Benvenuti, oggi vedremo un documentario su uno dei grandi perdenti della storia, il popolo cartaginese, Cartagine. E la prima domanda è questa, professore mi può spiegare una volta per tutte la differenza La differenza tra fenici, cartaginesi e punici. Allora, è sempre la stessa zuppa, grosso modo.
Fenici sono però quei popoli imparentati fra loro, che vivevano fra l'attuale Libano e Siria, grandi navigatori. navigatori, noi li chiamiamo fenici perché li chiamavano così i greci e in greco la parola suonava qualcosa come poinikes. Quando i romani incontrano questa gente adotano lo stesso nome, però lo pronunciano in modo leggermente storpiato e diventa poini. L'aggettivo è punicus, si vede che è la stessa parola, salvo che mentre i greci conoscevano le tante città fenice del Medio Oriente, Tiro, Sidone, i romani di città fenice fondamentalmente.
ne conoscono una sola, Carthadasht, che nel loro gergo latino i romani trasformano, storpiandola anche lì, in Carthago, Cartagine appunto. I cartaginesi sono una fra le tante città fenice, ma la più importante per i romani, i fenici, sono loro. Questo non sbaglio era una spettatrice, se ricordo bene, che scrive io non ho mai creduto alla storia di Annibale e gli elefanti. Vorrei sapere se ci sono delle prove.
Allora, le prove materiali no, nel senso non hanno ancora trovato un elefante sepolto in Val di Susa. Però in realtà non c'è quasi bisogno di prove perché il fatto che gli antichi usassero usavano gli elefanti in guerra è testimoniato dappertutto, da tutte le fonti. Tutti i popoli antichi li usavano, in realtà, e questo si sa di meno, anche i romani a un certo punto hanno cominciato a usarli.
Questo non si dice mai perché sembra un'arma così esotica, quindi adatta per i barbari, per i nemici. Pirro re dell'Epiro, appunto Annibale e i cartaginesi. E in fondo noi nei nostri manuali leggiamo che Scipione sconfigge Annibale a Zama e si libera degli elefanti con un trucchetto. basta aprire le file delle legioni e gli elefanti si precipitano in mezzo e spariscono. Insomma sembra un'arma un po'da burletta.
Non lo era. Tant'è vero che, e questa è la cosa che non si dice mai, subito dopo aver sconfitto Annibale, gli elefanti se li prendono loro e cominciano a usarli e per parecchio tempo li usano regolarmente in guerra i romani di guerra se ne intendevano quindi vuol dire che gli elefanti a qualcosa serviva Un'altra domanda, una di quelle particolarmente articolate, che riguarda l'intervento di Roma nella seconda guerra punica dopo che Annibale ha preso Sagunto, la legittimità di questo intervento. Lo spettatore scrive...
E appunto io ho letto su un libro che Roma non aveva giustificazione per questo intervento secondo il diritto internazionale. Poi giustamente lo spettatore si chiede ma esisteva il diritto internazionale? No, in realtà non esisteva.
C'erano dei valori condivisi, l'ospitalità, la fides, cioè la parola giurata, la parola data. Quando violavi queste cose facevi arrabbiare gli dèi e quindi non bisognava farlo. Però un diritto internazionale come c'è oggi non c'era. Un paese non aveva bisogno di pretesti per dichiarare guerra a un altro, però aveva bisogno di convincere la sua stessa opinione pubblica. Ecco, io direi a questo spettatore che l'attacco di Annibale a Sagunto serve a Roma non per giustificare da valutare.
davanti al mondo la guerra, ma per convincere quella parte del senato che probabilmente della guerra non aveva voglia di farla. L'ultima domanda, devo dire, è interessantissima perché è una cosa che nemmeno io sapevo, ho dovuto andare a vedere. Sappiamo tutti, abbiamo tutti letto che Cartagine venne distrutta, arrasa al suolo, sul terreno venne passato l'aratro, quindi totale scomparsa.
degli avanzi materiali di Cartagine e poi venne sparso il sale perché più nulla potesse crescere. E uno spettatore mi chiede ma io non ho trovato le fonti di questa notizia. E'vera. Ripeto, non lo so.
