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Gestione dei Rifiuti e Risorse in Italia

Cari professori e cari professoresse, benvenuti in questo webinar. Il webinar di oggi si chiama Dove vanno a finire i nostri rifiuti e l'ospite di oggi è il professor Mario Grosso. Ben arrivato, Mario. Buongiorno a tutti. Allora, in quest'oretta che passiamo insieme parliamo di rifiuti, che cosa sono, come li smaltiamo, li smaltiamo bene, possono essere una risorsa. Sono delle domande che le nuove generazioni si fanno molto. se le fanno anche le generazioni precedenti ed è un tema che trascende un pochino la scuola, riguarda tutti noi come cittadini, però al di là della pratica di come usarli anche nella nostra vita quotidiana apre poi a tutta una serie di interrogativi sul futuro e anche sulle future fonti di energia. Io vi spiego un po' chi è Mario Grosso e poi lascio subito la parola a lui. Mario Grosso è un ingegnere ambientale, lavora in segna al Politecnico di Milano e si occupa proprio di gestione dei rifiuti. In particolare studia le tecnologie per il recupero e il trattamento dei rifiuti e anche studia e analizza l'intero ciclo della loro vita. È anche impegnato in ricerca presso un centro di studi che si chiama MATER. MATER è un acronimo molto bello che sta per... per materia e energia dai rifiuti e questo avviene nella città di Piacenza. È anche un divulgatore per le nostre chiavi di lettura che sono la collana di divulgazione scientifica Zanichelli, proprio sul tema dei rifiuti ha curato insieme a Maria Chiara Montani la chiave di lettura dove vanno a finire i nostri rifiuti. E se dei rifiuti si occupa per lavoro ha però anche un'altra passione che è altrettanto interessante, che è quella della mobilità sostenibile. Sempre per le chiavi di lettura ha curato un piccolo librino che si chiama L'ultima auto a benzina e anche questo è un titolo evocativo che sarebbe bello poi approfondire in un'altra occasione. Io ho parlato fin troppo, quindi lascio la parola a Mario per questo viaggio attraverso i rifiuti e un po' quello che succede a loro. Molto bene, grazie Valentina per la presentazione, buongiorno a tutti e benvenuti a questo seminario in cui cercherò di intrattenervi per un'oretta su questo tema di cui mi occupo ormai da una ventina d'anni, il tempo passa velocissimo. Allora, per iniziare subito a saltare dentro all'argomento, a me piace partire dal... dai termini che noi utilizziamo per indicare l'oggetto che stiamo analizzando. E quindi io devo dire che ho girato veramente un sacco l'Italia in questi ultimi anni, sia per questioni mie di lavoro, sia per presentare questo libro della Zanichelli, e in questi anni ho collezionato un po' uno spaccato di Italia, se vogliamo, in termini di diversi termini che vengono utilizzati per indicare i rifiuti. e qua ne iniziate a raccogliere un po'. Penso che vi riconoscerete in alcuni di questi, magari altri li sentite per la prima volta. Li ho messi insieme perché se guardate sono termini che hanno abbastanza un denominatore comune. E il denominatore comune è quello del, perdonatemi il termine, è quello dello schifo, del ribrezzo, del fastidio, l'ercio. immondizia che deriva da immondo, sudicio come dicono gli amici toscani, loro dicono vado a buttare fuori il sudicio, la munnezza di Napoli, rusco, rumenta in Liguria, ho messo anche due termini inglesi, rubbish e trash, questi sono anche un po' onomatopeici. e sono tutti termini appunto accomunati da questo senso di fastidio, di ribrezzo, di qualcosa che proprio non vogliamo avere tra i piedi. Un altro termine che mi piace molto è quello che vedete a destra, spazzatura, spazzatura deriva da spazzare, cioè spazzare per terra e questo termine in realtà ci dice una cosa molto importante, ci dice che quando è stato pensato come termine lo si associava solo a ciò che si raccoglieva per terra spazzando. Quindi ritorniamo indietro a un mondo, a un periodo storico, dove gli unici rifiuti che si producevano erano quelli che derivavano dalla sporcizia che finiva per terra. Se pensiamo adesso nelle nostre case, le montagne di imballaggi di carta, plastica, vetro, che generiamo ogni giorno, insomma, sono cambiate parecchio le cose, anche se magari continuiamo a chiamarla spazzatura. Ora, questi termini appunto sono accomunati da un senso di schifezza e quindi andiamo un po' oltre. Qual è il termine più scientifico che in realtà utilizziamo, che infatti anche compare nel titolo del libro, il termine rifiuto. Anche qua facciamo un minimo di analisi dell'origine di questo termine. Rifiuto deriva da fiutare due volte, cioè ri-staccato-fiuto, ri-staccato-fiutare. Fiutare significa appunto annusare. E quindi questo termine ha dietro un significato del tipo non lo voglio fiutare una seconda volta, perché è un qualcosa che puzzava talmente tanto che mi faceva riprezze, quindi non lo voglio fiutare di nuovo, quindi lo rifiuto, o meglio non lo rifiuto se vogliamo essere più rigorosi. Anche questo termine quindi che ci può sembrare più scientifico, più rigoroso, nasconde sempre questo concetto. del fastidio e della schifezza, quindi dobbiamo in realtà andare oltre anche a questo termine qua e qua ci viene in aiuto l'inglese perché l'equivalente dicitura inglese di rifiuto è waste e waste significa spreco, quindi vedete che siamo passati a un termine che non si porta più dietro alcun concetto. di fastidio, di schifezza, di riprezzo, ma semplicemente un concetto più asettico se vogliamo di sprecare. Quindi il rifiuto è qualcosa che noi sprechiamo e quindi per definizione lo spreco, che è un po' il comune denominatore di tutta la nostra società, non sprechiamo solo materiale che diventa rifiuto, ma sprechiamo energia perché la utilizziamo male, sprechiamo acqua perché abbiamo dei consumi eccessivi e quindi è un qualcosa che dobbiamo cercare di ridurre sicuramente. Facciamo ancora un passaggio successivo e ormai sempre più spesso si sente utilizzare il termine risorse, quindi anche il termine rifiuto pian pianino sta iniziando a scomparire dai radar del mondo scientifico, del mondo anche legislativo europeo che guida un po' questa materia, si parla sempre più di risorse, quindi di qualcosa da cui possiamo e dobbiamo ricavare quanto più possibile in termini di materia e come vedremo anche in termini di risorse. di energia. Ora queste considerazioni ci permettono di fare un passaggio successivo sempre dal punto di vista concettuale che qua faccio vedere in maniera molto semplificata ovviamente cerco di semplificarvi qualcosa che in realtà è molto complesso come vedremo però questo grafico ci fa capire un po' bene quella che è la vita di un materiale che passa dall'essere un prodotto, un bene e poi a un certo punto diventa un rifiuto e lo vediamo dal punto di vista economico. Quindi in questo semplice grafico noi abbiamo una scissa temporale che appunto indica il tempo dal momento dell'acquisto del bene, quindi il tempo zero è quando noi acquistiamo il bene. Non so se vedete il mio puntatore, magari cerco un po' di aiutarmi col puntatore. Nel momento zero noi acquistiamo il bene, questo ha un certo valore, quindi è il costo che noi dobbiamo sostenere per acquistarlo. E poi abbiamo la fase d'uso, la fase d'uso ha una durata che può essere più o meno variabile, può essere pensate da un bene durevole come un elettrodomestico, un mobile o un'automobile, dove quindi la durata si misura in ordine di anni, a un bene come un imballaggio di una caramella che io acquisto e getto via magari dopo qualche minuto dall'acquisto. Quindi la fase d'uso può essere molto lunga o anche molto breve. In ogni caso durante la fase d'uso il valore di questo prodotto diminuisce inesorabilmente fino a quando? Fino al momento esatto in cui noi decidiamo di gettarlo. Quindi vedete quando la curva incrocia l'asse delle X il prodotto diventa un rifiuto. Questo è un momento topico per chi si occupa dei rifiuti perché è l'esatto istante in cui quel materiale formalmente diventa un rifiuto. Cosa vuol dire formalmente diventa un rifiuto? Vuol dire che entra in vigore la definizione ufficiale legislativa di rifiuto, che è una definizione abbastanza semplice dal punto di vista concettuale, perché un rifiuto è un qualsiasi prodotto, oggetto o bene di cui il detentore decide di disfarsi. Quindi nel momento in cui noi come singoli cittadini decidiamo di gettare un… qualche cosa all'interno del contenitore dei rifiuti, che sia quello in casa della differenziata o che sia un cestino che troviamo per strada, in quel preciso istante noi abbiamo deliberatamente deciso di disfarci di questo prodotto e quindi formalmente diventa un rifiuto, quindi da quel momento in poi si applica la disciplina normativa sui rifiuti. Vediamolo però dal punto di vista economico, perché questa curva riguarda il valore, quindi riguarda un aspetto economico, in quel preciso istante il nostro prodotto assume un valore negativo, quindi attraversa come vedete l'asse delle ascisse, assume un valore negativo che significa che noi implicitamente accettiamo di pagare affinché qualcuno si occupi di gestire questo materiale si parla quindi di valore di mercato negativo per distinguerlo dal valore di mercato positivo che è quello che caratterizza invece i materiali cioè io acquisto un materiale e do dei soldi a chi me l'ha venduto quindi il materiale va in una direzione i soldi vanno nella direzione opposta quando un prodotto ha un valore di mercato negativo come il rifiuto sia il materiale che i soldi vanno nella stessa direzione, quindi come dire che io, è come se virtualmente io ... consegnarsi dei soldi insieme al rifiuto che getto. È chiaro che non è così, lo sappiamo benissimo, però io ogni anno, come anche tutti voi, pago e pagate la tassa rifiuti al proprio comune. Quindi quello è il momento in cui noi riconosciamo dei soldi affinché qualcuno si occupi di gestire il rifiuto. Da questo momento in poi, diciamo che fino a qualche decennio fa segnava un po' la