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Filosofia del diritto e guerra in Hegel

Allora iniziamo questa discussione della opera Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel che ci porterà poi in conclusione a discutere del problema della guerra come lui lo vede. Questa opera è un'opera molto importante perché Hegel ha pubblicato durante la sua vita solamente quattro opere tra cui questa. Altre sono raccolte di appunti, articoli, ma le opere fondamentali che lui ha pubblicato sono quattro, cioè la logica, l'enciclopedia, la fenomenologia dello spirito e la filosofia del diritto. La filosofia del diritto è del 1821 ed è forse quella in cui Hegel dà i contributi più originali. Ora, siccome, come sapete bene, Hegel è un filosofo fortemente... sistematico per collocare la filosofia del diritto i rapporti fra gli uomini la società gli scontri fra gli stati cioè la guerra dobbiamo brevemente accennare a tutto il sistema capire la filosofia del diritto che tratta dello spirito oggettivo dove si colloca allora a questo scopo io vi ho fatto avere un piccolo schema che che è uno schema che sintetizza tutta la struttura del sistema di Hegel. Ora, Hegel appunto fonda l'idealismo logico, quindi per lui la base della realtà La sostanza della realtà è una sostanza ideale, ideale nel senso platonico, cioè i modelli delle cose, le strutture logiche della realtà precedono la realtà. Scusate, questo io lo do un po'per scoprire. scontato perché dobbiamo affrontare la filosofia del diritto, ma voglio dire, scusatemi l'estrema semplificazione, prima dell'acqua reale, prima dell'acqua che posso bere da questo bicchiere o che vedo scorrere nel fiume, c'è H2O, c'è la formula dell'acqua sulla base della quale può nascere acqua fino alla fine dei tempi, l'acqua che conosco sensibilmente è semplicemente una manifestazione di qualche cosa. che ha una struttura in qualche modo logico-matematica. Quindi Hegel sostiene che la realtà materiale è impregnata di idea, dove per idea non si deve pensare a quello che comunemente pensiamo noi, c'è qualcosa di arbitrario, di soggettivo, di avvenuto un'idea. Tu hai avuto una buona idea, tu hai avuto una bella idea, eccetera, ma è dal verbo orao, radice id, in latino vid, video, è qualcosa che si vede, cioè l'idea è una struttura reale. più reale della materialità stessa, o meglio è una struttura logica ideale che permea di sé la realtà materiale. Perché sottolineo con forza questo fatto? Perché Hegel è il fondatore dell'idealismo logico, ma Hegel è sostanzialmente un grandissimo realista. Non vi vorrei confondere sui termini, lui fonda l'idealismo, ma lui vede l'idea come fondamento decisivo della materialità, tanto è vero che lui è molto, per quanto riguarda la filosofia del diritto della politica, è molto d'accordo con Machiavelli, il nostro grande realista. Quindi state attenti a non pensare che siccome si chiama idealista è un sognatore. No, Hegel è uno molto concreto. Lo dico perché purtroppo la conclusione del nostro discorso Sarà una conclusione un po'pessimistica, ve lo anticipo, d'altra parte già lo sapete, per Hegel la guerra è inevitabile. Allora, lui parte dall'idea, cioè il fondamento della realtà è l'idea. Come vedete, come sapete, la prima triade della realtà è idea, natura, spirito. Cioè l'idea è in se stessa, sono le strutture logiche della realtà. che si deve realizzare per forza esteriorizzandosi, quindi l'idea diventa natura. Se volete ne possiamo parlare, ma io lo do un po'per scontato. Tutto quello che è interiore per Hegel si esteriorizza, l'idea si esteriorizza nella natura. La natura, che è l'antitesi dell'idea, perché appunto è la materialità, sviluppa da se stessa delle forme di intelligenza sempre maggiore che culminano nell'essere umano che è lo spirito, quindi per spirito in Hegel si intende l'essere umano, la consapevolezza umana, dalla natura emerge lo spirito, cioè l'essere umano che è un membro della natura che si rende conto della struttura ideale della natura stessa, quindi la natura diventa cosciente di sé nell'essere umano, lo spirito è la sintesi. della materialità della natura e delle strutture ideali, è quello che riconosce l'idealità della natura e così si chiude la prima triade. Ora, lo spirito, prima di tutto, è lo spirito, cioè la consapevolezza dei singoli individui, la cui genesi viene spiegata soprattutto nella fenomenologia dello spirito. maturo quando acquisisce consapevolezza della realtà, però come Hegel dice mirabilmente, quando l'uomo è diventato consapevole della realtà, diventa anche consapevole di se stesso, allora che cosa succede? Che dallo spirito soggettivo, dalle singole individualità, dalle singole coscienze si passa all'incontro o meglio allo scontro fra le autocoscienze, cioè l'uomo diventa consapevole. cosciente del mondo, quando è diventato cosciente del mondo si rende conto