Bentornati sul mio canale amici o se siete nuovi benvenuti, io sono Elisa True Crime e anche oggi sono qui con voi per raccontarvi una storia di True Crime che mi ha particolarmente scioccata. Vi ricordo che il fine del mio canale e dei miei video è sempre quello di denunciare, diffondere consapevolezza ma soprattutto quello di ricordare le vittime di queste storie. Oggi amici parliamo del caso che da sempre mi è stato chiesto di più. Il caso italiano di Cronaca Nera che forse più di tutti ha sconvolto l'Italia negli ultimi anni, ma soprattutto l'ha divisa. Oggi parliamo del caso di Yara Gambirasio.
Ancora Cronaca, una ragazzina di 13 anni è scomparsa da venerdì in provincia di Bergamo. Yara Gambirasio, 13 anni, sembra sparita nel nulla. Le ricerche proseguono senza sosta dalle 18.30 di venerdì pomeriggio.
Quando l'adolescente è stata vista per l'ultima volta al palazzetto dello sport del paese che si trova a 700 metri da casa, poi più niente. Il caso di Yara è un caso risolto. Come tutti sappiamo, una persona è stata giudicata colpevole dalla legge, arrestata e condannata a passare tutta la sua vita in prigione. E questo lo dice appunto la legge. È stata condotta un'indagine, un'indagine...
importante sono stati impiegati mezzi e risorse degne di una puntata di CSI eppure amici c'è tanta tantissima gente che crede all'innocenza di quest'uomo c'è tanta gente che pensa che giustizia non sia stata fatta ora lo so io lo sapete voi io sono solo una ragazza in una scatola vi racconto storie di true crime che mi hanno particolarmente scioccata cerco di divulgarle per non dimenticarle mai ma non ho nessuna competenza per smentire o smontare una sentenza frutto di studi, analisi, indagini da parte di professionisti. Quindi io in questo video vi racconterò i fatti, vi racconterò la storia di Yara e la storia della persona che è stata identificata come il suo carnefice per come è scritto negli atti processuali e aggiungendo anche quelle... che sono le zone di ombra, quei punti che hanno scatenato polemiche e vi spiegherò il perché di queste polemiche, così alla fine potrete farvi un'idea. Per creare questo video ho comunque studiato gli atti processuali, che tra l'altro trovate tranquillamente su internet se vi interessa, sono accessibili a tutti e penso che sia interessante leggerli, sono un po'lunghi ma ne vale la pena. Come ho detto prima parlerò anche degli elementi di ombra che ci sono stati nelle indagini che sono poi proprio quelli che ancora oggi portano le persone a credere che l'investigazione non sia proprio stata condotta al meglio ma ricordate sempre che quelle rimangono ad oggi solo teorie per la legge un colpevole c'è e giustizia è stata fatta.
cercherò di rimanere il più imparziale possibile anche se capite bene non è facile perché questo non è un telegiornale non è un documentario è un video fatto da me e io sono umana e ho un'opinione piuttosto che un'altra potrebbe darsi che la percepirete nel corso del video nel caso amici per favore vi chiedo di essere gentili con me nei commenti se percepirete che la mia opinione non è la stessa che avete voi vi invito però a condividerla la vostra opinione nei commenti perché sapete che mi interessa sempre conoscerla e confrontarmi. Ok, dopo questa eterna premessa, ma secondo me doverosa, iniziamo col video di oggi. Yara Gambirasio nasce il 21 maggio del 1997 a Brembate di Sopra, un piccolo paese nella provincia di Bergamo.
Inutile che ve lo dica, amici, sì, un piccolo paese in cui tutti si conoscono e in cui non succede mai nulla, proprio lui, Brembate di Sopra, che conta neanche 80.000 persone. 8.000 anime. All'epoca della sua scomparsa Yara non aveva nemmeno 14 anni, proviene da quella che potrebbe essere definita come la tipica famiglia del mulino bianco, ordinaria ma felice.
Yara è figlia di Maura Panarese e Fulvio Gambirasio, che lavora come geometra. Ha una sorella più grande, Keba, e due fratelli più piccoli, Nathan e Joelle. Frequentava la terza C della scuola media Maria Regina di Bergamo e non vedeva l'ora di andare al liceo.
Yara aveva le idee chiare, si sarebbe iscritta al liceo scientifico Lussana. Yara era una ragazza solare, allegra e ben voluta da tutti. Non aveva particolari problemi né a scuola né in famiglia. Si impegnava molto e otteneva ottimi voti. anzi proprio negli ultimi giorni infatti aveva portato a casa il famoso pagillino e i risultati ottenuti l'avevano resa orgogliosa di se stessa regalando sia a lei sia ai suoi genitori soddisfazione e felicità.
Yara era dunque la ragazzina della porta accanto alla quale tutti vogliono bene, la sua passione più grande era la ginnastica ritmica. Il lunedì e il mercoledì alle 15 e 30 circa fino alle 18. 18 frequentava la polisportiva di Brembate di Sopra, situata in via Locatelli. E se è vero che molti giovani, soprattutto in un'età difficile come quella dell'adolescenza, possono mantenere un'apparenza tranquilla pur celando segreti e lati oscuri, come abbiamo anche visto molto spesso qua sul mio canale, ecco questo non era proprio il caso di Yara. Yara amava Johnny Depp, le caramelle, le patatine, la pizza...
E il suo sogno più grande, oltre a diventare una ginnasta, era quello di viaggiare e tutte queste cose vengono poi confermate successivamente quando tutti i suoi dispositivi vengono passati al setaccio. Nella sua vita non c'era nulla che non andasse, nessuna problematica e nessun contatto con gente estranea alla sua cerchia. Stando alle dichiarazioni di papà Fulvio, Yara era l'anima della casa, dove c'era Yara c'era allegria.
Uno dei rapporti più importanti per lei era quello con sua sorella Keba. Keba ha infatti dichiarato che spesso si confidavano l'una con l'altra e che Yara un giorno le confessò di essere interessata ad un ragazzo, ma in realtà non si sa nulla di più su questo e potrebbe anche non significare nulla, a quell'età penso sia una cosa abbastanza normale essere interessata ad un ragazzo. interessate a dei ragazzi.
Il 26 novembre del 2010 Yara si era recata in palestra dove faceva ginnastica ritmica per una commissione. Il giorno prima infatti le insegnanti di ginnastica si erano lamentate del malfunzionamento di uno stereo utilizzato appunto durante le lezioni e Keba, la sorella di Yara, aveva proposto di utilizzare il suo. Proprio per questo motivo quel venerdì pomeriggio entrambe le ragazze avevano chiesto alla madre di potersi recare in palestra, ma il destino volle che fosse solamente Yara a svolgere questo compito. Nessuno avrebbe però immaginato che non sarebbe mai più tornata a casa.
Se la giovane non fosse andata in palestra quel giorno, a quell'ora, probabilmente oggi sarebbe ancora viva. Voglio sottolineare il fatto che quel 26 novembre era appunto un venerdì, non era un lunedì e non era un mercoledì, giorni in cui Yara si recava abitualmente in palestra, sempre alla stessa ora. Era un venerdì e il venerdì Yara non andava in palestra, di solito rimaneva a casa e non era prevista quell'uscita per lei, infatti fino all'ultimo non si sapeva se ad andare a portare questo stereo fosse stata Yara oppure sua sorella Keba. Solo per caso è stato deciso che sarebbe stata proprio Yara ad andare questo per dire amici che nessuno poteva sapere che proprio Yara quel giorno sarebbe uscita di casa comunque Yara esce di casa e si reca in palestra intorno alle 17 30 per portare lo stereo e ne esce verso le 18 30 18 40 sua mamma Maura le aveva fatto promettere di tornare a casa entro le 19 30 perché fuori quel giorno faceva molto freddo e nevicava Yara non vuole far preoccupare sua madre e la rassicura che sarebbe rientrata in casa in orario. Una cosa che trovo spaventosa è che la palestra dista da casa sua non più di 700 metri.
