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Volontà di Potenza e Nietzsche

Il concetto di volontà di potenza è il concetto più ambiguo del pensiero niciano, il concetto intorno al quale vi è stata anche una discussione più forte, più anche radicale tra gli studiosi e gli interpreti del pensiero niciano e anche la prospettiva filosofica che più si è prestata ad essere affiancata al nazismo. Il problema di Nietzsche, filosofo nazista, è un problema che abbiamo già affrontato. È un problema che però ha accompagnato l'autore, il pensatore, il filosofo, soprattutto nei primi anni dopo la seconda guerra mondiale. Niets era un un filosofo impresentabile, era un filosofo non traducibile, era un filosofo di fatto isolato. Ma poi due autori e due filosofi italiani quali appunto Colli e Montinari hanno ripreso le opere, le hanno denazificate, le hanno collocate in un contesto ben preciso, ben particolare e e dunque hanno attribuito, vi dicevo, soprattutto poi all'opera della sorella di Nietzsche questo processo di nazificazione e soprattutto al regime stesso, al terzo RAI, che ha elevato ehm Nietzsche a cantore, a propugnatore di una sorta di avvento, di un impero, di una di una di una prospettiva politica di appunto superuomini, di ehm potenza. In realtà vi ho già più volte detto, il pensiero di Nietzsche è tutto un pensiero filosofico. Elementi di antisemitismo non ve ne sono, è sicuramente un pensiero elitario, antidemocratico e la volontà di potenza riconfermerà con forza questo suo essere antidemocratico, questo suo essere elitario. Dunque, ci muoviamo all'interno sempre di una filosofia appunto elitaria e antidemocratica. Detto questo, il concetto di volontà di potenza mi sembra però il concetto chiave per chiudere il discorso intorno all'ubermé vero che l'oltuomo è colui che uccide e regge la morte di Dio, è colui che vive nell'eterno ritorno, ma poi è colui che si trasforma in volontà di potenza. Il concetto di volontà di potenza che è contenuto in un'opera che prende appunto questo nome, volontà di potenza, pubblicata postuma. Anche qua c'è chi dice che la sorella l'abbia rimaneggiata, l'abbia modificata. Altri studiosi, anche se negli ultimi decenni, dicono "No, quella è l'opera come l'aveva pensata e strutturata Nietzsche" ed è un'opera incompleta perché recupera eh di fatto altri frammenti, altri pensieri di altre opere senza portarli a termine. Ebbene, quest'opera, la volontà di potenza, è è un'opera forismatica, è un'opera sicuramente con molti elementi di ambiguità, però è un'opera che giunge al termine di un percorso in cui la volontà di potenza è già emersa e io per presentarvela partirei da una delle opere ultime di Nietzsche che è la genealogia della morale. Nell'opera genealogia della morale, Nietzsche ci presenta com'è nata la morale menzogiera, la morale fallace, la morale dei perdenti, la morale della rinuncia alla vita, la morale apollinea. Com'è nata la morale del mondo occidentale? Com'è nata questa morale che ha provato gli uomini ad essere succubi, asini e a rinunciare alla vita? Come è nata questa morale? e Nietzsche, che ovviamente non è uno storico, né ipotizza filosoficamente, concettualmente un avvento. alle origini, agli inizi, la morale più ammirata, la morale più seguita, quella elevata morale eccezionale, a morale appunto esemplare, modello, era la morale dei signori, era la morale dei guerrieri, era la morale dei cavalieri, era la morale degli uomini coraggiosi. Ci fu un tempo in cui il modello di morale era il modello dell'uomo coraggioso, dell'uomo che abbracciava la vita, dell'uomo che viveva la vita, dell'uomo usando il concetto di Dionisiacco che accettava diisicamente la vita, che diceva sì alla vita, che si rapportava adesso con forza e coraggio per viverla in maniera profonda. Dunque, la morale del cavaliere, del Signore, la morale di chi non fugge di fronte alla vita, bensì la abbraccia, la vuole vivere. Io mi dono alla vita, io mi sciolgo nella vita. Ok? è quasi come un elemento brnano qua mi viene in mente, cioè l'inno alla vita e anche agli eroici furori con cui l'uomo deve vivere la vita di Giordano Bruno. Io non fuggo di fronte alla natura, ma io abbraccio