buongiorno tutti non è la prima volta che vengo a carpi nell'ambito del festival della filosofia credo di essere venuto tre anni fa ugualmente per parlare di aristotele perciò è possibile che tra i presenti ci sia qualcuno che già mi ha sentito e in questo caso mi devo scusare se dovrò ripetere cose già dette ma poiché vedo che ci sono molti ragazzi delle scuole i quali certamente non mi hanno mai sentito mi sembra giusto ripartire da zero e pensare soprattutto a loro e come sapete il tema generale quest'anno nel festival della filosofia sono le arti ea me è stato chiesto di trattare di questo concerto in un'opera di aristotele l'etica nicomachea ovviamente non si tratta di una scelta casuale perché effettivamente nell'etica nicomachea si trova la prima tematizzazione chiara precisa dal punto di vista filosofico del concetto di arte come sentirete tra poco però dovendo parlare dell'etica nicomachea consentitemi prima di dire qualche parola sul significato generale di questo trattato perché si tratta di una delle opere della filosofia antica della cultura greca che ha avuto maggiore fortuna nel corso dei secoli innanzitutto il titolo etica nicomachea sta a indicare che l'opera era dedicata da aristotele al figlio nicomaco questa è una possibile interpretazione oppure che fu pubblicata dal figlio nicomaco io propendo per la prima interpretazione perché l'etica nicomachea si presenta effettivamente come una serie di potremmo dire di consigli che un padre rivolge al figlio ciò è confermato anche dal fatto che un filosofo spagnolo di oggi vivente fernando savater ha scritto anche lui un libro di etica che è stato tradotto in italiano con il titolo etica per un figlio il titolo originale spagnolo non è questo è etica por amador amador però è il nome del figlio di sava terre e quindi rispecchia ancora più da vicino il titolo dell'opera di aristotele etica per nicomaco ho citato sava terre e questo è già un segno non solo della fortuna ma della attualità che quest'opera gode ancora oggi nel panorama della cultura contemporanea ma è un attualità che è il risultato di una fortuna che risale ai tempi antichi pare che l'etica nicomachea sia stata una delle prime opere di aristotele che furono commentate nell'antichità si è pervenuto un commento di un certo a spazio del ii secolo dopo cristo quindi pensate era il secolo di marco aurelio era siamo nell'impero romano è già viene commentata etica nicomachea poi un altro segno della fortuna di quest'opera è la divina commedia di dante dove ad un certo punto in un verso dell'inferno forse ai ragazzi delle scuole è capitato anche di leggerlo virgilio che la guida come sapete di dante si rivolge a dante dicendo così dice la tua etica e l'attrice il t.col con l'aggettivo tua virgilio vuole indicare quanto l'etica e si tratta dell'etica nicomachea quanto essa era amata da dante perché poi è dante che scrive quei versi e si fa dire da virgilio la tua etica un altro segno ancora è il famoso affresco di raffaello che si trova nei musei vaticani la scuola di atene se l'avete presente al centro della fresco ci sono le due figure platone e aristotele platone con il dito che rivolto verso il cielo e aristotele con la mano rivolta verso la terra e aristotele a nell'affresco di raffaello ha in mano un libro e nel dorso di quel libro si legge etica quindi in epoche così diverse nell'antichità nel medioevo nel rinascimento l'etica era letta era considerata un capolavoro e in effetti tra le molte opere di aristotele e una di quelle scritte meglio con uno stile più fluido con citazioni di poeti con la ricerca anche di un effetto letterario che negli altri trattati di aristotele non c'è ma poi soprattutto l'etica di aristotele è al centro di un fenomeno che è per così dire esploso nella seconda metà del novecento del secolo scorso la cosiddetta rinascita della filosofia pratica cioè nella filosofia contemporanea prima in europa ma poi anche in america sia nell'america del nord sia nell'america del sud c'è stata un ritorno alla filosofia pratica cioè a una filosofia capace di orientare la prassi perciò si chiama pratica è una delle opere che hanno ispirato questa rinascita è precisamente l'etica di aristotele quindi c'è sempre la possibilità di parlare dell'etica nicomachea anche se se ne è già parlato molte volte io ho tenuto varie lezioni anche e potete trovare in internet eccetera ma c'è sempre la possibilità