Quante volte riteniamo sicura la strada di casa? Siamo convinti che in quei pochi metri familiari non ci possa succedere niente di male. Invece il male a volte si insinua dove c'è impossibile vedere o credere che possa succedere qualcosa. cosa di terribile.
Yara non si trattiene molto dentro la palestra, nemmeno un'ora si ipotizza considerando l'aggancio del suo cellulare alle celle. Yara rimane meno di un'ora e assiste alla lezione che si stava svolgendo in quel momento, quindi rimane un po'a guardare le altre ragazze che si stavano allenando, poi saluta tutti, chiude dietro di sé la porta della palestra e si incammina verso casa. sappiamo con certezza che Yara è uscita dalla palestra dalla porta principale perché un uomo la vede l'uomo era il papà di una compagna di ginnastica di Yara che la incrocia proprio mentre la ragazza usciva dalla porta e i due si salutano nell'arco di mezz'ora però succede qualcosa perché si perdono le sue tracce e a casa non ci arriverà mai sappiamo che alle 18 e 44 il suo cellulare si aggancia alla cella di ponte san pietro in via ad amello un paese vicino brembate di sopra poco dopo le 18.49 si aggancia alla cella di Mapello, qui ci troviamo già a tre chilometri da Brembate, in un altro paese.
Infine alle 18.55 vi è l'aggancio con un'altra cella di nuova a Brembate di sopra, in via Ruggeri. Dopodiché il nulla. Alle ore 19.11 il suo cellulare risulta definitivamente spento.
La mamma Maura quella sera non vedendola tornare inizia a telefonare alle amiche e a tutte le persone che in quei momenti le sono venute in mente. Ne parla con il padre che cerca di tranquillizzarla dicendole che probabilmente si è fermata a parlare con un'amica. Ma la mamma non si tranquillizza, non ricevendo nessun aiuto dalle telefonate decide di indossare il giubbotto e di percorrere quei 700 metri per verificare di persona alla palestra. Ma Yara... lì non c'è, non si trova dentro, non si trova fuori, non è andata da un'amica, nulla.
Sembra che si sia dissolta nell'aria senza lasciare nessuna traccia. Con il passare delle ore la preoccupazione cresce e i genitori non riescono a trovare pace pensando alla loro bambina fuori al freddo mentre la neve continuava a cadere. Il padre allora decide di andare ai carabinieri per denunciare la sua scomparsa e tra le lacrime consegna la foto di Yara agli inquirenti i quali gli fanno le solite domande di rito per capire le motivazioni di quella scomparsa ma Yara non aveva litigato con i genitori non aveva alcun motivo per scappare di casa allora la loro bambina dov'era?
Nei giorni successivi alla scomparsa i genitori di Yara sono distrutti e impotenti una cosa che ho letto e che mi spezza il cuore a metà è che la mamma Maura in quei giorni inizia a mandare una serie di messaggi a Yara, le lascia tantissimi messaggi sulla segreteria telefonica sperando che prima o poi avrebbe potuto ascoltarli e in uno di questi le dice che l'aveva appena iscritta al liceo scientifico Lussana proprio come voleva lei. Le prime indagini comunque non danno alcun successo La PM chiamata a trovare una pista o meglio una soluzione a questo caso si chiama Letizia Ruggeri ed è possibile affermare che se si è arrivati ad una svolta in questo caso lo si deve a lei, alla caparbietà di questa donna che non si è fermata davanti a nulla per provare a scovare una verità sicuramente non semplice da trovare. Ma ora torniamo a quella sera e ai momenti successivi alla sparizione.
Dunque Yara non si trovava, nessuno sembrava aver visto o sentito nulla di strano. La pista dell'allontanamento viene esclusa. Poco dopo anche quella del rapimento perde di importanza, perché la famiglia Gambirasio non era ricca, era una famiglia normale, dove entrambi i genitori lavoravano e avevano una casa di proprietà.
Tale pista era stata inizialmente battuta a causa del lavoro del padre nel campo edile. Si temeva che... Magari una pignoleria per far bene certi lavori avrebbe potuto portare ad un dispetto come il rapimento di Yara, ma poco dopo anche questa tesi cade, così si ritorna ad un punto d'inizio. Yara non è scappata, non è stata rapita, allora dov'è?
Vengono fatte ricerche in tutta la zona e nonostante l'impegno di molte persone non si giunge a nessuna conclusione. Trascorso nemmeno un mese dalla scomparsa di Yara giunge sul tavolo degli investigatori. una segnalazione da parte della stradale di Bergamo la quale segnala lo strano comportamento di un uomo un tale Gigi di lui si conoscono solo le iniziali questo Gigi a quanto pare era scampato per un pelo ad un incidente mortale che da quello che ho letto aveva provocato proprio lui con il suo camion ma nonostante questo durante la stesura del verbale invece di pensare a quello che era appena successo continuava a mostrare un interesse anomalo e a dir poco fuori luogo nei confronti del caso di Yara.
Di conseguenza questo camionista finisce immediatamente nell'elenco dei sospettati per uscirne però poco dopo in quanto è strano i fatti. In seguito nel mirino degli investigatori finisce un cantiere di Mapello e questo perché i cani molecolari avevano portato gli inquirenti fino lì, avevano fiutato qualcosa. Questi cani molecolari sono molto conosciuti, infatti sono gli stessi usati anche in altri casi molto famosi come per esempio quello di Melania Rea o delle gemelline Shep di cui abbiamo parlato anche su questo canale o ancora nel caso di Roberta Ragusa.
I cani vengono portati ovviamente alla palestra, ultimo luogo in cui Yara era stata vista e da lì invece di uscire dalla porta principale come sappiamo che per certo ha fatto Yara, escono da quella sul retro, escono da lì e procedono fino ad un cantiere che si trova appunto a Mapello, quel paese che vi ho nominato prima tre chilometri da Brembate, vi ricordate? Il cellulare di Yara si è collegato ad una cella a Mapello dopo la sua scomparsa. Il guardiano di urno di questo cantiere a Mapello, un tale A.N., aveva riferito agli inquirenti.
che viveva male il suo lavoro lì da quando il cantiere si era popolato di stranieri di varie etnie. Il cantiere rimarrà sotto la luce dei riflettori per un bel po'di tempo anche se i cani molecolari arrivati lì non fiutano più niente di decisivo. Gli inquirenti però decidono di mettere sotto intercettazione tutte le persone che ci lavorano e ad un certo punto grazie a una di queste intercettazioni sentono una frase pronunciata da un uomo di nome Mohamed Fikri un marocchino di 22 anni. Nell'intercettazione si può sentire Fikri dire una frase sconvolgente ovvero Allah perdonami non l'ho uccisa io. Ovviamente questa frase lui la dice in marocchino e dei traduttori si occupano di tradurla.
Quando il procuratore viene a conoscenza di questa frase ordina subito il fermo di Fikri che viene arrestato come sospettato mentre si trovava a a largo delle coste italiane intento a fare ritorno al suo paese d'origine. In un primo istante ovviamente il fatto che si trovasse su una nave in rotta verso il suo paese d'origine ha fatto pensare ad una probabile fuga, ma in realtà come purtroppo in molti casi succede la frenesia di volerne venire a capo ha portato a commettere diciamo alcuni errori. E'la notte del 4 dicembre del 2010. Il traghetto Berkane della Comanov è salpato da Genova e si sta dirigendo a Tangere in Marocco. A bordo ci sono i carabinieri che hanno un ordine di cattura per Mohamed Fikri, il manovale marocchino, sospettato di aver ucciso Yara. Lo cercano sul traghetto, alla fine lo trovano.