...sono andato a vedere, è straordinario, è un'invenzione moderna. Non c'è nessuna fonte antica che racconti di questo fatto, anzi Plutarco dice che Caio Mario, vissuto parecchio tempo dopo, sedette a meditare in mezzo alle rovine di Cartagine, che quindi erano ancora lì, ben visibili, non era stato spazzato via tutto, e del sale non c'è traccia. Dove viene fuori questa cosa? Viene dalla Bibbia. C'è un passo della Bibbia in cui gli ebrei, dopo aver conquistato non so più quale città, spargono il sale sulle sue rovine.
E a questo punto, andando a vedere, si scopre che in realtà nelle civiltà antiche mesopotamiche Siri specialmente, c'era questa abitudine di spargere o il sale o altre sostanze che non capiamo cos'erano, simbolicamente per impedire la rinascita delle città nemiche distrutte, ma ovviamente gli autori delle storie popolari americane dell'Ottocento in testa avevano la Bibbia. Buona visione. La città portuale di Cartagine è una metropoli in espansione, emblema di magnificenza e fulgore per tutti i popoli.
Il suo fiore all'occhiello è la porpora, il bene di scambio più pregiato dell'epoca. Per oltre un millennio, i cartaginesi dominano le coste del Mediterraneo grazie all'abilità nell'arte del commercio. Si ritiene che fosse un popolo spietato a causa dei presunti sacrifici umani in onore delle divinità. L'eredità più importante è la città di Cartagine, importante tramandata nei secoli è l'alfabeto, da cui deriveranno tutti i successivi sistemi di scrittura. Il loro più grande nemico è l'impero romano.
Passano alla storia grazie alla grande abilità nella costruzione navale e rimangono i protagonisti indiscussi dell'era antica. La terra natia dei cartaginesi corrisponde all'attuale territorio del Libano, dove i loro avi vivono a partire dal III secolo a.C. Le fitte foreste di Cedro, Pino e Quercia ricoprono le montagne libanesi. L'area verdeggiante e scoscesa è scarsamente popolata.
La maggior parte della popolazione vive lungo l'angusta zona costiera, che affaccia direttamente sul Mediterraneo. È Omero, il primo a dare un nome a questo popolo. Nell'Iliade li definisce Finici, ovvero gli uomini della porpora. Sono loro infatti a detenere il monopolio commerciale di questa pregiata e ricercatissima tinta.
Tra di loro i finici non utilizzano questo appellativo e non esiste neanche un paese così denominato. Qui sono tuttavia delle città-stato autonome, Biblo, Sidone, Berito e Tiro, unite dal commercio marittimo, dalla lingua e dal culto. delle divinità. Col passare del tempo però fanno fatica ad affermare il predominio sulle altre grandi potenze, l'Egitto e la Mesopotamia. Queste ultime, in particolare gli assiri, esigono tributi sempre più ingenti.
A partire dal 1200 circa fino al 700 avanti Cristo, il Medio Oriente fu investito da atroci guerre e massacri. A quel tempo gli assiri avevano una fama terribile a causa delle loro mire espansionistiche e del furore sul campo di battaglia. Entravano nelle città, compievano razzie, saccheggiando tutto ciò che potevano. Poi portavano il bottino nella loro capitale, situata nell'odierno Iraq settentrionale. Erano mercanti.
di schiavi e ladri d'argento d'oro ed altri metalli preziosi i fenici per non cadere preda del nemico e non veder ridotto il loro territorio a un cumulo di macerie potevano solo assicurarsi che il sovrano degli assiri ricevesse in tributo grandi quantità di argento e rame I fenici non hanno rapporti soltanto con gli assiri, ma anche con gli egizi, che li trattano alla stregua di vassalli. Il sovrano Jecherbal di Biblo deve versare i tributi ingenti al farone, e lo stesso vale per i governatori delle altre città-stato fenice. I dominatori stranieri sono fortemente attratti dalle loro ricchezze e dai loro beni di lusso.