di dire qualcosa di nuovo e quest'anno il ter è l'aspetto la dottrina contenuto nell'etica su cui richiamerò la vostra attenzione dato che il festival riguarda le arti è una distinzione a cui ha già accennato il dottor poli la distinzione che nell'etica si trova per la prima volta tra praxis praxis e poiesis segnatevi queste due però sono due parole greche una vuol dire azione praxis e l'altra poiesis vuol dire produzione è una distinzione il cui merito va ad aristotele macché anche questa è stata ripresa nella filosofia contemporanea da un grande filosofo del novecento anche i ragazzi ne avranno sentito parlare martin heidegger martin heidegger il quale nel suo quello che è il suo capolavoro la sua opera più importante cioè essere e tempo ha ripreso proprio dall etica nicomachea di aristotele la distinzione fra i tre atteggiamenti fondamentali che l'uomo può avere nei confronti della realtà uno è la teoria che secondo me heidegger fraintende credendo che si tratti di uno stare a guardare come di fronte a uno spettacolo mentre aristotele per teoria intendeva anche il cercare l'indagare e il pervenire a delle conoscenze autenticamente scientifiche è l'atteggiamento da cui nascono le scienze la conoscenza approfondita della realtà poi c'è la praxis appunto che heidegger interpreta questa volta più correttamente come quello che lui chiama il design in tedesco cioè le search l'essere dell'uomo in una determinata situazione reale e quindi il dovere di dover continuare ad essere heidegger dice a laverda l'avere da essere la verità è noi doveva non solo siamo ma anche abbiamo da essere dobbiamo continuare a essere e questo ci pone parecchi grossi problemi perché si può essere in tanti modi e infine appunto la poiesis che è la produzione e che heidegger interpreta alla luce della cultura e della civiltà moderna come l'atteggiamento che porta poi alla tecnica al al dominio della natura allo sfruttamento della natura anche questo però come vedremo tra poco del tutto estraneo ad aristotele allora andiamo con ordine e vediamo bene che cosa come aristotele introduce nell'etica nicomachea la distinzione tra praxis e poiesis tra azione e produzione la introduce proprio nelle prime battute nelle prime nelle prime righe del trattato dove dice ogni ricerca ogni arte ogni scienza nera ap un fine tende a confine ma ci sono due tipi diversi di fine in alcuni casi il fine a cui si tende è l'azione stessa cioè uno compie un individuo compie una certa azione avendo come scopo di far sì che quella azione sia buona sia la migliore possibile qui il fine dunque è come dicono i filosofi immanenti cioè interno all'azione è quello che aristotele chiama eurac si sa che in greco significa buona azione agire bene io compio questa azione perché ritengo che sia una buona azione e quindi mio scopo è l'azione stessa non altro non qualche cosa di diverso questa è la praxis oppure dice aristotele c'è un altro tipo di fini gli scopi che gli uomini ricerca non nel loro agire nel loro comportarsi nella vita quotidiana e che è un fine diverso dall azione ed è quello che lui chiama ergon ergon dal greco aragon deriva l'inglese work opera il tedesco merck da questa radice ernst che probabilmente nel greco antico era preceduta dal di gamma che aveva il suono della v work vert opera cioè il fine è un'opera oggi potremmo dire un prodotto io agisco non solo perché ritengo buona questa azione ma perché questa azione mi dà come risultato come effetto qualche cosa qualche cosa di diverso da essa l'argon l'opera questa è la poiesis è la produzione da cui deriva in italiano la parola poesia perché anche la poesia è un fare qualche cosa noi non diciamo produrre però diciamo comporre si compone una poesia così come si compone un una canzone o una sinfonia che è qualche cosa di diverso dal dall'atto dall'operazione che noi compiamo avendo avendo questo fine dunque già agli inizi dell'etica troviamo subito questa distinzione ma è una distinzione che poi ritorna quando aristotele introduce il concetto di virtù perché ci sono modi diversi di compiere un azione quando l'azione viene compiuta nel modo migliore possibile e quando soprattutto l'uomo la persona che agisce acquisisce la capacità di agire bene allora questa capacità di agire pene aristotele la chiama virtù attenzione perché qui la parola virtù a un sì che in greco si dice a rete a rete la stessa radice are da cui deriva ariston