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Papa Gregorio VII e Enrico IV: Conflitto e Riforma

Dunque, stavolta Papa Gregorio VII e Enrico IV. Allora, noi abbiamo quest'idea, no? Di questo re tedesco, come dire, vestito di sacco, nella neve, che è lì, che si umilia e aspetta e Gregorio VII lo riceve, non lo riceve. Allora, questa immagine è vera innanzitutto? È tutto vero, salvo che il coltello dalla parte del manico ce l'ha il re in quel momento.

Perché la penitenza e l'assoluzione sono un sacramento fondamentale e quando il peccatore si pente e ti chiede di essere assolto tu devi assolverlo. E quindi il Papa è costretto a togliergli la scomunica e quindi chi vince è Enrico in realtà. Ecco, ma è davvero un avvenimento cruciale del Medioevo? Uno degli avvenimenti cruciali del Medioevo? Questa scena?

È un simbolo. Non è che abbia cambiato la storia, perché lì sembra che il Papa stia trionfando, invece poi Enrico farà in tempo a vincere lui. Quindi non ha cambiato il corso della storia, Canossa.

Però è un simbolo, è il simbolo di cosa è diventato il papato. Di questi papi che vogliono che i sovrani si ingiustino. inginocchino davanti a loro perché vogliono comandare il mondo, cosa che non succedeva prima e non succede più neanche adesso. Ah, questo è interessante.

Cominciamo col vedere qual è la situazione della Germania e del Sacro Romano Impero intorno alla metà dell'undicesimo secolo, quando appunto Enrico IV eredita la corona di Germania dal padre. Enrico IV diventa re di Germania quando è ancora bambino. Suo padre, Enrico III, soffre di gotta e deve affrettarsi a indicare un successore. Secondo un'antica tradizione, il re viene eletto dai principi tedeschi. Essi sono chiamati i pilastri dell'impero.

E solo il loro giuramento di fedeltà rende sovrano il figlio del re. Giurate fedeltà a mio figlio, vostro futuro re. La dinastia Salica ha la certezza di regnare per diritto divino, ma i principi non la pensano allo stesso modo.

I tuoi nemici saranno i miei nemici, i tuoi amici saranno i miei amici. Giuro a te fedeltà e devozione. Ma a un certo punto, riferiscono le fonti, accade qualcosa di inedito.

I tuoi nemici saranno i miei nemici, i tuoi amici saranno i miei amici. Giuro a te fedeltà e devozione, se saprai essere un sovrano giusto. Il potente duca di Svevia, Rodolfo di Reinfelden, pone per la prima volta una condizione alla sua obbedienza.

Giura fedeltà al re soltanto se regnerà con giustizia, e non è il solo a farlo. Per quanto sarebbe durata quell'ipoteca, Enrico III muore tre anni dopo l'elezione del giovane re, e lascia sulle spalle del ragazzo il peso di una grande responsabilità. L'impero sul quale Enrico IV un giorno dovrà regnare si estende per metà dell'Europa. Dal X secolo il re germanico è anche capo del Sacro Romano Impero.

La sua giurisdizione comprende anche l'Italia settentrionale e, a partire dal 1033, la Borgogna. Potere politico e terre nel regno sono suddivisi tra i re, i principi, i vescovi e la nobiltà. Non esiste ancora una sede specifica per il sovrano, che governa dal suo luogo di residenza.

Il re Enrico, comunque, è ancora un ragazzo e governa sotto la tutela della madre, la regina Agnese. Negli annali del 1056 è scritto Questo fu l'inizio della disgrazia. Il re era un ragazzo, la madre cedeva facilmente, facendosi consigliare da chiunque. Allora, a parte questi ultimi problemi pedagogici, come dire, ho un po'di premesse che mi deve mettere a posto, diciamo. Allora, prima cosa, Sacro Romano Impero.

Perché la Germania è il punto, il fulcro del Sacro Romano Impero? E l'impero creato da Carlo Magno, ancora sempre. Quindi questi sono i successori di Carlo Magno. Però l'impero ha perso dei pezzi. La Francia se n'è andata per conto suo.

Quindi ci sono i re di Francia che ovviamente giurano di non obbedire mai più a un re tedesco. Ecco, quindi la Francia è fuori. Rimangono la Germania e l'Italia, che sono due regni autonomi.

dentro l'impero, con uno stesso sovrano. Siccome la Germania è più forte, più grossa, è sempre un tedesco che diventa imperatore. E poi deve venire in Italia e convincere anche gli italiani a ubbidirgli. Quindi, per chiarire, in questo momento, il bambino che abbiamo visto, Enrico, è in realtà, in questa fase, solo re, giusto?

