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Conflitto Arabo-Ebraico: Storia e Conseguenze

Da generazioni ormai la guerra tra arabi ed ebrei per il possesso della terra santa provoca enormi sofferenze in tutto il medio oriente. Molti pensano che all'origine di questa guerra ci sia l'immigrazione degli ebrei in palestina e la fondazione dello stato di israele. La verità al contrario. è che questo conflitto ha radici più lontane. Nel doppio gioco degli inglesi durante la prima guerra mondiale. Questa è una storia di complotti tra imperi rivali, di strategie sbagliate e di come le stesse promesse fatte sia agli arabi che agli ebrei abbiano lasciato un'eredità di sangue che ha segnato per sempre il destino del Medio Oriente. Durante la Prima Guerra Mondiale, inglesi, francesi e russi studiarono un piano segreto per svertirsi l'impero ottomano, ritenendo che questo avrebbe equilibrato le rispettive ambizioni imperiali. Questo però a scapito dei turchi, degli arabi e di chiunque si fosse trovato nel mezzo. Non c'è dubbio che fu in quell'occasione che venne piantato il seme della discordia. Gli inglesi promisero da una parte l'indipendenza agli arabi e dall'altra una patria agli ebrei. e invece le due cose erano assolutamente inconciliabili gli inglesi hanno elargito promesse a chiunque potesse essere loro utile senza pensare alle conseguenze la loro falsità, il loro doppio gioco non ha fatto altro che perpetuare il conflitto in Palestina quando combattono Una guerra. Sai di dover essere flessibile su quello che puoi offrire in sede di accordi post bellici. Solo alla fine del conflitto, quando ci si siede al tavolo delle trattative e devi rispettare quegli accordi, è allora che bisogna aver chiaro quali sono i propri interessi. E l'interesse dell'Inghilterra per il Medio Oriente ha origini lontanissime. All'inizio del Novecento, infatti, Re Edoardo VII è il sovrano di un impero enorme che stende la propria influenza in ogni angolo. del mondo, ma la via per l'India, il secondo pilastro della potenza britannica, è una sola, il canale di Suez, una roccaforte che i coloni inglesi strappano ai principati del Golfo Persico, dello Yemen e dell'Egitto. Un'avanzata inarrestabile condotta non solo con le armi, ma soprattutto sfruttando l'odio millenario che divide arabi da ebrei. Quella che vogliamo raccontarvi oggi è una storia di strategie di guerra, di promesse seducenti e mai mantenute, di tradimenti dettati dall'interesse a causa di un conflitto tra due popoli che ancora oggi non sembra avere fine. E questa storia inizia in Egitto durante la... Il Caino è diventato il cuore della potenza inglese in Medio Oriente. Per Londra la presenza delle truppe imperiali nella regione ha un'importanza strategica vitale. L'impero ottomano del sultano Mohammed V, infatti, si è alleato con il più temuto rivale della Gran Bretagna, la Germania. Assieme all'impero austro-ungarico, Turchia e Germania costituiscono gli imperi centrali contro cui è schierata la triplice alleanza. Inghilterra è la prima regione Francia e Russia. Da Costantinopoli, la capitale ottomana, il sultano Mohammed V regna sull'ultimo grande impero islamico che ormai da decenni è in declino quasi terminale. Ma a decidere il destino dell'impero ottomano sarà lo scoppio della prima guerra mondiale. È il primo agosto 1914. In Europa tocca a Francia e Inghilterra arrestare la rapida avanzata della Germania sul fronte occidentale. A Oriente invece è la Russia che ferma i tedeschi e gli austro-ungarici. Ma questa è la guerra dell'era industriale. Le nuove armi mietono migliaia di vittime nell'una e nell'altra trincea. Tutte le grandi potenze si aspettavano che la guerra finisse nel giro di pochi mesi. Per questo alla fine del 1914 erano tutti estremamente stupiti nel constatare che non solo la guerra non era finita, ma che c'erano anche tutti i presupposti perché durasse molto a lungo. A quel punto tutti iniziarono ad elaborare nuove strategie per vincere la guerra. Il primo ministro inglese Herbert Asquith capisce che la guerra è in fase di stallo. Perché l'Europa possa vincere, è essenziale ampliare le dimensioni del conflitto. Assieme al ministro degli esteri Lord Grey, al ministro della guerra Lord Kitchener e al primo lord dell'ammiragliato Winston Churchill, Asquith mette a punto una complessa strategia per indebolire le potenze centrali. Si trattava di una guerra mondiale. Per gli inglesi il Medio Oriente, in un'ottica globale, gioca un ruolo importantissimo. Gli inglesi da sempre hanno una passione per le strade secondarie e, come molti definiscono in modo spregiativo, la strategia indiretta. Quello che Churchill chiama l'attacco al ventre molle del nemico. E il ventre molle era la Turchia. Il piano segreto della Gran Bretagna prevede da un lato un'operazione militare che funga da diversivo e dall'altro un uso spregiudicato