fine di questo materiale, perché il materiale andava in discarica e quindi tutto finiva lì, Invece, da parecchi decenni a questa parte, sempre di più, tanto più ci avviciniamo agli anni odierni, si instaurano tutta una serie di attività che chiamiamo attività di riciclo e di recupero, che permettono a un certo punto di far ritornare il materiale, il rifiuto, di farlo ritornare a essere un prodotto. E quindi... per essere avviato a una nuova vita. È chiaro che sono percorsi molto diversi, io ho fatto delle curve più o meno casuali per far capire che il percorso di riciclo e recupero non è sempre uguale per tutti i materiali, ci sono grandi differenze di cui parleremo brevemente, però un po' il concetto è questo. Quindi oggi vi guiderò un po' in questa parte centrale della curva, cosa succede in tutte queste fasi in cui noi facciamo in modo che il rifiuto torni ad essere un prodotto. Ora però facciamo un piccolo passo indietro, o meglio facciamo uno zoom, allontaniamoci un attimo dalla nostra comfort zone, guardiamo un po' il pianeta Terra nel suo insieme, anche se oggi, se facciamo questa operazione oggi lo vedremo con delle caratteristiche molto particolari per via dell'emergenza attuale, non vedremo quasi più gli aerei, vedremo un'aria molto più pulita, ma questo è un altro discorso. Se rimaniamo sul tema rifiuti… La situazione ha delle enormi criticità ancora oggi, una fotografia di queste sfide globali è stata fatta qualche anno fa e verrà aggiornata tra l'altro tra qualche mese da ISVA che è l'associazione internazionale sui rifiuti solidi, International Solid Waste Association, che ci dice che nel mondo circa 2 miliardi di persone non hanno accesso alla raccolta dei rifiuti, quindi vivono in contesti dove non esiste neppure una risoluzione. eppure un sistema di raccolta dei rifiuti, che significa che il rifiuto viene gettato laddove capita nell'ambiente. Sempre nel mondo 3 miliardi di persone hanno accesso alla raccolta dei rifiuti, quindi esiste un minimo di sistema che raccoglie i rifiuti, ma poi non esiste un sistema sicuro e controllato in cui conferire questi rifiuti. Ora, questi due concetti sono molto meglio esemplificati da un paio di immagini, come sempre le foto di... dicono più di tante parole, questa prima immagine che vi mostro è la conseguenza della prima situazione, quindi non ci sono sistemi di raccolta dei rifiuti e quindi i rifiuti se ne vanno in giro per l'ambiente, dove finiscono? Finiscono prima o poi sui corpi idrici, fiumi, mari, laghi o lagune e questa è una tipica immagine che ci potremmo ritrovare davanti in queste situazioni. Secondo esempio che riguarda appunto la seconda fattispecie, sistemi di stoccaggio incontrollato, diciamo così, alla rinfusa di rifiuti. Quindi qua siamo in una situazione dove la raccolta c'è, perché vedete abbiamo un camion che ha portato i rifiuti in questo grande sito, in questa enorme discarica. Vediamo una ruspa che in qualche modo gestisce il rifiuto nella discarica, ma ahimè vediamo anche una persona che letteralmente rovista tra i rifiuti, con il suo cesto. e cerca di tirare fuori qualcosa che possa avere un valore economico su cui costruire la propria sussistenza. Questa è una tipica immagine che si può vedere nelle grandi città africane o anche in alcune del sud americo, del sud est asiatico ed è proprio la situazione legata all'avere delle discariche che non hanno nessun tipo di tutela della salute delle persone e dell'ambiente, quindi persone che vivono sulla discarica è chiaro che hanno un'aspettativa di vita estremamente breve. Sempre l'ISVA ha fatto una stima di quanto costerebbe a livello economico e sociale intervenire per sanare queste situazioni, per arrivare a stimare che in realtà non fare nulla ci costa molto di più in termini di impianti. impatti e di costi sociali rispetto a quelli che sarebbero i costi economici di sanare queste situazioni, ma purtroppo questa storia si applica a molte altre situazioni sul nostro pianeta. E poi ecco l'altra situazione che si origina da quello che abbiamo appena visto è il grande tema delle isole di plastica negli oceani, anche questo qua è una problematica che è arrivata al grande pubblico in tempi relativamente recenti. Sappiamo che ormai la situazione è fuori controllo, quindi abbiamo delle enormi masse di rifiuti galleggianti o peggio ancora, magari che stanno a poche decine di centimetri dalla superficie del mare, che costituiscono proprio un minestrone di rifiuti di varia tipologia, prevalentemente ovviamente plastica, ed è importante sapere che questo materiale arriva per la grande maggioranza, quindi per l'ottima parte. 80% dalla terraferma, quindi non sono rifiuti scaricati dalle navi, ma sono prevalentemente rifiuti che arrivano dalla terraferma veicolati dai fiumi, in particolare da quelle situazioni che abbiamo visto nell'immagine di prima. Qualche numero sull'inquinamento da plastica nei mari, immaginiamo che in ogni minuto è come se venisse scaricato negli oceani del mondo un camion di rifiuti pieno di plastica. io parlo circa da un quarto d'ora quindi abbiamo già scaricato 15 camion di plastica all'interno degli oceani mondiali il 90% proviene da 10 fiumi 2 di questi sono in Africa e 8 sono in Asia arriva qualcosa anche da tutti gli altri fiumi compresi i nostri fiumi europei ma ovviamente in quantità decisamente minore E qua mi fa piacere anche per essere poi un po' possibilista e ottimista verso il futuro, vedere che ci sono molte iniziative che spesso vengono da giovani per cercare di affrontare questi problemi. Questo ad esempio è una start-up di due giovani ingegneri italiani, peraltro, che però sono all'estero, che si sono inventati un sistema per bloccare in qualche modo questo trasporto di plastica nei fiumi verso gli oceani. Ma molto più famoso è quest'altra iniziativa che magari avrete già sentito nominare, si chiama The Ocean Cleanup, la più grande operazione di pulizia della storia e questo è un ragazzo anche qua molto giovane olandese che ha ritenuto questo problema la sua missione di vita e quindi si è inventato quest'idea di mettere in piedi delle enormi barriere galleggianti trainate da navi per cercare di rinforzare la sua vita. pian piano di ripulire le plastiche già presenti negli oceani. Ora è chiaro che sono cose assolutamente lodeboli e si spera che portino i risultati attesi, però fino a che non ci decidiamo a chiudere i rubinetti, quindi a smettere di continuare a scaricare questi camion di plastica nel mare ogni minuto, anche queste operazioni da sole non possono essere. sufficienti altri temi per rimanere sempre a livello planetario alla macroscala sono anche qua giunti alla ribalta dei media negli ultimi periodi gli effetti del blocco della Cina o China Ban avrete probabilmente sentito che a partire dal 2018 circa fine 2017 inizio 2018 la Cina ha deciso di rinforzare fare un'operazione assolutamente transcianque di non accogliere più rifiuti plastici di varia tipologia che importava stabilmente dai paesi europei, dagli Stati Uniti, dal Giappone, proprio perché non ha più ritenuto di svolgere questo ruolo di spazzino del mondo. E lì ci siamo resi conto che esisteva un'enorme quantità più o meno sommersa, non nel senso necessariamente di illegale, ma sommersa nel senso di poco noto, nota anche agli osservatori, di grandissimi flussi che, come vedete da questa immagine, finivano in Cina. Ora è chiaro che siccome sappiamo bene che la Cina da un giorno all'altro può decidere di rovesciare lo status quo e quindi da un giorno all'altro hanno chiuso le frontiere a queste importazioni, come si è mosso il mercato? Si è mosso come vedete qua, quindi questa immagine ci dice cosa è successo dal 2018 al 2017, quindi primo trimestre del 2018 confrontato col primo trimestre del 2017 e vediamo che le due grosse frecce rosse in basso sono il crollo delle importazioni di rifiuti plastici in Cina che è andato quasi a zero e a Hong Kong anche compensato molto parzialmente da un aumento delle esportazioni in altri paesi che ancora messi peggio della Cina comunque si sono resi disponibili ad aumentare le loro importazioni però vedete che anche la somma di tutte queste freccette blu, Malesia, Vietnam, Burkina non vanno sicuramente a compensare Quello che la Cina non prende più. E questo ha dato origine anche da noi nel nostro piccolo a una serie di problemi. Se ricorderete nel 2018 in particolare, proprio in quegli anni lì c'è stata una recrudescenza degli incendi più o meno inaspettati di grandi depositi di rifiuti anche in Lombardia, nel Nord Italia e in altre regioni teoricamente più avanzate a livello di gestione. Questi sicuramente sono anche dovuti. alla improvvisa mancanza di sbocchi per i materiali di più difficile riciclabilità. Mario posso farti una domanda? Non viene direttamente da me ma da una delle professoresse che ci sta seguendo che si chiama Michelangela. Lei si chiede una conferma da te ma quindi in tutti questi anni che comunque il problema della plastica è noto e c'è stata una certa sensibilizzazione non è diminuita? l'uso, il consumo e quindi i rifiuti che poi produciamo? Allora, la plastica adesso ci arriveremo a fare un focus molto più dettagliato, visto che il materiale è più critico. Ebbene, no, i quantitativi, nonostante il grande impulso da molte persone, anche nel cercare di stare più attenti, non c'è stata una diminuzione del... l'utilizzo della plastica, anche perché la plastica continua a rimanere un materiale che da molti altri punti di vista delle caratteristiche che lo rendono estremamente competitivo nei confronti degli altri. Se parliamo del mondo degli imballaggi, che è poi il mondo che frequento prevalentemente io, la plastica comunque ha dei vantaggi indiscutibili su molti aspetti, in primis per quanto riguarda la leggerezza, quindi questo è inutile nascondersi, il fatto che... Una bottiglia di plastica pesa un ventesimo di una bottiglia di vetro e quindi da molti punti di vista, che