Ben ritrovati ragazzi! Come scritto a chiare lettere nel titolo del giornale, la lezione di oggi si intitola l'illuminismo. Ma di cosa stiamo parlando? Nel 700, in polemica con l'antico regime, si diffuse in tutta l'Europa un movimento culturale chiamato illuminismo.
Il termine deriva da lume, cioè luce. Infatti gli illuministi intendevano illuminare gli uomini con la luce della ragione e della scienza. Ma a questo punto mi sorge un dubbio.
Vi ho mai parlato di antico regime? Mi sa di no. Rivediamo subito. Per antico regime si intende l'insieme degli aspetti politici e sociali che caratterizzarono la storia dell'Europa tra il XIV e il XVIII secolo.
La società di quei tempi si fondava su un principio indiscutibile. I re assoluti governavano per diritto divino e i rapporti sociali erano immutabili perché così erano stati voluti da Dio. La società era divisa in ordini, clero, nobiltà e terzo stato, costituito da borghesi e contadini, ed era fondata su un'economia prevalentemente agricola. Il clero e l'aristocrazia godevano di molti privilegi. mentre la maggior parte della popolazione non aveva alcun diritto e come si può ben immaginare e osservare da questa caricatura gli uomini non erano tutti uguali in particolar modo di fronte alla legge bene gli illuministi contestavano proprio questo ordine sociale basato sulla disuguaglianza L'illuminismo nato in inghilterra verso la metà del settecento si sviluppò soprattutto in Francia per poi diffondersi in tutta Europa.
Quello che gli illuministi volevano era il raggiungimento della felicità. Essi sostenevano che la luce della ragione doveva illuminare le menti degli uomini e condurli sulla via del progresso e della felicità. Per questo il Settecento, cioè il secolo in cui l'illuminismo sorse e si diffuse, viene chiamato il secolo dei lumi. L'illuminismo fu un movimento laico, cioè che non aderiva ad una chiesa in particolare.
Questo non significava necessariamente non credere in Dio. Gli illuministi condannavano le stragi delle guerre di religione che avevano insanguinato l'Europa tra 500 e 600 e sostenevano che nessun uomo doveva uccidere mai più in nome di Dio. Essi promuovevano la tolleranza opposta al fanatismo religioso.
e proclamavano il diritto di tutti ad osservare, se lo volevano, la propria religione, in pacifica convivenza con tutte le altre fedi. Gli illuministi rifiutavano la fiducia cieca nel passato e nella tradizione e l'obbedienza all'autorità, intesa sia in senso culturale che politico. Usando la ragione, gli illuministi contestarono l'autorità dei sovrani basata sul diritto divino. e dimostrarono che era un'invenzione umana diretta a giustificare il potere dei re.
La conseguenza di questo ragionamento fu sovversiva, cioè rivoluzionaria. Se l'autorità del re e i privilegi degli aristocratici e del clero non provengono da Dio, di conseguenza i sudditi hanno il diritto di ribellarsi al potere quando esso calpesta i diritti naturali dell'uomo, cioè la libertà personale e l'uguaglianza. di fronte a tutte le leggi. La monarchia assoluta, i privilegi dei nobili, l'intolleranza, le persecuzioni religiose, la censura, la disuguaglianza delle leggi appartenevano all'antico regime che gli illuministi vedevano rappresentato nella monarchia assoluta francese e nella chiesa cattolica.
Queste due istituzioni erano contestate? Sì, anche la chiesa era contestata dagli illuministi. poiché imponeva di avere fede, esattamente il contrario di quello che loro sostenevano, cioè servirsi della propria ragione e dell'intelligenza per raggiungere la verità e la felicità. Oggi può sembrare banale dire che ognuno di noi vorrebbe essere felice, ma per quei tempi era un concetto rivoluzionario. Allora si aspirava alla salvezza dell'anima e alla beatitudine eterna.
e nessuno aveva mai osato o neanche pensato alla possibilità di raggiungere la felicità in terra, perché tutto ciò che la procurava era considerato peccato e perché la stragrande maggioranza della popolazione, costituita da poveri contadini che coltivavano la terra, non pensava affatto che ci fosse una vita diversa dall'alzarsi la mattina all'alba e andare a letto al tramonto, spesso con la pancia vuota, sempre distrutti dalla fatica e dalle malattie. L'illuminismo invece sosteneva che tutti gli esseri umani indistintamente fossero dotati di ragione e che da questo punto di vista non vi fosse alcuna differenza tra un re e il più miserabile dei garzoni. Con la ragione tutti si possono educare e ogni cosa si può migliorare.