Ed ecco in questa immagine rubata il momento dell'arresto di Fitri, lo si vede da dietro, ma l'angolazione della ripresa consente di riconoscerlo in maniera nitida. Le mani in tasca, sembra tranquillo. Infatti non stava scappando, il biglietto l'aveva comprato mesi e mesi prima. Inoltre, una successiva perizia sull'intercettazione ha portato alla luce quello che lui aveva realmente detto.
infatti non aveva detto alla perdonami non l'ho uccisa io come si pensava ma alla fai che risponda un pensiero che ficri aveva pronunciato a voce alta rivolgendosi alla sua ragazza la sua fidanzata che non gli rispondeva al telefono dopo che avevano avuto una discussione quindi questo significa che in principio i traduttori avevano proprio sbagliato a tradurre la sua frase una volta scagionato Ficri da tutte le accuse ci si ritrova ad un punto cieco il procuratore non ha in mano nulla inoltre la pressione sociale è alle stelle aumentano le manifestazioni contro gli stranieri la politica se ne approfitta e in mancanza di prove tutta la pressione per ottenere un risultato si fa sentire sul procuratore Ruggeri nonostante il massiccio impegno di uomini nelle ricerche cani molecolari e quant'altro non c'era nessuna pista che conducesse al ritrovamento di Yara. Ma amici, il 26 febbraio del 2011, a tre mesi esatti dalla scomparsa, avviene la svolta, grazie tra l'altro ad un evento del tutto fortuito. Ilario Scotti, un uomo appassionato di aeromodellismo, si trovava in un campo a Chignolo d'Isola. un paese a 9 chilometri di distanza da Brembate per far volare appunto uno dei suoi aerei ma ad un certo punto l'aereo in volo inizia ad avere dei problemi fino a quando non precipita. Ilario lo raggiunge e mentre è chinato a raccogliere le ali dell'aereo spezzate nota quello che inizialmente ha definito come un mucchio di stracci ma avvicinandosi per capire di cosa si tratta tasse, nota che in realtà non era un mucchio di stracci.
Yara Gambirasio, quindi appartiene a lei il cadavere ritrovato oggi nella fittissima vegetazione di un campo incolto in aperta campagna qui a Chignolo d'Isola dove ci troviamo in questo momento a pochissima distanza da Brembate di sopra, a tre mesi esatti dalla scomparsa della tredicenne di Brembate, Yara Gambirasio, il suo corpo supino è stato ritrovato da un uomo che stava provando il suo aeromobile. telecomandato in aperta campagna e che ha immediatamente avvertito le forze dell'ordine, polizia e carabinieri. Ad un primo esame non sembra ci siano segni evidenti che possono aver causato la morte della giovane.
Il corpo era in tale stato di decomposizione che è stata difficile identificare la ragazza. Un'identificazione che però è avvenuta, è stata resa possibile grazie ai resti, al riconoscimento dei resti dei vestiti che Yara indossava la sera del 26 novembre, quindi la sera della sua scomparsa. I carabinieri gli chiedono subito se il cadavere indossa dei leggings neri e delle scarpe da ginnastica, ovvero gli indumenti che indossava Yara il giorno della scomparsa.
E la risposta dell'uomo è subito affermativa. Il signor Scotti era già stato nei pressi di quel campo per ben dieci volte dalla scomparsa di Yara, sempre per far volare i suoi aerei, ma non aveva notato mai nulla. Quel giorno, mentre aspettava gli inquirenti, notò qualcosa di molto strano. Mentre si trovava in quel punto, con davanti agli occhi il corpo della ragazzina, da lontano aveva notato la figura di un uomo che era salito su un...
panettone di cemento rimanendo in quella posizione per ben 15 minuti fissandolo e poi nel momento in cui ha avvertito le sirene arrivare se n'è andato purtroppo però ancora oggi non sappiamo chi fosse quell'uomo non si è mai scoperto gli inquirenti giunti sul posto hanno potuto appurare che quel corpo era infatti di iara gambirasio poco dopo sul posto è arrivato il padre che tra le lacrime ha scoperto questa durissima verità che nessun genitore vorrebbe mai trovarsi davanti agli occhi. Il corpo di Yara si trovava vicino a cespuglie e sterpaglie e era visibile solo avvicinandosi, infatti già solo ad un metro di distanza era facile non accorgersene. C'è molta gente però convinta del fatto che il corpo di Yara sia stato posizionato in quel campo successivamente, cioè che il suo corpo non sia stato lì fermo per tutti i tre mesi di ricerche. E questo perché quel campo era stato già ispezionato molte volte, sia a piedi sia dagli elicotteri. E gli elicotteristi sono sicuri che se ci fosse stato il corpo di Yara, loro l'avrebbero visto.
Se non lo hanno visto, deve essere perché qualcuno ce l'ha messo dopo. In realtà il campo in questione è molto grande, è grande circa 7.000 metri quadri ed è cosparso da arbusti, cespugli, spinosi, quindi è del tutto possibile che nonostante fosse stato già ispezionato non si sia riuscito a distinguere il corpo di Yara dal terreno. Inoltre successive verifiche da parte della dottoressa Cattaneo hanno appurato che il materiale rinvenuto sul corpo coincideva con quello del luogo di ritrovamento questo elemento è molto importante in quanto significa che Yara è deceduta in quel campo ed è rimasta lì non vi è stata portata in un secondo momento il cadavere è stato ritrovato supino con la testa reclinata verso sinistra e le braccia verso l'alto sopra la testa una mano era serrata a pugno con all'interno dei ciuffi di materiale botanico Sul corpo erano presenti diverse ferite provocate da un'arma da taglio, sia i leggings che la felpa presentavano dei tagli e i pantaloni erano stati lacerati anche dagli animali ma erano ben visibili in alcuni punti i tagli. L'autopsia offriva un quadro più delineato con ferite visibili sotto la mandibola destra, lesioni al collo e ai polsi.
Gli organi genitali però erano intatti, compreso l'imene. Questo confermava che non vi era stata nessuna violenza sessuale. Le analisi microscopiche hanno rilevato che la punta dell'arma, del tagliente, era alquanto affilata, ma considerato lo stato del corpo non è stato possibile capire quale arma in particolare avesse procurato quelle ferite. Inoltre, il sangue rinvenuto nei bronchi non era in una quantità tale da causarne la morte, e le contusioni alla testa...
potevano aver contribuito alla perdita di conoscenza ma non di certo a causarne la morte Yara inoltre non presentava ferite da difesa non si era difesa dal suo aggressore e questo è compatibile con la ferita alla testa che probabilmente le aveva appunto fatto perdere i sensi impedendole di potersi difendere i tagli sui vestiti si trovano in corrispondenza delle mutande e della parte superiore dei leggings La lesione al torace era molto superficiale, la lesione al collo aveva intaccato la trachea ma non la carotide, infatti anche qui. Il sanguinamento non poteva aver causato la morte. Tutto questo sta a sottolineare che nessuna di queste ferite era da considerarsi mortale. Di conseguenza, la causa principale della morte di Yara è dovuto proprio ad un insieme di fattori, ovvero le ferite, lo stress derivato dalla situazione e la temperatura molto bassa che ha agevolato l'ipotermia.
Yara. Era morta di stenti. Il decesso, da quello che si è potuto rilevare, si sarebbe verificato intorno alle 22 dello stesso giorno della scomparsa. Lì nei dintorni c'erano di solito delle aziende e una discoteca di nome Sabbie Mobili e tutti questi edifici erano forniti di telecamere di sicurezza, ma essendo passati tre mesi dalla scomparsa le registrazioni non andavano oltre la metà di febbraio.
e non presentavano quindi elementi utili per l'indagine. Sul corpo sono state rinvenute delle tracce di polvere di calcio e delle particelle di sferette metalliche, sia sulle scarpe sia sugli indumenti di Yara. E queste cose sono importanti, soprattutto più avanti, perché sono materiali che rimandano al mondo dell'edilizia, voi ricordatevelo.
