Dopo la caduta della monarchia, la Francia rivoluzionaria ha un'unica via per sopravvivere. La guerra. Lottare contro un nemico esterno dà alla Repubblica Francese un obiettivo.
Qualcosa che unisca la popolazione. Ed è in questi tempi di guerra che la storia viene scritta dai grandi generali. Il direttorio a guida della Francia è convinto che una politica espansionistica sia il miglior modo per esportare la rivoluzione oltre i confini francesi.
Già durante il periodo della Convenzione, nel 1793, erano iniziate campagne dirette verso il Belgio, l'Olanda e i Pringles. principati tedeschi della Renania. Nel 1794 era arrivata l'annessione del Belgio e delle Provincie Unite con la Costituzione della Repubblica Batava, fedele alla Francia, ufficializzata nel gennaio del 1795. Nella primavera estate del 1795, Nel 1795 uscivano dalla prima coalizione antifrancese Prussia e Spagna, quest'ultima destinata a diventare uno stato dipendente dalla Francia. A combattere i francesi rimanevano solo Gran Bretagna e Austria, oltre ad alcuni stati italiani. All'inizio del 1796 è tempo per il direttorio di agire.
Iniziano i preparativi per una grande operazione contro gli Asburgo, il simbolo delle forze antirivoluzionaria. La Francia forma due eserciti guidati da Jourdan e Moreau, due generali di provata abilità, ai territori tedeschi. L'obiettivo è marciare su Vienna. Come diversivo viene preparato un terzo esercito guidato dal giovane generale Napoleone Bonaparte.
L'armée d'Italie è destinata a tenere impegnate le forze piemontesi austriache nel teatro italiano. Il generale Bonaparte all'avvio della campagna non aveva nemmeno 30 anni. Come ha fatto a trovarsi così giovane in una posizione così tanto importante?
Nato il 15 agosto del 1769 ad Agliaccio in Corsica, è cittadino francese per Questione di mesi. A maggio... l'isola era stata annessa al Regno di Francia dopo un tentativo fallito di indipendenza durante il collasso della Repubblica Genovese.
Di famiglia nobile ma non ricca, Napoleone si distingue rapidamente nella scuola militare che frequenta per le sue abilità e il suo carisma. Prima della rivoluzione era già ufficiale d'artiglieria. Ed è proprio durante la rivoluzione che al giovane Napoleone si spalancano porte che sarebbero rimaste sicuramente chiuse nell'anzian regime per via delle sue modeste origini corse. Si associa ai Giacobini durante il loro periodo di potere, venendo incaricato di riconquistare Tolone, occupata dai ribelli monarchici appoggiati dagli inglesi. Dal 18 settembre al 18 dicembre 1793 la città è posta sotto assedio ed è proprio durante questa operazione che Napoleone mostra per la prima volta la sua abilità tattica e strategica.
Tolone viene riconquistata grazie ad un piano ideato dal giovanissimo Bonaparte. Per le sue azioni sarebbe diventato a soli 25 anni generale. Con la caduta dei Giacobini, Napoleone cade in disdrazione disgrazia, ma per poco.
La sua abilità bellica è comparabile alla sua bravura politica e nei salotti di Parigi risale rapidamente la scala gerarchica di Francia. Durante questi incontri fa la conoscenza di Giuseppina Bornet, vedova di un generale ghigliottinato sotto il terrore e sua futura moglie. Si sarebbero sposati il 9 marzo 1796, poco prima della campagna d'Italia. Grazie alla viscontessa di Bornet, il giovane Bonaparte conosce Paul Barrat, uno dei membri più influenti del direttorio.
Non è un caso che venga scelto proprio Napoleone per dire che il direttore per difendere il direttorio dalla protesta realista del 5 ottobre 1795. Il successo nel reprimere la rivolta e il supporto di Barrà assicurano a Napoleone Bonaparte il primo posto nella lista dei generali disponibili per l'armée d'Italie. La scelta si rivela corretta. Nonostante la campagna d'Italia non sia altro che un diversivo e le forze a disposizione di Napoleone non comparabili ai grandi eserciti impegnati in Germania, Il generale Bonaparte dimostra tutta la sua abilità.
Nel giro di pochi giorni, dal 13 al 27 aprile 1796, con manovre fulmine, Napoleone sconfigge ripetutamente le truppe sabaud e costringe i piemontesi a capitolare. L'armistizio di Cherasco, firmato il 28 aprile, sancisce che il re Vittorio Medioterzo di Savoia riconosca l'annessione francese di Nizza e dell'Alta Savoia con l'accessione di fortezze vitali e il libero passaggio militare. Il Regno di Sardegna.
è fuori dai giochi. La campagna però è appena iniziata. Con il collasso così veloce del Piemonte, gli austriaci si trovano in una posizione difficile e non avendo avuto il tempo di mobilitare abbastanza uomini, sono costretti alla ritirata. Napoleone si lancia all'inseguimento, sconfiggendo a Lodi la retroguardia austriaca il 10 maggio 1796. Cinque giorni dopo entra trionfalmente a Milano.
abbandonata dagli austriaci. Le truppe austriache si rifugiano nella roccaforte di Mantova, mentre inizia un cambiamento epocale nella penisola italiana. È arrivata la rivoluzione. Con i territori conquistati, Napoleone decide di formare nuovi stati fedeli alla causa francese. Nel giugno 1796, nei territori del Ducato di Milano, nasce la Repubblica Transpadana e nei territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, nasce a dicembre la Repubblica Cispadana.
Nel febbraio del 1797 Papa Pio VI rinuncia ai diritti dello Stato della Chiesa su Bologna, Ferrara e Ravenna con il Trattato di Tolentino. Il pontefice cerca di comprare così la sicurezza di non vedere i francesi a Roma. Il 2 febbraio 1797, due settimane prima del Trattato, era caduta la fortezza di Mantua. Gli austriaci perdono il controllo dei territori italiani. Varcate le Alpi, Napoleone ha fatto l'impossibile.
La strada per Vienna è aperta. Gli Asburgo si trovano di colpo un'esercitazione esercito nemico alle porte della capitale. Il 18 aprile 1797 a Löben in Austria l'imperatore Francesco II firma un accordo preliminare con Napoleone. L'Austria cede tutti i suoi territori italiani alla Francia. Ma la campagna non è ancora finita.
L'esercito francese decide di attaccare la Repubblica di Venezia, fino a quel momento neutrale nel conflitto. Il doge Ludovico Manin guida la resistenza della Serenissima, ma non può nulla contro l'Armée d'Italie e le rivolte filo-francesi nei suoi territori. Il 12 maggio 1797, dopo più di un millennio di storia, il Dogemanin è destituito e la Repubblica di Venezia cessa di esistere.
Nasce la Repubblica Democratica Veneta. La conquista del Veneto però rende nulli i trattati di Löwen. Uno dei protagonisti della storia italiana è appena scomparso e bisogna risistemare gli accordi.
L'entusiasmo generale del Nord Italia per la propria liberazione verrà spento rapidamente alla notizia del nuovo trattato. Napoleone infatti non è arrivato qui per liberare Ma per conquistare. Il 17 ottobre 1797 si incontrano a Campo Formio, alle porte di Udine, il generale francese dell'Armée d'Italie Napoleone Bonaparte e il conte austriaco Ludwig Josef von Cobens.
