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Storia della mafia in Italia

Mi è stato chiesto più volte di farlo e spesso ho rimandato, ma finalmente sono arrivato a prepararmi la lezione, anzi le lezioni su questo tema. È un tema interessante, spero di grande attualità. Oggi infatti iniziamo un brevissimo percorso di un paio di puntate dedicato alla storia della mafia. Daremo alcune direttrici e alcuni elementi fondamentali per comprendere questo fenomeno particolare e fondamentale, anche se ovviamente in negativo. della nostra storia d'Italia, vedendo quando è nata la mafia, che cosa è stata in passato la mafia, i quali effetti ha creato e cosa è diventata poi nel tempo, come si è evoluta, come è cambiata. In maniera un po'veloce ovviamente, in maniera approfondita ma non eccessivamente approfondita, lasciando comunque qualche modo, qualche consiglio per poi ampliare se qualcuno vuole provare ad ampliare. Oggi però partiamo definendo cosa è la mafia, vedendo dove è nata e come si è sviluppata fino all'epoca. del fascismo. Andiamo a cominciare. Non sono solo di caffè, nella tazza con la scritta andiamo a cominciare che è la frase d'apertura di ogni video, come ci sono come al solito Topolino, Tostoi, Batman, De Andrè, il mostro per lo suo cuscino e il bottone di 100.000 iscritti, un altro mostro che si intravede qui. Poi ci sono anche io, mi chiamo Ermanno Ferretti, sono un insegnante di storia e filosofia e da quattro anni e mezzo su questo canale realizzo ogni giorno delle video spiegazioni a punto di storia, a punto di filosofia, ma a volte anche di argomenti collaterali che in parte ripercorrono il programma che si fa alle superiori, in parte ripercorrono il programma universitario parte approfondiscono temi sempre legati alla storia della filosofia a senso ampio per appassionati studiosi così gente che non sa cosa fare vuole magari usare il proprio tempo libero anche per ampliare le proprie conoscenze e le proprie riflessioni sul mondo come vi dicevo nella premessa oggi parliamo però della storia di un fenomeno molto particolare che è la mafia allora prima di tutto prima di iniziare a vedere l'aspetto proprio storico e cronologico anche dell'evoluzione di questa organizzazione criminale bisogna anche cercare di dare una vaga definizione di che cosa è mafia perché in realtà questo termine ha un suo significato specifico e ben individuabile nella storia anche d'Italia e poi un significato più ampio che viene usato a volte in senso appunto meno proprio e più generico perché che cos'è la mafia? La mafia è stata ed è ancora Un fenomeno storico, geograficamente piuttosto localizzato, di organizzazione criminale con determinate caratteristiche. Qual è la zona geografica? Inizialmente la mafia era un fenomeno sostanzialmente siciliano. E ancora oggi, quando parliamo di mafia in senso stretto, rigido, ci riferiamo a Cosa Nostra, cioè a tutta una serie di organizzazioni anche piuttosto ramificate, a carattere ovviamente criminale, che operano in certe zone. anche abbastanza ampi, dipende dalle fasi storiche, della Sicilia. Però, solo per fare un esempio, per far capire come questa definizione sia comunque problematica, oggi usiamo a volte la parola mafia anche per riferirci ad altre organizzazioni criminali che hanno ripreso gli stili, i modi, almeno in parte, della mafia siciliana, ma non si trovano in Sicilia e non sono esattamente sovrapponibili a Cosa Nostra, intendendo ad esempio la camorra campana. La camorra originaria della Campania ha avuto un'evoluzione un po'diversa dalla mafia ma ne ha assunto anche alcune caratteristiche. Allora oggi parliamo di organizzazioni mafiosi in generale a volte intendendo anche la camorra che ha avuto anch'essa una sua esplosione, un suo peso non indifferente. Pure l'Andrangheta calabrese o la Sacra Corona Unita pugliese o altri gruppi criminali che magari operano anche al nord Italia vengono definiti mafiosi e impi... in parte sono legati a queste idee di mafia, ma poi diventano anche diversi dalla mafia propriamente detta. Allo stesso modo bisogna dire che quando parliamo di mafia, a volte si parla anche di mafia russa, di mafia giapponese, anche qui l'uso di queste espressioni è un po'generico, nel senso che magari queste organizzazioni, appunto russa, appunto giapponese o altre parti del mondo, hanno alcune caratteristiche che ricordano, riportano alla mente e... Le caratteristiche per cui è diventata famosa la mafia siciliana e però poi anche molte differenze e non hanno necessariamente affiliazioni con il regime criminale di cui parleremo oggi. Idem per la mafia americana, italo-americana se vogliamo, che invece qualche affiliazione ovviamente ce l'ha perché è nata in seguito all'emigrazione anche ma poi ha preso anche lì una strada. per certi versi e soprattutto in certe fasi storiche un po'diversa da quella mafia siciliana. Quindi, per farla breve, la mafia è un fenomeno particolare della Sicilia che poi si è espanso anche alle forei della Sicilia