I finici sono abili artigiani, realizzano maioliche, preziosi gioielli e raffinata argenteria. Dispongono inoltre di materie prime rare come incenso o legno di cedro. I tempi tuttavia sono cambiati e Jekyll Ball non ha più intenzione di condividere la sua ricchezza se non come un'altra. È un'epoca di transizione, un periodo in cui le grandi potenze dei paesi orientali, come l'Egitto, sprofondano in gravi crisi politiche e a volte non riescono a risollevarsi.
I finici approfittano del momento propizio. Improvvisamente, i fenici sono liberi dal controllo dell'impero sulle città orientali e possono quindi finalmente iniziare a dedicarsi alle loro attività principali e ai loro interessi, in questo caso al commercio estero. L'Egitto rimane un alleato importante.
I rapporti commerciali con il regno del faraone alimentano speranze di ingenti profitti. Gli egizi necessitano infatti di notevoli quantità di legno per i templi e le imbarcazioni e sono proprio i fenici a rifornirli. Le cui famose foreste di cedro offrono legno estremamente solido. Un antico testo egizio riporta il viaggio di un sacerdote di nome Venamun. Attorno al 1100 a.C.
sbarca a Biblo per procurarsi il legno dei Fenici, da utilizzare per costruire un'imbarcazione in onore del dio Amun. Tuttavia l'accoglienza del sovrano Jecherbal è ben diversa da quella sperata. L'Egizio non vuole pagare la cifra concordata, ma spera di ottenere ugualmente il materiale edilizio, senza tener conto della reazione dei Fenici. 40 gerrati di giallo, 4 gerrati di giallo, il tè, il burro, il burro, il burro, il burro.
Jack Herbal sta rischiando molto, ma è sicuro di poter avere la meglio. Si tratta di uno scenario realistico. Il sovrano Jeker Baal mostra chiaramente la sua ira agli egizi, che all'epoca avevano un comportamento contraddistinto da grande arroganza.
Erano impertinenti, agivano come se fossero i grandi sovrani del Medio Oriente, ma ormai non lo erano più. Dovevano affrontare una nuova era, un nuovo capitolo della loro storia. Dal testo del papiro si evince che in cambio del legno di cedro, il sovrano Fenicio esige ingenti quantità di oro e di soldi.
e argento, oltre a merci come cordame, sacchi di lenticchie e addirittura 30 cesti di pesce. Venamon ha bisogno del legno, non ha altra scelta, ed è costretto ad accettare la richiesta. I Fenici sono maestri nel valutare i punti di forza e debolezza dell'avversario. Non devono essere sottovalutati, vogliono prendere tutto ciò che aspetta loro.
Nell'VIII secolo a.C. il regno dei Fenici viene smembrato. Tiro, l'antica metropoli commerciale, domina nella regione orientale, mentre Cartagena, la città in esplosione, espansione domina in quella occidentale gli abitanti dei paesi confinanti a oriente vengono chiamati fenici mentre quelli dei paesi che confinano ad occidente cartaginesi i romani invece li definiscono poi lo stesso popolo vanta quindi tre appellativi diversi In origine Cartagine è solo una minuscola colonia che con il tempo si espande fino a diventare una città portuale.
La sua posizione geografica è perfetta perché sorge su una penisola che si protende nel golfo di Tunisi. Crocevia strategico in quanto ruta obbligata per tutte le navi commerciali che viaggiano lungo la tratta tra Oriente e Occidente. Secondo la leggenda, Cartagine viene fondata dalla splendida principessa Didone, o Elissa, che abbandona la città natale Tiro per sfuggire al fratello avido di potere, Pigmalione. Sbarca in Nordafrica lungo le coste tunisine, da cui, in accordo con il capo tribù locale, fonda la prima città stringendo un patto mendace. Secondo i suoi termini, la superficie delle sue terre non può superare le dimensioni della pelle di una mucca conciata.
Tuttavia la scaltra principessa fa stendere degli strati sottilissimi di pelle, ricoprendo un'area molto vasta. È così che viene fondata una nuova città, Carcara. Ad Asht. Quando si parla di fenici e cartaginesi, pensiamo subito a commercianti estremamente abili e scaltri.