non sono solo il punto di vista di cui vi ho parlato adesso, ma sono punti di vista legati agli impatti dei trasporti, ad esempio, la plastica risulta estremamente più competitiva anche dal punto di vista ambientale, paradossalmente, rispetto al vetro. Quindi la plastica in realtà non è diminuita nonostante questi sforzi. Il problema è, semmai un altro tipo di problema, è che abbiamo sempre più manufatti in plastica e spesso sempre più difficilmente riciclabili. Su questo poi ci torneremo dopo con degli affondi più specifici. Quindi questa, la presenza di una valvola di sfogo come la Cina, che prendeva in realtà anche plastica di buona qualità, ma anche gli scarti più difficili da riciclare, ci ha permesso sempre di far finta di non vedere il problema ripeto, anche alcuni osservatori non avevano colto l'entità dell'esportazione verso la Cina che rimaneva una cosa un po' tenuta nascosta e quindi adesso abbiamo, però dopo vi farò vedere non voglio anticipare troppo alcune cose che riprenderemo dopo perché sulla plastica faremo un affondo molto più specifico Ecco, sempre per rimanere appunto sulle questioni, sui grandi problemi, poi dopo ovviamente vedremo anche la parte propositiva e positiva di quello che vi racconto, però non solo problemi globali come quelli di cui vi ho parlato fino adesso, ma anche i nostri grandi problemi interni. Io quando racconto queste cose agli studenti ormai mi rendo conto che sono troppo giovani per poter ricordare di queste vicende, adesso ho un audience sicuramente che mi ha fatto un po' di paura. in maggioranza invece se le ricorderà bene, come me le ricordo benissimo anch'io, emergenza rifiuti in regione Campania, quindi parliamo degli anni 2000, prima decade degli anni 2000, quando a fronte dell'emergenza rifiuti, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta, si è cercato di... mettere una pezza costruendo questi siti di stoccaggio provvisorio dei rifiuti, dovevano essere appunto siti di stoccaggio provvisorio, depositi di ecoballe, che di fatto sono rimasti tali e molti di questi, anzi quasi la totalità, sono ancora lì, vivi e vegeti, come le vediamo in queste immagini. Lì l'idea era quella di impacchettare il rifiuto, infatti qualcuno si è inventato l'infelice termine di ecoballe. quindi pacchettare il rifiuto dopo averlo un minimo triturato e compattato, ma neanche troppo, in cubi di circa un metro o un metro di lato, poi disposti a formare questi enormi tronchi di piramide, alla fine poi richiusi con enormi teli neri in plastica. Vedete le dimensioni dei camion, tanto per fare un'idea di cosa stiamo parlando. Potete immaginare in Campania... sotto il sole di luglio e di agosto della plastica nera quanto possa starsene tranquilla, quindi rischio di possibili incendi eccetera, e parliamo di quasi 6 milioni di tonnellate di materiale che è stato stoccato in questa maniera. Poi sulla campagna ci ritorno perché vedrete che c'è una situazione che è molto cambiata da questi momenti di cui vi sto parlando. Quindi insomma, avendo visto un po' gli aspetti critici e negativi, facciamo un passo avanti e cerchiamo di capire come affrontare il problema per bene, quindi come gestire i rifiuti in maniera adeguata affinché le cose che abbiamo visto non si ripetano. Come dobbiamo gestire i rifiuti ce lo dice la normativa, la normativa di riferimento per questo tema è la normativa europea, quindi abbiamo direttive europee a partire già dagli anni 90 che poi si sono succedute con continui miglioramenti, continui innalzamenti dell'asticella, obiettivi sempre più stringenti, ma l'impianto normativo di base è sempre stato impostato in questi termini. sintetizzato da questa piramide rovesciata che mi dà un'idea di un principio di gerarchia della gestione dei rifiuti quindi se noi partiamo dall'alto, dal punto più in alto quindi il primo livello di priorità troviamo la prevenzione cosa vuol dire prevenzione? Vuol dire produrre meno rifiuti non solo in termini di massa quindi produrre una quantità minore di rifiuti ogni anno che passa ma anche in termini di composizione quindi produrre rifiuti che siano meno pericolosi quindi che siano meno tossici meno nocivi quindi cambiare anche i processi produttivi per quanto possibile in modo che si producano rifiuti meno pericolosi come possiamo fare la prevenzione? faremo qualche esempio un po' più pratico dopo ma la prevenzione è tutto ciò che permette a priori di fare sì che si produrranno meno rifiuti quindi se noi riusciamo a passare da un utilizzo sconsiderato di bottiglie di acqua in plastica o se getta all'utilizzo della caraffa in casa, l'acqua del rubinetto o i fontanelli pubblici, noi stiamo facendo prevenzione perché facciamo sì che si vada a produrre in prospettiva meno rifiuti. Ora la prevenzione può permettere di ottenere di buoni risultati, vedremo qualche numero, ma al momento attuale e per gli anni a venire è ben difficile pensare che si possa risolvere il problema unicamente non producendo più rifiuti e quindi dobbiamo muoverci verso il basso lungo la gerarchia e andare a vedere quali sono i livelli successivi. Il secondo livello di priorità prende il nome di preparazione per il riutilizzo, che possiamo semplificarlo in termini unicamente di riutilizzo. Cosa vuol dire riutilizzare? Vuol dire utilizzare nuovamente un materiale che è diventato rifiuto per lo stesso scopo originario, quindi limitandosi semplicemente a ripararlo o a ripulirlo o a sterilizzarlo. E qua il tipico esempio è la bottiglia di vetro a rendere per l'acqua minerale. Quindi se io utilizzo il vetro a rendere e vado ad esempio in un ristorante dove utilizzano questo tipo di imballaggi, le bottiglie che ci servono al tavolo quando sono vuote vengono restituite a chi ha effettuato la consegna della bottiglia piena e queste bottiglie ritornano in un canale che prevede di rientrare nell'impianto di imbottigliamento dove sono previsti dei sistemi, immaginate delle grossissime lavastoviglie industriali enormi, che... sanificano, sterilizzano le bottiglie, rimuovono l'etichetta, rimuovono il tappo, verificano che non ci siano rotture o crepe nella bottiglia, a questo punto la lavano per bene, la sterilizzano, la riempiono nuovamente con acqua fresca, mettono una nuova etichetta, mettono un nuovo tappo e le rimandano sul mercato. Questo è il riutilizzo, ovviamente non può essere effettuato per tutti i materiali, ma per alcuni, ovviamente il vetro è quello principe su cui si può effettuare il riutilizzo. Ovviamente dobbiamo scendere di un ulteriore gradino perché come ho appena detto non tutto può essere riutilizzato, il livello successivo è il riciclo ovvero il recupero di materia. Che cosa significa riciclo? Tanto per farvi capire e per fare un parallelo con il vetro di cui abbiamo appena parlato, il vetro, le bottiglie di vetro o il vasetto della marmellata in vetro che voi utilizzate a casa non va a riutilizzo come abbiamo visto nel caso di prima, ma voi lo mettete nel contenitore del vetro. Nel contenitore del vetro noi abbiamo una miscela di diverse tipologie di prodotti in vetro, di colore diverso, di forma diversa, possono essere magari un po' sporchi perché c'è rimasto dentro ancora un po' di liquido, ci può essere rimasto dentro del cibo residuo e quindi a questo punto devono andare a un processo industriale più spinto che prevede proprio di fondere questo materiale, dopo aver tolto tutte le impurezze di cui parlavo, per produrre nuovi manufatti. Quindi a questo punto... noi magari dal vasetto della marmellata andiamo a produrre un domani una bottiglia, quindi non è lo stesso tipo di manufatto che viene prodotto. Un altro esempio di materiale a cui si applica il riciclo è la plastica, e qua possiamo fare l'esempio delle bottiglie di plastica in PET, quindi quelle dell'acqua minerale, che in fase di riciclo potrebbero diventare un domani delle fibre con cui fare i maglioni di pile. Noi stiamo recuperando il materiale, quindi stiamo riciclando il prodotto, ma per fare un qualcosa che è totalmente diverso, quindi da una bottiglia faccio un indumento che avrà poi delle dinamiche differenti. È meno preferibile di riutilizzo perché ovviamente tutti questi processi per rilavorare i materiali sono processi più impattanti, che consumano più energia e che possono avere più emissioni in atmosfera. Se anche con il riciclo noi non riusciamo a gestire il materiale che... che ci rimane, dobbiamo scendere di un ulteriore gradino, siamo arrivati al penultimo, e effettuare su questo materiale altre forme di recupero, tipicamente recuperare energia, cioè recuperare il contenuto intrinseco di energia presente nel materiale, che sappiamo essere particolarmente elevato per quanto riguarda materiali ancora una volta plastici, ma anche per la carta non riciclabile o per il legno ad esempio, e anche di questo poi parleremo successivamente. Ultimissimo livello di priorità, lo smaltimento. Smaltimento vuol dire andare in discarica, quindi quello che in realtà fino a 20-30 anni fa era la prassi abituale. Lo smaltimento significa che noi non recuperiamo più niente né di materia né di energia, però dobbiamo a questo punto spostare la nostra attenzione sulla tutela dell'ambiente. Quindi lo smaltimento deve avvenire in condizioni controllate, proprio perché dobbiamo evitare qualsiasi rischio di impatto residuo sulla salute umana e sull'ambiente di questo tipo di pratica. Mario, ho una serie di domande per te, non solo una, quindi te le faccio un pochino prima di proseguire. La prima riguarda la Cina e alcuni dei nostri spettatori ti chiedono di dire qualcosa di più sulle motivazioni di questo rifiuto improvviso della Cina, sia se ci sono state delle motivazioni ufficiali o anche magari delle letture un pochino meno ufficiali da parte di altri osservatori. Questa intanto è la prima. ma allora sul tema della Cina si chiama China's World la spada cinese i cinesi hanno sempre la capacità di dare nomi molto folcloristici alle cose che