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Riflessioni sulla Filosofia dell'IA

Nel corso delle ultime elezioni ci siamo avvicinati sempre di più alla fine del Novecento. Abbiamo visto filosofi che si sono trovati ad operare a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e poi nelle ultimissime elezioni siamo andati anche ben oltre alla Seconda Guerra Mondiale perché ci siamo affacciati agli anni 60 70 del Novecento. Oggi facciamo un ulteriore balzo in avanti, probabilmente l'ultimo balzo in avanti del nostro Corso di filosofia perché arriveremo a parlare di riflessioni che sono state svolte addirittura negli anni 80, 90 e in parte 2000, quindi a cavallo tra i due secoli, molto vicini ai giorni nostri. Il tema d'altronde è attualissimo, è modernissimo e secondo me anche interessantissimo. Il tema è quello dell'intelligenza artificiale, ovvero le macchine possono pensare come gli uomini? Un giorno penseranno come gli uomini o resteranno sempre delle differenze tra uomo e macchina? Questo è un bel quesito e oggi andremo ad esplorarlo. Andiamo a cominciare! Come vedete il caffè c'è sempre, anche se io, avrete notato, sono oggi in un ambiente diverso perché... aspettate che appoggio che se no faccio il disastro... Sono in un ambiente diverso perché mi trovo nella cameretta di due dei miei figli che ci tenevano talmente tanto a vedere la loro cameretta comparire in un video di filosofia che hanno insistito per giorni perché registrassi un video qui. Quindi ho cercato di organizzarmi. Ovviamente... questa volta abbiamo degli spettatori nuovi a seguire la lezione perché oltre al solito Batman che è sempre presente, io direi di metterlo qui, non ci starà mai, cadrà, va bene lo mettiamo qua ci sono con noi anche dei nuovi amici che sono ovviamente un dinosauro perché un dinosauro anche se acquatico deve esserci sempre che lo sia di Jurassic World o qualcosa del genere sì, il simbolo... e anche lui ci seguirà qui, sarà molto attento, vediamolo così e poi ovviamente c'è il super mega Squirtle che anche lui è qui con noi e anche lui seguirà con grande attenzione. Quindi tutti i pokemon e gli altri animali del bosco sono qui per seguirci perché vogliono saperne anche loro qualcosa di più di questa intelligenza artificiale. Ultima menzione, poi inizio finalmente con questa filosofia, però se no mi uccidono. C'è il poster di Lion, youtuber preferito del mio terzo figlio e quindi volevo far vedere che c'è il poster di Lion appeso, basta, c'è, è lì. Se non seguite Lion è lo stesso, fa solo youtube di Minecraft, per chi ha più di sei anni forse non è di sette anni non è interessantissimo però insomma il terzo cupo si teneva e io ve l'ho mostrato. Ora iniziamo a parlare però. di intelligenza artificiale. Che cos'è questa intelligenza artificiale? Di cui sentiamo parlare molto spesso, no? Ne parliamo noi adesso, ne parla però anche l'opinione pubblica, se ne parla nei film addirittura, nei film di fantascienza. Ma è veramente fantascienza questa intelligenza artificiale? In realtà no, anche perché lo stesso termine, intelligenza artificiale, in realtà è piuttosto ecchio. Venne coniato per la prima volta nel 1956 da un informatico americano che si chiamava John. MacCarty. Ora, questo informatico la definì in termini piuttosto vaghi in questa maniera. L'intelligenza artificiale consiste nel far fare alle macchine cose che richiederebbero intelligenza se fossero fatte dagli uomini. Quindi capite, sì, per carità si ha un'idea, l'intelligenza artificiale vuol dire un'intelligenza non umana ma fatta dagli uomini che però lavora in maniera simile a quella umana perché fa cose che l'uomo potrebbe fare solo ricorrendo alla propria intelligenza. Però è ancora una definizione molto generica, d'altronde eravamo, ripeto, nel 1956 agli albori dell'arrivo dei computer e dell'informatica. Ovviamente nel corso degli anni successivi gli informatici, ma un po'alla volta anche i filosofi, si sono interrogati sempre di più su qualche caratteristica che potesse avere l'intelligenza artificiale e come si potesse distinguere eventualmente dall'intelligenza umana. Questo settore nel campo filosofico... È stato indagato soprattutto dai cosiddetti filosofi della mente e quella della filosofia della mente è una branca moderna e molto interessante, ancora oggi oggetto di ampi studi. in Italia, in America soprattutto, ma un po'in tutto il mondo. Ora, i filosofi della mente effettivamente si sono chiesti la mente umana e la mente artificiale, cioè l'intelligenza artificiale, cioè i computer, per farla breve, hanno delle differenze insormontabili, cioè sono differenti senza che si potranno mai raggiungere l'una con l'altra, oppure in futuro arriveremo all'intelligenza artificiale che lavorano come le intelligenze umane? Su questa questione i filosofi nel corso degli anni si sono divisi, ovviamente come sempre avviene nel campo della filosofia, non si va mai d'accordo, si sono divisi in due, inizialmente, branche, in due tendenze. C'era una tendenza che vedeva come possibile il raggiungimento da parte dell'informatica dell'intelligenza umana, cioè un giorno avremo macchine che ragioneranno. e si comporteranno in maniera indistinguibile rispetto agli esseri umani. Questa tendenza è quella che è stata denominata già da molto tempo la tendenza della IA forte. IA è una sigla che si usa spesso e sta appunto per intelligenza artificiale. Quindi chi crede nella intelligenza artificiale forte, crede che magari non adesso, magari neanche tra cinque anni, ma in futuro, in un futuro non meglio precisato, le macchine potranno esibire un'intelligenza Indistinguibile da quella umana. Se avete mai visto film di fantascienza come Blade Runner, ad esempio, sapete bene di cosa sto parlando. In Blade Runner ci sono, è una storia inventata, ma molto suggestiva, in cui degli android, cioè dei robot con sembianze umane, sono stati talmente perfezionati nel corso degli anni da appunto diventare completamente indistinguibili dagli esseri umani, se non per alcuni piccolissimi difetti che poi sono al centro. della trama del film. È un film d'azione, un film di fantascienza, ma con riflessi ovviamente filosofici che lasciano dei dubbi. Dall'altra parte ci sono