Una tavoletta di tiglio appena 46 cm x 36 cm Un'opera dalle piccole dimensioni, immensa per la storia dell'arte. Il San Girolamo nello studio, attribuito ad Antonello da Messina, è una sintesi straordinaria di prospettive e luce ed è anche uno dei dipinti che ha maggiormente attratto le attenzioni di studiosi e critici d'arte per la presenza nella complessa scena ideata dall'artista di simboli, oggetti, in molti casi enigmatici. Il quadro realizzato tra il 1474 e il 1476 ed oggi custodito alle National Gallery di Londra, grazie allo studio dello storico Carmelo Michalizzi, svela oggi buona parte dei suoi misteri.
Dopo più di 500 anni, nonostante la storia di un'epoca in cui il quadro è stato scoperto, la fama mondiale dell'opera le soluzioni arrivano proprio da Messina. Michalizzi proprio dalla città dello stretto che ha dati Natalia al grande Antonello ha letto nel quadro quanto nessuno aveva saputo leggere finora. Antonello da Messina cinque secoli fa avrebbe firmato il San Girolamo nello studio aggiungendo anche data di realizzazione e il luogo in cui l'opera è stata dipinta invitando però l'osservatore a scoprire tutto decriptando le indicazioni.
E il mistero in effetti è sempre stato una delle caratteristiche del quadro stesso, colto ma non svelato dai vari osservatori nei secoli. Questo originale soggetto è enigmatico per tanti versi che staremo a spiegare. Il primo che ne parla in maniera dettagliata è quello che oggi chiameremmo un critico d'arte, in realtà era uno studioso.
possibilmente anche un collezionista, un cultore di storia dell'arte che rispondeva al nome di Marco Antonio Michiel, il quale nel 1529 ritrova questa importante tavoletta nella collezione del del nobile veneziano Alvise Pascalino e la descrive. Quello che mi piace in questa sede sottolineare è che lui termina con una perifresi molto importante questa descrizione del dipinto «et pur fugge» per sottilità, per pittoricismo eccetera, ripeto «et pur fugge». Questa fuggevolezza fa riferimento da una parte… alla cosiddetta pittura ponentina, era quanto di fiammingo veniva commisto all'arte italiana con le innovazioni della prospettiva di Piero della Francesca, et pur fugge.
Però mi piace sottolineare che al di là del senso della prospettiva, della profondità dello spazio, letto e pur fugge è il segno di questa tavoletta che segnerà per l'appunto il destino del diario. dipinto nei secoli futuri. Il dipinto, questa piccola tavoletta, è velata da enigmi e si è compiaciuto lo stesso Antonello di velarla con tanti simbolismi sparsi a decine a cominciare dal più importante che è quello del cartiglio. Il cartiglio presente in opere di Antonello come Lecce e Omo, il Salvatore Mundi era l'originale modo scelto da Antonello per firmare le sue opere.
Nel San Girolamo, nello studio, c'è ed è anche ben visibile nel contesto dell'opera. Ma c'è una differenza rispetto agli altri quadri ed ecco il primo indizio, punto di partenza, dell'analisi di Michalizzi. La nostra attenzione è richiamata per l'appunto da tale cartiglio e siamo incuriositi di conoscere La firma, l'autografo del pittore e l'anno di realizzazione. Ci avviciniamo per poterlo leggere ma siamo profondamente delusi perché il cartiglio del San Girolamo nello studio...
studio non riporta nessun autografo, non riporta nessuna data e chissà perché questo è avvenuto, ma senz'altro oggettivamente è uno dei simboli più eclatanti tra i tanti enigmi che ci pone San Girolamo nello studio. Procediamo nella lettura. E allora la nostra attenzione è presa dalla parte bassa del dipinto, quella in cui si posa la composizione scenografica dello scrittoio, si posa sul pavimento in prossimità della scena. La soglia che sia ben chiaro è il limen, il limen architettonico e scenografico ideato da Antonello in maniera estremamente elegante e permettetemi anche geniale.
C'è un dentro e c'è un fuori, l'osservatore è al di fuori. La scenografia del... dal San Girolamo e all'interno, tutta da decriptare.
