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Lezioni sulla Vita di Napoleone Bonaparte

Ecco il luogo in cui si svolsero questi fatti, in un castello che oggi non esiste più perché è andato distrutto in un incendio del 1870, ma che abbiamo potuto ricostruire, come vedete, grazie a delle fotografie. ed epoca, colorandole e poi anche entrandovi dentro con l'aiuto della grafica tridimensionale. Il 9 novembre, o meglio il 18 brumaio, come dice il calendario della rivoluzione francese, 1799, in queste sale avviene una svolta storica, un colpo di stato che cambierà la storia della Francia e anche dell'Europa. In questo castello infatti era stata convocata con un pretesto l'assemblea dei deputati francesi, ma era una trappola preparata da Napoleone per rovesciare il regime parlamentare con la forza delle armi e prendere il potere. Era il castello di un'esplosione. castello di Saint-Cloud, a pochi chilometri da Parigi. In origine era un'abbazia, poi venne Madame de Pompadour che lo trasformò per accogliere Luigi XV. Qui nell'Orangerie che Napoleone ha giocato una delle sue partite più audaci e pericolose per riuscire a trasformarsi da semplice generale sia pur brillante in primo console e poi in dittatore assoluto e vedremo tra poco con quale stratagemma riuscì a rovesciare il regime parlamentare e in pratica prendere i pieni poteri. La sua forza, eccola qui, i suoi soldati, un esercito che sotto il suo comando doveva diventare uno dei più potenti e efficienti mai visti in Europa, la Grande Armenda. Signori, la grande armata passa l'attacco. E con la musica in testa ora che non dobbiamo più nascondersi. Assoluto! Pronto a guidare le cariche, signori. Noi stasera seguiremo da vicino questo esercito osservandolo durante le marce, negli accampamenti, nelle mie ospedali da campo e nelle grandi battaglie come Austerlitz e Waterloo. Tutto questo grazie anche le immagini dello sceneggiato su Napoleone realizzato dal regista Yves Simonot. E seguiremo naturalmente anche Napoleone cercando di capire meglio il suo rapporto con i soldati, quello che essi hanno rappresentato. non soltanto nella sua vita militare, ma anche nella sua ascesa politica. La Grande Armè, infatti, è stata per lui lo strumento per conquistare non soltanto il potere, ma il consenso popolare. E poi per governare, per emanare leggi, per distribuire titoli e regni. E ha condizionato tutta la sua vita, persino la sua vita sentimentale. Ma che erano questi soldati? E come era nata questa imponente macchina militare? Bisogna dire che con la rivoluzione francese la struttura dell'esercito era molto cambiata. Viva la nazione! Viva la nazione! Nel 1798 in Francia fu istituita la coscrizione obbligatoria. Ogni cittadino aveva il dovere di difendere la propria patria, ottenendo in cambio il riconoscimento di tutti i diritti politici. La garanzia dei diritti dell'uomo e del cittadino rende necessaria una forza pubblica. Questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti. Un esercito quindi basato sulla gran massa di arruolati sinceramente mossi dalla volontà di difendere e anzi diffondere i principi rivoluzionari di libertà, eguaglianza e fraternità. A un certo punto questi soldati vedono arrivare un nuovo generale, giovanissimo, di appena 24 anni, di origine corsa, un certo Buonaparte, che si farà poi chiamare Buonaparte per facilitare la pronuncia ai francesi. È piccolo, magro, molto intelligente e ambizioso e sa già il fatto suo, ma non è ancora visto come un leader. Le cose però cambiano e cambiano rapidamente con la campagna d'Italia. In Italia il generale Bonaparte viene inviato nel 1796 per sostituire un comandante che, sfiduciato per come vanno le cose, ha dato le dimissioni. E per l'armata d'Italia cos'è previsto? Niente. Come sarebbe niente? Come credono che io possa ricordare? cacciare gli austriaci con niente. La maggior parte degli uomini non ha più neanche le scarpe figurate di canone. I soldati sono pochi, le dotazioni insufficienti e la situazione militare langue. Bonaparte si trova a dover combattere contro forze superiori e adotta Una strategia che applicherà molte volte in seguito. Si insinua tra due blocchi, dividendoli e attaccandoli separatamente. Stupisce per audacia e astuzia. Ed è sempre in prima linea con i suoi soldati. In breve tempo l'esercito riesce ad avanzare in profondità nella pianura padana, vincendo una battaglia dopo l'altra. Avanti! Nella famosa campagna d'Italia di Napoleone è rimasto un monumento incredibile, straordinario. È quell'obelisco che vedete alla fine di questo ponte. Siamo ad Arcole, in provincia di Verona e esattamente il 17 novembre del 1796 le truppe francesi guidate da Napoleone, armata d'Italia, arrivò proprio da sud e qui c'erano gli austriaci che avevano occupato Arconi, ci fu una battaglia, gli austriaci cominciarono Cominciarono a indietreggiare proprio su questo ponte, lasciando morti. I francesi avanzavano, ma poi gli austriaci si attestarono proprio dove c'è l'obelisco. I francesi tentarono di attraversare il ponte, ma ci fu una carnificina. A quel punto Napoleone prese una bandiera e cercò di esortare i suoi granatieri, in ricordo anche qui del ponte di Lodi, dove era venuta una situazione simile. I francesi provarono a passare, ma davvero tra cannoni e fucili non ci riuscirono, ci furono molti feriti. feriti, i generali di Napoleone fecero scudo con gli orocorpi per cercare di salvare la vita di Bonaparte, ma ad un certo punto si dovette rinunciare, Napoleone stesso cadde, si trovò addirittura in acqua, venne salvato a stento, ci furono molti morti. quello che mi fa male è che il ponte di Arcole sia ancora austriaco si se lo tengano il loro ponte riuniamo delle barche delle travi, delle assi quello che si trova per gettare un altro ponte è un po' più lontano appena sarà fatto Osro passerà sull'altra riva attaccherà il nemico da dietro e lo spingerà su Massena che li farà tutti a pezzi gliela farò pagare cara la morte di Mouiron andate signori, eseguite gli ordini Dopo tre giorni di battaglia riuscirono a vincere questo conflitto. Anni dopo, siamo nel 1810, venne deciso di piazzare dei monumenti, dei veri e propri trofei, nei luoghi dove erano avvenute delle grandi battaglie, delle grandi vittorie. Quindi qui, ad Arcole, ma anche a Rivoli, a Marengo, a Lodi. Tutti questi monumenti, questi trofei, sono stati poi abbattuti dagli austriaci. Tranne questo, qui ad Arcole, è un trofeo che è rimasto intatto da quei tempi. È stato realizzato in marmo rosso di Verona. È una piccola o grande reliquia di epoca napoleonica. Dicono che vi siete battuto come un piccolo caporale. Viva Palabate! Viva Palabate! L'armata d'Italia conquista praticamente tutto il nord, da Genova a Venezia, costituendo la Repubblica Cisalpina e spingendosi addirittura fino a poche giornate di marcia da Vienna. È lo stesso generale Bonaparte a negoziare la resa austriaca col trattato di Puglia. di Campo Formio, che prevede pesanti perdite da parte dell'Austria, come la cessione del Belgio alla Francia. A questo punto il giovane generale può rientrare a Parigi come colui che ha saputo vincere non solo la guerra, ma anche la pace. Bonaparte si sta rapidamente trasformando in Napoleone. Come si chiama? Malmaison Generale La Mala casa in memoria dei barbari normanni che saccheggiarono questo posto e che commisero crimini infami qui. La Francia sente da tempo il bisogno di un uomo forte capace di far fronte ai tanti nemici che la cerchiano e che tentano di occuparla per bloccare il vento della rivoluzione e riportare sul trono un re conservatore. E quando ero ancora molto giovane una veggente mi ha predetto che un giorno sarei stata più di una regina. Oggi sento che aveva visto bene. Ecco il mio palazzo, di cui tu sarai il re. Essere tuo marito mi basta. Non mi piacciono i re. Quando rientrava dalle sue espedizioni militari, Napoleone veniva spesso qui, al castello della Malmaison, una residenza di campagna dove lo attendeva la moglie Josephine. Era una donna con qualche anno più di lui, della quale si era innamorato profondamente. Un amore tempestoso, pieno di litigi, per forti sospetti di infedeltà. Josphine era una nobildonna, vedola del visconte di Boarnet, ghigliottinato durante la rivoluzione francese, con due figli già adolescenti. Era una donna con molti interessi, si occupava di botanica, di minerali e amava molto la musica. In questa sala si tenevano piccoli concerti e poi collezionava quadri, tantissimi quadri qui alla maledizione. Maison ce n'erano addirittura 450 e aveva costruito persino un piccolo teatro, oggi andato perso, ma qui è rimasta la sua arpa. Insomma, un viso di un teatro che è stato isola nella quale Napoleone poteva ritrovare un mondo molto diverso da quello delle marce nel fango e della polvere da sparo. Ma che cosa sono quelle strane bestie che ho notato sui vostri prati mentre saltavano qua e là in modo grottesco? Quelli sono dei canguri, sono buffi, non è vero? Ma non so se potrò tenerli, mi hanno rovinato una aiuola di tulipani da 4.000 franchi l'uno. 4.000 franchi per un solo fiore? Ma la bellezza, la bellezza non ha prezzo. Qui nell'ingresso c'erano... grandi voliere. Josefina amava molto gli animali e addirittura nel parco aveva una zona in cui c'erano animali esotici come zebre, gazzelle e canguri. Addirittura una volta fece arrivare un elefante per divertire i ragazzi. E questa era la sala da pranzo. Josphine sembra avesse scorgitato un'astuzia per renderla più grande, adatta a fastosi ricevimenti. Quello specchio arrivava fino a terra e poteva... carrellare in modo da congiungere il salone adiacente. Josephine era una perfetta padrona di casa, sapeva accogliere i suoi ospiti e disponeva di una diffusa rete di conoscenze negli ambienti. che contavano, cosa molto utile a Napoleone al momento della sua ascesa. Napoleone a questo punto è solo un brillante generale, ma è un personaggio che sta emergendo. La Francia ha bisogno di uomini come lui per difendersi dagli attacchi delle monarchie europee, spaventate dal rumore delle ghigliottine e coalizzate per evitare che l'incendio della rivoluzione si propaghi. La decapitazione di Luigi XVI, avvenuta a Parigi il 21 gennaio 1793, era stata per le monarchie europee il momento di maggiore trauma dopo il drammatico periodo cominciato con la presa della Bastiglia. La rivoluzione francese, dopo aver ucciso migliaia di aristocratici e sacerdoti, confiscato i beni ecclesiastici, instaurato la repubblica, abolito ogni privilegio e ammazzato i sovrani, era diventata un crescente pericolo per gli altri regimi monarchici. Il rischio che questo sovvertimento dell'ordine costituito contagiasse anche gli altri paesi era molto alto e bisognava stroncarlo. Per questo, contro la Francia era stata creata una coalizione composta dai principali stati europei che comprendeva l'Austria, la Prussia, la Russia, l'Olanda, la Gran Bretagna, il Regno di Sardegna. Tutti contro uno, in sostanza. La Francia aveva attaccato per prima i suoi nemici nel 92 e con alterne vicende era riuscita a contenerli, anche se queste coalizioni nemiche si riformavano in continuazione. E' questa situazione a generare una guerra quasi continua per un ventennio tra la Francia e il resto d'Europa. La Gran Bretagna si trova in una posizione particolare perché è padrona dei mari, quindi è molto difficile sbarcare sulla sua isola. Proprio per questa ragione Napoleone decide di attaccarla indirettamente tentando di soffocare i suoi traffici attraverso un blocco commerciale. La prima mossa è quella di occupare l'Egitto per strozzare le sue comunicazioni tra l'India e il Mediterraneo. I soldati, abituati a climi ben diversi, si trovano quindi di colpo trasportati in un deserto rovente con temperature micidiali in piena estate. La spedizione comincia infatti a maggio inoltrato. A giugno bisogna marciare in zone desertiche e le battaglie avvengono in luglio e agosto. La spedizione è un importante successo politico, ma pagato a caro prezzo. Il costo finanziario, infatti, è altissimo. Gran parte delle navi, inoltre, viene affondata dagli inglesi e i soldati devono affrontare anche un'epidemia di peste. Il primo che volta i tacchi sarà considerato un disertore. Sarà da questa spedizione che nascerà in Europa un nuovo interesse per la civiltà egizia. Le truppe scoprono infatti l'Egitto dei Faraoni e le immense piramidi. Signori, le piramidi. 