di una diplomazia che usa la corruzione, la sovversione e il doppio gioco. Una strategia mirata al cuore dell'anello debole dello schieramento nemico, l'impero turco-ottomano. Da sempre l'arma principale della diplomazia è il segreto. Il punto è dove finisce la discrezione e dove inizia il complotto. Prima e durante la prima guerra mondiale si sono succeduti moltissimi negoziati e discussioni tra le maggiori potenze imperiali, francesi, russi e inglesi in particolare, ma parteciparono anche gli italiani. Discutevano sul loro futuro, quando la guerra fosse finita e l'impero ottomano disgregato. Il governo di Londra spera che un accordo su come spartirsi il bottino di guerra rafforzerà l'alleanza contro gli imperi centrali. Tra i suoi alleati la Russia cerca da lungo tempo una via d'accesso al Mediterraneo. Nel marzo 1915, con un trattato segreto, Inghilterra e Francia offrono alla Russia un premio che per lo Tsar ha un'importanza vitale. Costantinopoli Costantinopoli è lo sbocco fondamentale sul resto del mondo e sul Mediterraneo fino a quel momento inglesi e francesi avevano fatto di tutto perché la Russia non ci mettesse le mani quello del marzo 1915 dunque è un completo volta faccia il segno che inglesi francesi e russi hanno raggiunto un accordo su un tema che sino a quel momento sembrava impossibile da affrontare prima però occorre corrompere il re d'italia vittorio emanuel gran bretagna francia e russia tentano di convincere l'italia alleata della germania a schierarsi con lui nell'aprile 1915 un trattato segreto offre all'italia una parte sostanziale dei possedimenti ottomani in anatolia ancora una volta nell'equazione viene inserita un'altra potenza a cui viene offerta un'espansione territoriale In circostanze normali ciò non sarebbe stato concepibile. La corruzione ha funzionato. L'Italia si unisce alle potenze dell'inglese. Il 23 maggio 1915 dichiara guerra agli imperi centrali. Ma per indebolire il nemico colpendo l'impero ottomano, la strategia britannica ricorre anche alla soppressione. Utilizzando l'opposizione interna per indebolirlo, nella speranza di arrivare a distruggerlo, l'Inghilterra sfrutta un nuovo movimento che serpeggia nell'impero, il nazionalismo. Per nazionalismo si intende la presenza di persone con un'identità culturale ben definita, che vogliono avere la propria indipendenza. Alla fine del XIX secolo questa idea si è diffusa in Medio Oriente e in altre parti del mondo. Il nazionalismo turco, dunque, è nato già durante l'impero ottomano. 1908, il movimento dei giovani turchi con un colpo di stato depone il sultano Abdulhamid II e prende il potere. Il nuovo regime impone la propria lingua e la propria cultura a tutti gli arabi sudditi dell'impero. Questa imposizione tuttavia non fa altro che innescare il nazionalismo degli arabi. Mille anni prima gli arabi hanno portato in occidente la scienza e la letteratura. La loro religione, l'Islam, si è diffusa nella maggior parte dell'Asia, in Nordafrica e nell'Europa sud-occidentale. L'idea di ritornare alla loro antica grandezza è rimasta intatta nella coscienza di tutti gli intellettuali arabi. Allo scoppio della prima guerra mondiale, arabi e turchi sono ormai ai ferri corti. Quando i turchi hanno detto vogliamo dar vita a un unico grande impero unificato, gli arabi hanno risposto, fermi, noi non ne vogliamo far parte. Il risveglio letterario nazionalistico assunse così una connotazione molto più politica e questo diede vita al nazionalismo arabo. Gli arabi erano giunti alla conclusione che rimanere nell'impero ottomano fosse ormai impossibile. e che fosse impensabile condividere il potere con i turchi. E a quel punto hanno iniziato a concepire l'idea di una loro nazione. Estate 1915. I servizi segreti inglesi confermano che il movimento nazionalista arabo rappresenta la svolta che il governo di Londra sta cercando. Inghilterra e Francia inviano subito dei funzionari per prendere contatto con i leader arabi. In un certo senso sia i francesi che gli inglesi iniziarono a sedurre vari leader arabi locali dicendo se vi schierate con noi vi daremo l'indipendenza, perché allora non vi separate dagli ottomani? Per molti fu una tentazione irresistibile. Se davvero quello era il modo per ottenere l'indipendenza, perché non schierarsi con gli europei contro gli ottomani? L'obiettivo inglese è quello di stigare gli arabi a ribellarsi agli ottomani e creare un diversivo che impegni le potenze centrali in Medio Oriente. Ma paradossalmente la spinta per un cambiamento di questa portata non arriva da Londra, bensì proprio dal mondo arabo. Lo sheik Hussein, sovrano dell'Ijadz, nell'Arabia orientale, è deciso ad estendere il proprio dominio politico e geografico e ritiene di poterci riuscire con l'aiuto inglese. La Gran Bretagna, per parte sua, considera con rispetto il prestigio della famiglia di Hussein, custode