che esiste pure lui come specchio del mondo, a questo punto diventa autocosciente, le autocoscienze si incontrano fra di loro e danno luogo allo spirito oggettivo, quindi seguite sempre lo schema, ora dopo lo spirito oggettivo viene la comprensione della natura ideale di tutta la realtà attraverso lo spirito lo spirito assoluto, noi però ci concentriamo sullo spirito oggettivo. Ora lo spirito oggettivo, perché si chiama spirito oggettivo? Perché riguarda le relazioni tra gli uomini, quindi tenete presente questi concetti molto semplici, lo spirito soggettivo sono le singole coscienze individuali, Ora, queste singole coscienze individuali vengono in contatto fra di loro e danno luogo alla comunità, alla società se vogliamo, cioè a quello che si esprime nello spirito oggettivo. Perché spirito oggettivo? oggettivo, perché si manifesta in leggi, in norme, in abitudini che vanno oltre i singoli individui, trascendono i singoli individui, vivono una loro vita oggettiva, indipendente dai soggetti, le leggi di uno Stato, le norme morali sono qualcosa che vive al di là della volontà di Tizio o di Caio, sono oggettive. Quello che è il punto decisivo è questo, ci sono le autocoscienze, ci sono i singoli individui, ma questi individui in che relazione entrano fra di loro? Entrano in una relazione di aggressività reciproca, quindi scusate al di là di tutte le chiacchiere che vengono fatte per sostenere una genesi, come devo dire? pacifica della società, per Hegel all'origine della società c'è quello che ha detto Hobbes, c'è Homo homini lupus, l'uomo è un lupo per l'altro uomo, per quale motivo? Per un motivo che lui ha fondato molto bene teoricamente, io sono autocosciente, ho raggiunto l'autocoscienza, ma come vedo il tu, come vedo l'altro? Non lo posso vedere come autocoscienza, perché autocoscienza, autos significa se stesso, è solamente la consapevolezza che posso avere di me, ma io l'altro lo vedo come una cosa, lo vedo come un'estraneità, come una cosa fra le altre cose e io le cose le adopero, le uso. Allora il rapporto iniziale fra le autocoscienze, la genesi del rapporto sociale, collettivo sta nell'aggressività perché io… Ho consapevolezza di me stesso, ma mica posso entrare nel cervello degli altri. Io ho l'autocoscienza di me stesso, ma l'altro lo vedo come una cosa, come un'esteriorità. Allora, praticamente, io cerco di estendere la mia sfera a discapito degli altri. C'è il rapporto originario fra gli uomini e un rapporto di aggressività reciproca. Questo purtroppo riemerge poi a proposito di quei grandi... di individui che sono gli stati, quindi originariamente l'uomo è un lupo per l'altro uomo, a questo punto solamente la presenza di regole, di leggi, di norme permette la convivenza, ora le Le prime leggi, le prime norme sono quelle giuridiche, quindi come voi vedete nello schema, come già sapete, lo spirito oggettivo si articola prima di tutto in diritto, poi in moralità e poi in eticità. Le prime regole sono le regole del diritto che permettono la convivenza. In che cosa consistono le regole del diritto? Si stabilisce una norma, se la norma viene violata, se c'è un delitto, se c'è un reato, la norma viene ripristinata attraverso la pena. Quindi tenete presente, noi ci soffermiamo solo sui punti principali. Il diritto si articola in un'altra triade, cioè legge o contratto, rottura della legge o del contratto, quindi reato e conseguentemente pena, cioè ristabilimento della legge a un livello di coazione. E'molto importante perché Hegel dice che siccome sono sempre i momenti sintetici, quelli decisivi, la legge vale solamente se vale la pena, se non si punisce. se uno Stato non è capace di punire se le leggi vengono violate, le leggi praticamente non hanno valore, le leggi hanno un vero valore solo nel momento sintetico, cioè in cui si riaffermano con la pena. Ora questa triade, la norma giuridica, la sua violazione, l'antitesi, il reato e la sintesi, la pena è poco allegra ovviamente, ma è interessante. indispensabile per mantenere in piedi la comunità, se le leggi non vengono rispettate la comunità crolla, in questo senso è stato detto giustamente Hegel è d'accordo con Socrate, Socrate addirittura beve la cicuta, si sottopone a una condanna a morte ingiusta perché dice io non posso violare la legge, se io compio una violazione della legge crolla la polis, la legge permette la convivenza. Però la legge è semplicemente esteriore, io rispetto una legge semplicemente perché temo il castigo, la multa, il carcere o la pena capitale, io posso non essere convinto. della validità, dell'opportunità di una legge. Vorrei evadere il fisco, questo lo vogliono moltissime persone. Allora, vorrei evadere il fisco, non lo faccio perché sennò ho una multa che è peggio ancora delle tasse che debbo pagare. Cioè che cosa vuole dire Hegel? Hegel vuole sostenere, sottolineare che il diritto è