in modi più o meno coerenti con il modello iniziale. Noi però oggi, qui in questi due video che faremo, ci concentreremo sulla mafia propriamente detta, soprattutto su quella siciliana. Magari in un futuro dedicheremo spazio anche ad altre organizzazioni criminali, ma essendo quella più significativa, e anche che ha avuto un peso più forte nella storia d'Italia, per il momento ci concentriamo su quello. Ma che cos'è, oltre a dire che ha avuto origine in Sicilia ed è stata estremamente legata alla Sicilia? È un sistema, direi proprio un sistema, di organizzazione criminale fortemente ramificato, fortemente strutturato, che in realtà si occupa di diverse attività criminali a seconda delle fasi storiche ha anche cambiato i suoi interessi. economici e criminali ma che è caratterizzata da un lato una ramificazione anche su base familiare, si parla di cosche, di gruppi legati tra loro certo da interesse criminale ed economico ma anche da interessi a volte di sangue, da rapporti di parentela e questioni di questo tipo ma poi soprattutto è un'organizzazione criminale che tende a sostituirsi letteralmente allo Stato. Non a caso si sviluppa nelle zone in cui lo Stato è stato a lungo assente o nascosto o poco presente o poco incisivo. Proprio là la mafia ha avuto questa caratteristica di non essere solo un'organizzazione criminale come ce ne sono anche tante altre, ma la caratteristica di darsi una struttura organizzativa di controllo del territorio, di controllo delle attività produttive, che sembra essere quella di uno Stato, uno Stato nello Stato. sostituendosi di fatto allo Stato legale o allo Stato ufficiale, prendendone il posto e amministrando al posto dello Stato quei compiti che normalmente sono competenze appunto delle istituzioni, cioè ad esempio l'uso della violenza, l'uso della coercizione, ma anche ad esempio il rilascio di permessi, di autorizzazioni, chiaramente in modo più informale, il controllo delle strade, la repressione della... criminalità o meglio della criminalità contro al di fuori quella controllata dalla mafia insomma la mafia è sostanzialmente un potere parallelo che tenta di insidiarsi al fianco dello stato tramite una sua struttura non solitamente però una sua struttura e questi rapporti tra i membri del clan ma anche tramite una sorta di ritualità molto particolare e molto importante che si compone anche di codici di codici di comportamento e di codici d'onore, che hanno anch'essi un ruolo nell'immaginario, ovviamente, della mafia, ma anche nella gestione del potere. Quindi, capite, uno Stato molto diverso dallo Stato ufficiale, perché lo Stato ufficiale ovviamente non si basa su codici d'onore, si basa su leggi, su regole, su prescrizioni circolari, documenti, eccetera. La mafia si basa a volte anche su regole interne, ma regole che sono legate anche al senso dell'onore a riti antichi. che vengono però cavalcati per creare appunto un sistema che si sovrappone a quello statale. Questo è stato possibile ovviamente per precise cose storiche, perché vi ho detto la mafia prolifera laddove lo Stato è assente, adesso parleremo anche del ruolo dello Stato, ma ha finito per rappresentare anche la grande forza della mafia, perché lo Stato anche quando ha tentato di contrastare la mafia ha fatto fatica, poi in certe fasi ci è anche riuscito, ma ha fatto fatica perché... Intanto tornare in un territorio che sia di fatto abbandonato, quasi abbandonato, è sempre difficile, ma anche perché la mafia ha ramificazioni profonde, anche nella società, anche nel territorio. Non solo ramificazioni profonde, ma anche questa sua ritualità, questi codici, hanno fatto sì che la mafia esercitasse, almeno in certe fasi storiche, anche un certo fascino, di essere stata quasi mitizzata. Perfino nelle rappresentazioni cinematografiche. Se pensiamo soprattutto ai film americani, pensiamo ad esempio al Padrino. Ecco, la saga del Padrino, una saga bellissima dal punto di vista cinematografico, diretta da un regista italo-americano, Francis Ford Coppola, tratta da romanzi di un scrittore italo-americano, Mario Puzo, e via discorrendo. Ma questa saga, che pure ha mostrato alcune caratteristiche della mafia italo-americana, quindi quella... impiantata negli Stati Uniti ha però reso la figura del mafioso quasi una figura romantica, quasi una figura eroica, certo controversa perché obiettivamente emerge l'immagine anche di personaggi molto controversi, molto discutibili, ma anche con qualcosa di positivo. È un'immagine complessa quella dei personaggi dei film di mafia, poi ho citato il padino ma avrei potuto citarvi quei bravi ragazzi o decine di altre pellicole. Ebbene... Appunto l'immagine del mafiore è quella sì di un fuorilegge, quella sì di un violento, ma molto violento che può anche affascinare, per il quale si può perfino simpatizzare a volte. Questo da un lato dal punto di vista artistico è molto interessante e intrigante perché ci mostra i rovescioli della medaglia, non crea personaggi piatti, crea personaggi