Sul tavolo c'è un trattato di pace per terminare la guerra. territorio della Repubblica Democratica Veneta, compresa Venezia, agli austriaci. In cambio, gli Asburgo rinunciano formalmente al Belgio e alla Lombardia.
La notizia della cessione di Venezia all'Austria è una doccia fredda per la popolazione italiana. Napoleone passa da liberatore a conquistatore. In particolare, i patrioti veneti vengono sacrificati e uno di loro, Ugo Foscolo, avrebbe dipinto perfettamente la situazione con due opere totalmente diverse. Un'ode a Bonaparte liberatore del 1797 e la celebre seconda edizione di Bonaparte. edizione delle ultime lettere di Jacopo Ortis, del 1802. Il sacrificio della patria nostra è consumato, tutto è perduto e la vita, seppur ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciacure e la nostra infamia.
Nonostante il sentimento di delusione dopo Campo Formio, Napoleone ha avviato un processo inesorabile nella penisola, la questione nazionale italiana. Infine, sempre nel trattato, Napoleone esige dagli austrieci il riconoscimento dell'assetto politico dell'Italia del Nord, ormai cambiato. rispetto ai primi mesi di campagna vittoriosa. Il 14 giugno 1797 era nata dalle terre dell'antica Repubblica di Genova, la Repubblica Ligure, staccata dai territori piemontesi, che erano stati assorbiti un anno prima dalla Francia. Il 29 giugno 1797 la Repubblica Cis-Padana e Trans-Padana, con i nuovi territori veneziani tra Adda e Adige, si erano unite nella Repubblica Cis-Alpina.
Dopo la partenza di Napoleone dal teatro italiano, i francesi non interrompono la loro conquista. conquista. Lui è Alexander Bertil Martier, marcia su Roma il 15 febbraio 1798. Papa Pio VI è deposto e portato in Francia. Nasce la Repubblica Romana.
Il papa sarebbe morto l'anno dopo. Anche il più grande stato indipendente d'Italia, il regno di Napoli, non può niente. Dopo una campagna disastrosa per riconquistare Roma, Napoli è presa dai francesi il 23 gennaio 1799. Nasce la Repubblica Partenopea. Ferdinando IV si rifugia in Sicilia.
Nello stesso anno anche il Gran Ducato di Toscana riceve la visita dei francesi. Ferdinando III va in esilio a Vienna, mentre i territori toscani si organizzano in un governo provvisorio di stampo giacobino nel marzo del 1731 1799. La formazione di tutti questi stati è incoraggiata da Napoleone. La penisola è quasi del tutto sotto queste repubbliche giacobine, anche dette repubbliche sorelle.
Con l'appoggio delle minoranze progressiste locali vengono create istituzioni analoga a quelle francesi e create carte costituzionali modellate su quella francese del 1795. Ma se da un lato arriva la libertà democratica, dall'altro la Francia esige il conto di questa liberazione. Le repubbliche sorelle sono tenute a pagare tasse ingenti a Parigi, oltre a subire il il sistemico saccheggio di opere d'arte e manoscritti destinati al nuovo grande progetto della capitale, il Louvre. I patrioti italiani, oltre queste umiliazioni, devono subire la volontà francese di non poter unire le varie repubbliche, un desiderio vivo specialmente nella Repubblica Cisalpina.
Questa repubblica con capitale Milano avrebbe potuto porre le basi per uno Stato italiano unito, a un esercito, una struttura amministrativa centralizzata, un'economia solida e sviluppata e persino una bandiera. I francesi però sono di un altro avviso. Vengono chiusi i clubs e le società popolari.
La stampa è censurata, i patrioti radicali italiani sono isolati. La Repubblica Cisalpina viene guidata da una classe dirigente fedele più alla Francia che all'Ida d'Italia. La situazione però non è così stabile.
Le Repubbliche e sorelle si basano sulla presenza francese sul territorio per esistere. Quando nel 1799 la Francia inizia a lasciare la penisola, arriva la resa dei conti. La crisi delle Repubbliche Giacobine parte dal sud, dalla Repubblica Partenopea.
Dopo la fuga di Ferdinando IV di Borbone e una guerra civile tra Patrioti e Lazzaroni, così noti i sostenitori dei Borbone, è la più fragile delle Repubbliche. Nonostante sia guidata da grandi intellettuali come Mario Pagano, Francesco Caracciolo e la giornalista Eleonora de Fonseca Pimentel, l'opposizione è troppo grande. Non solo i nobili rivogliono indietro i loro privilegi, ma anche i città popolari non si riconoscono nel processo di cambiamento in atto. Così, quando nell'estate del 1799 le truppe francesi lasciano Napoli per andare a nord a fermare l'avanzata austro-russa, la Repubblica Partenopea si trova da sola contro i Borbone, i nemici interni e gli inglesi sempre presenti sui mari. Ferdinando IV consegna l'incarico di riconquistare Napoli al cardinale dell'altissima nobiltà Fabrizio Ruffo il cardinale Inale riesce fin da subito a mobilitare i contadini e i ceti bassi delle città per marciare contro i giacobini.
Questo gruppo di ribelli viene battezzato Esercito della Santa Fede, da cui il termine dispregiativo Bande Sanfediste, e inizia la marcia verso Napoli. Il sanfedismo è un movimento di popolo, dalle masse rurali ai padroni, legate all'antico regime e alla religione cattolica. La Repubblica Partenopea non ha scampo, dopo appena sei mesi Napoli cade. Così come Napoli sarebbero cadute nello stesso periodo Roma, Milano e Genova.
Grazie. Le Repubbliche Sorelle nel 1799 cessano così di esistere. Lo scrittore napoletano Vincenzo Cuoco, membro della Repubblica Partenopea, avrebbe tentato di analizzare il motivo di questi fallimenti.
Nel 1801 pubblica Il saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, in cui critica due cose i Giacobini. Astrattezza ed estremismo, due tratti che avrebbero alienato le masse alla causa della Repubblica. Cuoco insiste anche sul carattere passivo della rivoluzione che, basandosi solo sui borreggiani, borghesi delle città ed escludendo i contadini, avrebbe posto le basi per la sua stessa caduta. Un'analisi posteriore a Cuoco, di Renzo De Felice, avrebbe fatto notare come all'inizio il supporto e l'entusiasmo fosse anche alto nel popolino, ma, subito dopo, il governo giacobino sarebbe stato visto come collaborazionista di una forza d'occupazione, non di liberazione.
Ma mentre in Italia si svolge la drammatica parabola delle repubbliche sorelle, Napoleone Grazie. è interessato ad altro. Il generale, dopo il successo in Italia, gode di un'immensa fama in patria e di ritorno dalla penisola si può definire il più famoso generale di Francia.
Dopo così tanta gloria però, il giovane Bonaparte comincia a pensare in grande, molto più in grande. Quanto può arrivare lontano l'ambizione di un solo uomo? Con la pace firmata a Campo Formio, Napoleone ha distrutto i sogni di unità del popolo italiano, ma non è questo che interessa al generale dell'Armè d'Italie.
