Buonasera e benvenuti a tutti. Questa sera PD e Social Club si occupa di narrativa, si occupa di un romanzo, si occupa del nuovo romanzo di Dario Voltolini, Invernale, e mostriamo perché la copertina è oggettivamente molto bella, quasi bella come il romanzo che ospita e che racchiude. Invernale è pubblicato dalla nave di Teseo, Invernale è in corsa per il premio Strega 2024. è una storia che ha molti dati autobiografici, forse, probabile, lo scopriremo, lo scopriremo nel corso della conversazione che Dario Voltolini avrà con Mariaa Gloria Fontana, e salutiamo anche Mariaa Gloria Fontana che è scrittrice, blogger e giornalista per diverse testate tra cui ad esempio Il Fatto Quotidiano.
A questo punto io lascio che sia Mariaa Gloria a introdurre romanzo e autore, saluto entrambi e saluto l'inclito pubblico, mi taccio e mi metto in ascolto. Buona giornata, buona serata a tutti. Grazie Paolo, buona serata, buona serata naturalmente ben rivisto a Dario Voltolini, ci siamo visti durante lo strega tour nella tappa di Colleferro, sono molto felice di questa nuova intervista.
Invernale è un libro, è un romanzo veramente di grande poesia, intensità, nello stesso tempo analizza. vivificazione in qualche maniera mi sembra uno dei verbi più appropriati attraverso le parole e le immagini la figura del padre e la figura di un figlio che sono Dario e suo padre Gino soprattutto negli ultimi mesi di vita del padre nell'ultima parte della vita del padre di Dario Dario allora aveva poco più che ventenne 23 anni E Gino aveva 50 anni quando accade quello che possiamo svelare, penso tranquillamente perché non si tratta di un giallo, cioè la morte del padre. Sono molti libri nella grande letteratura che parlano della perdita, della morte, non solo del padre naturalmente, mi viene in mente però la morte del padre nella mia lotta di Nausgard o anche Patrimonio di Philippe Roth.
in cui parla della morte del padre Tantenne, anche insomma di tutto un discorso anche del dolore, a volte della cura come patrimonio, a volte anche di una sorta di annullamento come invece succede in Ausgard. Ecco qui c'è ancora altro a mio avviso, c'è ancora altro perché c'è un romanzo che è sicuramente un romanzo autobiografico, però è anche un romanzo... che viaggia su due binari che sono quelli appunto della figura del figlio e quelli della figura del padre. Quindi è anche un viaggio di formazione di questo ragazzo che attraverso la scoperta di un altro padre e nello stesso tempo il padre che matura attraverso il dolore e la malattia si scopre quasi diverso, quasi che non dico migliore ma sicuramente una sorta di profondità che forse... andava svelata e che purtroppo si rivela attraverso proprio il malessere questo tumore, perché poi viene proprio chiamato con il suo nome a un certo punto nelle pagine di Invernale.
Però io inizierei da una riflessione che è un po'psicoanalitica, perché l'ha fatta un grande psicoanalista francese che è Jacques Lacan, che sosteneva che si può fare a meno del padre solo servendosene. Ecco, naturalmente servendosene come Dario Voltolini, dal lato del suo spessore esistenziale, culturale, sa che è una sorta di eredità e in questo senso è anche Invernale. Invernale racconta di un'eredità, di un'eredità di questo padre.
Sei riuscito a fare a meno del padre servendotene. Intanto ciao e grazie, a presto e arrivederci. Senti, ma qua si tratta proprio di eredità in senso pratico, perché grazie al suo lavoro e a quello che è riuscito a mettere su in pochi anni in realtà poi di lavoro, rispetto per esempio ai suoi fratelli che hanno continuato la stessa attività più a lungo, è grazie a quello che io in qualche maniera ho avuto una sicurezza, che sì, economica, ma soprattutto anche psicologica, insomma, di non… di poter essere in qualche maniera solido nel fare anche delle scelte talvolta non precisamente lucrative ecco quindi ho avuto un'eredità fenomenale dal punto di vista dell'esempio e della persona però non vedo perché non dire che è stata anche un'eredità concreta molto concreta come lui era concreto quindi questo sì anzi visto che io sono arrivato fin qui anche grazie al suo lavoro Questo libro è come se fosse una specie di piccola restituzione, grazie al mio, di lavoro, a lui.
Invece il libro si apre con un incipit molto forte, molto crudo, che è quello del mercato di Torino, dove appunto sul banco da macellaio tuo padre fa il lavoro del macellale e quindi... va ad aprire gli animali, ad entrare nella carne degli animali, nelle carni degli animali e tu lo descrivi come una sorta di Wall Street questo mercato, è molto anche suggestiva come immagine, però accade qualcosa appunto, lo dici già appunto nell'incipit dopo qualche pagina, qualcosa di inaspettato, ecco un inaspettato anche lì della vita, qualcosa di sorprendente e non piacevole però in questo caso. Lui sbaglia con il coltello, lui che è un macellaio da tanti anni, un uomo che fa questo lavoro, questo mestiere da moltissimo tempo, sbaglia e si taglia quasi completamente un dito. E quindi da lì parte tutta questa storia che è la storia che sembra una semplice, una dolorosa ferita però comunque fisica, esterna, che invece comincia ad entrare nel corpo. Ecco, qualcuno ha scritto che potrebbe essere anche una nemesi, quasi come se il carnefice diventasse vittima e la vittima no, perché poi c'è un discorso del batterio che si insinua, dopo questa lesione gravissima si scopre che c'è anche un batterio che si è inoculato nel corpo di tuo padre, quindi come se fosse una nemesi, forma quasi di vendetta da parte degli animali nei confronti di tuo padre.