Il mondo nuovo a cui gli illuministi ambivano era rappresentato dall'Inghilterra. La nazione che con la gloriosa rivoluzione aveva realizzato l'equilibrio fra monarchia e parlamento e garantito le libertà individuali sancite dalla Costituzione a tutto il popolo. Il compito di indicare a tutti come agire secondo ragione fu assegnato agli intellettuali. Il ruolo dell'intellettuale nel secolo dei Lumi cambiò radicalmente rispetto al passato. L'intellettuale illuminista non è più colui che ha il compito di custodire il sapere e la tradizione, ma di indicare a tutti, in particolar modo ai governanti, come agire secondo ragione per realizzare e garantire il benessere generale della popolazione e garantire appunto la massima felicità divisa per il maggior numero di persone.
Quest'ultima frase non è mia, ma di Cesare Beccaria, un grande illuminista italiano che conosceremo più avanti. Tra gli intellettuali illuministi ricordiamo in particolare tre filosofi politici che studiarono e proposero forme di organizzazione sociale più giuste per assicurare la pubblica felicità. Vediamoli. Il francese Montesquieu sosteneva che ogni popolo dovesse scegliere la forma di governo più adatta.
perché non esiste un modello politico ugualmente valido per tutti. Montesquieu affermò la teoria della separazione dei poteri, per la quale è necessario realizzare un equilibrio fra i tre poteri fondamentali dello Stato, il potere legislativo, cioè il potere di fare le leggi, il potere esecutivo, cioè il potere di governare applicando le leggi, e il potere giudiziario, cioè il potere di fare giustizia. e processare e punire cittadini in base alle leggi.
Se questi poteri sono concentrati nelle mani di una sola persona o di un piccolo gruppo di persone, come avveniva nelle monarchie assolute dell'epoca, allora ci saranno sempre ingiustizie. Al contrario, se i tre poteri sono divisi e spettano a persone organismi diversi, ciascuno controllerà il potere dell'altro e cercherà di limitarlo con il proprio. E questo è il principio della separazione dei poteri, ancora oggi alla base degli stati democratici.
Il francese Voltaire sollevò invece la questione della tolleranza. Secondo lui il governo non deve costringere gli individui a seguire idee alle quali non credono. Per quanto riguarda l'organizzazione dello Stato, Voltaire considerava accettabile anche il governo di un sovrano assoluto, purché illuminato.
ossia guidato dalla ragione e favorevole al progresso e alla cultura. Infine lo svizzero Rousseau propose l'idea di uno Stato democratico, dove gli uomini nascono liberi e uguali. Essi si uniscono volontariamente in uno Stato perché vivere insieme è più conveniente che vivere soli. Lo Stato nasce allora come un patto fra i cittadini, che Rousseau chiama contratto sociale.
Perciò il potere politico appartiene al popolo e i governanti sono solo funzionari ai quali il popolo ha affidato un compito. Anche l'approvazione delle leggi richiede il consenso di tutto il popolo e tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. L'opera di Rousseau, ma anche quella di Montesquieu, ebbero un grandissimo successo in Europa. In particolare quella di Rousseau influenzò sia la Costituzione degli Stati Uniti, sia quella francese, approvata dopo la rivoluzione. Per il momento però ad avere maggior successo fu l'assolutismo illuminato proposto da Voltaire, un modello meno avanzato ma più semplice da applicare per quei tempi.
Tra i grandi illuministi italiani ricordiamo Cesare Beccaria, che abbiamo già nominato prima. Egli scrisse un'opera intitolata Dei delitti e delle pene, schierandosi contro la tortura e la pena di morte. Per Beccaria la pena di morte andava abolita perché era contro la giustizia che nasce dalla ragione. La ragione infatti ci fa comprendere che chi ha intenzione di commettere un delitto non si ferma davanti alla paura di essere condannato, ma piuttosto per la certezza di essere condannato. Quindi occorre aumentare l'efficienza della giustizia, non aumentare le pene.
Inoltre lo Stato non poteva affermare di voler difendere la vita se poi dava la morte attraverso la pena capitale. Gli illuministi si dedicarono anche allo studio dell'economia. All'epoca non c'era molta libertà in questo settore.
