salve a tutti e benvenuti ad una nuova lezione di storia dell'arte oggi parleremo della scultura classica in particolar modo di due grandi personalità del quinto secolo avanti cristo che hanno definito i caratteri nello stile greco per eccellenza mirone e policleto i contributi che tali artisti hanno dato all'arte di questo periodo è talmente caratterizzante che oggi noi associamo le loro opere e il loro stile all'intera cultura greca mentre abbiamo visto che essa è estremamente differenziata a seconda delle epoche che si analizzano il termine classico deriva dal latino classico che indica il primo di una classe di cienzo quindi un modello da imitare per raggiungere la perfezione con questo termine si designa quindi periodo in cui l'arte greca raggiunge i massimi livelli di perfezione espressi tramite pose composte senza eccessi e cui anche i più forti ed elevati sentimenti sono resi attraverso l'armonia delle forme quest ultima concezione verrà messa in discussione nel periodo successivo quello ellenistico come vedremo nelle prossime elezioni prima di cominciare ad analizzare le opere sottolineamo che esse erano realizzate prevalentemente in bronzo e che ci sono pervenute attraverso proprio in marmo per avere un'idea della loro reale natura possiamo paragonarle agli originali bronzi del periodo severo di cui abbiamo parlato nella lezione precedente in questa foto vediamo il celebre discobolo di mirone che rappresenta un lanciatore del disco preso nell'atto di massimo sforzo prima di scagliare l'oggetto come si può notare il ruolo dello sport è fondamentale per definire il modello di corpo umano perfetto mirone sceglie una cosa estremamente dinamica dimostrando di aver risolto definitivamente i problemi legati al movimento già parzialmente chiariti nello stile severo come si può notare dallo schema a lato la figura si dispone il secondo due linee di costruzione che partano dal basso facendo perno sui piedi e creando due linee ascendenti una forma di arco l'altra serpentina i muscoli sono tesi per lo sforzo ma il volto esprime serenità quasi indifferenza e lina con il concetto greco di autarchia ovvero il controllo di se questa tendenza a stemperare le passioni e i moti dell'anima nella forma composta è uno degli elementi più riconoscibili dello stile classico e deriva dalla perdita del sorriso arcaico emerso nel periodo severo un altro aspetto interessante della posa scelta da mirone e la compresenza nella figura di due piani paralleli uno posteriore formato dalla gamba sinistra ed al busto un altro individuato dalla gamba destra ed al braccio alzato tuttavia i due piani sono collegati dal braccio sinistro che dal piano posteriore passa all'anteriore determinando la rotazione del busto nonostante l'artista abbia scelto come punto di vista privilegiato la posizione che vediamo in figura l'immagine risulta di estremo interesse anche se la guardiamo da altri punti di vista come in questo caso oppure in quest'altro appare evidente che ormai gli artisti hanno acquistato una capacità mimetica cioè imitativa estrema e sono totalmente padroni dello spazio e dell'anatomia la prossima opera è un gruppo scultoreo ovvero una scultura formata da più personaggi rappresenta il mito di atena e marsia che racconta la storia di atena che suonando il flauto l'aula os che aveva appena inventato si accorge che le gonfia il volto di forma perciò lo getta per terra e si accorge del sileno marsia che vedendo la scena corre ad impadronirsi dello strumento e glielo suona divinamente tanto da far concorrenza ad apollo che lo punisce sfogliandolo per la superbia dimostrata questa storia è un'allegoria civica nella cultura greca della lotta tra razionalità e bestialità nell'opera abbiamo una rappresentazione del momento in cui la dea lascia cadere la hall os la posa di marsia con la gamba destra tesa corrisponde al braccio sinistro della dea entrambi gli arti formano un triangolo rovesciato il cui vertice è evidentemente corrispondeva al soggetto dell'opera il flauto non più visibile è interessante notare nonostante la frammentarietà dell'opera come la posa della dea esprima compostezza mentre quella del sileno dio dell'ubriachezza sia scomposta ed esprima la tracotanza e la bestialità in greco iubris il vaso che vediamo ora in questa foto è un opera di traduzione ovvero una rappresentazione della medesima scena con una tecnica diversa si tratta di un maso a figure rosse in cui personaggi hanno quasi le stesse movenze del gruppo di mirone ciò significa che l'opera originale era talmente conosciuta da poter essere citata anche su oggetti di uso quotidiano queste rappresentazioni sono utili per noi oggi per comprendere l'aspetto originario del modello passiamo ora a un'altra grande personalità del quinto secolo avanti cristo policleto se mirone aveva ragionato sul tema del movimento policleto insiste sul concetto di canone come già evidenziato nelle elezioni relative all'arte egiziana il canone è una regola che definisce ciò che per una determinata cultura è considerato come perfetto è degno di essere imitato quindi classico ricordiamo che il termine greco cano indica una canna che serviva per misurare l'opera rappresentata è il celebre doriforo letteralmente portatore di lancia anche qui siamo di fronte a un guerriero come nel caso dei bronzi di riace o anche di fronte a un atleta quest'opera interessante perché policleto definisce il corpo perfetto utilizzando come modulo la testa secondo la sua idea di perfezione un corpo armonico e caratterizzato dal fatto che l'intera altezza comprende otto volte la testa anche per il movimento annotiamo alcune analogie con i bronzi di riace il personaggio procede verso l'osservatore lentamente ma mantenendo il chiasmo negli arti come si nota infatti la gamba portante destra corrisponde al braccio sinistro intenzione mentre la gamba rilassata corrisponde al braccio destro anche per quest opera l'analisi anatomica e della distribuzione dei pesi e studiata attentamente e ciò prende il nome di ponderazione si può notare infatti come il bacino si alzi dalla parte della gamba portante e le spalle bilancino con un moto opposto tale innalzamento un'altra celebre opera di policleto è di adu meno ovvero un atleta che si cinge il capo con la fascia della vittoria qui vengono riprese le stesse caratteristiche del doriforo ma il corpo risulta più rilassato quasi femmineo in seguito allo sforzo fatto e il tutto è sempre portata avanti con sobrietà e compostezza in quest'opera notiamo una parziale rottura del chiasmo in quanto abbiamo entrambe le braccia alzate ma il braccio destro e meno intenzione del sinistro e ciò garantisce un bilanciamento alternato degli arti per concludere analizziamo brevemente l'amazzone ferita le amazzoni erano delle guerriere leggendarie che secondo la tradizione si mutilavano la mammella destra per tende e meglio l'arco un tale particolare non trova ovviamente riscontro nella rappresentazione di policleto in quanto un corpo mutilo non avrebbe espresso il concetto di perfezione a cui tendevano gli artisti classici l'opera ci presenta un soggetto femminile ancora parzialmente vestito nel momento del dolore ma come si nota anche dall'espressione del volto questo sentimento è stemperata ancora una volta dalla compostezza della posa anche in quest'opera troviamo infatti l'applicazione del chiasmo la scelta di rappresentare in tal modo un soggetto così drammatico è forse l'esempio più calzante del classicismo greco grazie per l'attenzione e arrivederci alla prossima lezione