Ora che l'Austria è fuori dai giochi, rimane un solo nemico da sottomettere, un ultimo avversario della rivoluzione, la Granada. Gran Bretagna. Per affrontare gli inglesi però c'è un problema grande quanto la manica.
La marina britannica controlla i mari, tutti, e non avrebbe mai permesso un'invasione sul proprio territorio. Il direttorio allora ha un'idea. Se non si può invadere direttamente la Gran Bretagna, allora la si colpirà nei suoi vasti domini coloniali.
L'Egitto, guidato dagli ex schiavi Mamelucchi, è un buon obiettivo. È in buoni rapporti con la corona inglese e da Suez passano carovane vitali per il commercio con l'India britannica. La scelta del generale a guida della campagna egiziana ricade su Napoleone per tre motivi. Primo è il migliore a disposizione dell'esercito francese, al comando dell'armata d'Inghilterra, un esercito preparato per un'invasione delle isole britanniche. Secondo, è lo stesso Napoleone a consigliare il direttore di non iniziare a fare la sua vita.
non invadere direttamente l'Inghilterra, ma di puntare alle piramidi. Terzo, spedire buona parte in Egitto allontana una presenza che si sta facendo ogni giorno sempre più scomoda. Il prestigio e l'influenza del vincitore della campagna d'Italia, infatti, è ogni giorno più grande.
Il direttorio teme un colpo di mano militare e il Nilo è abbastanza lontano per fermare le ambizioni di un uomo come Napoleone. Nel maggio del 1798 a Tolone è tutto pronto. 350 navi con quasi 30.000 uomini salpano verso l'angelo antica patria dei faraoni e, dopo aver strappato Malta ai cavalieri di San Giovanni, arrivano alle foci del Nilo. Il primo luglio, dopo aver beffato la flotta britannica a guardia del Mediterraneo orientale, le forze francesi iniziano le operazioni di sbarco ad Alessandra d'Egitto.
La città è presa il giorno dopo, mentre le truppe Mamelucche si organizzano per cacciare i francesi che stanno marciando verso il Cairo. Murad Bey e Brahim Bey guidano un esercito di 70.000 uomini contro i 25.000 di Napoleone. Si combatterà all'ombra delle piramidi.
La vittoria dei francesi nella battaglia delle piramidi è schiacciante. I Mamelucchi sono mandati in rotta e il Cairo, con tutto il Basso Egitto, cade. Dopo 700 anni finisce il il dominio mammeluco delle terre del Nilo. Tecnicamente l'Egitto apparteneva alle terre del sultano, ma l'impero ottomano aveva lasciato da secoli Mamelucchi al potere come feudatari. La campagna infatti per Napoleone deve continuare in territorio imperiale, verso il vicino oriente, Suez, Gerusalemme e Damasco.
Ma neanche dieci giorni dopo l'entusiasmo della vittoria si spegne. Il primo agosto la flotta britannica guidata dall'ammiraglio Orazio Nelson si presenta nella baia di Aboukir. La flotta francese è distrutta.
La base logistica dell'intera operazione è persa. Napoleone non può più ricevere i rifornimenti ed è bloccato in Egitto Ma non è tutto, la Gran Bretagna ha un'altra sorpresa per i francesi Approfittando della situazione, il governo inglese ha organizzato una nuova coalizione antifrancese, la seconda Questa coalizione comprende Impero Ottomano, Austria, Russia, Regno di Napoli e ovviamente la Gran Bretagna Di colpo si aprono nuovi fronti in tutta Europa Sul fronte italiano, l'esercito dello zar Paolo I, guidato dal generale Suvorov, passa le Alpi Giulie dilagando nella pianura Grazie. inizia il crollo del controllo francese in Italia.
La campagna italiana di Suvorov è brillante. Da aprile fino a settembre 1799 le roccaforti francesi cadono una dopo l'altra, così come le repubbliche sorelle. Napoli, Milano, Torino, Roma sono conquistate.
Solo Genova rimane in mano ai francesi, impegnati sul fronte del Reno. Alla fine della campagna, Suvorov avrebbe ricevuto l'epiteto di Talischia, l'italico, oltre che il titolo di principe d'Italia da parte dello zar. Mentre sta collassando il fronte italiano, Napoleone è impegnato in Siria, dove fallisce la presa di San Giovanni d'Acri e, a maggio 1799, è costretto a ritirarsi alle posizioni egiziane.
La campagna non sembra dover andare da nessuna parte. I francesi hanno l'esercito più forte, ma senza rinforzi via mare sono semplicemente destinati a perdere. Mentre dalla madrepatria arrivano notizie sempre meno incoraggianti sui fronti europei. Mentre la situazione è in stallo, il corpo di spedizione francese si è portato dietro un folto gruppo di scienziati, studiosi e archeologi da sguinzagliare sull'intervallo. sulla piana del Nilo.
La grande civiltà dei faraoni comincia ad essere analizzata e studiata. Proprio durante uno di questi scavi viene ritrovata anche la chiave di volta per la scrittura geroglifica, fino a quel momento intraducibile, la stela di Rosetta. Ma in questo momento di crisi le vittorie culturali interessano poco al direttorio. Due membri decidono di dimettersi, aggiungendo una crisi politica alla già precaria situazione militare e finanziaria.
Capendo che in Egitto avrebbe solo perso altro tempo, Napoleone decide di lasciare il comando al maresciallo Clebert per tornare in Francia. Il 16 ottobre 1799 Napoleone riappara a Parigi. La borghesia parigina vede nell'esercito l'unica soluzione alla crisi continua e due membri del direttorio cominciano a ideare un piano. Sono Paul Barrat, amico e protettore di Napoleone, e Labate Seyer, politico veterano già dai tempi degli stati generali. Il 9 novembre 1799 si diffonde la diceria di un complotto giacobino in corso.
I membri del consiglio degli anziani, guidati da nominano urgentemente Napoleone Bonaparte, a capo delle truppe della capitale francese. Nel frattempo, tre dei cinque membri del direttorio si dimettono e i due consigli legislativi, dei Cinquecento e degli Anziani, sono spostati a Saint-Claude, vicino a Parigi. Nella confusione, il generale Gioacchino Murat fa sgomberare l'Assemblea con la forza, mentre il fratello di Napoleone, Luciano, come presidente del Consiglio dei Cinquecento, organizza un voto lampo per creare un governo provvisorio, guidato da Napoleone, il Consolato. Con la fuga dei deputati, minacciati dai fedeli granatieri, di Napoleone, cessa la Repubblica Termidoriana, iniziata con la morte di Robespierre. Molti storici accettano il 18 Brumaio dell'anno ottavo come la fine ufficiale della rivoluzione francese.
Inizia infatti qui il periodo del dominio personale di Napoleone, ma questo dominio deve avere una base legale ben più solida. Viene scritta molto in fretta ed emanata una nuova Costituzione Repubblicana dell'anno ottavo, con la classica divisione dei poteri. Il potere esecutivo passa a tre consoli. Buona parte, come primo console, ha il potere di nomina diminuisce ministri, ambasciatori e giudici, affiancato da Sieyé e Roger Ducot. Il potere legislativo viene dato al primo console e un consiglio di stato da lui nominato.