In molti stati per produrre e vendere i propri prodotti occorrevano licenze permessi da parte del sovrano e dei suoi funzionari. Per far entrare o uscire le merci dalle città e dai paesi bisognava pagare dei dassi, cioè dei tributi. Gli illuministi pensavano invece che qualsiasi persona dovesse essere libera di svolgere l'attività che desiderava.
Lo scozzese Adam Smith Propose il modello del liberismo economico, che consistiva nella libertà di produrre e commerciare qualsiasi bene e di comprare e vendere liberamente merci all'interno di uno stato o fra stati diversi. Tra il XVIII e il XIX secolo, la libertà economica e le nuove rivoluzionali scoperte tecniche favorivano un enorme sviluppo dell'industria. Per far conoscere al maggior numero di persone tutto ciò che l'uomo aveva scoperto con la ragione e la scienza, gli illuministi diedero vita ad una grande opera, l'Enciclopedia. Gli autori furono circa 150 e la direzione dell'opera fu assunta dagli illuministi Diderot e d'Alembert. L'opera, uscita tra il 1751 e il 1772, conteneva oltre 60.000 voci relative a tutti i campi del sapere.
Era divisa in 28 volumi contenenti anche moltissime illustrazioni. L'enciclopedia, oltre a fornire informazioni, doveva persuadere il pubblico della validità delle idee illuministe. Per questo fu censurata dal re di Francia e anche dalla Chiesa, che la inserì nell'Indice dei Libri Proibiti, vietandone l'acquisto ai cattolici. Nonostante tutto, l'enciclopedia ebbe un grandissimo successo. In Gran Bretagna e in Olanda, all'epoca i paesi più liberi d'Europa, si affermò un nuovo fenomeno culturale, quello dell'opinione pubblica.
Con l'espressione opinione pubblica si intende ciò che pensa la maggioranza della gente. Questa espressione cominciò ad essere usata nel Settecento grazie al diffondersi delle idee di uguaglianza e di libertà. In precedenza l'espressione opinione pubblica non sarebbe servita a...
Che interessava, infatti, sapere che cosa pensava la maggioranza della gente? Non certo ai sovrani, che facevano discendere il loro potere direttamente da Dio e non si interessavano del popolo se non per riscuotere le tasse. Il popolo non contava nulla e quindi nulla contava la sua opinione.
La nascita, dunque, dell'espressione opinione pubblica rappresentò un grande segnale. Il pensiero del popolo diventa finalmente importante. L'Europa stava cambiando profondamente e più di quanto si potesse immaginare. Ma le idee di uguaglianza e libertà non si sarebbero diffuse senza la stampa, uno strumento indispensabile per la formazione dell'opinione pubblica.
Nel corso del Settecento, infatti, la diminuzione dell'analfabetismo rese possibile a un vasto pubblico la lettura di libri. e giornali. Erano prevalentemente i borghesi colti, commercianti, professionisti, intellettuali, a leggere i giornali. Il paese più evoluto in campo giornalistico era la Gran Bretagna, da qui il fenomeno si diffuse in Francia e in altri paesi europei, anche se in misura più limitata. Insieme ai giornali naccono anche nuovi luoghi di incontro, come i caffè.
Il primo caffè europeo venne aperto nel 1645 a Venezia, ma ben presto la moda arrivò in Inghilterra e poi si diffuse anche in Francia. I clienti erano solo uomini, perché alle donne era vietato frequentarli. I caffè erano frequentati da borghesi, persone che possedevano una certa ricchezza e cultura. Qui si leggevano i giornali, Si commentavano le notizie del giorno e si discuteva di politica o di letteratura.
Il caffè era innanzitutto un luogo d'incontro dove i clienti si scambiavano le opinioni, ma anche un luogo di lavoro. Infatti, proprio ai tavoli di un caffè di Parigi venne discusso il progetto dell'enciclopedia. E non solo!
Nei caffè si diffusero le idee illuministe, considerate rivoluzionarie per quel tempo, e in molti casi da queste discussioni. nacquero le rivoluzioni che caratterizzarono la storia della fine del Settecento. Ma di questo parleremo nelle prossime video-lezioni.
Non cambiate canale, eh? Bene, per oggi è tutto e con questo sguardo d'insieme al nostro giornale sull'illuminismo vi saluto e vi auguro buon proseguimento. Ciao ciao dalla vostra prof!