fanno quindi ci sono dei documenti ufficiali io avevo anche messo mano su qualcuno di questi trovando anche delle traduzioni è difficile entrare nella testa di quello che hanno in mente i cinesi lo stiamo anche vedendo adesso nelle vicende di più stretta attualità io ho un Un po' di esperienza con la Cina l'ho avuto, ho vissuto un mesetto in università in Cina per uno scambio qualche anno fa. L'idea che mi sono fatto è che da un lato loro hanno su tutti i settori, quindi anche sul settore ambientale, un livello di sviluppo e di avanzamento del progresso con una velocità che è impensabile per quanto ci riguarda. E come seconda cosa hanno dei processi decisionali. e qua possiamo leggerlo positivamente o negativamente insomma a seconda del caso però hanno dei processi decisionali istantanei e immediati e senza discussione vi faccio un esempio pratico voi sapete che usciamo un attimo dal mondo dei rifiuti e muoviamoci nel mondo dell'inquinamento atmosferico che è un altro settore di cui mi occupo parzialmente vediamo sempre le immagini delle grandi città cinese immerse nello smog con un livello di inquinamento elevatissimo ... che dà una serie di problemi poi però se magari in quella città c'è un evento come può essere un vertice di capi di stato, magari un'olimpiadi, insomma un evento di richiamo importante, loro ritengono che non devono dare questo tipo di immagine al mondo esterno e decidono da un giorno all'altro di bloccare le fabbriche per una settimana, di bloccare il traffico e si vedono immagini in cui il cielo diventa improvvisamente azzurro dal grigio che c'era. Questo per dire, ripeto, non sto dando giudizi sull'opportunità e sulla correttezza o meno di questi comportamenti, ma di fatto loro hanno... queste capacità decisionali istantanee e drastiche tant'è che su molti settori anche dell'ambiente dell'energia ormai è inevitabile comprendere che ci sia una leadership cinese decisamente più avanzata rispetto a una leadership per dire statunitense che di fatto sui temi ambientali non c'è più ecco con gli ultimi sviluppi degli Stati Uniti quindi anche sul tema dei rifiuti ... diciamo che la Cina ha avuto buon gioco per tantissimo tempo a portarsi in casa i materiali nostri di scarto anche per questioni economiche nel senso che esportando un sacco di materiali e un sacco di beni prodotti da noi avendo poi le navi di ritorno vuote gli costava poco niente importarsi questi materiali poi però si sono resi conto che non avevano più bisogno e soprattutto non avevano più bisogno di materiali di scarsa qualità perché comunque anche loro stanno alzando l'asticella su di parametri ambientali non solo di inquinamento atmosferico ma anche di gestione dei rifiuti eccetera. E quindi io ci vedo in realtà, non vedo una mala fede, vedo uno sviluppo di un paese che sta facendo veramente passi da gigante anche sul settore ambientale, sta assumendo una leadership molto importante su questi argomenti. Quindi loro semplicemente hanno alzato i parametri di qualità dei materiali. da importare per il riciclo e a questo punto con i parametri di qualità dei materiali nostri che gli davamo non ci si sta più dentro, questa è un po' la mia interpretazione del blocco della Cina, che è stato secondo me anche utile per noi perché ci ha aperto gli occhi, noi ci siamo sempre un po' lodati e imbrodati di quanto siamo bravi a gestire i rifiuti e a fare qualsiasi cosa, Di fatto ha scoperchiato una situazione di cui non tutti erano a conoscenza e che era un nostro tallone da chile, sicuramente. Grazie, grazie per la risposta. La seconda considerazione che viene da un po' dei nostri professori e dalle nostre professoresse che ci ascoltano è che, indubbiamente, ritorniamo al tema della plastica, muove un giro d'affari incredibile. Quello che vogliono sapere è se ci sono stati a tuo giudizio o a tua memoria delle prese di posizioni, delle azioni, delle leggi, dei governi nel senso di limitare la plastica magari dagli imballaggi o da altre forme particolarmente diffuse e se secondo te ce ne potranno essere di più incisivi, più definitivi. Allora diciamo così che... La plastica, come ho già avuto modo di anticipare prima, è comunque un materiale al momento attuale insostituibile in tantissime applicazioni. Di nuovo, torniamo all'emergenza attuale, si vede gente che si sono messe a stampare in 3D valvole per i respiratori, quelle sono fatte di plastica, quindi voglio dire, se andiamo nel settore medico, la plastica la si può considerare come un materiale salvavita. Quindi la crociata... contro la plastica tu cura una crociata poco sensata e sensata è una crociata contro l'abuso della plastica e su questo io sono assolutamente d'accordo proprio perché un materiale così nobile con proprietà così importanti è assurdo, è uno spreco abusarne e dove avviene l'abuso della plastica? Avviene nel monouso quindi il vero problema non è la plastica in sé ma è il monouso in plastica laddove appunto ci sono delle alternative perché ripeto se siamo nel campo medico allora il monouso è fisiologico inevitabile però nel campo degli imballaggi le bottigliette e tutte queste cose che troviamo in giro le cannucce eccetera sono qualcosa di assolutamente da evitare. Quali sono gli atti anche legislativi più importanti che sono stati fatti in questa direzione? Beh io direi anche lì siamo stati noi come Italia all'avanguardia su questo il bando dei sacchetti di plastica per la spesa. Questo ormai risale a un bel po' di anni fa, quindi vietati gli utilizzi di sacchetti di plastica usa e getta per la spesa, dove però questo ha dato alito a spostarsi verso un altro tipo di monouso che è la bioplastica. Quindi questo ha aperto la strada, ha spalancato la strada al mondo della bioplastica che è ancora sempre monouso. Quindi in realtà non siamo riusciti a cambiare il paradigma e a fare venire via le persone dal monouso laddove si può evitare il monouso, ma abbiamo semplicemente fatto un passaggio di materiale dalla plastica alla bioplastica che adesso sta rivelando una serie enorme di problemi. Adesso non vorrei aprire troppe parentesi, sennò poi perdiamo un po' la logica della presentazione, però il tema dei sacchetti in bioplastica sta creando grandissimi problemi. Sia dal punto di vista degli impianti che poi devono gestire questi sacchetti, perché diciamo che chi ha introdotto la bioplastica ha ritenuto di non dover sentire più di tanto il parere degli impianti di trattamento dei rifiuti, i quali si sono trovati abbastanza impreparati nel gestire questi grandi flussi. In seconda battuta, i sacchetti in bioplastica purtroppo continuano a nascondere e a mantenere sotto traccia, non certo per colpa loro, ma per colpa loro. colpa di chi abusa di queste situazioni, sacchetti di plastica normale che ancora vengono commercializzati al di là del divieto che è stato fatto. Tanto per dare un'idea, chi si occupa degli impianti di compostaggio che abbiamo in Italia, poi sul compostaggio dopo diremo qualcosa, sta rilevando che ancora il 40% come media italiana dei sacchetti che arrivano agli impianti... che contengono l'umido sono ancora fatti di plastica normale, plastica fossile. Ora, questa plastica non dovrebbe esistere più nell'extrattore dei sacchetti, evidentemente continua a esistere proprio perché si nascondono un po' dietro i sacchetti in bioplastica, sono troppo simili ai sacchetti in bioplastica, diciamo una cosa. Quindi, ripeto, un'iniziativa nobile dal punto di vista del principio che però purtroppo ha aperto la strada a una serie di comportamenti sbagliati e non ha scardinato. il principio dell'use e getta, semplicemente ha spostato l'attenzione da un materiale ritenuto negativo, la plastica normale, a un materiale ritenuto invece positivo, la bioplastica, che però sta mostrando tutta una serie di limitazioni. Un secondo esempio è qua invece a livello europeo di registrazione, è la recente direttiva che si chiama nel gergo SUP, dall'inglese Single Use Plastic, quindi plastica monouso, che è una direttiva che in maniera piuttosto incisiva... e sempre compatibilmente con tutte le necessità di trovare compromessi nel dito legislativo europeo però tutto sommato in maniera più incisiva va a colpire tutta una serie di prodotti monouso ad esempio le cannucce, i cotton fioc e tutte queste cose qua che davvero rientrano nella fattispecie di prodotti monouso su cui si potrebbe sicuramente trovare un'alternativa o di cui si potrebbe anche fare a meno Ti ringrazio tantissimo per queste domande, ce ne sono molte, quindi vediamo se in itinere la tua presentazione ne colma alcune, perché c'è davvero tanto dibattito e tanto interesse per questo tema. Io adesso ti chiederei, a partire da questa piramide, un po' di capire come ce la stiamo cavando, come ci stiamo comportando e come sta andando questa piramide della... del trattamento dei rifiuti. Certamente, certamente. Vediamo adesso di capire in Italia come siamo collocati relativamente a questa gerarchia, quindi come stiamo mettendo in pratica i dettami della normativa europea. Allora, partiamo dal primo parametro, prevenzione. Come facciamo a valutare se stiamo producendo meno rifiuti? Andiamo a fare le statistiche che vengono tenute ogni anno in maniera molto puntuale da Ispra. che pubblica un rapporto rifiuti estremamente dettagliato che arriva a livello di dettaglio provinciale e che ci dice esattamente quanti rifiuti vengono prodotti in Italia. Quindi noi dovremmo dire, va bene, vediamo che evoluzione c'è stata della produzione dei rifiuti negli ultimi anni. Questo grafico ci fa vedere dal 2002 al 2018, quindi un intervallo temporale piuttosto ampio, ci fa vedere l'andamento di tre indicatori. Perché tre indicatori quando stiamo parlando di rifiuti? Perché è noto agli osservatori come la produzione di rifiuti sia generalmente e storicamente stata molto correlata con l'andamento dell'economia e questo è abbastanza intuitivo da comprendere. Tanto più l'economia va meglio, tanto