È re di Germania, il che però, diciamo, gli dà il diritto a dire io sono in pratica anche l'imperatore. Però dovrà venire a Roma ed essere incoronato dal Papa. Quindi non lo è.

sono diventati dei principi ereditari, nessuno li smuove più. È come se oggi i prefetti, i sindaci fossero tutti ereditari e il governo non potesse più toccarli. E quindi deve avere il loro accordo per regnare. Se questi mettono delle condizioni, il re deve soddisfarle, altrimenti non ci mettono niente a buttarlo giù.

Senta, e questa madre reggente? Quello che succede normalmente quando c'è un bambino che governa. Il bambino è una figura sacra, è figlio del re e quindi... Quindi deve essere lui il sovrano, però lo sanno anche loro che da solo non può governare.

All'epoca le donne facilmente sono ammesse nelle sfere di governo, se sono regine o principesse, pensiamo a Matilde di Canossa che poi incontreremo. Allora, il potere dell'imperatore è dunque legato all'autorità della Chiesa, come ci ha detto il professore. Finché non arriverà quella non potrà diventare Enrico Imperatore.

Ma proprio in quegli anni l'Europa cristiana è percorsa da venti di riforma che sono destinati a modificarne profondamente la stessa. stessa natura. Vediamo.

Enrico IV è il terzo re salico a salire sul trono. È stato suo nonno ad avviare la costruzione del Duomo di Spira che, sotto il regno del nipote, diventa la cattedrale romanica più grande al mondo. Per la dinastia salica Enrico vuole lasciare un segno della sua concezione di Dio, del mondo e del regno. Vuole essere considerato alla pari del Papa e, come il Papa, pensa di essere eletto da Dio. Anche la sua città preferita deve esprimere la potenza della dinastia salica.

Spira è stata eretta a tale scopo nell'anno 1030. Il Duomo sorge al centro del suo impianto geometrico. Alcuni archi di cerchio disegnano l'andamento curvilineo delle strade di questa città di fondazione. Anche i monasteri acquistano importanza all'epoca di Enrico IV. Aumenta il numero dei monaci e i centri monastici si espandono. I monasteri dovranno però essere al servizio dell'uomo, seguire i dettami della Chiesa di Roma e rinunciare al potere secolare.

Questo è il problema. pretende il nuovo Papa di Roma, che tempo addietro, è stato monaco. Molti abati e molti vescovi sono stati nominati dai sovrani, altri hanno comprato il loro ministero. Ora tutto questo deve finire. Bisognerà tornare alle regole di San Benedetto.

Il motto di Roma è ora et labora, prega e lavora. I novizi si dovranno attenere al giuramento di povertà, obbedienza e castità. Così, nell'undicesimo secolo, la riforma della Chiesa parte dai monasteri.

Libertas Ecclesie è la parola d'ordine a Roma, cioè la Chiesa deve essere libera e autonoma dai detentori del potere secolare. Il messaggio dei monaci non si ferma neppure davanti al re. Prima di entrare nella riforma della Chiesa, siccome l'ho risentito anche stavolta, dinastia salica, a me viene in mente nella memoria legge salica, di cosa stiamo parlando? La legge salica è perché i sali erano una tribù dei franchi, quindi qui siamo sempre nel mondo franco, nel mondo creato da Carlo I. e questa famiglia prende quel nome lì.

Siccome l'impero non è ereditario, ogni imperatore fa una fatica tremenda per riuscire a far sì che suo figlio venga riconosciuto. Appena ce ne sono due o tre di seguito, diventa una dinastia e ha bisogno di un nome. E qui sono i sali.

