Ciao, sono Patrick Sheriff e oggi vediamo in sette punti il terzo canto dell'Inferno. Ti ricordo che per capire appieno il significato allegorico del canto è indispensabile conoscerne il significato letterale, su cui ho fatto... un video specifico. Intanto ti comunico che è uscito il mio libro dedicato all'inferno di Dante. Per ogni canto troverai la parafrasi, il riassunto e il commento oltre alla spiegazione dei concetti chiave fondamentali.
Avrai così un quadro chiaro e completo di tutta l'opera e supererai gli ostacoli linguistici e culturali che rallentano il tuo studio. Il libro è disponibile su Amazon e in libreria. Trovi il link in descrizione e nel primo commento. La prima cosa da dire riguarda la porta infernale che permette l'ingresso nell'inferno.
Sopra questa porta è riportata una scritta di colore scuro che indica che è la porta stessa a parlare. come era in uso negli oggetti e nei manufatti dell'antichità, su cui appunto erano riportate delle scritte in prima persona che indicavano che era l'oggetto stesso a parlare. e a comunicare il nome dell'artigiano. La scritta della porta comunica che una volta avarcata questa soglia non è più possibile tornare indietro e che non si può uscire dall'inferno. Inoltre la scritta comunica che la porta è stata creata da Dio stesso indicato nelle persone della trinità ovvero la divina podestate cioè il padre, la soma sapienza cioè il figlio.
e il primo amore, ovvero lo Spirito Santo. L'idea della scritta deriva dall'uso antico di porre delle scritte negli oggetti o nei manufatti, ma può anche derivare dall'epigrafi poste sulle porte di alcune città medievali. L'idea di una porta che segna l'ingresso all'inferno invece deriva da una lunga tradizione classica e religiosa. La seconda cosa da dire riguarda l'antinferno, detto anche vestibolo. Si tratta della zona collocata tra la porta e il fiume Acheronte.
Questa zona precede il vero e proprio inferno e non appartiene a nessuno dei cerchi infernali. Dentro l'antinferno sono puniti gli ignavi e quei diavoli che sono rimasti neutrali. durante lo scontro tra Dio e Lucifero. La terza cosa da dire riguarda gli ignavi.
La loro colpa consiste nel fatto che quando erano in vita non si sono mai schierati, non hanno mai preso posizione e dunque non hanno mai compiuto quell'azione che è fondamentale della vita umana ovvero prendere delle decisioni. La loro pena consiste nel correre nudi dietro un insegna senza alcun significato, tormentati, torturati e punti da delle vespe e da dei mosconi, che ne fanno colare il sangue insieme alle lacrime nel terreno, dove tale sangue e lacrime sono raccolti da dei vermi ripugnanti. La loro pena è sottoposta dunque alla legge del contrapasso e può essere vista sia come analogia con il loro peccato, o come contrasto.
Per analogia infatti la loro pena consiste nell'inseguire un'insegna che non ha alcun significato, esattamente come la loro vita è stata senza nessun significato. Inoltre, sempre per analogia, come la loro vita è stata ripugnante, poiché non hanno mai preso posizione, così adesso il loro sangue è raccolto da dei vermi ripugnanti. Oppure la loro pena può essere anche vista e interpretata per contrasto, ossia la legge del contrasto.
contrapasso agisce nei loro confronti per contrasto. Dal momento che in vita non hanno mai seguito alcun ideale, adesso sono costretti a correre incessantemente dietro una bandiera, che però non ha alcun significato. Dante ha un totale disprezzo verso gli ignavi, in quanto non scegliendo né il bene né il male, sono colpevoli sul piano teologico. e non schierandosi con nessun ordinamento politico sono colpevoli sul piano morale. Gli ignavi dunque non meritano per Dante nessuna considerazione ed infatti Dante autore non si sofferma su nessuna anima.
particolare mentre Virgilio dice che gli ignavi non sono degni di nessuna attenzione. Ad ogni modo occorre precisare che gli ignavi non sono colpevoli di nessuna colpa in quanto non prendendo nessuna decisione non hanno mai commesso nessun peccato. Quindi la condanna di Dante è soprattutto una condanna morale molto probabilmente espressa a anche su base personale in quanto Dante odiava quei fiorentini che rimanevano indifferenti ai problemi politici. L'antinferno diviene così il luogo del giudizio dell'uomo. La quarta cosa da dire riguarda Papa Celestino V che viene citato indirettamente tra gli ignavi come colui che fece per Viltade il gran rifiuto.