più le persone dispongono di liquidità, acquistano più prodotti e ogni prodotto che acquistiamo genera una certa quantità di rifiuto. Ora mettiamo in grafico queste tre grandezze, in rosso la produzione di rifiuti, spero che vediate gli stessi colori che vedo io poi magari qualche schermo fa un brutto scherzo comunque il rosso che sarebbe quello più in alto di tutti è la produzione di rifiuti le due curve invece più sovrapposte tra di loro sono due parametri economici quindi l'andamento del PIL e l'andamento della spesa delle famiglie siccome sono ordini di grandezza totalmente diversi sono stati tutti posti pari a 100 nel 2002 in modo da poterne seguire l'evoluzione relativa. Ora, cosa è successo in questi due decenni? Innanzitutto vediamo che fino al 2007-2008 l'economia saliva e la produzione dei rifiuti addirittura saliva più velocemente di quanto non salisse l'economia. Quindi addirittura noi in questi anni, nei primi anni 2000, producevamo molti più rifiuti di quanto stesse migliorando l'economia. Quindi stavamo facendo l'esatto opposto di prevenzione dei rifiuti. Poi improvvisamente è arrivata la crisi economica del 2008, i parametri economici sono crollati, la produzione di rifiuti li ha seguiti a ruota, è crollata ancora, sempre rimanendo al di sopra delle curve economiche. Ora vediamo qualche piccolo e debole e ancora incerto segnale di inversione di tendenza proprio negli ultimissimi anni che sono quelli che ho evidenziato. Quindi se voi guardate, il 2017 è stato il primo anno in cui la produzione di rifiuti addirittura è scesa al di sotto delle altre curve. Poi purtroppo nel 2018 c'è stata un'inaspettata risalita importante della produzione di rifiuti, fortunatamente siamo ancora al di sotto, poco al di sotto, delle curve economiche. Quindi un sistema virtuoso è un sistema dove la curva rossa se ne sta sempre al di sotto delle curve economiche. Noi abbiamo anche degli obiettivi fissati dallo Stato italiano. di prevenzione dei rifiuti che sono proprio dati in termini relativi rispetto al PIL, quindi noi dobbiamo ridurre la produzione di rifiuti rispetto all'incremento del PIL, proprio per tenere conto della necessità di disaccoppiare queste due grandinezze. Quindi insomma dal punto di vista della produzione dei rifiuti qualche debole segnale positivo lo vediamo e deve ancora stabilizzarsi per bene, quindi cerchiamo di essere fiduciosi. Come gestiamo i rifiuti a questo punto? Quindi facciamo il passaggio successivo. Come gestiamo i rifiuti? Ce lo dice sempre l'ISPRA, questi sono dati relativi al 2015 e riguardano solo i rifiuti urbani, attenzione, non la totalità dei rifiuti, ma solo i rifiuti urbani, cioè quelli prodotti dalle famiglie e in generale dalla vita di una città, diciamo così, quindi nei rifiuti urbani ci sono anche rifiuti che derivano dalla manutenzione del verde, dei parchi, le ramaglie di quando si votano. gli alberi dei parchi pubblici, di quando si taglia l'erba, i rifiuti dei mercati rionali, tutto ciò che riguarda la città nella sua vita normale, non ci sono i rifiuti industriali ovviamente qua. Allora focalizziamoci sulle fette più grandi di questo grafico, il 26% dei rifiuti prodotti va a riciclo, se vi ricordate il riciclo è il terzo livello della gerarchia dei rifiuti. Ora è evidente che in questo grafico noi non riusciamo ad apprezzare né il primo né il secondo livello. Il primo perché è una prevenzione di rifiuti, quindi sono rifiuti che non vengono trattati e quindi non possiamo vederli in questo tipo di grafico. Il riutilizzo si fa un'enorme fatica a contabilizzarlo. Noi stiamo collaborando con il mio gruppo di ricerca, col Conai, da anni per dare una mano a tracciare il riutilizzo, ma è ancora lontano dal poter essere tracciato nelle statistiche ufficiali. Quindi... Questo grafico ci permette di fotografare solo gli ultimi tre livelli della piramide di prima, quindi il terzo, il quarto e il quinto. Abbiamo detto il 26% è il riciclo e il 18% è il trattamento biologico applicato all'umido. Quindi per intenderci nel 26% ci stanno tutti gli imballaggi separati con la differenziata, carta, plastica, vetro, metalli eccetera. Nel 18% ci sta dentro l'umido. Quindi la somma dei due, che siamo a circa il 45%, rappresenta il terzo livello della piramide, cioè il riciclo, il recupero di materia. La fetta verde che vedete è l'incenerimento, che è il 19%, a cui possiamo sommare anche il coincenerimento, quindi questi due sono i due processi di recupero energetico, vanno confrontati col quarto livello della piramide. E quindi siamo in linea, nel senso che noi stiamo mandando al recupero di energia meno della metà di ciò che mandiamo al recupero di materia. Quindi un po' la nostra piramide la stiamo... intravedendo. Peccato che però se ci muoviamo all'ultimo livello di priorità, la discarica, quindi quella fettina che dovrebbe essere ridotta al minimo, in questo grafico ancora rappresenta il 26%. Quindi noi non siamo ancora stati in grado di mettere in piedi una piramide a livello medio nazionale perché la punta finale è ancora troppo grande e mandiamo ancora troppi rifiuti in discarica. Vedere però il dato nazionale, saltiamo una slide e andiamo a due slide successive. Vedere il dato nazionale non dà però ragione di ciò che sta succedendo nelle singole regioni, perché anche nella gestione dei rifiuti abbiamo una situazione estremamente variabile da una regione all'altra. Questo grafico ci riporta per le 20 regioni italiane. La suddivisione è sempre tra queste quattro tipologie di trattamento che abbiamo appena visto, quindi il riciclo, che in questo caso è rosso, il trattamento biologico dell'umido che è la parte verde, il recupero energetico che è la parte viola e la discarica che è la parte blu. Come sono state messe le 20 regioni? Se vedete l'ordine non è casuale ma è l'ordine di diminuzione dell'utilizzo della discarica man mano che vado da destra a sinistra. Le regioni più a sinistra sono quelle che hanno meglio implementato la piramide della gestione dei rifiuti, perché hanno la discarica ridotta ai minimi termini, viceversa le regioni a destra sono quelle più arretrate da questo punto di vista. Ora può sembrare sorprendente che la seconda migliore regione dal punto di vista di questo tipo di statistiche risulti essere proprio la Campania, la stessa Campania delle coballe e di quei depositi enormi che abbiamo visto prima. Beh, allora, innanzitutto questo grafico ci dà un quadro di una situazione in un anno ben specifico, quindi non tiene traccia dello storico e quindi qua dentro non ci sono i 6 milioni di tonnellate di eco-validati che abbiamo parlato prima. Ma l'altra considerazione da fare è che questo tipo di rappresentazione, diciamo, scava solo la superficie del sistema di gestione. Non mi dice se davvero poi sono presenti in campagna o nelle altre regioni, gli impianti in grado di gestire questi rifiuti. Perché questo grafico si ferma sostanzialmente alla raccolta differenziata. In pratica noi vediamo che per quanto riguarda la campania noi abbiamo che circa il poco più del 30% del materiale va a recupero energetico e questo avviene effettivamente in un impianto in campania che è il famoso famigerato inceneritore di Acerra, non lontano da Rapoli, che è quello che ha. aiutato a venire fuori dalla crisi della gestione, anche se è partito parecchio in ritardo rispetto alle previsioni. La fetta verde sono i trattamenti biologici, quindi tutto l'umido che viene raccolto separatamente dai cittadini campani molto diligenti da questo punto di vista, che però non ha praticamente nessuno sbocco di trattamento in regione. Quindi questa fetta verde è materiale che viene separato dai cittadini ma che poi viaggia su dei camion. per andare in giro per l'Italia, in altre regioni o anche arrivare talvolta fino in Lombardia o in Veneto per essere trattato in impianti di trattamento. Idem per quanto riguarda il riciclo, anche qua cittadini molto ligi che fanno la raccolta differenziata ma poi una strutturale carenza impiantistica. Viceversa in regione Lombardia la situazione è molto più autosufficiente nel senso che la regione dispone praticamente di tutti gli impianti in grado di gestire i rifiuti che vengono. separati. L'altra informazione che ci fornisce questo grafico è che se noi vogliamo muoverci da destra a sinistra, quindi da situazioni poco virtuose a situazioni virtuose in cui la discarica è ridotta in minimi termini, noi dobbiamo agire su tutti e tre gli strumenti che abbiamo a disposizione, quindi sul riciclo degli imballaggi, sul trattamento biologico dell'umido e sul recupero energetico del rifiuto indifferenziato. Non si può impostare una strategia basata solo su uno o su due di queste alternative, necessariamente abbiamo bisogno di tutte e tre. Anche perché ricordiamoci che l'Unione Europea ci chiede di arrivare al 2030 al di sotto del 10% di discarica e stando a questo grafico, a questo obiettivo al momento attuale sono arrivate solo tre regioni, Lombardia, Campania e Friuli, mentre tutte le altre mandano ancora più del 10% di discarica, anche se fortunatamente i trend sono... in quasi tutte le regioni trend positivi. Questo grafico non ve lo commento più di tanto, non voglio spaventarvi, ma è semplicemente per far capire quanto sia poi realmente complesso nella sua operatività un sistema di gestione dei rifiuti. Qua siamo ancora solo sui rifiuti urbani, siamo in regione Lombardia, dove abbiamo una produzione che sfiora le 5 milioni di tonnellate all'anno, lo vedete qua in alto a sinistra, quindi rifiuto urbano 5 milioni di tonnellate all'anno, Di queste 5 milioni di tonnellate all'anno, più di 3 milioni sono separate con la raccolta differenziata, quindi qua abbiamo la carta, la plastica, il vetro, l'umido, i metalli, che i cittadini separano in maniera differenziata. Questi materiali seguono poi dei percorsi differenziati a seconda delle loro caratteristiche, quindi prima devono essere selezionati, separati, ripuliti, diciamo