E qui sono i sali. Perfetto. Allora, veniamo invece a questa riforma della Chiesa. Qui capiamo che però c'entrano molti monasteri in questa riforma, no? Parte tutto da lì, perché sono i moneci che cominciano a dire che la Chiesa non funziona, che non va bene che i preti siano spostati.

sposati, perché i sacerdoti sono tutti sposati all'epoca, non c'è il celibato. I monaci invece fanno voto di castità, i monaci cominciano a dire che non va bene, che il parroco ha comperato la parrocchia, che il vescovo ha pagato e si è fatto raccomandare per diventare vescovo, come succede normalmente, perché la Chiesa è immersa nella politica. E i monaci cominciano a dire, la Chiesa, sì, può fare politica, ma deve comandare lei, non deve farsi mettere i piedi sul collo dai politici, questa è la riforma. Senta, tra l'altro, tanto per...

chiarissimo perché noi quando parliamo di Medioevo mischiamo tutto, qui non ci sono ancora i francescani, non ci sono ancora i domenicani, ci sono i benedettini, quindi quando parliamo di riforma parliamo dei benedettini. Sono i monaci di Cluny, sono monaci che sono convinti che solo i monaci sono veri cristiani, solo i monaci si salveranno e i re e anche i vescovi andranno all'inferno se non si fanno guidare dai monaci, perché vivono immersi nel mondo tutti loro appunto. Senti, ma...

E invece, ecco, la Chiesa però nelle sue varie componenti segue questa onda di riforma? È una spaccatura violentissima, perché c'è una gran parte del clero che non capisce perché non devono sposarsi, anzi addirittura devono separarsi dalle loro mogli in quel momento. La generazione che subisce la riforma è una generazione terremotata. E poi anche le ingerenze della politica, ma molti dicono, ma il santo imperatore Costantino guidava la vita della Chiesa, il santo imperatore Carlo Magno guidava la vita della Chiesa.

la vita della Chiesa, perché cambiare? E quindi la Chiesa si spacca fra i riformatori e invece quelli che cercano di difendere il vecchio sistema. Invece si può chiamare la riforma gregoriana quella di cui stiamo parlando? Quando arriva il nostro Gregorio VII, è la fase più acuta diciamo così, e diventa la riforma gregoriana, ma lui regna una dozzina d'anni, la riforma è questione di secoli, sono secoli di lotte per imporre il celibato e tutte queste altre cose.

Allora la Chiesa cerca di riformarsi ma vuole... come abbiamo visto, anche affermare la sua supremazia rispetto all'impero. In un contesto in cui il Papa e l'imperatore rivendicano entrambi l'origine divina del proprio potere, lo scontro evidentemente diventa inevitabile.

Sul seggio di Sommo Pontefice e Vicario di Cristo siede dal 1073 Papa Gregorio VII. Quando era ancora monaco, col nome di Hildebrando, ha già incontrato una volta il giovane Enrico. Ora, per riportare all'obbedienza il re, ne contesta il diritto di nominare i vescovi.

Questo diritto dovrebbe spettare unicamente alla chiesa, malgrado la tradizione voglia che sia re a nominarli, in virtù della concessione divina. L'elezione di un vescovo si chiama investitura e consiste nella vestizione con l'anello e il pastorale come simboli della dignità sacerdotale. I vescovi, così nominati, acquisiscono ricchezze e territori, assicurano il potere al re, gli restano fedeli e gli forniscono le truppe. È tramite la nomina dei vescovi che il sovrano costruisce la sua rete di alleanze. Ora invece il Papa di Roma pretende che il diritto di assegnare le cattedre vescovili diventi una prerogativa della Chiesa.

Ma nel grande gioco del potere, chi ha le carte migliori? Il Papa è al di sopra del Re oppure è il contrario? Nell'abbazia di Prüfening in Baviera sono conservati alcuni dipinti che parlano chiaro.

Su tutto domina la Chiesa Celeste, qui raffigurata come Ecclesia. Il potere in terra però, Dio l'ha attribuito a due spade. Quello spirituale spetta al Papa, quello secolare all'imperatore e re. Nel dipinto entrambe le spade si trovano sullo stesso piano.

Tuttavia la Curia Romana ritiene che il Papa abbia ricevuto da Dio entrambi i poteri. Ed è a questo principio che si appella il De Brando, ora Papa Gregorio VII. Nell'archivio segreto del Vaticano a Roma c'è un documento che ha cambiato la storia. È il Dictatus Pape del marzo 1075. Non è un documento ufficiale, è piuttosto una nota, ma corrisponde a una dichiarazione di guerra.

Che il pontefice romano sia l'unico ad essere chiamato universale. Che solo al Papa tutti i principi debbano baciare i piedi. Che egli non possa essere giudicato da alcuno.

Che egli solo può deporre o reinsediare i vescovi. Che al Papa è permesso di fare il suo lavoro. di deporre gli imperatori.

