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Riflessioni sulla Democrazia Contemporanea

Bene, buongiorno a tutti. Allora, il tema che mi è stato affidato per questo incontro è, come avrete visto, l'idea di democrazia oggi. Il tutto all'interno di un ciclo che si chiama prepararsi al futuro. Ora forse è bene che io chiarisca subito che essendo uno storico del futuro non ho la più pallida idea, come tutti quanti noi nessuno ha la minima idea di che cosa succederà nel futuro. Unica cosa al massimo che si può pensare di aver imparato dopo aver studiato la storia per una vita, al limite può essere questa.

Succederà di sicuro qualcosa di brutto, ma non quello che ci immaginiamo adesso. E quindi è abbastanza inutile in realtà provare a immaginare cosa succederà nel futuro. Prepararsi però vuol dire un'altra cosa.

Prepararsi vuol dire ragionare sull'oggi. Non insisterò troppo sul fatto che anche dell'oggi gli storici non sono stati non ne sanno niente di solito, altrimenti farebbero un altro mestiere, però le radici dell'oggi, questa è una grande banalità ma mi tocca dirla, le radici dell'oggi stanno nel passato ed è questo in realtà quello che io cercherò di fare, cioè cucire qualche spunto su cosa vuol dire democrazia, che è un problema che può interessare anche a noi oggi, andando a vedere cosa ha voluto dire in passato e come si è creata per sé. stratificazioni successive l'idea di democrazia, l'idea, la democrazia come noi la conosciamo e la immaginiamo la pratichiamo oggi, tutto questo vuole anche dire che non è ovvio cosa vuol dire democrazia e quindi questo sarà in realtà il vero filo conduttore, non è ovvio né la gente è mai stata del tutto d'accordo su cosa voglia dire democrazia, è una bella parola oggi, è stata una brutta parola per moltissimo tempo tempo agli occhi di un sacco di gente, ma che cosa voglia dire bisogna ragionarci su.

Detto questo, siccome ho accennato appunto al problema della parola e di quello che vuol dire, sono andato a fare una rapida ricerca. Quando compare la parola democrazia in italiano? La parola democrazia in italiano compare nel Rinascimento. È uno dei primi scrittori che la usano, anzi forse il primo che la usano. che la usa in un contesto di ragionamento un po'libero su cos'è la democrazia, è uno scrittore che era molto famoso alla fine del Cinquecento, che si chiama Tommaso Garzoni, un poligrafo come si dice, cioè uno che ha scritto un sacco di libri su tutti gli argomenti possibili.

Il Garzoni, che qualcuno di voi sta già controllando in internet chi diavolo fosse, il Garzoni scrive, non vi farò molte citazioni letterali, ma... ma questa ve la voglio fare. Quindi, virgolette, quando la moltitudine, ingiustamente oppressa, tratta dall'ira e spinta da furore, si delibera a vendicare gli oltraggi ricevuti, cioè decide di vendicare gli oltraggi ricevuti, subito ne nasce la democrazia, cioè l'amministrazione del popolo.

Allora, siamo nell'Italia di fine Cinquecento, siamo nell'Italia della controriforma, in un mondo dove anche quei piccoli spazi di autogoverno comunitario che esistevano nel Medioevo si stanno chiudendo, un mondo dove si punta sempre di più sull'idea di gerarchia, di autorità, di controllo dall'alto. Allora è inevitabile che in un mondo così la democrazia appaia come un eccesso, un estremo, una cosa che non è prevista nell'ordinamento normale. Succede quando c'è qualcosa che non funziona e, lo avete sentito, ira e furore. Bisogna che la gente sia in preda al furore e in preda all'ira perché si arrivi alla democrazia. Chiaro che in questo c'è un messaggio.

molto preciso. Basta che il buon popolo sia governato bene, che sia governato con giustizia e non c'è il pericolo di precipitare nella democrazia. È un avvertimento ai governanti e è chiaro che sono i governanti che devono governare. Che governi il popolo è un'assurdità, ma ogni tanto nella storia è successo, il rischio c'è, i governanti sono avvertiti.

Governatelo con giustizia il popolo. Il Garzoni non è in realtà il primo scrittore del Cinquecento che usa in italiano la parola democrazia, ce n'era già stato qualcun altro, ma erano tutti autori che pur scrivendo in italiano stavano traducendo la parola democrazia in italiano. o discutendo Platone e Aristotele perché ovviamente il concetto è di origine greca, è una parola greca e non è che non lo usassero nell'Italia del Medioevo o del Rinascimento, semplicemente lo usavano scrivendo in latino.

In altre parole, era una parola che le persone colte, i dotti, conoscevano perché i dotti si nutrivano di libri antichi e per gli antichi questa faccenda, la democrazia, era un concetto importante molto discusso, per secoli da noi si pensa che valga la pena di leggere gli antichi e di sapere di cosa discutevano. Certo a volte discutevano di problemi loro che non hanno nessuna attualità per noi oggi come questa loro democrazia e noi la parola la usiamo ma soltanto quando stiamo leggendo Platone e Aristotele. È un concetto importantissimo evidentemente ma morto e sepolto.

Dunque dicevamo che la democrazia nasce in Grecia, la parola è quello in greco classico, ateniese vuol dire governo del demos, del popolo, va bene queste sono banalità che a scuola vi hanno sicuramente raccontato. giustamente la inventano i greci la democrazia, come tantissime altre cose, la filosofia, il teatro, eccetera. Cosa vuol dire che i greci inventano la democrazia? I greci le città, le città, Città greche, perché quello è un mondo di città e la politica si fa in città, è un mondo di città indipendenti, ogni città è uno stato per conto suo e il problema è come viene governata la città e i greci fondamentalmente conoscono tre modi di governare una città.

Primo modo, comanda uno solo. Perché il più bravo, il più in gamba, si è costruito un consenso, è riuscito a arrivare al potere, comanda lui, è il tiranno. Salvo che la parola non ha quella valenza negativa che ha assunto per noi.

termine neutro tiranno, vuol dire un cittadino che è riuscito a imporsi e comanda avendo creato un consenso collettivo. Se il tiranno non è bravo, se non c'è il consenso, prima o poi gli fanno la pelle e quindi non è così che deve funzionare. Deve funzionare con un tiranno bravo che la maggioranza dei cittadini appoggia, dopodiché comanda lui. Oppure comandano in pochi. Chi?

Quali pochi? I migliori, dicono loro stessi. Quelli che pensano di essere i migliori e che possono anche dimostrarlo. Siamo i più ricchi, per esempio.

Siamo i più colti. Siamo quelli che hanno avuto tempo nella vita per studiare, per andare in palestra, per fare musica. per fare sport, per fare ginnastica, per fare filosofia, non come la marea di voi altri poveracci che state in bottega tutto il giorno a faticare.

Noi che siamo nati ricchi ovviamente siamo migliori di tutti voi. E quindi nel vostro stesso interesse, popolo, è bene che lasciate comandare noi pochi. I greci la chiamano oligarchia, oligo i pochi, i pochi. Comandano i pochi, i migliori. Secondo la maggior parte dei greci colti e di buona famiglia, alla fine stringi stringi l'oligarchia è il sistema migliore.

Comandiamo noi che siamo i migliori, sappiamo prendere le decisioni. Peccato. Il fatto è che non sempre il popolo è d'accordo, non sempre il popolo è convinto che effettivamente i migliori essendo più preparati guideranno la città nella direzione che fa comodo a tutti. Ogni tanto il popolo inspiegabilmente si convince che i migliori fanno solo i loro propri interessi e che sarebbe meglio se anziché i migliori comandassero tutti. Democrazia.

Ogni singola città greca ha avuto storie diverse, ci sono città che avranno sempre un governo oligarchico, altre che conoscono delle alternanze. La più famosa delle città greche, perché quasi tutti i grandi scrittori e artisti che conosciamo sono nati lì o hanno operato lì, Atene. per lunghi periodi è una democrazia.