dei luoghi santi dell'Islam. Gli Hussein si definiscono Hashemiti, cioè discendenti del profeta Maometto. Erano i Bani Hashim, i figli di Hashim. Lo Sheikh Hussein era il capo degli Hashemiti. Era lui il responsabile della Mecca e di Medina. Sebbene fino alla prima guerra mondiale avesse collaborato con gli Ottomani, una volta scoppiato il conflitto, Hussein ritenne che quella fosse la sua grande occasione. Anche per gli inglesi è una grande occasione. Sostenere Hussein è un modo per minacciare il potere ottomano sul califato, la leadership politica del mondo islamico. Dal momento che gli inglesi combattevano contro gli ottomani e che questi ultimi dichiaravano di essere i veri rappresentanti dell'Islam, Londra aveva bisogno di trovare una forza di opposizione e questa forza era rappresentata proprio dallo Sheikh Hussein, un diretto discendente del profeta. Il problema è che Hussein parlava di liberare le terre arabe e di costituire un nuovo stato nazionale. Voleva essere il re di tutti gli arabi, non solo delle rabie. Luglio 1915, Hussein fa arrivare un messaggio segreto all'alto commissario inglese al Cairo, Sir Henry McMahon, con cui si impegna a sollevare contro gli ottomani una consistente forza militare, in cambio del sostegno britannico all'indipendenza araba. Nella corrispondenza segreta che segue a questo primo messaggio, a Hussein viene fatto intendere che una volta sconfitti gli ottomani, gli inglesi forniranno pieno appoggio alle sue ambizioni. Una lettera del 26 ottobre 1915 delinea i punti salienti dell'accordo. Di per sé quella lettera è un documento estremamente ambiguo, su questo non c'è dubbio. La questione è se Hussein se ne rendesse conto o meno. Io ritengo che ne fosse ben consapevole. In altre parole, non si è fatto abbindolare, più semplicemente ha deciso di ottenere il massimo possibile. Usain sa perfettamente che per creare un moderno impero arabo saranno necessari cambiamenti logistici ed economici e che questi cambiamenti potranno arrivare solo dal mondo esterno. Prendendo per buone le garanzie offerte dagli inglesi Usain insieme ai suoi figli Faisal e Abdullah mette insieme una formazione armata considerevole. A comandare il nuovo esercito è il giovane e carismatico Faisal che conquista l'immaginario ...nazione delle masse arabe che vogliono l'indipendenza. Ma proprio mentre Hussein e Faisal mobilitano le loro truppe, gli inglesi si preparano ad un ennesimo tradimento. Londra, primavera 1916. Francia e Inghilterra sono impegnate a trattare il futuro assetto del Medio Oriente. A porte chiuse si incontrano Sir Mark Sykes del Ministero degli Esteri Inglese e la sua controparte francese, François-Georges Picot. L'Inghilterra sa che, in caso di vittoria, non può fare a meno di spartire il bottino ottomano, anche con la Francia. Da parte inglese c'era la consapevolezza che la Francia aveva compiuto sacrifici talmente onerosi che non era pensabile ignorare le sue ambizioni. e i francesi erano determinati ad avere la propria porzione di oriente. Osservando una mappa dei territori orientali, Sykes e Fico delimitano le aree che ognuno vorrebbe sotto il controllo del proprio paese. Da questo negoziato segreto nasce la virtuale spartizione del Medio Oriente. Nell'area A sotto il dominio francese e nell'area B sotto il dominio inglese, entrambi i paesi hanno intenzione di esercitare il potere in modo indiretto. nominando dei consiglieri e controllando l'aspetto finanziario delle rispettive sfere di influenza. Poi c'è la zona colorata di blu, sotto il diretto controllo della Francia. Di questa zona fa parte quel territorio all'epoca conosciuto come Siria Maggiore, in cui i francesi hanno da sempre interessi commerciali e religiosi. All'Inghilterra viene invece assegnata l'area colorata di rosa, a cui gli arabi hanno dato il nome di Iraq. con i suoi porti strategici, le linee ferroviarie e il petrolio. La zona colorata di giallo è la Palestina. Nelle intenzioni inglesi e francesi, una zona internazionale, ad eccezione di Haifa. Gli inglesi puntavano al petrolio dell'Iraq e fecero di tutto per impossessarsi di questa zona. Poi dovettero trovare una via di sbocco verso il Mediterraneo per trasportare il petrolio. Ecco perché si presero Haifa sulle coste della Palestina. e la maggior parte dell'Iraq. L'accordo Sykes-Picot fu un documento vergognoso. Non intendo certo difenderlo, ma si tratta di un documento siglato da persone che seguivano la vecchia idea dell'equilibrio delle potenze, seguendo un'ottica di tipo imperialista. Giugno 1916, ignari degli accordi stipulati in segreto alle loro spalle, Hussein e Faisal proclamano l'indipendenza e attaccano le truppe turche. È l'inizio della rivolta degli arabi contro gli ottomani. In breve tempo, le truppe di Hussein e Faisal sbaragliano il presidio turco alla Mecca e conquistano il porto di Jeddah. Nel 1917 il