Sotto di loro ci sono tre organi. Tribunato, Corpo legislativo e Senato conservatore non sono eletti, ma nominati dai consoli da liste dell'alta borghesia. Il potere giudiziario è riformato. Anche i magistrati vengono ora scelti dal primo console. Infine, anche in campo amministrativo, il potere del primo console è immenso.
Nomina lui i sindaci nei comuni e i prefetti dei comuni. prefetti a capo di dipartimenti. Con questa Costituzione la Francia torna ad un sistema accentrato e autoritario, ma con tutte le conquiste civili della Rivoluzione. La borghesia si può reputare soddisfatta per questo nuovo governo dittatoriale. I titoli di rendita della Borsa di Parigi, dopo il colpo di Stato, vanno in positivo.
Per dare ancora maggiore legittimità a questa svolta, Napoleone decide di indire un plebiscito chiedendo al popolo, nel febbraio del 1800, di ratificare la nuova Costituzione dell'anno ottavo. 3 milioni a favore e 1562 contrari. Una vittoria schiacciante del generale. Ora, sistemate le cose in patria.
Napoleone guarda la cartina d'Europa La Francia sta arretrando su tutti i fronti, ma la volontà del primo console non può cedere. La Francia diventerà impero. Il generale Napoleone Bonaparte ha preso il potere in Francia il 18 Brumaio, diventando ufficialmente primo console. Come i tempi della rivoluzione, la situazione non è delle migliori. Bisogna dare una volta per tutte una guida al popolo francese.
ovvero un imperatore. Il primo console Bonaparte organizza una nuova campagna. Durante la sua assenza in Egitto e il periodo del colpo di stato, i nemici della Francia sono tornati alla carica. Napoleone decide di consegnare il comando degli eserciti francesi sul fronte del Reno al generale Moreau, mentre lui stesso avrebbe guidato le truppe in un teatro che conosce molto bene, l'Italia. Mentre Moreau riesce a respingere le forze nemiche nel cuore dell'Europa, nella primavera del 1800 Napoleone varca nuovamente le Alpi.
La guerra torna sulla penisola. Il 14 giugno 1800 la resistenza austriaca è spazzata via Marengo, vicino alla fortezza di Alessandria. Alessandro II d'Asburgo è costretto a ritirarsi dietro la linea di difesa del Mincio.
L'Austria è costretta anche ad abbandonare le proprie posizioni in Belgio per portare truppe e rallentare l'avanzata travolgente di Napoleone. Nonostante gli sforzi, il primo console è inarrestabile. Dopo altri scontri infruttuosi, Francesco II accetta di non poter vincere.
Il 9 febbraio 1801 viene firmata la pace di Lunéville. In sostanza si ritorna alle condizioni di Campoformio con qualche variazione. Le repubbliche Cisalpina, Ligure, Batave e Delvetica sono rifondate.
Il Gran Ducato di Toscana diventi il regno d'Etruria con a capo l'Utri. Ludovico I di Borbone, il Ducato di Parma è annesso alla Francia. Infine, il confine con l'Austria in Italia è posto sull'Adige e per i Sacro Romano Imperi in Germania sul Reno.
Sulla scia dell'entusiasmo, i deputati della Repubblica Cisalpina avrebbero fondato la Repubblica Italiana il 26 gennaio 1802, ma nonostante il nome altisonante, i patrioti italiani sarebbero rimasti presto delusi. Non solo tutte queste repubbliche, italiane e non, hanno perso buona parte del loro spirito democratico per allinearsi con la nostra vita. la nuova Francia post-rivoluzionaria, ma il presidente della nuova Repubblica Italiana non è altri che Napoleone Bonaparte. E mentre il primo console inizia a collezionare sempre più titoli, il nonato Regno Unito, formatosi ufficialmente il 1° gennaio 1801, bussa alla sua porta.
È tempo di pace. Dopo aver visto tutti i propri alleati venire distrutti più e più volte dallo strapotere francese, gli inglesi decidono di trattare. Il 25 marzo 1802 è firmata la pace di Amiens.
L'Egitto torna Torna l'impero ottomano, le colonie francesi occupate dagli inglesi vengono restituite e vengono riconosciuti tutti i cambiamenti territoriali in Europa. Dopo dieci anni di guerra ininterrotta, le armi tacciano, la pace torna sul continente. Durante la pacificazione esterna, Napoleone decide che è tempo di sanare una delle più grandi fratture della rivoluzione, quella con la religione cattolica.
Il 15 luglio 1801 era stato firmato il concordato con la Santa Sede, controfirmato dal nuovo Papa Pio VII il mese d'oggi. dopo. Gli eccessi della rivoluzione e della Repubblica Romana vengono perdonati.
Il primo console riconosce il cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi, ma non di Stato. Il pontefice si riprende l'antico diritto di nominare i vescovi, rinunciando a rivendicare tutti i beni ecclesiastici persi durante la rivoluzione. Pio VII riconosce la Repubblica, mentre Napoleone assicura la libertà di culto abrogando la Costituzione Civile del Clero del 1790. Lo Stato riprende a mantenere gli ecclesiastici mentre i preti e i refrattari possono finalmente tornare a casa. Dopo il concordato, Napoleone decide di riformare anche l'amministrazione interna con l'obiettivo di accentrare i poteri sul primo console. I prefetti diventano la colonna portante di questa nuova burocrazia.
Nominati direttamente dal primo console, hanno il compito di eseguire il volere del governo nei vari dipartimenti. Sotto i prefetti troviamo i sottoprefetti e i sindaci, tutti scelti dal governo. Capendo l'importanza di formare un ceto adatto a gestire lo Stato, Napoleone decide di investire molto sull'istruzione pubblica. superiore.
Il liceo diventi luogo della formazione umanistica, mentre le università e gli istituti politecnici, come le colpolitechnik, avrebbero creato professionisti di alto livello. La scuola normale superiore viene creata appositamente per formare nuovi docenti. Una succursale apre anche in Italia, a Pisa.
I costi di queste scuole di alto grado non sono per tutti. Le rette elevate permettono solo ai borghesi benestanti. di mandare i propri figli in questi istituti. L'accentramento dello Stato passa anche per altre vie.
L'assistenza sociale e sanitaria sono aumentate, mentre iniziano le prime ricerche statistiche moderne per capire dove sono necessarie le riforme. Inoltre viene creato un nuovo catalogo tasto. Questo serve a creare i presupposti per una riforma fiscale basata su una tassazione più equilibrata tra i vari ceti. Tutto questo è possibile perché il popolo francese crede in Napoleone. Grazie alle sue vittorie, al suo carisma e alle sue riforme, la Francia ha finalmente trovato una guida dopo il caos rivoluzionario.
Uno dei metodi più utilizzati dal primo console per consolidare il suo potere diventa infatti chiedere al popolo di scegliere tramite i plebisciti. I risultati sono sempre scontati. Il 2 agosto 1880. Napoleone Bonaparte è proclamato in maniera schiacciante primo console a vita.