Inoltre sul campo di Chignolo sono stati recuperati dei... pezzi di plastica una salvietta di carta uno slip maschile un asciugamano sporco di sangue dei pezzi di cellophane e delle fascette di metallo dall'asciugamano sporco di sangue rinvenuta circa 100 metri dal corpo e dai guanti che indossava iara sono estrapolati due profili genetici maschili uno sull'asciugamano e uno sulla punta del pollice del guanto sinistro e un profilo genetico femminile sulla punta del dito medio del guanto sinistro che sono convenzionalmente stati denominati uomo 1, uomo 2 e donna 1. I suddetti profili genetici però inseriti nelle varie banche dati delle forze di polizia non ottengono nessun riscontro. Ma a maggio del 2011 il RIS estrapola su un campione prelevato dagli slip di Iara un profilo genetico maschile utile per eventuali confronti che da quel momento viene denominato Ignoto 1. Si trattava di un profilo molto più ricco e collegato, secondo gli inquirenti, di quelli di Uomo 1, Uomo 2 e Donna 1, quindi molto più ricco.
dei dna trovati sull'asciugamano e sui guanti le indagini pertanto si focalizzano completamente sull'identificazione di questo ignoto 1 sugli indumenti di iara vengono rilevate anche diverse altre tracce di dna molte erano tracce di persone note ovvero di persone che iara conosceva come i suoi genitori i suoi fratelli sulla manica del giubbotto per esempio viene isolato un profilo genotipico che apparteneva alla sua insegnante di ginnastica silvia brena E sono molte le persone che ad oggi pensano che sia stata proprio lei, per qualche motivo, a togliere la vita a Yara. Ma il rapporto stretto con la vittima spiega il perché di quel DNA, cioè il perché quel DNA si trovasse lì. Inoltre le intercettazioni sia sull'insegnante di ginnastica sia sui suoi familiari non hanno mai fatto emergere nulla di significativo. Sostanzialmente a questo punto della storia Yara era stata trovata ma non si sapeva ancora chi avesse potuto farle questo lasciandola oltretutto lì a morire ferita in un campo lontano da casa compiendo sul suo corpo da ragazzina delle sevizie volte a procurarle solo un grande dolore.
C'erano anche altre tracce di ignoti sui vestiti di Yara ma la traccia che in particolare cattura l'attenzione degli inquirenti rimarrà quella trovata sugli slip. quella denominata ignoto 1 perché la zona delicata in cui questa traccia viene trovata porta gli investigatori a pensare che quella traccia in particolare fosse proprio l'assassino di Yara ignoto 1 era considerato l'assassino di Yara e da questo momento in avanti le indagini si concentrano totalmente su ignoto 1 e sulla volontà di riuscire a trovarlo Qua amici inizia la parte più intricata del caso, tanto interessante quanto difficile da spiegare, non essendo io una genetista, un medico, una biologa, non è facile per me parlare di genetica forense, ma farò del mio meglio per spiegarvi le cose sperando di non sbagliare. Dunque, dai campioni rilevati si evidenziava che ignoto 1 doveva essere un soggetto con occhi chiari per il nostro...
94,5 per cento quindi c'era il 94,5 per cento di probabilità che avesse gli occhi chiari la probabilità che avesse gli occhi di un colore intermedio era del 4,5 mentre per gli occhi marroni scendeva all'1 per cento gli investigatori allora prendono una decisione avevano il dna di questo ignoto 1 sapevano che era un uomo con gli occhi azzurri e sapevano che quell'uomo era l'assassino di Iara Decidono quindi di confrontare quel campione di DNA con quello di più uomini possibili, sperando di trovare un riscontro. Si trattava di un'impresa titanica, una roba alla CSI davvero impressionante. Questa modalità, o meglio questa procedura, ai tempi non aveva nessun precedente in Italia e per questo molte persone, intendo persone come me che non hanno nessuna esperienza in materia, hanno nutrito dei dubbi in merito, pensando che non essendoci nessun precedente fosse una tecnica poco attendibile.
Ma in realtà, amici, questa cosa non aveva nessun precedente solo in Italia, mentre invece in altri posti, come per esempio in America, era una cosa abbastanza comune, l'abbiamo infatti vista molte volte nei miei video, quindi non era una tecnica nuova, ma semplicemente non diffusa in Italia. Ovviamente il primo step degli investigatori è cercare nel loro database perché magari la persona proprietaria di quel DNA era già stata schedata in precedenza. In questo caso sarebbe facilissimo e il video si potrebbe concludere qua ma come ben sapete non è questo il caso, il database non dà nessun riscontro. Quindi dovevano agire in un altro modo ovvero appunto testare più uomini possibili ed era un po'come cercare un nago in un pagliaio.
Gli investigatori avevano davanti a sé un lavoro enorme se si pensa che i soli lavoratori delle ditte edili sono all'incirca 17.000 nella sola provincia bergamasca. Sono stati posti al prelievo anche i 3.400 frequentatori del centro sportivo, della palestra che frequentava Yara, oltre ai vicini di casa, i familiari, gli amici e tutti i collegamenti possibili memorizzati all'interno del cellulare di Yara. Le indagini portarono ad analizzare i residenti di Brembate di Sopra, in particolare quelli che quella sera avevano agganciato le stesse celle di Iara.
Purtroppo però questa indagine non portò a nessun risultato. Ma, amici, c'è un ma. Nel luglio del 2011 erano stati testati anche tutti gli uomini che frequentavano la discoteca sabbie mobili, quella vicino al campo. E tra i tanti era stato eseguito un tampone salivare su un certo Damiano Guerinoni, che era un tesserato della discoteca. E guarda un po', il DNA di Guerinoni risultava compatibile.
Ma c'è un altro ma. Il DNA era estremamente simile. Non era compatibile al 100%, ma abbastanza per far pensare in un primo momento che potesse essere proprio lui il gnoto 1. Ma Guerinoni ha un alibi di ferro a dirlo. poco si trovava in perù quando ieri era scomparsa di conseguenza non poteva certo essere lui il responsabile tra l'altro amici una curiosità diciamo così perché pare si tratti solamente di una coincidenza e che la mamma di damiano guerinoni anni prima aveva lavorato in casa gambirasio era stata la loro domestica per molti anni comunque gli esperti capiscono che damiano guerinoni e ignoto 1 avevano un dna così simile perché erano parenti alla luce di questa scoperta gli inquirenti iniziano a concentrarsi sulla famiglia di damiano venne ricostruita tutta la sua discendenza sottoponendola a degli esami specifici volti a individuare ignoto 1 e ad un certo punto trovano un riscontro si ottenne una corrispondenza tra ignoto 1 e un certo pierpaolo guerinoni figlio di un uomo di nome giuseppe guerinoni che aveva oltre a Pierpaolo altri due figli. Il DNA dimostrava che ignoto 1 era fratello di Pierpaolo e degli altri due figli di Giuseppe e figlio di Giuseppe Guerinoni.
Il problema è che Giuseppe Guerinoni non aveva altri figli oltre quei tre, eppure nessuno di loro risultava essere ignoto 1, risultavano essere appunto fratelli. di ignoto 1. Gli investigatori quindi arrivano alla conclusione che ignoto 1 dovesse per forza di cose essere un figlio illegittimo di questo Giuseppe Guerinoni, un figlio che aveva avuto con un'altra donna, perché il DNA non mente mai amici, è scienza capito? Un figlio illegittimo doveva esserci per forza. Ma c'era anche un altro problema, Giuseppe Guerinoni era deceduto nel 1999 quindi non poteva... spiegare la cosa.
Quindi sentite cosa fanno. Testano il DNA di Giuseppe Guerinoni, che era deceduto, giusto? Quindi per testarlo prendono dei residui della sua saliva da dei vecchi francobolli e dal bollo della sua auto, che poi confermeranno riesumando il suo corpo.
E in questo modo riscontrano una paternità con ignoto uno. del 99,999929%. Ignoto 1 doveva essere figlio di quest'uomo, ma essendo un figlio illegittimo che aveva avuto con chissà chi, non sarebbe stato facile trovarlo.