loro esercito si spinge a nord e impegna i turco-ottomani sulla ferrovia dell'Ijaz. Per gli inglesi la rivolta araba fa parte di una strategia finalizzata a creare un diversivo che tenga occupate militarmente le potenze centrali. Con una manovra a Tenaglia da sud-ovest, l'Inghilterra dà inizio ad un attacco per assicurarsi il controllo del canale di Suez e del Levante. A sud-est, intanto, combatte per assicurarsi i pozzi di petrolio dell'Iraq. Questo spiegamento di forze serve a colpire le potenze centrali nel loro punto più debole, l'impero ottomano. Gli arabi avevano legato il loro destino a quello degli inglesi, si consideravano loro alleati, ma al tempo stesso non erano stati annessi all'esercito inglese. e continuavano a combattere come un esercito indipendente. Mentre le guerre di Puglia e Puglia Le truppe arabe avanzano verso nord e il generale britannico Allenby attraversa il canale di Suez. Primavera 1917, l'esercito inglese raggiunge il confine con la Palestina. In Europa tuttavia le sorti della guerra per la Gran Bretagna sembrano compromesse. Il tentativo di sfondare le linee tedesche sulla Somme ha consentito un'avanzata minima a fronte di enormi perdite di vite umane. A Londra intanto c'è stato un cambio della guardia a Downing Street. Il ministro Lloyd George si rende conto che lo sforzo bellico degli alleati ha bisogno di un nuovo impulso. sebbene fino a questo momento gli Stati Uniti siano stati neutrali Lloyd George è convinto che la loro posizione possa cambiare e che in America ci sia una particolare comunità che può aiutarlo ad influenzare le scelte di Washington Lloyd George riteneva che per la decisione dell'America di entrare o meno nel conflitto fosse determinante il consenso dell'opinione pubblica ma era anche convinto che a far pendere la bilancia bilancia da una parte o dall'altra sarebbero stati gli ebrei. Non dobbiamo dimenticare che il ministero degli esteri inglesi sopravvalutava eccessivamente il potere della comunità ebraica, in particolare delle elite della finanza e del commercio. Quello che è incredibile e davvero straordinario è come gli inglesi considerassero la comunità ebraica un'entità unica, un monolite collettivo. E'partendo da questa prospettiva che l'Inghilterra inizia a pensare che il ruolo degli ebrei nel conflitto potrebbe assumere un'importanza decisiva. Quello che è curioso è che gli alleati ritenevano che questa entità compatta fosse filotedesca. La data di nascita convenzionale del sionismo è il 1896. È in quest'anno che Theodor Herzl pubblica il libro Der Judenstadt, lo Stato ebraico, in cui sostiene che l'unica soluzione al problema ebraico è la creazione di un nuovo Stato. La tesi di Herzl viene immediatamente sposata da moltissimi ebrei in Germania, Austria e Russia, preoccupati da una nuova ondata di antisemitismo. Alla fine del XIX secolo, tutta l'Europa è percorsa da un nuovo antisemitismo, in Austria, in Germania, in Francia, ma soprattutto nell'Europa dell'Est, in Polonia e in Russia. Proprio i programmi antisemiti in Russia portarono alla nascita dei gruppi Hoveve Tsion, gli amanti di Tsion, che si formarono in varie città russe e iniziarono a promuovere, a finanziare e a sostenere. la colonizzazione e l'emigrazione verso la Palestina. Herzl era giunto alla conclusione che in Europa nessun luogo fosse sicuro per gli ebrei e che l'unica soluzione fosse la creazione di un loro Stato sul quale essi potessero esercitare la sovranità e nel quale non fossero solo una minoranza. Al cuore del sionismo c'è un'idea che riflette perfettamente il sentimento di tutte le comunità ebraiche in Europa. Dispersi in tutto il mondo sin da quando viene distrutto il Tempio di Gerusalemme nel primo secolo d.C., quasi tutti gli ebrei hanno sempre continuato a sognare di tornare, prima o poi, in quella che le sacre scritture chiamano la Terra Promessa. Di fatto, una piccola comunità di ebrei nati in Palestina esiste già, e alcuni ebrei europei fondano nuovi insediamenti alla fine del XIX secolo. Ciò nonostante nel 1914 la comunità ebraica in Palestina costituisce appena l'8% della popolazione. Il leader sionista a Londra, Hein Weizmann, esercita pressioni sul governo per avere la garanzia che in caso di sconfitta degli ottomani l'Inghilterra sosterrà all'emigrazione degli ebrei in Palestina. All'inizio del 1917 Lloyd George, che ritiene gli ebrei molto influenti a livello globale, si convince che il sionismo è un altro movimento nazionalista da asservire alla causa degli alleati. 