che vuol dire l'ottimo la virtù nel linguaggio nostro attuale è un concetto di carattere morale noi parliamo di virtù e di vizzino virtù sono dei pregi i vizi sono dei stretti ma per aristotele la rete aveva un significato sì anche morale ma non solo anche più grande anche più ampio era la capacità di agire bene per cui può avere si può parlare anche della virtù anche oggi forse usiamo questo termine al di fuori della morale quando per esempio di un di un bravo violinista diciamo che è un virtuoso oppure che sa mostrare il suo virtuosismo e qui usiamo la parola virtù per indicare la bravura la capacità di fare bene quello che lui sa fare cioè suonare il violino con suonare un altro strumento quindi la virtù potremmo dire è l'eccellenza l'eccellenza dell'azione ebbene l'etica di aristotele e dedica all etica nicomachea è dedicata a trattare in grandissima parte delle virtù e chiamate stata chiamata l'etica delle virtù roma c'è anche un altro grande concetto che sta alla base dell'etica nicomachea il concetto di felicità ma in aristotele felicità e virtù sono strettamente coincidenti cioè la vera felicità è data proprio dalla virtù o dall'insieme di tutte le virtù o se c'è una virtù superiore a tutte le altre la felicità è data da questo e anche questa parola nel nostro linguaggio talora viene usata nel senso di aristotele quando per esempio tornando al violinista diciamo che la sua esecuzione di una certa sonata è stata una esecuzione felice cosa vuol dire felice ben riuscita fatta bene oppure diciamo delle battute che si fanno spesso conversando con gli amici questa battuta è una battuta felice oppure è infelice è inappropriata quindi ecco tutta l'etica ruota su questi due grandi concetti virtù e felicità lasciamo da parte per oggi e la felicità perché per il tema dell'arte ci interessa soprattutto la virtù e ci interessa in particolare un libro dell'etica nicomachea l'etica e comprende dieci libri tutte le opere antiche erano fatte di libri con queste parola libri intendevano i rotoli i rotoli di papiro o i rotoli di pergamena su cui l'opera veniva scritta il libro sesto dell'etica nicomachea è dedicato alle cosiddette virtù intellettuali virtù di anno etiche dovevo introdurre un altra distinzione che pure questa ha avuto una grande fortuna quella tra virtù etiche e virtù diano etiche e devo richiamare anche se sono forse cose che tutti sanno che molti hanno già sentito tante volte un breve schizzo di psicologia aristotelica per aristotele come per tutti i filosofi a lui precedenti e per molti altri ancora oggi l'uomo l'essere umano è fatto di corpo e anima però in aristotele corpo e anima non sono due entità diverse distinte l'una dall'altra ma l'anima non è altro che la capacità del corpo di vivere cioè di compiere le azioni le operazioni in cui consiste la vita nutrirsi crescere riprodursi avere sensazioni avere percezioni e al livello più alto pensare e volere l'anima è appunto questo ragione per cui apro una piccola parentesi uno dei problemi che tanto agitano i filosofi di oggi quello dei rapporti tra anima e corpo scusate ma ormai ho un'età che non mi consente più di parlare tanto in pubblico l'ho fatto per tutta la vita e questi sono i segni che è ora di finirla ma spero che oggi riuscirò a portare a termine [Risate] [Applauso] in aristotele appunto a corpo e anima e poi lui usando il linguaggio del suo tempo dice che l'anima perché per noi poi l'anima non ce l'ha solo l'essere umano ce l'hanno tutti gli esseri viventi e quindi anche gli animali e addirittura le piante a una pianta anche per noi può essere morta o viva un animale può essere morto vivo tutto ciò che vive a un'anima l'anima non è altro che la capacità di vivere presto noi stessi diciamo che un corpo vivente è animato e un corpo morto è inanimato cioè privo di anima ebbene l'anima per aristotele si divide in due parti una lui dice priva di ragione il greco che usa l'aristotele è alogon alogon molti traducono alogon con irrazionale ma è sbagliato all l'alfa come sa che ha studiato un po di greco significa semplicemente privazione cioè mancanza di logos mancanza di ragione quindi ci sono esseri viventi che non hanno la ragione perché hanno solo quella parte dell'anima che è priva di ragione appunto le piante gli animali e poi c'è invece un altra parte dell'anima che possiede il logos anche qui la parola logos di solito diciamo che vuol dire raggio si vuol