Dante rimprovera Celestino V. V la colpa di aver rinunciato al soglio pontificio permettendo così a Bonifacio VIII di divenire papa. Bonifacio VIII che è acerrimo nemico di Dante, è responsabile del suo esilio dopo la vittoria da parte dei Guelfi Neri a Firenze. Tale identificazione è data per certa, tuttavia alcuni studiosi hanno identificato in colui che fece il rifiuto anche altre figure come Esau, Pilato o Giuliano l'Apostata.
La quinta cosa da dire riguarda Caronte, ossia il traghettatore di anime della Caronte. Caronte ha il compito di traghettare le anime dannate da una riva all'altra della Caronte. Questa figura è tratta da Dante dal sesto libro delle Eneide. appunto compare questo personaggio.
Tuttavia il caronte dantesco ha dei tratti demoniaci più accentuati, coerentemente all'interpretazione in chiave cristiana che veniva data delle figure mitologiche che abitavano nell'inferno, le quali erano considerate personificazioni del diavolo. E la stessa connotazione diabolica la ritroveremo in altre creature infernali come Minosse, Cerbero o Plutto. Tutti i guardiani infernali cercano di impedire il passaggio di Dante.
Essi sono dunque allegoria degli impedimenti di natura peccaminosa che ostacolano il cammino di redenzione dell'anima umana. A zittire tali creature e a permettere il proseguimento del viaggio di Dante è sempre Virgilio. allegoria della ragione. Virgilio zitisce Caronte con una formula che ritroveremo con lievi varianti anche nei confronti di Pluto e di Minosse permettendo così a Dante di proseguire il suo viaggio.
Interessante notare che Caronte profettizza a Dante la sua futura salvezza in quanto Caronte dice a Dante che una volta morto egli sarà destinato al purgatorio. La sesta cosa da dire riguarda le anime dannate. Queste anime si affollano sulla riva della Caronte spinte dalla giustizia divina a desiderare di passare dall'altra parte del fiume.
Queste anime sono descritte nella loro fisicità con dei corpi nudi e tremanti. La corporeità di queste anime è dovuta a un'esigenza di al fatto che saranno sottoposte a delle pene che comportano del dolore fisico. Queste anime bestemmiano e maledicono il giorno in cui sono nate, coerentemente coi modelli biblici di Giobbe e Geremia.
Il numero delle anime è grandissimo, come si evince dal fatto che Caronte cerchi di stiparne il più possibile all'interno della prova. imbarcazione colpendo col remo tutte quelle anime che si adagiano sul fondo occupando così più spazio inoltre ancor prima che caronte raggiunga l'altra riva del fiume un'altra folta schiera di anime si è già formata sulla riva dove si trovano dante e virgilio il gran numero di anime dannate e di gnavi testimonia la diffusione del male e del pelle peccato sulla terra. La settima cosa da dire riguarda il terremoto ultraterreno. Il canto infatti si conclude con una violenta scossa infernale causata da un vento sotterraneo, come riteneva la fisica medievale. A questa scossa infernale si unisce una luce rossastra di origine sconosciuta, che causa lo svenimento di Dante.
Nel canto successivo Dante si rivolge si risveglierà dall'altra parte del fiume. Il terremoto dunque svolge una funzione narrativa in quanto permette a Dante autore di evitare di descrivere il passaggio del fiume. Ti ricordo che per capire bene questo canto occorre conoscerne il significato letterale sul quale ho fatto un video specifico.
Iscriviti al canale e noi ci vediamo alla spiegazione del quarto canto. In bocca! calupo