40 secoli di storia ci contemplano e troveranno anche la famosa stele di Rosetta che permetterà a Champollion di decifrare per la prima volta l'antica scrittura degli Egizi l'Egitto non fu per Napoleone solo terra di conquiste ma anche teatro di una delle sue più sonore sconfitte a largo di Aboukir, un villaggio a 20 km da Alessandria ebbe luogo una delle più terribili e famose battaglie navali della storia la cosiddetta Battaglia del Nilo Il primo agosto del 1798 la flotta francese guidata dall'ammiraglio Desgalliers fu pesantemente sconfitta dalla marina britannica agli ordini dell'ammiraglio Orazio Nelson, acerrimo nemico di Napoleone. Molte furono le navi francesi che si inabissarono e molti gli uomini che persero la vita. I resti di quella battaglia sono tornati alla luce grazie al lavoro dell'archeologo francese Fran Goddio, che da circa 15 anni lavora insieme alla sua equip al progetto di recupero della flotta francese. Sin dall'inizio, la base operativa del gruppo è stata un'imbarcazione lunga circa 30 metri, dotata di strumenti di rilevamento molto sofisticati. Dopo alcune imbarcazioni minori, è stata identificata sul fondale Lorient, la più celebre delle navi di Napoleone. Gli esperti francesi, sulla base della posizione dei relitti, sono riusciti a ricostruire con l'aiuto della computer grafica l'aspetto della nave ammiraglia, esplosa durante la battaglia e lo schieramento della flotta. I reperti trovati vengono accuratamente restaurati e catalogati e il ritrovamento di alcune monete ha acceso la speranza di recuperare l'intero tesoro dell'Orion. Per finanziare la spedizione in Egitto, infatti, Napoleone aveva portato con sé una grande quantità di monete, lingotti d'oro e pietre preziose, frutto di saccheggi ovunque in Europa, ed è logico credere che parte di queste ricchezze fosse proprio sulla nave ammiraglia. Il prossimo obiettivo delle immersioni sarà quindi quello di portare alla luce uno dei più leggendari tesori della storia moderna. Napoleone riporterà dall'Egitto anche uno strano soldato, un mamaluco. Sarà la sua guardia del corpo, lo seguirà ovunque, nelle battaglie e anche nelle sconfitte, dormendo davanti alla sua porta. Porto dall'Egitto delle meraviglie di cui qui nessuno ha idea. Ti prego, Napoleone, sono tuo fratello, non il tuo pubblico. Siamo onesti almeno tra di noi, l'Egitto è stato un disastro. Non dire questo. Quello che i nostri studiosi hanno scoperto laggiù basta a giustificare il costo della spedizione. Sì, grazie. Certo, va bene. A Parigi effettivamente arrivano le prime grandi statue che testimoniano la civiltà dei faraoni e che scateneranno una nuova moda anche nelle decorazioni dei mobili degli oggetti d'arte. Da quel momento verso l'antico Egitto cominceranno a muoversi archeologi avventurieri in una specie di corsa ai reperti antichi che aumenterà sempre di più. Va detto che le truppe napoleoniche lasciano anche profonde ferite in certi monumenti egizi come nella grande sfinge di Giza proprio accanto alle piramidi. Con delle cannonate degli artiglieri demoliscono il suo volto. registito da migliaia di anni a tutte le intemperie. Ha detto che c'è anche un'altra versione che dice che sia stato in realtà un esercito dell'impero ottomano, dei mammalucchi, che abbiano compiuto questo atto di vandalismo. C'è da chiedere. come facesse la Francia a tenere testa a tante armate coalizzate contro di lei e a disporre di un numero così alto di soldati. Il fatto è che all'epoca la Francia era un paese molto popolato. in confronto agli altri. Ecco qualche dato in proposito. La Francia aveva allora 30 milioni di abitanti, l'Austria 25, la Prussia 10, l'Inghilterra soltanto 9 milioni di abitanti. Napoleone quindi poteva disporre di un grande serbatoio di soldati grazie anche alla coscrizione obbligatoria. Sarà un esercito che per certe campagne arriverà a dimensioni impressionanti, addirittura oltre. 600.000 uomini. La popolarità di Napoleone intanto continua a crescere tra i soldati e nella popolazione e c'è chi comincia a guardare con sospetto questa irresistibile ascesa. Non mancano intrighi e complotti per cercare di tagliare le unghie a questo astro nascente che rischia di diventare troppo potente e ingombrante. Napoleone capisce che se vuole davvero agire senza impedimenti in una situazione internazionale molto critica, deve poter disporre di libertà di manovra, senza il pericolo che alle sue spalle i poteri formali delle assemblee e dei governi, spesso in contrasto tra loro, lo ostacolino o, peggio, cerchino di emarginarlo. Insomma voi mi state chiedendo di favorire un complotto. La vostra unica possibilità sono io. Occorrerebbe un potere forte concentrato in poche mani. Quali migliori mani delle sue? Uno dei membri del direttorio gli suggerisce la strada per agire. Ma chi parla di rivoluzione? Le cose verranno fatte nella più stretta legalità. Sarà sufficiente chiedere ai deputati di sopprimere il direttorio e di nominare al suo posto un nuovo governo, composto da tre uomini irreprensibili, sia Iesero, Cediucò e Tepe. Sì, può funzionare. È possibile se riuniamo i deputati delle due camere in un luogo isolato, dove l'esercito può fare pressione su di loro, senza scatenare una rivolta nella capitale. Ecco l'idea che ci mancava. E con Murat in testa alle truppe, la situazione non può sfuggirci di mano. Io suggerisco Chateau Saint-Cloud e Abbas... Torniamo quindi al castello di Saint-Cloud in quel momento. il 18 Brumaio del 1799. Qui è stata convocata l'Assemblea dei parlamentari, ma è una trappola. Il luogo è sufficientemente lontano da Parigi per evitare interferenze, ma soprattutto per Soprattutto la zona è circondata da truppe fidate. All'interno l'assemblea è presieduta da un fratello di Napoleone, Luciano, che funziona un po' da regista dell'operazione. ...a sedervi vi esorto a tornare ai vostri banchi! Io vi chiederò se decretate che il generale Procorte non ha più il comando dei granotieri! Ascoltatemi signori! Ascoltatemi parlare! Pericolo, per favore! Ufficiali e soldati della Repubblica, avvicinatevi! Avvicinatevi! L'assemblea che presiedo è sotto la minaccia di una fazione di facinorosi armati di pugnali. È contrario a tutti i principi della Repubblica che una minoranza faccia pressione. con il terrore su un'assemblea eletta dal popolo. Ai vostri posti! Accusare Bonaparte di fomentare un colpo di Stato è un'odiosa calunnia. Vedete questa lama? Io non esiterei ad affondarla nel cuore di mio fratello se lo sospettassi di attentare alla libertà. Soldati! Forte del diritto che mi dà il decreto promulgato ieri, 18 Brumaio, Io dichiaro che i rappresentanti della nazione sono in pericolo, di conseguenza io vi ordino di... Sappiamo che cosa fare! I rappresentanti, la nostra sicurezza non può più essere garantita tra queste mura. Io vi ordino di uscire sotto la protezione dei miei uomini. Gratieri, avanti! Fatteli uscire! Forza, fuori di qui! I deputati hanno sciolto il direttorio e creano al suo posto una commissione consolare esecutiva composta dal generale Bonaparte, dai cittadini CIS e Roger Ducos. Tutti e tre porteranno il titolo di consoli della Repubblica Francese. Il decreto ha efficacia immediata. Ufficiali, fate presentare le armi ai consoli della Repubblica. Gravattieri, presentate! Viva Bonaparte! Quello che è avvenuto qui al castello di Saint-Cloud rappresenta un vero punto di svolta nell'ascesa di Napoleone. È la forza delle armi che prevale sulla forza del diritto. I membri dell'Assemblea qui rappresentavano... I loro elettori che li avevano delegati attraverso delle elezioni, sia pure imperfette. L'elettorato di Napoleone invece è, per così dire, l'esercito. I suoi rappresentanti hanno le baionette e le baionette sono le loro. più forti della filosofia del diritto. Napoleone sa di interpretare gli umori della nazione in quel momento e lo dimostrerà poco dopo con un plebiscito che quasi all'unanimità lo proclamerà primo console a vita, vale a dire in pratica dittatore a perpetuità. A questo punto ha le mani libere per portare avanti la sua politica e le sue operazioni militari senza dover più rispondere. a nessuno. Mentre Napoleone era impegnato in Egitto, i francesi erano stati ripetutamente battuti in Italia dagli austriaci. Bonaparte decide così di riprendere in mano la situazione ed assume il comando della cosiddetta armata di riserva. All'alba del 14 maggio i suoi 40.000 uomini varcano le Alpi attraverso il Gran San Bernardo per sorprendere l'esercito austro-piemontese che occupava la pianura padana. L'impresa è talmente ardita che verrà accostata a quella di Annibale, che Napoleone aveva studiato bene. I cannoni sono smontati e trascinati a braccia su slitte. Da Aosta, l'avanguardia francese, 8.000 uomini comandati dal generale Lannes, raggiunge il forte di Bard, considerata la porta d'accesso per il Piemonte. Nel forte si trovano poco più di 400 uomini, ma in posizione strategica. Il grosso dell'armata si apre un passaggio su per le montagne, anche con l'aiuto della popolazione civile. Sotto il forte passa l'unica strada che permette il transito veloce dei carri e delle artiglierie, ma gli austriaci ben presidiano e vari tentativi falliscono. Un semplice stratagemma alla fine permetterà ai francesi una svolta. Le ruote e tutte le parti rumorose dei carriaggi vengono avvolte con fieno e stracci. Sul selciato viene sparso delle tame e materassi requisiti dalle abitazioni. I cavalli sono staccati e sostituiti dagli uomini. Con l'ulteriore complicità di un violento temporale, molti cannoni riescono a passare prima che al forte se ne accorgano e aprano il fuoco. Dura una settimana l'assedio e gli asprissimi combattimenti costringono alla fine gli austriaci alla resa, ma con l'onore delle armi. Napoleone tornerà da lì a poco per radere al suolo la fortezza che sarà ricostruita nel 1830 da Carlo Felice di Savoia e che non vedrà mai più una