Dunque potremmo pensare, siccome anche noi viviamo in democrazia, che grosso modo ci sia una somiglianza fra come funzionava la politica ad Atene e come funziona da noi. In realtà, al di là di... del nome la somiglianza è poca e questo è interessante perché fa anche riflettere a me ragionando su queste cose è venuto da pensare a come povero in realtà il nostro linguaggio perché la parola democrazia la usiamo per indicare sistemi in realtà piuttosto diversi, poi per distinguerli diciamo sì democrazia diretta, democrazia rappresentativa, però la chiamiamo sempre democrazia, è possibile che sia giusto così, però certamente c'è un rischio di equivoco.

Cos'era la democrazia ad Atene? La democrazia ad Atene funziona così, i cittadini decidono tutto e decidono tutto loro tutti insieme. in assemblea senza delegare qualcuno che viene eletto e poi governa, decidono loro.

Vale la pena di fare una piccola premessa? Sì, facciamola, i cittadini, cioè tutti, tranne le donne, tranne gli immigrati, tranne gli schiavi, A questo punto ai nostri occhi potrebbe sembrare una specie di parodia di democrazia. Loro invece, come quasi tutte le società esistite al mondo, danno per scontato che la politica la fanno gli uomini, le donne fanno altre cose. Danno per scontato che gli schiavi... sono schiavi, l'unica differenza è che magari in certe città gli immigrati, i meteici, potevano partecipare di più e ad Atene invece neanche per sogno, o quasi, però insomma dal loro punto di vista era la democrazia, accidenti, il sistema...

ma più largo che c'è, vuole comunque dire che decine di migliaia di persone, se parliamo di Atene, e tutti uguali uno vale uno, partecipano alle decisioni. Certo decine di migliaia sono tanti, ci vuole uno spazio molto ampio per radunarli tutti, poi per fortuna non vengono mai tutti, anzi un sacco di gente si accontenta di sapere che se volesse potrebbe andarci, però oggi ho da fare e non ci vado. E quindi non c'è bisogno che il luogo dell'assemblea, la collina della Penice, possa tenere effettivamente 50.000 persone, basta che ne tenga 5.000, 6.000, è difficile che ci siano di più, anzi a volte sono di meno, perché la gente si è annoiata, altro da fare.

Ma fatto sta che tutte le decisioni sono prese lì. Ci sono delle magistrature che decidono di cosa bisogna discutere. La finiamo questa guerra con Sparta che dura da un sacco di anni e che ci costa un sacco. di soldi, i spartani hanno fatto sapere che sarebbero anche disposti ad aprire un negoziato di pace, la facciamo questa pace o vogliamo continuare la guerra?

Domattina si decide, il mattino dopo tutti quelli che sono interessati vanno lì. Sulla guerra con Sparta è probabile che la collina si riempia in fretta. A volte c'è da discutere delle cose che interessano di meno e allora quelli che hanno riunito l'Assemblea si accorgono che c'è veramente poca gente e allora cosa si fa? si mandano i poliziotti usciti con le corde dipinte.

I poliziotti vanno giù in piazza con delle corde intinte nel colorante, nella vernice e cominciano a spingere dai vari lati della piazza. Quelli che sono lì a quel punto sono convocati ad andare all'assemblea perché non c'è il numero legale, ci dovete andare. Le corde sono dipinte perché se uno si divincola e se ne torna a casa perché non c'ha voglia, però poi gli rimane la macchia di colore sul vestito, è un mondo povero, tutti hanno un solo vestito e di conseguenza prima o poi gli arriverà la multa da pagare perché quel giorno c'era convocazione obbligatoria e non c'è andato.

Quando i poliziotti hanno spinto abbastanza gente allora... si apre l'assemblea, ma questo ripeto è il caso estremo, lo racconto perché è una cosa buffa, tutti quelli che vogliono ci vanno comunque. Magari faccio anche un altro commento prima di andare avanti con quello che succede all'Assemblea, un altro commento sui poliziotti, perché anche quello è istruttivo. I poliziotti sciti, vi dicevo, i poliziotti sono tutti barbari, nessun cittadino fa il poliziotto.

Sono barbari, per qualche ragione che mi sfugge sono reclutati fra il popolo degli sciti, e sono schiavi, sono schiavi del pubblico, dello Stato ateniese. Sono schiavi perché nessun cittadino farebbe uno sporco mestiere come dover appunto arrestare la gente, torturare i testimoni, beninteso torturare i testimoni se i testimoni sono schiavi o immigrati, perché nessun cittadino può essere torturato, ci mancherebbe. E i cittadini sono...

ben contenti che i poliziotti siano schiavi perché il poliziotto deve stare al suo posto e deve trattare con i guanti i cittadini, ci mancherebbe che osasse il poliziotto alzare la voce con un cittadino, quindi è bene che siano schiavi. Dopodiché l'assemblea è riunita, qualcuno si iscrive a parlare, sale su, parla, c'è quello che dice no, la guerra bisogna continuarla, quei bastardi degli spartani, lo sapete chi sono, no? Vi conoscete già al tempo dei nostri nonni, vi fidate? No, non fidiamoci.

E poi si vota, sì, sì. sì sì facciamola facciamola facciamola questa guerra sì qualcuno contro va bene la guerra continua l'assemblea ha deciso e l'assemblea è sovrana la gente è andata lì ha gridato ha battuto i piedi e ha deciso E i tribunali funzionano allo stesso modo. C'è la giuria popolare, ma per evitare che sia un gruppetto proprio preso a caso, la giuria popolare è composta da 500 cittadini.

Così siamo sicuri che c'è una partecipazione piuttosto ampia e che a tutti i cittadini... capita spesso di essere chiamati a sedere in tribunale. Non ci sono magistrati. Figuriamoci se i cittadini affidano a degli specialisti una cosa importante come decidere i processi.

Lo decidiamo noi, siamo in democrazia. e decidiamo noi, questa è la democrazia per gli ateniesi. E siccome c'è questo problemino che effettivamente la brava gente deve lavorare anche, non è che sempre puoi mollare la bottega per andare a convocarti, giurato in tribunale, ci devi andare però è una grossa scocciatura certe volte, non c'è problema, decidiamo che si paga la giornata di lavoro al cittadino che è stato sorteggiato per andare in tribunale.

Perché questa è la democrazia e tutti devono poter partecipare. Dopodiché, qualche anno dopo, qualcuno dice, sì ma a parte il tribunale, ma anche l'assemblea, dove possono andare tutti, però c'è questa stortura. che chi quel giorno lavora magari non può andare, non c'è problema, paghiamo la giornata di lavoro anche al cittadino che va all'assemblea per votare, perché bisogna che tutti possano partecipare senza avere problemi di nessun tipo, lo Stato ateniese è ricco, paghiamo la giornata di lavoro a tutti quelli che vanno quel giorno a discutere e a votare. Ovviamente, capite, sono decisioni prese in assemblea e tutti conoscono le dinamiche con cui funzionano le assemblee.

C'è chi parla più forte e chi ha meno coraggio di parlare, ci sono le maggioranze che si formano rapidamente e poi diventa difficile mettersi contro, c'è il rischio dell'intimidazione, ci sono quelli che sanno parlare bene e quindi quando sono loro lì che parlano... la gente pende dalle loro labbra e poi si vota come hanno chiesto loro, ci sono quelli che hanno capito come si tratta il popolo, che bisogna promettere, se fate come dico io vedrete che le cose andranno ancora meglio, aumenteremo il rimborso spese. Questi sono quelli che i loro nemici chiamano i demagoghi, quelli che sanno guidare il popolo, perché il popolo decide ed è sovrano, ma se c'è un politicante abile che sa guidarlo arriva dove vuole lui. Quindi, indubbiamente i nemici della democrazia hanno ragione a dire che certe volte l'assemblea prende delle decisioni tremende, sull'empito dell'emotività. per dire durante la guerra del Peloponneso, verso la fine della guerra del Peloponneso e la grande guerra tra Sparta e Atene che dura tanti anni e che alla fine mette in ginocchio Atene Atene sta già perdendo questa guerra quando arriva la notizia di una grande vittoria, una grande battaglia navale alle isole Arginuse, la flotta spartana è stata distrutta, entusiasmo generale, i nostri strateghi hanno vinto una grande battaglia, i dieci strateghi che comandavano la flotta, naturalmente non sono dei militari di professione, non esistono militari di professione, figurati se il popolo affida degli specialisti una cosa così importante come la direzione della guerra, quando c'è da comandare un esercito a una flotta si vota.