dire ragione ma vuol dire anzitutto parola discorso linguaggio pensiero calcolo rapporto è anche ragione ma tutte qui tutti questi significati si riconducono appunto a questa parte potremmo dire superiore dell'anima che è quella dotata di logos anche le virtù secondo aristotele corrispondono a queste due parti nell'uomo nell'essere umano la parte dell'anima priva di ragione è determinata dalle abitudini dalle abitudini che uno contrae vivendo in un certo modo e che vengono a formare il suo carattere e il carattere in greco si chiama ed oss da cui viene etica e quindi le virtù della parte dell'anima priva di ragione sono le virtù etiche le virtù del carattere e ce ne sono moltissime il coraggio e la generosità la giustizia l'amicizia tutte cose che non si fanno con una ragione ma che dipendono dal carattere dall'ethos che uno ha e poi ci sono le virtù della parte dell'anima dotata di ragione di logos che aristotele chiama anche di anoia e in greco diano ea vuol dire appunto ragione o pensiero per cui mentre le prime sono state chiamate spesso nei manuali di dei licei virtù etiche queste altre sono chiamate virtù piano etiche perché appartengono alla pianoia o parlando in italiano virtù intellettuali del tour della parte razionale o intellettuale dell'anima di storia assumendo il libro sesto dell'etica nicomachea che è un libro fondamentale ha esercitato un'influenza fondamentale dicevo prima in heidegger e poi in un altro filosofo contemporaneo allievo di heidegger che forse qualcuno di voi ha sentito nominare ghada amer hans georg gadamer gardner che è vissuto più di 100 anni negli ultimi anni della sua vita ha scritto un commento una traduzione un commento al sesto libro del nicomachea quello di cui vi sto parlando lo dico per far vedere quanto queste cose interessino i filosofi di oggi ebbene nel sesto della nicomachea aristotele dice che ci sono cinque abiti per mezzo dei quali l'uomo può essere nel vero o nel falso affermando o negando ed ecco quindi una nuova mozione con cui abbiamo a che fare la nozione di abito io dico abito perché è la traduzione più vicina più letterale ma non si tratta dell'abito nel senso del vestito che portiamo addosso si tratta di abito da cui viene abitudine cioè dell'abito inteso come disposizione stabile come capacità acquisita e permanente di fare qualche cosa per aristotele le virtù sono abiti cioè sono capacità non solo le virtù anche i vizi sono tendenze permanenti abituali perché per essere virtuosi non basta lo dice aristotele essere capaci di compiere una buona azione ma bisogna essere abituati a compiere buone azioni bisogna avere l'abito delle buone azioni e qui nell'etica nicomachea lui cita un proverbio che poi è rimasto famoso una rondine non fa primavera così una buona azione da sola non è ancora una virtù deve essere accompagnata da un abito da una abitudine permanente ora nei led nel sesto della nicomachea i cinque abiti cioè disposizioni permanenti dice aristotele a essere nel vero o nel falso fate attenzione introduce i concetti di vero e falso affermando o negando e dunque parlando o perlomeno pensando perché la fermare e il negare sono atti del linguaggio e del pensiero se non si esprimono nel linguaggio quindi ecco come entra qui in gioco qui il logos il linguaggio il pensiero questi cinque abiti sono scienza episteme in greco che è l'abito dimostrativo cioè la capacità di fare dimostrazioni pensate a quella che era la scienza più sviluppata al tempo degli antichi greci che era la geometria ancora oggi la geometria che si studia nelle scuole è la cosiddetta geometria euclidea che risale a euclide euclide non fu lui l'inventore ma fu colui che ne diede una esposizione sistematica che cos'è la geometria la geometria è fatta di dimostrazioni e la capacità di dimostrare i teoremi questa sera per aristotele la scienza per mezzo della scienza noi siamo nel vero affermando o negando ma se commettiamo degli errori nelle dimostrazioni allora siamo nel falso quindi la scienza è un abito per mezzo del quale possiamo essere nel vero o nel falso affermando o negando el'abito dimostrativo poi il secondo abito che aristotele città è quello che lui chiama nous nous in greco vuol dire intelligenza intelletto ed è la capacità di cogliere i principi delle scienze perché come sanno tutti quelli che conoscono un po di geometria per fare le dimostrazioni bisogna partire da principi le definizioni