Io so che tuo padre invece amava molto anche gli animali, nel modo stesso in cui li trattava, che sembra quasi un paradosso, però vorrei che tu ce lo spiegassi invece. Sì, questo è un punto sottile però è importante. Intanto io comincio il racconto con una scena proprio visiva dove io spero di portare il pubblico dentro il luogo dove si svolgono le vicende. Una vicenda che per quanto... rapida, perfetta, di esperti sul lavoro, patisce di questo incidente, dove qualcuno urta qualcun altro, qualcuno urta qualcun altro, devia il coltello e comincia così l'incidente che mette in moto la seconda parte della vita, ma anche mette in moto la narrazione, come quando il caos entra nell'ordine.
Sì, io a un certo punto lo dico esplicitamente che il macellaio, quantomeno mio padre, ma penso anche il macellaio in generale, Stanno in realtà dalla parte degli animali, sono come fosse l'ultima frontiera prima di cederli alla civiltà del cotto, del cuocere e del mangiare. E per spiegare meglio questa cosa qui, poi mio padre era anche cacciatore, cacciatore, per cui non è così semplice far capire che anche sparando agli animali uno li ama. Però intanto se uno pensa al pescatore invece, il pescatore ama il pesce, poi lui lo può ributtare in acqua, il cacciatore no. Però è veramente una sottile connessione quella che c'è fra questa attività e gli animali.
Io mi ricordo per esempio che mio padre fu portato a visitare un macello di polli innovativo fatto su scala industriale. E lui quando tornò era esterefatto, era disgustato, era triste perché aveva visto una roba iniziumana. disumana a occuparsi di esseri viventi.
Ben che questo sia l'indice di ogni filiera della trasformazione della carne in cibo. Però insomma, se noi pensiamo alla civiltà contadina dove la bestia razzola nell'aia e poi dopo te la mangi, è un conto. Se noi pensiamo a questo rimosso dove non sappiamo più dove sono i macelli, è un altro conto. E se poi vai a vedere il macello organizzato come un lager, con la cantina di montaggio, la disumanità, l'aveva colpito persino lui che era del mestiere, mi ricordo che era rimasto molto colpito, ero rimasto colpito anch'io che fosse colpito lui da una fase del lavoro razionalizzata, poi alla fine era per fare prima, per abbattere i costi, come ha sempre senso fare quando si industrializza una linea di produzione, però veramente lì è uno dei momenti in cui ho capito che in qualche maniera era solidale, con l'animale che preparava per darlo ad altri. E l'ultima cosa che mi viene da dire è che forse anche il pittore lavora, mette le mani nei colori, fa la tela, la rigira, la rimette.
Poi quando è felice di aver composto un quadro e lo vende, forse lì c'è il loro distacco. E poi, mentre tu parlavi, mi viene in mente quasi l'artigiano. Questo pure è un altro paradosso, no? Come se il macellaio fosse quasi un artigiano rispetto a te. a quegli allevamenti di cui stavi parlando che aveva visitato tuo padre a quel modo di battere i posti che ormai adesso ci sarebbe molto di cui parlare e discutere invece di ben altro, però è un po'come se fosse un artigiano della carne quindi comunque con una sorta di rispetto per quello che maneggiava e questo tu ce lo passi comunque attraverso le tue parole, attraverso le pagine di Invernale E poi c'è sempre questa anche rarefazione che parte soprattutto dalla seconda parte di Invernale, che è quella appunto della scoperta prima di tutti i controlli, prima di scoprire, ma poi proprio la scoperta invece del sarcoma, che avviene per caso mentre tuo padre si tocca il collo e quindi sembra stia guardando la televisione, se non ricordo male.
arriva questo inaspettato, imprevedibile, imponderabile che poi è la vita e che si abbatte su questa famiglia, su quest'uomo e anche su di te, sul figlio. E da lì comincia proprio questa rarefazione che poi però attrazzi proprio di invernare, che poi arriverà l'acme di questa freddezza, di questo gelo. nella parte proprio finale, nelle ultime pagine, in cui tu avvertirai la morte di tuo padre, non essendo lì, ma come fosse un mistero, però un mistero che da dentro ti collega a tuo padre. Ecco, anche questo io penso che sia molto comune a chi ha perso qualcuno.
È successo anche a me, mi ha colpito moltissimo questo libro. Io ho perso mia madre. e non c'ero come Dario, come te. E in questo c'è questo senso di, oltre che di annullamento, anche di senso un po'di quasi di colpa, che poi viene riscattato nel tuo caso, ed è però questo gelo che arriva e che ti colpisce, ti travolge. Sono pagine veramente di una grande, grandissima forza espressiva, di una grandissima intensità.
Non è... Non è... facile leggerlo anche se ha un'immediatezza insomma tu sei così grande da arrivare così forte e immediato questa è anche la grandezza degli scrittori autentici però effettivamente riesci proprio a raccontare di noi a questo ho pensato quando ho letto anche la motivazione di Sandrodro Veronesi che dice Gino è il nostro padre perché effettivamente succede così ecco io vorrei una tua riflessione su questo beh sì grazie Tutto l'arco narrativo converge su quel momento lì, perché per me è ancora inspiegabile, sinceramente.
Lui era a Parigi per l'ultimo tentativo estremo di cura, dopo già essere stato dichiarato non curabile, però lo chiamano per un tentativo sperimentale ulteriore. Lui è su a Parigi con mia mamma e una cugina di lei e io sono a Torino. A un certo punto anche quella cura non va e quindi lo rimandano a casa, ma era in condizioni tali per cui può tornare a casa solo in ambulanza. Quindi io so quando parte da Parigi e lo aspetto a Torino, aspetto che arrivi dopo ore di viaggio. A un certo punto era un'estate torrida, veramente torrida, quella dei mondiali dell'82.
era luglio, sento un freddo che non capisco da dove venga, non viene da fuori perché poi faceva caldo, viene da dentro un brivido, mi sono dovuto coprire, non avevo l'influenza, per cui era un mistero. Poi questa cosa si scioglie. e dopo qualche ora arriva l'ambulanza e nel frattempo mio padre era morto, era morto in viaggio. Vabbè, c'è tutto il dolore, la confusione di quei momenti lì, però a un certo punto mi viene da chiedere ma quando esattamente è mancato? Allora faccio una breve indagine, non sanno dirmi l'ora, mia mamma e il suo cugino, però sanno dirmi che erano fra Fontainebleau e Auxerre nell'autostrada.