E il popolo decide chi la comanda. Per evitare guai ne mandano tanti. Gli strateghi che comandano la flotta all'Argenuso sono dieci, così almeno qualcuno che ci capisce qualcosa si può sperare che ci sia.

Subito dopo arriva però la notizia che dopo la battaglia gli strateghi non si sono fermati in mare a raccogliere i feriti, i naufraghi e specialmente a recuperare i cadaveri dei morti. Non quelli dei nemici, di quelli non frega niente a nessuno, ma i nostri. il popolo si indigna la cosa peggiore non è come potrebbe sembrare a noi che non hanno raccolto i naufraghi ma che non hanno recuperato i cadaveri perché dare sepoltura ai cadaveri è una delle cose centrali lì nel loro immaginario, è una delle cose più sacre, ci sono grandi tragedie greche che si incentrano su questo problema.

Allora di colpo l'umore del popolo cambia, prima si voleva convocare l'assemblea per dare la medaglia ai dieci strateghi, invece l'assemblea viene convocata e all'ordine del giorno c'è chiamiamo indietro gli strateghi per giustificarsi e li processiamo per questo sacrilegio. Gli strateghi vengono richiamati indietro, quelli che hanno capito l'aria che tira non tornano, quelli che tornano vengono processati per sacrilegio, condannati a morte e giustiziati. E il popolo ha deciso.

E naturalmente la stessa cosa succede nei processi con queste giurie di 500 cittadini presi a caso ai quali si chiede condanniamo a morte Socrate? Diceva sì Socrate l'ho sentito parlare, ecco sì, qual è l'accusa? Certo Socrate insegna ai nostri ragazzi e gli insegna che non esistono il bene, il male, il giusto e l'ingiusto, che uno che è andato a scuola e ha imparato a parlare può dimostrare tutto quello che vuole e gli dèi non è ben chiaro neanche se sono giusti.

anche loro se esistono, anzi forse no, è un ateo questo Socrate, sarà mica perché abbiamo un ateo in città che stiamo perdendo la guerra del Peloponneso, perché agli dèi non piacciono gli atei e allora vogliamo liberarci di quest'uomo che ci corrompe i giovani, chi vota per condannare a morte Socrate? Io, io, io, benissimo, maggioranza, condannato a morte Socrate, andate a prendere la cicuta. E'chiaro che un sistema così suscita delle opposizioni. Ad Atene c'è un'elite che guarda caso è composta dai ricchi, da quelli che hanno studiato, che fanno sport, che sono quelli che possono permettersi di...

andare alle Olimpiadi e magari vincerle, che hanno i cavalli, vanno a cavallo, fanno tutte queste belle cose e studiano, leggono, frequentano i filosofi, sono quelli che andavano a scuola da Socrate e adesso il popolo Socrate l'ha fatto fuori. però appunto molti nell'elite cominciano, no cominciano, da sempre si sono detti che questo è un sistema bestiale, è un sistema delirante, demenziale, non ha nessun senso, è un sistema schifoso, come è possibile? Che un ignorante qualunque voti e il suo voto vale quanto il mio.

Ci sono delle opere scritte nel IV secolo per dimostrare dettagliatamente quanto è folle la democrazia. Per esempio un'opera che si chiama La Costituzione degli Ateniesi, attribuita a... Cenofonte, anche se non è sua probabilmente, secondo Luciano Canfora è di Crizia, filosofo, poeta, allievo di Socrate e poi uno dei capi dei Trenta Tiranni che dopo la sconfitta nella guerra contro Sparta per breve tempo abbandonò la sua vita. abbattono la democrazia, fanno un mare di sangue, di vendette e poi vengono loro stessi uccisi quando la democrazia ritorna.

Crizia, poeta e filosofo allievo di Socrate, che è uno di questi trenta, avrebbe probabilmente scritto questo trattato per dimostrare quanto è folle la democrazia. Cioè un sistema in cui quelli che decidono sono ignoranti, non sanno niente, non sanno ragionare, non sanno pensare, perché anche per ragionare bene bisogna essere andati a scuola. o la dicono e non possono avere neanche scrupoli morali perché anche la morale è una cosa che si impara ragionandoci su, questi sono i pensieri di Crizia beninteso, non è che lo sto dicendo io, questo è il pensiero di chi trova che la democrazia è un sistema disastroso e quindi non c'è morale, tant'è vero che chi è che comanda davvero in democrazia?

I demagoghi, gli spregiudicati che per affermarsi promettono al popolo qualunque cosa, poi i soldi se li mettono in tasca. casca loro. C'è una scena di una commedia di Aristofane in cui padre e figlio discutono e il padre è un vecchio fanatico della democrazia, entusiasta.

Al mattino si sveglia e non vede l'ora, ma hanno sorteggiato per andare in tribunale. Vediamo che processo c'è. E se non devo andare in tribunale vado in assemblea comunque, non vede l'ora.

E il figlio gli dice ma papà guarda che ti prendono per il naso. Come mi prendono per il naso? Io vado e mi pagano anche la giornata. Allora il figlio si mette a fare i conti su quali sono le entrate annuali dello Stato ateniese, poi calcola quanto viene speso per pagare la giornata ai cittadini e viene fuori che viene spesa una piccolissima percentuale dei guadagni. A questo punto il padre comincia a ragionare, già, ma allora i soldi dove vanno?

E il figlio risponde, se li mettono in tasca i capi del partito. Siamo nell'Atene del V secolo a.C., in democrazia. Allora è chiaro. che gli oppositori hanno buon gioco a trovare degli argomenti. Dopodiché la conclusione qual è?

Visto che la democrazia fa schifo dobbiamo comandare noi pochi che siamo i migliori e gli altri zitti a lavorare. A quel punto dov'è che ti fermi? Non è facile fermarsi. Crizia o chiunque abbia scritto la Costituzione degli Ateniesi alla fine dice dopo tutto noi che siamo i migliori dovremmo governare, far politica. Gli altri devono lavorare e basta e visto che devono lavorare e basta tanto verrebbe che fossero tutti schiavi.

La società ideale è quella in cui la stragrande maggioranza delle persone sono schiavi dei pochi migliori che governano. Quello che è sicuro è che non c'è nessuna stabilità in questo sistema. È un sistema in cui ci sono forze contrapposte e dove i filosofi certo ragionano su cosa è migliore per la città ma poi le parti in causa sanno benissimo che stanno combattendo per decidere cosa è migliore per loro. Se io sono uno dei pochi cerco di ottenere ciò che è meglio per me, cioè che comandiamo noi pochi e il popolo chi se ne fa niente.

prega dei suoi interessi. Se io sono uno dei tanti sostengo la democrazia, il sistema che è il migliore per noi tanti e i pochi che stiano solo zitti, già contenti che non gli portiamo via tutto e non li stronchiamo a forza di tasse. Il risultato è inevitabile la lotta, è inevitabile il conflitto, nessun teorico greco immagina che ci possa essere un sistema politico stabile, il sistema politico è sempre instabile perché gli interessi sono divergenti.

Aristotele dice è inevitabile la stasis, la sommossa, lo stato di guerra civile, inevitabile, fra chi da una parte dice Aristotele i nobili e ricchi, oppure dice anche i potenti e ricchi, e dall'altra i poveri, cioè la massa. Ci sarà sempre qualcuno che non è contento del sistema vigente e che cerca di rovesciarlo. Allora, Queste sono le diverse possibilità che i greci immaginano e mettono in pratica per governare una città.

Manca, come avete visto, una, un solo modello. E'l'unico modello che i greci... non prevedono e rifiutano a priori.