battaglia. Oggi è oggetto di un piano di ristrutturazione che la trasformerà in un modernissimo spazio museografico. Professor Lucio Villari, buonasera. Buonasera. Allora, cosa hanno rappresentato per l'Italia quei quasi vent'anni, tra il 1796 e 1815, di dominazione napoleonica? Beh, hanno rappresentato moltissimo, perché... probabilmente senza questa esperienza non vi sarebbe stato il nostro risorgimento nazionale, cioè il moto di indipendenza e di unità della nostra patria. Quindi con le truppe napoleoniche sono arrivate idee e fermenti, però non era questa l'idea di Napoleone, di seminare idee? No, no, l'idea, anzi l'idea del direttorio che era allora il governo francese era che Napoleone entrasse in Italia per allontanare gli austriaci dai confini della Francia e creare quindi una specie di stato cuscinetto e poi c'era qualcosa in più, cioè cercare di depredare più che possibile ricchezze dal nostro paese. Quindi c'erano le casse da riempire? che in Francia erano ormai molto dimagrite per tutti i problemi e quindi in Italia c'erano molte ricchezze e molte opere d'arte anche. Sì, opere d'arte, quadri, sculture, manoscritti preziosissimi, insomma è stata una depredazione abbastanza. Alcune cose sono state restituite, altre le vediamo ancora all'Uvra. L'Italia rappresentava poi direttamente o direttamente anche una riserva di uomini, perché molti italiani poi entrarono nelle truppe napoleoniche. Ma guardi, l'avvenuto di Napoleone Bonaparte ha significato alla fine di regimi feudali e autoritari, la nascita di repubbliche, per così dire, anche democratiche, un consenso diffusissimo degli italiani nei confronti di Napoleone. Questo quindi presupponeva anche la partecipazione alle guerre di Napoleone. Quindi un carisma che usciva dalle frontiere francesi si dilagava un po' ovunque. Però diciamo che parallelamente Napoleone in quel periodo, in particolare nel 1800, quindi nel momento in cui diventa dittatore, ha una fortissima opposizione in Francia. E vediamo ora le conseguenze, siamo nel 1800 a Parigi. La travettura è passata, non lo so genere. Era qui, dietro di noi. Ci sono vittime, tante, tanti morti orribili. Questo episodio avrà una notevole importanza psicologica. Dimostra infatti che i nemici della Francia sono ovunque, che bisogna rafforzare le difese e dare più poteri al leader. Raccogliete i feriti e portateli al rifugio, presto! Ok. Tarsia e Carolina sono salve, sono salve. Non potete restare qui. Soldato, stai con noi! È il momento giusto per una proposta impensabile solo qualche anno prima. Tutti quelli che votarono per la morte di Luigi XVI vi considerano uno di loro adesso, hanno perfino un titolo da proporre per voi. Imperatore dei Francesi. Non è una cattiva idea in fondo, ha una condizione per evitare ogni possibile confusione. non dovrà mai sembrare un ritorno mascherato alla vecchia monarchia. Non ci sarà mai più un re in Francia, talegano. Io sono repubblicano. Ma un imperatore può essere eletto, come Cesari nell'antica Roma. I Cesari erano eletti dal Senato. Noi invece io esigerò che sia tutto il popolo francese a ratificare e approvare la mia elezione. Allora lasciate che sia il primo cittadino di Francia a offrirvi la mia approvazione. Sire, Sire, Sire. Vi ci abituerete molto presto, Sire. Vedremo. Un nuovo plebiscito, anche questo trionfale, attribuisce a Napoleone il titolo di imperatore. Ma Napoleone manipola comunque i dati. Che cosa fai? Mi sembra evidente, correggo ciò che non va. Ma è illegale, soprattutto è inutile. Hai ottenuto circa 3 milioni di sì contro appena 2.500 no. Che vuoi di più? Non è il risultato che conta, Luciano. Il modo in cui i voti sono ripartiti è altrettanto importante. No, la partecipazione... perché è proprio dai soldati che Napoleone attinge la sua forza e questo è bene che risulti a tutti, specialmente ora che non è più un semplice generale o un console, ma un imperatore. Napoleone conosce bene la psicologia di massa e sa quale carisma può assumere se diventa non soltanto più un leader, ma un'icona, consacrata magari dal Papa. ...la fisionomia del Papa. Sembra che sia seduto lì sul suo trono e che gli sia proibito a muoversi. Sembra tanto annoiarsi il poveretto. Dal suo posto poteva vedere solo il retro del vostro mantello. E dov'è mia madre? Da nessuna parte, Sire. Madame, vostra madre ha preferito non assistere alla cerimonia. Non poteva sopportare di assistere alla glorificazione di Josephine, becche tra donne. Ma i posteri non capirebbero la sua assenza in un simile momento. Lì, David. La dipingerete lì, in mezzo alle tribune Conto su di voi perché sia bene in vista E fatele un abito magnifico E che abbia un'aria radiosa Ma Sire, io non so se Madame vostra madre... All'inizio la renderà furiosa Ha un carattere deciso, come il resto della famiglia, d'altronde Ma col tempo... mi sarà riconoscente di averle evitato di passare per una persona dallo spirito gretto e meschino. È il famoso quadro dipinto da Davide, un immenso quadro che oggi si trova a Louvre. Il pittore qui ha eternato il momento in cui Napoleone incorona se stesso e sua moglie Giusefine, mentre il Papa, Pio VII, sta a guardare. Il tutto avviene nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi il 2 dicembre 1936. 1804. È una scena attentamente studiata e voluta da Napoleone per mostrare a tutti che il potere non gli deriva dal rappresentante di Dio in terra, ma è lui stesso a darselo questo potere, elevandosi da solo al rango di imperatore al di sopra dell'autorità del pontefice. Professor Lucio Illari, queste immagini credo meritano una piccola riflessione perché in fondo sono passati pochi anni. pochi anni dalla rivoluzione francese, dalle ghigliottine, dalla caccia agli aristocrati e ci ritroviamo con un monarca assoluto, si è passati rapidamente dalla Marsigliese al Tedeo. Sì, ma questa nonostante la fastosità della cerimonia, questa era la prova che Napoleone voleva fondare un impero non per ragioni dinastiche, ma più per volontà popolare. Sì, è vero. È quasi un riferimento all'antica Roma quando gli imperatori venivano eletti sugli scudi dei soldati. Quindi il popolo si riconosce. Sì, è legittima in un certo senso questo nuovo potere imperiale. Ma questo serviva a Napoleone per poter contrastare gli imperatori e il re che c'erano in Europa. Dimentichiamo che in quel momento la Francia era accerchiata da grandi potenze e dall'Inghilterra in particolare, la grande nemica. La presenza dell'Inghilterra... Inghilterra significava un ostacolo al sogno napoleonico di unificare tutta l'Europa sotto un unico scettro che sarebbe stato il suo e quindi questa grande nemica doveva essere abbattuta a tutti i costi. E sbarcare non era facile. Vediamo. L'idea di sbarcare in Inghilterra continua ad essere una tentazione per Napoleone. Presto questo mare deserto si coprirà di scialuppe piene di uomini, cavalli e cannoni. Rota a Dovest, se Dio mi dà sei ore divento favorevole e sarò in Inghilterra. Qui non è solo una questione di venti. La flotta inglese si trova a largo e le nostre navi da sbarco... No, l'amiraglio Villeneuve non tarderà Sta risalendo la Spagna con 74 navi da guerra Contro le 50 scarse che hanno gli inglesi La messa sarà presto detta Noi avremo pure Dio dalla nostra parte, ma gli inglesi hanno Nelson Nelson? Nelson, avete tutti questo nome in bocca Chi è poi questo Nelson? Un ometto accoccolato su una cozzaglia di legno, canna, paitela che chiamiamo nave Ebbene, Miran, una nave si affonda Ritiene che una volta portata la sua armata sul suolo inglese potrebbe avere partita vinta negli scontri di terra, ma bisogna attraversare quel tratto di mare. Basterebbe un giorno, anzi forse solo 8-10 ore, sarebbe uno sbarco in Normandia. la rovescia, fatto nel punto più stretto della manica. Il problema è che la Gran Bretagna è imbattibile sui mari e il rischio durante la traversata è altissimo. Napoleone ha cercato con un diversivo di far partire la flotta britannica per i Caraibi, ma la cosa non ha funzionato. Sire, forse potete mettere da parte le mappe dell'Inghilterra per il momento. Avete notizie dell'ammiraglio Villeneuve? Mi dispiace, Sire. Il signor Villeneuve ha ritenuto i suoi squadroni troppo vulnerabili, i suoi marinai troppo mal preparati per affrontare Nelson. Preferisce aspettare, Sire Dietro una roccia Come un bimbo pauroso Figliacco imbecile Non sa che in guerra il genio si esprime con l'audacia Non capisce che se le sue navi non mi portano Io resto qui come un invalido Vostra maestà, forse è meglio che non attraversiamo la Manica. Perché gli inglesi hanno anche persuaso sia i russi che gli austriaci ad attaccarci sul fronte orientale, mentre il nostro esercito è occupato da Occidente. Un'efficace strategia. Per quanto inglese, direi. Ma gli inglesi dimenticano che la mia arma è la velocità? Tra venti giorni sono nel cuore della Germania, mi ora a cambio di programma. I trombettieri suonino la dunata, partenza immediata, 40 km al giorno, 5 minuti di pausa ogni ora. Sarà estenuante, voglio che i tamburi precedano e chiudano la marcia e che suonino incessantemente per dare coraggio agli uomini. Non gli mancherà certo il coraggio se vuoi... con loro. No, non sarò con loro, io sarò all'operare, sarò a teatro, ai balli, a caccia, dovunque si ride e ci si diverte. Devo riuscire a ingannarli, se mi si vede a Parigi il nemico non immaginerà mai che il mio esercito gli sta pionvando addosso. Lo so signori, non si sono mai visti 200.000 uomini armati eseguire una tale pilota, ma è perché la crediamo possibile che andiamo a farla. Ed è anche per questo che da oggi non si dirà più l'armata, ma la grande armata. Un esercito di queste dimensioni in marcia è una specie di rullo compressore che attraversa campagne e villaggi. Una vera calamità per i contadini. È una massa enorme di uomini che tutti contemporaneamente cercano da mangiare e da bere. Ci sono migliaia di cavalli che debbono trovare fieno, con coltivazioni calpestate, strade rovinate dal passaggio dei carri e dell'artiglieria. Senza contare i rischi naturalmente per moglie e figlie. La regola è che tutto sarà rimborsato e che i soldati si debbono comportare correttamente, ma tra la teoria e la pratica. I soldati si accampano come possono e il più delle volte stramazzano addormentati tutti i vestiti. Queste marce sono molto dure, specialmente se piove e bisogna camminare nel fango a tappe forzate, il che vuol dire 30-40 km al giorno, portandosi sulle spalle tutto l'equipaggiamento. Ma anche per Napoleone è dura, non scende quasi mai da cavallo, a volte dorme anche in sella. Nelle tappe si concede un piccolo lusso, una vasca da bagno in rame che viaggia a suo seguito. Ma a volte, come in questo caso, la vasca si perde per strada e Napoleone si adatta a fare il bagno in una tinozza molto speciale. Che cos'è questo affare? Sì, è mangiatoia per maiali, ma Rustam ha lavato prima. l'imperatore dei francesi in un trogolo per porci agli inizi di dicembre l'armata arriva a tempo di record nelle vicinanze di un'altura che porta un nome destinato a diventare famoso Austerlitz seguiremo tra poco questa battaglia vediamo intanto con quali armi è