Si iniziano quindi a rintracciare tutte le donne che Giuseppe Guerinoni aveva frequentato nel corso della sua vita, e in questo modo si risale ad una donna di nome Esther Arzufi, la quale aveva vissuto per un periodo a... parre e successivamente si era trasferita, indovinate un po'dove? A Brembate di sopra. Il DNA di ignoto 1 infatti corrispondeva al 50% con quello della donna, quindi Esther era la madre di ignoto 1. Gli inquirenti si concentrano a questo punto sui figli della donna, in particolare sul figlio maggiore Massimo Giuseppe Bossetti.
Questo perché era nato in un periodo vicino al trasferimento della donna nel paese di Brembate. Per indagare sull'uomo e sulla sua vita, gli agenti si sono introdotti nella sua abitazione con la scusa di controllare il suo contatore. E così hanno piazzato microspie e telecamere nascoste in tutta la casa, in modo da rilevare qualsiasi elemento utile.
Il 15 giugno del 2014 Bossetti viene anche fermato da un controllo di polizia. e sottoposto all'alcol test con il fine di riuscire a prelevare il suo dna grazie alla saliva presente sul boccaglio i risultati amici furono sorprendenti perché il profilo genetico nucleico di ignoto 1 combaciava al 99,99999987% con quello di massimo giuseppe bossetti avevano finalmente trovato ignoto uno ester tra l'altro la madre di bossetti ha sempre negato il fatto che il figlio era frutto di una relazione extra coniugale ha dichiarato che sì lei conosceva giuseppe guerinoni erano vicini di casa quando abitavano entrambi nella stessa città e sì qualche volta si erano visti lui le aveva dato qualche passaggio verso casa con la sua macchina ma mai era successo qualcosa tra loro ester in diretta a quarto grado dice addirittura scrittura che secondo lei il suo ginecologo durante una visita le aveva fatto un'inseminazione artificiale senza dirglielo. La scienza non sbaglia ma io non sono stata con Giuseppe Guerino, se glielo dico io non sono stata a letto con Giuseppe Guerino e neanche ho avuto una sveltina, neanche ho avuto, scusate il termine, ma neanche sono andata in camporella.
Diciamo questo perché io sono sincera nelle cose. Però allora come lo spiega? Cioè da un lato... Abbiamo la scienza che ci dice che Giuseppe Guerinoni è il padre biologico di Massimo Giuseppe Bossetti e da lì c'è scampo. Certo, se non ho avuto rapporti con Guerinoni qualcosa, qualcosa il mio ginecologo forse può darsi che abbia fatto.
Ma io non mi spiego, mi spiego solamente che c'è la PMA assistita sicuramente. È un liquido seminale che ti mettono, che ti inseriscono. Quindi lei sarebbe stata vittima inconsapevole. di un'inseminazione artificiale. Sì, inconsapevole io, inconsapevole mio marito, perché a me, né a me, né a mio marito, nessuno mi ha detto niente.
Amici, vabbè, qua mi sbilancio e ve la do la mia opinione. La tesi dell'inseminazione a tradimento la trovo un po'bizzarra e forzata, poi per carità tutto è possibile nella vita, ma non avete notato nulla finora? Non avete notato che Massimo Bossetti, come secondo nome, fa Giuseppe?
Si chiama Massimo Giuseppe Bossetti. e il suo padre biologico si chiama Giuseppe Guerinoni. Ora, la signora Arzufi vorrebbe convincere tutti del fatto che non solo il ginecologo l'ha fatta rimanere incinta contro il suo volere, usando il seme proprio del suo vicino di casa nello specifico, ma che per coincidenza lei abbia addirittura scelto di dare come secondo nome al figlio proprio il nome del signor Guerinoni.
Non so voi ma io mi sento di dire che non ci credo molto. Mi sembra più probabile che la signora Arzufi e il signor Guerinoni siano stati amanti e che lei sia rimasta incinta e che abbia voluto dare al figlio maschio il nome del suo amante. Questa è la mia opinione.
Comunque i figli del ginecologo accusato di questa cosa gravissima dalla mamma di Bossetti hanno prontamente querelato la signora Arzufi dopo le sue parole in diretta tv. Tornando a noi, Massimo Bossetti è senza nessun'ombra di dubbio ignoto uno, amici, su questo non ci piove. Il DNA trovato sullo slip di Yara è di Massimo Bossetti.
Sulla pista del DNA però ci sono state molte polemiche, questo perché ci sono alcune zone d'ombra e alcuni... misteri che ancora oggi non sono mai stati risolti non si è mai capito il perché di alcune mosse da parte degli inquirenti per esempio pare che nella traccia di dna misto da cui hanno estrapolato il dna nucleico di ignoto 1 ovvero di massimo bossetti non ci fosse solo il suo dna ma anche quello di un'altra persona vi spiego meglio state attenti amici perché quella cosa si fa complessa La traccia di DNA misto trovato sulle mutande di Iara viene chiamata dagli investigatori 31GL9. All'interno del campione 31GL9 troviamo il DNA nucleico di ignoto 1, il DNA mitocondriale di Iara e un altro DNA mitocondriale di un'altra persona, un ignoto 2. So che qua stiamo tirando fuori paroloni ma cerco di spiegarvi tutto. nel modo più semplice possibile. Ci sono due tipi di DNA che vi ho nominato e che interessano noi in questo caso, quello nucleico e quello mitocondriale.
Il DNA nucleico è il DNA che ci identifica, il DNA unico che ci contraddistingue. Ognuno di noi ha un DNA nucleico unico e irripetibile, a parte eccezioni come per esempio i gemelli omozigoti, ma questo non ci interessa. Il DNA mitocondriale invece è un altro tipo di DNA che viene ereditato da nostra madre, quindi tutti noi abbiamo un DNA mitocondriale che è identico a quello di nostra madre.
Di conseguenza capite bene che nella genetica forense non si può usare il DNA mitocondriale per identificare un soggetto, giusto? Perché, come abbiamo già detto, non è un tipo di DNA unico, è un DNA... identico alla propria madre che a sua volta nostra madre ha identica alla sua di madre che a sua volta ce l'ha identico alla sua quindi ci saranno molte persone che posseggono lo stesso dna mitocondriale quello nucleico invece viene usato proprio per identificare un soggetto perché il dna nucleico è unico in ogni persona spero di essere stata chiara quindi Ricapitolando amici all'interno del campione 31 GL9 trovato sugli slip di Yara trovano il DNA nucleico di ignoto 1 che viene identificato in bossetti, il DNA mitocondriale di Yara quindi il DNA che Yara condivide con sua madre e il DNA mitocondriale di una terza persona ignota.
Le polemiche in questo caso nascono perché Nessuno ha mai indagato su questo ignoto 2. È vero che attraverso il DNA mitocondriale non si può risalire all'identità di una persona, ma comunque valeva la pena di indagare almeno un po', non pensate? Perché magari Bossetti poteva aver avuto un complice? O comunque, insomma, un altro DNA dimostra la presenza di una terza persona. Perché non tenerlo neanche in considerazione?
Altre polemiche sono nate in quanto il campione 31 GL9 è rimasto sul corpo di Yara e di conseguenza esposto alle intemperie, al freddo, al congelamento, allo scongelamento per molto tempo, per tre mesi. Di conseguenza c'era il timore che quel campione fosse troppo danneggiato, magari contaminato, per essere analizzato con certezza, per essere certi che fosse il DNA di ignoto 1, ovvero Bossetti. Ma quando durante il processo di primo grado per lo miglio di Iara il presidente della Corte d'Assise di Bergamo disse al capo dei RIS, dei RIS di Parma, Gian Pietro Lago, di spiegarlo come se dovesse farlo capire ad un bambino di 7 anni, lui rispose così. Le probabilità di sbagliare sul fatto che quel DNA mescolato a quello di Iara sia di ignoto 1 è di 1 su 20 miliardi. Per farvi un esempio amici, le probabilità...
di vincere con un 6 al superenalotto sono una su 620 milioni. Quindi sarebbe più probabile fare 6 al superenalotto che sbagliare questa analisi a quanto pare. Comunque.