solo l'inizio dello spirito oggettivo, c'è un insieme di leggi coattive, coercitive che io posso anche non accettare intimamente. Allora, la legge ha una sua, la legge, il diritto, ha una sua antitesi nella morale, che come vedete è il secondo momento. Avrete notato che per Hegel c'è una moralità e un'eticia. Quindi mentre fino a Hegel o uno dice morale o dice etica, dice la stessa cosa, c'è una dottrina del bene, Hegel distingue morale ed etica. La morale che cos'è? È un insieme di norme a cui Noi aderiamo per un'intima convinzione, non sono imposte dall'esterno, sono liberamente accettate da noi. La norma suprema nella nostra civiltà è ama il prossimo tuo come te stesso. Ora di amare il prossimo come se stessi non lo si può imporre, o uno lo sente o uno non lo sente. Quindi praticamente le norme morali sono delle norme a cui noi aderiamo intimamente, spontaneamente, quindi alla sfera dell'esteriorità del diritto si contrappone la sfera dell'interiorità della morale. ci dà delle altre regole, delle norme, le norme morali che ci aiutano a convivere. Ora però la morale per Hegel è parziale, è insufficiente, perché? Perché la morale come Kant ha insegnato, come vi ricorderete, ha il difetto di essere intenzionale, cioè praticamente l'uomo buono, l'uomo virtuoso, l'uomo che vuole fare il bene, la maggior parte delle volte ha intenzione di fare il bene e non ci riesce perché non ha la forza, non ha la potenza, non ha la ricchezza, non ha le capacità, il mondo gli è ostile, questo ve lo ricorderete già è presente in Kant, la morale è intenzionale, la morale è intenzionale, però Kant se la cavava allegramente, basta l'intenzione buona per essere buoni, invece per Hegel come vi ho detto all'inizio della nostra conversazione, l'interiore si deve sempre esteriorizzare, non basta un'intenzione buona, il bene si deve realizzare, allora lui vede una terza sfera cioè la sfera dell'eticità in cui si congiungono sinteticamente esterno e interno l'esteriorità del diritto e l'interiorità della morale e danno luogo a dei legami fra gli individui che sono legami esterni e interni contemporaneamente, è una sfera sintetica, ora questa sintesi diventa più evidente se vediamo come si articola articola l'eticità, l'eticità si articola in famiglia, società civile e Stato, la famiglia dà molto bene l'idea che vuole dire Hegel con l'eticità, la famiglia si costituisce per un motivo spontaneo, per l'amore tra i coniugi, quindi tranne casi patologici ovviamente, ma insomma il matrimonio è frutto dell'amore, è un fatto spontaneo che dà luogo all'aggregazione di due persone, poi con la nascita dei figli diventa una piccola comunità. Questa piccola comunità è retta da valori etici, lasciamo stare la patologia, ma i genitori vogliono bene ai figli, c'è quella che Hegel le chiama con una bella espressione la seconda nascita, l'educazione, il bambino prima nasce fisicamente, poi nasce spiritualmente con l'educazione. Ora, fino a quando... Quando tutto funziona in una famiglia sembra semplicemente tutto spontaneo, se purtroppo come ho accennato prima nasce un elemento patologico, per esempio una violazione dei diritti di un bambino, una violenza tra i coniugi, si vede che dietro c'era il diritto, subentra il tribunale e subentra il giudice. Quindi la famiglia dà molto bene l'idea di che cosa intende Hegel per eticità, cioè si tratta di rapporti, di vincoli legati a delle norme che sono… Sono spontanee, sono accolte volentieri naturalmente dall'individuo, però sono anche soggette a dei vincoli giuridici. Ora la famiglia da sola non riesce a sopravvivere, i bisogni della famiglia sono esorbitanti rispetto a quello che la famiglia stessa può offrire. Se il padre è un sarto e produce vestiti, ha bisogno dei mobili, ha bisogno del pane eccetera. La famiglia costituisce un sistema di bisogni che non possono essere soddisfatti al suo interno, quindi le famiglie si devono aprire alle altre famiglie e nasce il secondo momento che è quello della società civile. La società civile è l'aggregato di tutti i gruppi umani che fanno un lavoro, difendono un interesse, un'idea. e reciprocamente soddisfano i rispettivi bisogni, le corporazioni, i sindacati, i partiti, sottolineo molto con forza i partiti, le confessioni religiose, tutte le aggregazioni di uomini che servono a difendere un interesse e a soddisfare un'esigenza. è al momento antitetico, il primo momento è sempre la tesi, il secondo è sempre l'antitesi, quindi c'è qualcosa di debole la società civile. Che c'ha di debole? Che è, come dice Hegel, un sistema, dice due cose molto precise, un sistema dell'intelletto e della atomistica. Ora, scusate, questo fatto dell'intelletto è molto importante, cioè per Hegel come ci sta un'articolazione tra morale ed etica? C'è un'articolazione tra intelletto e ragione, l'intelletto è analitico, cioè vede le cose. cose disgregate, quando