la natura. Io vivo la natura, io mi faccio natura. È come Atteone cacciatore che esce il mattino a caccia, vede Diana, la dea della caccia nuda, rimane a contemplarla. Ma la dea cosa fa? trasforma il cacciatore atteone in un cerbo e atteone da cacciatore diventa preda, cioè si è fatto esso stesso natura. Dunque c'è una eco di questa morale che abbraccia la vita, la natura senza fuggirla, una eco brugnana in in Nietzsche. Ebbene questo elemento, l'elemento centrale dell'abbracciare la vita, della dire sì ad essa è andato perduto nel tempo. Perché è andato perduto nel tempo? Perché questa morale del dire sì alla vita, la morale degli eroici forrori riproposta da Nietzsche era una morale per pochi uomini, per gli uomini eccezionali e la maggior parte degli uomini che la prendeva a modello non riusciva a raggiungerla, non riusciva a realizzarla. E questa morale ha dunque creato negli uomini un sentimento di invidia. La maggior parte degli uomini di fronte a una morale del coraggio, dell'accettazione della vita, dell'andare in profondità della natura, del vivere l'elemento, dicevo l'altra volta Dionisiaco, di accettare l'elemento medusa della vita. Di fronte a questa forza, questo coraggio, la maggior parte degli uomini incapaci hanno cominciato a provare un sentimento di invidia e su questo sentimento di invidia si sono inseriti e insediati alcuni uomini dalla mente brillante, alcuni uomini di linguaggio, alcuni uomini di parola, di ragionamento. I sacerdoti. I sacerdoti erano uomini, potremmo dire, i sofisti in ottica recupando con Platone, erano degli uomini che, animati da buone capacità di parola, hanno iniziato ad ingannare gli altri uomini, quelli che, invidiosi, incapaci, impotenti per realizzare di realizzare una vita come quella dei guerrieri. Cosa hanno iniziato a fare? hanno iniziato a odiare questi guerrieri, questi cavalieri hanno iniziato ad essere ehm invidiosi e hanno iniziato ad allontanarsi da quel modello. A questo punto i sacerdoti che non erano capaci di essere guerrieri. Lui possiedono il dono della parola, possedevano il dono anche del ragionamento. hanno capito che trasvalutando i valori, facendo del valore dell'obbedienza, dell'asinità, della rinuncia, dei valori morali modello, avrebbero assunto il dominio sulla maggioranza degli uomini. Poiché la maggioranza degli uomini non riesce ad avere una morale eroica, poiché la maggioranza degli uomini non riesce ad abbracciare la vita anche nella sua dimensione abissale, poiché la maggior parte degli uomini ha paura di fronte alla attresa della vita. I sacerdoti hanno capito che quel tipo di morale, la morale del coraggio, la morale della forza, della terra, del sangue, del corpo, era una morale destinata a pochi uomini e trasvalutare quella morale, cioè trasformare la morale del coraggio in morale dell'odio, dell'arroganza, della forza cieca, una morale del mondo, ma del mondo nel senso negativo, una morale passeggera, una morale non lungimirante, avrebbe permesso i sacerdoti di acquisire il dominio su tutti gli altri uomini che quel coraggio non lo possedevano. Ecco du i sacerdoti trasvalutano i valori. La vera morale non risiede nella forza, nel coraggio, nella terra, nel sangue, ma la vera morale risiede nell'aspirare una vita nell'al di là. La vera morale risiede nell'obbedienza. La vera morale risiede nella rinuncia, risiede nella povertà. La vera morale risiede, no, secondo i sacerdoti a nell'obbedienza, nel farsi, vi dicevo prima, asino. Perché l'intelligenza, l'intelligenza se spinta oltre i limiti in parte come ficha e diventa un'esperienza non gestibile della maggior parte delle persone. L'intelligenza è erotica diognisiaca per Nietzsche. C'è un'intelligenza, sapienza, sapere che va oltre i limiti. Ma andare oltre i limiti vuol dire anche poi sprofondare nell'andare oltre i limiti. Ma questa intelligenza erotica furente è un'intelligenza che la maggior parte degli uomini non può adottare, l'intelligenza che la maggior parte degli uomini non riesce a vivere, non riesce a esercitare. La maggior parte degli uomini è dunque più capace a vivere una vita fatta di modestia, di rinunce, fatta di obbedienza, fatta di strade già indicate, fatte