti. E poi naturalmente citiamo soltanto una delle innumerevoli stoccate a Mr. Collins. Sono appena usciti da Rosings ad una delle visite a Lady Catherine. Cito.
Appena usciti, Elizabeth fu chiamata dal cugino a dare la propria opinione su tutto quello che aveva visto a Rosings, opinione che per riguardo verso Charlotte essa cercò di rendere più favorevole di quella che fosse in realtà, ma per quanto le sue lodi le costassero un po'di fatica, non poterono in alcun modo soddisfare Mr. Collins che fu ben presto costretto ad assumersi personalmente. il compito di lodare sua signoria. E infine l'ultimo metodo di cui andremo a parlare è il discorso in diretto libero, una tecnica non inventata da Austen ma dai francesi che però Austen fa sua anticipando la tendenza letteraria e che affinerà fino a farlo diventare una caratteristica portante della sua intera opera.
Il discorso in diretto libero è una forma di narrazione particolare perché nascosta, diciamo così. Il romanzo è scritto in terza persona. Tuttavia, grazie al ricorso a questa tecnica, ritroviamo anche elementi della prima persona. Vengono rivelate, senza essere esplicitate attraverso le tipiche formule disse, pensò, giudicò, eccetera, eccetera, quelle che sono le emozioni dei personaggi, i loro pensieri privati, pur rimanendo nella terza persona, quindi in un certo senso a distanza di osservazione.
Senza che sia segnalato nel testo, quindi attraverso quei verbi che vi dicevo, pensò. giudicò eccetera eccetera c'è uno scivolamento dal narratore impersonale al punto di vista del personaggio qual è la trappola che rende il tutto interessante che è a libera interpretazione del lettore perché chi legge senza accorgersene da pervere affermazioni che gli sembrano le affermazioni del narratore onnisciente e invece sono opinioni o addirittura errori dei personaggi Questa tecnica evidenzia quanto le persone siano inclini a travisare le loro stesse emozioni, in generale siano proprio inclini all'errore, a sopravvalutare il loro giudizio. Breve inciso, in questo Emma è veramente un capolavoro della commedia degli equivoci e dell'uso del discorso in diretto libero, quindi vi invito a leggerlo.
Ritornando a Orgoglio e Pregiudizio, uno dei problemi principali di Elisabeth è che tende a formulare rapidamente giudizi e poi ha difficoltà a capire che quei giudizi potrebbero essere errati. Ad esempio, quando arriva precipitosamente alla conclusione che Wickham abbia ragione e che invece Darcy non sia un brav'uomo, El ci vuole. tanto tempo per rendersi conto che si è sbagliata.
Visto che il discorso in diretto libero può portare il lettore a pensare che un'affermazione di un personaggio sia vera, quando in realtà è presentata come l'opinione distorta di una sola persona, chi legge deve imparare a evitare questa trappola, di formulare rapidamente supposizioni e di rivedere invece le proprie credenze. Questo processo di apprendimento è parallelo sia al lettore, sia... al personaggio, quindi in questo caso a Elizabeth.
Facciamo qualche esempio. Subito dopo aver ricevuto la lettera in cui Darcy si confessa, leggiamo la reazione di Elizabeth. sposare nonostante tutte le obiezioni che gli avevano suggerito di impedire all'amico di sposare la sorella e che dovevano apparirgli almeno uguali nel suo caso. Era quasi incredibile. Era gratificante aver suscitato inconsapevolmente un affetto così grande.
Come vedete in questa parte del discorso in diretto, in diretto libero, i pensieri e i sentimenti di Elizabeth vengono presentati al lettore senza usare verbi di pensiero. Cioè non è che c'è scritto... lei pensò che fosse incredibile che fosse talmente innamorato da volerla sposare eccetera eccetera, no, vengono detti come se fosse una sorta di monologo interiore, tutte delle tecniche che poi verranno utilizzate all'inizio del Novecento.
Siamo giunti alla conclusione di questa mia analisi di orgoglio e pregiudizio e in parte vi ho fatto anche un'introduzione parecchio lunga su Jane Austen, su questa autrice che riesce ad essere ancora così popolare e così amata. Io vi ringrazio perché questa prima tappa... che in realtà sono state più tappe visto che io ho letto in questi mesi tutti i romanzi di Jane Austen per portarvi appunto un approfondimento il più completo possibile. Dicevo questa prima tappa si è rivelata veramente molto seguita, questo nostro viaggio nell'Inghilterra dell'Ottocento si sta dimostrando ancora più gratificante del previsto, a dimostrazione che i classici possono parlarci, ci parlano ancora oggi, ci insegnano tantissimo.
tantissimo. Ovviamente sotto nei commenti fatemi sapere cosa ne pensate voi del romanzo, le vostre opinioni sui personaggi, sono curiosissima di vedere appunto come avete recepito voi Orgoglio e Pregiudizio e soprattutto fatemi sapere se è stata una rilettura o la prima lettura perché questo è molto interessante. Orgoglio e Pregiudizio è uno dei testi più popolari, più amati, uno dei classici più letti quindi mi aspetto che per molti sia stata una rilettura.
ma non è escluso che invece alcuni tra voi hanno colto la palla al balzo invece per accostarsi, per avvicinarsi a un'autrice che magari prima non avevano mai considerato o avevano sempre apertamente snobbato. Complimenti a chi è giunto alla fine di questo approfondimento, avete ufficialmente tagliato il traguardo, avete portato a termine la prima tappa dei mattoni inglesi e vi ricordo che la seconda tappa è Charles Dickens Grandi Speranze, quindi ci rivediamo fra qualche mese per discuterne insieme. Non mi resta che augurarvi buon proseguimento e buone letture e non dimenticate di condividere la puntata o qualsiasi altro contenuto con l'hashtag mattoni inglesi. Ciao!