Hegel parla di intelletto parla di qualcosa di molto parziale, mentre invece quella che è piena è la ragione, allora la società civile sta più o meno allo stesso livello dell'intelletto rispetto alla ragione, la società civile è il luogo della atomistica, ci stanno tanti gruppi diversi che portano avanti interessi sindacali e politici, religiosi, diversi. È un luogo della conflittualità, della individualità, della atomistica. Questa situazione, la disgregazione della società civile, viene superata dallo Stato. Lo Stato è l'organismo sintetico supremo, è il livello di organizzazione umana in cui al massimo... massimo livello si esprime l'universalità, si esprime la sintesi. Ora attiro la vostra attenzione, perché è importante, sul fatto che qualunque altro filosofo, lo Stato non l'avrebbe messo lì, perché lo Stato se prendete lo schema a questo punto è il culmine dell'etica, della sfera etica, dell'eticità, tutti gli altri filosofi lo Stato lo mettono nella fase precedente del diritto, lo Stato per tutte le filosofie dell'età moderna e poi dopo Hegel tutte le filosofie dominanti anche oggi, è una specie di supremo organismo giuridico che sta attento al fatto che l'ordinamento giuridico, le leggi vengano rispettate. Ora questa concezione bassa dello Stato è una concezione che è stata definita dello Stato guardiano. Lo Stato sta a guardare i cittadini che operano, l'economia, la cultura, tutto quello che è la vita dello Stato, non la fa lo Stato, la fanno i singoli individui, i cittadini. Lo Stato sta semplicemente a guardare come un arbitro, lo Stato è un arbitro che fischia quando ci sta un'infrazione, quando viene rotta una regola, quindi lo Stato è semplicemente il tutore del diritto. Ora se voi vedete... Ripeto questa scala che Hegel crea. Lo Stato per Hegel sta ben al di sopra di questo, è stato etico, vale a dire che riassume in sé al massimo livello di universalità tutti i contenuti del popolo, della famiglia e della società civile. Quindi lo Stato è l'attore supremo, non è lo spettatore, non è il guardiano, non è l'arbitro, è l'attore supremo della storia. Va sottolineato che lo Stato è la massima espressione dell'universalità, nella sfera dello Stato i partiti non debbono avere voce, questa è la vera democrazia, non quella che ci sta portando allo sbaraglio in questi ultimi tempi e che non funzioni in nessuna parte del mondo. Perché? Praticamente Egel fa questo. questo ragionamento molto semplice, i partiti, come dice la stessa parola partito, perseguono interessi di parte, allora praticamente non possono dirigere lo Stato, che cosa debbono fare? Sono membri della società civile i quali debbono consigliare, far sentire la loro voce riguardo alla gestione del popolo, della nazione, del territorio, dello Stato, devono fare presenti le istanze dei loro… diciamo membri, ma non è che possono governare, i partiti non governano un bel niente nel sistema egeriano, nel sistema egeriano ci sta una struttura di funzionari dello Stato che praticamente sono scelti con estremo rigore per le loro competenze e che pagano duramente se sbagliano, ma non sono influenzati dalla società civile, il disastro che c'è oggi è questo, che ci sta il problema della sanità, è un problema scientifico, adesso cambia il governo. Gli è cambiato il governo, 30 membri del Consiglio Superiore di Sanità sono stati esclusi, prima erano supremi consiglieri di quelli che c'erano prima, ora vengono cacciati. Ci stava fino a poco fa un grande scienziato come membro dell'Agenzia Spaziale Italiana che ha avuto enormi successi negli ultimi anni, è stato rimosso perché non aderisce a nessuno dei due partiti che stanno al governo. E così se uno deve gestire… un'appartenenza partitica. Ora questo per Hegel è assolutamente inconcevibile, cioè lo Stato è il massimo livello di universalità possibile, perché io sottolineo il massimo livello possibile? perché Hegel ripete fino all'estenuazione, lo Stato non è perfetto, perché dice non è un'opera d'arte che sta esposta in un museo, vive nella storia e quindi è inquinato dalla storia, però Hegel dice pure un'altra cosa molto importante che vi prego di tenere a disposizione. presente, lui dice lo Stato comunque è un organismo, è come un essere umano, è come un essere umano, ha la dignità di un essere umano, ora un essere umano può essere cieco, storpio, orbo, malato… però è sempre un essere umano, ha una dignità superiore rispetto per esempio agli animali, quindi può avere un difetto fisico, può avere un difetto pure grave, può avere una malattia, ma è sempre un'entità suprema in qualche modo. che muovo. Allora lo Stato è il punto di riferimento, Hegel praticamente fa questo ragionamento, lo Stato non riesce a mantenere l'ordine, allora è criticabile, questo lui lo dice ampiamente, lo Stato è criticabile, però lo Stato è criticabile veramente solo dal punto di vista