7 febbraio 1917, Mark Sykes avvia i negoziati con Weizmann. Mark Sykes era convinto che gli ebrei si sostenessero a vicenda e che si occupassero solo dei loro interessi. E se il loro interesse era appunto la Palestina, come aveva detto loro Weizmann, erano disposti a fare qualunque cosa per raggiungere questo obiettivo. Nei mesi successivi, mentre i negoziati con Weizmann proseguono, per gli alleati la guerra sembra volgere al peggio. I sommergibili tedeschi stanno infliggendo perdite gravissime alla flotta mercantile inglese. E sebbene gli Stati Uniti siano entrati in guerra al fianco degli alleati, il presidente americano Woodrow Wilson è ancora riluttante a dispiegare un consistente numero di truffe. Belgio, autunno 1917. L'estremo tentativo inglese di forzare il fronte occidentale si impantana nelle trincee fangose di Pasquendale. Ancora una volta migliaia di giovani vite vengono sacrificate in una battaglia sanguinosa e inutile. La Russia è sull'orlo del traconto. Come se non bastassero le pesanti sconfitte per mano tedesca, un paese già logorato dalla guerra è minato dalla carenza di cibo, dagli scioperi e dalle dimostrazioni. Nel 1917 lo zar viene deposto dalla rivoluzione di ottobre. In Francia e in Gran Bretagna cresce l'allarme per l'alleato sovietico. Il venir meno della Russia e del suo impegno bellico significa che i tedeschi hanno praticamente vinto la prima guerra mondiale. Per l'Inghilterra e la Francia a questo punto diventa indispensabile coinvolgere gli americani. Da soli, senza il loro aiuto, non riusciranno mai a sconfiggere la Germania. Nell'ottobre 1917 il governo inglese riceve un rapporto dei servizi segreti. Gli ebrei, si sostiene, esercitano una notevole influenza sulla leadership del partito bolscevico, il nuovo movimento rivoluzionario che sta diventando la forza dominante in Russia. Lloyd George teme che i comunisti porteranno la Russia ad uscire dal conflitto. Mentre gli americani continuano a rifiutarsi di impegnare forze adeguate, il primo ministro inglese sa che è ora di agire. Lloyd George dà incarico al ministro degli esteri, Arthur Balfour, di radigere un testo che tocchi il cuore e la mente del popolo ebraico. Il governo di Sua Maestà guarda con favore la Costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico e applicherà tutti i suoi sforzi per facilitare il conseguimento di questo obiettivo. Musica 2 novembre 1917 viene resa pubblica la dichiarazione Balfour. Le truppe inglesi, intanto, stanno occupando la Palestina. Io ritengo che la dichiarazione Balfour non debba essere letta come un gesto idealistico, ma che debba essere inquadrata all'interno della politica imperiale britannica. Il principale ispiratore di quella dichiarazione è stato Lloyd George. perché pensava che sarebbe stata funzionale agli interessi inglesi. Per la prima volta con la dichiarazione Balfour, una grande potenza europea sostiene ufficialmente la campagna sionista per fare della Palestina la patria degli ebrei. Eppure lo sheik Hussein aveva capito che quella stessa terra gli era stata promessa come parte dell'accordo sull'indipendenza araba. Prevenendo l'irritazione per la prospettiva di una nazione ebraica in un'area a maggioranza araba, la dichiarazione Balfour continua. Non sarà fatto niente che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina. Ciò nonostante, dalla dichiarazione Balfour sembra emergere proprio il sostegno inglese all'immigrazione ebraica. In Palestina, su 700.000 abitanti, soltanto 80.000 erano ebrei. Gli abitanti nati in Palestina venivano definiti abitanti non ebrei. E la Palestina fu identificata già allora come la terra degli ebrei. Tutti gli altri abitanti non avevano alcuna identità. Erano semplicemente non ebrei. cosa fosse la dichiarazione Balfour lo dice il nome stesso era una dichiarazione non era un trattato non era un accordo firmato era una dichiarazione a sostegno della costituzione di una patria per il popolo ebraico in Palestina Di fatto l'unico vero trattato sulla Palestina ratificato dall'Inghilterra è quello con i francesi. L'accordo segreto Sykes-Picot. San Pietroburgo, 7 novembre 1917. A cinque giorni dalla dichiarazione Balfour, i bolshevichi prendono il potere. Lloyd George spera che la dichiarazione serva a compiacere gli ebrei della leadership del partito. Che cos'è che si suppone che vogliano, dato che sono ebrei? La Palestina. Ebbene tutto questo è illogico, non ha senso perché le singole persone, penso a Trotsky, a Zinoviev, a Jaffè, insomma agli ebrei che ricoprirono ruoli di spicco nella rivoluzione russa, ebbene Tutte queste persone erano internazionaliste. Nelle alte sfere del partito bolscevico c'erano tra i 15 e i 20 ebrei. La maggior parte di loro era antisionista. Preso il potere, rilasciarono una dichiarazione. Il sionismo, dissero, è solo uno stratagemma ideato dal capitalismo. Un'idea capitalista. Lloyd George ha basato tutta la sua strategia su un documento generico ed impreciso le conseguenze non tarderanno a farsi sentire sia per l'Inghilterra che per il Medio Oriente nel giro di poche settimane i nuovi leader russi fanno esattamente l'opposto di ciò che l'Inghilterra si aspetta Non soltanto ritirano le truppe sovietiche dal fronte, ma