complessi, però... ha finito gioco forza anche per, insieme a tanti altri fattori, per forse mitizzare, rendere quasi folcloristica l'immagine della mafia e a volte anche minimizzare il carico di violenza che questa mafia portava con sé, minimizzare l'impatto negativo sulla società e sul paese che questa mafia ha portato con sé. Questa mitizzazione, questo ruolo così diciamo romantico della mafia ha segnato parecchio tempo la storia italiana oggi cercheremo anche di vederlo, la storia mondiale negli ultimi anni le cose sono molto cambiate negli ultimi decenni, anzi mi verrebbe da dire da metà degli anni 80 l'atteggiamento dei media, della opinione pubblica e degli italiani stessi nei comodi della mafia è molto cambiato e in effetti la mafia è stata anche oggetto di pesanti attacchi pesanti operazioni anche che lo Stato e soprattutto poi l'opinione pubblica, la società civile hanno condotto contro la mafia. Di tutto questo parleremo, però questo serve a capire un po'i termini, i problemi, i contorni della questione. Detto questo, vediamo dove è nata la mafia e perché è nata la mafia. Innanzitutto diciamo che è molto difficile datare l'origine della mafia, nel senso che questo fenomeno, in Sicilia quantomeno, ha avuto una lentissima evoluzione fin da prima dell'unità d'Italia. Il termine stesso mafia ogni tanto ricorre, ogni tanto si presenta, anche se nel passato, nell'Ottocento, anche se non sempre con il significato che poi ha assunto nel corso del tempo. Diciamola così, già prima dell'unità, durante il regno delle due Sicilie e poi, meglio ancora, nei primi anni postunitari, la Sicilia rappresentò un mondo un po'a sé. Questo per fare un esempio letterario e cinematografico lo si vede molto chiaramente anche in opere di narrativa, ma... romanzi storici molto interessanti e intriganti come ad esempio penso al Gattopadro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, romanzo bellissimo da cui è stato tratto un film a sua volta bellissimo, in cui sostanzialmente si vede come la Sicilia al momento del risorgimento e poi dell'unificazione d'Italia fosse un mondo fuori dal tempo quasi verrebbe da dire, certo in subbuglio ma ancora un po'fuori dal tempo. In Sicilia resisteva ancora a metà dell'Ottocento un fortissimo peso da parte della nobiltà, i cosiddetti baroni siciliani, che sempre per fare un altro riferimento letterario, avevano un ruolo già dai secoli precedenti. Basti pensare a un altro libro molto bello, firmato questa volta da Leonardo Sciascia, che è Il Consiglio di Egitto, che racconta il potere e la forza con cui i baroni siciliani tenevano fede al loro potere, mantenevano il loro potere in Sicilia ancora nel Settecento, quindi un potere ancora di antico regime, mi viene da dire, refrattario ai cambiamenti che la rivoluzione francese e la rivoluzione industriale avevano portato nel resto d'Europa, non solo un potere ancora solamente in mano ai baroni, ma un potere quasi lasciato completamente ai baroni, nel senso che il potere centrale, che fosse quello di Napoli prima, che fosse quello di Torino poi, sembrava... molto lontano dall'interessarsi agli affari siciliani. Appunto nel Gattopadre ad esempio arrivano intanto qualche piemontese che scende in Sicilia per trattare quei nobili locali ma l'obiettivo è quello di portare questi nobili siciliani a Torino prima o a Firenze e Roma poi quando la capitale si sposta, non certo a cambiare qualcosa in Sicilia, a cambiare tutto perché tutto rimanga uguale, questo è il motto del Gattopadre ed è un po'il motto della Sicilia dell'epoca. Il che vuol dire che la presenza dello Stato in Sicilia è... a fare lontanissimo, di pochissimo conto. I Sicili a comandare sono i baroni. I baroni comandano in un modo molto antiquato. La stessa proprietà terriera in Sicilia è sostanzialmente quella tipica, è il latifondo in questa fase storica. Latifondo cosa vuol dire? Che baroni o esponenti comunque del, magari anche borghesi arricchiti, ma soprattutto nobili di antico legnaggio, dominano su larghe terre. che a volte vengono in parte coltivate, a volte no, poco sfruttate, ma forti del loro prestigio, del loro nome, della loro carica, vivono in palazzi sontuosi grazie al lavoro di una gran massa di popolazione sostanzialmente povera. In una situazione di assenza dello Stato, di carenza quantomeno dello Stato, i baroni esercitano questo potere, però sono, ripeto, avendo grandi terre, avendo grandi appezzamenti, sono distanti dalla popolazione. Tutti quei braccianti, quei guardiacaccia, quei contadini, quei levatori che lavorano rifatto per il padrone o per il barone o sotto il barone? non hanno rapporti diretti col barone che domina su grandi terre e non può seguire tutto e tutti. E allora si insinuano, un po'alla volta, delle figure di mezzo, degli intermediari potremmo dire, cioè degli uomini che vengono chiamati a volte anche uomini d'onore, che fanno le veci del barone quando il barone non può gestire tutto, dei controllori del lavoro altrui, degli