L'uomo fin dall'antichità ha esplorato, studiato e descritto il mondo che lo circonda. Da qui è nata la geografia, una scienza a tutti gli effetti, oggi divisa in numerose branche, tra cui la geografia fisica, la geografia politica e la geografia economica. La prima mappa conosciuta risale al IX secolo a.C. e appartiene alla civiltà babilonese, come anche la celebre mappa del mondo del VI secolo.
Al centro di tutto, la città di Babilonia, circondata dal mare. Gli antichi greci pensavano che il mare circondasse la terra e ne segnasse i limiti. Per Talete di Mileto, la Terra era un disco piatto circondato dal mare e dall'acqua aveva origine ogni forma vivente. Per Anassimandro, la Terra era invece una colonna, anch'essa circondata dal mare. Si deve a Pitagora l'idea della forma sferica del nostro pianeta, mentre si comincia a ragionare in termini di longitudine e latitudine, dando vita alla geografia matematica.
Assieme alla forma, anche la questione della grandezza della Terra era un tema molto dibattuto tra i filosofi greci. Eratostene, vissuto tra il II e il III secolo a.C., fu il primo a parlare di geografia e a cercare di stabilire la dimensione della Terra. Il contributo più importante di Eratostene fu però il calcolo della circonferenza terrestre. Intanto, le esplorazioni e le campagne militari dei Greci portarono nuovi dati alla descrizione fisica della Terra. Cratete di Mallo, nel II secolo a.C., provò a disegnare gli emisferi, individuando quattro masse abitate, due per ogni emisfero.
Al I secolo a.C. risale la geografia in 27 volumi di strabone. in cui la descrizione degli aspetti fisici si mescola per la prima volta a un'indagine di tipo umano, culturale e politico.
Per esempio, la felice posizione geografica della Grecia, che permette facili comunicazioni via mare, viene considerata un aspetto fondamentale della grandezza della civiltà greca. L'opera di Strabone influenzò tutti i geografi del tempo, che si giovarono inoltre di nuove conoscenze condotte dalle conquiste militari romane. Le guerre portarono infatti all'esplorazione e alla scoperta di nuove terre, tra cui le isole britanniche. L'opera più influente in epoca romana è la Geografia in sette libri del filosofo greco Claudio Ptolomeo, risalente al II secolo d.C. Uno dei principali problemi affrontati da Ptolomeo riguarda le indicazioni geografiche e la rappresentazione cartografica.
Queste e altre riflessioni contenute nel Trattato Ptolemaico verranno riprese nell'Europa del XV secolo, rilanciando la passione per la geografia e dando vita ai primi Atlanti.