Tutti volevano commerciare con loro, ma l'affare non era mai vantaggioso come si poteva immaginare. Tuttavia, è importante ricordare... che le notizie e le fonti documentali in nostro possesso sono state redatte da una civiltà perennemente in conflitto con loro. Si tratta dei greci, che erano i migliori geografi, storici e cronisti, ma a me non mi piace.
meno abili con la spada sul campo di battaglia. Chi ha il potere di raccontare la storia può controllare il passato, il presente e il futuro. Quella della principessa di Done, pur essendo una leggenda, ha tuttavia un fondamento di verità. Sono davvero i coloni di tiro a fondare Cartagine.
Le antiche rovine risalgono infatti al IX secolo a.C., ossia al periodo in cui, secondo la leggenda, viene edificata la città. L'insediamento delle colonie in luoghi strategici dal punto di vista geopolitico non è il risultato di un esodo spontaneo, bensì di riflessioni strategiche e ponderate. Il motivo per cui Cartagine divenne la potenza predominante nel Mediterraneo occidentale è uno degli interrogativi storici più interessanti.
Perché non un'altra città-stato fenicia come Cadice, l'antica Gadir? Perché probabilmente la città fu progettata non solo come snodo commerciale, ma anche come punto strategico da cui i Fenici potevano facilmente difendere il territorio. Un dato estremamente significativo riguarda la sua attività.
la popolazione dell'epoca. Nel VII secolo a.C., 100 anni prima della fondazione, vi risiedevano già 30.000 abitanti, come testimoniano gli scavi archeologici. Oggi la cifra appare irrisoria, ma all'epoca era considerevole.
La città viene progettata con grande accuratezza. La città è protetta da una cinta muraria che la difende fino alla zona costiera. L'imponente porto circolare domina il nucleo sottostante, dove vive il popolo e si svolgono gli affari. Alle propagili troneggia la parte alta della città, situata su un'altura, così da garantirne la difesa. È questo il centro religioso e politico, dove si concentrano i siti sacri e le lussuose ville dei magnati del commercio, che costituiscono l'élite cartaginese.
In Grecia, così come a Roma, la classe aristocratica era costituita dai proprietari terrieri. A Cartagine sono i mercanti le personalità più influenti dal punto di vista politico. Costituiscono l'élite che detiene il potere politico. politico e decisionale. Sono loro a orientare le azioni di governo da intraprendere.
I sufeti si occupano delle questioni governative. Sono i magistrati più influenti della città e vengono eletti ogni anno dall'Assemblea Popolare. Il Senato si riunisce sotto la loro presidenza. Vengono presentate proposte politiche e nuove leggi che devono essere discusse e sottoposte a votazione. I contenuti variano dagli accordi commerciali ai rapporti tra stati, fino all'ampliamento della flotta o alla creazione di nuovi snodi mercantili.
Col passare degli anni, i motivi alla base delle mire espansionistiche sulle terre da conquistare, su eventuali insediamenti coloniali, non erano più gli stessi. Inizialmente la fondazione dei nuovi regni si basava quasi esclusivamente sulle terre. sull'oro.
Anche l'impero britannico venne fondato per beneficiare dell'incredibile quantità di tesori preziosi presenti sulla grande isola dell'Europa settentrionale. I cartaginesi incentrarono il loro espansionismo sulle emersioni di un'epoca in cui la città era metropoli commerciali, sull'accesso alle materie prime, in special modo ai metalli. Successivamente anche i generi alimentari assunsero un ruolo rilevante. Con il tempo, anche in Sicilia e Sardegna si diffuse un vero spirito imperialistico. Possiamo dire che a partire dal IV secolo a.C.
i cartaginesi adottarono un approccio imperialista basato sul commercio e sulle colonie. Il loro interesse è rivolto principalmente alle aree marittime. È così che i cartaginesi sviluppano una complessa rete di relazioni commerciali.
Dalla Spagna importano argento e pesce in salamoia. Passando per il Cartagine, si esporta in occidente la ceramica greca. Lo stagno è importato dalla Galizia, a volte anche dalla Britannia, e gli schiavi sono un'ottima merce di scambio.