però anche i filosofi che ritengono che l'intelligenza artificiale si potrà sviluppare molto nei prossimi anni, già si è sviluppata molto, ma non potrà mai raggiungere completamente l'intelligenza umana, quindi i computer non potranno mai esattamente replicare il comportamento degli uomini. I sostenitori di questa ipotesi vengono chiamati sostenitori della IA debole, quindi ripeto, IA forte è chi pensa che le macchine raggiungeranno gli uomini tutto e per tutto nel comportamento, nel campo computazionale già ci hanno superati, ma anche nel comportamento. Chi invece crede nella IA debole pensa che le macchine miglioreranno, miglioreranno, ma l'uomo avrà sempre un qualcosina in più e adesso vedremo cos'è questo qualcosina. Ovviamente nel corso degli anni queste due tendenze si sono prevaricate l'una sull'altra, cioè ci sono stati dei momenti in cui la IA forte è sembrata dominante, è sembrato che avessero effettivamente ragione i sostenitori della IA forte, e dei momenti invece in cui è sembrato che avessero ragione i sostenitori della IA debole. Perché c'è stata questa alternanza? Perché dagli anni 50 ad oggi effettivamente anche il mondo dell'informatica è andato avanti ma spesso a strattoni, cioè ha avuto delle accelerazioni improvvise, magari un nuovo computer, una nuova tecnologia che faceva fare dei balzi avanti immediati all'intelligenza artificiale e poi però anche magari dei rallentamenti per cui per molti anni non si assisteva più a passi avanti, quindi a seconda dei successi e degli insuccessi dell'informatica si è dato spago all'una o all'altra tendenza che si sono un po'superate l'una con l'altra, d'altronde I computer hanno dimostrato grandi pregi, ma a volte anche alcuni limiti finora. Ad esempio tra i grandi pregi, sicuramente avrete letto o sentito, di quei computer che sono in grado di giocare ad alcuni giochi di intelligenza e superare anche gli uomini, gli scacchi, il Go, che è un gioco orientale molto elaborato, in cui... L'intelligenza artificiale ha dato ottimi risultati. Insomma, in questi giochi con regole chiuse, con un insieme di regole chiuse, i computer si sono dimostrati addirittura migliori, dei migliori tra gli uomini in certi casi. Però, quando si è usciti da questo ambito di giochi regolati, chiusi con poche regole, i computer non sempre hanno dato grandi prove di loro stessi. C'è qualche eccezione ovviamente, in fondo oggi se avete un cellulare sapete bene che tutti i cellulari moderni sono equipaggiati con un assistente vocale e la stessa cosa ce l'abbiamo nelle case con Alexa o Google Home o altre cose di questo genere. Cosa sono questi assistenti vocali? Sono dei computer ovviamente che rispondono e interagiscono alle nostre domande a volte interagiscono anche in maniera molto intelligente perché riescono a fare delle battute, riescono a raccontare delle barzellette e si sta sperimentando in America anche delle forme ancora più elaborate di intelligenza artificiale perché proprio Google ha presentato qualche mese fa Un assistente vocale che è in grado anche autonomamente di telefonare dal parrucchiere o telefonare al ristorante e prenotare un tavolo, anche reagendo ad eventuali imprevisti nel corso della prenotazione, segno che queste macchine effettivamente sembrano poter essere almeno in certi ambiti indistinguibili dagli uomini, perché se io do a una macchina il compito di prenotare un tavolo e il cameriere dall'altra parte non si accorge che sta parlando con una macchina, siamo davanti. Non abbiamo una 12 di mattina disponibile, la più vicina che abbiamo è una 1.15. Hai qualcosa tra le 10 di mattina e le 12 di mattina? Diffendo di quale servizio vorrebbe, quale servizio sta cercando? Solo un'aigua di donna per ora. Ok, abbiamo una 10 di mattina. Le 10 di mattina è ok. Ok, qual è il suo primo nome? Il primo nome è Lisa. Ok, perfetto. Allora, vedo Lisa a 10 di mattina, il 3 di maggio. Ok, bravo. Grazie. Bravo, abbia un buon giorno. Ciao. It's called Google Duplex. It brings together all our investments over the years in natural language understanding, deep learning, text-to-speech. By the way, when we are done, the assistant can give you a confirmation notification saying your appointment has been taken care of. Let me give you another example. Let's say you want to call a restaurant, but maybe it's a small restaurant which is not easily available to book online. The call actually goes a bit differently than expected. Oh, in realtà siamo qui dopo 5 persone. Per le persone potete venire. Quanto tempo si ascolta per essere seduti? Quando domani? O settimana? Per il domenica prossimo. Il 7. Oh, no, non è troppo spazio. Potete venire per le persone, ok? Oh, ho capito. Grazie. Ciao, ciao. Ovviamente però i filosofi della mente non si sono divisi solo su chi ha ragione e chi ha torto riguardo all'intelligenza artificiale. Studiando le macchine hanno cercato poi di studiare anche la mente umana, perché alla fine è questo il problema. Vedere se le macchine possono replicare le sue esperienze. oppure no la mente umana significa intanto imparare a conoscere le macchine ma poi anche imparare a conoscere sempre meglio la mente umana ed effettivamente se seguite un po'il percorso delle scienze neurologiche proprio negli ultimi decenni si sono fatti passi avanti molto importanti anche a livello scientifico nello studio del cervello umano della mente di come funzionano i nostri stati mentali allora anche studiando la mente umana i filosofi hanno fatto emergere delle diverse ipotesi, delle diverse tendenze. La prima tendenza proprio per cronologica che è emersa è stata quella del cosiddetto funzionalismo, il cui principale esponente è un filosofo americano che si chiama Hillary Putnam. Hillary sembra un nome femminile ma in realtà era un uomo. Questo Putnam, già un importantissimo filosofo degli ultimi decenni americano, già nel 1950... aveva descritto la mente umana come una serie di stati mentali basati sulla loro funzione cioè il cervello funzionerebbe secondo lui proprio come una macchina in un certo senso molto elaborata ovviamente, ma come una macchina. E addirittura lui arrivava a distinguere cervello e mente, perché il cervello sarebbe in un certo senso l'hardware, mentre