L'entità della vittoria può dare un'idea di quanto Napoleone fosse amato dalla folla. Si esprimono favorevoli 3,5 milioni di francesi. I contrari? 8374. Due giorni dopo entra in vigore una nuova costituzione, definita dell'anno decimo, con cui vengono dati diritti ancora più grandi al primo console.
Dichiarare guerra, avviare trattative di pace e persino nominare il proprio erede. Ormai il potere di Napoleone è assoluto ed è tempo che il console diventi qualcosa di ancora più grande nel 1804 viene emanata una nuova costituzione, la sesta dal 1791, definita dell'anno dodicesimo Napoleone Bonaparte diventa ufficialmente imperatore dei francesi la legalità deve comunque essere rispettata il 18 maggio 1804 una decisione del senato decreta la nomina di Napoleone imperatore, seguiti il 6 novembre dello stesso anno non più plebiscito che conferme il nuovo ordinamento imperiale. Così, il 2 dicembre 1804, nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi, dopo la benedizione del papa, Pio VII, Napoleone pone, da solo, le corone imperiali sulla testa propria e della moglie, Giuseppina.
Nasce il primo impero francese. Un imperatore non può essere più presidente di uno stato. La Repubblica Italiana è rifondata come il Regno d'Italia.
Nel Duomo di Milano, il 26 maggio 1805, Napoleone si cinge Grazie. la testa con la corona ferrea, diventando re d'Italia. Il vice re diventa il suo figliastro, Eugenio, avviando una politica di nepotismo che avrebbe contraddistinto il periodo imperiale. L'ultima grande riforma napoleonica è la promulgazione nel marzo del 1804 del codice civile. Questo codice rimane ancora oggi la base di molte legislazioni europee e pone due capisaldi, la libertà personale e la centralità dello Stato.
Il codice conferma la fine dei privilegi aristocratici, l'uguaglianza tra i cittadini di fronte alla legge. la legge, la laicità dello Stato e la libertà personale di impresa e di lavoro. Questa riforma del codice civile è un compromesso, un modo per Napoleone di staccarsi dalla rivoluzione e allearsi con la borghesia, ormai padrona, della società francese.
Non è un caso che il primo dei diritti naturali diventi quindi la proprietà privata. Inoltre, se da un lato abbiamo la codifica del divorzio e l'abolizione della primogenitura, dall'altra troviamo l'autorità del padre sulla famiglia e la reintroduzione della schiavitù nelle colonie. Alcuni dei paradossi di questo questa politica del compromesso. Napoleone ha fondato così il suo impero, ma la pace in cui è nato non è destinata a durare.
L'imperatore è una figura troppo potente e troppo scomoda. Tutti i grandi d'Europa si preparano a finire il lavoro iniziato un decennio prima. La guerra sarà l'unica soluzione.
Le paci di l'Uneville e di Amiens volevano essere la fine della guerra sul suolo europeo, ma l'ambizione dell'imperatore Napoleone Bonaparte non è stata ancora saziata. Il più grande nemico rimane il cocciuto Regno Unito, sempre pronto ad organizzare alleanze e contrastare con la guerra. stare la Francia.
Quante coalizioni serviranno a spezzare l'impero? La pace di Amiens sarebbe durata davvero poco e il 18 maggio 1803, nemmeno un anno dopo gli accordi di pace, si riaprono le ostilità tra Inghilterra e Francia. Il motivo è che è che la pace di Amiens non aveva accontentato nessuno dei firmatari e, per di più, entrambe le potenze avevano deciso di ignorare numerose parti dei trattati.
Quindi, all'ennesima mossa ostile nel teatro coloniale, gli inglesi decidono di scendere di nuovo in guerra, ma non da soli. Nel 1805, dopo un grande sforzo diplomatico, viene formata la terza coalizione antifrancese. Austria, Russia, Svezia, Regno di Napoli e Regno Unito sfidano Napoleone. Durante questa guerra si possono vedere i punti di forza e di debolezza dei due schieramenti Il mare è dominato dalla coalizione, in particolare dal Regno Unito, mentre sul continente l'esercito francese.
sembra imbattibile. Il 21 ottobre 1805 la flotta britannica schianta la flotta franco-spagnola a Trafalgar. Da quel momento in poi Napoleone avrebbe cessato pretese di dominio sui mari. L'unica cosa positiva per i francesi è che durante gli scontri viene ucciso il più grande ammiraglio britannico, Orazio Nelson, morto, come avrebbe voluto, facendo il proprio dovere. Se sui mari il falimento è coccente, pochi mesi dopo, sui colli di Austerlitz, Napoleone spezza l'esercito austro-russo.
Il 2 dicembre, Dicembre 1805 in Moravia si consuma tra i fuochi di Moschetto la battaglia dei tre imperatori. L'Austria, dopo la sconfitta, è costretta a firmare la pace di Presburgo, rinunciando ad altri territori italiani e tedeschi, a favore della Francia e dei suoi stati satellite. Mentre gli alleati sulla terraferma crollano, la Gran Bretagna si gode il suo dominio sui mari.
Le colonie francesi, comprese quelle dei vassalli e degli alleati come la Spagna, sono occupate una dopo l'altra. Napoleone deve trovare una soluzione lo strapotere inglese sui mari mari deve avere una risposta e il 21 ottobre 1806 questa risposta arriva. Viene proclamato il blocco continentale. Tutti i porti francesi, alleati e vassalli, vengono chiusi agli inglesi.
Prussia e Austria sconfitte sono costrette a cessare i rapporti commerciali con la Gran Bretagna, mentre la Russia decide di alleare. La Gran Bretagna non resta a guardare. Vengono inviati agenti e fondi per fomentare i rischi rivolte nei territori vassalli dei francesi, mentre si avvia una fitta rete di contrabbando per superare il blocco che corre dal Mar Baltico al Mediterraneo.
I risultati non sono buoni. L'industria francese non riesce a rispondere all'impegno di reggere l'intero mercato europeo, mentre gli stati vassalli vanno in crisi uno dopo l'altro per l'assenza di scambi. Per di più, tutti gli stati alleati della Francia vedono il blocco continentale come un atto tirannico, oltre a far gridare allo scandalo i liberali francesi. La politica del blocco però deve essere essere rispettata. Solo così verrà piegata la Gran Bretagna.
Questa almeno l'idea di Napoleone, che negli anni seguenti prende decisioni sempre più avventate per mantenerlo. Nel 1807 il Portogallo è invaso, ma poi viene liberato dagli inglesi poco dopo. La Spagna è annessa alla Francia e la corona dei re di Madrid è data al fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte.
L'attenzione si sposta poi all'Italia. La Toscana è occupata, così come lo Stato Pontificio, diviso con il Regno d'Italia. Infine è occupato anche il regno di Napoli.
I Borbone fuggono in Sicilia, mentre i Savoia erano fuggiti in Sardegna anni prima. Dopo un primo momento di assestamento, Gioacchino Murat, cognato di Napoleone, sarebbe diventato il nuovo re di Napoli nel 1808. Questa politica di espansione tocca anche l'area tedesca, dove la Prussia, forzata già nel blocco continentale, non può tollerare uno smacco del genere. La quarta coalizione antifrancese viene formata da Russia, Svezia, Prussia e il classico Regno Unito nell'ottobre del 1830. 1806. La guerra però è un disastro.