È l'atto iniziale di uno scontro di potere senza precedenti. Leggete, vi ha perfino chiamato re tedesco. Re tedesco?

Io sono il re dei romani, il futuro imperatore, il successore di Carlo Magno. Chiamalo scrivano. A quell'epoca il sovrano non regnava soltanto sulle terre tedesche, ma anche sulla Borgogna e su parti dell'Italia. E soprattutto il re di Germania è anche imperatore del Sacro Romano Impero e ritiene di essere nominato da Dio. Enrico, re non per usurpazione, ma con la benedizione di Dio...

Il De Brando, non più Papa, bensì falso monaco. Nostro Signore Gesù Cristo ci ha investiti del potere secolare, ma non ha investito te del potere temporale. Hai ottenuto denaro con l'inganno, col denaro hai comprato favori, con i favori la spada.

Con la spada hai conquistato la sede della pace e ora da quella sede comprometti la nostra pace. Abdica e abbandona il seggio apostolico che hai usurpato. Che un altro salga al soglio di Pietro, qualcuno che non ammanta azioni violente di fede cristiana. Io, Enrico, re per divina concessione, insieme a tutti i miei vescovi ti dico...

Abdica! Allora mi par di capire, lei mi corregga professore, che allora quando diciamo lotta per l'investitore vuol dire lotta sulle nomine dei vescovi, giusto? Perfetto. Allora, come però a noi del nostro tempo l'idea che sia l'imperatore che l'impresario, a nominare i vescovi ci lascia Basiti, esattamente come l'idea che sia il Papa a giustificare il potere temporale ci lascia ugualmente Basiti, sia lui a decidere. Siamo in parte i figli della riforma gregoriana e poi di tante altre cose venute dopo.

Chiariamo una cosa, nessuno nomina i vescovi, i vescovi sono eletti nelle singole città dal loro clero, come si era sempre fatto. Questo è importante. Però un vescovo... In quella fase non sono nominati da Roma. Non sono nominati da Roma, questa è una delle grandi novità.

La riforma di Gregorio VII non vuol dire soltanto che il Papa conta di più dell'imperatore, bisogna anche far accettare ai vescovi che il Papa è il loro capo. Cosa che oggi ci sembra normalissima, ma che allora non si era mai sentita. Il vescovo era eletto e siccome il vescovo è potente, ha molte terre, entrate, ricchezze, influenza politica, i sovrani ci mettono il naso in queste elezioni.

In quel senso, certe volte un sovrano forte nomina lui, nel senso che dice guardate, ho il mio candidato. Gregorio VII rovescia questa cosa, ma non per dire deve tornare a essere la chiesa, no no, per dire una cosa. nuova d'ora in poi il vescovo di roma e il capo di tutti gli altri quindi una grossa novità enorme anche per il potere civile evidentemente enorme anche perché il potere civile perché l'imperatore si è abituato all'idea che mentre i conti educhi sono principi ereditari e se non gli giurano fedeltà lui ci può far poco gli fa la guerra invece i vescovi muoiono e poi se ne nomina uno nuovo e quindi i re gli imperatori si abituano a contare sui vescovi è importante per enrico poter dire dire piazzo degli uomini miei a fare i vescovi, perché poi tutte le risorse della Chiesa sono al mio servizio.

Dire te li tolgo significa distruggere un pilastro del suo potere. Per tornare dentro la nostra storia però, il Dictatus Pape di Gregorio VII. Allora, Gregorio VII, forse non l'abbiamo ricordato, è un monaco. È un monaco, come tutti i leader del movimento riformatore. Sono tutti i monaci benedettini di Cluny, che vogliono imporre i loro valori, la castità e così via, al clero.

Grazie. secolare. Ecco ma quindi voglio dire quando lui Enrico dice scrive anzi i miei vescovi al Papa dice io i miei vescovi ti chiediamo di abdicare. Perché l'imperatore ha sempre detto i miei vescovi come dire ha sorvegliato la loro nomina ha garantito che fossero nominati uomini fedeli a lui e li usa come dei puntelli del suo potere. Allora a questo attacco frontale di Enrico IV al potere papale Gregorio VII risponde ricorrendo a una misura estrema, quasi l'arma segreta diremmo noi oggi, la scomunica.

Vediamo. Gregorio VII agisce restando fedele alle sue convinzioni. Egli, il Papa, destituisce il re e nel contempo scioglie tutti i sudditi dal giuramento di fedeltà nei suoi confronti. La notizia della scomunica di Enrico IV in poche settimane giunge ai Vescovi, ai Principi e al popolo.