stata combattuta cominciando dalle più leggere Con cosa combattevano gli eserciti di Napoleone? Beh, con delle armi che oggi sono da museo, ma che per l'epoca erano modernissime, ad esempio come questo fucile. Rissale al 1811. è un pezzo straordinario, originale è il famoso modello 1777 lungo un metro e cinquanta dal peso di cinque chili riusciva a sparare pallottole che uscivano a una velocità di 300 km metri al secondo. In teoria con questo fucile si potevano sparare tre colpi al minuto, ma nella confusione della battaglia, la paura, l'emozione, il fatto di dover caricare in piedi, quindi esposti al fuoco nemico, facevano sì che un soldato riuscisse a sparare solo un colpo e neanche tanto efficace. Per la foga infatti non premeva bene nella polvere, nella pallottola e quindi il colpo risultava spesso fianco. E si capisce anche perché ci fossero colletti alti. proteggevano il collo dalle fiammate di chi ti sparava accanto. E poi c'erano le baionette, baionette micidiali, perché hanno una sezione triangolare. e quindi provocano ferite devastanti. Pensate che queste baionette oggi sono vietate dalla Convenzione di Ginevra. C'era un meccanismo particolare per innastare le baionette sul fucile. In questo modo il fucile diventava una lancia lunga quasi due metri. E c'è un primo mito da sfatare, cioè quello che le truppe avanzassero in questo modo sui campi da battaglia. In effetti il fucile era troppo pesante, dopo qualche centinaio di metri si era troppo stanchi e quindi si avanzava in questo modo, si teneva il fucile. fucile sulla spalla fino a quando si era proprio a ridosso del nemico. A quel momento si spianava il fucile con la baionetta. E qui c'è un secondo mito da sfatare, quello dei combattimenti con le baionette. Sono stati rarissimi. In realtà quando due schieramenti si avvicinavano uno dei due a un certo punto cedeva e batteva in ritirata. L'altra grande componente dell'esercito di Napoleone ovviamente era l'artiglieria. Ce n'era di vari tipi, più o meno pesante, a seconda soprattutto dei calibri, cioè dei pesi. I cannoni, assieme agli artiglieri che gli servivano, cannoni sempre trainati da cavalli, erano in grado di sparare sieno uno o due colpi al minuto. Questi proiettili arrivavano rimbalzati come bocce roventi, trapassando interi schieramenti e spezzando gambe, testi o braccia di più soldati. E poi esistevano i cosiddetti colpi a mitraia, cioè anziché mettere nei cannoni delle palle di ferro pesanti, si mettevano dei cilindri di latta o di cartone che contenevano tante palle di piombo da fucile o poco più grandi. Il risultato era una granuola di oggetti che investivano l'avversario. Curiosamente, nelle battaglie... In epoca napoleonica esistevano dei soldati che combattevano ancora come in antichità, cioè con le lance e le spade. Era la cavalleria. Esistevano due tipi di cavalleria, quella leggera e quella pesante. In quella leggera i cavalli erano piccoli e veloci, con dei cavalieri magri, piccoli. Invece in quella pesante i cavalieri erano prestanti e i cavalli robusti. Così doveva probabilmente allenarsi a una carica un piccolo reparto di cavalleria leggera, di cacciatori. Appartengano al primo real cacciatori italico, inquadrato nelle file napoleoniche. Lo si capisce soprattutto dal colore. della divisa, verde e giallo. Il trombettiere aveva dei colori invertiti, lo vedete? E questo perché doveva essere molto visibile in campo. Non è un caso che il suo cavallo fosse grigio. C'era una specie di piccolo fagottino di sacco allungato che era l'equivalente dello zaino di un soldato, all'interno c'era tutto lo corrente. Ma quello che sorprende di più, certamente, sono i finimenti dei cavalli, e qui lo si vede molto bene. Diciamo che esisteva un doppio sistema di comandi, cioè due redini e due morsi. Cioè, ne era uno di tipo classico e l'altro, diremmo noi, di tipo così, d'emergenza, che serviva così per dirigere il cavallo molto rapidamente in momenti concitati, come per esempio durante una carica o durante un combattimento. combattimento. Questi sono dei cacciatori, lo si vede da quel fucile più corto, più piccolo, altri invece come i corazieri, i lanceri o anche i dragoni. Erano i carri armati dell'epoca e potevamo sentirli arrivarci addosso dal tremore del terreno. Tutti questi uomini armamenti naturalmente dovevano operare insieme in modo sincrono, quasi come un unico organismo. Il regista che tirava le fila di tutti questi movimenti era il comandante in capo, Napoleone. che di volta in volta sceglieva i luoghi e i tempi delle entrate in azione decidendo come e dove attaccare e come rispondere alle mosse dell'avversario. Ecco come andarono le cose a Alferliz. Prenderò posizione per primo. Voglio obbligare i russi e gli austriaci a dare battaglia là dove ho deciso io. Noi staremo in alto, ovviamente. Qui vi riconosco, Colin Coon. Essendo marchese non potete fare a meno di squadrare la gente dall'alto. Sire, tutti i marchi sono in alto. I manuali militari concordano che la posizione più favorevole per la battaglia è un terreno elevato. Perché quelli che hanno scritto i manuali non erano dove siamo noi. In effetti, dove siamo? Austerlitz, sire. Ebbene, signori. Austerlitz darà torto ai manuali cari del signore di Kolenkur. Offriremo le alture ai nostri avversari questa volta. Li lascerò occupare l'altopiano di Pratzen. Perché possano piombarci addosso? Perché credano di poterlo fare. La strada di Vienna, amici miei, che noi controlliamo. Ora, cerchiamo di porci nell'ottica del nemico. Secondo voi, su cosa concentrerà le sue forze? Su riprendere questa strada e tagliarci la retroguarda. Esatto. Lasciate dunque che ci provino. Li fermeremo immediatamente. Fermeremo prima ancora che facciano una mossa. No, qui sono io che ti fermo, Mirai. Questa strada gli faremo credere che la abbandoniamo. Faremo finta di essere atterriti dalla potenza di fuoco del nemico e arretreremo. Incoraggiando così il nemico ad avanzare. E per avanzare dovrà in parte sguardo. sguarnire l'altopiano di Pratzen, ai piedi del quale lo aspetterà la nostra ala destra che comincerà a indietreggiare. Ritirandosi ancora. Solo quanto basta perché il nemico entri nella trappola, perché è di una trappola che si tratta. Quando sentiremo il nemico sicuro di sé, troppo sicuro di sé, smetteremo di indietreggiare. Bernadotte e Sult attaccheranno l'altopiano di Pratzen. Mentre l'Anne e Tugnora prenderete tutta questa bella gente alle spalle. Sulla carta sembra semplice. È semplice. È per questo che è infallibile. nebbia terribile sirene benedetta nebbia invece e dice ai russi e agli austriaci di vedere le nostre posizioni e i nostri reggimenti radunarsi nella pianura ora a te Davu, approfitta di questa bruma per avvicinarti il più possibile ai corpi d'armata di Kutuzov si signore Sire e per me Sire, datemi 10 minuti e prenderò l'altro piano di pranzo. Ma certo, Surt, ci conto. Aspetta solo che la nebbia si risolva. Il sole verrà fuori, lo sento. Arriverà, ci conosciamo bene il soleino. Volete il sole adesso? Sì. La nebbia era per la trappola. Il sole sarà per la vittoria. Austerlitz è la grande battaglia di Napoleone che viene riportata nei manuali militari ancora studiata. Accanto a noi c'è il dottor Massimo Zanca che è storico all'Università di Verona e che studia... le battaglie, in particolare quella di Austerlitz. Abbiamo riportato qui un plastico, ci aiutano tra l'altro due granatieri della Guardia Reale italiana che combatteva Austerlitz sotto... Napoleone. Allora questo plastico naturalmente è molto semplificato. Quante persone c'erano sul terreno di battaglia? Allora grosso modo parliamo di circa 80.000 austro-russi e circa 70.000 francesi. Due stadi di calcio che si confrontano. 150.000 persone in quale dimensione di terreno? Grosso modo in 15 chilometri. Diciamo che le truppe francesi sono schierate qua e quelle invece austro-russe su questo fronte. Qual era? è la strategia di Napoleone? Sì, Napoleone si mette un po' nei panni del proprio avversario e presuppone un attacco verso la sua destra che lascia volutamente sguarnita. Perché un attacco sopra destra? Perché poco dietro scorre la strada per Vienna. Vienna era ovviamente il suo centro logistico più vicino e quindi la sua via di ritirata naturale. A questo punto effettivamente verso le otto e mezza i russi iniziano ad attaccare dalle parti di Telnitz. È la prima colonna di Doctor Who. Poi, intorno alle 8.30, parte quella di Langeron verso Soconnizio. In realtà Napoleone aveva poche truppe. Sì, molto poche, parliamo di circa 5.000 uomini. E quindi dopo poco anche la terza colonna. E come mai non travolgono tutte queste truppe? Per almeno due buoni motivi. Il primo per un ottimo addestramento delle truppe francesi. Il secondo perché Napoleone, prevedendo comunque di essere debole, richiamò già prima da Vienna un intero corpo d'armata del maresciallo. Chalot d'Avou, il quale arrivò sul campo di battaglia proprio mentre la situazione per i francesi stava tendendo a si criticare. Quindi qui c'è una situazione di stallo. Diciamo che nel frattempo la nebbia si è alzata. Alle 9 di mattina il bersol di Austerlitz fa la sua comparsa. E si vede che là c'è il grosso della truppa che sta quindi per attaccare invece il fronte destro. Allora, il primo movimento è quello delle due divisioni del corpo di Sult che vanno a prendere il centro del campo di battaglia. In questo movimento... vengono a cozzare contro le truppe che ancora insistono su questo altopiano e le mettono in rotta. A questo punto muove anche l'intera ala sinistra francese contro quella russa e sostanzialmente piano piano la mette in rotta. Quindi sostanzialmente siccome questo altopiano si è sguarnito in quanto le truppe sono andate verso un'esca diciamo, lui la conquista facilmente. E infatti qua c'è il colpo di grazia nel senso che a questo punto Napoleone porta verso... il centro del campo di battaglia ciò che rimane delle sue riserve quindi la guardia imperiale e un intero corpo d'armata di Bernadotte respingono un primo attacco della guardia russa che anche lei deve dare forfè e a questo punto il colpo di grazia le colonne francesi prendono alle spalle quelle austro-russe sembra quasi un gioco di scacchi si è un gioco un po' di scacchi se vogliamo un po' sofisticato che lasciano a lunga traccia di sangue naturalmente perché qui morano migliaia di persone. Esatto. E quindi qui si conclude praticamente la battaglia perché c'è ancora un colpo di coda. Esatto. L'ultima colonna, dopo che le due si sono arrese, cerca di fuggire verso Auesmark. Napoleone ovviamente occupa la cittadina e quindi la via di ritirata con altre truppe. E porta dei cannoni, come lei mi ha detto. Esatto. Infatti, a questo punto, gli astorussi, avendo chiuso la via di ritirata, si ritirano verso gli stagni ghiacciati. Napoleone fa bombardare gli stagni. Si rompono, moltissimi soldati osterussi muoiono affogati Quindi bombardando lo stagno, rompe il ghiaccio e taglia la via di fuga A questo punto comunque ciò che rimane da questo osterusso è sbandato e non c'è più un pericolo per il perseguo della campagna Ma Napoleone ha a che fare anche con un altro esercito