così. Poi l'umido se ne va. in parte a digestione anaerobica, in parte a compostaggio, dove genera dei prodotti finali che sono il compost e anche nel caso della digestione anaerobica, come vedremo dopo, si genera anche dell'energia elettrica. Mentre invece i materiali da imballaggio vanno agli impianti di riciclo, che li vedete qua, e generano tutta una serie di MPS, cioè di materie prime e secondarie, ovvero di prodotti riciclati che possono essere immessi sul mercato e permettono di sostituire quantitativi analoghi o simili di materiali in vergin. Il rifiuto urbano residuo, quindi tutto l'indifferenziato, che ovviamente è molto meno della metà, perché la maggior parte viene differenziato, Subisce anche esso dei percorsi più o meno complessi, quindi una discreta parte in Lombardia va direttamente a recupero energetico nei termovalorizzatori, senza subire trattamenti intermedi, e in questo caso vengono prodotti energia, che viene distribuita, come vedremo meglio dopo, ma anche dei materiali, come vedremo si recuperano anche dei materiali da questo tipo di processo ulteriore, mentre una parte minore, quindi circa 400.000 tonnellate, va a un trattamento intermedio che si chiama trattamento meccanico-biologico che produce una serie di flussi uscenti che poi vanno a loro volta di nuovo a recupero energetico. A recupero energetico che può avvenire non solo in termovalorizzatori ma ad esempio anche in impianti industriali esistenti come i cementifici dove può essere utilizzato in sostituzione del combustibile tradizionale che è un combustibile di tipo fossile. o legato al carbone o originato dal petrolio. Quindi questo vi fa capire la complessità di un sistema di gestione dei rifiuti a prescindere dalla semplice raccolta differenziata, quindi tutto ciò che viene poi a valle delle raccolte differenziate. Ora adesso vi voglio fare un paio di affondi su alcuni temi, alcune attività specifiche. Torno ancora una volta sulla prevenzione, che abbiamo detto sempre il massimo livello di priorità e quindi la prevenzione. la prima cosa su cui ci dovremmo focalizzare. Allora facciamo insieme un piccolo esercizio. Facciamo finta di, con la bacchetta magica, diciamo di far sparire da un giorno all'altro tutte le bottiglie di plastica monouso utilizzate per l'acqua da bere. In Italia abbiamo il triste primato di essere tra i maggiori consumatori di acqua in bottiglia di plastica a usa e getta. Facciamo finta di farle sparire tutte e di utilizzare per bere quindi l'acqua del rubinetto. o tutt'al più l'acqua dei fontanelli quindi dotandoci di caraffe o di bottiglie in vetro riutilizzabili, insomma qualsiasi cosa che può sostituire la bottiglia di plastica ora se noi facessimo questa operazione andremo a ridurre la produzione totale di rifiuti di un misero questo dato non penso che vi sorprenda più di tanto per il semplice fatto che una bottiglia di plastica, e qua torno a quello che dicevo prima è estremamente leggera. Tenete conto che una bottiglia da un litro e mezzo pesa 22-23 grammi, quella da mezzo litro ne pesa 12-13. Quindi sono veramente quantitativi in massa minimi. Un volume enorme, perché ovviamente occupa dei volumi enormi, però dal punto di vista del peso la riduzione sarebbe trascurabile. Ora qualcuno poi ne potrebbe dire ma ha senso fare tutto questo sforzo per avere un risultato così minimo? Beh, ha senso sì, perché... misurare unicamente la riduzione del peso non è sufficiente, non mi dà un quadro sufficientemente esaustivo del beneficio che posso avere dal diminuire l'utilizzo delle bottiglie di plastica, allora devo utilizzare altri metodi di valutazione tra i metodi di valutazione che noi utilizziamo generalmente nel mio gruppo di ricerca ma che è anche molto utilizzato in generale è l'analisi del ciclo di vita, quindi cerchiamo di fare una valutazione complessiva degli impatti interi di un sistema produttivo produttivo e tramutiamola in termini di impatti ambientali. Quindi se io faccio questa operazione e quindi calcolo quanto risparmiamo come energia, come materiali, come emissioni per il fatto che quelle bottiglie di plastica dell'acqua non le dobbiamo proprio neanche produrre, quindi non dobbiamo estrarre il petrolio da cui produrremo queste bottiglie e tutti i processi intermedi, Questa stessa azione che mi fa diminuire i rifiuti dello mi fa diminuire le emissioni di gas serra, espresse in CO2 equivalente, di un bel 13%. E allora capite che passare dallo al 13 è tutto un altro paio di maniche. Però, anche qua c'è un però, questo 13% è stato calcolato come beneficio netto. Cosa vuol dire beneficio netto? Vuol dire che è vero che io non ho più le bottiglie di plastica. e quindi tutti i vantaggi del non doverle produrre ma devo utilizzare qualcos'altro, abbiamo detto la caraffa di vetro, la bottiglia di vetro riutilizzata quindi io tengo conto anche degli impatti aggiuntivi relativi a che cosa utilizzo al posto della bottiglia di plastica capite che però questa considerazione è molto legata al comportamento individuale. E cosa vuol dire che è molto legata al comportamento individuale? Vuol dire che io ho diverse modalità di effettuare questa sostituzione di bottiglie di plastica e ve lo faccio vedere e ve lo faccio capire con un esempio, con un grafico. Allora, in questo grafico noi abbiamo messo a confronto gli impatti ambientali dell'utilizzo delle bottiglie in plastica monouso con gli impatti ambientali dell'utilizzo di sistemi alternativi per bere l'acqua. Le bottiglie in plastica a monuso sono quelle quattro barre azzurre sulla sinistra. Ne vedete quattro in una perché ci siamo divertiti a considerare diverse tipologie di bottiglie di plastica, quella fatta tutta di plastica vergine, quella fatta con il 50% di plastica riciclata o anche un paio di bottiglie in bioplastica. Però per i nostri scopi facciamo finta di considerare un dato medio di queste quattro barre che voi vedete sono molto simili. Quindi solo per la produzione delle bottiglie di plastica monouso un cittadino italiano emette 20 kg di CO2 equivalente all'anno. Ora, quanti ne emette se invece di usare quelle bottiglie di plastica si beve l'acqua del rubinetto? E quindi qua ci spostiamo sulle barre a destra, quelle verdi. Innanzitutto l'impatto non è zero perché... per quello che ho detto prima di fatto non esiste un impatto zero qualsiasi azione che io faccio genera degli impatti in questo caso però l'impatto è molto più basso è circa un decimo siamo passati da 20 a 2 questo è l'esempio di Milano quindi di una città dove l'acqua viene prelevata dal sottosuolo quindi acqua di falda deve essere depurata e poi viene distribuita nei rubinetti di casa spostiamoci a Firenze a Firenze non si beve l'acqua L'acqua di falda ma si beve l'acqua dell'arno come magari qualcuno di voi che è fiorentino o toscano dovrebbe sapere. L'acqua dell'arno richiede ovviamente una depurazione, una potabilizzazione molto più spinta dell'acqua sotterranea e quindi vedete che questo già si tramute in impatti maggiori. Siamo passati da 2 a perché maggiori non solo per la maggiore necessità di depurazione ma anche perché abbiamo ipotizzato che il cittadino fiorentino se ne vada. a prelevare l'acqua da una fontana, da un fontanello pubblico perché non gli piace quella del rubinetto. E facciamo finta che ci vada senza utilizzare l'auto, quindi che ci vada a piedi o in bicicletta. Se lo stesso cittadino invece decidesse di andarci in auto, l'impatto ovviamente schizza, perché io in questo tipo di valutazione devo considerare anche gli impatti dell'utilizzo dell'auto. E può essere molto variabile, vedete queste barre di errore così ampie, perché noi abbiamo fatto delle casistiche molto… differenti, giocando sulla possibile distanza dal fontanello o giocando anche sul fatto di andarci apposta al fontanello oppure passarci quando magari si torna a far la spesa, qua sono poi tutti approcci metodologici specifici. Questo per farvi capire non certo che l'acqua del rovinetto è meno buona dell'acqua in bottiglia di plastica dal punto di vista degli impatti, tutt'altro come. e lo vediamo dalle due barre verdi basse ma questo per farci capire che se noi poi facciamo un'attività di prevenzione ma non la facciamo per bene quindi non la facciamo in maniera rigorosa e oculata possiamo incorrere nel rischio di fare degli impatti maggiori di quelli dell'attività che stiamo sostituendo questo è invece l'altro tema su cui volevo fare un piccolo focus che è il tema del quindi qua ci spostiamo sul discorso del riciclo a questo punto e questo è un tema che mi sta molto a cuore io periodicamente faccio svolgere delle piccole tesi di laurea ai miei studenti per aggiornare un po' le statistiche su questo indicatore allora quanto i cittadini sono informati relativamente a come conferire correttamente il rifiuto perché è chiaro che come dovremmo avere capito il primo elemento, il primo tassello di un buon sistema di gestione dei rifiuti è proprio dato dai cittadini, siamo noi di fatto il primo tassello E noi dobbiamo essere però un po' imbeccati, dobbiamo essere un po' aiutati, non siamo tutti esperti di rifiuti. Ora, avrete notato che nella maggior parte delle confezioni noi troviamo un'indicazione come questa. Io non so quanti di voi sanno il significato letterale di questo simbolo. Questo simbolo significa semplicemente non disperdere nell'ambiente dopo l'uso, che è una cosa che di fatto non ci dice niente, perché noi ormai al giorno d'oggi... Non ci è sufficiente sapere che non dobbiamo mettere in ambiente il rifiuto, dobbiamo sapere in quale contenitore andare a conferirlo. Secondo tipo di indicazione che possiamo trovare sugli imballaggi, questi sono i simboli dei polimeri plastici. Quindi se noi troviamo uno di questi simboli, sappiamo che il nostro imballaggio è fatto di plastica e quindi dovremo essere in grado di fare 2 più 2 e capire che dobbiamo conferirlo nella plastica. Però vedete che non è un'indicazione diretta e