Il re sacro, il re che regna perché gli dèi lo vogliono e che quindi è diverso dagli altri, non è un cittadino, è al di sopra. e nessuno può discutere le sue decisioni perché sono gli dèi che lo hanno messo lì. È il modello del gran re dell'impero persiano ed è precisamente quel modello che i greci sono orgogliosi di aver rifiutato. I greci, lo sapete, hanno costruito tutto il loro immaginario, la loro identità sul ricordo di questa cosa.

Il gran re ha mandato i suoi inviati da noi per chiederci di sottometterci dicendo che è volere divino. che il suo impero raccolga tutti i popoli e dia la pace e la prosperità a tutti i popoli e noi sappiamo benissimo che tutti gli altri popoli si sottomettono al gran re e i loro inviati si inginocchiano e picchiano la fronte per terra davanti al gran re in segno di sottomissione, noi no, perché noi siamo greci, siamo uomini liberi, siamo nati liberi, di conseguenza gli inviati del gran re li buttiamo in un pozzo che potrebbe non sembrare il massimo della civiltà per i nostri criteri di oggi, ma invece lo è, perché vuol dire noi con quel modello non abbiamo niente da spartire, neanche ci parliamo. Dopodiché il modello del gran re sacro è assente nell'universo della Grecia classica, ma poi invece a un certo punto prevale, prevale con l'impero romano. dove l'imperatore all'inizio è un primus inter pares, ma alla lunga, avendo imparato alcune cosine proprio dai persiani, alla lunga l'imperatore romano diventa una figura sacrale. intoccabile, che regna per volontà divina, finché ci sono gli dèi può essere più difficile a garantire che tutti gli dèi sono d'accordo.

Ma per fortuna dal IV secolo in poi, da Costantino in poi, di Dio ce n'è rimasto solo uno, il Dio cristiano, ed essendoci un solo Dio in cielo è facile spiegare alla brava gente che ci deve essere anche un solo sovrano sulla terra il quale ha Dio che gli tiene la mano sul capo. Nelle monete di Costantino da vecchio mentre quando Costantino era giovane sulle sue monete faceva raffigurare gli dèi che lo proteggevano, il dio sole, il dio marte, a un certo punto dalle monete di Costantino, primo imperatore cristiano, gli dèi spariscono e non compare la croce, compare a un certo punto la faccia di Costantino e sulle monete degli imperatori c'è sempre da una parte la faccia dell'imperatore di profilo o di tre quarti che guarda avanti, ma sulle monete di Costantino da vecchio Costantino non guarda avanti, guarda avanti. in alto, guarda negli occhi Dio e tutti i sudditi hanno tra le mani queste monete dove vedono il loro imperatore che dialoga con Dio e quindi questo è un potere sacro garantito da Dio, non ha niente a che fare né con l'origarchia né con la tirannide perché non è un cittadino che ha fatto politica che è diventato il tiranno, no no, è l'imperatore messo lì da Dio. Questo modello dura per molti secoli. È il modello degli imperatori romani che continua nell'impero bizantino, quindi fino alla fine dell'impero bizantino nel 1453, ma anche in Occidente dopo la caduta di...

dell'impero romano i re barbari che prendono il potere conservano lo stesso modello, un re longobardo o un re franco è una figura messa lì da Dio e che nessuno può contestare. Quando il re dei longobardi Rotari nel 643 Sono più o meno gli stessi anni in cui all'altro capo del mondo mediterraneo stanno scrivendo il Corano e mentre laggiù scrivono il Corano in Italia il re Rotari fa scrivere le leggi dei Longobardi con un prologo in cui dice che se qualcuno si macchia di omicidio ovviamente deve pagare un risarcimento o subire una vendetta, ma se l'omicidio è stato commesso per ordine del re allora nessuno ha diritto a risarcimenti o vendette. Il re può fare uccidere chi vuole perché i cuori dei re sono nelle mani di Dio e nessun uomo può contestare quello che fa il re.

Dove i cuori dei re sono nelle mani di Dio è una citazione biblica dai salmi. Quindi l'impianto del cristianesimo sostiene l'immagine di un potere reggio assoluto. Fino a quando dura questa roba?

Beh, da un certo punto di vista i re hanno continuato a raccontare ai loro popoli che loro regnano per grazia di Dio fino al XIX secolo. È stata dura farli smettere. Ancora quando nasce il Regno d'Italia nel 1861, la formula con cui Vittorio Emanuele II è proclamato re d'Italia è re d'Italia per grazia di Dio e volontà di Dio.

La volontà della nazione. Gli hanno spiegato che la volontà della nazione bisognava metterla perché ormai c'è un sistema liberale, c'è il Parlamento, i partiti, la libera stampa, però il re, la grazia di Dio, non è riuscito a rinunciare, è troppo forte questa cosa. Quindi da un certo punto di vista i re hanno continuato a raccontare i loro sudditi che regnavano per grazia di Dio fino al XIX secolo. Diverso è il discorso se la domanda diventa fino a quando la gente ci ha creduto o anche fino a quando nessuno ha osato dire che magari non era così.

In realtà qualcuno ha osato dire che non era così già molto prima del XIX secolo, in pieno Medioevo. E'nel Medioevo che si scopre che forse l'idea che i re regnano per grazia di Dio se la sono inventata loro ed è una frottola. E in quel momento, che tutti avete studiato, che evoca in genere ricordi polverosi di capitoli antipatici del manuale, la lotta per le investiture, Gregorio VII, Enrico IV, Canossa, allora quella roba lì in realtà è importante, perché vuol dire che davanti al potere dell'imperatore messo lì da Dio c'è un altro potere.

Anche quello messo lì da Dio, il Papa, e il Papa abbastanza sicuro che nessuno può negare che sia Dio che lo ha messo lì, perché insomma lui è il successore di San Pietro e a San Pietro è lui in persona che ha detto tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia chiesa, quindi il Papa è tranquillo. Io sono qui perché mi ha messo qua Dio. Quanto all'imperatore siamo proprio sicuri?

Nel momento più duro della lotta per le investiture Papa Gregorio VII in una lettera a un vescovo tedesco Ermanno di Metz mi pare, gli spiega che non è vero niente che i re sono messi lì da Dio e che sono quindi alla pari della Chiesa. Per prima cosa gli dice ma scusa ma ragiona, alla pari della Chiesa, noi sì che ci ha messi qua Dio. Pietro, l'impero mi risulta esiste fin dai tempi dei pagani, l'impero romano esisteva già prima del cristianesimo, è stato fondato da gente che credeva negli dei, ma figurati se posso... possono essere alla stessa altezza del papato, ma al di là di questo, dice il papa, se tu mi chiedi come è nato e perché è nato il potere, il potere imperiale, è quello dei duchi, dei principi, io ti dico, dice il papa, anzi no non dice io ti dico, dice tutti sanno che l'imperatore e i principi regnano perché sono i discendenti di quelli che hanno rubato più degli altri, che hanno rubato, hanno ucciso, hanno tradito, hanno arraffato quello che può potevano perché il diavolo li spingeva a voler accumulare potere, a volersi mettere al di sopra degli altri.

Brutta cosa dice il Papa volersi mettere al di sopra degli altri perché gli uomini sono tutti uguali, Dio li ha creati tutti uguali, è chiaro che è il diavolo che ha messo in testa qualcuno di essere superiore agli altri. Allora, ovviamente Gregorio VII non vuole fare il comunismo o l'anarchia, vuole un sistema in cui chi comanda prende ordini da lui, cioè dal Papa, e non si permette di dire io non prendo ordini da nessuno perché i cuori dei re sono nelle mani di... Dio, questo al Papa non piace.

Sta di fatto però che quando in una civiltà cominci a mettere in circolo certe idee diventa difficile estirparle. Il dubbio è stato seminato. I re continuano imperterriti a dire che loro regnano per volontà di Dio.

La gente, certa gente, tanta gente ogni tanto si dice ma sarà poi vero o è una balla che si sono inventati loro. L'idea riemerge in tantissimi testi, sia nei testi di speculazione teorica, filosofica, teologica, in latino, ma anche nella letteratura. Perché il re è lì? Chi l'ha messo lì?