che preme alle sue porte, è quello dei suoi familiari e dei suoi parenti che sono numerosissimi e ognuno aspira ad avere un titolo, una rendita o magari addirittura... un regno. Nella sua ascesa Napoleone ha il sostegno dei fratelli, alcuni dei quali ricoprivano già cariche politiche. Divenuto imperatore Bonaparte attua una politica legata alla famiglia, distribuendo troni ai propri congiunti. È una scelta dettata dall'esigenza di avere persone fidate nei territori strategici, ma la fiducia di Napoleone verso i fratelli risulta mal riposta. Giuseppe ad esempio è nominato re di Spagna con il compito di debellare la guerriglia, ma se ne dimostra incapace. Uno dei principali artefici del colpo di stato del XVIII Brumaio, fugge dalla vita politica attiva e si dedica ai viaggi e all'archeologia in Italia. Luigi segue Napoleone nelle campagne d'Italia ed Egitto, incoronato re d'Olanda nel 1810 abdica dopo una fallimentare esperienza di governo. Girolamo è insignito della corona dello strategico regno di Vestfalia, ma il destino gli serva brutte sorprese, segue infatti Napoleone in Russia e a Baterloo. Delle tre sorelle, Paolina, divenuta principessa borghese, lascia il segno per la sua bellezza. immortalata da Canova e per i costumi troppo frivoli per l'ambiente romano. Elisa, non favorita da Napoleone, diviene granduchessa di Toscana, mentre la più intraprendente Carolina condivide con il marito Giacchino Murat il regno di Napoli. Nei venti anni di campagna e di conquiste, gli eserciti di Napoleone hanno copiuto decine di migliaia di chilometri a piedi, marciando in tutta Europa. Muovere su queste grandi distanze una massa enorme di uomini, di cavalli e di materiali Non era una cosa semplice, soprattutto in tempi così ristretti. La grande armata poteva funzionare perché aveva dietro di sé un efficientissimo servizio di assistenza e di logistica, la cosiddetta intendenza. Ecco quale era il fabbisogno di un esercito in marcia di quelle dimensioni. Immaginate di trovarvi in un accampamento di soldati di Napoleone. Ma che cosa avreste visto? Beh, più o meno... qualcosa di simile. Questo è l'accampamento di una compagnia di fanteria leggera, anzi per l'esattezza è una compagnia del nono reggimento di fanteria, praticamente gli eroi di Marengo, un reggimento che lo stesso Napoleone definì l'incomparable perché capovolse le sorti della battaglia grazie alla sua azione. Bastava passeggiare tra una tenda e l'altra per vedere soldati che chiacchieravano e che si scambiavano commenti, magari che rimettevano a... una posta, un'arma, eccetera. Tutta questa atmosfera oggi è possibile riviverla grazie a un gruppo storico, l'Associazione Napoleonica d'Italia, e questo ci permette anche di capire come si svolgesse, in vari dettagli, la vita in questi accampamenti. Non si rinunciava ai confort, per così dire. Questa era la tenda del comandante della compagnia. Lo si può vedere in questo momento mentre si intrattiene con un suo amico che ha rincontrato un ufficiale dello Stato Maggiore. lo si riconosce da quella fascia sulla manica, c'è un tappeto, c'è un arredamento comunque abbastanza ricco, sono tutti oggetti requisiti da ville e sicuramente case di nobili incontrati durante la marcia. è arrivato un portaordini con un dispaccio urgente. Napoleone aveva l'abitudine solitamente di scrivere gli ordini a mezzanotte, in modo che arrivassero durante la notte i suoi maresciali e da loro ai comandanti delle unità. E così all'alba le truppe si svegliavano già con un ordine e partivano. È chiaro che i soldati addosso avevano ben poco, bisognava assisterli in molte cose. Esisteva quindi un efficientissimo sistema di servizi, diremmo noi. Erano dei civili, spesso donne, con dei regolari contratti con l'esercito. Contratti con i... i quali ad esempio potevano vendere in esclusiva cibi o bevande ai soldati. E così le vivandiere vendevano cibo ai soldati, le cantiniere vino, le lavandaie invece pulivano panni e divise, eccetera. Il sistema era così ben congegnato che ogni compagnia dell'esercito di Napoleone aveva due vivandiere, due cantiniere e quattro lavandaglie. Una proporzione di una donna ogni dieci, venti soldati. E a volte combattevano, è il caso celebre di alcune vivandiere. Ma negli accampamenti c'erano anche altre donne. Per esempio le mogli degli ufficiali, dei soldati, spesso con dei figli. Anzi, poteva accadere di assistere a nascite durante delle campagne militari. E poi, amanti, ragazze innamorate, o semplicemente amanti dell'avventura. E infine, ovviamente, anche prostitute. Anche pittori, se volete, erano i fotoreporter dell'epoca. E spesso alcuni di questi civili agivano anche da ricettatori comprando beni saccheggiati nelle case o sui campi di battaglia, da rivendere poi in città. Insomma, gli eserciti di Napoleone erano piccole città in movimento, con migliaia di soldati, ma anche con un caravanserraglio di donne, bambini, civili di ogni tipo. E quando si smontava un accampamento... Quello che si metteva in moto in realtà era un piccolo spaccato della società di allora, che attraversava l'Europa seguendo le vicende della storia. tanto successi, anzi non di rado si trova in difficoltà, specialmente in territori lontani dove tutto è difficile, così come è avvenuto a Jeglau in Polonia. Qui una disastrosa sconfitta è stata evitata per un pelo ed è proprio durante questa battaglia che viene dato un ordine che nessun soldato francese avrebbe mai voluto sentire su un campo di battaglia, cioè quello di far intervenire la vecchia guardia, perché voleva dire che le cose andavano male e che l'ultima speranza era riposta su questo corpo di elite che era sempre tenuto in riserva. Fate attaccare la guardia. La guardia, sì. Lo so, è la prima volta. Eseguite! Molto bene, sì. La vecchia guardia era un corpo d'elite costituito da uomini di provata fedeltà, indiscusso coraggio e anzianità decennale nelle truppe di linea. Ciò implicava una serie di privilegi. leggi notevoli come paghe più alte, razioni abbondanti, equipaggiamenti migliori. La vecchia guardia costituiva la fortezza marciante dell'armata, ma nei fatti Napoleone ricorse al suo impiego in rare occasioni, come nel corso della disastrosa campagna di Russia, subendo la decimazione del reparto, o a Waterloo, dove gli uomini della guerra di Puglia si sono rinforzati. non indietreggiarono di fronte all'avanzata inglese e furono sterminati. Qui a Eilau, Napoleone ne ordinò l'intervento. Le sorti della battaglia erano ancora incerte nonostante la carica dei reparti di cavalleria guidati da Murat, ma sarà l'arrivo del maresciallo Ney ad evitare la disfaccia. Sire, il maresciallo Nea è entrato in contatto con il nemico. Siamo stati vicini al disastro. Sul terreno rimangono migliaia di morti. I morti francesi, secondo certi calcoli, sono addirittura 18.000. Napoleone è profondamente scosso da questo massacro. Tutti questi giovani che l'hanno seguito per migliaia di chilometri acclamando il suo nome, rimarranno qui senza sepoltura, senza nome. Dei loro corpi bisognerà fare dei falò e bruciarli prima che si decompongano. Questo villaggio che si chiama Elao è abitato dall'immensa folla dei morti e dei feriti. È una vittoria, ma è il sapore di una sconfitta. Questa è la scrivania di Napoleone conservata qui al castello della Malmaison, è quella che si trovava alle Tuileries. Qui sopra sono stati ideati i progetti, sono state scritte leggi e pianificate campagne militari. Anche quando veniva qui a riposarsi non stava mai fermo. Chiamava intorno a sé i suoi più diretti collaboratori che venivano fatti dormire in un'ala del castello. Dietro questo specchio si trovava una scala chiocciola. che portava al piano di sopra i suoi appartamenti, in modo da collegare direttamente la camera da letto con l'ufficio. Qui c'erano anche delle carte geografiche d'Europa sulle quali studiava le sue strategie. L'impero si era man mano allargato ed ecco qual era nel 1808 l'estensione dei domini francesi. Circa un terzo dell'Europa è sotto il controllo di Napoleone. Francia, Berlusconi. Belgio, Olanda, Piemonte, Stato della Chiesa e Coste della Croazia costituiscono l'impero. Spagna, Stati del Reno, Regno d'Italia, Regno di Napoli e Gran Ducato di Varsavia, formalmente autonomi, sono sotto il diretto controllo francese. Ma la dominazione francese non è sempre ben accetta, anzi, in certi paesi come la Spagna c'è una costante ribellione contro le truppe di Napoleone. La conquista qui è stata difficile, con gravi perdite e sconfitte, e l'imperatore stesso è dovuto arrivare di persona con un nuovo esercito per raddrizzare la situazione. Ma la resistenza interna e le truppe inglesi sbarcate in Portogallo obbligano Napoleone a presidiare la Spagna con una grossa parte delle sue truppe. E questo gli impedisce di avere mano libera per agire nel resto dell'Europa contro i suoi tradizionali nemici. Le repressioni e gli orrori della guerra che Goya testimonierà nei suoi dipinti creano una situazione disastrosa. In Spagna e Portogallo, in questa guerriglia, muoiono 50.000 soldati l'anno. quanto tutti i morti americani nella guerra del Vietnam. Ma con l'Austria non è finita. L'imperatore austriaco torna ad attaccare e l'armata di Napoleone deve rimettersi i fucili in spalla e ripartire in marcia. Costruire ponti di barche con rapido era una specialità dei genieri di Napoleone. Con questo sistema diventava possibile attaccare di sorpresa il nemico in qualunque punto e giocare d'astuzia. Ma anche il nemico aveva finito per imparare la lezione e il modo di rispondere a questi attacchi. Musica Naturalmente questi scontri, queste battaglie comportavano un alto numero di feriti gravi e di morti naturalmente e i feriti dovevano essere curati sul campo con molta rapidità e Napoleone aveva allestito un sistema molto efficiente di soccorso medico. Noi abbiamo proprio qui un medico napoleonico, in realtà è il dottor Nicola Cosentino di Bologna, specialista in oculistica, molto specializzato anche in storia della medicina. medicina militare, ci ha portato qui la sua cassettina per mostrarci quali erano gli ingredienti dell'epoca per curare i feriti, ma non solo. Certo. Allora, queste boccettine, perché alt'epoca non c'erano disinfettanti, cosa si usava? Beh, si usavano varie sostanze come queste, che erano contenute in boccette di vetro, e questo per esempio è oppio, l'oppio veniva usato molto spesso come analgesico, sia per via topica, sia per via anche sublinguale. Ecco, per aiutare un po'. poi il dolore. Certo. Invece questa polvere gialla? Beh questa polvere gialla è zolfo, è la funzione di disinfettante, è un caustico praticamente che veniva usato insieme a tanti altri disinfettanti come per esempio gli alcoli in generale o il vino. Le infezioni comunque galloppavano malgrado il vino, l'aceto e lo zolfo. Assolutamente sì. Vedo un inquietante siringone. Questo è uno strumento particolare ed è un clistere, veniva molto usato in allora ed era una delle terapie mediche. più frequenti perché l'idea era quella di togliere il male dall'interno del corpo noi adesso abbiamo un breve filmato che mostra un po' un intervento sul campo, è una