Io faccio un calcolo, ora di partenza, velocità dell'ambulanza. e vedo che era esattamente l'ora in cui io ho sentito quel gelo. Io non me lo spiego perché io non sapevo nulla, non c'erano i telefonini, però è segno, e io intendo testimoniarlo, di un legame prelogico, non linguistico, non so come chiamarlo, se fossi uno scienziato non direi nulla perché non lo so, però fra le persone legate effettivamente... non necessariamente un legame di sangue con l'ero nostro, però possono capitare queste cose qua.
Io sono felice di avere come arte e mestiere la letteratura, la narrazione, perché quantomeno posso dirlo, non lo posso spiegare, però lo posso raccontare e testimoniarlo. E questo è il momento in cui tutto diventa invernale. Sì, e anche se si presagisce già, perché tu hai fatto un lavoro magnifico su... questo libro in particolare, però un altro elemento è l'attesa. Se mi permetti vorrei leggere qualche riga e commentarti sull'attesa.
Ma che cos'è l'attesa? Questa condizione che è sempre lì sotto le piastrelle, ma che poi emerge tutta insieme a un certo punto? Lui non stava in attesa sempre?
Non sei stato sempre in attesa di qualcosa, tu come tutti? Adesso però l'attesa... anziché essere una condizione senza contenuto, sta per dimostrarsi incubando dentro la sua pancia un incubo che ha dimensioni che fino a poco tempo fa non si potevano concretamente immaginare. Tu adesso fai sempre le tue cose, nella vita fatta di cose fai le cose, le cose sono la carne, il tuo lavoro, la carne con cui fai il tuo lavoro, lo apri e lo chiudi e lo riapri, il tuo lavoro di carne, fino al sabato che urla, alla domenica che è un mistero, a lunedì. che non si sa.
Le cose sono il tempo da aprire e concludere per aprire altro tempo. Altre cose. È da molto lontano che arriva il suono di questa attesa, da molto vicino, dalle pareti dell'universo, come un eco di un grido muto che gli hai sparato contro, che ha viaggiato chilometri e stramigliardi di chilometri prima di rimbalzare e di tornarti indietro. È da moltissimo vicino che arriva il suono, dal centro di te. Più vicino non si può.
Ecco, io. insomma volevo leggere almeno per così per chi ancora non avesse avuto il piacere di leggere questo libro questa capacità di stile che già ti ho detto che si sa di Dario Voltolini raffinatissima altissima e devo ammettere che insomma tra i 12 non so per me è sicuramente il libro che ha più uno stile più curato più raffinato più alto in poi così poche pagine Quindi anche lei ha una grande capacità veramente di tutto, sei tu, sei Dario Voltolini. Rispetto all'attesa, questa attesa pervade tutto, permea tutta la malattia, tutta l'attesa della malattia, tutta l'attesa del riscontro di che cosa sta succedendo e anche di capire. Nello stesso tempo poi anche l'attesa invece di sapere se si sopravviverà a questa malattia.
Però questo è precedente a quello che abbiamo già enunciato in tanzi. Quindi mi piacerebbe che tu raccontassi anche tutto questo momento dell'attesa che è dilatato nel corso dei mesi. Sì, perché la vita fino a un certo punto era organizzata in maniera quasi ferrea.
Il lavoro dei commercianti, non solo dei macellai, ma di chiunque abbia un'attività dentro il grande mercato di Porto Palazzo, che è uno dei grandi mercati d'Europa, aveva e ha. degli orari pazzeschi, cioè mio padre usciva di casa alle 5 tutti i giorni, arrivava alle 8 e mezza, 9 di sera, con una breve pausa pranzo, giorni feriali e sabato continuato. Poi c'era la domenica dove si riordinava le idee, lunedì il mercato era chiuso ma si andava a preparare le cose per il martedì e questo era sempre così, ogni settimana era così.
Quindi non c'era nessun imprevisto, se vogliamo mettere in questi termini. Non c'era neanche tempo di pensare ad altro, in realtà. Poi capita questo incidente che... e quindi lo porta a fare altri orari, almeno finché è degente, poi riprende con gli stessi orari, eccetera, eccetera.
Però io ho immaginato una scena in cui ridurre in cotoletto il carrello di Capretto, che è un'attività che loro svolgono come se fossero dei mitragliatori, potrebbero anche telefonare a qualcun altro mentre lo fanno. A un certo punto, in questa rapidità, è come se, dando la cotoletta, si fermasse un attimo. e poi la dà, ma in quel fermarsi un attimo è come se rompesse tutto un altro tipo di consapevolezza, di sospetto, di dubbio, di un tempo che fa irruzione in questa serialità programmata. Allora faccio questa metafora, perché lui è stato anche un calciatore, dove anche lì nell'arte e nello sport e nella tecnica ci sono però... delle cose che sono molto prevedibili, devi sapere esattamente se quello fa quel movimento cosa capiterà.
E a un certo punto però lui tutte le cose che gli capitano vede arrivare un segnale, un messaggio che non sa decodificare, né da dove arrivi, né come prenderlo, né cosa farne, che è la fine della salute, della salute fisica. E a mano a mano questa cosa che poi prende tanti anni perché... bisogna fare la diagnosi, poi dopo bisogna fare le cure, poi sembra che a volte la malattia si interrompa, rimanga stabile, poi ripiomba. E lui, come dire, mentre in qualche maniera declinava, anche secondo me fioriva, diciamo così, perché metteva fuori di sé, a disposizione di noi che stavamo attorno, tante di quelle cose che erano chiuse in lui stesso.
fino a un certo punto. Lui era uno taciturno, era uno molto riservato, non aveva un ego che cadeva sugli altri, perché al mercato tutti fossero degli attori, parlavano in continuazione uno con l'altro, ma quella era una scena. Di persona lui era molto riservato, non era chiuso, non era triste, ma era una persona che si faceva molto i fatti suoi e quindi era difficile capire cosa gli passasse per la testa.