Forse non è vero che l'ha messo lì Dio. I ragionamenti di questo tipo non portano necessariamente a dire allora buttiamolo giù il re, ma portano a ragionare un po'su quali sono i suoi doveri, perché se non l'avesse messo lì Dio, allora come si spiega che c'è il re? vero, eravamo tutti uguali all'inizio, Dio ha creato tutti uguali. Tenete conto che nella cultura medievale accanto alla radice cristiana, che si alimenta continuamente dalla lettura della Bibbia, c'è un'altra radice, è quella classica. Chi ha studiato e chi parla in pubblico, chi insegna alla gente conosce anche la cultura classica e nella cultura classica c'è un'altra immagine, l'età dell'oro, che non è il paradiso terrestre, ma insomma le due cose possono coesistere, la contraddizione non fa troppa paura.

E dunque sì c'è stata l'età dell'oro quando gli uomini erano tutti uguali, erano tutti uguali, nessuno diceva questo è mio, si viveva tutti insieme, bello. Poi a un certo punto è finito, è finito quando il primo cretino ha costruito uno steccato intorno a casa sua dicendo questo è mio non ci entra nessun altro e poi c'è entrato uno e quell'altro gli ha spaccato la testa e allora dopo un po'gli uomini si sono accorti che non era possibile continuare così. Bisognava mettere qualcuno sopra tutti quanti che mantenesse l'ordine.

scegliere qualcuno che garantisse che non ci si ammazzava a vicenda. Questa cosa viene raccontata in quello che è forse il più grande best seller del medioevo, il Romando e la Rosa, un romanzo in volgare francese del 200 tradotto, ipertradotto, ipercopiato, lo conoscevano tutti. Nel Romando e la Rosa si racconta che è proprio successo così, a un certo punto gli uomini si sono accorti che bisognava nominare un re.

L'ha deciso la gente di nominare un re e come hanno fatto? Beh, hanno preso il più grande e grosso di tutti, un contadinaccio nerboruto, gli hanno messo in mano una clava e gli hanno detto tu da ora in poi fai il re, perché abbiamo bisogno di uno che mantiene l'ordine. Allora capite, questo vuol dire che il re c'è, va bene, purtroppo è una brutta cosa ma tocca accettarlo perché senza è peggio, però il re ha degli obblighi, il re è stato messo lì da noi.

E dunque il re in qualche misura deve rispondere a noi. L'idea che il re, sono due cose, uno il re deve agire nell'interesse pubblico e due il re deve colloquiare con i suoi amici. il paese.

Primo, il re deve agire nell'interesse pubblico, non c'è dubbio. I teologi medievali si interrogano su questo tema, negli scritti degli antichi hanno trovato la parola tiranno. Certo la realtà del tiranno come poteva essere pisistrato nella polis di Atene non c'è più o non più tanto poi sì i visconti in Italia faranno una cosa simile, i medici a Firenze, ma insomma per gran parte del medioevo non c'è una realtà così però questa parola tiranno alleggia e acquista allora quel senso che gli diamo noi oggi, il tiranno è uno che comanda ma fa quello che vuole lui, non fa l'interesse pubblico e allora se uno non fa più l'interesse del popolo, il popolo è obbligato a obbedirgli lo stesso.

Sì, dice qualcuno, perché è Dio che lo ha messo lì e quindi il popolo non può ribellarsi, ma i teologi che ragionano su questo, uno dopo l'altro, fino a Tommaso d'Aquino, sono tutti d'accordo, neanche per idea. Il popolo può ribellarsi. quando il sovrano non fa l'interesse di tutti, può ribellarsi, deve ribellarsi, può ammazzarlo il re, certo che può ammazzarlo il re ingiusto, il popolo. Questo è consenso comune della teologia di quei secoli. Poi l'altro discorso è il fatto che il re deve ascoltare e negoziare, non può, sulle cose veramente importanti non può decidere senza aver ascoltato il parere del paese.

E quali sono le cose veramente importanti? Vi stupirà, ma per gli uomini del Medioevo la cosa più importante di tutte quando si trattava del re era che tocca pagargli delle tasse. E allora se bisogna pagargli delle tasse precisamente su questo il re deve ascoltare. re non ha nessun diritto di venire a prendere il mio, mi deve chiedere il permesso. Intendiamoci, mi deve chiedere il permesso a me personalmente, qui non dobbiamo esagerare, c'è chiaramente nel medioevo l'idea di un interesse collettivo e di un paese che si confronta col re.

Poi in molti casi il paese è rappresentato da principi, duchi e baroni, i quali sono i grandi del regno e si dà per scontato che sono loro che discutono col re interpretando la volontà collettiva. E anche la chiesa, che inquadra tutta la popolazione da un altro punto di vista, e anche il clero, i vescovi, anche loro devono essere consultati dal re perché anche loro rappresentano il paese. Ma poi...

Poi verso la fine, diciamo dall'inizio del Trecento in poi, in pieno Medioevo, quindi ancora nel pieno Basso Medioevo, quando ormai l'Europa è piena di città organizzate a comune e piene di soldi, e allora si comincia a pensare che il re deve discutere anche con le città una per una, che mandino dei deputati alle varie città e vengano un po'a sentire quello che vuole il re. Questa cosa si chiama il Parlamento, si chiama anche in vari altri modi, ma fondamentalmente è un Parlamento che si chiama il Parlamento. è l'invenzione di quello che noi chiamiamo il Parlamento. Il Parlamento significa che un sovrano quando ha una decisione molto importante da prendere e soprattutto quando vuole mettere delle tasse, che se Dio vuole non sono permanenti eccetera, si mettono di volta in volta quando ce ne è bisogno, il meno possibile si spera, ma quando ce ne è bisogno il sovrano deve convocare un'assemblea in cui vengano i nobili, in cui vengano i vescovi e anche i rappresentanti del delle città e quindi può capitare che perfino qualche mercante, qualche artigiano viene convocato in rappresentanza della sua città a queste assemblee, in Francia li chiamano i tre stati.

o anche gli stati generali e il re deve dimostrare all'assemblea che quei soldi gli servono se vuole poter mettere quella tassa Gli obblighi contrattuali del re nei confronti del paese, che si traducono quindi nell'obbligo di convocare un'assemblea e discutere, ovviamente fanno appugni con la dottrina per cui il re è stato messo lì da Dio e risponde solo a Dio. Ai re sta un po'stretta questa cosa, perché loro in realtà continuano ad essere convinti che è Dio che li ha messi lì. Allora, siccome gli sta stretta, a un certo punto, nell'età moderna, i sovrani europei cominceranno a vedere se riescono a fare in modo che il loro potere non sia più limitato dall'obbligo di consultare questi stati generali, queste assemblee, questi parlamenti.

I sovrani europei cominciano a vedere se riescono a governare con un potere assoluto, dove assoluto vuol dire libero da questi controlli. Alcuni ci riescono. Anzi, l'impressione a un certo punto è che molti ci stiano riuscendo, il 600, il 700, nei manuali sono l'età dell'assolutismo, perché in effetti molti sovrani riescono a fare a meno di convocare queste assemblee e decidono ormai loro e ripetono che è Dio che li ha messi lì. Sotto sotto la gente sa che non è così e quindi il livello di scontento nei confronti di questo modo di governare c'è sempre e in certi casi viene fuori.

Non tutti i re d'Europa riescono a fare questo. Riescono a realizzare questo sogno di un potere assoluto. Ci riesce il re di Francia per esempio, ma il re d'Inghilterra all'inizio del 600 quando ci prova e quindi trovandosi di fronte a un Parlamento recalcitrante, che non è d'accordo con le sue richieste, ebbene il re Carlo I a quel punto dice sai che c'è? Tutti a casa, sciolgo il Parlamento ed ora in poi faccio quello che voglio io.