intermediari. Intermediari che però esercitano questa forma di controllo, questa forma di mediazione. anche tramite l'uso della violenza. Rappresentano le autorità locali verso cui i contadini, gli elevatori eccetera devono rivolgersi perché non potendo andare a palazzo dal barone hanno come referente questo uomo d'onore. Ora questo ruolo intermediario ovviamente in un contesto del genere in cui non c'è una grande presenza dello Stato fa sì che questi intermediari si prendano molti poteri. si prendono molta libertà d'azione e di movimento, si possano gestire la situazione in maniera autonoma, in maniera indipendente. A volte sfruttano anche una serie appunto di codici, sono chiamati uomini d'onore perché loro mantengono l'onore, mantengono la parola, ma pretendono anche un'obbedienza, un rispetto da parte dei sottoposti. E laddove questo mantenimento dell'ordine deve essere fatto rispettare lo si fa con la violenza appunto se qualcuno non accetta questo ordine di cose l'intermediario può usare violenza ora questo crea una sorta di stadio intermedio tra il barone il vero il grande ricco grande proprietario e la popolazione per cui un ceto potremmo quasi dirlo così di persone legate a forti vincoli d'onore con un forte senso dell'onore inizia a usare violenza, esercitare quella violenza che competerebbe allo Stato, però da un punto di vista privatistico alla fine. Sempre secondo le regole insite nella società dell'epoca, regole che questi uomini d'onore percepiscono come sacre, ma regole di fatto non scritte, non quelle legali dello Stato che ha altre regole e non fatte rispettare dalla poliziera che era venire o da chi per essi, ma da questi uomini d'onore. Capite che già questo è un contesto di Stato nello Stato, riforme di potere alternative a quelle statali che vengono esercitate a fini produttivi, cercando di mantenere lo status quo del regime, del sistema dominante, però sovrapponendosi di fatto allo Stato. Questo fino già da prima unità fino a dopo l'unità. L'unità che per i siciliani all'apparenza quando arriva Garibaldi con i suoi mille. Dovrebbe essere la grande liberazione dal baronato, dal vecchio regime, la conquista della terra anche per i contadini poveri, si trasforma presto invece in un mantenimento dello status quo. Quando Garibaldi, un mazziniano, arriva in Sicilia, le fila del suo esercito, dei mille cosiddetti, si ingrossano molto rapidamente proprio perché ci sono molti che sperano che Garibaldi sia non solo un unificatore ma anche un liberatore. venga a cacciare i baroni, a cacciare i vecchi centri di potere, a rinnovare e a ridistribuire la terra. Non è un caso, solo per citare un esempio, che poco dopo questi entusiasmi vengano sbolliti con una doccia gelata quando non proprio Garibaldi ma un soprazzo destro, Nino Bixio, reprime con la violenza, anche una violenza molto forte, molto grave, alcuni morti popolari dalle parti di Bronte. Molti morti popolari che si erano appunto... rinfocolati in queste aspettative i siciliani, i poveri siciliani volevano i cambiamenti, Garibaldi sembrava prometterli ma in realtà non li stava affatto promettendo perché Garibaldi aveva fatto ovviamente i suoi conti con la corona e il progetto di Garibaldi era per ora quello dell'unificazione, tutto il resto andava in secondo ordine ecco i siciliani però per loro dell'unificazione comportava poco a loro importava il rinnovamento e quello non era arrivato Questo finì per rafforzare ulteriormente il ruolo di questi intermediari, di questi uomini d'onore. C'è da dire che, al momento della unificazione in Italia, situazioni del genere non erano infrequenti. Ne abbiamo parlato, vi lascio anche un link in descrizione, soprattutto del fenomeno del brigantaggio, che riguardò principalmente la Campania in questa fase storica, ed è lì che magari le attenzioni dello Stato unitario si concentrarono all'inizio, perché in Campania fenomeni simili si erano voluti creare, ma in forme anche più violente. E lì lo Stato reagì con grande durezza mandando addirittura l'esercito, imponendo una legge marziale, massacrando anche a volte. Però quello che sorgeva in Campania non era troppo diverso e lo stesso malcontento c'era anche appunto in Sicilia, malcontento che poi è stato anche raccontato. e so, hai malavoglia di verga quando c'è il servizio militare, la lontananza dello Stato, eccetera. Però per il momento, almeno nel 60, 61, 65, gli anni del brigantaggio, il focus dello Stato è puntato sulla Campania. L'attenzione si sposta sulla Sicilia qualche anno più tardi, attorno al 1875, quindi quasi un quindicennio dopo l'unificazione italiana, quando per la prima volta, soprattutto... tutta la destra storica che tra l'altro sta per perdere il potere perché nel 76 vi ricorderete c'è un cambio di governo sale al potere la sinistra storica nel 75 la destra storica tenta di fare luce su questo strano fenomeno della mafia siciliana di cui non si sanno bene i contorni non sa bene neppure il nome e si cerca di capirci qualcosa bisogna