esplicita. L'indicazione un po' più esplicita è questa, vedete, dove iniziamo a capire di cosa è fatto ciascun prodotto e in quale contenitore deve essere messo. Ma questo tipo di indicazioni ancora oggi è facoltativo, mentre quelle di prima sono obbligatorie, queste sono lasciate al buon cuore del produttore che può decidere di sacrificare una piccola parte della sua preziosa confezione per riportare queste indicazioni. Altri marchi poco comprensibili per chi non è un addetto ai lavori, compostabile, cosa vuol dire compostabile? Vuol dire che lo posso conferire nell'umido, ma questa cosa un addetto ai lavori la comprende subito, uno che ha magari un po' studiato anche, ma una persona che magari non ha particolari competenze non è detto che sia in grado di associare questo tipo di indicazione con il corretto conferimento. Ecco, qua andiamo un po' meglio se iniziamo a trovare indicazioni di questo tipo, busta compostabile, certo, però da smaltire nell'organico, quindi almeno abbiamo un'indicazione in più, salvo il fatto che il termine smaltire è usato in maniera impropria. Però questo per farvi capire come ci sia ancora una giungla proprio legata alle indicazioni di corretto conferimento, questo non aiuta sicuramente i cittadini a effettuare le scelte più corrette. Sul riciclo dei materiali, in genere non dico più di tanto perché il riciclo è un'attività molto ben consolidata, soprattutto in Italia, abbiamo un'industria del riciclo all'avanguardia a livello internazionale di sicuro, ma volevo fare un focus relativo alla plastica. Un focus relativo alla plastica, così mi raggancio anche alle domande che ci sono state prima. partendo però da una considerazione generale sul destino che il materiale raccolto con la differenziata deve subire. Questo richiama un po' quello che abbiamo visto nello schema di prima, però lo riprende in maniera concettuale. Allora, il rifiuto che noi conferiamo con la raccolta differenziata può essere conferito o in modalità monomateriale o in modalità multimateriale. Cosa vuol dire? Monomateriale vuol dire che mi viene richiesto di conferire in un bidone una tipologia di materiale da sola ad esempio solo la plastica o solo il vetro o solo la carta multimateriale vuol dire che per ragioni economiche il mio gestore mi chiede di mettere più di un materiale all'interno dello stesso contenitore e queste sono scelte di tipo economico cosa succede alle raccolte? se ho una raccolta multimateriale ho una prima fase dove avviene la separazione tra le diverse frazioni quindi in uscita ho le singole frazioni separate e genero degli scarti guardateli qua gli scarti sono sempre riportati in rosso ogni frazione poi deve essere ulteriormente selezionata ovvero ripulita bisogna togliere tutte le impurezze che sono ancora presenti quindi produco in uscita delle frazioni pulite pronte per andare a riciclo ovviamente generando ancora degli scarti quando finalmente vado a riciclo Anche in fase di riciclo genero ulteriori scarti perché devo ulteriormente ripulire i materiali e finalmente genero le materie prime e secondarie, ovvero i prodotti riciclati che vanno sul mercato. Se vedete ho generato scarti in tre fasi, qua, qua e qua. E questi scarti non è materiale che sparisce o che scompare, ma è materiale che deve essere in qualche modo gestito. Facciamo quindi l'esempio della plastica che è il materiale più complesso. Perché è così complesso la plastica? Perché la plastica... e a sua volta costituita da tanti polimeri diversi, come abbiamo appena visto con i simboli. E io per poterli riciclare li devo separare, cioè io non posso riciclare dei polimeri misti perché non potrei produrre dei manufatti di qualità sufficiente. Allora, al giorno d'oggi un impianto di selezione, quindi questo schema di impianto che vedete qua, sostanzialmente corrisponde a questo quadratino qua. di tutta la mia filiera di trattamento quindi solo a questo non è ancora il riciclo è solo la selezione quindi questo quadrato qua se vado a spacchettarlo diventa una cosa di questo tipo quindi un impianto con tantissimi macchinari che permettono di separare tra loro i diversi polimeri di rimuovere tutti gli scarti le impurità di separare anche i metalli e che quindi mi genere in uscita tantissimi flussi guardate quanti flussi in uscita ci sono ci sono tre diversi tipi di petto il petto è il polimero delle bottiglie dell'acqua, c'è il polipropilene, c'è il polietilene, c'è il film plastico, c'è l'alluminio, c'è il ferro e poi ci sono tanti scarti, ad esempio il plasmix che è lo scarto della plastica, la frazione fine e altre componenti ingombranti. Quindi vedete in quanti rivoli di materiali io devo andare a suddividere quella che è originariamente unicamente il flusso di plastica che noi come cittadini interpretiamo come singolo materiale. Un paio di esempi anche per dare qualche numero, di tutta la plastica che noi separiamo con la raccolta differenziata, andiamo subito alla seconda tabella, facciamo finta che sia una raccolta monomateriale, quindi solo la plastica, della plastica che noi separiamo in maniera differenziata solo il 45% si riesce effettivamente a riciclare, il 40% sono scarti, che bisogna avviare possibilmente a recupero energetico, proprio perché se non posso riciclare, vi ricordate, devo andare a recupero energetico, e il 15% sono altre frazioni estranee, quindi roba che proprio plastica non è, quindi o metalli che ci sono finiti per sbaglio, o altre frazioni che sono finite per sbaglio. Questo anche con impianti sofisticati e allo stato dell'arte. Se vediamo il dato italiano, in Italia Noi abbiamo una raccolta della plastica che ormai si avvicina al 1.200.000 tonnellate all'anno, i due numeri. Di questo 1.200.000 tonnellate all'anno, circa 500.000 vanno realmente a riciclo, 400.000 è scarto che va a recupero energetico e purtroppo 50.000 è uno scarto che potrebbe andare a recupero energetico ma che non ci va e quindi va in discarica perché non c'è sufficiente sbocco. nel sistema di recupero energetico questo dato è pre-blocco della Cina perché siamo al 2016 da quando c'è stato il blocco della Cina il numero del plasmid che va in discarica da un anno all'altro è raddoppiato quindi siamo già oltre le 100.000 tonnellate all'anno di materiale che va in discarica quindi se ci pensate questo è plastica che il cittadino ritenendosi ligio e eticamente corretto nel suo comportamento ammesso nella raccolta differenziata e dopo tutti questi giri all'interno degli impianti di selezione non ha trovato altro sbocco che non la discarica quindi questo è indice ovviamente di inefficienza del sistema. Ovviamente ciò non toglie che a prescindere da questi problemi specifici il riciclo dei materiali sia operazione estremamente vantaggiosa dal punto di vista energetico e ambientale se viene fatta per bene e in queste barre ci dicono quanta energia noi possiamo risparmiare grazie al riciclo rispetto all'energia che consumeremo per produrre gli stessi materiali a partire dalla materia primavergine spicca l'alluminio dove risparmiamo il 90 per cento di energia ma si comportano bene anche la carta e non la plastica in quanto tale ma i due polimeri principali e più interessanti che sono il pet ripeto quelle delle bottiglie dell'acqua minerale e l'HDPE che sono invece i flaconi di saponi, detergenti, detersivi, quindi quell'altra plastica non trasparente e più rigida. Gli altri materiali hanno risparmi inferiori ma comunque sempre permettono di avere dei risparmi interessanti. Io qua, siccome quei tempi siamo un po' lunghi, sorvolerei su questo tema, andrei direttamente a fare due focus molto veloci sulle altre due frazioni che sono ... l'organico e l'indifferenziato. Per quanto riguarda l'organico, la tendenza in Italia, ma non solo, è quella di spostarsi dal tradizionale processo di compostaggio al processo cosiddetto di digestione anaerobica, che è un processo biologico che consente di produrre biogas. Il biogas è un gas costituito prevalentemente da metano, quindi possiamo utilizzarlo in quanto tale, oppure raffinarlo ulteriormente. concentrare unicamente la frazione di metano, quindi trasformarlo in un biometano, che a questo punto è a tutti gli effetti uguale al metano di origine fossile, può essere utilizzato per autotrazione o per essere alimentato nella rete di distribuzione del metano in Italia. Vi faccio vedere un esempio di un impianto estremamente virtuoso che abbiamo in Italia, nella provincia di Bergamo. Questo è uno degli impianti più avanzati in Italia, ma anche in Europa, di trattamento dell'umido. E qua sono riassunti i numeri che fa questo impianto. Innanzitutto una taglia molto grande, perché tratta 600.000 tonnellate all'anno di rifiuto organico, anche proveniente da regioni che hanno carenza impiantistica, come la Campania o altre regioni del sud Italia. E da queste 600.000 tonnellate che cosa produce? Produce 16 MWh di energia elettrica, poco meno megawattora di energia termica, cioè di calore, 30 milioni di metri cubi all'anno di biometano che viene immesso in rete e si miscela al metano classico, ma ovviamente questo è un biocompostibile, quindi non è di tipo fossile. E siccome per produrre il metano dal biogas bisogna rimuovere la CO2, rimuove 38.000 tonnellate all'anno di CO2 che invece che rilasciare in atmosfera vende sul mercato al settore alimentare e quindi sostanzialmente per utilizzi alimentari. In ultima analisi c'è anche un processo finale di compostaggio del materiale residuale che produce 90.000 tonnellate all'anno di fertilizzante organico di elevata qualità che va in agricoltura. tutte queste cose da 600.000 tonnellate all'anno di rifiuto organico quindi questo è un tipico esempio di economia circolare ultimo tema, vado anche qua molto velocemente recupero di energia dal rifiuto residuo questo è un disegno che ai ragazzi piace sempre con voi potete andare anche più veloce che esemplifica il funzionamento di un impianto di incenerimento di rifiuti di