Quella che si apre a Versailles è la conferenza di pace, quella che avrebbe dovuto sistemare le questioni europee una volta per tutte. Il 18 gennaio 1919, nella reggia dei re di Francia, vicino ad una Parigia ancora ferita dai bombardamenti, si liberano le ambizioni, le speranze, gli odi e le frustrazioni di tutti i maggiori protagonisti europei. Il continente non sarà mai più lo stesso.
La cartina d'Europa deve essere sistemata per la prima volta dopo mezzo secolo. Quattro imperi sono caduti e dalle loro ceneri stanno nascendo nuovi equilibri. Il Reich tedesco, l'impero austro-ungarico, l'impero russo e l'impero ottomano non esistono più.
È finito il tempo del... imperi multinazionali. Le idee dell'intesa di democrazia e giustizia internazionale sono sicuramente alla base delle trattative, ma non si può dimenticare un certo nazionalismo abbastanza imperante fra i vincitori.
I quattro grandi si riuniscono sulle scale della reggia, Woodrow Wilson per gli Stati Uniti Georges Clemenceau per la Francia Lloyd George per la Gran Bretagna e Vittorio Emanuele Orlando per l'Italia I 14 punti di Wilson diventano i dettami su cui basare la pace Ma non mancano i problemi In secoli di convivenza, molte regioni europee si trovano etnicamente divise Quale popolo ha il diritto di autodeterminarsi in quel caso? La pace per gli sconfitti, non invitati e reputati come responsabili della guerra deve comunque essere tanto dura da non permettere alcuna rivincita Tutto questo per la pace questo senza curarsi dei punti di Wilson. I vincitori esigono un premio per il loro sforzo bellico e si contrappone qui il concetto di pace politica e il concetto di pace democratica. Il trattamento della Germania mostra la lotta ideologica tra la pace mite e la pace dura nei confronti degli sconfitti. Il Reich, dopo la fuga del Kaiser, era diventato ufficialmente una democrazia.
La nuova Repubblica si prende carico di accettare questo umiliante trattato di pace. I francesi ricevono come richiesto l'Alsazia e la Lorena, persa durante la la guerra franco-prussiana, ma non si accontentano. Chiedono tutti i territori a sinistra del Reno.
Clemenceau sembra impazzito. Territori di lingua e cultura tedesca, mai interessati dal dominio francese e etnicamente omogenei, dovrebbero passare sotto la République. Wilson non ci sta. Blocca immediatamente quest'iniziativa, anche grazie all'aiuto degli inglesi, mai contenti di vedere un'unica grande potenza sul continente. Le terre del Reno sono infatti il cuore d'acciaio della Germania.
Tolte quelle, buona parte della popolazione dell'industria tedesca svanirebbero. Clemenceau molla il colpo l'obiettivo nazionalista del confine sul Reno non è fattibile ma in cambio richiede e ottiene una garanzia anglo-americana sui nuovi confini i tedeschi possono tirare un sospiro di sollievo perdere l'Alsazia Lorena è grave ma dopo una guerra La guerra del genere è anche poco, ma è nei territori orientali dove si consuma la tragedia per questa nuova Germania. Inoltre, come in tutti i contratti, sono le clausole a devastare i tedeschi. Il 28 giugno 1919 i lavori sono finiti.
La Germania è costretta a firmare il Trattato di Versailles, un diktat subito sotto la minaccia di un blocco economico e un'occupazione militare. Le perdite territoriali, oltre all'Alsazia e la Lorena, si contano specialmente sul confine a est. L'Alta Slesia la Bosnania e una striscia della Pomerania sono cedute all'intesa. Il problema è che questi territori non possono essere dati alla Russia, in questo momento assente da Versailles perché nel pieno di una guerra civile.
A chi darli quindi? Con un'abile trovata geopolitica viene resuscitata dalle ceneri la Polonia. Inesistente formalmente da più di cento anni, è divisa fino a quel momento tra Reich tedesco e Impero russo. Si crea dal nulla uno stato nazionalista e profondamente revanchista che blocca la linea di contatto tra la Russia e la Germania.
Grazie. La rinascita della Polonia è una promessa di guerra in Europa orientale. La Seconda Repubblica Polacca, infatti, avrebbe invaso buona parte dei suoi vicini nei primi anni di vita. Inoltre, riceve anche uno sbocco sul Mar Baltico, interrompendo la continuità territoriale tra Prussia orientale e Prussia occidentale. La città di Danzica, a maggioranza tedesca, è staccata dal territorio della Germania e definita come città libera.
La Polonia gode in questa città di vantaggi economici, in primis l'uso del porto per il commercio. Le colonie tedesche, inoltre, sono spartite fra Francia e Inghilterra. La Germania non gode più del suo posto al sole.
Altre sistemazioni minori sul confine riguardano il Belgio, che riceve i cantoni dell'Est sul confine, la provincia di Memel, che viene consegnata alla neonata Repubblica di Lituania, e il famigerato Schleswig-Holstein che viene riconsegnato alla Danimarca. Nonostante le perdite territoriali, la parte più pesante del diktat è formata dalle clausole economiche e militari. La Germania è definita nel trattato come responsabile della guerra e per questo dovrà pagare. La Germania si impegna a pagare le riparazioni di guerra. Tutti i danni subiti dai vincitori saranno ripagati dallo sconfitto.