di sentieri già tracciati. dentro questi sentieri tracciati, dentro queste strade indicate ben delimitate, gli uomini possono vivere. Questa è la morale dei sacerdoti e la morale della rinuncia, la morale dell'obbedienza che fa comodo ai re, fa comodo ai sacerdoti, fa comodo dei governanti, fa comodo dei filosofi, fa comodo i filosofi di corte e gli intellettuali del potere, dice Nietzse. Perché? Perché hanno costruito la morale dell'obbedienza. Ma la morale dell'obbedienza è la morale della rinuncia, la morale che fa del nostro mondo un mondo di passaggio verso un altro mondo. Invece dice dice questo mondo è il mondo dove l'uomo vive, è il nostro regno, è il vero paradiso. Certo, un paradiso che contiene l'inferno, è un paradiso che contiene il dramma e contiene la tragicità, ma è in questo mondo che l'uomo deve elevarsi. E in questo uomo, in questo mondo, che l'uomo deve raggiungere, no, le bellezze, le profondità, deve raggiungere lacerazioni, deve raggiungere, no, il profondo spirito diogisiaco. Il sole è l'illusione. Apollo è l'illusione. Cosa vuol dire? Vuol dire che la morale Apollinea è una morale attabavagliare le nostre vite, a mettere il silenziatore alle nostre voci. Provate a spostare tutto questo, ragazze e ragazzi, verso, tra l'altro, le donne. Nietzsche non è sicuramente un femminista, anzi risentirà del maschilismo ancora dell'epoca. Però noi andando oltre anche la cultura dell'epoca, provate a immaginare cosa vuol dire la morale eventualmente del sacrificio, dell'obbedienza imposta per millenni alle donne. Il potere maschile ha controllato le donne intorno a una morale che ha trasformato la sessualità un peccato. La storia delle religioni, tendenzialmente la storia di maschi che spiegano alle donne come fare l'amore, quando fare l'amore, perché fare l'amore. Dunque, il potere maschile ha controllato la donna controllandone il corpo. Tutte le divinità, combinazione hanno espresso attraverso profeti un giudizio sulle donne, sulla poca intelligenza delle donne, sull'essere lingua beforcuta, sull'essere poco affidabili, sull'essere tentatrici, sull'essere dunque corruttrici. Queste divinità sono molto interessate al lato femminile, solo che sono tutti profeti maschi che ne parlano e sono tutti i sacerdoti tendenzialmente maschi che ne parlano. La morale, ad esempio, sessuale imposta non solo alle donne, ehens chiaramente anche a tutta un'altra serie di eh di soggetti, a tutti uomini, eccetera eccetera, no? È una morale della rinuncia. Il cristianesimo, dice eh Nietzsche, e la rinuncia alla vita e l'umiliazione della vita. Son parole molto forti. Il cristianesimo, non Cristo. Nell'anticristo Nietzsche esalta la figura di Gesù. L'unico cristiano che c'è stato è Gesù. Tutti gli altri non sono realmente cristiani, ma sono rinunciatori della vita. Sono appunto uomini che hanno rinunciato al dramma e alla tragicità per scegliere la tranquillità di una resurrezione, se si comportano bene, se comprano un'indulgenza, se vanno a confessarsi. È troppo facile questa religione che permette, no, di risorgere nell'al di là a prescindere da quello che si compie nell'al di qua. Si risorge nell'al di là se si obbedisce nell'al di qua. Ma vuol dire rinunciare agli spiriti vitali. Gesù non ha rinunciato agli spiriti vitali perché nel dolore morto in croce abbandonato da suo padre. Dunque, ecco, l'unica figura di cristiano che salva Nietzsche è Gesù stesso, che è una sorta di uberm. Gesù è l'oltre uomo, morto solo in croce alle 3:00 del pomeriggio quando tutto il cielo si fa cupo e giunge il temporale. Dio, dove sai? Perché padre mi lasci qua da solo? E muore solo il dolore dimenticato da tutti. Questo nel momento da tutti. E e Pietro, il buon cristiano, che eh tre volte quando il gallo canta lo ha rinnegato e San Tommaso che non ci crede, che deve andare a vedere e mettere il naso. No, non sono i buoni cristiani quelli che obbediscono a Papi Re senza avere lungimiranza e intelligenza e andare oltre quello che gli ha insegnato. Secondo Nietzsche il cristianesimo è la rinuncia alla vita, perché la vita ha la radici qua sulla terra perché la vita è appunto saperla accettare in tutte le proprie sfaccettature. Ecco