generazione avanzata quindi un sistema dove abbiamo la combustione del rifiuto in condizioni controllate, la produzione di vapore ad alta temperatura che attraverso una turbina produce energia elettrica e anche eventualmente calore e un sofisticato sistema di depurazione dei fumi prima di essere lasciati in atmosfera. Vi faccio vedere due impianti che ormai hanno assunto un'immagine iconica, uno un po' più vecchio che è quello di Vienna sulla destra, progettato da un famosissimo architetto. aspetto austriaco che è anche un luogo di visite turistiche quando uno gira per Vienna perché è abbastanza in centro città e quello più nuovo che ha destato molto scalpore e molto stupore a Copenhagen, un impianto che ha sostituito un impianto preesistente migliorando le prestazioni dove l'aspetto di maggior richiamo è questa famosa pista da sci di materiale artificiale per alto prodotto in Italia, a quanto mi dicono. dove uno può andare, si fa la sciata, ci sono dei percorsi, pare ci sia addirittura una palestra di arrampicata di rocce, quindi diventa un luogo di possibilità di sport in città. Ovviamente la tecnologia che ci sta dentro è tra le più avanzate che ci siano in assoluto e in particolare sono entrambi impianti che producono non solo energia elettrica, ma anche calore per il riscaldamento cittadino sia di Copenhagen che di Vienna. e nel caso specifico di Vienna quest'impianto addirittura fa quella che si chiama trigenerazione, cioè produce anche il freddo in estate per alimentare con sistemi di condizionamento un ospedale che è in prossimità dell'impianto stesso. Per quanto riguarda le possibili preoccupazioni delle emissioni al cammino di questi impianti, vi faccio vedere giusto un esempio questo è l'impianto di Parma e sono dati presi dal sito quindi sono dati ufficiali che chiunque può scaricare andando sul sito dell'impianto, che mettono a confronto per quanto riguarda gli inquinanti emessi al camino che vedete sulla colonna di sinistra, le concentrazioni medie di un giorno a caso che uno può scegliere, con i limiti che vengono imposti dalla legislazione italiana ed europea. Vedete che per alcuni inquinanti siamo anche di alcuni ordini di grandezza al di sotto dei limiti e in ogni caso siamo su concentrazioni decisamente più basse rispetto ad altri. ad altri settori industriali, oltre al fatto che sono tutti inquinanti misurati e monitorati in tempo reale, in continuo. Anche a Milano si sta investendo molto su questo tipo di impiantistiche, in particolare abbiamo un impianto localizzato in prossimità della zona della fiera, se qualcuno è pratico di queste parti, qua è dove c'era l'Expo e qua è dove c'è l'attuale fiera, e vedete questi segmenti indicano i condotti. di acqua calda che portano il riscaldamento in questo caso alla fiera e ad alcuni quartieri in prossimità dell'impianto. Ultimissimo aspetto che volevo toccare su questi impianti generano dei residui quindi dei materiali di scarto che si è scoperto in questi ultimi anni essere ricchi di prodotti ad alto valore aggiunto in particolare nelle scorie degli inceneritori si concentrano tantissime tipologie di metalli Questo è un esempio di ciò che si può estrarre, quindi vedete il ferro, rottami di ferro in basso a destra, rame e acciaio inossidabile, tutti separati, tutto materiale che viene poi venduto alle fonderie che lo riciclano. In basso a sinistra noduli di alluminio, anche qua si può avviare a riciclo, e in alto a sinistra questo materiale che sembra del pietrisco di privo di valore, in realtà ha valore dell'ordine di alcune migliaia di euro a tonnellate, perché? Perché contiene Oro, argento e altri metalli preziosi, in quantità tutt'altro che trascurabili. Qua lo vedete, sono numeri di un impianto olandese, qua sono le quantità di argento e di oro. che recupera dalle scorie ogni sei mesi, parliamo per l'argento di alcune centinaia di chili e per l'oro di alcune decine di chili. Perché si recupera questi metalli preziosi dalle scorie? Non certo perché gli olandesi o gli svizzeri o altri buttano i gioielli e i Rolex d'oro nel rifiuto, ma semplicemente perché questi metalli preziosi sono presenti in quantità estremamente minime in qualsiasi componente elettrico o elettronico. e quindi in questo tipo di processo si ha semplicemente un fenomeno di concentrazione di questi elementi in un quantitativo di materiale molto più piccolo da cui è più facile e più conveniente economicamente andarlo a estrarre e quindi chiudo visto che di fatto anche se non ne ho parlato esplicitamente ma di fatto abbiamo parlato di economia circolare facendovi vedere questa immagine ormai diventata piuttosto famosa che rappresenta un po' il concetto dell'economia circolare, quindi il fatto di effettuare manutenzione dei prodotti, di riutilizzarli, di aggiustarli, di riciclarli, quindi di mettere in piedi tutta una serie di cicli che mi mantengono in vita quanto più possibile i materiali estratti dall'ambiente, dove però anche il recupero di energia che vedete qua in fondo, gioca un ruolo importante in termini appunto di energia stessa, ma anche di metalli riciclabili. e di materiali inerti che può essere utilizzato ad esempio nell'ingegneria civile o nel settore delle costruzioni. E veramente a questo punto mi taccio e vi ringrazio molto per la vostra attenzione. Se c'è qualche domanda, qualche cosa che volete approfondire sono qua ancora per qualche minuto. Grazie mille Mario, ci sono molti dei nostri ascoltatori che hanno visitato, visto il impianto di Vienna e ne confermano la bellezza, quindi quando torneremo a viaggiare... potrà essere una meta da andare a scoprire. Ti chiedo come mai, quanti sono gli inceneritori che vengono usati per il teleriscaldamento nelle abitazioni e se ci sono degli ostacoli o dei pregiudizi? In parte hai già risposto con le emissioni di quello di Parma, però come mai ce ne sono così pochi? in Italia? Allora innanzitutto quelli che fanno il cosiddetto teleriscaldamento nel nord Europa sono di fatto la norma quindi praticamente tutti gli impianti o quasi tutti essendo peraltro localizzati in prossimità dei centri urbani sono tutti funzionali al teleriscaldamento. Da noi molto meno, sia per ragioni storiche che per ragioni anche climatiche. Da noi ovviamente più andiamo verso il sud Italia e meno esigenza di riscaldamento c'è. Tuttavia, vi ho fatto vedere l'esempio di Milano, ma anche Brescia è una città totalmente coperta da teleriscaldamento, c'è anche a Parma, è già previsto e a breve sarà allacciato anche l'impianto di Torino, quindi insomma è una realtà su cui si sta investendo. Anche per una questione economica, perché ormai produrre elettricità non è più conveniente per gli impianti, non c'è più nessun tipo di incentivazione, anche perché per via delle rinnovabili il costo dell'elettricità è sempre più basso negli ultimi anni, quindi c'è interesse a investire sulla produzione di calore. Sul perché ci sia questa... questa grossa critica, questa grossa preoccupazione questa è la domanda del secolo con cui mi confronto da sempre, è difficile dare una risposta io la risposta cerco di darle in termini di numeri e in termini di situazione attuale, quindi i numeri ci dicono che purtroppo non è sufficiente incrementare la raccolta differenziata anche a livelli molto alti come avviene in alcune realtà italiane per poter fare a meno di impianti di gestione del rifiuto residuo perché comunque una coperta corta a seconda del lato da cui la tiro scopro una parte e in questo caso la ristrettezza della coperta è proprio descritta dal fatto che più aumento la raccolta differenziata più aumentano quei famosi scarti di cui vi ho parlato brevemente prima perché io ho sempre più materiale non riciclabile che mi finisce nella raccolta differenziata è materiale a cui devo trovare uno sbocco e a quel punto lo sbocco è o il recupero di energia o lo smaltimento in discarica non c'è una terza alternativa la normativa è molto chiara mi dice che deve essere prioritario il recupero di energia rispetto allo smaltimento in discarica quindi non si vedono grosse alternative da questo punto di vista Il tema emissivo è un tema che ormai è stato ampiamente confutato dai numeri, ancora una volta, io vi ho fatto vedere qui i numeri dell'impianto di Parma, ma ci sono anche tantissimi altri studi che vanno addirittura a confrontare l'impatto sulla qualità dell'aria della presenza di un impianto rispetto all'impatto dato dalle altre emissioni, quindi il traffico veicolare in primis, e si vede sempre che gli impatti dell'impianto sono un millesimo. come contributo rispetto agli impatti del traffico è chiaro che però uno vede il camino si inquieta e magari non si preoccupa di più di un camino di un impianto industriale che non di milioni di tubi di scarico e dei veicoli tutti ad altezza d'uomo poi su questo potrei parlare all'infinito Mario io ti ringrazio a nome però di tutti tutte le persone che ci stanno ascoltando che ti fanno i complimenti per il tema, per la chiarezza e per il modo in cui hai trattato tutto, dal macro alla situazione italiana, con una precisione illuminante e anche con una nota di ottimismo sul finale, con tutte queste esperienze che ci hai citato. È un tema importante, come lo dicevo all'inizio, ci coinvolge tutti quanti. Hai dato delle informazioni anche molto spendibili in classe, come abbiamo detto abbiamo anche lasciato le slide, quindi i nostri corsisti le trovano e se vogliono, anche se molti fanno già un grandissimo lavoro a scuola su questi temi, perché poi sono anche i temi dell'agenda 2030, però è stato un modo molto molto efficace di riuscire a mettere insieme tanti... punti di un problema che come tu ci hai fatto vedere è molto molto complesso quindi io ti ringrazio tantissimo per essere stato con noi e ti saluto e spero magari in un altro webinar futuro sulla mobilità sostenibile. Volentieri grazie a voi grazie a tutti per la pazienza per l'attenzione buon lavoro. Grazie mille arrivederci.