Il duca Rodolfo di Svevia discute con alcuni principi e vescovi se debbano ritenersi sollevati dal loro giuramento di fedeltà al re. Si chiedono se il re Enrico possa ancora essere degno della sua carica. Dovremmo essergli ancora fedeli.

Il papa lo ha scomunicato. Questo è un segno chiarissimo. Come ci dobbiamo comportare?

Come ci dobbiamo comportare? Ha insudiciato la dignità del regno e si è rivolto a cattivi consiglieri. Ma è il figlio dell'imperatore Enrico.

Gli abbiamo giurato fedeltà. Anche tu, Rodolfo. Io ho giurato fedeltà soltanto a un sovrano giusto.

È stata la volontà di Dio che portasse la corona reale. Ma è stata anche volontà di Dio che la perdesse. Basta!

Dobbiamo prendere una decisione. Ora. Enrico non può più prendere nessuna iniziativa, può soltanto aspettare la decisione altrui.

Finalmente! Che cosa hanno deciso i principi? La decisione dei principi è preoccupante.

Entro un anno Enrico dovrà essere sollevato dalla scomunica o perderà la corona. Enrico deve agire, ma come? Nel gelido inverno del 1076 si mette in viaggio per varcare le Alpi.

I principi hanno fatto bloccare i passi alpini per impedirgli di arrivare in Italia dal Papa. Ma alcuni parenti di Enrico gli favoriscono il passaggio attraverso la Borgogna e il Moncenisio, con un viaggio in condizioni poco regali. Ma il re e il suo seguito non hanno scelta. I messaggeri gli hanno riferito che il papa si sta dirigendo a nord per allearsi con i principi.

Enrico vuole e deve bloccarlo. Allora, questo è proprio un quadro che facciamo proprio fatica a comprendere, voglio dire, scomunica vuol dire star fuori dalla comunità, no? Sì, certo, essere espulso dalla comunità cristiana.

Espulso dei credenti, perfetto. Allora, se oggi, che ne so, il Papa manda... una scomunica contro Obama o contro Renzi o contro Putin, non credo succederebbe granché, giusto?

Del resto nel secolo scorso Pio XII ha scomunicato i comunisti e non ha impedito all'elettorato comunista di continuare a cazzare. Cattolico peraltro di continuare a votare piccini. Quindi cosa vuol dire invece in questo medioevo, in questo undicesimo secolo la scomunica? Qui vuol dire qualcosa di più, da un lato perché tutti sono cristiani, cattolici profondamente convinti e quindi uno sente su di sé il peso di essere stato scomunicato, specialmente dal Papa, perché il tuo vescovo ti può anche dire sei stato malvagio finché non fai penitenza, non ti voglio più vedere in chiesa, ma sei il Papa che sta diventando il capo del mondo. abbiamo visto, ti scomunica ebbè nel Dictatus Papa Gregorio VII scrive con chi è scomunicato dal Papa non dovete neanche abitare nella stessa casa poi c'è la politica un imperatore regna in quanto i suoi vescovi e i suoi conti ed uchi sono disposti a essergli fedeli, lo stiamo vedendo la scomunica può far traballare qualche convinzione, può fornire dei pretesti a molti e quindi è anche un'arma politica.

Insomma è profondamente delegittimante la scomunica. Sì esattamente... invece proviamo a entrare però abbiamo visto nel racconto del filmato che c'è sotto come dire dalla parte tedesca c'è un po'di complicazioni per esempio abbiamo visto il re teme che il papa sia lei coi principi i vescovi sono attendisti i principi come dire usano quest'arma come rivalsa i vescovi sono quelli che sono nella situazione peggiore perché i vescovi finora erano abituati all'idea che appunto il loro capo era l'imperatore messo lì da dio Ogni vescovo deve decidere, andava bene in passato quando io ho bevuto, ...vedivo all'imperatore o dobbiamo avventurarci in questo futuro oscuro in cui uno di noi, il Vescovo di Roma, non si capisce perché deve essere il capo e dare ordini ai suoi colleghi vescovi. Novità stravolgente appunto.

Un momento di cambiamento radicale. E i vescovi letteralmente non sanno come fare. C'è la pressione del partito riformatore che ha successo anche fra il popolo, per cui è difficile dire no, io voglio stare col vecchio sistema.