L'esercito prussiano è annientato a Iena il 14 ottobre e, nel 1807, dopo le battaglie di Eilau e Friedland in Prussia orientale, si torna a trattare. La pace di Tilsit dell'8 luglio 1807 porta ad una nuova tornata di cambiamenti. La Russia dello zar Alessandro I accetta di disinteressarsi dell'Europa centrale. Avendo dato un tacito senso all'espansione russa nei Balcani, Napoleone punisce pesantemente i prussiani. Federico Guglielmo III vede i suoi territori menomati.
I territori a dovest dell'Elba sono assegnati al regno di Westfalia, con a capo Girolamo Bonaparte, un altro fratello dell'imperatore. I restanti stati tedeschi sono accorpati nella Confederazione del Reno. Napoleone prende l'ennesima carica, diventando presidente della Confederazione.
Ed è così che, dopo secoli di scontri, finisce ingloriosamente il Sacro Romano Impero. Anche l'Olanda cade sotto il controllo francese. Luigi Bonaparte, l'ennesimo fratello di Napoleone ne diventa il nuovo re.
Infine, nei territori dell'est viene fondato come vassallo francese il Gran Ducato di Varsavia, una spina nel fianco per Prussia, Russia e Austria. In ogni caso, le potenze sul continente non demordono. Nel 1809 in Gran Bretagna viene organizzata la quinta coalizione antifrancese, questa volta con l'Austria. Ma sembra che nessuno possa fermare l'imperatore. Il 6 luglio a Wagram, alle porte di Vienna, Napoleone vince ancora.
A ottobre le ostilità cessano. La pace di Schönbrunn costringe gli austriaci a pagare un'ingente indennità di guerra, oltre che a cedere le province illiriche alla Francia, tra cui il porto imperiale di Trieste, unico accesso al mare. Ogni anno che passa, ad ogni fallimento dell'ennesima coalizione antifrancese, l'anzien regime indietreggia.
I nuovi modelli istituzionali, come il codice civile, importati con la conquista, significano libertà per milioni di sudditi. I cittadini del continente europeo prendono consapevolezza dei propri diritti. Con la pace appena firmata con l'Austria, l'impero francese raggiunge la sua massima espansione. Napoleone è signore d'Europa, la Francia può godersi la gloria del suo Cesare, ma è davvero tutto oro quello che luccica? Mentre non è impegnato sui campi di battaglia a distruggere uno ad uno i suoi nemici, Napoleone organizzò una nuova Europa.
Nonostante le grandi promesse di democrazia e libertà, la Francia è un impero. E con un imperatore come Napoleone, l'obiettivo è di rinforzare la sua libertà. obiettivo è uno solo, il potere assoluto.
Nell'aprile del 1810, agli occhi di Napoleone, l'utilità della moglie Giuseppina è ormai nulla e, come i tempi dei grandi regni, è necessario un nuovo matrimonio dinastico. La scelta di Napoleone ricade dopo il il divorzio su Maria Luisa d'Austria, figlia dell'imperatore Francesco I. L'obiettivo è uno solo, dare un'erede all'uomo più potente d'Europa. L'attesa comunque è breve. Il 20 marzo 1811 nasce un figlio maschio e in salute, salvando così la dinastia.
Subito dopo questa notizia la politica di accentramento di Napoleone si fa sempre più forte. Le istituzioni rappresentative non hanno più alcun valore. Nasce il cesarismo.
Il cesarismo è uno speciale regime politico autoritario, basato sul potere potere di un uomo forte, in genere appoggiato dalle forze armate e dotato di consenso popolare. Per reggere questo sistema, sempre più autoritario e basato sul carisma dell'imperatore, Napoleone si circonda di uomini fidati e fedeli. Da questa cerchia ristretta vengono scelti circa duemila individui.
Questa è la nuova nobiltà imperiale, formata da ministri, senatori, vescovi e militari. Per evitare però un ritorno all'anzian regime, questa nobiltà è personale. La famiglia non è considerata nobile e non gode degli stessi.
privilegi del prescelto di Napoleone. Dopo aver creato una base fedelissima di notabili, Napoleone imbarba ai grandi proclami rivoluzionari, inizia un processo di controllo della vita pubblica. La stampa, simbolo della libertà di parola, è censurata.
Dei 300 giornali pubblicati nel 1790, solo quattro godono del diritto di stampa nel 1810. La libertà di associazione è limitata e la società è tenuta sotto perenne osservazione da un moderno e capillare sistema polizia mai visto prima in Europa. Napoleone inoltre continua con la sua non troppo apprezzata politica di nepotismo. Gli stati conquistati sono posti sotto uno dei numerosi familiari dell'imperatore.
La politica di occupazione è ormai da manuale. Dopo aver preso il potere, vengono aboliti i privilegi feudali e venduti i beni ecclesiastici per aiutare le casse dello stato appena fondato. A differenza della Francia però, Napoleone decide di mediare con le forze sociali tradizionali necessarie per gestire il potere. Per danneggiare i propri nemici, Inoltre, l'imperatore promette di appoggiare l'indipendenza nazionale di molti popoli.
Questa scelta però si rivelerà rapidamente un'arma a doppio taglio. Infatti, via via che le campagne militari devastano l'Europa, Napoleone decide di non dare una vera indipendenza, ma piuttosto una nuova gestione. Con queste mosse, testate in Italia dieci anni prima, l'imperatore dei francesi è visto da questi movimenti non come un liberatore, ma come un conquistatore. Non è però solo questa serie di promesse infrante a cazzare causare malcontento. Nel blocco continentale i malumori iniziano a essere sempre più diffusi.
Le tasse strangolano le varie economie alleate, i cittadini sono reclutati forzosamente nella grande armée e l'intero blocco continentale è in una perenne crisi economica. Alcune voci si alzano per protestare. Gli intellettuali iniziano a criticare apertamente l'assolutismo di Napoleone, con testi e opere basate su ideali di patria e nazione. Il romanticismo prende piede in Europa. Tra tutti si distinguono le cose che non sono le stesse.
Il francese è un lingue Johann Gottlieb Fichte, che arringa il popolo della Germania nei suoi discorsi alla nazione tedesca. I francesi devono essere cacciati, il popolo tedesco deve godere della sua indipendenza. Il dispotismo napoleonico trova anche un'opposizione dal basso.
La resistenza al potere francese è organizzata in società segrete, ispirate alla rivoluzione, nate dal clima romantico e liberale. Per quanto riguarda l'azione, però, solo pochi stati mostrano capacità combattiva contro l'occupazione francese. prima in Spagna In Spagna e poi in Russia, le masse contadine, armate e a conoscenza del territorio, avrebbero iniziato una guerriglia sanguinosa destinata a fiaccare le truppe francesi. In quella che è nota come l'ulcera spagnola, era iniziata una crisi senza fine per l'impero, cominciata con l'abdicazione del re Carlo IV e la deposizione di suo figlio, Ferdinando VII, nel maggio 1808. Al suo posto era stato messo il re intruso, Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone.