Da lì in poi comincia invece a essere impossibile per lui. non far emergere queste cose. Quindi ha dato di sé negli ultimi anni della vita un'immagine anche di come ha affrontato la tia e alla fine quello che era inevitabilmente detto che era la morte. E questo è stato un grande lascito perché mi ha permesso di scrivere un libro che è sulla morte, perché è un libro di vita, perché io parlo in realtà della vita negli ultimi anni di mio padre, poi finiscono così però. C'è stato un sovrappiù di articolazione della vita, non so come dire.
Cioè invece di essere una linea molto potente, è stata tante cose molto connesse. Questo a me ha dato una ricchezza anche nell'immaginazione, proprio perché nell'affetto. E nel rapporto invece con tuo padre in quegli anni? parlavate di calcio, tu lo scrivi perché appunto lui aveva giocato anche con Sivori da giovane e parlavate poi insomma verso la fine parlavate anche ovviamente dei mondiali dell'82 perché appunto la storia si svolge tra la fine degli anni 70 e l'82 e poi che cos'altro vi accomunava, che cos'altro tu rivedi magari ecco anche oggi in te rispetto a tuo padre mentre hai scritto anche Invernale Ma sì, il calcio era una delle cose, perché lui aveva incontrato come ragazzo, non è che avesse giocato in prima squadra, ma negli allenamenti aveva incontrato Sivori, infatti se ne è innamorato di Sivori, ed era un tifoso giuventino, ma quando Sivori andò a Napoli cercò di convertirsi a Napoli senza riuscirci, rimase un tifoso giuventino ma più tiepido, perché hai visto una cosa sovrumana e sei rimasto... essere fatto però il calcio è anche un po'una metafora era anche un po'un codice cifrato per certe cose che lui mi passava tipo io mi ricordo questa per esempio la differenza tra lo stile e la classe questa è una cosa che vale per tutte le modalità di vivere però lui lo tirava fuori facendo esempi calcistici però c'è una differenza tra la mera eleganza e quella che anche se magari...
non è eleganza, è sostanzialmente la cosa giusta, l'atteggiamento giusto, cioè lo stile e la classe. Poi in certi campioni, in certe persone, in certe attività si fondano, come per esempio Gigi Riva era entrambe. Quindi il calcio era un divertimento, era stato il suo passato, era stato il suo momento più creativo, diciamo, come atleta, però era anche un codice cifrato e questa è una cosa. Poi... Poi mi ha insegnato tante cose pratiche, nel senso a distinguere Al sabato lui arrivava a casa con un sacco di soldi, diciamo, un bolsone pieno di soldi, all'epoca c'erano 15.000 lire enormi, buttava sul tavolo e sembrava di essere nel deposito di paperone e paperone.
Io guardavo questa cosa e godevo della nostra rifinta ricchezza. Un giorno mi spiega che non è proprio così, che quello lì è l'incasso, ma quello bisogna togliere, quello che lui ha speso per un coniglio, lo vendo a 10, ma l'ho comprato a 7, quindi io di quei 10. che tu vedi qua, me ne tengo tre, con cui devo pagare il garzone, la luce, i coltelli, la manutenzione, quindi piccole cose di economia pratica. Poi tante altre cose, mi portava con sé, quando ero piccolo, in macchina con un volante, un posticcio appiccicato a destra come se fossi io che guidavo, quindi mi ha anche introdotto alla motorizzazione.
Tante tantissime cose pratiche e anche una molto carina, molto interessante che per il mio lavoro, c'erano delle sere quando ero ancora molto piccolo e lui andava a dormire prima che arrivasse mia madre a letto, spegneva tutto e poi mi chiamava e accendeva una sigaretta e si vedeva solo il mozzicolo acceso, un punto, un punto di luce con cui lui faceva degli arabeschi del tutto. senza senso ma artisticamente. Quindi questo uomo che poi tagliava le bestie aveva anche degli rigori in testa evidentemente che avevano qualcosa di fantastico e questo piccolo strabiliamento di punto luce che credo che mi abbia in qualche maniera tonificato la fantasia, l'immaginazione che poi spero di poter utilizzare nel mio lavoro.
una piccola lanterna magica quasi, e invece cosa tu senti di avere, di possedere di tuo padre? Ti ritrovi qualcosa di tuo padre quando magari racconti a tua figlia, perché è dedicato a tua figlia peraltro, invernale? Sì, lei non l'ha conosciuto ovviamente, le ho presentati. E tu che cosa ravvedi in te? che ricorda tuo padre, a parte proprio gli insegnamenti, però qualcosa di similare che pensi che questo sì l'avrebbe detto anche lui, l'avrebbe fatto lui, c'è qualche momento in cui tu ti senti molto simile a quello che avrebbe fatto e detto tuo padre?
Ma io purtroppo per tante cose no, che sarebbe invece molto utile che fosse sì, però alcuni tratti devo riconoscerli, per esempio… Lui era disponibile alla battuta sostanzialmente in qualunque circostanza. Era più facile che lui intervenisse a dire una cosa complessa con una battuta piuttosto che parlandone a lungo. E questo un po'lo ritrovo anche in me.