dire che è una fase questa della fine dell'ottocento in cui i governi avevamo detto anche a suo tempo vi lascio anche qui un link sulla destra storica in descrizione sono animati anche da buoni propositi perché vorrebbero fare l'Italia, vorrebbero anche fare gli italiani dopo aver fatto l'Italia, ma vorrebbero creare un'Italia più funzionale, strutturata, giusta, equa e efficace. Però si trovano in un paese molto diversificato, diverso e soprattutto il ceto dirigente della destra storica è un ceto, diciamo, con poca cognizione di causa dei veri problemi dell'Italia, nel senso che sono alto borghesi o nobili che... vuoi per estrazione sociale, vuoi per lontananza dai problemi della gente, non riescono a concepire del tutto quali siano i reali problemi della gente. Certo, affrontano i problemi, pareggio di bilancio, compagnia bella, ma con l'ottica di chi non ha ben capito che c'è gente che soffre per tutto questo, che c'è gente che fa la fame per tutto questo, che c'è gente che ha grave difficoltà per tutto questo. E quindi a volte, anche se animati da un senso dello stato alto, Anche se animati da buone intenzioni finiscono per far danni. E però un po'alla volta questa adesso storica inizia anche a cercare di capire questo mondo che è così diverso da come se lo aspettava. E varano una serie di inchieste, inchieste parlamentari, sia a volte ufficiali sia a volte ufficiose, che si recano anche non solo al sud ma spesso al sud per fotografare anche la condizione dei contadini. Ma anche a nord, a volte anche nel mio Polesine c'è una grande inchiesta sulla povertà dei contadini in Polesine. Poi queste inchieste vengono fatte. vengono redatte, si fanno dei rapporti e teoricamente il Parlamento dovrebbe legiferare partendo da questi rapporti per intervenire. Poi la legiferazione è molto blanda, a volte i rapporti sono interessanti perché ci danno agli storici quantomeno un quadro della situazione perché sono rapporti anche a volte ben fatti, davvero indagini approfondite, però poi questi rapporti fanno vedere anche l'inefficienza o l'impossibilità di agire in concreto o in profondità dello Stato. Ebbene, attorno al 1975 ci sono però appunto degli... interventi di questo tipo in Sicilia, in particolare grazie all'operazione, l'influenza di un deputato che si chiama Diego Tajani, che è uno dei primi grandi politici che si occupano di mafia in Sicilia. Prima di diventare deputato era stato magistrato, questo Tajani, ed era stato magistrato proprio a Palermo e proprio durante questa attività lavorativa nel capoluogo siciliano si era reso conto del peso ormai importante raggiunto da queste organizzazioni criminali ormai già abbastanza strutturate che imperversavano Sicilia e che facevano il bello e il cattivo tempo già appunto poco dopo l'unità. Per gli anni si ingegna molto, si dà molto da fare per denunciare come anche poi questa mafia si stia infiltrando non solo nella società ma anche nella politica siciliana influendo, influenzando, facendo pressioni sulla vita politica locale. Partono queste inchieste, c'è un ufficiale parlamentare, poi c'è anche una ufficiosa legata soprattutto alla figura di Sidney Sonnino. Insomma, si inizia a capire che cos'è questa mafia, come agisce. È una mafia già abbastanza strutturata, che lavora soprattutto tramite il metodo della violenza, dell'intimidazione e dell'estorsione, che diventeranno poi le caratteristiche tipiche della mafia siciliana. C'è da dire che queste inchieste però... Per quanto interessante, nella raccolta dei dati, nella descrizione di quanto accade in Sicilia, rimangono una voce non ascoltata, rimangono imprese e fini a loro stesse. Non arriva da parte dello Stato centrale un intervento di nessuna natura, almeno non serio, nei confronti di questa problematica siciliana. Non solo. Siamo negli anni 70 dell'Ottocento e se vi ricordate, gli anni 70 dell'Ottocento e poi anche gli anni 80 sono contasegnati da una prima grande crisi economica. che riguarda l'Europa ma riguarda soprattutto anche l'Italia e in particolare le campagne italiane, le campagne più povere. È la fase in cui arrivano dalle Americhe nuovi merci, che siano cereali, che siano raccolti, che siano carne, che siano vari prodotti del settore primario, arrivano dall'America queste merci che costano meno delle merci italiane. E questo porta a una crisi di invenduto, porta a uno spopolamento anche delle campagne e una prima grande ondata di emigrazione. Molti italiani, delle zone più povere del paese, quindi in Meridione, anche la Sicilia, oppure certe zone del nord come il Veneto, desiderano di imbarcarsi su navi che vanno verso dove c'è lavoro, vanno verso gli Stati Uniti, al nord America, oppure il Brasile e l'Argentina nel sud America. Quindi grande migrazione. Qualcuno va anche sull'America, per carità. Ma molti, soprattutto dalla Sicilia, puntano verso il Nord America, ancora oggi. Molti italo-americani, che sono una comunità anche molto cospicua e oggi anche di successo, tutto sommato, hanno