la mente sarebbe il software. Voi sapete bene, da buoni giovani dei giorni nostri, che in ogni computer esiste un hardware e esiste un software. L'hardware è la struttura del computer, l'acciaio con cui è formato, i circuiti, la tastiera, il mouse, eccetera. per il caso di cellulare, vetro, touchscreen eccetera. Il software invece è il sistema operativo e i programmi che girano dentro all'hardware. Per far funzionare un computer servono entrambi. L'hardware è la scatola dura e rigida, il software è l'insieme delle applicazioni dal sistema operativo in giù che fanno funzionare questo computer o questo strumento. può essere cellulare o altre cose di questo genere. Ovviamente, secondo Putnam, il cervello umano è molto simile a un computer perché appunto non ha null'altro che un hardware, il cervello stesso, e un software, cioè la mente, che non fa altro che mettere insieme degli stati in base alle funzioni, cioè svolgere i programmi, svolgere delle applicazioni, come se nel tuo cervello si svolgessero dei processi, molto simili a quelli di un computer, a volte consci, a volte inconsci, come se fossero in background, diciamo, come nel computer voi sapete sono processi attivi e processi che non vedete ma che lavorano sotto, nascosti, così nel cervello. E in pratica la struttura della mente sarebbe simile alla struttura del software, quindi funzioni, si lavorerebbe per funzioni, appunto, ripeto, questa teoria è quella del funzionalismo. Questa teoria ha avuto grandissimo successo all'inizio, poi in realtà nel corso degli anni è passato un po'di moda. Lo stesso Putnam poi nel corso degli anni l'ha in parte rinnegata, però oggi sta ritornando abbastanza in auge. Oggi è una teoria che è stata molto recuperata, lo vedremo alla fine di questa breve lezione, perché nuovi filosofi americani stanno riprendendo in mano il funzionalismo, riaggiornandolo ovviamente in base anche alle nuove scoperte. In pratica, secondo questa visione, comunque, come vi dicevo, la mente lavorerebbe esattamente come un computer, cioè riceverebbe degli input e a questi input risponderebbe con degli output. Quindi riceviamo dei dati, delle impressioni, degli stimoli esterni, li rilavoriamo molto velocemente nel cervello, il cervello poi genera un output, cioè un risultato, una risposta che può essere l'ordine per il corpo, può essere un ordine per la voce, può essere un ragionamento, eccetera. Quindi si parla di isomorfismo mente-computer, cioè tra la mente e il computer c'è la stessa forma. Isomorfismo vuol dire questo, no? Funzionano in maniera molto simile, secondo un sistema di elaborazione dei dati in base alle funzioni. La seconda corrente, che vi cito molto velocemente perché ovviamente poi si tratta di cose complesse e voglio darvi soprattutto un'infarinatura introduttiva, poi eventualmente potrete approfondire voi, la seconda corrente che si è contrapposta al funzionalismo, che è sorta un po'dopo, ma poi ha avuto un grande successo soprattutto negli anni 70-80, è il cosiddetto connessionismo. Questo connessionismo vede la mente in realtà come qualcosa di diverso. da un software. La mente non fa solo calcoli, non è semplicemente un calcolatore che riceve input e restituisce output dopo aver fatto un po'di conti. Non funziona solo così, certo fa a volte anche questo, ma altre volte fa anche qualcos'altro, perché nella mente esistono delle connessioni neurali che si allacciano con gli stimoli esterni, ma si allacciano anche con la memoria, quindi con qualcosa che non viene da fuori, ma con qualcosa che abbiamo dentro. e con relazioni intrinseche all'uomo e alla mente molto più complesse che non si possono in nessun modo formalizzare in algoritmi. Perché capito, uno dei problemi è questo. Se la mente funziona come il computer allora un giorno io potrò scrivere un programma per computer che replicherà esattamente quello che fa la mente umana. Ok? Quindi dovrò essere in grado in futuro di creare un algoritmo quindi una serie di codice di programmazione, una serie di algoritmi che fanno funzionare il computer come funziona la mente. Ora, è possibile fare questo? Oggi magari no, ma anche in futuro sarà possibile. I connessionisti dicono di no, perché quando noi... Ragioniamo? Certo alcune operazioni si possono anche scrivere. Quando facciamo certi ragionamenti si può schematizzare quello che facciamo e formalizzarlo in una regola. Applichiamo delle regole quindi posso scrivere un algoritmo, farlo fare al computer e il computer in certi casi può replicare quello che fa l'uomo. Ma in altri casi, adesso vedremo quali sono, in altri casi l'uomo fa delle operazioni che non si possono neppure definire, non si può neanche scrivere che cosa ha fatto l'uomo. come ha fatto a fare certe cose e allora se non lo si può scrivere non si può neppure mettere in un codice e non si può quindi dare come istruzione a nessun computer per questo i connessionisti credono che veramente il computer non ci sia un isomorfismo ma rimanga sempre una qualche differenza questo era per darvi qualche così messaggio introduttivo qualche parola chiave che useremo anche andando avanti, quindi ricordatevi IA forte, IA debole, funzionalismo, connessionismo. Chiaramente chi crede nel funzionalismo crede anche in una IA forte, chi crede nel connessionismo ritiene che invece sia più corretta la visione della IA debole, ovviamente. Però insomma, abbiamo posto alcune condizioni preliminari, adesso andiamo a vedere come si è evoluta la filosofia della mente nel corso degli anni. La prima riflessione che potremmo definire filosofica sull'argomento Risale a un personaggio che negli ultimi anni è diventato famosissimo nonostante sia stato ignorato per tanto tempo, è diventato famoso perché se ne sono occupati libri, articoli e perfino film. Questo personaggio è Alan Turing, celeberrimo ormai logico inglese, informatico inglese, che come sapete durante la seconda guerra mondiale lavorò per la sua patria cercando di decifrare il cifrare i codici usati dai tedeschi nelle comunicazioni segrete, producendo anche molto bene. E poi nel dopoguerra purtroppo fu segnato da una serie di vicissitudini molto tragiche, perché era omosessuale e venne perseguitato per via della sua omosessualità