Finalmente si è giunti ad un punto di chiusura e ignoto uno, identificato nel nome di Massimo Giuseppe Bossetti, è stato trovato. Ma chi è questo Massimo Bossetti? Se è vero che Yara Gambirasio era una ragazzina comune, senza alcun tipo di segreto, come appunto hanno dimostrato anche le ricerche effettuate sul suo cellulare e sul suo PC, lo stesso non può dirsi di Massimo Bossetti.
Massimo Bossetti nasce il 28 ottobre 1970 a Clusone in provincia di Bergamo, figlio di Esther Arzufi e in teoria Giovanni Bossetti o almeno questo è quello che tutti avevano sempre pensato ma come abbiamo visto in realtà il suo padre biologico è un altro, ma comunque ha anche una sorella gemella Laura Letizia che quindi come lui è figlia illegittima di Guerinoni. Bossetti pur nutrendo grandi aspirazioni ovvero diventare un imprenditore nel campo dell'edilizia ha sempre svolto il mestiere di muratore. Bossetti all'apparenza ha una vita del tutto normale e tranquilla è sposato con marita Comi e ha tre figli due femmine e un maschio. L'intera famiglia vive a Mapello conducendo una vita talmente ordinaria e senza eccessi da sembrare quasi banale. Il suo profilo Facebook all'epoca dell'arresto restituiva un ritratto schematico della sua vita.
Bossetti era amante degli animali e il ritratto di un ordinario uomo di 40 anni che ha dedicato la sua vita al lavoro e alla famiglia. Silenzioso, pacato e attento al suo look, Bossetti non aveva mai avuto problemi di nessuna natura né in famiglia né con le banche. Il lavoro lo... assorbiva completamente e nonostante gli alti e i bassi la sua situazione finanziaria era sempre stata stabile anche nel suo background familiare apparentemente non c'è nulla di anormale e o degno di essere menzionato dopo il suo arresto però i nodi vengono al pettine l'ordinarietà di quella vita è soltanto apparente massimo bossetti ha infatti almeno quattro vite distinte che si intrecciano tra di loro esiste una vita di facciata quella che lo vede nel ruolo del protagonista come marito perfetto, padre esemplare e lavoratore quasi stacanovista, una vita che racconta ai suoi colleghi, una vita segreta, quella che ce l'ha a tutti ma che viene portata a galla dalle ricerche effettuate dal suo computer e sul suo cellulare, e una vita della quale probabilmente nemmeno lui era a conoscenza, quella della sua famiglia. Procedendo con ordine La vita di facciata è ormai nota, è quella che vi ho raccontato prima, padre marito perfetto, vita normale.
La vita che invece Bossetti raccontava ai suoi colleghi di lavoro potrebbe già essere, o perlomeno per gli inquirenti senza dubbio lo è stato, un indicatore di uno dei tratti del killer, ovvero essere un bugiardo patologico. Durante il processo emerge infatti la tendenza dell'uomo alla menzogna. Massimo Bossetti ha infatti guadagnato il soprannome di favola. da parte dei suoi amici e dei suoi colleghi. Appare evidente il motivo per la quale le sue ripetute dichiarazioni di innocenza non possono essere tenute in particolare considerazione.
Stando a quanto dichiarato dai colleghi, Bossetti avrebbe raccontato nel corso degli anni molte favole non corrispondenti al vero. Problemi coniuguali, una denuncia da parte di sua moglie marita per maltrattamenti, l'acquisto di un grosso capannone. un'operazione al naso ma soprattutto la scoperta di avere ben due tumori al cervello da non far scoprire a sua moglie perché era già traumatizzata da un presunto aborto spontaneo. La tendenza alla menzogna si rivela essere dunque un tratto caratteristico del profilo psicologico di Bossetti, egli ha infatti sostenuto a più riprese di appunto essere innocente, di non conoscere neanche Iara. di non averla uccisa, di non sapere come il suo DNA potesse essere finito sul suo corpo e di essere la vittima di una sorta di complotto.
La sua teoria su come il suo DNA è finito sul corpo di Yara è di aver subito un furto dei suoi attrezzi da cantiere che erano macchiati di sangue per via della sua epistassi. Quindi lui sosteneva che qualcuno avesse rubato i suoi attrezzi dal cantiere, attrezzi che lui comunque lasciava incustoditi, e che erano macchiati del suo sangue perché soffriva di epistassi, quindi gli usciva frequentemente sangue dal naso, e ipotizza che qualcuno avesse usato i suddetti attrezzi per togliere la vita a Yara. Questo spiegherebbe la presenza del suo DNA sul corpo di Yara. E come ha detto Bossetti stesso ad un certo punto, la lama del coltello sarà anche stata la mia, ma sicuramente non era la mia mano ad impugnarlo. Comunque, dopo avervi narrato la vita che raccontava i suoi colleghi, passiamo invece alla sua vita segreta, diciamo così.
Ovvero ciò che è stato trovato sui suoi apparecchi elettronici. Anche questa parte è oggetto di molte polemiche, quindi cercherò di andarci con i piedi di piombo. Sui suoi dispositivi vengono ritrovate parecchie ricerche. su siti pornografici e parecchio materiale pornografico tra foto e video tutti accomunati dalla presenza di ragazze molto molto giovani non era materiale pedo pornografico nel senso che i protagonisti di questi contenuti da quello che ho letto perché ovviamente io non c'ero non li ho visti ma da quello che ho letto i protagonisti di questi contenuti erano molto giovani ma comunque maggiorenni cioè Gli attori che interpretavano quelle cose lì erano maggiorenni ma dall'aspetto molto molto giovane. Le parole chiave che l'uomo utilizzava per individuare tali contenuti erano principalmente ragazze e ragazzine.
Mentre invece le ricerche effettuate tramite la navigazione in incognito rivelano che le sue fantasie fossero incentrate molto su queste altre parole chiave, ovvero ragazzine. vergini dai capelli rossi. È stato determinato quindi che quanto rinvenuto sugli apparecchi dell'uomo è indicatore di una fantasia sessuale repressa di carattere pedofilo, sublimata con la ricerca e la visione di tali contenuti in rete.
Ora, le polemiche su questo punto sono molte perché non hanno trovato materiale pedopornografico. Agli atti del processo i suddetti contenuti vengono definiti latamente per pornografici. Quindi c'è molta gente che dice scusate ma se io vado su un sito porno qualsiasi e cerco la categoria teen in cui le ragazze sono molto giovani e sembrano ancora più giovani ma non sembrano bambine, attenzione perché non è nulla di illegale.
Perché questa cosa che faccio che è totalmente legale... deve poi diventare una delle prove schiaccianti contro di me in un processo di omicidio? Un uomo che cerca materiale pornografico legale online e che è iscritto e attivo su diversi siti di incontri come a quanto pare era Bossetti. Sì, magari sarà immorale perché era sposato, però non dimostra che sia capace di uccidere, non dimostra che sia l'assassino di Yara. oltre ogni ragionevole dubbio.
Giungiamo comunque all'ultima vita di Bossetti, quella che probabilmente neanche lui sapeva di avere. L'analisi del DNA di ignoto 1 rivela infatti che il soggetto in questione, identificato poi Massimo Bossetti, è figlio di Giuseppe Guerinoni, come abbiamo visto prima. Pare comunque che la signora Arzufi, la madre di Bossetti, abbia tenuto nascosto ai figli e a suo marito questa verità per più di 40 anni, la quale tra l'altro non sarebbe neanche mai emersa se Bossetti non fosse stato identificato come il killer di Yara.
E in una vicenda così ricca di misteri non vi è la piena certezza che Bossetti non sapesse di essere figlio illegittimo. Se quest'ultima ipotesi fosse vera Quindi se Bossetti in realtà sapesse di essere figlio illegittimo, la tendenza alla menzogna, oltre che ad essere un tratto comune a madre e figlio, potrebbe trovare una spiegazione. Non si tratterebbe altro che della conseguenza logica della scoperta che la propria vita, così come la si è sempre conosciuta e vissuta, non è altro che una favola, raccontata in questo caso da sua mamma Esther.