superiore, c'è quello dello spirito assoluto, c'è l'arte, la religione e la filosofia possono criticare lo Stato, non posso criticare lo Stato. lo Stato io perché non voglio pagare le tasse, per interessi individuali, posso criticare lo Stato solo da un punto di vista superiore, quindi lo Stato anche nella sua imperfezione rimane una realtà suprema, è uno Stato etico. Ora, scusate, detto questo, abbiamo collocato bene il discorso sullo Stato all'interno del sistema di Hegel. Però voglio sottolineare questo, i lineamenti di filosofia del diritto sono proprio un'opera fondamentale in cui non a caso Hegel nella prefazione tira fuori tutte le sue definizioni di filosofia. Cosa che ci riguarda, non è un caso che lui le premetta proprio in maniera sintetica avanti alla filosofia del diritto. Allora, vediamo un pochissime frasi, soprattutto la prima che vi ho riportato qua nella fotocopia. Dice che la filosofia, poiché è lo scandaglio del razionale, appunto perciò è la comprensione del presente e del reale. Non lo so. Non la ricerca di un al di là che sa Dio dove dovrebbe essere o del quale nel fatto si sa ben dire dov'è, c'è nell'errore di un unilaterale vuoto razziocinamento. Ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale. Qua dice questa famosa frase, allora prima di tutto che dice? La filosofia è lo scandaglio del razionale, quindi è la comprensione del presente e del reale, cioè la filosofia non è sogno, non è utopia, non è progetto. Il filosofo non è autorizzato, come nessun uomo è autorizzato a dire il mondo come dovrebbe essere, la filosofia è la capacità di cogliere il mondo come è, allora è lo scandaglio del razionale, però capire il mondo come è non è facile perché è una bellissima metafora secondo me che dà bene l'idea di che cos'è la filosofia. Il mondo è variopinto, è come un mare luccicante, multiforme che cambia di vita. cambia continuamente, però sotto ci sta il fondo, il fondo è la sua base razionale, la sua substanza, la sua sostanza, la sostanza razionale del mondo sta oltre il luccichio del mare, sotto le apparenze, allora la filosofia è lo scandaglio, lo scandaglio è quello strumento che usavano i pescatori, i naviganti per capire dove stava il fondo, a che profondità c'era il fondo, quindi noi viviamo nella realtà, il filosofo vuole cogliere la realtà, però mentre normalmente noi ci fermiamo all'apparenza, al fenomeno, la filosofia vuole cogliere la realtà, ma appunto nella sua base profonda, nella sua sostanza profonda. Poche righe dopo dice Hegel la filosofia è il polso della realtà, che cosa significa il polso della realtà? Noi siamo organismi viventi, fino a quando il polso batte, vuol che siamo vivi, il medico per vedere se uno è vivo o è morto, se l'organismo è in salute o in malattia, non deve soffermarsi su particolari secondari, deve cogliere il polso, quindi praticamente la razionalità si manifesta in certi punti decisivi, si direbbe oggi strutturali. Poi c'è ancora, e concludiamo, poche righe dopo, un'altra famosa definizione. Dice che la filosofia è come la nottola di Minerva, come la civetta di Minerva. Che cosa vuole dire? La civetta spicca il volo sul far del tramonto, cioè è un uccello notturno. Minerva è la dea della salvezza. La sapienza filosofica sgorga e emerge, fiorisce paradossalmente al tramonto, cioè quando un'epoca ha raggiunto il suo culmine. Quindi, praticamente lui che vuole dire con questo fatto? Io e Eger. Non vi sto venendo a dire il futuro come dovrà essere, perché il futuro il filosofo non lo conosce, il filosofo si fonda su quello che gli sta davanti, cerca di scandagliare il mare, ma non il mare in generale, quello su cui lui sta navigando. Cerca il polso della realtà presente. Quindi la filosofia non viene ad annunciare un nuovo tempo. Io posso sottolineare questo, che Hegel ha ragione pure in questo. Lui è stato l'ultimo grande filosofo sintetico perché è vissuto quando si è manifestato e si è chiuso un'epoca. Lui è nato nel 1770, nel 1789 aveva 19 anni e si è entusiasmato per la rivoluzione. Ha vissuto la sua giovinezza tra l'entusiasmo, almeno iniziale, per la rivoluzione francese e per la stupefacente parabola di Napoleone Bonaparte. Come sapete, Hegel stava a Iena, stava finendo la fenomenologia dello spirito quando arrivò Napoleone a mettere a fiamme e a fuoco. Iena e lui vide in lontananza quest'uomo a cavallo e disse ecco ho visto lo spirito del mondo a cavallo, lui era convinto e aveva ragione che Napoleone era l'elemento sintetico dell'epoca, era quello che portava non la grandezza delle armi francesi che poi invece persero, ma portava il codice Napoleone, portava il diritto moderno, borghese contro quello feudale e ecclesiastico precedente, quindi era un grande individuo cosmico storico. Ora, Eger. Egel essendo vissuto in quest'epoca che si è conclusa con la morte di Napoleone, riesce a vedere i tratti