gli assiomi i postulati se uno non conosce i principi non è in grado di dimostrare nulla quindi la dimostrazione ha bisogno anzitutto della conoscenza dei principi e quindi ci vuole una disposizione stabile un abito capace di cogliere i principi l'insieme di scienza e intelligenza spesso viene tradotto con intelligenza o con intelletto l'insieme di scienza e intelletto forma quella che per aristotele è la virtù suprema cioè l'eccellenza della di quella che lui chiama la ragione teoretica cioè quella parte della ragione che ha come scopo la teoria la conoscenza ma non ci sono solo questi abiti ce ne sono altri due il primo dei quali è appunto l'arte il termine greco per indicare arte è tecne da cui deriva tecnica e l'altro l'altro a abito e la saggezza in greco phronesis phronesis l'arte e la saggezza sono anche questi abiti della ragione ma non della ragione teoretica cioè di quella ragione che ha come scopo la teoria ma della ragione pratica cioè del di quella parte della ragione che guida il comportamento e sono appunto arte tecne e saggezza phronesis ecco che qui ritorna la distinzione che abbiamo visto all'inizio tra praxis e poiesis cioè la tecno l'arte è la capacità di produrre di compiere la poiesis di esercitare la poiesis cioè quel tipo di azione che porta a un prodotto e di farlo secondo ragione vera mentre la saggezza riguarda la praxis cioè l'azione fine a se stessa l'azione che non porta a nessun prodotto ma viene compiuta di per sé per il valore che ha in sé ed è la saggezza la capacità di compiere azioni buone secondo ragione vera allora come vedete sia nel caso della tecno sia nel caso della frenesia della saggezza aristotele introduce questo concetto di ragione vera l'arte insomma la tecne è il saper fare il saper produrre ma secondo un discorso secondo un pensiero vero per capire bene questa definizione bisogna ricorrere come spesso accade a degli esempi un esempio di tecne forse quello che aristotele prediligeva come esempio di tecne era la medicina la medicina l'arte medica l'arte posseduta dal medico la medicina per aristotele è un'arte perché perché è costituita da una serie di azioni il medico esamina il malato cerca di valutare l'aspetto della temperatura si fa raccontare che cosa sente poi prescrive delle cure quindi compie tutta una serie di azioni di operazioni che hanno un fine che è la salute il recupero della salute dunque è infine distinto rispetto alle azioni che portano ad esso perciò la medicina è una techno è un'arte però per essere vera arte deve agire deve esercitarsi secondo ragione vera cioè il medico deve ragionare e deve fare dei ragionamenti veri perché la medicina abbia il suo effetto quali sono i ragionamenti veri che deve fare un medico il primo è la diagnosi deve capire qual è il tipo di malattia che il malato possiede che il paziente dimostra e perché se sbaglia diagnosi ecco non è più nel vero è nel falso e allora non è un buon medico non possiede bene l'arte diagnosi mostra chiaramente la necessità della verità anche nell'arte e poi non c'è solo la diagnosi perché il medico dopo avere capito quale malattia cioè deve curarla cioè deve passare dalla diagnosi alla terapia e anche qui deve stare attento a fare un ragionamento vero cosa vuol dire deve prescrivere quei farmaci che fanno veramente bene perché potrebbe sbagliarsi e prescrivere un farmaco che non fa nulla o addirittura che fa male e allora non sarebbe un ragionamento vero il suo quindi il vero entra nell'arte nella tecne in questo caso nella medicina sia nel momento della diagnosi sia nel momento della terapia quindi accompagna tutte le operazioni solo quando c'è questo si può dire che c'è la vera arte medica che uno è veramente che possiede l'arte medica cioè che è un bravo medico un altro esempio è l'architettura aristotele diceva la o economica e l'arte di costruire ma qui ancora più chiaro che il prodotto è diverso dall azione il prodotto è la casa l'edificio che uno costruisce però anche qui c'è un momento in cui si fa il progetto si devono fare i calcoli e questi devono essere giusti altrimenti poi la causa non sta in piedi e poi c'è il momento in cui si passa alle operazioni più materiali e anche questi devono essere fatte bene i mattoni devono essere ben allineati le travi devono essere messe nei posti giusti anche questa è un'arte perché al suo interno c'è un momento di verità c'è un discorso vero quindi come