aprono anche gli archivi del Ministero degli Esteri dello Tsar. Vengono così resi noti i trattati segreti con cui l'Inghilterra e i suoi alleati, compresa la Russia zarista, hanno deciso di spartirsi l'impero ottomano. Per Inghilterra e Francia questo fu ovviamente motivo di grande imbarazzo. In poche parole, gli alleati si erano messi d'accordo in segreto per spartirsi tra loro tutte le fette della torta rappresentata dal nuovo ordine mondiale. E questo mentre invece ufficialmente dichiaravano di combattere la guerra per difendere la democrazia e ad esempio dicevano agli arabi di essere a favore dell'autodeterminazione dei popoli dell'impero ottomano. Una pubblicazione dei trattati segreti da parte dei bolshevichi risvegliò ovviamente tutta la diffidenza del mondo arabo. A quel punto lo Sheikh Hussein e gli altri dissero un momento che sta succedendo. Primo perché non ci date l'indipendenza? Secondo perché ci state dimostrando? dividendo nella zona A e nella zona B. Insomma, a quel punto gli arabi capirono non solo che gli inglesi avevano i loro particolari interessi, come ad esempio i porti della Palestina o l'Iraq, ma che si erano impegnati con altre promesse nei confronti dei francesi. 11 dicembre 1917. Mentre gli arabi sono sempre più confusi e sospettosi, Tra le Allen bimarcia su Gerusalemme con Sykes, Picot e altri illustri alleati. Le sue truppe hanno conquistato la città santa due giorni prima. I leader della rivolta araba tuttavia non si fanno vedere. SEMENDO CHE HUSSEIN E FEYZAL SI POSSANO PERDERE D'ANIMO, IL GOVERNO INGLESE INVIA LORO UN MESSAGGIO. LONDRA CONTINUERÀ A SOSTENERE L'INDIPENDENZA ARABA. Agli arabi deve essere data la piena opportunità di formare ancora una volta una nazione. Questo obiettivo potrà essere raggiunto soltanto dagli arabi stessi attraverso la loro unione. La Gran Bretagna e i suoi alleati si impegnano a perseguire una politica per la realizzazione di questa unità. Hussein rimane leale alla causa alleata. Ancora una volta decide di credere agli inglesi. Ma decide anche che alla fine della guerra verrà il momento di regolare i conti. Dal canto suo, Allenby continua a contare sul sostegno arabo nella guerra contro gli ottomani. Ma ora che Gerusalemme è stata occupata dagli inglesi, è qualcun altro a prendere l'iniziativa. Aprile 1918, Haim Weizmann e la Commissione Internazionale Sionista si recano in Palestina. Scopo del viaggio, fondare una università ebraica. Nelle loro intenzioni, l'Ateneo dovrà diventare il cuore intellettuale del sionismo. La visita di Weizmann tuttavia suscita grande allarme e indignazione tra la popolazione araba. Con il rabbino capo di Gerusalemme, Weizmann incontra il generale Allenby. Per gli arabi è il chiaro indizio che l'Inghilterra intende onorare a pieno la dichiarazione Balfour. 3 ottobre 1918, le truppe di Allenby entrano a Damasco. Con l'aiuto dell'esercito settentrionale di Faisal, gli inglesi sono riusciti a respingere le truppe ottomane verso nord, dalla Palestina alla Siria. La rivolta araba contribuì alla vittoria degli alleati sotto vari punti di vista. Per prima cosa servì a proteggere il fianco britannico e palestino. In secondo luogo tenne occupate le truppe turche e tedesche. E in terzo, la rivolta araba. Infine, gli inglesi non avrebbero mai avuto alcuna legittimità senza il benestare degli arabi. La popolazione di Damasco partecipa in massa alle celebrazioni per la vittoria di Faisal. Il figlio dello sceico sa che per poter salire al potere è estremamente importante far sentire la propria presenza e mostrarsi al popolo arabo come il loro liberatore. Quello stesso giorno, poche ore più tardi, Faisal incontra il generale Allenby all'hotel Victoria di Damasco. Allenby avverte Faisal che il suo potere in Siria sarà limitato. Gli inglesi già sapevano che avrebbero dovuto cedere la Siria ai francesi. Ecco perché non potevano accettare Faisal come legittimo governante. Tutto al più, potevano pagargli uno stipendio, delle spese dell'esercito e della sua amministrazione. È come se Allenby non avesse parlato. Faisal assume la carica di governatore di Damasco e con il sostegno di suo padre, lo sheik Hussein, si mette a lavoro per l'obiettivo finale, costruire uno stato arabo indipendente. 31 ottobre 1918, gli ottomani vengono definitivamente sconfitti. 