Il re scopre che il Parlamento rifiuta di sciogliersi, il Parlamento rifiuta di sciogliersi, continua a funzionare anche contro la volontà del re, quando il re chiama i soldati anche il Parlamento recluta un esercito, scoppia una guerra civile che viene vinta dal Parlamento, dopodiché il Parlamento arresta il re. re, lo processa per alto tradimento, cioè per aver tradito i suoi obblighi verso il paese e gli taglia la testa. In altri paesi in apparenza i re invece sono riusciti a liberarsi da questo fastidio come in Francia dove per un secolo e mezzo si va avanti senza convocare gli stati generali.

Se però avete qualche vago ricordo di cosa succede in Francia, Alla fine del Settecento sapete come va a finire anche in quel caso. Dopo un secolo e mezzo che il re governa senza convocare gli stati generali e cioè i rappresentanti del paese si scopre che c'è un buco di... bilancio così spaventoso che l'intero paese rischia di sprofondare. Nella disperazione più totale l'unica cosa che il re può fare è convocare gli stati generali. Dopodiché sapete anche come va a finire.

Gli stati generali scoprono che a questo punto il re è meglio che stia buono e zitto, comandano loro, il re non è d'accordo, di conseguenza il re viene arrestato, processato per alto tradimento ed è capitato, la prassi ormai è quella, si è capito. Quindi fine dell'assolutismo, si torna a un sistema in cui il Paese si esprime in modo stabile, permanente, con un Parlamento che deve rappresentare gli interessi di tutti. Ma naturalmente quelli che hanno fatto queste rivoluzioni, e potrei citare anche la rivoluzione americana, gli americani non hanno tagliato la testa a Re Giorgio perché era dall'altra parte dell'oceano, se l'avessero acchiappato gliela avrebbero tagliata, probabilmente si sono dovuti limitare a buttare giù le sue statue. Ma comunque, mettiamoci anche la rivoluzione americana in questo blocco, quelli che fanno queste rivoluzioni, come quelli che fanno poi il nostro risorgimento, in maggioranza vogliono eliminare il potere assoluto. parli più di un potere messo lì da Dio, vogliono che sia chiaro che il re regna per volontà della nazione, se non c'è più il re, come negli Stati Uniti, che il governo è il governo del popolo, che fa gli interessi del popolo, Costituzione americana, noi il popolo decretiamo che eccetera eccetera eccetera.

Però ben inteso quasi tutti, se dovessimo giudicarli con i criteri degli antichi greci. Non vogliono la democrazia, vogliono l'oligarchia, vogliono il governo dei migliori. C'è il Parlamento eletto, certo, liberamente eletto, ma mica possiamo far votare quelli che non pagano tasse perché sono troppo poveri, mica possiamo far votare gli analfabeti che non hanno mai letto un libro, no.

A seconda dei casi, comunque, prevale l'idea, ecco, che i migliori, pochi o anche tanti, però non tutti, ecco, i migliori in rappresentanza di tutti. Il secondo presidente degli Stati Uniti, John Adams, che è uno dei padri fondatori, a un certo punto dichiara la democrazia finché dura è più sanguinaria dell'aristocrazia o della monarchia. Ricordatevi, la democrazia non dura mai a lungo, si corrompe, si esaurisce e si suicida. Non c'è mai stata una democrazia che non si sia suicidata. In altre parole, per il Presidente degli Stati Uniti intorno all'anno 1800, democrazia vuol dire un sistema che viene fuori ogni tanto nei brutti momenti della storia, che finisce sempre male, non è assolutamente quello che vi abbiamo dato noi.

Noi per fortuna vi abbiamo dato la libertà, ma in un sistema che non si può definire democrazia. Democrazia è ancora una brutta parola. Ovviamente fin dove ci va, lì sta il negoziato. Per tutto l'Ottocento e l'inizio del Novecento il negoziato è quanta gente partecipa?

Tutti quelli che pagano le tasse, no solo chi paga almeno un certo livello di tasse. negli analfabeti e perché non anche gli analfabeti? Si discute, la tendenza generale è all'allargamento, verso la fine dell'ottocento qualche donna coraggiosa comincia a dire perché non le donne? Si mettono tutti a ridere. ma la battaglia è appunto per vedere quanto si può allargare questa cosa.

E pian piano, visto che si scopre che la tendenza è all'allargamento, pian piano democrazia smette di essere una brutta parola. Lo era ancora nel Risorgimento per molti. Quando a Torino il re Carlo Alberto concede lo Statuto, che è una Costituzione molto moderata, si chiama Statuto perché anche Costituzione è una parola un po'estremista, invece Statuto vuol dire la stabilità. lito il re, l'ha dato lui e quindi è un po'meno grave.

Ecco c'è un parlamento eletto da un elettorato che credo all'inizio fosse più o meno il 2% della popolazione, ma insomma è un parlamento eletto, ci sono i giornali, la libertà di stampa, i partiti. Un mio collega dell'epoca, 1848, professore all'università di Torino, in una lettera privata scrive dove andrà a finire questo paese con tanti germi di liberalismo e di democrazia. La democrazia, dove già il liberalismo fa un po'paura, ma la democrazia.

Però a inizio novecento ormai il discorso è diverso. A inizio novecento ormai il discorso è dappertutto l'allargamento, il suffragio universale e quindi a un certo punto l'Occidente scopre di aver creato la democrazia. Senza che nessuno l'avesse detto espressamente però di fatto si è arrivato a questo.

Abbiamo la democrazia perché tutti votano. Votano. Capite però, vado a chiudere ormai, è quasi un'ora che parlo, capite qual è l'ambiguità di tutto questo.

La democrazia per i greci voleva dire tutti votano, nel senso che votano per eleggere un Parlamento, ma nemmeno per idea. I greci, voglio dire, tutti votano nel senso che partecipano a decidere. Chiaro che non si potrebbe fare in un paese di 30 milioni di abitanti, di 50, non si può, però in ogni caso sarà perché non si può, ma non c'è dubbio che è un sistema diverso, quello in cui si dice che c'è la democrazia perché tutti contribuiscono a eleggere quei pochi che poi decidono dalla democrazia come la intendevano gli ateniesi. E anche arrivati a questo punto, rimane il vecchio problema. La democrazia, la messa lì Dio, vabbè, non la messa lì Dio, ma come dire, la nostra democrazia rappresentativa è una cosa meravigliosa che esprime gli interessi e la volontà del popolo o perché c'è un accordo, un contratto e tutti sono d'accordo che il sistema giusto è quello, o ci si è arrivati attraverso dei conflitti, delle lotte perché in realtà gli interessi sono contrastanti, ognuno ha i suoi e nel gioco dei conflitti alla fine è venuto fuori questa specie di sistema che chiamiamo democrazia.

Capite la differenza? È un contratto firmato una volta per tutte. per cui io accetto che mi chiamano a votare, delego i deputati e va bene così oppure è solo il frutto di un conflitto e può cambiare in qualunque momento se io non sono d'accordo se è un contratto vincola tutti una volta che il Parlamento è eletto e il Governo approvato dal Parlamento prende una decisione non si può cambiare è un crimine volerla cambiare il risultato delle elezioni è sacro Guai, già solo a manifestare contro si corrono dei rischi e a mettersi poi contro con la violenza a quel punto si commette un reato gravissimo. Nel paese più democratico dell'Ottocento, gli Stati Uniti, quando Abramo Lincoln viene eletto presidente degli Stati Uniti alcuni degli stati, gli stati del sud che avevano votato contro di lui dichiarano che non sono d'accordo, non vogliono avere Lincoln come presidente perciò escono dall'unione e fanno la secessione, scoppia la guerra civile perché il presidente...

Il presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln, dichiara in democrazia una volta che c'è il risultato delle elezioni nessuno può permettersi di non accettarlo. Non accettarlo è una ribellione che va repressa con la forza. Perciò siccome in democrazia nessuno può contestare il presidente eletto e dire allora io me ne vado, gli Stati Uniti attraversano una guerra civile che dura quattro anni, fa 600.000 morti e dura...

durante la quale il presidente Lincoln avrà occasione di ribadire nel discorso di Gettysburg, che è uno dei testi più famosi della democrazia americana, tutti gli scolaretti americani lo imparano. Dopo la grande battaglia di Gettysburg il presidente Lincoln fa un discorso in cui dice perché stiamo combattendo questa guerra. Stiamo combattendo questa guerra perché questa nazione sotto Dio, anche la democrazia è protetta da Dio, rinasca. nella libertà e affinché il governo del popolo per il popolo e fatto dal popolo non scompaia dalla terra.