E sulla soglia dell'architettura catalana ci sono tre simboli che sono molto inusuali, verosimilmente mai rappresentati nel corso della pittura del Quattrocento. E quindi sono qui davanti a noi, abbiamo il bacile aureo. Quello che talora è stato chiamato nei secoli passati un bacile da barbiere.
Abbiamo un pavone, un sontuoso pavone e abbiamo una quaglia. Procediamo, mettiamo ancora più a fuoco stavolta il pavimento. La mia attenzione è che il pavimento è un pavimento di un'altra dimensione. è stata richiamata nell'ambito di questo pavimento il quale riporta una deliziosa prospettiva che ci rimanda alle pompose e autorevole colte prospettive dei pavimenti di Piero della Francesca. Sono delle mattonelle valenziane, alcune acrome altre con abbelliti arricchite da Ghirigori.
sono quelle che gli specialisti chiamano azulejos o azulejos e vediamo di poterle leggere meglio di comprenderle e proseguiamo quindi nella lettura in questa immagine che ci è piaciuto proporre acroma affinché possano essere messa in risalto due mattonelle in particolare tra il pavimento raffigurato da Antonello mattonelle che a me è piaciuto indicare e definire come mattonella A e mattonella B. Proseguiamo nella lettura. Ed ecco quella che indico come mattonella A.
È facilmente percepibile perché è la seconda dalla soglia all'altezza del bacile aureo. Vediamo di poterla leggere meglio. Ecco questo è un incontro. grandimento.
Antonello si trova ad operare in uno spazio minimo di questa mattonella, di questa Azulecos. La mattonella è alta appena 3 mm, pensate un pochettino, quindi lui si trova nella condizione di sezionarla in tre parti. Abbiamo una parte bassa, una parte centrale che non raffigura nulla, ha il vuoto come se separasse la parte bassa dalla parte alta che è la terza parte. Osserviamola ancora meglio. Ho notato dei numeri, ho notato delle lettere e dei numeri.
Però dicevano ben poco e mi è venuto spontaneo provare con immagine speculare degli stessi ed ecco che cosa viene fuori, viene una cifra ben definita. nitida, chiara, facilmente leggibile, 1474. È anticipata dalle lettere X e 1, l'immagine speculare che indica il mese di novembre e le cifre sono quelle identiche autografe usate da Antonello e da Messina, sono gli stessi quattro, gli stessi uno, gli stessi sette usate per molti altri dipinti, quindi è inoppugnabile che questo numero sia stato scritto da lui. Questa è la chiave di collocazione storica del dipinto del San Girolamo nello studio. Novembre 1474, il San Girolamo nello studio sarebbe stato dipinto in quell'anno, ricostruzione che coincide anche con...
con le ipotesi degli studiosi del passato, che lo datavano tra il 1474 e il 1476, ed il quadro sarebbe stato realizzato a Messina, lo rivelerebbero particolari della biografia dell'artista che rinforzano la compatibilità di questa ipotesi. con la data impressa sulla mattonella. Noi conosciamo questa parte della biografia di Antonello da Messina in quanto conosciamo i movimenti del console veneziano a Tunisi, Pietro Bon, il quale aveva dei contatti con Antonello, contatti con la città di Messina, spesso si fermava per momenti di carattere amministrativo e commerciale.
E lui convince Antonello, così come hanno dimostrato i maggiori critici, i maggiori storici dell'arte, a seguirlo a Venezia. Verosimilmente Antonello andò per la seconda volta a Venezia, essendo rimasto per tanti anni, probabilmente un decennio prima. La partenza avverrà ai primi di dicembre. La navigazione, perché si andava per mare e non per terra, era tra i 15. 15-20 giorni dopo nell'Adriatico iniziava a soffiare il vento di tramontana ed era sconsigliabile la navigazione. Quindi Antonello arriva in prossimità del Natale del 1474 ed ecco un altro elemento che emerge da questa lettura, dalla lettura che stiamo facendo in questo momento, che è la tavola di San Girolamo nello studio.
È stata realizzata a Messina e messa nella propria sacca da Antonello. portandola a Venezia come una sorta di biglietto da visita per dire ecco cosa sono capace di fare. E'la prova che il San Girolamo nello studio è stato dipinto a Messina e ancora una volta nel quadro e Michalizzi l'ha trovata. Ecco la mattonella B così come si pone ad un semplice ingrandimento ricordiamo che anche questa mattonella ovviamente di circa 3 mm e così ci permette di fare una bella attenzione. permette di notare la presenza di alcune lettere, alcuni tracciati grafici che si possono ricondurre a delle lettere e naturalmente però noi ci assecondiamo la stessa lettura speculare che è stata preziosa per la decriptazione della mattonella A.