La cifra sarebbe stata calcolata nel 1921 a 6 miliardi e mezzo di sterline. Assurda. perfino per i vincitori. Il servizio di leva è abolito.
La marina militare tedesca è smantellata con la possibilità di avere navi da guerra da meno di 10.000 tonnellate. L'esercito professionale tedesco è posto nel limite di 100.000 uomini. Viene inoltre smilitarizzato data, ovvero posta senza fortificazioni o truppe, è occupata per 15 anni l'intera valle del Reno. Le truppe francesi, inglesi e belghe per 15 anni presidiano il cuore economico della Germania.
A Versailles, lo spirito vendicativo della Francia regna sovrano. La Germania deve deve essere distrutta e umiliata e mai più capace di aspirare al ruolo di grande potenza. Ma se la Germania è ancora in piedi alla fine del conflitto, l'Austria-Ungheria non è destinata a vedere la fine dei trattati.
Per sistemare il caos in cui è caduta l'Austria-Ungheria l'intesa ha bisogno di due trattati diversi, uno per la parte austriaca e l'altro per la parte ungherese. Il 10 settembre 1919 viene firmato dalla parte di lingua tedesca dell'impero il Trattato di Saint-Germain. La Cisleitania viene divisa, nasce la Repubblica d'Austria. La Repubblica Ceca diventa indipendente, la Galizia si unisce alla Repubblica Polacca, la Bukovina viene consegnata alla Romania e i territori slavi sono resi indipendenti. La neonata Repubblica d'Austria è di una grandezza infima rispetto ai territori dell'impero e con la sua capitale Vienna gigantesca rispetto al nuovo Stato.
La Croazia la Slovenia e la Bosnia-Herzegovina si uniscono al Montenegro e alla Serbia. Il 1 dicembre 1918 nasce il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, meglio noto come Jugoslavia. Le terre irredente vengono consegnate all'Italia. Il Trentino raggiunge il confine naturale del passo del Brennero. Per quanto riguarda il confine orientale, dove si trovano le grandi città di Trieste, Pola e Fiume, bisognerà aspettare il 12 novembre 1920 con i trattati di rapallo tra Regno d'Italia e Regno di Jugoslavia.
Se siete più interessati, qui trovate un video apposito. Si iniziano a vedere i primi problemi. L'Italia è delusa dalla situazione dato che il patto di Londra del 1915 non è stato rispettato ed entra in rotta di collisione con il nuovo Stato balcanico.
Inoltre, nella Repubblica Cecoslovacca si trovano 3 milioni di sudeti, cittadini di etnia tedesca. Ma il vero caos arriva quando al banco degli imputati si siede il neonato Regno d'Ungheria. Il 4 giugno del 1920 viene firmato nell'omonimo palazzo il Trattato del Trianon. L'Ungheria si aspetta un trattamento di favore per aver aiutato, come dire, la caduta dell'impero austriaco.
Ma si sbaglia di grosso. Il Regno d'Ungheria si presenta alle trattative dopo un periodo di grande instabilità. Nel 19... era nata infatti la Repubblica d'Ungheria, sostituita nel 1919 dalla Repubblica Sovietica d'Ungheria, infine stabilizzatisi in un regno, ma senza re. Miklos Horthy, un ammiraglio, diventa reggente.
Ironicamente, dopo il Trattato del Trianon, l'Ungheria non avrà più l'accesso al mare. I territori ungheresi dell'impero, la Transleitania, vengono divisi tra i vincitori. Gli Slovacchi si uniscono ai territori della Bohemia.
Nasce la Cecoslovacchia. L'intera Transilvania è ceduta alla Romania. I territori slavi del sud sono occupati dalla Jugoslavia, il Burgenland viene annesso all'Austria, la Ruttenia subcarpatica passa ai cecoslovacchi e infine Fiume è occupata da forze irregolari italiane. È un massacro diplomatico. L'Ungheria perde due terzi dei suoi territori e metà della sua popolazione preguerra.
Quello che infatti Wilson non aveva notato scrivendo i suoi 14 punti è che alcune regioni d'Europa non possono essere divise su base etnica, a meno di deportazioni o massacri. L'Ungheria è un caso abbastanza esemplare. Molte regioni cedute infatti hanno una fortissima minoranza maggiara, che in alcune province diventa maggioranza, ma l'Ungheria è sconfitta, non può lamentarsi e Wilson non è interessato a difenderla. Inoltre, nonostante la cultura tedesca comune di Austria e Germania, viene vietato in qualunque modo l'anschluss, l'unione territoriale tra i due stati.
I 14 punti di Wilson si piegano davanti alle necessità dei vincitori. Infine, la Bulgaria nel Trattato di Neoli, il 27 novembre 1919, cede la traccia occidentale alla Grecia. la Dobrugia meridionale alla Romania e un paio di comuni di confina al regno dei serbi, croati e sloveni, che è inoltre costretto a riconoscere.
La cartina dell'Europa è sconvolta, ma non è ancora finita. Bisogna ancora riorganizzare le ceneri dell'impero russo e garantire tutti questi cambiamenti con un nuovo assetto mondiale più civile. Diciamo, una sorta di società delle nazioni.