Forse è anche un modo per scapolare da grandi discussioni. Quel tipo di intervento lì lo riconosco. E poi devo riconoscere una cosa, questa è curiosa, perché è ciò che lui pensava di me, ma io l'ho saputo tanti anni dopo da un suo ex collega, che nel frattempo era diventato anziano io anche, e che ho trovato in una macelleria. Questo macellaio era stato garzone di mio padre e dei suoi fratelli quando io ero bambino, e quindi erano tutti giovani loro, e mi ha detto... tuo padre diceva sempre che tu sei molto testardo però mio padre a me non me l'ha mai detto che io sono testardo però io sono testardo e penso che lo fosse anche papà però me l'ha detto tipo 30 anni dopo tramite quest'altro poi si scoprono queste cose sempre dopo e poi è anche un'altra cosa molto più importante da un consulente bancario che è la sua consulente bancaria che poi è stata una persona che ho conosciuto Questo mi ha detto una volta è venuto mio padre qua e ha detto non importa cosa farà il mestiere mio figlio l'importante è che faccia una cosa che mi piace.
Infatti sono sempre stato libero in tutte le mie scelte però sono stato libero nei fatti però è evidentemente una condizione consolidata tanto da dirla ad altri. E poi ho letto che tu hai scritto il libro in due mesi, un mese e mezzo, due mesi? Meno di due mesi, sì.
Meno di due mesi. E come è concentrato, ecco, da un punto di vista così un po'strutturale, per quanto tu ci possa raccontare, certo, perché insomma è un lavoro di uno scrittore, quindi comunque è un lavoro... di uno scrittore di esperienza però ecco se ci puoi raccontare qualche elemento che ha subito ai tuoi occhi è stato chiaro è stato subito preponderante nella fase nell'inizio proprio nella prima fase della scrittura di Invernale io l'ho scritto due anni fa all'inizio dell'anno avevo in mente due progetti ma non riuscivo a decidermi a quale dedicarmi.
Poi a un certo punto, non so bene perché, ma vedo che sono 40 anni esatti dalla morte di mio padre. In realtà era già un paio di libri che la figura di mio padre faceva a capolino, ma come un personaggio fra gli altri, oppure le storie familiari o gli indizi che non sapevo neanche leggere io. Insomma, a un certo punto da questo bivio sono uscito prendendo una terza strada dicendo che è il anniversario, io scrivo quella storia lì.
che non avevo mai pensato in realtà a racionamenti di scrivere. Allora mi sono detto facciamolo, facciamolo adesso. E allora a questo punto però un po'come celebrazione, un po'come modo di comporre, mi sono detto cominciamo il giorno del compleanno, il 2 giugno, e finiamo il giorno della morte che è il 24 luglio.
Quindi questi sono i giorni in cui ho messo il dito sulla tastiera. La storia ovviamente è 40 anni che la... che me la manipolavo in testa. E allora questa rapidità che però io mi rendo conto che è un linguaggio, è una lingua letteraria che appare, forse è anche molto elaborata, diciamo, però io me la son giocata così, a posteriori, mi son detto che cosa è passato, a cosa sono serviti i quarant'anni per scrivere questa cosa qua?
E la risposta è... sono serviti a rendermi in qualche maniera confidente, direi con un anglicismo, nei confronti del mio strumento. Cioè io mi sono sentito per la prima volta in grado di poter controllare il mio linguaggio come in un'improvvisazione jazz, perché se io comincio quel momento e finisco quel momento non ho tempo, modo e struttura per cambiare le cose, per tornare indietro. E quindi l'ho scritto di getto, come fa? come fa un improvvisatore jazz che tutto attorno sa come funziona, il suo strumento lo padroneggia, ha idea di cosa vuol fare, però una volta che entra in piscina ne esce dall'altra parte, non è che può fare tanto montaggio.
E quindi io me la dico così, mi sono sentito in grado di provarci. Quindi esiste solo una prima stesura di questo romanzo? Sì, sì. qualche rifinitura certo qualche rifinitura degli errori che siccome c'è un editor magica in Teseo può trovare solo lei è già successo con il libro precedente però a parte queste cose che stanno tra il refuso e la svista nulla è stato né spostato né manomesso quasi buona la prima ecco è veramente sorprendente ecco Lo scrittore di grande esperienza è questo.
Ci aspettavi questa dozzina dello strega oppure non pensavi di entrare nella dozzina con questo libro? Io non pensavo allo strega in generale, quando poi il Sandro Veronesi si è preso a cuore, diciamo nel mio caso, con la stima più di lui. con l'importanza che ha nel panorama culturale e letterario nostro, che li riconosco in pieno, e quando ha deciso di candidarmi ho capito che era una candidatura non pur parletta, di un certo peso, e quindi lì ho cominciato a pensare che poteva anche darci che sarei entrato nella vezzina. Però non è che potessi, poto sperarlo, ma non è che potessi saperlo, non sono ne in grado di fare previsioni ne calcoli però insomma a quel punto lì sembrava già più concreto che un pensiero con Sandrodro dietro questo sì, infatti lo ringrazio tantissimo invece tornando a Invernale come è cresciuto Dario in quegli anni? a cosa poi è arrivato diciamo alla fine proprio e poi riscoprendosi comunque anche figlio unico con una madre...
Forse sarebbe stato, non dico più facile, ma la condivisione magari anche con un fratello, con una sorella, anche di questo lutto così pesante, così dolente. Sì, il fatto di essere figlio unico, la mamma vedova molto giovane, rende questo dolore, che ovviamente non è solo mio, non è solo nostro, del vivere un po'in purezza, non c'è qualcosa che ti aiuta, ma proprio c'è lo schema del lutto del padre. Sono stati anni molto duri, proprio anche per una specie di sbandamento mio.
stavo intanto facendo gli studi di filosofia, poi mi sono laureato, e a ritroso, ma anche non tanto a ritroso, ma proprio lì per lì, mi sono reso conto che io davo degli esami cadenzati tranquillamente fino a un certo punto, e poi la cosa si è sfilacciata, non riuscivo più a trattenere le nozioni, quindi è un po', forse sullo studio ho un po'riciclato questa cosa di mio padre, finché tutto andava bene, io davo gli esami regolarmente. Dopo ho faticato molto, sono finito fuori corso, non avevo difficoltà con l'attenzione. Studiavo, sì, però come se nel cambio fossero saltate la quinta e la quarta.