della situazione anche dello spirito oggettivo, della società e dello Stato moderni. Dopo di Egel c'è stata semplicemente una capacità di affrontare singoli problemi meglio, ma non una sintesi come la sua, perché scusate io ci tengo sempre a sottolineare questo fatto, noi viviamo nell'epoca contemporanea. Se prendiamo i libri di storia, giustamente siamo nell'età contemporanea, l'età contemporanea è iniziata nel 1789 con la rivoluzione francese che ha concluso l'età moderna, l'età contemporanea ancora non si è conclusa, non si capisce dove stiamo andando a parare e quale sarà la prossima grande svolta storica. Allora la filosofia è in crisi, riesce a cogliere singoli aspetti che magari Eger non ha potuto cogliere perché non era ancora nato. Però una sintesi come quella di Egeliano nessuno ancora è riuscito a farla. Che cosa volevo dire per arrivare al nostro problema principale che vogliamo focalizzare, cioè quello della guerra? La filosofia non viene a dare consigli alla realtà, non è presuntuosa, dice Hegel, al punto di dire alla realtà dove deve andare. Il dover essere non ci riguarda, non possiamo avere la sfrontatezza di sostenere un dover essere, la filosofia coglie semplicemente… l'essere, naturalmente il problema è questo, che l'essere, la realtà è autocontraddittoria, la realtà ha una logica, la realtà è ideale, ha una sua razionalità dentro, ma questa razionalità è una razionalità che comporta, scusatemi la schematizzazione, tesi, antitesi e sintesi, ogni realtà ha una lacerazione interna e è autocontraddittoria. Allora la comprensione del mondo non sarà semplicemente, state attenti a questo punto, un rispecchiamento del mondo, una specie di fotografia, ma sarà un tentativo di rispecchiamento del mondo. di capire qual è l'elemento di contraddittorietà del mondo, allora Hegel praticamente non è un conservatore, Hegel è un rivoluzionario, è uno che dice ciò che è reale è razionale, va benissimo! Ciò che è razionale è reale, perché la ragione non è così impotente da aspettare i progetti dei filosofi o dei politici per realizzarsi, però la razionalità è fondata su una logica dialettica per cui ogni realtà è autocontraddittoria, ha una lacerazione interna, a un certo punto si manifesta un'antitesi e poi si crea un nuovo assetto che è la sintesi. Quindi Hegel non è conservatore o reazionario, tra l'altro accenno solamente a questo fatto. che la filosofia del diritto ha dato luogo a qualche interpretazione in questo senso, perché è un'opera in cui Eger deve stare molto attento. L'opera è uscita nel 1821, però nel 1817 c'era stata la commemorazione della riforma protestante, Gli studenti tedeschi avevano usato questa commemorazione per fare delle manifestazioni patriottiche, liberali, democratiche, eccetera, e ne era seguita una grossa repressione e l'imposizione della censura. Quindi Hegel sa che se si esprimerà in termini troppo rivoluzionari la sua opera non vedrà la luce perché verrà censurata. Ora, scusate, arriviamo... al problema della guerra, quindi riprendiamo lo schema, noi con lo schema siamo arrivati allo Stato, ora quando si sono formati gli Stati comincia la vicenda della storia e del tentativo di capire la realtà assoluta, il divenire la storia da parte dello spirito assoluto che si articola in arte, religione e filosofia, però tra lo Stato e lo spirito assoluto c'è la storia. Gli Stati si manifestano come individui in grande, per Egel lo Stato è come un grande organismo, è come un individuo in grande, la sua è una concezione organicistica dello Stato. Allora che succede? Che tra gli Stati si vengono a stabilire gli Stati. stessi tipi di rapporti che tra gli individui, abbiamo detto che tra gli individui c'è una conflittualità immediata, homo homini lupus, ognuno è aggressivo verso l'altro, ognuno vorrebbe impossessarsi delle cose dell'altro, però nel caso del conflitto fra gli individui subentra il diritto, subentra la morale, l'eticità e i rapporti si armonizzano. Ora però, nel rapporto fra gli Stati, come si fa a imporre il diritto? Scusate, state attenti a questo passaggio. Cioè io che vi ho detto prima, il diritto per Egel è reale solamente quando subentra la pena, è reale solo nel momento sintetico, c'è la norma giuridica, se la norma viene negata il giudice interviene e mantenga l'era il reo, a quel punto il diritto è efficace. Ora dice Hegel tragicamente che la norma giuridica è una norma che non è ovviamente tenendo presente il progetto per una pace perpetua di Kant, tra gli Stati non c'è un pretore, dice pure con un po'di ironia verso Kant, Kant è stato un utopista, ha ipotizzato, ha delineato un progetto per la pace perpetua, ma Kant non si è reso conto che mentre tra gli individui singoli la pace si può instaurare perché c'è il diritto e il diritto se viene violato viene fatto valere con la forza. Nel rapporto fra gli Stati, gli Stati sono sovrani