Ed ecco la versione speculare la quale mette in evidenza la lettera M, la lettera I. La S, la S, la I, dopodiché si vede con estrema chiarezza quel trattino che talora è dritto, talora è appena curvo, che è tipico della scrittura medievale, allorché si vuole creare una sincope, allorché si vuole creare un'abbreviazione. La lettera M è la lettera M, così come per Messina, quindi chiaramente qui si legge Missi con l'abbreviazione Missina. Sul pavimento dunque data novembre 1474 è il luogo Messina, ma manca ancora la firma di Antonello.
Ma anche in questo caso il grande artista ha voluto mettere alla prova l'osservatore. La sua firma c'è. Torniamo alla prima mattonella presa in analisi.
Nei tre millimetri osservati prima c'è ancora qualcosa da scoprire. Ma Antonello è molto più dettagliato. molto più di quanto ci potessimo immaginare.
Divide la mattonella di 3 mm in tre parti, una parte bassa, una parte centrale neutra in cui non è segnato nulla e una parte alta in cui compaiono delle lettere che noi possiamo leggere. come lettera A, lettera N, lettera T, lettera N, quindi quanto lui ha potuto tracciare nello spazio di un millimetro con riferimento alla propria persona. Quindi abbiamo qui a questo punto il quadro.
insieme antonello messa news o messa nensis novembre 1474 lui ha criptato quanto in maniera latente ed evidente aveva era consueto trascrivere in tanti suoi dipinti e noi in questa sede abbiamo cercato di decriptare. Cinque secoli dopo, dunque, Carmelo Michalizzi è riuscito a dare una chiara lettura degli indizi lasciati da Antonello da Messina, un dialogo tra concittadini con una risposta arrivata cinque secoli dopo. Ma quale ruolo hanno avuto gli insoliti oggetti e gli altri elementi disseminati nell'opera per arrivare a queste straordinarie conclusioni?
Antonello ci ha informato sulla lettura speculare e mi piace ribadire che così come una lettura consueta inizia dall'alto a sinistra, Lui ribadisce invece che in tale sua opera, in tale suo copolavoro, debba iniziare in maniera speculare in basso a destra. E'qui che avviene la decriptazione del dipinto. Il bacile contenitore d'acqua funge da speculum, da specchio, che invita a una lettura speculare ed è quella che abbiamo fatto noi.
Abbiamo letto la mattonella, la Zuleikus, in maniera speculare ed è venuto fuori quello che abbiamo appena detto. Quindi tutto questo ha una sua chiave di lettura, la stessa chiave che è in appendice al meridiano. Quindi la sequenza chiave, mattonella con caurea. E'il pavone, il pavone che media, che domina la scena. E'un meraviglioso giovane pavone dalla coda chiusa.
Indica con la propria testa e il proprio becco la mattonella, così come anche la stessa ombra indica la mattonella. Ma si... sia il pavone reale che la sua ombra indicano anche la conca d'acqua.
E quindi è un ulteriore ribadire, guardate, guardate qui, guardate in questa direzione, qui ci sono gli elementi della decriptazione. Le conclusioni di Carmelo Michalizzi sono adesso offerte a tutti gli studiosi di Antonello da Messina. Questo è quanto mi è sembrato di percepire nel dipinto San Girolamo nello studio e questo è quanto mi sembra.
Mi sento candidamente di proporre, è chiaro che chi parla non è uno storico dell'arte, chi parla non è un critico d'arte, è soltanto una persona che si è avvicinata con amore e con suggestione. Alle trame tessute da Antonello nel complesso dipinto di San Girolomo nello studio, un dipinto ricco di simbolismi sul quale sono stati versati fiumi d'inchiostro. stati dedicati parecchi volumi e sono ancora, al di là del bacile aureo, al di là della chiave, al di là del pavone, al di là delle mattonelle di cui ho parlato io in questa circostanza, sono tutte ancora da comprendere e da decriptare.