Potevo fare la seconda e la terza e arricchire un po'di più. Poi va bene, le cose sono andate bene, sono lavorato poi bene, ho trovato anche un lavoro per essere un umanista. molto interessante alla Olivetti di Ivrea, ho lavorato quindi per un po'd'anni, finché l'Olivetti c'è stata, con gente che era di tutt'altra provenienza, per me è stato un altro grande arricchimento, lavorare con fisici, matematici, programmatori, ingegneri, periti tecnici e via di seguito.
Però diciamo che è stato come un ricominciare, cioè fino a un certo punto andava tutto, tra virgolette, liscio nel mio lavoro che era quello di studiare e dopo no. ti sei ritrovato in quello che ho detto che è anche un viaggio di formazione un romanzo di formazione di Dario questo invernale ti ci ritrovi come definizione? molto molto perché tra l'altro il caso ha voluto che fossimo entrambi in due età particolari cioè lui è pieno delle forze, è mancato e io ho vissuto questi anni suoi diciamo nel periodo in cui dall'adolescenza passi alla vita adulta e lì per esempio da manuale ci sarebbe un confronto anche duro, prevedibilmente duro, con la figura paterna e comunque genitoriale per consolidare la propria identità. E lì in quegli anni quello c'era perché così è nella vita psichica delle persone ma in più.
c'era questo suo andarsene, quindi è stata molto particolare come situazione. Non è che sono sempre tutte particolari, io conosco degli amici che non l'hanno proprio conosciuto il padre, perché è morto quando erano ancora feti, quindi non voglio dire che sia più importante o meno importante, però a seconda di quale punto della tua vita evolutiva capita un lutto, la cosa può prendere delle direzioni dentro la tua formazione. Quando è mancata mia madre, ero già adulto, in qualche maniera il dolore c'è stato, però non ha cambiato le mie direzioni, perché erano fatte.
Quindi è intervenuto pesantemente questo fatto nella mia evoluzione. A un certo punto tu sei sempre verso la... la parte finale di invernale quando le cose diventano ancora più difficili e più chiare sulla malattia come diagnosi che viene fatta della malattia di tuo padre, vivi come dici proprio in una sorta di acquedotto, torniamo a quel discorso della ravefazione, però stavolta proprio la espliciti, è chiara perché l'acquedotto ti fa immaginare di non poter parlare, di stare dentro l'acqua come dei pesci e quindi di nuotare quasi a vuoto. È come se la vita ti passasse così e qualunque cosa tu facessi non avesse un senso.
Ecco, quel periodo lì è stato tutto precedente a quello che è accaduto e anche molto presente anche quello. Ma sì, è una forma di difesa della sensibilità, è come se tutti i mentesi delle ovac. per fare le cose che devi fare per sentire le cose che devi sentire però un po'tutite perché la potenza è tanto grande Però per tornare a una nota, non dico lieta, ma in qualche maniera collaterale, proprio ritornando agli ultimi mesi, e tornando a dire che tipo di battutista fosse mio padre, mentre stava male in ospedale, però vedeva le partite del mondiale, allora intanto quel minimo di felicità è che si è riuscito a vedere la finale, dove abbiamo vinto comunque. con una squadra, il nostro migliore mondiale. Però per esempio un giorno mi ha detto, ma certo quello lì per chiamarsi gentile, guarda come ha ridotto Zico, che era anche un modo per prenderla sul...
per dire tutto anche con un senso di leggerezza. Se pensi che mi diceva dall'ospedale, che l'ho vista partita lì e io a casa, insomma, questo me lo fa ricordare. sia con tenerezza ma anche con un certo rispetto.
Certo, perché l'idea di riuscire a essere in una situazione del genere anche ironico, autoironico, insomma, dà l'idea della forza di una persona sicuramente. E cosa invece tu, appunto, non avendo conosciuto tua figlia, tuo padre, pensi di aver dato anche attraverso questo romanzo a tua figlia? che cosa pensi che possa aver capito di questo padre di Gino?
intanto io con molta astuzia la usavo come editor mia figlia perché ogni sera quando finivo il file glielo mandavo e lei non può dire che non va bene è una cosa che fa il papà quindi mi prendevo ogni giorno una recensione più positiva no poi lei A lei è piaciuto molto, piace molto questo libro ed è molto felice di averlo conosciuto così. Mi chiede sempre, ma io sarei piaciuta a papà? Io sono certo che posso rispondere nella maniera più positiva possibile. Quella è stata una parte anche molto bella dello scrivere, questa cavalcata di poche settimane.
Sono molto contento e anche lei è portata alla battuta, tra l'altro. Ed è anche questa un'eredità da cui siamo partiti all'inizio, no? L'eredità di questo padre, di questo nonno attraverso quello che tu hai scritto, che poi un domani sarà anche l'eredità di tua figlia, come, no?
Sì, perché lei l'altro nonno l'ha conosciuto, quindi tutto bene. Qua no, e quindi ci siamo in qualche maniera presentati, no? Tu hai avuto dei riferimenti mentre... la parte lì è scritta di getto, quindi non credo, però hai pensato a quello... All'inizio mi venivano in mente alcuni libri che parlano della perdita del padre, dei riferimenti o comunque dei libri che ti hanno colpito particolarmente sulla perdita del padre, sul mutuo del padre, insomma, anche come lettore.