e gli Stati nella loro sovranità pretendono di avere arbitrio e spazio di manovra, quindi praticamente non si sottomettono al diritto, anzi Hegel dice con molta chiarezza, i trattati bene o male vengono stracciati, se uno Stato a un certo punto si sente più potente lo straccia un trattato, c'è una norma di diritto internazionale. Chi gliela farà? Questo è un problema che spero che magari vedremo pure insieme in Einstein che se lo pone, lo dovrebbe far rispettare un organismo internazionale non dotato semplicemente del potere di fare leggi, ma di farle rispettare, cioè dotato di forze armate più forti di quelle dei singoli stati. Perché com'è possibile che il ladro, il rapinatore, l'assassino si sottomettono volentino o nolenti? allo Stato, perché lo Stato tiene il monopolio della forza, lo Stato tiene la polizia, l'esercito etc., è più forte del singolo, ma tra gli Stati, se uno degli Stati viola il diritto internazionale, dove sta una forza superiore a quella del suo esercito che glielo impone? Purtroppo non c'è, come dicevo non c'è un pretore fra gli Stati. Lo possiamo verificare pure oggi, poi magari ne possiamo discutere, purtroppo l'ONU, l'Assemblea delle Nazioni Unite, ha un grande prestigio morale, però non ha un esercito, per cui quando deve cercare di bloccare un conflitto lo può fare chiedendo in prestito dei soldati agli altri eserciti, per esempio a onore dell'esercito italiano. da parecchi anni in Libano ci sono truppe italiane con la bandiera dell'ONU che mantengono la pace tra gli Hezbollah e gli israeliani e fanno una cosa meritevole, però è un piccolo conflitto, ma in caso di grandi conflitti l'ONU che fa? Deve chiedere le truppe ai vari eserciti e infatti Il mondo è pieno di guerre che si stanno sempre più allargando e come dice Papa Francesco ci sta una terza guerra mondiale a pezzi, allora se si riunificano danno luogo proprio alla conflagrazione. Io vorrei però analizzare brevemente più con calma questo punto decisivo di Hegel, allora vediamo il paragrafo 333 del rinamento di filosofia del diritto che voi avete sulla fotocopia. Dice Hegel, il principio del diritto internazionale in quanto diritto universale che deve valere in sé e per sé fra gli Stati, a differenza dal contenuto particolare dei trattati positivi, cioè lasciamo perdere i trattati positivi, i singoli trattati, i patti fra gli Stati, il principio del diritto internazionale è che i trattati, come quelli dai quali dipendono le obbligazioni degli Stati tra loro, devono essere osservati, c'è il diritto internazionale con i trattati che implicitamente devono essere osservati, ma poiché il rapporto tra gli Stati ha per principio la loro sovranità, loro sono potenti, hanno il potere sul loro territorio, essi sono pertanto nello stato di natura gli uni di fronte E'di una semplicità disarmante, cioè gli stati sono potenti, hanno la sovranità, sono nel rapporto fra di loro, nello stato di natura, cioè praticamente nel rapporto di conflittualità, nel rapporto di homo homini lupus, questo significa stato di natura. Allora, pertanto nello Stato di natura gli uni di fronte agli altri e i loro diritti hanno la loro realtà non in una volontà universale costituita a potere, perché questa volontà universale della pace non c'è nessun potere, a potere al di sopra di essi, bensì in una loro volontà particolare. Quindi gli Stati hanno una loro realtà, vedete come è realista, non in una stratta volontà di un trattato di pace, ma hanno la loro realtà. in una loro volontà particolare, cioè hanno degli interessi particolari, vogliono allargare i confini, non vogliono i migranti, vogliono mettere in difficoltà un'altra economia, purtroppo hanno una volontà particolare. Quella determinazione universale resta quindi nel dover essere, ma dover essere per Egole è una brutta parola, questa intenzione universale di pacificazione universale resta nel dover essere. e la situazione diviene una vicenda del rapporto conforme ai trattati e della soppressione del medesimo, cioè la vicenda che diventa il fatto che se c'è un interesse che contrasta col trattato che io ho sottoscritto, lo piglio e lo straccio, cioè viene soppresso il trattato. Purtroppo questo si è visto per esempio nella Seconda Guerra Mondiale. Leggiamo ancora sempre, questa è l'aggiunta al paragrafo 333, è la famosa accusa a Kant. Non c'è alcun pretore, arbitro supremo e mediatore fra gli Stati e anche questi, cioè gli Stati, sono soltanto in modo accidentale, cioè secondo la volontà particolare, ogni Stato ha una sua storia, si è creata una sua unità, ha un suo esempio, Un suo territorio, i suoi problemi, è una volontà particolare. La concezione kantiana di una pace perpetua mediante la Lega degli Stati, la quale appiani ogni controversia e in quanto potere riconosciuto da ogni singolo Stato componga ogni distensione, cioè componga ogni contrasto e quindi