Però anche accettare quello nuovo è pesante. E quindi sono attenti a questo anno di cui abbiamo... dovevo parlare è l'attendismo dei Vescovi.

I principi invece? I principi appunto, i principi fanno politica. È abbastanza debole Enrico da buttarlo giù ormai?

Do una spallata e prendo il suo posto perché l'impero è elettivo. Chi riesce a mettere insieme un certo numero di principi e Vescovi che concordano sul suo nome diventa imperatore. Però se fallisci rischi la pelle perché è una politica un po'più pesante di quella di oggi.

Tutto questo giustifica l'idea che Enrico intraprende questo viaggio e va a un'altra parte. va in qualche modo a tampinare il Papa e finisce in questo castello di Canossa. Esatto, a tampinare il Papa per tamponare la situazione.

Se riesce a ritirare la scomunica è di nuovo in sella. Questo è l'obiettivo e quello insomma. Abbiamo capito le motivazioni di Enrico IV, il quale dopo questo viaggio difficilissimo come abbiamo visto, raggiunge Gregorio VII e lo raggiunge al castello di Canossa vicino a Reggio Emilia. Pur di ottenere il perdono del Papa è disposto a umiliarsi davanti a lui. Vediamo come.

Il Papa ha appreso che Enrico ha valicato le Alpi, così si è barricato nel castello di Canossa. Teme che il re stia marciando contro di lui. Il Papa si aspetta un attacco dal re tedesco.

Invece avviene qualcosa di inaspettato. C'era il re destituito, senza le sue vesti e senza le insegne della maestà reale. Padre!

Scalzo e digiuno dal mattino fino a sera, in attesa del verdetto del papa. Così riportano le cronache. Padre! Il racconto dell'evento che ci trasmette Lamberto di Herzfeld descrive un re incredibilmente debole e un papa estremamente potente. Padre, perdonatemi!

Mio re, questo non ha senso. Pater noster qui es in cielis, santificetur nomen tuum, fiat voluntas tua, sicut in cielo et in terra, panem nostrum quotidianum danobis odie. Il Papa non è soltanto il capo della Chiesa, è anche un sacerdote. Un peccatore pentito e pronto all'espiazione, ha diritto al perdono e alla misericordia. Questo lo sa anche Enrico e le cronache definiscono questa messa in scena un'abile mossa a scacchi.

Il Papa non ha altra scelta. Alla fine cede. Sopraffatto dalla determinazione del suo pentimento e dalle suppliche alle quali ho assistito, scrive Gregorio VII.

Ho sciolto infine il bando della scomunica e l'ho di nuovo accolto per divina concessione nella comunità dei Santi e nel grembo della Santa Madre Chiesa. La marcia verso Canossa appare come il ritorno a casa del figlio al prodigo. I posteri distinguono tra un vincitore e un vinto.

Mai prima d'allora un re tedesco è stato così umiliato. E mai prima d'allora un papa ha dato una dimostrazione tanto energica del suo potere. In realtà nel cammino del re verso il papa c'è una vera e propria strategia politica.

Insomma qui affermazioni belle come dire. impegnative, no? Quelle che abbiamo sentito. Sì, però diciamo questa è l'interpretazione che si tende a dare adesso.

Perché dobbiamo ricordarci che il sacramento centrale a quell'epoca, più che la confessione, è la penitenza. Non c'è ancora il confessionale, quindi la conf... La confessione è un momento pubblico davanti a tutti, il cristiano che ha peccato sul serio, come dire, si confessa e chiede la soluzione.

Sono momenti spettacolari a cui loro sono abituati. il pentito è il momento centrale che lava via la tua colpa. Allora Enrico non sta andando dal Papa a dire è vero, ammetto che tu sei il mio superiore anche sulla terra, anche come sovrano, no, sta andando dal Papa a dire so che tu sei un sacerdote, ammetto di aver peccato, voglio la soluzione. Poi però torno a fare il re, per questo il Papa esita così a lungo prima di farlo entrare. Quindi c'è questo mix fra posizione personale, sincera diciamo, e in realtà il tema del giudizio.

politica di quest'altro oggetto con la scomunica. Come sempre noi non saremo mai più nella testa di Enrico, quindi non sapremo mai quanto lui sentiva davvero di aver peccato, però certamente diciamo che sembra che si umili al massimo e invece sta uscendo da una situazione pericolosa. Ecco invece noi abbiamo una miniatura che secondo me aiuta molto a capire la situazione, anche perché dobbiamo anche parlare della padrona di casa, questa Matilde di Canossa.