No, devo dire nessuno. Ho avuto un riferimento letterario, ma ce l'ho da tempo e da tempo cerco di fare tesoro di quella cosa. nel primo capitolo del libro di Vargas Llosa, Conversazione nella Cattedrale, che quando l'avevo letto tanti anni fa è un capitolo meraviglioso, dove è corale, cioè sembra di essere dentro la città di Lima, dove si muove il personaggio, dentro il taxi dove va, mentre parla sente la radio, parla con quello che gli lucida le scarpe, fa un monologo interiore, va a casa, cioè è una sinfonia pazzesca.
dove io mi sono trovato leggendolo proiettato dentro, perché questo mi ha sempre un golato a fare qualcosa del genere, non così ovviamente perché qui si tratta di vertici impensabili, però forse l'idea di cominciare dal mercato, il lettore direttamente dentro il banco del mercato, penso che sia un retaggio di questa... di questa bellezza che io ho trovato in quel libro e che cerco malamente di imitare. Questo sì, più che tematicamente libri sul padre, direi che più formalmente è stato questo che mi ha dato l'abbrivio per cominciarlo così.
Poi dentro cito degli altri libri, ma sono quelli che leggevo mentre succedevano le cose, per cui non sono un vero riferimento letterario, ma biografico. Per esempio, Tre uomini in barca. Non è un modello letterario, non parla della morte del padre, ma entra nel mio racconto perché erano gli anni in cui l'avevo letto, quindi è un ricordo. Sì, infatti tu lo scrivi.
E poi a proposito appunto di questa sinfonia che è appunto quella dell'Incipit, quindi vabbè, diciamo l'Incipit nasce così, cercando una sinfonia, allora ecco questo è il senso anche del tuo Incipit di Invernale. Rispetto a Vargas è più un concerto da camera. C'è un po'di rispetto. Insomma sei anche molto moderno. Allora, io poi ti volevo anche chiedere che cosa ne pensi, questa è una domanda che va un po'fuori da Invernale.
Tu sei anche insegnante della scuola Holden. Volevo sapere un po'... A parte sul discorso dell'insegnare la scrittura, ormai credo che sia stata pure sdoganata come idea. Certo che si insegna la scrittura, ma lo voglio sapere da te che sei anche insegnante a punto di una prestigiosa scuola.
E poi, a tuo avviso, in Italia qual è la situazione degli scrittori, delle scrittrici? Qual è il momento della narrativa in Italia? Ci sono due domande di cui ti ringrazio.
Allora, per quanto riguarda l'insegnamento della scrittura, io ero e in parte sono ancora uno di quelli che pensa che non si può veramente insegnare la scrittura. Però l'esperienza mi ha detto che intanto che baricco un genio è quando ho fatto la scuola Holden, la chiamata di tecniche della narrazione, per cui la scrittura era mescolata con il teatro, l'audiovisivo, la serie televisiva, il cinema. Nessuno pensa che qualcuno nasca imparato a fare sceneggiature, quindi non c'è mai stata discussione sul fatto che si dovesse andare a scuola per imparare a fare un fumetto. E dentro questo c'è entrata anche la letteratura, per cui grande intuizione.
E poi ho visto che però delle cose si possono fare. Io, per come sono fatto io, più che dare regole che non ho, neanche per me, o quando le ho cerco di abbatterle trovo che lavorare sui testi o sulle idee che ti vengono proposte per aiutare la persona a renderle al meglio questo è un lavoro di insegnamento perché quando tu scrivi pensi di star dicendo una cosa non ti accorgi che un sinonimo che ti è sfuggito fa deviare il lettore verso un'altra cosa quindi questo dialogo su su Mentre uno scrive è molto importante ed è parte dell'insegnamento della scrittura. Per quanto riguarda l'altra domanda, io sono uno che si batte da anni contro il pregiudizio che siamo in una fase stanca della nostra narrativa. Io trovo che siamo in una fase eccellente, proprio lo dico senza menti termini.
Trovo che c'è veramente un numero impressionante di persone che lavorano bene. Il fatto è che lavorano ciascuno bene per… per sé, nella propria idea di cosa si deve fare. Non si può pensare a una cordata oggi come altre volte, tipo il gruppo degli scrittori che propugna, propaga una poetica.
Però ci sono tantissimi bravi scrittori, tantissimi bravi scrittrici, soprattutto ultimamente mi sono in qualche maniera reso conto che c'è tanta libertà. nella narrativa femminile, così come c'è tanta bravura, forse però un po'ingessata in quella maschile, e trovo che questa cosa sia penalizzata da un pregiudizio che sento sempre dire a ogni piacere spinto. Io penso che non sia così, non so bene come fare a scardinarlo. Mi hanno affidato una piccola casa editrice di Torino molto simpatica, la Hopeful Monster. di fare una collana di narrativa italiana che io ho fatto, siamo arrivati a 13 titoli e l'idea è 13 autori e autrici che fanno cose di qualità ma che non sono uno uguale all'altro se io potessi continuare così per centinaia di titoli con libri che non si somigliano uno all'altro sarei il nuovo più felice della terra perché perché ciascuno porta sempre un po'di più della una raffinanza sull'anergie.
Io trovo che c'è tantissima varietà e mi piace pensarla come sul cibo e sui formaggi, sulla gastronomia italiana, nessuno discute. Tu puoi essere un amante della mozzarella, ma non è che dici che il borgoglio non ti fa schifo. E tutta questa produzione viene portata in auge dal sistema paese, ma anche a questo è in letteratura.
Perché dici un po'ingessata quella degli scrittori invece uomini hai detto un po'ingessata rispetto a quella delle donne? Perché in più si diventa bravi a realizzare l'argomento e un po'meno si rischia, mentre invece vedo scrittrici che possono inventarsi delle cose così di punto in bianco, tipo parlare con la moglie di un pittore che è morto, che si è sentito dire. inventarsi storie che hanno finali non consolatori ma che sono quelli giusti, oppure inventarsi finali o riprodurre finali che se sono giusti non lo sono perché lo chiede la teoria della narrativa.