rende impossibile la decisione per mezzo della guerra, Presuppone l'umanità degli stati che dipende da ragioni e riguardi morali, religiosi di qualsiasi natura, in generale sempre da una volontà sovrana particolare e quindi resta affetta da accidentalità. È un linguaggio molto preciso, lui che vuole dire? La pace perpetua, visto che ci stanno delle entità particolari, gli stati con i loro interessi storici, geografici eccetera. Potrebbe reggersi per l'umanità degli stati, ma l'umanità degli stati, cioè la loro disponibilità ad accogliere i migranti, a evitare la guerra, quello che sia, l'umanità degli stati... Dipende sempre da una volontà sovrana particolare e quindi resta affetta da accidentalità, questo è il termine filosofico, quindi la pace è accidentale, cioè se uno Stato ha una volontà umanitaria allora la pace si mantiene, ma se non ce l'ha scoppia la guerra, quindi accidentale in Eger significa che ci può stare e ci può non stare, quindi la pace ci può stare, però ci può pure non stare perché è accidentale. Quindi il conflitto fra gli stati, in quanto le volontà particolari non trovano un accomodamento, può essere deciso soltanto dalla guerra, è grande, c'è un grande realista, il conflitto fra gli stati può essere deciso soltanto dalla guerra. Nel fatto che gli stati si riconoscono reciprocamente per tali, però è una sottigliezza in più e concludiamo con uno spiraglio un poco più ottimistico, nel fatto che gli stati si riconoscono reciprocamente «E reciprocamente per tali resta anche nella guerra condizione di non giuridicità, di violenza e accidentalità, questa è la guerra, non c'è diritto, c'è violenza, resta un vincolo nel quale essi valgono l'uno per l'altro come qualcosa che è in sé e per sé, sicché nella guerra stessa la guerra è determinata come qualcosa che deve essere transitorio». C'è che vuole dire, ci sono gli stati, gli stati entrano in guerra fra di loro, ma gli stati a loro volta hanno acquisito una sovranità, l'hanno stabilita sulla base del diritto, lo Stato è un organismo etico, allora è vero che può entrare in contrasto con un organismo etico? un altro Stato, però tanto per fare un esempio banale rispetterà gli ambasciatori ai tempi di Hegel. Essa contiene quindi la determinazione di diritto internazionale per cui in essa c'è nella guerra e conservata la posizione di un'unità di diritto internazionale. la possibilità della pace, perché lo Stato è come un altro individuo, come un essere umano, riconosce l'umanità dell'altro, dopo tutto quello che abbiamo detto, lo Stato riconosce l'eticità dell'altro Stato, quindi nella guerra c'è sempre la possibilità poi di arrivare a una pace, a un trattato e ci sono dei limiti che non si possono sorpassare, per esempio non si possono sopprimere le persone inermi, si possono attaccare gli eserciti, ma non le persone che sono senza armi. Per cui in essa guerra è conservata la possibilità della pace e quindi per esempio sono rispettati gli ambasciatori per cui più in generale essa non è fatta contro le istituzioni interne e la vita pacifica di famiglia e privata né contro le persone private, cioè la guerra dice che è una questione di esercito, una questione che non riguarda la la vita privata che non tocca gli ambasciatori, che non tocca il diritto interno degli altri Stati. Purtroppo, magari questo potrebbe essere oggetto di dibattito, già con la Prima Guerra Mondiale, poi con la Seconda Guerra Mondiale, poi con la Seconda Guerra Mondiale, poi con la seconda e poi con la guerra del Golfo e la guerra all'Iraq, questo residuo di ottimismo viene meno, perché il nemico non è il membro di un altro Stato, portatore di diritto, portatore di eticità, che ha una vita privata che non c'entra con la guerra, per cui io faccio la guerra solo all'esercito nemico, praticamente oramai tra la prima e la seconda guerra mondiale e dopo non c'è più un limite tra il militare e il civile. si colpiscono le città e si distruggono le vite private. Scusate, io ci tengo a sottolineare perché Veramente mi sta molto a cuore questo fatto, Napoli ha avuto quasi 20 mila morti civili per i bombardamenti anglo-americani nella Seconda Guerra Mondiale, che si ricordano tante vittime, la Seconda Guerra Mondiale ha significato 45 milioni di morti in Occidente e 10 milioni di morti nell'area cino-giapponese, pacifico, 55 milioni di morti. Tanto di onore a tutti quanti, di qualunque bandiera, però perché ci dobbiamo dimenticare che noi a Napoli abbiamo avuto migliaia e migliaia di morti per i bombardamenti anglo-americani? Non lo riesco a capire, penso che vale la pena che lo cominciamo a ricordare questo fatto. perché erano vittime civili, non parlo di vittime militari. Allora scusate, io concludo con questa affermazione, con questo auspicio di memoria storica e mi scuso se sono stato pure un po'troppo denso nella mia esposizione. Ci vediamo sui spazi.