origini siciliano, comunque meridionali. Cosa succede però? Che con questa grande ondata migratoria emigrano non solo i lavoratori siciliani, ma emigrano anche i mafiosi, in un certo senso, almeno alcuni. quelli che fanno parte di questa organizzazione, rispettano questo codice d'onore, lo conoscono e conoscono i metodi della Sicilia e li esportano di fatto anche negli Stati Uniti. Se a fine 800 la mafia è già un fenomeno rilevante in Sicilia, a inizio 900 lo si ritrova già che inizia a essere rilevante in alcune città degli Stati Uniti, in particolare in New York, che era la città di primo approdo di migranti italiani, dove... Si crea una comunità italo-americana molto forte e molto estesa e in parte anche a Chicago, seconda città, un po'più nell'entroterra ovviamente, ma dove una parte degli italiani si spostano. Gli anni, tra virgolette, d'oro nel male della mafia italo-americana saranno soprattutto gli anni 20 e 30, quindi qualche anno più tardi, quando personaggi anche come Al Capone, per fare un nome celebre, diventeranno dei... Pericoli pubblici per gli Stati Uniti, uomini potentissimi, anche ricchissimi in certi casi, che faranno grandi affari con i metodi mafiosi, ma anche con qualche differenza. Vi dicevo che la mafia italo-americana è figlia di quella mafia siciliana, ma con qualche differenza. Quali sono le differenze, almeno in questa fase storica? Beh, la mafia italo-americana è una mafia molto più dinamica di quella siciliana, mentre, come vedremo... Il sistema della mafia siciliana da fine 800-1900 rimane sostanzialmente invariato, non ci sono novità anche la Sicilia, è per molti versi in questa fase storica una società bloccata, non c'è un'industrializzazione, non c'è un ammodernamento, insomma la Sicilia è ferma e la mafia continua a seguire i propri riti, i propri rituali, le proprie metodologie. L'America è anche essa stessa, gli Stati Uniti intende una società molto più dinamica, una società ormai ampiamente industrializzata, una società in cui ci sono mille modi per fare affari. e la mafia si insinua in questi mille mori per fare affari. Quindi è una mafia che diventa quasi una mafia imprenditrice, molto prima che non in Italia, anche la mafia in Italia a un certo punto avrà una svolta di questo tipo, ma in America molto prima. E quindi abbiamo mafiosi italo-americani che controllano fabbriche, che controllano locali, che fanno grandi affari ad esempio con racket delle estorsioni oppure durante il proibizionismo con il racket degli alcolici. Al Capone era uno di questi in particolare. Insomma, una vera e propria potenza economica moderna, la mafia italo-americana, che cerca di portare quelle metodologie che hanno fatto la fortuna dei grandi imprenditori americani nell'ambito della malavita organizzata, con anche successi importanti. Poi ovviamente il fatto è che questa mafia italo-americana rimane in qualche modo legata alla mafia siciliana. Qualche immigrato va, qualche immigrato torna. qualche contatto c'è. La mafia assume sostanzialmente una dimissione anche internazionale, almeno negli anni 20 e 30. Poi però in Italia succede qualcosa che merita di essere approfondito che è l'avvento del fascismo e come il fascismo vuole gestire il fenomeno mafioso. Come ben sapete infatti nel 1922 con la marcia su Roma Benito Mussolini diventa capo del governo e nella sua politica c'è una forte impronta ovviamente nazionalistica. Nonostante avesse avuto... origine nell'estrema sinistra nel socialismo rivoluzionario Mussolini. Con la prima guerra mondiale e gli anni successivi si converte alla causa nazionale e si fa portatore di un forte, di un acceso nazionalismo e di una precisa idea di Stato. L'idea di Stato di Mussolini è lo Stato come un corpus unico, che poi un po'alla volta si deve anche riconoscere nella figura del duce e del condottiero di questo Stato, del dittatore. Ma quando dico lo Stato come un corpus unico cosa intendo dire? Intendo dire che... Gli italiani devono essere, sentire un forte legame con lo Stato e obbedire solo allo Stato come massima e suprema autorità. Sentirsi italiani, parlare italiano, qua c'è poi tutto il discorso sulla persecuzione delle minoranze linguistiche ad esempio, sull'assimilazionismo forzato all'Italia e agli italiani, ma anche su questa esaltazione del ruolo dello Stato, un'esaltazione direi anche gentiliana perché uno dei teorici di questo fenomeno. È proprio il filosofo Giovanni Gentile, vi lascio magari qualche link in descrizione. E questa esaltazione dello Stato, della nazione, come un corpus unico, unito, compatto e a cui si obbedisce, porta Mussolini anche a voler reprimere ogni forma di rifiuto dell'autorità statale. Mussolini si tiene a far vedere che lo Stato fascista è efficiente, che lo Stato fascista fa funzionare le cose, che lo Stato fascista non è come quei disfattisti, dei socialisti anarchici che non si impegnano per la patria e per il bene comune. No. Il fascismo ha cambiato la patria, ha cambiato l'Italia e l'ha resa un