vedete la techno che poi viene tradotta sia in latino e in tutte le lingue moderne con arte è un concetto molto più ampio di quello che oggi usiamo noi oggi quando parliamo di arti pensiamo alla pittura alla scultura l'architettura la poesia la musica anche aristotele pensava a queste arti perché per lui ci sono diversi tipi di arte ci sono anzitutto le arti utili ho citato la medicina è certamente è un'arte utile l'architettura altrettanto ma lui si trova per esempio l'agricoltura anche l'agricoltura è un'arte una techno e poi altri ancora l'arte della navigazione l'arte del l'ippica insomma l'arte militare la strategia tante cose che bisogna sapere per riuscire a fare bene ciò che si vuole fare poi ci sono arti che invece non hanno il carattere della utilità ma della bellezza che servono a far provare piacere e che sono le arti belle oggi noi usiamo la parola arte solo in quest'ultimo senso per indicare le arti belle ma non è detto che lo usiamo solo in questo senso perché per esempio in tutti in tutte le città dove ci sono accademie in genere le accademie di arte si chiamano accademia di belle arti quindi nelle accademie si insegnano le belle arti non tutte le arti non si segnala medicina all agricoltura si insegna musica si insegna pittura si insegna scultura cioè le arti belle e nelle arti belle entra ovviamente in gioco un altro concetto che è il concetto di bello è che che in aristotele si accompagna poi al concetto di vero ma comune a tutte le arti sia quelle utili che quelle belle è anzitutto il vero e poi in quelle belle c'è anche il bello che vuol dire ben fatto fatto bene infatti per aristotele non sono belle solo le opere d'arte sono il bello esiste anche anche nella natura lui per esempio era appassionato di ricerche sugli animali era dicono che ha inventato la biologia e diceva che un organismo animale un organismo vivente è bello perché tutte le sue parti funzionano bene in vista di un fine che è la conservazione della vita e questo per aristotele è qualche cosa di bello e ben fatto di fatto bene e quindi vedete abbiamo una gamma di di concetti il vero il bello che abbracciano in tutta la sua estensione il concetto di tecne e ne mostrano un significato o una gamma di significati abbastanza diversi da quelli che hanno nella cultura moderna anche se stanno alla radice della cultura moderna perché anche nella cultura moderna si parla di tecniche solo che nella cultura della civiltà e nato un fatto che al tempo di aristotele non c'era cioè il dissidio il contrasto tra arte e natura per dirla in modo ancora più chiaro tra ciò che è artificiale e ciò che è naturale perché perché nella cultura moderna a cominciare per esempio da bacone da descartes i ragazzi che studiano filosofia avranno incontrato questi autori lo scopo dell'arte cioè della tecnica è il dominio della natura e laddove si parla di dominio si presuppone un contrasto un conflitto per aristotele non c'è questo dominio della natura questo conflitto tra arte e natura al contrario aristotele diceva che l'arte imita la natura per esempio la pittura imita con le statue che facevano i greci e metti facevano i ritratti che sono delle imitazioni o l'arte aiuta soccorre la natura per esempio l'agricoltura aiuta la terra a produrre meglio la medicina aiuta il corpo umano a guarire a guarire più presto a recuperare meglio la salute quindi c'è un rapporto potremmo dire di collaborazione non di contrasto non di conflitto tra arte e natura per cui tutta la polemica moderna tecnica i pericoli della tecnica e noi siamo ossessionati dalla tecnica alle origini del concetto di tecne non c'erano e forse può valere la pena di riflettere su queste origini anche per capire quale deve essere il vero significato dell'arte del della techno e con questo riferimento alla alla cultura alla differenza tra arte antica e tecniche moderne su cui potremmo continuare a parlare perché sulle tecniche beh in questi giorni al festival parecchi parecchi oratori parecchi colleghi parleranno delle tecniche però a me sembrava utile anzitutto ricordare che quando nasce il concetto di arte come tecne esso comprende non solo le arti belle ma anche quelle che oggi chiamiamo le tecniche e non pone un conflitto tra arte e natura ma pone al contrario una collaborazione credo di avere parlato abbastanza per il tempo che abbiamo e quindi sono a vostra disposizione per eventuali domande o commenti [Applauso]