La rivolta non si fa attendere. neanche la pace di Sean Brun del 1809 avrebbe risolto la situazione e con il supporto di un corpo di spedizione inglese guidato dal Duke di Wellington Il controllo francese in Spagna comincia a vacillare. Gli spagnoli sono spinti alla rivolta dai più svariati motivi. Patriotismo, orgoglio nazionale calpestato, lealismo monarchico e puro fanatismo religioso. Ma in mezzo a tutti questi troviamo anche le forze boricolari.
borghesi liberali che riescono a far chiamare nel 1812, dopo una dura lotta politica contro Ferdinando VII e la giunta insurrezionale, le Cortes. Dalle Cortes sarebbe nata la Costituzione di Cadice, che, sul modello francese, avrebbe attirato l'attenzione. di tutto il continente.
Infatti questa nuova carta avrebbe ispirato per quasi mezzo secolo tutti i patrioti d'Europa. Nel frattempo il blocco continentale continua più o meno unito nel suo tentativo di piegare la Gran Bretagna, senza però molto successo. Frustrato dalla guerrilla interna e dalle pressioni esterne, Napoleone sa che deve tenere unito il blocco continentale, a qualunque costo.
E quando uno dei membri più importanti del blocco, lo zar Alessandro I, dichiara che la Russia non si sarebbe più piegata al volere di rinforzare la sua città. dell'imperatore francese, la decisione è scontata. L'obiettivo è il cuore morale religioso della Russia. Mosca.
È deciso. Si marcerà a est. Nel 1810 lo zara Alessandro I aveva osato ritirarsi dal blocco continentale, venendo meno agli accordi della pace di Tilsit. E da quel momento l'imperatore dei francesi, Napoleone, sapeva che una sola cosa avrebbe piegato il gigante russo. La guerra.
I rapporti tra impero francese e Russia dopo la pace di Tirsit erano andati sempre di più a peggiorare, per motivi ben precisi. Prima di tutto, la nascita del Gran Ducato di Varsavia, alleato dei francesi, avrà creato dubbi su quanto una... Napoleone avrebbe lasciato in pace l'Europa dell'Est. Secondariamente, il blocco continentale aveva danneggiato fin troppo l'economia russa, fino a quel momento in buoni rapporti con la Gran Bretagna.
Infine, nonostante i patti e le promesse, i francesi non avevano in alcun modo appoggiato lo zar nelle sue iniziative nei Balcani contro gli ottomani. La scelta di Alessandro I di lasciare il blocco e riprendere normali rapporti con gli inglesi diventa l'unica via per garantire l'indipendenza alla Russia. Napoleone lascia correre, ma è solo di facciata.
A Parigi iniziano a venire chiamate. sempre più soldati, i generali dell'imperatore sono invitati a raccogliere e preparare mappe dettagliate dell'Europa orientale. Il colpo che vuole dare Napoleone allo zar deve essere decisivo, la questione deve essere risolta in una sola battaglia, il più in fretta possibile. Dopo due anni di organizzazione e di lavori, il 24 giugno 1812 tutto è pronto.
500.000 uomini ricevono l'ordine di varcare il confine con la Russia. Ha inizio la guerra. A varcare il fiume Nimen in però non sono solo francesi.
Quasi metà dell'esercito è composto da alleati di Napoleone. Italiani, tedeschi, polacchi, austriaci e prussiani sono presenti nella Grande Armée, uno degli eserciti più grandi mai visto sul continente. Infatti tutti i regnanti d'Europa sono chiamati a combattere contro lo zar.
Napoleone aveva costretto tutti i suoi alleati e vassalli a firmare un'alleanza militare vincolante. Davanti alla potenza della Grande Armée, l'esercito russo inizia a ritirarsi nella steppa, una tattica già adottata con contro gli svedesi. Ogni chilometro guadagnato dai francesi li allontana sempre di più dalle loro basi logistiche. Cibo, munizioni, vettovaglie e rinforzi sono sempre più lontani.
Ogni città presa è vuota, distrutta o data alle fiamme dalle truppe russe in ritirata. I magazzini vengono svuotati, gli animali uccisi. In un solo concetto, terra bruciata. Quella che doveva essere una campagna breve e decisiva entra nel suo secondo mese di guerra.
La colonna sterminata francese arranca nelle pianure della steppa russa. Ogni giorno che passa, sempre meno uomini rispondono alle chiamate mattutine. Sempre di più spariscono durante la notte per non tornare.
Ondate di diserzioni colpiscono l'esercito napoleone. Ecco. specialmente nelle unità meno fedeli.
E se alcuni soldati se ne vanno di loro volontà, altri non tornano dai villaggi in cui sono stati inviati per trovare rifornimenti. Il popolo russo non è amico dei francesi. L'idea che prende piede, diffusa dalla propaganda zarista e dagli sfollati, è che la colonna francese sia la personificazione delle forze del male e Napoleone non altri che l'anticristo. Il Santissimo Sinodo della Chiesa Ortodossa aveva già dichiarato nel 1806 l'imperatore come persecutore futore della Chiesa di Cristo e nemico della pace. L'invasione, per il popolo russo, ne è una prova schiacciante.
Nonostante gli ideali, infatti, le truppe di Napoleone si lasciano andare a saccheggi e violenze tali da causare la mobilitazione dell'intero popolo russo. In ogni città, villaggio, paese, insieme di isbe, i francesi trovano resistenza. Una guerriglia a difesa della Santa Russia, guidata spesso dai popoli ortodossi o dai cosacchi.
La cavalleria leggera Cossacca, veloce e imprevedibile, sarà una spina nel fianco per l'intera campagna di Napoleone nelle terre russe. Il 17 agosto 1812 a Smolensk, nel cuore del territorio russo, l'esercito dello Tsar, guidato dai generali Bagration e Barclay, rifiuta una battaglia decisiva contro quello francese. La ritirata russa però non può continuare in eterno.
Richiamato Kutuzov a guidare le armate russe, si decide che l'avanzata di Napoleone sarà fermata alle porte di Mosca. Il 7 settembre 1812, sulla Moscova, nel villaggio di Borodino, Kutuzov si rinforza. sfida Napoleone. La battaglia è una carneficina. I caduti sono più di centomila, ma nonostante questo la guerra continua.
Napoleone scardina l'esercito dello Zarda, le sue posizioni, ma ha speso le ultime forze fresche della grande armée, Kutuzo. Il 14 settembre l'esercito francese si trova all'ombra della cattedrale di San Basilio. Mosca è caduta. La richiesta di pace è inviata allo zar Alessandro.
Ma mentre Napoleone aspetta la risposta dello zar, sempre più convinto di continuare a oltranza a lottare, dal cremlino si alzano dei fumi neri. Mosca è in fiamme. I cittadini di Mosca e le ultime retroguardie di Kutuzov, piuttosto che consegnare la città al nemico, decidono di raderla al suolo.
Il sacrificio di Mosca risulta fatale per Napoleone. L'inverno è ormai alle porte e non ci sono abbastanza alloggi per i suoi uomini che, per rappresaglia, hanno iniziato a massacrare la popolazione della città. Dopo più di un mese d'attesa, il 19 ottobre, Napoleone capisce di aver già aspettato troppo. Lo zar non cederà ed è necessario andarsene. È ordinata la ritirata generale.