simulazione in cui lei si interviene rapidamente arriva un ufficiale medico con il perito in questo caso un granatire della guardia imperiale di Napoleone il chirurgo prontamente va a verificare se la palla è ancora ritenuta nell'addome attraverso un dito molto semplicemente come si faceva in allora perché bisogna essere Estrarla per evitare che corpi estrani. Assolutamente, quindi lava la ferita con acqua fredda come si faceva per le ferite d'arma da fuoco. A questo punto tampona con delle spugne imbiamute di vino o aceto. Quindi usa un estrattore particolare per asportare la palla dall'addome. Bisogna dire anche che c'era la coda fuori. Controlla infatti che i lembi del tessuto in esso ritenuti siano tutti presenti e quindi cerca di medicare la ferita. Qui naturalmente è stato sciocco. E qui purtroppo, vedete, perdiamo un granatire della guardia. A questo punto il chirurgo usa uno strumento di uso di un'unica forma, L'ultima generazione per l'epoca napoleonica, lo stetoscopio, il famoso stetoscopio di Leineck, per controllare il battito cardiaco, ma purtroppo non c'è nulla da fare. All'epoca molti dei feriti in realtà morivano, le speranze di uscire da questa sala erano poche. Ecco qui noi abbiamo ora vari strumenti chirurgici, questo è proprio per estrarre delle pallottole. Questo veniva usato in questa maniera e andava a prelevare la palla di piombo e quindi la portava all'esterno. Una specie di grinfia meccanica, qui lei invece ha degli strumenti per chirurgie molto più invasive diciamo. Questo è un grande tagliente che serviva per appoggiarsi, vedete che la parte superiore è piana, questo ha lo scopo di poter appoggiare la seconda mano del chirurgico. chirurgo e quindi affondare il taglio delle parti molle prima dell'amputazione qui c'è una specie di tagliacarne esatto e beh questo anche questo serviva per tagliare soprattutto delle parti diciamo così più resistenti e poi delle seghe vari tipi di seghe questo intanto che cos'era questo è un trapano per la trappanazione cranica e questa specie di rubinetto è questo rubinetto particolare perché se lei permette per questa amputazione esatto il laccio veniva stretto al di sotto, mentre invece il rubinetto andava proprio avvitato in questa maniera. Quindi si creava praticamente una doppia pressione, inferiore e superiore all'arto. Per fermare la circolazione del sangue? Esattamente. E quindi poter tagliare questo punto? Si poteva usare anche un altro strumento, come per esempio questa pinza, ideata da Persi, che aveva la funzione di bloccare la flusso di sangue dell'arteria. E' quello che si usa anche oggi in chirurgia. Esattamente. E poi c'erano queste varie seghe. che ha un'impugnatura particolare. Questa è un'impugnatura particolare, è un'impugnatura francese, manico di pistola, così come si suol dire, e questo ha la funzione di impugnare più solidamente la sega. per amputare. Senta, queste operazioni richiedevano tempi brevissimi perché era importante fare tutto molto in fretta. Certo, era la rapidità del chirurgo che salvava la vita umana e quindi ecco il perché erano strumenti diciamo così all'avanguardia per l'epoca. Pochi minuti per fare una amputazione? Assolutamente sì, pensate per esempio nella battaglia della Moscova, Larry amputò più di 200 arti in una sola giornata. Quindi questo selviva? sia per evitare gli shock ai soldati, ma anche per poter fare tante operazioni, perché c'era un numero immenso di feriti di morte. Napoleone, molto spesso quando poteva, era vicino ai suoi soldati in questi momenti drammatici. Anche per questo era amato. Sei tu, speravo proprio che venissi a trovarmi, aspettavo che tu fossi qui per andarmene. Andartene? E dove credi di andare senza le gambe, pezzo di idiota? All'inferno, è lì che si va, quando si è fatto quello che ho fatto io. Le carneficine, gli orrori. Anche tu saprai che cosa è l'inferno, quando ti ritroverai da solo, dopo aver fatto uccidere tutti i tuoi amici. E se non si faranno uccidere, ti abbandoneranno e possono più. Nessuno osa dirtelo, ma io sì, perché anche se è a causa tua... Che sono qui, sul punto di crepare. Questo non mi impedisce di volerti bene. Perciò, ferma questa guerra. Ferma questa follia. È il 1810 e Napoleone ha bisogno di pace, non perché miri a chiudere una esistenza passata tra l'odore della polvere dal sparo e quella della cancrena, ma perché è impegnato su troppi fronti. Ha bisogno di pace. Ha bisogno di chiudere le ostilità all'est con l'Austria dopo averla nuovamente sconfitta. Ne parla con i suoi consiglieri. Per arrivare a un periodo di relazioni pacifiche, cosa c'è di meglio di un matrimonio? Per esempio sposare Maria Luisa, che è la figlia del suo grande nemico, l'imperatore Francesco I di Austria. A noi può sembrare un po' sconcertante un matrimonio di questo tipo, ma la cosa va effettivamente in porto. Napoleone divorzia da Josephine e Maria Luisa parte per la Francia per un fastoso... matrimonio di Stato. Qualcuno ha fatto notare che Napoleone, partito come ufficiale al servizio della rivoluzione, dopo essere diventato lui stesso un monarca, cioè un imperatore con diritto ereditario, Sposando Maria Luisa diventa genero dell'imperatore d'Austria e, paradossalmente, nipote d'acquisto di Maria Antonietta. Ma tant'è, le vie della politica sono infinite. Maschio Sir E' mia moglie E' spostata ma vivrà Grazie Cordisaro Tutto bene, vedrai, è vivo! Un lenzuolo, presto, presto, si! Musica Musica Ordinanza! Il cannone presto, 101 colpi per salutare la nascita di mio figlio. Dagli ordini sì! Nasce così finalmente l'erede al trono, Napoleone II, soprannominato l'Aiglon, cioè l'Aquilotto. Verrà proclamato re di Roma, ma avrà vita breve, morirà all'età di soli 20 anni. 21 anni, a Vienna, senza quasi aver conosciuto suo padre e allevato in un ambiente di cultura tedesca. Quello che è meno noto è che Napoleone ebbe altri due figli, uno da una giovane spagnola, Eleonore de Noël, che gli diede un maschio che Napoleone andava a trovare di nascosto, travestito con abiti borghesi. Ebbene signore, il mio valletto dice che vi siete presentato come inviato dall'imperatore per vedere... Mio figlio, sì. Sì, finalmente. Napoleone eleva a rango di conte il piccolo Leon e gli assicura un lascito nel testamento. Letizia, la madre dell'imperatore, se ne prende cura a lungo e molti lo assistono nel corso della sua vita. Ma Leon dissipa tutte le sostanze fra avventure galanti, debiti di gioco e attività fallimentari, tanto da essere persino imprigionato. Padre di quattro figli, muore povero nel 1881 all'età di 65 anni. Anche Maria Valevska dà alla luce un figlio di Napoleone che avrà un destino migliore. L'incontro galeotto confermato dagli storici avviene a un ballo nel Castello Reale di Varsavia il 7 gennaio 1807. Un biglietto per la Contessa Walewska. Non ho visto che vuoi. Non ammiro che vuoi. Non desidero che vuoi. Maria, moglie dell'anziano Conte Walewski, ha un temperamento riservato e in principio non cede al corteggiamento di Napoleone. Ma presto, alla prudenza, si sostituisce l'amore e i due amanti vivranno una stagione felice tra la Polonia e l'Austria. A settembre del 1809, Maria si accorge di aspettare un figlio dall'imperatore. Nel maggio del 1810 partorisce un maschio che assume il cognome Walewski. Alessandro, non è vero? Me l'avete scritto. Un bambino incantevole, così biondo, così... Così polacco. La passione di Napoleone per Maria Valevska si spegne nel tempo. Lei invece gli resta devota per sempre e vorrebbe seguirlo fino a Sant'Elena. Ma l'ex imperatore si oppone e non vedrà più né lei né il figlio. Maria. muore all'età di 31 anni. Secondo le sue ultime volontà, il corpo viene sepolto in Polonia, ma il cuore resta a Parigi, dove è ancora conservato in un'urna al cimitero per la chaise. Alexander, fisicamente somigliante a Napoleone, rivendica con orgoglio il cognome Walewski e non accenna mai al vero padre anche se mantiene contatti con i Bonaparte. Amante delle donne e avventuroso, diventa un brillante diplomatico e il cugino, Napoleone III, lo nomina ministro degli esteri nel secondo impero. È il signito della legion d'onore e del titolo di duca. I suoi numerosi discendenti diretti, i conti Walewski, vivono prevalentemente in Francia. Ma in Corsica vive anche un discendente indiretto di Napoleone, il pronipote di un fratello dell'imperatore Porta anche lui il nome di Napoleone ed è vice sindaco ad Aghiaccio, la città d'origine della famiglia Bonaparte Io scendo da un fratello di Napoleone Bonaparte, appartenente al ramo cadetto, Girolamo Bonaparte, re di Vesfalia. È l'ultimo ramo ancora sopravvissuto nella nostra epoca della famiglia Bonaparte. Ho una grande ammirazione per la storia di Napoleone Bonaparte e per le sue imprese. A mio avviso sono le imprese di un conquistatore militare, ma forse si tratta soprattutto dell'opera di un uomo politico che ha saputo mettere a frutto le conquiste della rivoluzione francese in Francia, in Italia e in molti altri paesi europei. Napoleone ha vissuto in Corsica fino a vent'anni circa. Questo periodo è molto importante per capire il personaggio di Napoleone, le sue reazioni personali, la sua psicologia e la sua politica. Ho per Napoleone Bonaparte un'ammirazione familiare. ammirazione storica, ma non mi identifico con lui, siamo due persone diverse e penso che questo vada bene sia per lui sia per me. Nel giugno del 1812 la grande armata marcia contro la Russia. Napoleone vuole chiudere la partita con lo Tsar che si è alleato con l'Inghilterra in una nuova coalizione contro di lui. E questa è l'ultima follia, l'attacco alla Russia, il più grave errore di tutta la sua carriera di stratega. Napoleone vuole farla finita con uno zari in fido mostrando tutta la sua potenza. Parte con 600.000 uomini, i cavalli sono ben 110.000 e i pezzi d'artiglieria oltre 600. Mai si era visto un esercito di queste dimensioni. Dopo aver percorso 450 chilometri in poco più di un mese, l'esercito ha già perso decine di migliaia di soldati, tra morti, feriti, malati e disertori. La decisione più saggia sarebbe quella di tornarsene indietro, ma Napoleone decide di proseguire. La strada per Mosca è libera. È una città morta. Non si muove niente. Signori, andiamo. Ma la grande armata si rende conto che sta conquistando un guscio vuoto. A Mosca, Napoleone entra con poche decine di migliaia di uomini. Nelle strade non c'è resistenza. È una città fantasma. L'Europa intera tremerà quando si saprà che abbiamo preso Mosca. Finché non avremo lo Tsar, non avremo la Russia. Sire, sono stati... riempiti di micce collegate a degli stracci inutili di zolfo e catrane. E così sono bastati pochi uomini pronti a sacrificarsi. Tutte le pompe antincendio sono state sabotate. In meno di due o tre giorni Mosca sarà un mucchio di cedro. Napoleone rimane un mese a Mosca, ma non può fermarsi oltre. Deve tornare indietro rapidamente prima che arrivi l'inverno. I soldati in questa landa desolata non trovano cibo, i riformati I rinforzamenti sono lontani, si sentono in trappola. Comincia la marcia di rientro in Francia, ma è troppo tardi. raccogliendo truppe per la controoffensiva, decide di prendere la