che Luberm deve rovesciare la vecchia morale. La morale della rinuncia va rovesciata, la morale dell'obbedienza va rovesciata. Va rovesciata la morale dell'umiltà. È comodo invocare umiltà da chi umile non è. È comodo invocare povertà da chi povero non è. L'idea di esaltare la povertà è un'idea ipocrita. L'idea di esaltare l'umiltà, secondo Niccio mente, un'idea ipocrita perché significa perdere degli aspetti vitali dell'uomo e l'uomo deve essere questo slancio, questa corda tesa, ok? tra la bestia e il superuomo. L'uomo è una corda tesa tra l'essere bestiale ed essere ubermen. Questa corda tesa deve essere tesa per sempre. Lì vi è il senso della vita. Ed eccomi in conclusione al concetto di volontà di potenza. La volontà di potenza, ragazzi, non ho nulla a che fare con l'imperialismo degli stati e degli imperi di fine 800, di primi 900, quelli che hanno conquistato l'Africa, spartito l'Africa, saccheggiato l'Africa, conquistato eh il l'Asia. Quelle sono le politiche di potenza degli imperi eh occidentali, degli europei, dei giapponesi, degli Stati Uniti e dei russi. La volontà di potenza non ha a che fare con l'aggressività degli stati alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, l'aggressività che poi si sfoga e si consuma nelle guerre di Trincea. La volontà di potenza è un concetto filosofico in questo caso è chiaro. Non ha nulla a che fare con gli scarponi del terzo RAI che marciano a conquistare l'Europa. La volontà di potenza è una prospettiva. L'uomo deve farsi volontà di potenza, ci deve vivere come una corda tesa in cui riesce a trasformare il mondo, a plasmare il mondo. Se io ho cancellato l'orizzonte del mondo, lo devo ridipingere. Dunque, volontà di potenza essere pittore. Se io ho cancellato, va bene, le musiche che hanno voluto accompagnare le nostre vite, musiche che dovevano educarmi all'obbedienza, se io cancello queste musiche, io mi devo trasformare in un musico, io mi devo trasformare i i in un cantante, se io cancello le poesie, io mi faccio poeta. Se io distruggo le abitazioni, lo dico a voi che fate eh artistico, architettura, ambiente, se voi distruggete le regge di plastica polline costruite da altre, voi dovete diventare architetti di voi stessi del mondo. Le nuove case le costruite voi, perché quelle che hanno costruito prima che case erano? erano case dell'obbedienza, erano case della rinuncia, erano case della eh falsità, erano case dell'ipocrisia, erano case dell'antivitalità. Edificate voi, vi direbbe Nietzs nuove architetture del mondo nuovo che costruite e dunque volontà di potenza. Il super uomo è architetto e poeta e musico e cantante e filosofo. Per come diceva Giordano Bruno la filosofia non è mai comoda. La filosofia è la sfida alla vita. E allora è un accollegamento che vi faccio tra Giordano Bruno e e e Nietzsche la filosofia a sfida la vita e la vita non ti vive, ma sei tu che la vivi. E cos'è il prospettivismo della volontà di potenza? Prospettiva vuol dire che io mi faccio prospettiva creatrice, io mi faccio creatore del mondo, io sono l'uomo che gioca con il mondo costruendo il mondo, plasmando il mondo. Dunque, la volontà di potenza diventa una sorta di punto di fuga ideale alla fine del pensiero di Nietzsche, perché Nietzsche che ha iniziato la sua, diciamo, carriera, il suo percorso filosofico ammirando Schopenhauer, il pessimismo, il nichilismo di Schopenhauer, come termina la sua vita? termina superando il nichilismo passivo, superando il nichilismo attivo e giungendo alla volontà di potenza, cioè l'oltreuomo che comprende che nel mondo ci sia il nulla, c'è il nulla, vi è il nulla, ma io sul nulla e sul niente edifico me stesso e il mio mondo. Non vi faccio vivere dal nulla. Il nulla non mi divora. Io divoro il nulla. Il nulla se entro dentro di noi diventa appunto eh destabilizzante, inquietante. Allora, io percepisco il nulla, ma annullo il nulla edificando un progetto, edificando un mondo. Questa sarà poi una, a mio avviso, delle prospettive principali che legherà Nietzsche a Martin Heidegger, altro grande filosofo tedesco del 9. Il superomo si fa volontà di potenza, cioè si fa prospettiva che annulla al nulla edificando un mondo nuovo. No.