Non è da escludere che la vicenda familiare Qualora Bossetti ne fosse stato a conoscenza e qualora lui fosse davvero l'assassino di Iara come il giudice ha stabilito, abbia potuto fungere da catalizzatore ricoprendo il ruolo centrale in quella che si configura come la nascita di un killer, all'apparenza tranquillo e pacato, ma che avrebbe potuto nutrire rabbia e rancore nella parte più profonda del suo essere. Appare dunque evidente che il profilo di Bossetti non è assolutamente quello di un uomo ordinario e pacato. Nel pomeriggio del 16 giugno del 2014 i carabinieri e la polizia sono arrivati nel cantiere di Seriate dove Bossetti stava lavorando inizialmente il motivo per il controllo era una verifica di documenti così da non destare sospetti e arginare ogni possibile pericolo. di fuga. A questo proposito l'ufficiale dei carabinieri Riccardo Ponzone ha dichiarato simulammo un intervento per verificare la presenza di lavoratori in nero tutti rimasero fermi stupiti l'unico che manifestò preoccupazione e si mosse lungo il ponteggio fu il signor Bossetti.
Anche qua ci sono state molte polemiche perché pare che in realtà siano stati un po'più bruschi di così Quando sono arrivati al cantiere Bossetti si trovava su un ponteggio con i piedi nella calce e quando goffamente aveva provato a muoversi i militari hanno iniziato a urlare sta scappando sta scappando e lo hanno arrestato urlandogli di non guardarli in faccia. Comunque Bossetti il 16 giugno del 2014 viene arrestato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Bossetti però si dichiara innocente anzi Il suo avvocato di allora, una donna di nome Silvia Gazzetti, racconta di essersi convinta ad accettare l'incarico subito, già dal primo incontro.
Racconta che Massimo Bossetti al primo incontro fosse un uomo frastornato che non sapeva nemmeno perché fosse stato arrestato. E quando l'avvocato glielo aveva riferito, quando lo aveva informato di essere stato accusato dell'omicidio di Iara, lui aveva avuto una reazione particolare. Ovvero...
di sollievo. Aveva detto che sicuramente c'era stato un errore e che sarebbe tornato a casa molto presto, ma come sappiamo non è così. Massimo Bossetti da quel momento in avanti casa sua non la vedrà mai più. Silvia Gazzetti però rinuncia all'incarico dopo soli sei mesi, il 5 dicembre del 2014. Decide di appunto rinunciare all'incarico.
Le motivazioni, spiega in un comunicato stampa, furono dovute a divergenze sulla linea difensiva con il team legale che si era formato in seguito alla nomina di un ulteriore avvocato da parte della famiglia Bossetti. Ad oggi è l'avvocato Claudio Salvagni a difendere Bossetti, assunto a poche settimane dall'assunzione di Silvia Gazzetti e questo avvocato è al fianco di Bossetti ancora oggi. Il 27 aprile del 2015 Bossetti viene rinviato a giudizio. Qualche mese dopo, il 3 luglio, ha inizio il processo, che lo vede come unico imputato in questa dolorosa vicenda. Bisognerà attendere ancora un anno per la sentenza di condanna di primo grado, che arriverà il 1 luglio del 2016. Ora, ricapitoliamo un momento le prove che erano contro Bossetti e che hanno portato al suo arresto, e poi tranquilli che parliamo di tutto.
C'era il DNA di Ignoto 1 che appunto era la prova regina, la prova più importante e schiacciante di tutte. C'erano le ricerche latamente pornografiche che dimostravano un'ossessione da parte dell'uomo verso le ragazzine e che potrebbero rivelare un movente sessuale. Magari Bossetti aveva voluto ricreare nella vita vera quello che è fino a quel momento. ricercava su internet c'erano le microsferette di metallo e la calce ritrovate sul corpo di iara ricordate tutti materiali compatibili con l'occupazione di bossetti era un muratore e quelli sono materiali che si trovano nei cantieri inoltre erano state rilevate anche delle fibre rosse compatibili con i sedili del furgone dell'uomo C'era il famosissimo video del furgone bianco di Bossetti che girava tipo squalo intorno alla palestra di Iara proprio il giorno della sua scomparsa.
E infine le celle telefoniche agganciate da Iara e da Bossetti, cioè dai loro cellulari. Dunque il DNA di Ignoto 1 lo abbiamo già visto, abbiamo anche già parlato del fatto che ci fosse un altro DNA mitocondriale di una terza persona che però non è mai stata attenzionata. Ma c'è anche un altro problema, forse il più grande di tutti, forse quello che di questo processo ha fatto più storcere il naso, ovvero la prova regina, il DNA di ignoto 1, non è mai stato analizzato dalla difesa di Bossetti. Quello che per lui comunque è un diritto, quello di far controanalizzare la prova che più di tutte rischia di fargli passare tutta la vita in prigione, gli è stata negata.
cioè gli è stato negato questo diritto la motivazione di questa cosa è che la traccia di dna è troppo piccola per essere sottoposta ad altri esami vi leggo le testuali parole del genetista l'analisi non si può ripetere quando le tracce sono presenti in piccola quantità tali da non consentire infinite prove a volte infatti è possibile effettuare una sola analisi perché la stessa azione distruggerebbe la traccia presente in una quantità troppo piccola Anche le analisi effettuate su Ignoto 1 erano irripetibili ma è normale che lo fossero di solito in casi come questo è sempre così perché sulla scena del crimine le tracce sono presenti in minima quantità alla difesa è stato proposto quanto segue invece di analizzare il campione era possibile analizzare i documenti dell'analisi fatta precedentemente per verificare che l'analisi svolta sul dna di ignoto 1 fosse stata eseguita correttamente poi passiamo all'altra prova le ricerche del materiale porno su internet direi che anche qua abbiamo già detto tutto quello che c'era da dire io non sto dalla parte di nessuno ma non so se me la sentirei di incriminare una persona di una cosa orribile come questa basandomi su ricerche di quel tipo su internet tenendo conto lo ribadisco che non si trattava di contenuti illegali e pornografici questo è importante importante sottolinearlo guardare questo genere di contenuti sarà immorale sarà disturbante dipende dalla natura del contenuto in alcuni casi potrebbe essere un campanello d'allarme sì certo ma non la chiamerei una prova schiacciante poi le sferette metalliche e la calce così come anche le fibre anche qua sono prove un po circostanziali prove indiziarie perché è vero che questi materiali sono compatibili con il lavoro che faceva bossetti o col suo furgone ma anche questa non è una prova schiacciante, se ci pensate la presenza di materiali che sono compatibili con il lavoro di Bossetti non dimostra che lui l'abbia uccisa, cioè capite, molte persone fanno notare il fatto che esista tanta gente che lavora nel campo edile e che possiede un furgone con i sedili rossi, anche qua molti ritengono che non si possa definire una prova schiacciante contro di lui. Poi il video... del furgone questa è divertente tra virgolette magari ve lo ricorderete anche ma comunque per mesi e mesi prima del processo mandarono in onda sui telegiornali sui programmi tv un video del furgone bianco presumibilmente di bossetti o comunque identico al suo che si aggirava intorno alla palestra di iara proprio nelle ore in cui la ragazzina era scomparsa questo furgone passava e poi ripassava davanti alla palestra ancora e ancora era una cosa molto inquietante chiaramente era il furgone di un predatore che stava aspettando la sua preda beh questa prova doveva essere presentata come prima prova al processo in quanto a mio avviso è eclatante invece non è stato così al processo sono state presentate solo e delle piccole scene, dei piccoli frammenti di questo video e volete sapere perché? Il motivo è che il video era stato fabbricato, era falso.