dal governo, dallo Stato, perché all'epoca l'omosessualità costituiva ancora un reato, e venne costretto... a subire un trattamento per la cura dell'omosessualità e finì purtroppo suicida, umiliato e distrutto da queste pratiche disumane che purtroppo all'epoca erano ancora piuttosto frequenti anche nell'Inghilterra che per certi versi era invece tollerante. Proprio sulla sua vita tragica, appunto come vi dicevo, sono stati scritti libri e sono stati realizzati film. devo dire anche che ultimamente tutto questo movimento per rievocare la figura di Turing ha avuto anche un buon impatto perché la figura di Turing è stata completamente riabilitata addirittura appunto in Gran Bretagna il governo ha chiesto ufficialmente scusa per la tragica fine di Turing quindi certo a posteriori però sempre meglio che niente comunque Turing come dicevo era Sicuramente un matematico, sicuramente un informatico agli albori dell'informatica, ma anche un grande logico. Quindi un filosofo per certi versi, perché la logica, come sapete, è una parte della filosofia. La logica ha un ruolo importantissimo nella nascita dell'informatica. Gli stessi algoritmi di cui parlavamo prima, i linguaggi di programmazione, sono linguaggi che devono moltissimo alla matematica, ma molto anche alla riflessione logico-filosofica, ovviamente. Sono formalizzazioni di... condizioni logiche quando noi abbiamo fatto il silogismo in Aristotele, certo qualcosa di molto più semplice, ma abbiamo posto delle basi che poi nel corso della storia della filosofia la logica ha perfezionato e la definizione delle delle proposizioni e della struttura logica del linguaggio è stata fondamentale per l'informatica. Allora Turing effettivamente possiamo anche annoverarlo tra i filosofi senza fare torto ai matematici che Come sempre i grandi matematici sono anche grandi filosofi e grandi filosofi che si occupano almeno di logica sono anche grandi matematici. Allora, Turing nel 1950 pubblicò un celebre articolo che comparve in una rivista dell'epoca britannica che si chiamava Mind. Quindi capite che il tema era sempre gli studi sulla mente. In questo famoso articolo... Espose una sua riflessione che è diventata celebre come il cosiddetto test di Turing. Test di Turing in informatica. Se studierete mai informatica, risentirete parlare un'infinità di volte perché è davvero un punto di svolta dello studio dei rapporti con le macchine. Allora, questo test che veniva presentato appunto in questo articolo pubblicato da Mind sosteneva che la tecnologia non era una cosa che si poteva fare in un'economia. Si diceva che una macchina si possa definire intelligente quando riesce a ingannare un uomo facendosi credere un altro uomo durante una conversazione alla cieca. Cosa vuol dire? Immaginiamo di porre un computer all'interno di una stanza senza finestre chiusa. Questa stanza comunica con l'esterno solo tramite alcune... mettiamo una fessura. All'esterno della stanza c'è un uomo. che non sa cosa c'è dentro la stanza. Lui scrive delle domande su dei fogli, le inserisce nella fessura, quindi arrivano dentro la stanza, e da dentro la stanza il computer butta fuori una risposta, scritta a macchina, che l'uomo all'esterno riceve. Se questo uomo all'esterno non sa dire, dopo aver fatto varie domande e aver ricevuto varie risposte, non sa dire, Se dentro la stanza ci sia un uomo o una macchina, allora quella macchina si può definire intelligente perché effettivamente ci comporta come se fosse un uomo. Come può accadere questo? Guardate che è quello che facciamo con i nostri assistenti vocali. Se voi date a un bambino il vostro cellulare e gli dite parla con Siri e lui ti chiede ciao Siri come ti chiami e lui dice Siri. Com'è... cosa ti piace fare? E l'altro risponde. Mi racconti una storia e l'altro racconta una storia. Vi rendete conto che in quel caso un bambino che non conosce nulla di informatica potrebbe benissimo credere che la voce che esce dal cellulare sia la voce di un essere umano e non di un computer. Il test di Turing funziona allo stesso modo. Se io chiudo un computer in una stanza senza far vedere all'esterno che dentro c'è un computer e metto dentro le domande e questo mi risponde in maniera logica e coerente a queste domande, allora io non posso sapere, non posso distinguere quel computer da un essere umano. E allora in quel caso il computer è intelligente. Quindi, con è che si può parlare di intelligenza artificiale secondo Turing? Quando le macchine passano questo test. Questo era quello che Turing, siamo nel 1950, ovviamente siamo agli albori, ripeto, di questa riflessione, ma questo è quello che Turing sosteneva. Questo test ovviamente aveva una visione tutto sommato ottimistica, aperta all'ipotesi della IA forte perché si ipotizzava che un giorno le macchine sarebbero forse riuscite effettivamente a rispondere a tutte le domande poste da un eventuale interlocutore in maniera logica, conseguenziale e quindi che avrebbero potuto replicare esattamente il comportamento di un essere umano. Come vi dicevo però questa ipotesi della IA forte all'inizio era molto sostenuta, era molto... condivisa entrò un po'in crisi nel corso degli anni e soprattutto entrò in crisi negli anni 80 che paradossalmente sono gli anni in cui il personal computer si diffonda nelle case in cui l'informatica segue a trionfare, però i filosofi della mente proprio negli anni 80 iniziarono a mettere in dubbio queste ipotesi della IA forte e in particolare il principale di questi filosofi che attaccarono ovviamente a distanza il test di Turing fu un americano si chiama un filosofo americano che si chiamava John Searle. Lui immaginò un controesperimento, un controesperimento mentale, meglio ancora, che riprendeva il test di Turing, ma voleva mostrare come il test di Turing non fosse conclusivo. Voleva dimostrare che, per carità, una macchina potrebbe anche passare il test di Turing, ma questo non vuol dire che sia intelligente come un uomo. L'ipotesi di Searle infatti era quella del connessionismo, cioè non possiamo pensare che la mente umana funzioni come un computer, c'è una differenza. E lui con questo esperimento mentale prova a dimostrarlo, adesso andiamo a vederlo. L'esperimento mentale di