Quindi il nord sta combattendo la guerra civile in difesa della democrazia e del governo del popolo. Se uno andava a chiedere uno del sud chi era Lincoln uno del sud avrebbe risposto un tiranno, un governante ingiusto che vuole fare cose con cui noi non siamo d'accordo e contro cui perciò ci ribelliamo. legittimamente allora capite non è ovvio sapere se la democrazia il frutto di un contratto con cui siamo tutti d'accordo e perciò una volta che si è votato è proibito ribellarsi o invece è il frutto di un conflitto continuo che può prevedere qualunque tipo di situazione o di intervento, allora cambia, la manifestazione di piazza, dice ma il governo ha già deciso, non è giusto manifestare contro, dipende.

Come disse lo scrittore americano Charles Bukowski, la differenza tra una democrazia e una dittatura è che in una democrazia prima voti e poi prendi ordini. In una dittatura non devi perdere tempo a votare. Ma questo di nuovo è un punto di vista chiaramente. Però il problema di fin dove si alecita la protesta contro le decisioni del governo democraticamente eletto avallato dal Parlamento è uno dei problemi grossi delle nostre democrazie.

oggi in ottava o i gilet gialli fin dove possono spingersi sia il diritto o no è da vedere poi noi se dovessimo dire considerando la storia l'impressione potrebbe essere che noi apprezziamo moltissimo quelli che si ribellano contro il governo assassate e affucilate e fanno in more centinaia o migliaia di morti per cambiare il governo perché a noi sembra che la distruzione della presa della bastiglia sia stata una grande data e anche le cinque giorni tornate di Milano e ci sembra che siano state una grande data. Certo, uno dice perché lì si ribellavano contro l'assolutismo. Ho capito, ma anche l'assolutismo diceva che era lì per interesse di tutti. Quindi insomma il problema rimane aperto.

Chiuderei rapidissimamente, e chiedo scusa se sto rubando un sacco di tempo, ma ho quasi finito davvero. Chiuderei ragionando ancora un momento con voi appunto sul contenuto della democrazia, intendiamo con democrazia. Certamente noi sappiamo che è importante andare a votare e mandare i nostri rappresentanti in Parlamento, però se io dovessi interpretare l'umore dell'Europa oggi e anche degli Stati Uniti, non direi che il cittadino medio sente profondamente che votando quel partito o quel candidato io partecipo alle decisioni.

Non è così, nella sensazione comune le decisioni le prendono loro e il fatto che ogni tanto votando possiamo cambiarli è già qualcosa ma non vuol dire decidiamo noi. Sto un po'semplificando eh, ma la mia impressione è che sia questo. rumore più diffuso.

Per noi democrazia vuol dire soprattutto libertà. Siamo in democrazia, posso dire quello che voglio, e non verrà la polizia a bussare alla porta di casa mia all'alba di domani. È quella la democrazia.

democrazia sostanzialmente per noi, non che decidiamo ma che siamo al sicuro, il che fra l'altro spiega come mai sono delle ferite così forti per la democrazia quei casi in cui scopri che non sei al sicuro, quei casi in cui la polizia ammazza qualcuno di botte, Bolzaneto, Genova, Giotto, quei casi lì fanno così impressione perché in realtà quello che noi sentiamo è che democrazia vuol dire innanzitutto che non ti possono far male. far niente anche se hai detto delle cose che non andava a fare, ecco, o hai manifestato in piazza. Dopodiché se uno dovesse dire, far vedere il nostro mondo agli ateniesi, gli ateniesi guardando il nostro mondo direbbero, ah beh è una bella oligarchia, è chiarissimo, i poveri sono tanti e non contano niente, i ricchi sono pochi, sono straricchi, decidono praticamente tutto loro.

Ora questa cosa la direbbero gli ateniesi ma la dicono anche molti altri. Gli americani e gli europei ci riflettono dall'Ottocento su questo, perché era il problema degli Stati Uniti fin dall'inizio. Tocqueville, che viaggiò negli Stati Uniti nella prima metà dell'Ottocento e vide una democrazia all'opera che in Europa non esisteva al suo tempo.

ha già questa intuizione. La cosa più importante per la democrazia non è che non debbano esistere grandi fortune, è inevitabile, va anche bene che ci siano gli straricchi, ma che le grandi fortune non dovrebbero rimanere nelle stesse mani, cioè ci deve essere mobilità sociale. In questo modo ci sono i ricchi ma non formano una classe.

L'ex Presidente degli Stati Uniti, venendo a tempi più vicini a noi, Barack Obama. La democrazia crolla quando la persona media sente che la sua voce non conta, che il sistema è sbilanciato a favore dei ricchi e dei potenti o di interessi privati. Un altro ex Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, che oggi ha 94 anni.

Noi oggi siamo diventati un'oligarchia invece di una democrazia. Una citazione di una famosa scrittrice indiana, Arundhati Roy. La democrazia non significa più quel che dovrebbe.

È stata sottoposta a revisione in officina. Ognuna delle sue istituzioni è stata svuotata. stata restituita come un veicolo per il libero mercato, uno strumento a disposizione delle multinazionali, per le multinazionali, fatto dalle multinazionali. Avrete riconosciuto l'eco del discorso di Gettysburg, governo per il popolo, fatto dal popolo, ecco.

Un grande intellettuale di sinistra, liberal, odiatissimo dai conservatori americani, Chomsky, 90 anni. Il progetto dei principi neoliberali, cioè quelli che governano l'Occidente oggi, è di per sé un attacco diretto alla democrazia. Allora, come vedete, insomma, non è pacifico che oggi ci sia la democrazia, non è pacifico cosa voglia dire. Un punto ultimissimo su cui vi propongo una lettura.

Tocqueville diceva che va anche bene che ci siano i ricchi, l'importante è che i soldi passino di mano poi. Se la ricchezza è ereditaria allora la democrazia è ereditaria. La democrazia non funziona più. La lettura che vi propongo naturalmente è il librone di Thomas Piketty, Il capitale nel ventunesimo secolo, che è una formidabile analisi economica ma anche storica che dimostra coi numeri che nel novecento le fortune cambiavano di mano rapidamente.

Se uno andava a vedere chi erano i ricchi ne trovava tantissimi che si erano fatti da soli, che avevano fatto i soldi in poco tempo. Da qualche decennio ce n'è sempre di meno. Da qualche decennio i grandi ricchi sono gente che ha ereditato i soldi e la possibilità di entrare a far parte dell'elite dei ricchi si sta riducendo rapidamente in tutto l'Occidente.

Vuol dire che la nostra democrazia è una democrazia che è democrazia non funziona più, che fa schifo, che non è democrazia, tutto questo ovviamente non ve lo dirò, ognuno ci può ragionare su e arrivare alla conclusione che vuole, il problema è aperto perché il concetto di democrazia è aperto. L'unica cosa che credo valga per tutte le democrazie definite in qualunque modo, quella ateniese o la nostra, credo che sia comunque quello che diceva Winston Churchill. La democrazia è la peggior forma di governo, tranne tutte le altre che sono state provate. Grazie. Bene, dopo questa carrellata storico-sociale, se ci fosse qualche ragazzo, qualche collega che volesse fare delle domande, prego.

Non vale, non me l'avevate detto che c'erano le domande. Salve, Davide Bufalini di Fisica Teorica, magistrale. Innanzitutto complimenti per l'esposizione, veramente molto interessante, una delle lezioni migliori di storia che abbiamo mai sentito. L'altra cosa che volevo chiedere, a proposito di questo problema che c'è oggi, che siamo molto meno democratici, insomma, prendiamo poche decisioni.

Mi hanno spiegato che quando uno pronuncia la lettera P in quel microfono succede questo, lei ha detto poche e è scoppiata la... cerchi di evitare la lettera P. No scherzo.