corpus unico che viaggia nella stessa direzione, in cui non sono tollerati ovviamente deragliamenti rispetto al percorso stabilito. Deragliamenti di che tipo? Non sono accettate idee diverse, non sono accettate lingue diverse, non sono accettate filosofie diverse, orientamenti sessuali diversi, chiaro? Quindi repressione di tutte le minoranze, ma non sono accettate neppure organizzazioni criminali che... pretendono di sostituirsi allo Stato lo Stato è usano l'espressione hegeliana Dio che entra nel mondo e allora se lo Stato è Dio lo Stato deve sopprimere ogni ribellione ma con grande forza e con grande vehemenza e Mussolini incita a mostrare che il suo modello di Stato funzionerà meglio di quello di Giolitti ad esempio che aveva permesso la mafia Giolitti se vi ricordate è stato accusato da importanti intellettuali anche meridionali penso a Salvemini ad esempio di essere il ministro della malavita cosa intendeva se le mini quando usava questa espressione che e in parte c'era anche una buona quota di verità in questa accusa soliti si era garantito di restare a potere per molti anni in italia al nord per carità promuovendo anche una industrializzazione trovando un accordo tra imprenditori sociali insomma governando anche con una certa scaltrezza e forse riuscendo anche governando anche bene dal suo punto di vista nei suoi obiettivi Ma al centro-sud, soprattutto al sud, le scelte di Giolitti erano state più controverse perché Giolitti di fatto aveva un po'chiuso gli occhi, un po'si era accordato, questa era l'accusa, con molti malavitosi locali. Invece di fare la guerra alla mafia o ad altre organizzazioni di quel tipo, Giolitti aveva chiuso un occhio e forse anche due in cambio di goti. E questa sarà una tendenza che vedremo tornerà nella storia italiana. Giolitti era stato molto morbido con la mafia e la mafia lo aveva ricompensato anche con una certa quota di voti. Mafia, non solo mafia. Questa era l'accusa. E qualcosa di vero c'era. Ora, Mussolini voleva dimostrare di non essere più nell'Italia di Giolitti, nell'Italia affarista, nell'Italia del compromesso, nell'Italia anche dell'illegalità. Voleva essere, Mussolini, l'emblema di un'Italia nuova, di un'Italia rinnovata, di un'Italia del rigore. di un'Italia dell'obbedienza, di un'Italia anche del pensiero unico con lo Stato come totem, come punto di riferimento alto. E quindi, proprio ideologicamente, per il fascismo la mafia era un nemico, un nemico da battere, un nemico da distruggere, per dimostrare la forza dello Stato. E in effetti bisogna dire che, sapete quando si dice il fascismo ha fatto anche cose buone. Beh, in questo caso forse è anche vero, perché il fascismo si fece portatore in quegli anni, soprattutto a partire dal 25, quindi quando partì la dittatura vera e propria, di una forse della più importante, almeno fino ad anni molto recenti, grande campagna di repressione della mafia in Sicilia. A capo di questo grande slancio legalista repressivo fu messo un prefetto che venne soprannominato non a caso il prefetto Riferro. perché era molto duro, molto rigido, che si chiamava Cesare Mori, che venne inviato in Sicilia e ebbe ampi poteri per cercare di debellare la minaccia mafiosa. Quindi dopo anni in cui si era minimizzato il peso della mafia, si era trascurato, non si era agito, adesso lo Stato agiva. In effetti Mori ottenne degli ottimi risultati, con molta fatica, con qualche anno di tempo, ma ottenne ottimi risultati, anche usando però metodi brutali, bisogna dirlo. Mori arrivò ad assediare certi villaggi, certe città, praticò di fatto una polizia militarizzata, usò l'esercito e punì con pene molto severe i mafiosi, sottoponendo anche a volte a ricatto la popolazione affinché consegnassero i capi di queste bande mafiose. Però ottenne risultati ottimi perché ci furono arresti anche eclatanti. Forse il più famoso degli arresti operati da Mori fu quello di Vito Cascioferro. che era una sorta di boss dell'epoca, di famoso anche mafioso dell'epoca, ma insomma in generale i successi furono parecchi. E in effetti, partendo dal 25 un po'alla volta, ottenendo risultati sempre più eclatanti, negli anni 30 la mafia sembrò apparentemente sconfitta. Dico sembrò perché in realtà la mafia sopravvisse, però sicuramente le sue operazioni divennero molto più complicate, dovette un po'nascondersi, dovette ridurre molto il peso delle sue azioni. E questo fu vero finché il fascismo mantenne il potere in Italia. Cosa accade però? Perché dal 25, andiamo avanti con gli anni, arriviamo al 1943. E nel luglio del 1943 in Sicilia accade qualcosa di molto rilevante, come forse ricordate dai vostri studi e vi lascio anche qui un link in descrizione. L'Italia nel frattempo era entrata nella Seconda Guerra Mondiale, la Seconda Guerra Mondiale andava molto male, e nel luglio del 1943 gli angoloamericani sbarcano proprio in Sicilia. E da lì danno via quella lenta ma graduale risalita attraverso lo stivale fino ad arrivare nel 45, nel aprile del 45 a liberare Milano