Searle è famoso nella storia della filosofia della mente come il test della stanza cinese, provo a raccontarvelo, a spiegarvelo. Allora, immaginiamo sempre una stanza, lui riprende, ripeto, il test di Turing, vuole... mostrare come il test touring sia fallace partendo proprio però da quelle condizioni. Allora prendiamo una stanza chiusa con solo una fessura aperta verso l'esterno, quindi chi sta fuori dalla stanza non sa chi c'è dentro, se ci sia dentro un uomo o una macchina. Dentro questa stanza però non mettiamo una macchina, stavolta mettiamo un uomo e diamo a quest'uomo un manuale cinese, cioè di lingua cinese, in cui ci siano, è scritto tutto in cinese questo manuale, e sia pieno di ideogrammi. In pratica un manuale è strutturato in questa maniera, in ogni pagina c'è un ideogramma, c'è una freccia e c'è un altro ideogramma, e così via, tutta una serie di ideogrammi tra loro collegati, frecce, un primo, un secondo, un primo, un secondo, un primo, un secondo. Ora, l'uomo che viene dato questo manuale di cinese non conosce il cinese, questa è una premessa fondamentale, non sa il cinese, non conosce gli ideogrammi, quindi per lui questo libro è arabo potremmo dire, no perché è vero, vede di questi disegni, ma non sa cosa questi disegni significino. Da fuori... L'uomo che sta fuori dalla stanza e che butta dentro l'input, che scrive su un foglio delle domande che manda dentro la stanza, scrive in cinese, lui si che sa il cinese. Quindi il foglio che viene mandato dentro la stanza è un foglio con degli ideogrammi. L'uomo che sta dentro riceve il foglio, lo guarda, non sa cosa c'è scritto perché non conosce il cinese, però ha il manuale. Apre il manuale e va a cercare l'ideogramma che gli è stato messo nel foglio, a cercarlo nel suo manuale. lo trova e una volta che l'ha trovato scrive in un altro foglio l'ideogramma corrispondente, cioè faccio un disegno, cerco nel mio manuale il disegno, c'è, bene, mi corrisponde un altro disegno, lo faccio e lo butto fuori. Il foglio che uscirà l'output sarà perfettamente coerente perché il manuale è fatto bene, cioè quando c'è un ideogramma e c'è l'altro l'associazione è logica. Mettiamo che uno nel foglio iniziale abbia scritto Com'è il meteo per domani? Nel manuale agli ideogrammi com'è il meteo per domani? C'è scritto, c'è una freccia che dice il tempo domani sarà buono in ideogrammi cinesi, l'uomo che sta dentro alla stanza che è appunto ignaro di cinese copia gli ideogrammi, li butta fuori e quello che riceve l'output da fuori vede una risposta perfettamente coerente. Quindi cosa succede? Cosa vuole dire Sir? L'uomo che sta fuori della stanza non potrà dire se dentro c'è un uomo o un computer perché le risposte sono sempre coerenti, quindi lui dirà dentro a questa stanza c'è un'intelligenza che sia artificiale o umana, c'è un'intelligenza, c'è qualcuno che sa il cinese. Il problema è che l'uomo che sta dentro non sa il cinese. Il problema è che l'uomo che sta dentro ha applicato delle regole senza capirle, senza conoscerle, senza comprenderle. Questo è il test della stanza cinese. Adesso traiamo un paio di conclusioni. Cosa vuole dire Searle con questo discorso? Vuole dire che le macchine funzionano esattamente come quell'uomo che non sapeva il cinese ma che era chiuso dentro alla stanza. Cosa faceva quell'uomo? Lui non sapeva minimamente cosa stava facendo. non sapeva che cosa gli veniva chiesto e non sapeva che cosa stava rispondendo non aveva cioè minima coscienza di ciò che stava facendo eppure lo faceva bene allora le macchine fanno questo le macchine applicano delle regole ma non sanno cosa quelle regole significano non capiscono cosa quelle regole implichino non hanno cioè coscienza e intenzionalità fanno perché applicano delle regole senza capire come quell'uomo che dentro la stanza non sapeva il cinese ma si basava sul manuale il manuale è chiaramente un simbolo del linguaggio di programmazione del codice con cui il programmatore ha scritto e ha previsto il comportamento della macchina ma la macchina appunto non ha coscienza né coscienza né intenzionalità attenzione, questa è una cosa importante secondo Searle perché l'uomo quando sa il cinese è vero che può rispondere alla stessa maniera di come faceva l'uomo che non sapeva il cinese ma l'uomo ha qualcosa in più l'uomo ad esempio pur conoscendo le regole può anche scegliere di trasgredire alle regole vediamo che io sappia il cinese mi chiudo non entro la stanza non ho bisogno dei manuali sono un uomo però mi chiedono com'è il tempo domani e io dico potrei dirgli non ne ho la più pallida idea Potrei dirgli non me ne frega niente, una macchina non può far questo, una macchina non può dire non me ne frega niente Perché? Perché non gli è stato scritto nel codice Potrei dirgli la verità, cioè domani è previsto il sole, benissimo Potrei anche fare dell'ironia, potrei dirgli domani è previsto il sole ma tanto tu sei sempre chiuso in casa perché c'è il coronavirus quindi che te frega 8. È evidente che una cosa del genere, un'ironia del genere, una macchina non può metterla in campo, solo l'uomo può Solo l'uomo che è consapevole di quello che sta facendo, solo l'uomo che conosce cosa gli è stato chiesto, solo l'uomo che dispone di coscienza e intenzionalità. Quindi l'uomo può rispondere come risponderebbe una macchina, ma può anche imbrogliare, può mentire, può fare ironia, può usare la fantasia, può disobbedire, può fare mille altre cose che una macchina non può fare. Una macchina obbedisce sempre alle regole, perché non fa altro che applicare il suo linguaggio, il suo codice, l'algoritmo che l'ha creata. Quindi non può disobbedire alle regole, ok? Non ha quella coscienza e quell'intenzionalità che è propria solo dell'uomo. Voi mi direte, sì però a volte Alexa racconta delle barzellette, Siri ci fa degli scherzi. Sì è vero, a volte le intelligenze artificiali di oggi, gli assistenti vocali di oggi possono anche schiazzare, ma attenzione non sono loro che scherzano in realtà, è il programmatore che ha scritto il loro codice che ha previsto che in certe situazioni la macchina possa schiazzare e gli ha detto lui come deve schiazzare. Ma la macchina non ha fantasia, non può decidere lei quando schiazzare, non