Trovo un desiderio di uscire dalla... negli schemi di dire con la propria voce, che è addirittura di più della bravura che comunque io trovo che sia anche nella scrittura maschile. Non sto dicendo che una non va e una va, voglio dire che una è molto raffinata e l'altra, oltre ad essere spesso molto raffinata, ha anche un vento di libertà da cui noi maschi penso dobbiamo imparare, forse, perché poi alla fine...
la letteratura è una probabilmente questo senso di sperimentazione che si forse rende le donne in questo senso più libere, probabile anche magari più stufe anche per un discorso di subordinazione degli anni se vogliamo andare anche sul discorso insomma del così dell'emancipazione delle donne negli ultimi anni, degli ultimi lustri più che altro per me trascende anche questa cosa diciamo giusta e politica di genere penso che sia proprio connaturato con un'idea molto più profonda della nostra di cosa creare quindi per te lo scrittore è un ibrido non è come diceva Virginia Woolf non è né uomo né donna lo scrittore siamo grazie Ciascuno scrittore fa, io lo vedo così, come un frammento di una macchina letteraria più grande che viene prodotta dai tempi in cui viviamo. Io lo vedo come lavoro di squadra, anche se mi rendo conto che è difficile pensare a una squadra di soli solisti. Sì, beh, è difficile pensare a un discorso di squadra, forse perché tu dici c'è il discorso comunque della... poi del discorso di editing, poi di casa editrice, di tutto quello che c'è anche dietro un libro, uno scrittore in questo senso? Sì, quello certamente, ma anche proprio confronto diretto con il collega o la collega, anche di libri, ovviamente quelli della tradizione, classici, eccetera, eccetera, ma anche le persone che lavorano in questo periodo sulla stessa mia lingua, negli stessi anni miei, anche i libri più distanti da me possono darmi delle idee se io riesco a riconoscere la qualità letteraria in qualcosa che non mi somiglia io trovo che questo sia un grandissimo arricchimento e lo provo l'ho provato in questi anni ho trovato molte cose che mi hanno fatto dire ma guarda io non ci sarei mai arrivato per fortuna che c'è arrivato a lei o lui e ti va di fare qualche nome?
di qualche italiano nel corso degli anni sono tanti da tanti anni io ammiro e reputo tra i migliori Antonioni Moresco Tiziano Scarpa Michele Maria con Alessandro Dario mi lega un rapporto che è precedente alla scrittura per cui non lo so eravamo amici da prima per cui qualunque cosa faccio per me è una festa per cui non ho un giudizio critico e Ma poi Cavazzoni, da un'altra parte, le dolci, Claudia Petrucci ha fatto due libri molto belli, Maria Cai è arrivata come una meteo, non ha da nulla, Claudia D'Urastanti ha messo al mondo due creature imprevedibili, sono veramente tanti quelli che lavorano bene. Io, per esempio, cerco di convocarli tutti prima o poi in questa mia collana, per cui... Quando si dice chi sono quelli che tu ami, dico questi. Ma poi, per esempio, persone che arrivano da studi letterari accademici, come Gilda Poricastro, oppure da dove non si sa, come Gerardo Bortolotti. Sono tutte persone che hanno una confidenza con la penna, molto personale.
Molto personale. E io, anche se io mi reputassi, non lo so, un bravo portiere, devo poter essere in grado di valutare la capacità di un attaccante, no? Questa è la metafora che prendo dal mio padre per parlare di letteratura. E a proposito c'è anche il punto in cui tuo padre ti dice che ci sono tre ruoli, no? persona all'interno della squadra uno è il portiere che non è prevedibile qualcosa del genere o gli sbagli il portiere è l'arbitro perché ragionano diversamente dagli altri calciatori, uno perché può usare le mani quindi un calciatore non sa cosa può passare per la testa di un portiere e poi l'arbitro perché è tutta un'altra cosa e può permettersi di annullare in una finale in una semifinale come in Italia-Brasile eccetera un quarto non mi ricordo, annullare un gol valido ad Antonionini e poi vedere il millimetro che separa la nostra capitolazione sul colpo di testa che Zoff ha parato.
Per cui diceva allora anche lui vede cose che io non vedo e io vedo cose che non vede lui. E poi invece ci sono due extraterrestri che per papà erano Sivori e Pelè. Questo però dentro, nei portieri di arbitro facevano una cosa tutta loro.
Sì, certo. Sì, certo, sì, sì, e tu lo racconti in Invernale. Adesso io non so quanto tempo c'è rimasto, però credo che forse siamo quasi alla conclusione, non so se siamo ancora nel nostro tempo limite. Ecco, mi dicono sì che siamo oltre l'ora, quindi possiamo chiudere.
tempo vola ringrazio moltissimo Dario Voltolini Invernale e adito dalla nave di Teseo che concorre nella dozzina dello Strega 2024 e ringrazio Paolo Social e il Palazzo delle Esposizioni per questa nuova opportunità di incontrare di nuovo e intervistare Dario Voltolini grazie grazie Mariaa Gloria è stato un piacere grazie Paolo, eccoci qua Saluto tutti, ringrazio ovviamente Mariaa Gloria Fontana per l'impegno profuso nel, non direi estirpare a Dario che è stato generosissimo parte sua, insomma, questo viaggio all'interno di un romanzo, che è un viaggio all'interno di una vita e per anche averci accompagnato in giro per la letteratura italiana recente con tutti i nostri amici. tutte le ultime valutazioni, domande e risposte. Insomma, è stata un'ora ricchissima e di questo siamo grati ai due protagonisti. Grazie alla nave di Teseo, mi associo con Mariaa Gloria per avere pubblicato e avere pubblicato così bene questo libro così bello e grazie a tutte le librerie che stanno condividendo la nostra conversazione.
Noi ci si vede su PD e Social Club giovedì prossimo. E intanto vi lascio con la copertina. Buonasera a tutti.