La città esporta prodotti di manifattura locale. Tessuti in porpora, metalli, ceramica, opere artigianali, a volte commerciano anche con l'entroterra, territorio dei berberi. Questi abili mercanti arrivano fino all'Africa subsahariana, dove le merci vengono scambiate con oro, pietre preziose.
e avorio. L'abilità artigianale dei cartaginesi e dei fenici è già nota. Sono considerati gli inventori della lavorazione del vetro e maestri nella lavorazione del metallo.
A questo proposito vengono citati nel Vecchio Testamento come un modello da seguire. Le loro coppie di stagno e argento sono state rinvenute in diversi siti archeologici, dall'Iraq fino all'Italia settentrionale. Nell'antichità sono famosi anche come abilissimi intagliatori di avorio. Il commercio era il fulcro vitale dei fenici e dei cartaginesi. Detenevano il potere militare, politico ed economico in qualità di ricchi commercianti.
Nei fenici, nei cartaginesi avevano un proprio esercito. In caso di necessità, dovevano assoldare dei mercenari. Pagavano per la loro sicurezza. Ma per mantenere quel tenore di vita, dovevano guadagnare molto. E questo è il motivo per cui tutto si incentrava sul commercio, anche nelle colonie.
Pochi sono a conoscenza del fatto che le prime città europee derivano dalle colonie finice. Cadice, in Spagna, è una delle più antiche, fondata attorno al 1100 a.C. Nell'VIII secolo a.C. sorge Malaga, seguita circa 300 anni dopo dalla città commerciale di Granada. Altri insediamenti felici sono Cagliari, nella Sardegna meridionale, e Trapani, o Palermo, in Sicilia, oltre alla pittoresca Sorrento.
Ogni città venera le proprie divinità, cui sono dedicati numerosi templi e santuari consacrati, abilmente adornati. Anche i cartaginesi hanno una città santa. Sulle steli troviamo simboli e raffigurazioni delle divinità che ci aiutano a ricostruire la concezione religiosa degli uomini dell'epoca.
Non conosciamo ancora le origini di tutte le divinità fenice. Sicuramente alcune erano il frutto dell'humus culturale del Medio Oriente. Viaggiando, i fenici erano entrati in contatto con moltissime culture e ne avevano assorbito alcuni tratti.
Da un lato il Medio Oriente si caratterizzava per l'uso della violenza, ma dall'altro ospitava una fiorente... civiltà in grado di influenzare culturalmente i territori circostanti. Sappiamo inoltre che alcune delle divinità erano un'invenzione degli stessi fenici. Il panteon delle divinità è venerato allo stesso modo da fenici e cartaginesi e il suo nucleo è costituito da una triade divina, il dio supremo El, la sposa Astarte e il figlio, il principe Baal. El è creatore dell'universo e Dio supremo.
Astarte è la dea del cielo, della guerra, della navigazione e dell'amore. Baal invece è il dio del sole e veglia sull'agricoltura e sulla vegetazione. È inoltre accettato il culto di divinità egizie quali Iside e Osiride o di divinità elleniche come Demetra. La loro è una religione aperta e multiculturale. La religione ha un ruolo fondamentale nella società cartaginese.
Ne è una testimonianza il fatto che i luoghi più importanti e famosi di Cartagine e delle colonie fossero siti sacri disseminati in tutta l'area occidentale e internazionale. centrale del Mediterraneo. È evidente che nelle città proliferassero templi e santuari.
I molti siti archeologici rinvenuti lo testimoniano. Tuttavia esiste un rituale religioso cartaginese che sconvolge gli uomini dell'epoca. Consiste nell'offrire in sacrificio nei santuari, detti tofet, non soltanto animali ma anche la propria prole per chiedere protezione da guerre, carestie e crisi governative.
Autori come lo storico greco di Odoro Siculo, narrano di neonati cremati offerti in sacrificio al dio Baal da parte delle famiglie più potenti. Il sacrificio viene compiuto per chiedere protezione per il popolo. Se le fonti fossero veritiere, si tratterebbe di un rituale estremamente crudele. Gli studiosi non sono concordi sull'attendibilità dei documenti. Non è chiaro se i reperti descrivano fatti realmente accaduti o siano solo una forma di propaganda dei greci.