può inventarsi neppure nuovi modi di schiazzare, capite? È sempre obbediente a una regola. predisposto da un uomo, non un programmatore, e quindi anche quando sembra trasgredire le regole è perché il suo programmatore le ha detto che può trasgredire le regole in quel caso e quindi rimaniamo sempre in quell'alveo. Per Searle la macchina non può mai avere la stessa coscienza e intenzionalità dell'uomo, per quanto brava sia, per quanto possa replicare il comportamento dell'uomo in certi casi, non può farlo in tutti. Ovviamente questa riflessione di Searle ebbe un grande successo negli anni 80, convince molti colleghi filosofi del suo punto, perché questo esempio della stanza cinese effettivamente è un esempio convincente, anche noi, anche voi forse se l'ho spiegato bene, spero di averlo spiegato bene, potreste dire che effettivamente ha ragione Sirle. Molti filosofi sposarono la sua linea, ve li citerei un paio velocemente che anzi ampliarono il discorso. Un primo è un altro filosofo americano che si chiama Dreyfus, Hubert Dreyfus, molto recente anche esso, che tra l'altro oltre ad essere filosofo della mente è stato anche un grande, un importante studioso di Heidegger. E voi mi direte, ma che c'entra Heidegger con i computer? Heidegger che parla di essere e tempo, che parla dell'esserci, dell'essere, della morte. eccetera, che cosa c'entra in questo? Eppure Dreyfus, come vedremo, ha trovato una qualche forma di collegamento tra i due. Cosa disse, cosa ha detto, in anni anche piuttosto recenti, Dreyfus? Che sostanzialmente la mente umana oltre ad avere coscienza e intenzionalità è anche olistica e situazionale. Cosa vogliono dire questi due termini? Olistica è un termine un po' particolare che forse avete sentito nominarlo e non avete mai capito bene cosa vuol dire. Oristico vuol dire totale, cioè la mente umana lavora non solo cogliendo le parti di ciò che analizza, ma anche cogliendo la totalità e il tutto spesso non è uguale alla somma delle singole parti discrete. Esempio di Deifus. Immaginate di ascoltare una sinfonia, ok? Allora, io posso ascoltare una sinfonia, se sono uno studioso di musica, posso poi guardarmi la partitura, cioè il pentagramma, vedere le note del violino, le note del pianoforte, le note di questo e di quello. Posso studiarmi le parti, ok? Quindi posso analizzare questa sinfonia e dire beh, è bella questa parte di violino originale, questa parte di pianoforte, è bello questo crescendo, insomma. Posso studiare le singole parti di questa sinfonia, però non colgo solo le singole parti. solo le singole note, ma riesco a cogliere anche come poi tutte queste cose messe insieme sommate tra loro creino una sinfonia che non è solo la somma delle parti ovviamente, è qualcosa di più della somma delle parti, è qualcosa di più maestoso cioè io posso anche capire la parte del giardino, la parte del pianoforte, la parte dei piatti eccetera ma quando la sento eseguita tutta insieme colgo qualcosa in più così è in ogni caso una somma di un giardino ogni cosa che noi analizziamo. Quando analizziamo, che so, anche un ragionamento, io posso studiarne le parti e capirle, ma poi nel suo complesso, analizzandolo in un certo senso dall'alto, nella sua totalità olistica, appunto, io riesco a cogliere una cosa di più. I computer non riescono a fare questo. I computer studiano le parti. I computer analizzano le singole parti discrete di ciò che studiano, ma non riescono a cogliere il tutto, la totalità. Questa è una prima differenza, secondo Dreyfus. Una seconda differenza è quella situazionale, nel senso che la mente dei computer, l'intelligenza, chiamiamola così, dei computer, è completamente autonomata da tutto il resto delle cose che lo circondano. Mente, la mente umana, no. La mente umana è figlia delle sue situazioni, per questo è situazionale, cioè la nostra mente è sempre perennemente in relazione col corpo e non solo col corpo, con la nostra storia, con i nostri interessi, con i nostri fini cioè in pratica non lavora da sola, isolata, neutrale, ma quando noi viviamo e dobbiamo ragionare su una cosa non ragioniamo come farebbe un computer in maniera fredda Ragioniamo ricordandoci anche tutto quello che abbiamo già vissuto, magari ci ricordiamo che qualche anno fa abbiamo già fatto un ragionamento del genere, oppure ragioniamo in maniera diversa se la cosa ci interessa perché ne abbiamo un vantaggio, oppure non ci interessa, quindi così è uno svago e ci occupiamo poco di tutto questo. Se una cosa, un ragionamento ha un valore sentimentale per noi, ci ragioniamo in maniera diversa che non se non avesse nessun valore per noi. Ecco, per noi ci sono delle differenze basate sulle diverse situazioni che ci troviamo a vivere. Per le macchine questo non è. Le macchine sono freddi calcolatori, come si dice normalmente, no? E quindi questa è un'altra differenza. Inoltre, Dreyfus dice un'altra cosa che è interessante, che secondo me va sottolineata. La nostra mente lavora non partendo mai da zero, non parte mai da una tabula rasa. come pensavano invece alcuni filosofi antichi o anche moderni in certi casi, nel senso che la nostra mente ha già dentro di sé, questo Dreyfus lo ritiene da Heidegger, una sorta di background, quella che Heidegger chiamava la precomprensione, cioè dentro di noi c'è una sorta di senso comune, così lo chiama Dreyfus in particolare, che è un insieme di precomprensioni, di dati, di credenze condivise cioè noi quando vediamo qualcosa, analizziamo qualcosa quel qualcosa lo poniamo in un orizzonte culturale perché noi siamo cresciuti in una civiltà e quindi quando vediamo il pupazzo di Batman anche se non sappiamo che personaggio è Batman mettiamogli non saperlo però sappiamo cos'è un pupazzo sappiamo che i pupazzi sono oggetti per bambini e quindi lo analizziamo in un certo modo. Abbiamo una serie di precomprensioni, di background che ci dice, bene, è qualcosa che deve dare conforto, che deve essere morbido perché i bambini lo toccheranno, lo palperanno, lo terranno stretto durante la notte, è qualcosa che non deve incutere paura. Allora, però, strano che Batman sia così cupo, Batman è cupo, però effettivamente è un cupo stilizzato che serve più a giocare che a ironizzare, che a far