La distanza che separa Mosca dai territori alleati è una sentenza per la Grande Armée. attacchi cosacchi, l'inverno russo e la disorganizzazione trasformano questa ritirata in una tragedia. Napoleone era partito da Mosca con un esercito già stremato.
Solo 30.000 uomini sarebbero arrivati a Vilna, in Russia, a novembre. La Grande Armée non esiste più. Appena arrivati in territorio alleato, le ultime diserzioni per tornare a casa portano il totale delle truppe sotto Napoleone a meno di 8.000 uomini. In cinque mesi Napoleone ha perso mezzo milione di uomini senza raggiungere alcun obiettivo strategico. strategico.
La campagna di Russia è fatale per il dominio francese sull'Europa. Napoleone può essere sconfitto, il popolo russo lo ha dimostrato. E ora che l'aura di imperatore invincibile è sparita, con un esercito distrutto e il malcontento dilagante, i nemici dell'imperatore si preparano alla resa dei conti. Dopo la dispatti in Russia, Napoleone ha perso quello che aveva tenuto in riga il continente, l'aura di invincibilità.
Da ogni parte d'Europa, gli eserciti vengono chiamati raccolta, con un solo unico obiettivo. Napoleone deve essere sconfitto. Nonostante abbia perso più di mezzo milione di uomini, Napoleone confida ancora di poter gestire la situazione.
Ma con la fine della Grande Armée bastano pochi mesi per vedere l'ennesima coalizione antifrancese formarsi. La Sesta. Chiamata da re di Puglia. Prussia Federico Guglielmo III nel febbraio 1813 partecipano Regno Unito, Russia, Austria e Svezia. Il blocco continentale cessa di esistere.
Lo scontro finale avviene tra il 16 e il 19 ottobre a Lipsia, in Germania. Tutte le forze d'Europa sono in campo. È la battaglia delle nazioni. L'esercito francese non è più lo stesso delle brillanti campagne di pochi anni prima.
Napoleone subisce una pesante sconfitta. L'impero francese comincia a cadere a pezzi. La Germania... è abbandonata, l'Olanda si rivolta e la Spagna caccia i francesi per rimettere sul trono re Ferdinando VII.
In ritirata Napoleone non può nulla mentre la Francia viene invasa. Il 31 marzo le ultime resistenze di Parigi cessano, la capitale è occupata. Ad entrare per primo nella città resa non è altri che lo zar.
Alessandro I guida la guardia d'onore della sesta coalizione, formata da russi, austriaci e prussiani. Messo all'angolo anche dai suoi stessi generali, Napoleone ha un Grazie. un'unica scelta, abdicare. Il 6 aprile 1814 a Fontainebleau, Napoleone Bonaparte rinuncia a tutti i suoi titoli. In cambio è creato per lui il regno dell'isola d'Elba, dove serve sì stato esiliato, ma come re.
La Francia, dopo vent'anni di tumulti e violenze, vede tornare alla monarchia. Luigi XVIII, fratello dello sventurato Luigi XVI e zio del piccolo Luigi XVII, morti entrambi durante la rivoluzione, sale al trono. Il 30 maggio è firmato il trattato di Parigi, la Francia rientra nei suoi confini pre-rivoluzionari. Ma i danni fatti dalla rivoluzione prima e da Napoleone poi sono giganteschi. Ci sarà bisogno di un congresso per sistemarli.
A Vienna, nel novembre del 1814, si riuniscono tutti i sovrani d'Europa per ridisegnare la carta del continente. In Italia tutti i vari stati gestiti da collaboratori francesi vengono ridati ai loro vecchi proprietari. Solo a Napoli Gioacchino Murat riesce a tenere il trono, grazie alla sua popolarità e al fatto di aver cambiato schieramento poco prima della fine di Napoleone.
Questo tradimento però lo rende poco affidabile. Nel maggio del 1815 gli austriaci aiutano i Borbone a cacciare il trono. Ceremurà, riportando unità al regno.
In Francia la restaurazione di Luigi XVIII però non sembra così popolare come gli alleati della sesta coalizione si aspettano. Il re ha imparato dal suo cocciuto fratello, emanata immediatamente una carta costituzionale costituzionale, ispirata a quella del 1791. Ma la popolazione non è felice. Con il rientro del re, infatti, tornano in Francia tantissimi aristocratici intenzionati a riprendersi tutto quello che gli era stato tolto. Ovviamente le classi che più hanno guadagnato dalla rivoluzione e da Napoleone, borghesia, ufficiali, militari, burocrati, soffrono di questa situazione.
Il malcontento si diffonde sempre di più in Francia e in una non troppo lontana isola del Mediterraneo, Napoleone. Napoleone si mette ad ascoltare. Un piano di fuga senza precedenti imbarba la flotta inglese che pattuglia le coste. Comincia ad essere ideato sull'isola d'Elba. I supporti in Francia non manca e dopo essersi assicurato anche quello dei liberali Napoleone ha deciso.
Si torna a casa. Il primo marzo 1815 Napoleone Bonaparte con un migliaio di fedelissimi sbarca vicino a Cannes. La notizia manda in subbuglio l'Europa.
Il re ordina l'esercito di andare a prendere il generale ribelle. truppe inviate ad arrestarlo si uniscono a lui. Luigi XVIII vede che l'esercito l'ha tradito ed è costretto a fuggire in Belgio.
Il 20 marzo Napoleone entra trionfalmente a Parigi e si insedia alla Tuilerie. Hanno inizio i cento giorni. Infatti appena la notizia giunge a Vienna non c'è bisogno di avvisare nessuno. Tutti sono lì, pronti a cacciare un'altra volta Napoleone dal trono. Si crea velocemente la settima coalizione antifrancese e il 25 marzo gli inglesi e i si sarebbero presi il carico maggiore dei combattimenti.
complimenti. Infatti Napoleone, dopo aver riformato la costituzione imperiale dell'anno 12 in maniera più liberale, decide di sconfiggere un nemico alla volta. Il primo sulla lista è la Prussia. Ma sui campi di Waterloo, il 18 giugno 1815, la mente militare di Napoleone non brilla più, la salute non è più quella di una volta e il generale Wellington è pronto alla sfida. L'esercito francese è sconfitto.
Le armate anglo-prussiane, dopo aver respinto Napoleone, iniziano l'inseguimento verso Parigi. L'imperatore, arrivato in città poco prima, decide di abdicare. E il 7 luglio 1815, a 100 giorni esatti dalla rifondazione dell'impero, Luigi XVIII e la monarchia rientrano scortati in Francia.
Per quanto riguarda Napoleone invece, la sua storia finisce molto lontano da casa, su un'altra isola, Sant'Elena. Nel mezzo dell'oceano atlantico, Napoleone vive in esilio i suoi ultimi giorni, senza neanche il titolo di re dell'isolotto. parte, soldato, capitano, generale, primo console e imperatore dei francesi, si spegne il 5 maggio 1821 nel suo esilio atlantico, mentre l'anziano regime è tornato in Europa.
Finisce così una vita titanica, fatta di altissimi successi e profondissimi fallimenti. Ma una cosa è certa, dopo Napoleone nulla sarà più come prima.