Canossa, perché l'imperatore è finito lì, perché tutto questo succede lì? Cominciamo a capire questo. Parlavamo dei principi, in Germania i principi sono il duca di Svevia, il duca di Sassonia, ecco, in Italia ci sono i principi, per esempio i marchesi di Toscana, questi che noi chiamiamo i Canossa, in realtà Canossa è il nome di questo loro castello, ma hanno un potere regionale sull'Italia centrale, in quel momento per i casi della demografia alla testa della famiglia e quindi del principato c'è una donna, Matilde.

Eh? I Canossa di fatto controllano la strada dal nord a Roma. Ecco perché è un punto importante. E sono tra quei principi che stanno col Papa ma vedrebbero volentieri un accordo, perché anche questo scontro violentissimo non fa mica piacere a tutti. Quindi lei mi sta dicendo che in realtà Mattia di Canossa è una sorta di mediatrice in mezzo a queste due figure.

Molto probabilmente sì. Lei, come l'abate di Cluny, altro grande personaggio dell'epoca, capo di tutti i monaci, che anche lui preme perché si mettono d'accordo. Quindi c'è una parte...

di mondo che vuole questo accordo. Ma perché è paurosamente destabilizzante questo conflitto e Gregorio VII con le sue posizioni estremiste spaventa quasi tutti in realtà. Il ritiro della scomunica dà nuovo vigore evidentemente alla posizione di Enrico IV, tornato in Germania richiama all'ordine i principi tedeschi e arriva alla resa dei conti con i suoi oppositori, vediamo. Appena liberato dalla scomunica, Enrico IV torna nel regno di Germania e richiama il suo seguito. Ma uno dei principi più potenti non vuole più farne parte.

È Rodolfo di Svevia, che ha messo in dubbio la reggenza di Enrico fin da quando era ragazzo. Se sarai un sovrano giusto... Dobbiamo prendere una decisione. Ora.

Nel frattempo, alcuni principi e vescovi hanno eletto Rodolfo re. Ai contendenti non resta che risolvere la disputa per il trono, sul campo di battaglia. Saranno le armi a decidere chi dovrà regnare.

Ora si vedrà chi è il vero re. Non combatto per una corona che ho già, caro Rodolfo. L'hai persa quando ti sei inginocchiato a Canossa. Il 15 ottobre 1080, gli eserciti dei due re tedeschi si scontrano sulle sponde dell'Elster, in Turin. Stando alle cronache, ha inizio una terribile carneficina.

Rodolfo di Svevia è noto per essere il miglior stratega dei suoi tempi e all'inizio le sue truppe sembrano dominare. Enrico è alle strette. Ma poi la battaglia prende una piega inattesa. Il re rivale viene circondato e ferito mortalmente. Una fonte riferisce che gli sia stata persino mozzata la mano destra, la mano del giuramento.

La giusta punizione per lo spergiuro, perché egli non aveva esitato a rompere il giuramento che lo aveva legato per fedele. al suo signore re. Scrive il cronista di Enrico.

La perdita della mano del giuramento durante la battaglia è una delle notizie di propaganda usate da Enrico per dare alla sconfitta di Rodolfo di Svevia il valore di una sentenza divina. Il re rivale è sepolto nel duomo di Merseburg. Professore, allora, dopo la vittoria appunto su Rodolfo di Svevia, a questo punto, come dire, tutto in ordine, insomma, Enrico IV ormai è stabile sul trono tedesco. Sì, sì, sì, comunque, i principi e i vescovi tedeschi a questo punto...

punto si allineano e di conseguenza può fare quello che ogni re tedesco quando è sicuro e tranquillo deve fare, cioè andare a occuparsi dell'altra metà dell'impero, l'Italia. Ecco, ma per capirci, a questo punto, fin qui è rimasto resso? solo re di Germania, anche tutta questa faccenda, le investiture, l'incontro di Gregorio VII è sempre rimasto lei. Re di Germania, però dobbiamo tenere presente che essere re di Germania ti dà diritto di essere anche re d'Italia e imperatore.

Ti manca solo la cerimonia. Ecco, ma a questo punto c'è sempre Gregorio VII, ce la fa. A questo punto tocca fare come fece Carlo Magno, cioè bisogna andare a Roma ed essere incoronati dal Papa.