paura. Ma questo perché? Perché noi capiamo che quando c'è una bocca all'ingiù, vuol dire che c'è un broncio, però questa bocca all'ingiù è disegnata come si disegnano i cartoni animati, quindi capiamo che è una bocca all'ingiù fatta per scherzare, che non deve incutere vero terrore nei bambini. Ma questo lo facciamo perché? Perché abbiamo una serie di precompressioni già scritte dentro di noi, che a volte non sappiamo neppure di avere, ovviamente. Perché io adesso le sto tirando fuori, ma chissà quante altre precomprensioni ho dentro che quando guardo un oggetto mi influenzano senza che anche io me ne renda conto. Ora, queste precomprensioni l'uomo le ha, un computer non può mai averle. Perché? Proprio in quanto precomprensioni, in quanto background culturale. Io non so definirle queste precomprensioni. Se sono background, cioè se stanno dietro, vuol dire che io non ne sono neppure consapevole, e però le ho. Se non ne sono consapevole, non posso definirle. E se non posso definirle, non posso sformalizzarle in un codice, in un linguaggio di programmazione, non posso darle a un computer. Io posso insegnarle a un computer se le conosco, ma se neppure io le conosco non posso parciargliele. Quindi, magari... Capisco una cosa, ma quello che c'è dietro, quello che c'è dietro e ancora più indietro non posso mai definirlo. Si rischia di cadere nel cosiddetto re. regresso all'infinito. Rimane sempre qualcosa sostanzialmente che è dentro di noi, nel nostro approccio di intelligenza, qualcosa che è indefinibile, un senso comune che non potrà mai essere formalizzato e quindi per questo motivo, secondo Dreyfus, le macchine non potranno mai replicare esattamente gli uomini. Questo concetto poi nel corso degli anni è stato ribadito, come vi dicevo, da altri pensatori, anche altri, tra l'altro paradossalmente di formazione heideggeriana. e ve ne cito un paio, insomma ce ne sarebbero molti altri, Terry Winograd e Fernando Flores, che hanno in particolare sottolineato come l'intelligenza dell'uomo sia sempre un essere nel mondo, come diceva proprio Heidegger, se vi ricordate, un essere nel mondo, cioè l'intelligenza dell'uomo è quella di un essere che vive calato tra le cose, che vive calato in precise situazioni, che vive in un corpo e che prova determinate emozioni. I computer non hanno un corpo, non hanno questo essere calati, non sono nel mondo, non hanno relazioni con gli altri, non hanno contatti fisici, non hanno di fatto l'esserci, non possono essere esseri nel mondo e quindi non possono avere neppure quella precomprensione che in realtà è una componente fondamentale della nostra intelligenza. Questa è stata l'idea prevalente a partire dagli anni Ottanta soprattutto. Da quando Searle pubblicò quel famoso articolo, per tutti gli anni 80 e 90 è prevalsa l'immagine di una IA debole, cioè di una intelligenza artificiale che possa replicare l'uomo in alcuni ambiti, ma ovviamente non in tutti. Non a caso anche i ricercatori informatici, da un certo punto in poi, si sono proprio focalizzati su un'intelligenza artificiale limitata, nel senso che hanno lavorato a creare computer che fossero in grado di fare certi giochi, ad esempio, ma non di replicare gli uomini. Hanno, in un certo senso, anche gli stessi informatici, hanno messo da parte alcune ambizioni più alte per focalizzarsi in una ipotesi di intelligenza artificiale debole. Ad esempio, negli anni 90, in particolare nel 1996, la IBM realizzò un computer chiamato Deep Blue che all'epoca fece scalpore perché riuscì a sconfiggere il campione del mondo dei scacchi, Gary Kasparov. in una serie di partite. In realtà poi è stato anche provato che i programmatori della IBM in un certo senso bararono perché tra una partita e l'altra modificarono il codice di Deep Blue per evitare che il computer cadesse troppo banalmente nei tranelli di Kasparov. Quindi insomma, il computer era riuscito a replicare l'intelligenza degli uomini negli scacchi ma fino a un certo punto a venire negli uomini migliori, chiaramente Kasparov era un grandissimo campione. Come vi dicevo però, negli ultimi anni le cose hanno ricominciato a cambiare perché i sostenitori della IA forte hanno cominciato a riprendere fiducia, a riprendere vigore, a trovare un pochino più di spazio rispetto a prima. Questi sostenitori della IA forte hanno trovato spago grazie anche a Google che effettivamente negli ultimi anni ha investito molte risorse nello sviluppo di forme di intelligenza artificiale sempre più elaborate. Certo Google fa scopi... commerciali e privati, però insomma questo ha portato dei successi importanti nella ricerca. Ad esempio Google ha sviluppato un progetto che si chiama DeepMind che ha portato a creare un computer, un elaboratore chiamato AlphaGo che ha imparato a giocare a Go che è appunto un gioco orientale molto complicato, simile per certi versi per capire il genere, ha gli scacchi ma in realtà è più complesso. E questo AlphaGo è riuscito a battere un maestro importante di Go, ma la cosa particolare è che ci è riuscito da solo, cioè imparando a giocare. Perché il AlphaGo è stato programmato secondo una programmazione chiamata così per reti neurali e tramite un uso intensivo della cosiddetta machine learning, cioè le macchine che imparano da loro stesse. Effettivamente avrete sentito anche nella stampa ormai si sta lavorando sempre di più a macchine che vengono programmate all'inizio ma poi via via in un certo senso si auto programma e questo può essere anche pericoloso perché se vi ricordate avete forse sentito qualche mese fa qualche anno fa che facebook aveva creato dei bot, i bot sono quei risponditori automatici con cui quando scrivete qualcosa o servizio cliente vi risponde da solo il computer cercando di interpretare la vostra richiesta. Ora questi bot che stavano sperimentando Facebook hanno iniziato a comunicare tra loro inventando un loro linguaggio per comunicare che era incomprensibile all'uomo. Ora se un computer sa creare un linguaggio e sa insegnarlo ad un altro computer e l'uomo non sa interpretare questo linguaggio ovviamente finiamo per cadere nella fantascienza e nel pericolo che le macchine prendano il potere prima o poi. Certo è fantascienza che quella che sto dicendo io