Il capo dei Reese ha ammesso al processo di aver confezionato quel filmato ad hoc per la stampa. Puntualizzo però che in mezzo a tutti quei passaggi farlocchi ce n'è probabilmente almeno uno reale, quindi pare... che almeno una volta il furgone di Bossetti sia effettivamente passato davanti alla palestra di Iara la sera della sua scomparsa.
La cosa non è certa perché da queste telecamere di sicurezza non si legge la targa, non si leggeva la targa, quindi non sappiamo se il furgone era effettivamente il suo oppure era uno identico, comunque molto simile. E infine veniamo alle celle telefoniche. Dunque, Bossetti non aveva un alibi. per il giorno della scomparsa di Yara non si ricordava dove fosse quella sera e a quell'ora e questo se vogliamo non è così strano questo perché l'uomo era stato arrestato quattro anni dopo la scomparsa della ragazza e non so voi ma neanche io mi ricordo cosa ho fatto dove ero il 26 novembre di quattro anni fa data l'assenza di un alibi gli investigatori avevano deciso di controllare a quali celle si fosse agganciato il suo cellulare quel 26 novembre del 2010 in modo da determinare la sua posizione. Quello che viene fuori da questo controllo è un po'strano nel senso che il cellulare di Bossetti risultava spento, risultava spento solo quel giorno.
Il cellulare di Bossetti si spegne verso le 18 del 26 novembre 2010 quindi proprio a circa 30 40 minuti dalla scomparsa di Yara e si riaccende la mattina dopo verso le 7. La cosa più curiosa è che l'ultima cella ad aver agganciato è una cella di via Natta a Mapello alle ore 17 45 e questa è proprio una delle celle a cui si era agganciato anche il cellulare di Yara un'ora dopo però quindi dopo la sua sparizione. Ora amici questa cosa è sicuramente sospetta. Nel senso che a questo punto siamo arrivati ad un numero di coincidenze piuttosto alto, giusto?
Ma questo non toglie che anche questa, proprio come le altre, sia una prova piuttosto circostanziale perché il fatto che il cellulare di Bossetti si sia collegata alla stessa cella di quello di Yara a distanza di un'ora non dimostra che lui l'abbia uccisa, dimostra solo che si trovavano più o meno a grandi linee nello stesso... posto a un'ora di distanza neanche la stessa ora e sospetto secondo me sì è molto anche ma è sufficiente a condannare una persona all'ergastolo secondo voi durante il processo è emersa anche una domanda una domanda ricorrente ovvero ma bossetti e iara si conoscevano almeno si erano mai visti si erano mai parlati purtroppo a questa domanda non avremo mai una risposta ma c'è qualcuno che sostiene di sì che i due si conoscessero in qualche modo Una donna di nome Alma Azzolin testimonia in aula raccontando di aver visto Bossetti e Iara insieme una mattina. La deposizione della donna è ricca di particolari e smentisce totalmente quanto sostenuto dall'accusato, ovvero che Iara non l'avesse neanche mai vista.
La Azzolin sostiene infatti di aver visto Bossetti e Iara nel parcheggio del cimitero di Brembate in un periodo compreso tra l'agosto e il settembre 2010. Sua figlia seguiva infatti un corso di ciclismo che si teneva vicino al centro sportivo dove era solita allenarsi Yara. In una mattina che sembrava come le altre Alma Azzolin si reca nel parcheggio del cimitero per via di un bisogno fisiologico dove andare in bagno ed è proprio in questa occasione che lo sguardo della donna incrocia quello dell'uomo che al processo è proprio di fronte a lei Massimo Bossetti. Stando alla testimonianza di Alma Zolin quella mattina Bossetti era arrivato nel parcheggio del cimitero a bordo di un'automobile grigia e aveva incontrato una ragazzina che non aveva più di 15 anni presumibilmente Yara. La Zolin ricorda che quella mattina Bossetti non le aveva staccato gli occhi di dosso e la cosa l'aveva anche fatta sentire parecchio a disagio.
L'aveva fissata fino a quando la ragazzina non era salita in auto. la Zolin pensò ingenuamente che fossero padre e figlia e questo bastò per tranquillizzarla ma il fatto che Alma Zolin abbia visto o meno Bossetti e Iara in compagnia non risolve i numerosi interrogativi che ancora oggi aleggiano sul caso qualora la Zolin avesse visto quella mattina la tredicenne di Brembate e il muratore di Mapello viene da chiedersi in che rapporti erano i due qual era stato il fine dell'incontro e soprattutto cosa aveva spinto Bossetti a colpire ripetutamente Yara per poi lasciarla morire in una campagna desolata qualora sia stato effettivamente lui e per quale motivo Yara così legata alla sua famiglia e così all'apparenza priva di segreti aveva nascosto la relazione con quest'uomo alle persone a lei care questi interrogativi sono destinati a non avere una risposta e a cadere nel vuoto ancora oggi Bossetti si è sempre descritto come un marito e un padre modello anche se a onor di cronaca poco prima della sentenza definitiva sono emerse delle lettere un po'porno scambiate con un'altra detenuta. I tre gradi di giudizio comunque si concludono il 12 ottobre del 2018 con la conferma della corte di Cassazione della condanna all'ergastolo. Bossetti non si è mai dichiarato colpevole e non ha mai accettato la pena che gli è stata inflitta, continuando a portare avanti fino ancora ad oggi la tesi del complotto.
La difesa di Bossetti non demorde, tant'è che negli ultimi anni ha presentato numerose richieste di riesame delle prove che verranno però tutte negate con la motivazione che il dna non è più esaminabile nonostante i numerosi no gli avvocati vanno avanti e chiedono i domiciliari per il loro assistito con la misura del braccialetto elettronico insistendo sul fatto che non vi è pericolo di fuga o di iterazione del reato e che la casa di bossetti è facilmente sorvegliabile ma anche questa volta la corte rigetta ogni richiesta pertanto massimo bossetti rimane in carcere con una condanna a scontare l'ergastolo che nel nostro paese significa carcere a vita con l'obbligo di lavoro all'interno della struttura e l'isolamento notturno ma sembrerebbe esserci qualche novità infatti pare che la cassazione abbia accolto le richieste della difesa di bossetti e ha riaperto la questione sui reperti c'è quindi la possibilità che il caso venga riaperto e c'è anche la possibilità che finalmente la difesa potrà analizzare la famosa traccia di dna e anche gli abiti di yara ovviamente però sono passati molti anni e il dna come potrete immaginare molto delicato va conservato con cura quindi chissà se in tutto questo tempo è stato conservato bene oppure no per ora non ci sono nuovi aggiornamenti a riguardo e come vi dicevo all'inizio del video su questo caso ci sono davvero tantissime speculazioni tantissime teorie molte anche piuttosto assurde è un caso molto complesso che spero davvero di essere riuscita a trattare con la giusta sensibilità e rimanendo il più imparziale possibile raccontandovi quelli che erano gli atti processuali ma anche i dubbi che esistono a riguardo. A più di dieci anni dall'omicidio Yara Gambirasio continua comunque a vivere nel cuore di un paese intero. Quando si parla di lei impossibile non pensare alle fotografie che la ritraggono sorridente e alla sua passione per la ginnastica ritmica. Yara avrebbe potuto infatti essere la figlia, la sorella e l'amica di ognuno di noi ed è forse proprio per questo motivo che conserva un posto speciale nella memoria di tutti. Questi amici sono tutte le informazioni che avevo su questo caso, fatemi sapere voi che cosa ne pensate, sempre considerando che non siamo degli esperti.
pensate che la sentenza sia giusta pensate che bossetti sia colpevole oltre ogni ragionevole dubbio e che comunque una prova schiacciante come quella del dna unita a tutta una serie di prove indiziarie e coincidenze un po troppo strane siano abbastanza per condannare una persona all'ergastolo oppure pensate che le prove presentate non reggano o comunque non siano così precise e schiaccianti come invece è stato determinato fatemelo sapere nei commenti come al solito io vi ringrazio per aver passato il vostro tempo con me anche oggi e ci rivediamo al prossimo video