Non c'è altra via d'uscita. È l'eredità avvelenata che Carlo Magno ha lasciato ai suoi successori. E Gregorio VII c'è ancora, però.

Quindi vada a Gregorio VII. Grazie. Il guaio è quello, sì, va da Gregorio VII, il guaio per Enrico è quello.

Lui va a Roma, però ci va armato stavolta, non più scalzo e in camicia come a Canossa. Ci va con l'esercito, Gregorio VII si chiude dentro Castel Sant'Angelo. Ah, perché lui non lo vuole fare imperatore.

E noi non lo vuole fare imperatore, in realtà lui l'ha assolto. Ma da quel che si capisce, a Canossa il Papa pensava lo assolvo, ma non lo rifaccio mica re. Io gli ho tolto la corona, quella non gliela ridò, lo assolvo dal peccato.

C'è un equivoco su questo. Quindi se l'è presa da solo in sostanza, se l'è ripresa da solo. Sconfiggendo Rodolfo, dopodiché scende in Italia, prende Roma, il Papa si chiude in Castel Sant'Angelo, poi chiede aiuto ai normanni, i normanni verranno a aiutarlo, intanto saccheggiano Roma, poi Gregorio VII alla fine scappa e muore nel sud in esilio. Enrico padrone di Roma, a Roma gli manca solo un Papa.

E quindi? E quindi siccome moltissimi vescovi e cardinali non ne possono più di... di Gregorio VII è abbastanza facile trovare una maggioranza che elegge un altro papa.

E quindi Enrico si fa il suo papa, Clemente III, che lo incorona imperatore. Che è papa a tutti gli effetti. Per loro sì, poi nella storia siccome non piacciono le ambiguità ai posteri, si deve sempre decidere chi era il vero papa e chi l'antipata.

E allora storicamente Clemente III è passato alla storia come l'antipapa, ma loro ci credevano invece che il papa fosse lui e che Gregorio VII fosse uno sciacquo. sciagurato, che aveva perso la testa e voleva fare cose contrarie alla volontà di Dio. Ho capito.

Senta, ma invece il tema da cui siamo partiti, cioè questa lotta per l'investitura che abbiamo capito, che è la nomina dei Vescovi, a questo punto come andrà avanti la storia? Cioè questo corpo a corpo impero e papato? La buona notizia è che non ne possono più di questo conflitto fra i due poteri supremi e decidono che è ora di mettersi d'accordo.

Cominciano a negoziare, cominciano a discutere, specialmente dopo la morte di Gregorio. Gregorio VII e di Enrico IV, e arrivano a un compromesso, che è famoso nei manuali di storia, il concordato di Worms, dove in pratica dicono, guardate, va bene, è chiaro che ogni vescovo è un'autorità spirituale e deve rispondere al Papa, ma è anche chiaro che è anche un politico e deve rispondere anche all'imperatore. E quindi ogni vescovo dovrà essere una volta eletto confermato sia dal Papa sia dall'imperatore. E questa ambiguità andrà avanti per molti secoli, perché ancora il re Sole metteva il naso nelle...

le nomine dei vescovi in Francia cioè avevano un potere di veto di veto di presentazione la situazione che a noi sembra ovvia cioè il Papa li nomina e basta è molto recente in realtà allora libro luogo film per come dire per questa situazione che abbiamo visto l'abbiamo svelata in un altro modo è intricatissima lo so è uno dei capitoli più complicati della storia medievale c'è un buon libro di un collega bravo Glauco Cantarella dell'Università di Bologna che si intitola Il sole e la luna la rivoluzione di Gregorio settimo papa. Film? Beh c'è un Enrico IV di Marco Bellocchio con niente meno che Mastroianni che però racconta la storia da un punto di vista particolare, lo stesso di cui lei ci parlerà fra poco, quello dell'Enrico IV di Pirandello. Ah già è vero. E però consiglierei quello comunque.

Però c'è dentro anche questa noccia. Eh sì perché ci parte comunque da loro. Certo. E l'uomo? Beh ma andiamo a Canossa a questo punto, non necessariamente Scanzi.

Lo davo per scontato. Sono posti bellissimi. Ma ci sono Ci sono ancora proprio i luoghi?

Ci sono i ruderi del castello. Si può vedere dove lui stava nella neve? Più o meno sì, più o meno.