strada del ritorno. Il 19 ottobre circa 100.000 uomini lasciano Mosca dopo solo un mese dal loro ingresso, ma le truppe russe di Kutuzov li aspettano sulla strada per Kaluga. Napoleone, dopo aver perso 4.000 soldati, decide di percorrere la stessa strada fatta durante l'invasione, ma lungo il percorso la grande armée deve fare i conti con il peggiore dei nemici, il generale Inverno. La temperatura scende a meno 12, la neve accentua le difficoltà negli spostamenti. Il 13 novembre i francesi, quando entrano a Smolensk, sono ridotti a poco più di 40.000 unità. Dopo una breve sosta viene ripresa la marcia verso Vilnius. L'attraversamento della Beresina è possibile soltanto grazie alla costruzione di due ponti, dal momento che il fiume non è ghiacciato. Metà dell'esercito va persa. Solo 20.000 soldati riescono a proseguire il loro cammino in quelle lande innevate, ma lo stellicidio continua. Murat, al quale Napoleone ha lasciato il comando prima di correre verso Parigi, riesce a condurre a Vilnius l'8 dicembre 13.000 uomini, destinati a subire temperature prossime a meno 30 gradi. Li attende ancora una settimana di stenti prima di attraversare il Nimen, che segna il confine tra la Russia e il Gran Ducato di Varsavia. Le cifre della disfatta napoleonica sono crude ed eloquenti. Un grafico come questo è più eloquente di cento discorsi, è una vera ecatombe e per Napoleone è l'inizio della fine. Intanto perché gli viene a mancare quello che ha sempre rappresentato la sua vita? sua vera forza, l'unica forza, cioè l'esercito, ma anche perché un disastro come quello della campagna di Russia viene a incidere profondamente sulla sua immagine, immagine di condottiero vincente. e anche sulla sua popolarità. Un grande leader può perdere, ma non in questo modo. Napoleone capisce che è nell'angolo, ma non si vuole arrendere e chiama alle armi tutti quelli che sono ancora disponibili. Sa che a questo punto non può imporsi con la guerra, ma vuole almeno imporre la sua pace, perché ha bisogno di tempo per riprendersi. Ma nel suo incontro con l'inviato dell'imperatore d'Austria, il famoso... Il famoso principe Metternich, che in seguito poi guiderà lungo la diplomazia austriaca, si rende conto che la musica è cambiata. Temo Metternich che mi abbiate capito male. Io non chiedo la pace a nessuno, la faccio, o meglio, la impongo. Io penso che la Francia non sia nella posizione di imporre niente a nessuno, Sire. Tutti sanno che avete perso gran parte delle vostre truppe in Russia. Osereste dunque ingiungermi di rinunciare alle mie conquiste in Europa e di riportare la Francia entro i confini che aveva prima? Durante tutti questi anni migliaia di francesi sarebbero dunque morti per niente. Voi siete pazzo. Il vostro imperatore è diventato pazzo. Credete che accetterò? Venite, voglio mostrarvi una cosa. Questo è uno dei miei nuovi reggimenti. Nuovi soldati giocattolo, volete dire? Porterete questa risposta al vostro padrone? Se l'Austria mi dichiarerà guerra, io seppellirò Vienna sotto le sue rovine. Sarà la vostra fine, Sire. La sua abilità sul campo è sempre da manuale, ma le forze contro di lui diventano sempre più numerose e accerchianti. È la Santa Alleanza. Sire, noi vi amiamo. Quelli che devono andarsene lo fanno col cuore a pezzi. Per quelli che restano, vi chiediamo una cosa soltanto, la verità. Abbiamo perso la guerra, non è vero? Perché perso? Perché il nemico dispone di forze considerevoli? Ho delle truppe di riserva sufficienti per lanciare una controffensiva. E poi guardatemi bene. Sono forse meno determinato che ad Austerlitz, a Jena o a Wagram? Allora, se non sono cambiato, di cosa avete paura? Cosa dite in generale? Che cosa avete da borbottare? Dice Sire che una controffensiva è impossibile. Riusciamo a manapena a tenere le posizioni. Sarebbe forse più ragionevole ripiegare in buon ordine per difendere la Francia. Dopo alterne vicende, nel 1814 gli eserciti dell'alleanza entrano in Francia e puntano su Parigi. Anche i suoi marescialli stanno per lasciarlo. Parigi è ormai minacciata e bisogna fuggire. È l'8 febbraio 1814 e al Palazzo delle Tueri si trasloca a tutte velocità. Tutto sta crollando di colpo. Sire, Generale Béliard, che cosa fate voi qui? Mi manda il maresciallo Marmont, Sire. Sono venuto a cercare gli alloggi per le truppe che devono evacuare la capitale. Evacuare la capitale? Voi siete pazzo, Generale! C'è mio fratello Giuseppe alla difesa di Parigi e non penso che si arrenderà tanto facilmente. Ha già firmato la resa, Sire, e ha dato anche l'ordine di ritirare le truppe. Non importa se l'armata ripiega, il popolo non si sottometterà. I parigini staranno con me. Inciterò a prendere le armi per cacciare il nemico. La battaglia di Parigi sarà decisiva. Non ci sarà nessuna battaglia di Parigi, sì. È troppo tardi. È finita. Hanno firmato la resa e vostra maestà è tenuta a rispettarla. La Francia ha dato la sua parola, Sire. Napoleone si accanisce a voler ancora combattere. È completamente fuori dalla realtà, come certi dittatori che si ostinano a non arrendersi, sacrificando fino alla fine i loro uomini. Sire, i Cossacchi sono entrati a Parigi. La gente sarà pronta a qualunque tradimento pur di proteggere la città. Hanno persino applaudito il decreto degli alleati che chiede la vostra abdicazione. Abdicazione alle seguenti condizioni. Non c'è bisogno di leggerle per sapere che sono inaccettabili. A questo punto Napoleone, come altri dittatori in passato, cerca di uccidersi, proprio qui, al castello di Fontainebleau. Vostra maestà! Maestà! Oh mio dio! Maestà! Aiuto! Aiuto! Sì, e voi dovete vivere. Chiamate il dottor Ivan, presto! Sì, signore. Ecco, bevete, sì. Bevete, sì. Prendo dell'altra acqua, dal tentato suicidio con una fiala di veleno che portava sempre su di sé dalla campagna di Russia, ormai è rimasto solo. Sul trono è salito Luigi XVIII, che è il fratello del re pigliottinato 22 anni. prima e si rivolge per l'ultima volta ai suoi fedelissimi. È un momento commovente e anche terribile per tutti, dopo tanti anni passati insieme sui campi di battaglia, dopo tante vittorie e momenti di gloria, è la fine. Tutto sembra allontanarsi e scomparire. Addio miei soldati, conclude Napoleone, vorrei stringervi tutti sul mio cuore. Poco dopo lascia la Francia e parte per l'isola d'Elba. I luoghi dove visse Napoleone sull'isola d'Elba per appena dieci mesi esistono ancora e sono cambiati pochissimo e questo ci consente a 200 anni di distanza di fare un salto indietro nel tempo e di vedere quello che vedeva nei suoi occhi ma anche di entrare nella sua mente per capire come pensava. Non pensate ad un uomo ridimensionato, anche se in esilio può ancora freggiarsi del titolo di imperatore e condurre lo stesso stile di vita che aveva a Parigi, o quasi. Quindi su quest'isola porta tutto quello che aveva attorno fino a poco prima, soprattutto i collaboratori. Cambron, quella signora non sta ballando. Dovete invitarla. E così dalle navi sbarca un piccolo esercito di ufficiali e soldati che garantiscono la sua incolumità. E poi addetti alla sua persona. Ecco arrivare anche maggiordomi, cuochi, sommelier, valletti, staglieri, muratori, giardinieri. All'Elba Napoleone scelse due abitazioni distinte. Esattamente come in Francia aveva una residenza di campagna, Villa San Martino, l'equivalente di Malmaison. e una di città, la Palazzina dei Mulini, che era l'equivalente del famoso palazzo di Letuerie, ma a Portoferrari. Entrambe le dimore hanno una posizione davvero straordinaria sull'isola. Noi ora ci troviamo nella Villa dei Mulini, che come dice il nome, in realtà erano dei mulini che Napoleone fece ristrutturare, anzi addirittura fece costruire un piano superiore, dove ci troviamo noi ora adesso, chiamato in questo caso il Salone delle Feste, ma c'erano altri ambienti qui vicino. Da quassù si ha una veduta spettacolare da una parte sul porto e dall'altra sul mare, o meglio, sull'entrata del porto, perché in questo modo Napoleone controllava tutti i movimenti delle navi, soprattutto quelle inglesi che pattugliavano a largo. Napoleone segue di persona i lavori di ristrutturazione e di arredamento di queste due dimore ed impone schemi precisi, a tal punto che nelle due case Gli ambienti sono organizzati esattamente allo stesso modo, sempre con la biblioteca vicino, la camera da letto, eccetera. Il modo quasi maniacale fa costruire in serie gli stessi modi, da mettere nelle stesse stanze, negli stessi punti. Di Napoleone l'aspetto, o meglio, l'oggetto più famoso è senza dubbio il suo copricapo. Ne aveva tanti che lasciò un po' qui, un po' là, tant'è che se ne tornano in vari musei. E qui, all'isola d'Elba, usò proprio questo. È un cappello in feltro nero, fa una certa emozione prenderlo in mano. Ed è molto leggero. Anzi, ci si stupisce quasi che riuscisse a andare a cavallo senza che il vento lo portasse via. Ma, insomma, gli isolani lo vedevano arrivare. arrivare proprio con questo copricapo e immancabili ovviamente erano i suoi speroni, questi sono d'argento e si legge molto bene la sua iniziale. Ed è a cavallo che giungeva fin qua a Villa San Martino che è distante, lo vedete appena in circa 5 chilometri da Porto Ferraio. Bisogna dire però che Napoleone qui, malgrado amasse moltissimo questa villa, non vi abitò mai perché i lavori di ristrutturazione non erano ancora terminati. quando lui fuggì dall'elba. Anche questa villa ha molti ambienti e certamente questo è quello più impressionante, è la cosiddetta Sala Egizia. Il pavimento è stato realizzato con un bel gioco di marmi chiari e scuri e al centro c'è questa vasca. all'interno della quale crescevano dei papiri. Tutto attorno, infatti, le decorazioni delle pareti, gli affreschi, ci fanno ricordare l'Egitto. Ci sono delle colonne, ci sono tanti gerogli. geoglifici, sembra quasi di stare all'interno di un tempio e immediatamente fuori ci sono i paesaggi dell'Egitto. Si vede la Sfinge, si vedono anche delle piramidi, tutto questo ci ricorda i momenti felici di Napoleone, i tempi delle grandi conquiste. Forse la testimonianza più impressionante della permanenza di Napoleone qui sull'isola d'Elba è la sua biblioteca. La stragrande maggioranza di tutto quello che vedete è stato scelto da Napoleone stesso la sera della partenza e si vede ancora molto bene la N dorata stampigliata sul dorso. Questi libri, così lontani dai teatri di guerra, ci descrivono un Napoleone molto diverso da quello che siamo abituati a conoscere. Un Napoleone, per esempio, che sfogliava dei dizionari di scienze naturali, dizionari di 200 anni fa, sui quali non c'era, per esempio, ancora la parola dinosauro. Si vedono dei libri sulla botanica, sull'architettura, sulle finanze, sul diritto. Questi libri ci dicono qualcosa di particolare, cioè che Napoleone, appena arrivato sull'isola d'Elba, non perse tempo. cominciò a riorganizzare tutta l'isola, tutta la vita degli isolani. Per esempio ristrutturò delle case, un teatro, riorganizzò tutto il sistema viario dell'isola e stabilì persino a che ora si potesse buttare l'immondizia. Molti di questi aspetti esistono ancora oggi e sono dei piccoli monumenti alla sua instancabile