adesso però capite che questo questa machine learning questa intelligenza artificiale sempre più forte apre nuove finestre e in effetti La filosofia degli ultimi anni, la filosofia della mente degli ultimi anni, ha riportato in vigore la tesi funzionalista, come dicevo all'inizio. In particolare, il più importante filosofo americano che sostiene negli ultimi 10-20 anni la tesi funzionalista è Daniel Dennett, ancora vivo, attivo, importante filosofo americano. Secondo Dennett, la... L'esperimento della stanza cinese di Searle è piuttosto riduttivo, cioè secondo lui questo esperimento non aiuta a comprendere che anche la coscienza di cui parla Searle potrebbe essere a sua volta una macchina. Searle dice, se vi ricordate, che l'uomo che sta dentro la stanza cinese non capisce quello che sta facendo, perché le macchine non capiscono quello che stanno facendo. Bene. ma questo capire cosa si sta facendo, questa coscienza di ciò che si sta facendo, può darsi che sia a sua volta un programma, un software, più elaborato del rispondere alle domande, ma pur sempre un software, cioè può anche darsi che anche la nostra comprensione, la nostra coscienza, la nostra percezione olistica, chiamatela come volete, non sia altro che una macchina virtuale, dice Dennett, lui la chiama una sorta di pompa di intuizione. che per il momento noi non sappiamo riprodurre in un linguaggio di programmazione ma in fondo è pur sempre una macchina perché si tratta sempre di un qualcosa che riceve degli stimoli e che risponde a questi stimoli la coscienza cos'è la coscienza? la coscienza è ricevere qualcosa e rispondere rispondere dicendo ho capito magari però pur sempre rispondere e cosa vuol dire capire? capire vuol dire pur sempre rielaborare dati dice Dennett ora Questo le macchine non lo sanno ancora fare, ma non è affatto detto che le macchine prima o poi non potranno farlo. Cioè, pensate in fondo all'esempio che vi dicevo prima del assistente vocale di Google che telefona a parrucchiere o al ristorante e prenota un tavolo, ok? O un taglio di capelli. Ora, questo assistente vocale è chiaro che sa reagire solo ad una certa gamma di possibilità, cioè tipo telefona. Il ristorante dice no guarda siamo già pieni, allora i programmatori hanno già previsto tutto questo e hanno detto se ti dicono che sono già pieni rispondi in quest'altra maniera quindi hanno preventivato la risposta, 5, 6, 10 risposte mettiamo che ne preventivino 1000 in futuro ora se un computer saprà reagire a mille diverse eventualità non farà esattamente quello che fa l'uomo? cosa vuol dire avere coscienza? Vuol dire essere in grado di rispondere a mille diverse eventualità. E quando siamo in grado di rispondere noi pensiamo, dice Dennett, di aver capito. Perché? Perché siamo in grado di rispondere. Ma quando i computer sono in grado di rispondere anche loro penseranno di aver capito, forse. Quindi Dennett chiaramente non ha soluzioni, non ha certezze per il momento. È tutto un campo aperto questo, è la filosofia della mente, tutto in buona parte da esplorare. Quello che dice Dennett è... Attenzione a chiudere troppo presto la porta all'ipotesi di una IA forte. Perché? Perché la mente può darsi benissimo, e anzi, Denet ne è convinto, che funzioni come un computer, anche nei suoi aspetti di coscienza, di intenzionalità, di ironia, eccetera. Un computer elaboratissimo, ma pur sempre un computer. E non è detto che in futuro le macchine non saranno in grado di replicare esattamente questo comportamento. Con questo ho sostanzialmente concluso il discorso che volevo farvi. Vi ho buttato lì alcuni stimoli spero interessanti che poi potrete anche riprendere in mano sulla base se vi interessa la fantascienza delle vostre letture dei vostri film perché sono temi che i film già ci raccontano ranni magari scherzando e noi non le pensiamo reali insomma non sono poi così irreali queste situazioni o non lo saranno in futuro magari E però la filosofia serve davanti a queste situazioni, perché la filosofia si aiuta a capire cos'è un computer, cos'è una mente, cos'è un uomo, si aiuta a ridifinire. definire i contorni di quello che pensavamo essere un uomo e pensavamo essere una macchina. È chiaro che l'ipotesi di Dennett ci crea dei problemi, perché se avesse ragione Dennett vorrebbe dire che tutta quella filosofia cartesiana che ritiene che l'uomo sia superiore alle cose, che l'uomo sia qualcosa di diverso dalle cose perché ha la coscienza, perché ha la ragione, ci farebbe, crollerebbe, capite? Ci farebbe crollare, perché allora l'uomo sarebbe un una cosa come le altre. Avrebbe per carità un software più elaborato ma in fondo una macchina un giorno potrebbe averlo ancora più elaborato dell'uomo e quindi l'uomo non sarebbe più questo dominatore del mondo, sarebbe un oggetto naturale con i suoi pregi e i suoi difetti, ma perfettamente calato nel mondo senza null'altro che materia. Capite? Questa è la prospettiva. Se io posso riprodurre in un computer quello che fa l'uomo allora l'uomo non ha Un'anima non ha una coscienza, non ha nient'altro che connessioni neurali simili a quelle che posso mettere in un circuito integrato. Capite che si apre una finestra che può essere drammatica anche per la riflessione sull'uomo. Spero che queste riflessioni vi possano interessare e che possiate portarle avanti anche con vostre letture e volendo si può approfondire in molti ambiti, in ambito anche letterario, ma poi soprattutto anche in ambito filosofico. qualche nome ve l'ho fatto, qualche opera si trova, qualche articolo si trova, poi se avete dubbi, curiosità, perplessità, sapete come sempre dove trovarmi, avete anche il vostro libro di testo che non dice molto su queste cose, io rispetto a quello che si trova sui libri ho aggiunto vari discorsi, perché è un tema questo molto recente, su cui anche i libri di testo a volte sono poveri, nel senso che trascurano queste riflessioni, che però, ripeto, Soprattutto nel mondo della filosofia americana vanno fortemente per la maggiori campi di ricerca più interessanti sono questi. Però, ripeto, se avete bisogno sapete dove trovarmi. Dalla camera, dei pupi, è tutto. Ci vediamo prossimamente con le ultimissime lezioni del nostro corso di filosofia. Ciao!