e a porre fine alla dominazione fascista in Italia, all'occupazione nazista e così via, alla guerra. Però nel luglio del 43 gli anglo-americani sbarcano in Sicilia, una Sicilia che appunto era terra in cui il fascismo aveva operato con grande durezza, non si era fatto magari sempre amare dalla popolazione, ma anche aveva ottenuto risultati. apparentemente limitano molto la mafia. Cosa succede quando arrivano gli angloamericani? Che la mafia si rifà avanti. La mafia vede in questa liberazione l'occasione per riprendere spazio, per riprendere potere. Sfruttando quello che aveva fatto anche a fine Ottocento, cioè ruolare gli intermediari. Lo Stato si sta sciogliendo perché lo Stato fascista in quel momento crolla. Vi ricordate che poi il 25 luglio in particolare crolla tutto in Italia. Mussolini viene arrestato, viene mandato al Gran Sasso, poi per carità verrà liberato e nascerà la Repubblica Sociale, ma sono mesi di caos, giorni di caos, di disordine, di scretolamento dello Stato. La monarchia stessa scappa, insomma è un disastro. E in quel vuoto di potere la mafia riprende coraggio. Adesso è il momento di rifarsi avanti, adesso quello Stato crolla, ci siamo noi a mantenere l'ordine, siamo noi a gestire le cose, siamo noi. a gestire anche l'arrivo degli angloamericani e a organizzare. Possiamo porci davanti gli angloamericani come quelli che conoscono il territorio, come quelli che hanno in mano il polso della situazione, quelli che dominano la scena e possono aiutarli a dominare. Gli angloamericani da parte loro tutto sommato hanno anche bisogno di qualche appoggio locale per partire con le varie operazioni e questo dà spago alla mafia che si rifa avanti e ricomincia a... conquistare le proprie posizioni e inizia anche a pensare al dopoguerra ovviamente perché per luglio 43 alla fine la Sicilia è liberata poi gli angloamericani si imbarcano nella linea Augusta la linea gotica e via discorrendo però Sicilia già sa che la guerra ma lo sanno tutti che la guerra finirà in un unico modo ormai piuttosto evidente che le forze dell'asse sono destinate alla sconfitta e allora bisogna pensare al dopoguerra bisogna mettere le mani avanti bisogna iniziare a a organizzare quello che sarà il dopo. E la mafia, rinvigorita, rinfrancata dal crollo dello Stato e anche legittimata in parte dall'aiuto dato agli angolo-americani, inizia a dire, dopo la guerra, qua ci saremo noi. Ora, questo per dire della prima fase della storia della mafia, dalle origini, diciamo, fino alla Seconda Guerra Mondiale. Chiaramente siamo andati abbastanza veloci. Ho citato soprattutto i fenomeni sociali e storici più che i singoli fatti specifici perché il tempo è un po'tiranno e non volevo rendere troppo pesante questa lezione. La prossima volta parleremo della mafia dal 1945 ad oggi, anche qui fotografando soprattutto i fenomeni, ma vi lascio come sempre poi anche in descrizione una piccola bibliografia se volete ampliare, approfondire, studiare più in dettaglio tutto quello che vi ho raccontato. e ampliare quindi le vostre conoscenze. Per oggi però, visto anche il minutaggio, ci fermiamo qui. Vi ricordo come sempre che in descrizione trovate i titoli che sono comparsi qui mentre spiegavo, trovate anche i link agli attività che ho citato e poi trovate i modi per rimanere in contatto col canale tramite social network o, e questo lo consiglio particolare, newsletter gratuito e settimanale, oppure trovate anche i modi per sostenere questo progetto, un progetto impegnativo, costoso. rilevante se vi piace se lo trovate utile sostenetelo tramite donazioni merchandising libri che comprate per voi e danno una mano anche a noi oppure in particolare l'abbonamento al canale abbonamento moro per ricevere qualche vantaggio esclusivo come diretti riservate come dispensi di filosofia dispensi di storia incontri messili per discutere insieme di filosofia e storia una chat testuale anche qui per discutere insomma tante cose in cambio di pochi euro decidete voi quanti c'è un video in descrizione che spiega tutto senza impegno Dai 3 euro in su insomma potete scegliere di fare questa donazione e ricevere anche punto di vantaggio. Ultimissima cosa, vi ricordo che era poco uscito il mio ultimo libro che adesso prendo perché ce l'ho là. Il libro è questo, si intitola Anche Socrate qualche dubbio ce l'aveva, un libro di filosofia divulgativo ma anche spero stimolante che parla di come si può trarre dalla filosofia, in particolare dalla filosofia scettica, qualche strumento utile per affrontare le sfide dei nostri giorni, i problemi della nostra società attuale. Lo trovate in tutte le librerie, Cairo Editore, sia in formato cartaceo che in formato digitale. Ripeto il titolo, anche Shograt e qualche dubbio ce l'aveva, comunque in descrizione c'è anche il link per comprarlo. Basta, ho detto tutto, ci vediamo presto per chiudere questa pagina sulla mafia con un secondo video a riguardo, poi per tante altre lezioni di storia, filosofia ed educazione civica. Ciao ciao!