Si è già pensato di fare una cosa tipo gli svizzeri, cioè fare il referendum molto più spesso e quindi magari cercare di capire quali sono le tematiche importanti, non è che uno può fare il referendum per tutte le cose, però per le cose più importanti fare il referendum un po'più spesso, noi facciamo tipo due o tre l'anno, sono pochissimi. Cioè si è già pensato... pensato a fare una cosa del genere.

Io, come dire, confesso che appunto essendo uno storico vivo immerso nel passato e seguo poco l'attualità politica, ma mi pare che ci sia un progetto di legge del governo attuale che mira proprio a rendere molto più facili innanzitutto... le proposte di legge popolari, tu raccogli le firme e presenti una legge al Parlamento, questo si può fare anche oggi, dopodiché il Parlamento le nasconde in un cassetto e non è obbligato a discuterle. Il progetto di legge è che queste proposte invece ci vorranno un'unione, non è un'unione di un po'più di firme per presentarle, 500.000 se non sbaglio, una volta che arrivano queste proposte di legge il Parlamento è obbligato a discuterle, se approva la proposta di legge bene la legge passa, se il Parlamento la modifica o la cancella si va al referendum in automatico, quindi la proposta è questa, è in discussione, ci sono ovviamente dei problemi in tutti i casi e la proposta attuale del Governo se non sbaglio prevede che si va al referendum e il referendum non ha quorum, vuol dire che se anche solo mille persone in tutto il paese vanno a votare il referendum vale.

Questo è stato fatto perché da noi invece i referendum hanno un quorum, il 50% e di recente falliscono quasi tutti e allora per non... ecco l'alternativa ovviamente fa anche un po'paura, l'idea che basta che vada uno a votare non va nessun altro e quello diventa legge. Ma appunto quello che viene fuori quando si ragiona su queste cose...

E che il sistema perfetto non c'è. Il sistema democrazia, l'ha detto Churchill molto chiaramente, fa schifo, solo che ragazzi tutti gli altri fanno ancora più schifo e quindi lo si cerca di modificare continuamente navigando a vista. Quindi il discorso c'è, con tutte ovviamente i problemi che una valanga di referendum aprirebbe però.

Grazie. Salve, sono Paglialunga Piero, qui, da studio fisico alla triennale. Volevo chiederle un punto di vista riguardo alla democrazia oggi, a come si intende la democrazia oggi, perché io ho l'impressione che molto spesso si intende... intenda come tutti quanti sono alla pari e possono dire quello che gli pare e secondo me questo è vero fino a un certo punto perché ad esempio riguardo le questioni scientifiche, riguardo i vaccini, riguardo il discorso anche...

climatico, ci sono delle persone che ne sanno più di altre e quindi forse bisognerebbe lasciare prendere da questo punto di vista le decisioni a chi veramente ci ha studiato una vita, contano veramente le opinioni di tutti quanti allo stesso modo? Guardi, qui bisogna distinguere in realtà, perché un conto è il fatto che quando c'è un problema a carattere scientifico bisogna consultare quelli che se ne intendono e effettivamente su questo io non ho nessun dubbio. Tenga conto che anche sui problemi scientifici più spesso di quello che crediamo gli specialisti sono divisi e non hanno la stessa opinione, ma detto questo è chiaro che per esempio quello che lei mi vuol far dire è in sostanza Sui vaccini, se tutti i medici sono d'accordo di dire una certa cosa, i medici e i ricercatori, allora quella cosa lì va accettata, non si può metterla in discussione.

Vero. L'altro problema è però, una volta che gli scienziati ci hanno detto com'è la raffreddazione, realtà bisogna prendere una decisione politica e questa decisione politica è bene prenderla avendo ascoltato gli specialisti ma poi se la prendono i deputati la prendono persone che non sono affatto specialisti hanno solo la responsabilità politica di decidere e se invece la stessa decisione la prende il popolo con un referendum egualmente la prendono persone che non sono degli specialisti però hanno la responsabilità politica di decidere Quindi la questione è un conto sono gli specialismi scientifici, l'altra questione è la politica è essa stessa uno specialismo per cui le decisioni politiche che possono essere le più diverse toccano tutti i campi possibili, etico, scientifico, economico, ecco bisogna farle prendere a delle persone che sono specialisti del prendere decisioni oppure le può prendere tutto il popolo tutto insieme. A me ovviamente viene da dire che bello se fosse tutto il popolo tutto insieme.

tutto insieme e poi certo condanneremo a morte Socrate e vabbè io non lo so onestamente cosa preferirei io ma è un dibattito aperto evidentemente c'è tempo per un'altra solo un'altra domanda altrimenti salutiamo il professor Barbero Salve, Sara Cadoni, laureata in lettere e insegnante precario. Una mia domanda si riallaccia un po'a quello che ha detto alla fine dell'intervento e all'inizio. Io ho partecipato a dei meeting con altri ragazzi provenienti dall'Europa tra i 18 e i 30 anni e si parlava di questa poca affluenza al voto e tutti pensavano come una soluzione a questo, una tassa da pagare per chi non vota. Quindi la mia domanda è quanto può essere giusto?

obbligare, mi viene un po'l'immagine dei poliziotti sciti che conducono e ad esempio a Malta questo dovrebbe essere tra poco già legge anche in vista delle nuove elezioni europee che ci saranno in primavera, tutti vedevano come la soluzione a tutti i problemi è questo obbligo tramite il pagamento di una tassa a chi non si presenta che verrà ricapitata direttamente a casa. Grazie. Ma appunto, a livello della mia opinione personale, che non conta niente naturalmente, e la mia opinione personale è che meno obblighi e meno divieti ci sono, meglio è, e quindi sono istintivamente contrario a qualunque novità che comporti.

nuovi obblighi e nuovi divieti ma al di là di questo, poi bisogna vedere nel merito caso per caso, è solo una reazione a pelle questa per carità, io credo che non so se vi ho convinti ma io mi sono convinto che appunto la democrazia è una cosa che va a ravverciata continuamente dove non c'è niente di sacro e intoccabile dove è tutto provvisorio messo lì cercando di vedere se funziona o non funziona poi io sono forse influenzato dal fatto che come qualcuno dei colleghi presenti sono un medievista e cioè studio un mondo dove nel comune di Firenze i priori che governavano la città cambiavano ogni due mesi e ogni due mesi il giorno prima si riunivano dei consigli per dire come con che criterio eleggiamo i priori questa volta cioè non solo cambiava il governo ogni due mesi ma cambiava anche il criterio con cui nominare il governo e loro lo trovavano normalissimo se avessero saputo che noi ci mettiamo decenni per fare una piccola modifica costituzionale sarebbero rimasti sbalorditi quindi la democrazia tutto si può cambiare e tutto si può sperimentare potremmo provare a ragionare su cosa succederebbe se ci fosse l'obbligo di andare a votare che c'è già ufficialmente c'è scritto il voto è un diritto, è un dovere del cittadino, ma essendo un dovere per cui non si pagano multe non frega niente a nessuno, se ci fosse una multa da pagare diventerebbe molto chic non andare a votare, perché io essendo ricco io pago la multa, cosa vuole che me ne importi, invece quei poveracci sono costretti ad andare, quella potrebbe essere una conseguenza. Certamente a naso se l'idea è vogliamo davvero coinvolgere tutti nelle decisioni allora perché no? potrebbe anche provare, però è chiaro che un'altra corrente direbbe non vogliamo coinvolgere tutti, vogliamo coinvolgere tutti quelli a cui interessa, anzi prendiamo anche il meglio dell'oligarchia, coinvolgiamo tutti quelli che se ne intendono davvero, i migliori. ma non proibendo agli altri di andare, semplicemente creando un sistema in cui sarà naturale che i migliori sono interessati e vanno e gli altri invece vuol dire che non gli interessa e non vanno, insomma si può prenderla e palleggiarla da tanti punti di vista come vede. Bene, grazie.

Noi ci rivediamo fra 20 minuti.