11 novembre, ore 11 del mattino. In Europa i cannoni cessano di fare fuoco. La prima guerra mondiale è ufficialmente terminata. Versailles, 18 gennaio 1919. A inizio la conferenza di pace. I rappresentanti dei paesi vincitori, come il primo ministro francese Clemenceau e il presidente americano Woodrow Wilson, si riuniscono per decidere il destino dei territori, un tempo appartenenti agli imperi sconfitti. Ad avere la priorità sono le promesse fatte dall'Inghilterra attraverso Lloyd George e il suo ministro degli esteri Balfour. Gli inglesi avevano fatto promesse agli arabi, ma anche agli ebrei, ai francesi, ai russi, insomma a tutti. Gli inglesi consideravano il mondo come un impero. Non solo volevano spartirsi il Medio Oriente, ma anche la Russia. Secondo l'Inghilterra, per le potenze imperiali, quella di Versailles era l'ultima grande occasione per sedersi a tavolino e fare man bassa. Ma l'Inghilterra e il suo vecchio alleato, la Francia, devono fare i conti con una diversa concezione del nuovo ordine mondiale. Il presidente americano Woodrow Wilson spinge infatti per affermare il principio di autodeterminazione delle nazioni. Nel momento in cui l'indipendenza sembrò possibile, nel momento in cui tutti i popoli liberati dall'imperialismo ottomano e asburgico avevano diritto all'autodeterminazione sostenuta dagli americani, anche i palestinesi vollero un loro stato indipendente. Faisal arriva a Versailles da Damasco, deciso a spingere la causa arabe. Ma il futuro della Palestina e del Medio Oriente è già segnato. A vincolarlo è l'impegno preso dagli inglesi con la Francia in base all'accordo Sykes-Picot. Tutte le teorie sull'autodeterminazione sostenute dal presidente americano Wilson vengono accantonate. Sul Medio Oriente, Francia e Inghilterra possono procedere secondo i loro accordi. Quanto alle promesse che gli inglesi hanno fatto agli ebrei, il ministro degli esteri inglesi Arthur Balfour, durante la conferenza di pace di Versailles con America, Francia e Italia, in un promemoria confidenziale, scrive Le quattro grandi potenze hanno preso un impegno nei confronti del sionismo. Il sionismo, giusto o sbagliato, buono o cattivo che sia, affonda le sue radici in tradizioni antiche, in necessità attuali, in speranze future la cui importanza è ben più profonda dei desideri e dei pregiudizi di 700.000 arabi che ora abitano quell'antica terra. Parole che suonano come un inequivocabile sostegno al sionismo. In un successivo memorandum, tuttavia, Balfour accena ad un ordine del giorno assai più cinico. Per quanto riguarda la Palestina, le potenze non hanno mai fatto alcuna dichiarazione d'intenti che almeno nella sostanza... non avessero intenzione di violare. 28 giugno 1919, la conferenza di pace di Versailles si conclude con la costituzione della Lega delle Nazioni, il primo organismo globale per la pace e la sicurezza. Il suo statuto prevede che i territori arabi e quelli che facevano parte dell'ormai sconfitto impero ottomano vengano amministrati tramite dei mandati. Il che significa di fatto che Francia e Gran Bretagna hanno il diritto di esercitare tutta la propria egemonia sui territori arabi. 21 novembre 1919 François Georges Picot, che insieme a Lord Sykes ha ideato il piano di spartizione, arriva a Beirut con il generale francese Henri Gouraud. Ha inizio il mandato francese su Siria e Libano. Le forze inglesi, che dopo aver cacciato i turco-ottomani, hanno occupato la regione negli ultimi mesi del conflitto, rimettono il potere nelle mani dei francesi. Le promesse fatte vengono così onorate. Faisal, governatore di Damasco da 16 mesi, ha ormai consolidato il suo potere. Quando il congresso nazionale siriano lo proclama re, la reazione francese non si fa attendere. Il generale Gouraud invia le sue truppe. Il 7 agosto 1920, Faisal viene deposto e costretto a fuggire in Palestina. La promessa di un unico stato indipendente fatta allo Sheikh Hussein e a suo figlio Faisal, per gli europei, è ora solo un lontano ricordo. A questo punto siamo nell'era delle sfere di influenza. Di quell'apparente volontà iniziale di accettare un unico Stato arabo non resta più nulla. Oltretutto il fatto stesso che ci fossero un'area di influenza francese e una inglese significava che in effetti lo smembramento era iniziato. Insomma, non solo fu negata l'indipendenza, ma anche l'unità di tutto il territorio. Da quel momento tutti i confini e i governi degli stati medio orientali portano l'impronta inequivocabile dell'accordo Sykes-Picot. La metà dell'allora provincia ottomana della Siria Maggiore si trasforma in Libano e Siria sotto il mandato della Francia. L'altra metà diviene sotto il mandato inglese la Transgiordania e la Palestina. Ad oriente il territorio ottomano della Mesopotamia, di cui fanno parte i giacimenti petroliferi, viene concesso alla Gran Bretagna come mandato sull'Iraq. Questa dunque fu l'importanza dell'accordo Sykes-Picot, dividere la zona definita la mezzaluna fertile, compresa tra quelli che oggi sono Siria e Iraq, e permettere all'Inghilterra di accedere al petrolio che si trovava in quel territorio, per poterlo poi sfruttare economicamente. Da principio la popolazione irachena pare estremamente ostile all'egemonia inglese. Il 23 agosto 1921 Faisal viene incoronato re dell'Iraq. L'Inghilterra spera in questo modo che il potere limitato concesso al sovrano serva a placare il desiderio frustrato di un'indipendenza