attività. Il 26 febbraio del 1815 Napoleone organizza un gran ballo di carnevale proprio qui, nella sua residenza dei Mulini. È una bella astuzia, è sotto gli occhi di tutti, infatti nessuno sospetta che stia tramando qualcosa. E invece, finita la festa, salutati gli ospiti, in piena notte si imbarca su una nave e lascia l'isola d'Elba. Secondo alcuni in realtà gli inglesi sapevano tutto, avevano chiuso un occhio per qualche motivo permettendo la sua fuga. E questo era una specie di balcone. ballo da Dio, non lo sapremo mai. Quello che è certo però è che si imbarca su un brigantino Lanconston, riverniciato in modo da assomigliare a un vegliero inglese e parte per la sua ultima grande avventura. E' con pochissimi seguaci che Napoleone sbarca sulla costa francese, a Saint-Juan. Dei pescatori locali non credono ai propri occhi quando vedono arrivare l'imperatore. E' un momento cruciale per Napoleone, per capire gli umori dei francesi. Sire, abitiamo qui vicino. Se volete della gente che vi aiuti, prendete i miei figli. Hanno solo 9 e 10 anni, ma sanno già cavarsela. Io ho uno scloppo nel mio capannone, datemi il tempo. tempo di andarlo a prendere. Non avrai bisogno di usare un'arma. Ho intenzione di riprendere il mio trono senza versare una sola goccia di sangue francese. Questo grido si ripeterà cento, mille volte man mano che risalirà la Francia. A Parigi la notizia della fuga dall'elba di Napoleone crea sconcerto e allarme. Bisogna subito fermarlo prima che sia troppo tardi e qui avviene un episodio incredibile. Il maresciallo Nè, uno dei più stretti collaboratori di Napoleone che dopo la sua caduta si era allineato con il nuovo regime accetta di andare a fermarlo anzi, pronuncia una frase rimasta famosa Ma ecco quello che succede Sire, ve ne prego, mettetevi al riparo dietro agli uomini e lasciate che io tenti di parlamentare. Con le armi alla mano? Lasciate perdere, Cambron. Ma Sire! Oh, merda. Che dite? No, niente. Riconoscono i segni. È il quinto di linea, è Denne che lo comanda. Soldati! Pronti al fuoco! Soldati! Piedar! Maresciallone! Soldati del quinto di linea! Sono il vostro imperatore! Al mio comando! Fuoco! Sotto ufficiali, prendete i nomi di quelli che non hanno sparato! Saranno accusati di ribellione di fronte al nemico e fucilati! Che altri prendano il posto dei ribelli! Soldati! Se qualcuno di voi vuole uccidere il suo imperatore... ...eccomi qua! Ce l'hai messo di tempo, una volta venivi per primo a prendere i miei ordini. Tieni da quella imbecille, sennò con che difenderai il tuo imperatore? Da quel momento l'avanzata verso Parigi diventa una passeggiata, triunfante. E' lui, è lui, è Napoleone! Ho predisposto tutto per la fuga di vostra maestà. La partenza, signore. Io non sono Luigi XVI e non intendo ricominciare la penosa epopea della fuga a Varenno. E questa volta è Luigi XVIII che deve scappare di corsa. Professor Lucio Villari colpisce il fatto che Napoleone, in questa sua marcia di avvicinamento, trova un crescente consenso. Lui sconfitto. però ritorna tra gli applausi a Parigi. Ed è un consenso che aumenta man mano che la sua carrozza raggiunge Parigi. E i soldati che vengono mandati contro di lui fraternizzano e si rivolgono. Inneggerono l'imperatore. Napoleone era stato sconfitto non da una rivoluzione interna, ma era stato sconfitto dalle armate straniere, quindi rimaneva ancora intatto il simbolo della patria, dell'unità nazionale e della superiorità. Anche perché poi il re che era stato imposto era un re che non aveva... saputo creare intorno a sé un consenso. Ah, era un re che per quanto francese era però un re fantoccio, cioè messo su dai vincitori. E questo è molto importante per capire, diciamo, questo entusiasmo. E questa psicologia che... questo carisma che Napoleone ha saputo da... però la cosa che colpisce che non è soltanto una questione di consenso è che poi i soldati e altri cittadini si rimettono il fucile a spalla e ripartono verso altre campagne campagne dopo tutti i massacri che c'erano stati negli anni precedenti. Sì, ma quei massacri avevano fatto grande la Francia per la prima volta nella storia, grande, egemone, importante e questo contava molto. Quindi era quel concetto di grandeur della Francia che poi ha fatto strada e ancora continua. Certo. Grazie professor Fiori. Grazie. I quasi vent'anni di campagna militari e battaglie combattute tra Napoleone e gli eserciti coalizzati contro di lui rappresentano un bagno di sangue senza precedenti. Waterloo è solo l'ultimo atto di una tragedia che per decenni ha devastato l'Europa falciando un numero impressionante di vite umane. Quanti soldati sono morti? È difficile fare calcoli precisi. Contando solo i caduti in combattimento dalle due parti si arriva a circa 3 milioni di morti, numero numero che raggiunge i 5 milioni di morti includendo anche i civili. Ma moltissimi sono stati feriti, gli amputati, gli invalidi, senza contare i morti per malattie, epidemie, freddo, sfinimento, guerriglia. Una cifra che diventa ancora più impressionante se si pensa che gli abitanti dell'Europa erano all'epoca circa un quarto di quelli attuali e che quei giovani rappresentavano la parte più vitale della popolazione. Dopo la disfatta, Napoleone si rifugia qui alla Malmaison, dove in passato trascorreva i suoi giorni felici con Joséphine, l'amata Joséphine, che nel frattempo è morta. Non pensa di finire prigioniero degli inglesi, progetta di andare in America, di studiare i fenomeni naturali, di diventare uno scienziato. Ma le cose vanno in modo molto diverso, con la promessa di poter vivere in una casetta in Inghilterra. sale su una nave britannica ed effettivamente gli verrà data una casetta in territorio britannico. Ma qui, in mezzo all'Atlantico, all'isola di Sant'Elena, un'isola così remota e sperduta da rendere impossibile ogni tentativo di fuga. Partendo dalla città sudafricana di Cape Town, oggi è possibile viaggiare verso Sant'Elena comodamente anche con navi da crociera. isola è infatti ancora raggiungibile solo via mare. Napoleone vi arrivò dall'Inghilterra dopo 70 giorni di navigazione. Dominio inglese dal 1659, l'isola che si estende con una superficie di appena 122 km2, ha come unico punto di attracco il suo capoluogo, Jamestown, incastonato in una baia riparata in una delle strette valli. Come ai tempi di Napoleone, la vita di questa sperduta cittadina si svolge intorno a poche strade principali, con ritmi abbastanza tranquilli. Sant'Elena è una delle isole abitate più remote del mondo. Il suo cuore verde e rigoglioso è circondato da scogliere di roccia vulcanica alte anche 30 metri che rendono l'isola praticamente inespugnabile. Nella zona interna, chiamata Longwood, Napoleone trascorre tra l'ottobre 1815 e il maggio 1821 i suoi ultimi anni di vita. Durante questo periodo l'imperatore avrà il tempo di raccogliere nel famoso memoriale di Sant'Elena le sue riflessioni e di raccontare le vicende più importanti della sua vita. Ecco la residenza in cui viene confinato Napoleone. Sull'isola è libero di muoversi. In realtà è come se si trovasse in un carcere di massima sicurezza sorvegliato a vista da un piccolo contingente militare inglese. Non ha subito alcun processo o condanna, ma qui praticamente sta scontando un ergastolo. La Sant'Eline infatti non uscirà più se non dopo la morte. Napoleone muore sei anni dopo essere arrivato sull'isola, il 5 maggio del 1821, a soli 52 anni. Accanto a lui sono rimasti alcuni fedelissimi che hanno scelto di seguirlo in quest'isola remota per rimanergli accanto. testa armata Le 5.49. Ma qual è stata la causa della morte? Il dottor Anton Marchi, che lo assisteva a Sant'Elena, compì un'autopsia ed esiste una relazione dettagliata. Il cadavere è stato giusto da 20 ore e mezza. Ho proceduto all'autopsia, ho avuto la poitrine e ecco cosa ho osservato di più remarcabile. Ed ecco quello che di più rimarchevole, come scrive Anton Marchi, trova aprendo l'addome di Napoleone. Una perforazione allo stomaco e la presenza nelle pareti interne dell'organo di un'ulcera cancerosa, confermata anche nel diario del medico inglese Walter Henry. Ma queste conclusioni non sono condivise da tutti e ancora oggi si ipotizza persino un avvelenamento da arsenico. In proposito si citano tra l'altro varie analisi effettuate a più riprese sui capelli di Napoleone, da cui risultano tracce del veleno. Si accusano gli inglesi e i monarchici francesi di complotto, ma anche un presunto avvelenatore, il conte de Montolon, vicino a Napoleone nell'esilio. L'ex imperatore avrebbe infatti avuto una relazione con la moglie dell'aristocratico, Albina. L'arsenico inoltre era di facile reperibilità all'epoca, ma era verosimilmente contenuto nella carta da parati delle stanze, quindi rendeva possibile un avvelenamento ambientale. Ma c'è ancora un'altra ipotesi. Le terapie inadeguate alle quali è sottoposto Napoleone negli ultimi mesi di vita. Gli vengono ad esempio somministrate dosi massicce di due farmaci che compromettono il già grave quadro clinico, il tartaro emetico, un potente purgante che contiene antimonio, lesivo per le pareti dello stomaco, e il cloruro di mercurio, che induce vomito di sangue misto ad altre sostanze. Il 2 maggio. Su prescrizione del dottor Archibald Arnott e contro il parere di Anton Marchi, Napoleone assume 10 grani di cloruro di mercurio contro i 5 di una dose normale. Alcune ore dopo ha violente contrazioni addominali, seguite da un collasso e morirà il 5 maggio tra grandi sofferenze. Il corpo di Napoleone viene sepolto nel piccolo cimitero di Sant'Elena e solo dopo 19 anni, nel 1840, viene riportato qui in Francia e oggi i suoi resti riposano. in questa monumentale tomba in porfido rosso che è stata collocata qui al Palazzo degli Invalidi a Parigi, il grande centro di accoglienza destinato a ospitare soldati feriti e mutilati. Le barriole di Torreone sono racchiuse in una serie di bare, una dentro l'altra. La prima è di Ferrobianco, poi una di Mogano, due di Piombo e l'ultima più esterna di Ebano. Intorno sul barman sono incisi i nomi delle sue grandi vittorie. Si chiude qui l'avventura umana del giovane ufficiale corso Bonaparte, figlio della rivoluzione e divenuto poi monarca assoluto, osannato e odiato, portatore di lutti ma anche di fermenti ideali. Le baionette dei suoi eserciti hanno seminato in Europa distruzioni, ma hanno anche portato idee nuove, che hanno poi fatto la loro strada. Ogni anno, il 5 maggio, giorno della sua morte, delle cerimonie commemorative avvengono qui, mentre curiosamente il sole tramonta proprio dietro l'arco di trionfo. I corpi dei suoi soldati invece non hanno sarcofagi, sono sparsi un po' ovunque sui campi di battaglia, bruciati o ammocchiati in fosse comuni. E ogni tanto, scavando nel terreno, si trova ancora qualche frammento arrugginito di insegna o di aquila imperiale di quella che fu la Grande Armée. Grazie per averci seguito. Buonasera. è proprio la giornata giusta e la telefonata come sempre non è impegnativa voi telefonando prenotate una visita a casa vostra di un incaricato che arriverà vi porterà stile pentole ma anche tutti gli altri prodotti voi telefonando