araba. Ma Hussein dagli inglesi si aspetta molto di più. Hussein non aveva dimenticato che gli inglesi gli avevano promesso l'indipendenza, non soltanto per l'Arabia, ma anche per la Siria e per l'Iraq. E voleva che gli inglesi... mantenessero le loro promesse. Il sogno di Hussein, di un regno arabo governato dagli Hashemiti, si realizzerà solo in parte. Sebbene l'altro suo figlio, Abdullah, sia divenuto re della Transgiordania, il loro antico rivale, Ibn Saud, conquisterà l'intera penisola arabica e caccerà gli Hashemiti. Nella primavera del 1920 la Gran Bretagna istituisce un'amministrazione a Gerusalemme. Non esiste nessun piano che prevede il trasferimento dei poteri in Palestina. La Palestina è una terra sacra per tre religioni. Gli ebrei costituiscono una piccola minoranza della popolazione che per secoli ha vissuto in armonia con i cristiani e con la comunità più numerosa, quella dei musulmani. Ma il trattato di Versailles ha delegato la dichiarazione Balfour e la promessa di concedere agli ebrei una patria al mandato britannico. La Palestina dunque dovrà venire aperta alla nuova immigrazione degli ebrei provenienti dall'Europa. Le manifestazioni e i cortei a sostegno del sionismo si moltiplicano. Si ha l'impressione che gli inglesi abbiano tutte le intenzioni di onorare le promesse fatte agli ebrei, ignorando le speranze di indipendenza dei palestinesi. La causa degli arabi era molto forte. Ma chi sosteneva quella causa non lo era altrettanto. Anche i sionisti avevano una causa, per certi versi, meno forte di quella degli arabi, solo che i suoi sostenitori erano estremamente brillanti. Il sionismo, considerato dal punto di vista delle pubbliche relazioni, è uno dei più grandi successi del XX secolo e Haim Weizmann è un simbolo della capacità di persuasione degli ebrei. Anche grazie a questa capacità, Weizmann e vari gruppi sionisti aiutano a finanziare l'acquisto della terra e la costruzione di insediamenti per gli immigrati ebrei. Contemporaneamente, per sostenere la nascita della nazione ebraica, vengono costituite organizzazioni politiche e agenzie per la sicurezza. Per la comunità araba, tutto questo rappresenta un oltraggio intollerabile. I palestinesi non potevano concepire che il loro paese venisse diviso o regalato ad un'altra comunità che non aveva niente a che vedere con il Medio Oriente, ma che soprattutto a quell'epoca era interamente europea. A loro sembrava assurdo che 600-700 mila persone dovessero rinunciare alla propria terra, alle proprie case, ai propri villaggi, alle proprie città, per consegnare tutto ad una minoranza sparsa per tutta la Palestina. Dopotutto la Palestina prende il nome proprio dai suoi abitanti, i palestinesi. Giugno 1925 Arthur Balfour visita i nuovi insediamenti ebraici in Palestina. Sebbene venga accolto come un eroe dalla causa sionista, l'immigrazione degli ebrei europei avrà conseguenze impreviste sull'egemonia inglese in Palestina. Io credo che la dichiarazione Balfour sia stato uno degli errori più gravi della storia coloniale inglese. E questo perché, dopo la guerra, costrinse l'Inghilterra a... a sostenere il nazionalismo ebraico in Palestina senza però portare alla Gran Bretagna alcun beneficio immediato. Senza la dichiarazione Balfour non si sarebbe verificato nessun reale passo avanti nella costituzione di una nazione per gli ebrei che poi nel 1948 porterà alla nascita dello Stato di Israele. Non sarebbe mai accaduto nulla del genere. Ci è voluta la presenza militare degli inglesi per sostenere la nascita di uno Stato nazionale ebraico. Il fatto stesso che vi fossero militari inglesi, poliziotti inglesi, a protezione delle comunità ebraiche, si rivelò fondamentale. Diversamente non sarebbe stato possibile. Negli anni 30 e 40, gli anni della persecuzione nazista e della Shoah, l'immigrazione degli ebrei in Palestina aumenta in modo esponenziale. Per gli ebrei è il coronamento di un sogno e una via di salvezza, per gli arabi un'invasione. Una differenza che porterà al conflitto e alla violenza. In risposta agli attacchi terroristici da parte degli arabi, l'Inghilterra pone un freno all'immigrazione. Ma questa politica serve solo a stimolare la crescita del terrorismo ebraico. Alla fine l'Inghilterra rinuncia al suo mandato. Il 14 maggio 1948 nasce lo Stato di Israele. Nel giro di poche ore il nuovo stato e i suoi vicini sono in guerra. Migliaia di arabi palestinesi fuggono dalla loro terra. La strategia usata dall'Inghilterra per vincere la prima guerra mondiale ha fatto sì che arabi ed ebrei si siano trovati divisi da un profondo divario. L'errore più grave commesso dalla politica inglese durante la prima guerra mondiale fu l'aver incoraggiato il nazionalismo degli arabi e degli ebrei. Dopo la grande guerra, gli inglesi vennero marchiati come doppio giochisti e traditori, una fama che li avrebbe accompagnati per anni.