Sono storie tristi, di cui siamo venuti a conoscenza tramite i Tofet. Il problema principale è che la comprensione dei testi rinvenuti è estremamente complessa e può dare luogo a diverse interpretazioni. Se considerati nell'insieme, i Tofet trasmettono un messaggio primordiale, un messaggio di amore e di morte.
Il Museo Nazionale del Bardo a Tunisi ospita una serie di stelle e statue rinvenute nei Tofet carteginesi. L'attenzione degli esperti si è soffermata su una raffigurazione che potrebbe dimostrare l'autenticità di questo macabro rituale cartaginese. La stele raffigura senza ombra di dubbio la scena dell'offerta in sacrificio.
La caratteristica tipica è il gesto della mano. La particolarità di questa stele è il fatto che raffiguri un sacerdote che tiene un bambino nella mano sinistra e compie questo gesto con la mano destra. Questo gesto era così significativo tanto da confermare che, come riportano le antiche scritture, i cartaginesi si dedicavano realmente ai sacrifici umani. Anche il Vecchio Testamento narra del sacrificio di bambini a testimonianza del fatto che tale rituale viene praticato nell'antichità.
Il culto monoteistico di Yahweh prevede il tabù del sacrificio umano. Dio chiede ad Abramo di uccidere il proprio figlio, ma quando vede che l'uomo è disposto a farlo, invia un angelo che gli impedisce di compiere l'estremo gesto. Il sacrificio dei bambini, che si tratti di un mito, di un fatto realmente accaduto, è sempre stata una questione controversa e anche oggi è molto dibattuta. Oggi, come ieri, esistono diverse teorie approvate dalla comunità scientifica. Sono state analizzate in laboratorio le ossa dei bambini dei Tofet per stabilire definitivamente se le fonti scritte fossero pura propaganda o se i cartaginesi sacrificassero realmente i bambini alle loro divinità.
Crediamo che non fosse così. Si suppone che i bambini fossero nati morti o deceduti a causa di gravi patologie in modo prematuro. In altre parole, non si trattava di sacrifici, bensì di urne funerarie.
Si rendeva loro omaggio nella città santa. Nelle immediate vicinanze della misteriosa città santa cartaginese sorge il cuore della metropoli, l'area portuale, fonte di meraviglia in tutto il mondo. Dietro al punto di accesso marittimo si estende la vasta zona di ormeggio delle imbarcazioni commerciali.
Subito dopo si trova la zona militare, il porto fruttificato. In quest'area ci sono una serie di punti di attracco che ospitano regolarmente circa 200 imbarcazioni militari. Il complesso concentrico è presidiato dall'isola centrale dell'area portuale, dove risiedono gli ammiragli cartaginesi.
Ancora oggi si distinguono il porto circolare e l'isola centrale, da cui gli ammiragli impartivano ordine. Qui furono costruite, protette e ripristinate alcune delle imbarcazioni militari più moderne dell'epoca. Naturalmente l'intera area era segreta, quindi inaccessibile agli stranieri e a tutti i forestieri, considerati minacce o potenziali spie nemiche. Nel 1969 vengono ritrovati i resti di un'antica imbarcazione lungo le coste siciliane, non lontano dalla città di Marsala. La scoperta suscita un certo clamore, perché gli archeologi non celano il loro entusiasmo.
Gli oggetti sommersi forniscono informazioni preziose agli studiosi. Si tratta di assi di legno incise, appartenenti a un'imbarcazione militare risalente al III secolo a.C. I reperti rinvenuti sono di fondamentale importanza perché svelano i segreti dell'ingegneria cartaginese.
I costruttori riproducono la posizione esatta dei singoli elementi tramite contrassegni e lettere dipinte e incise. Si potrebbe dire che i cartaginesi erano il connubio perfetto tra ingegno e pragmatismo. Avevano inventato le imbarcazioni più moderni, veloci e avveniristiche del Mediterraneo.
Tuttavia, le avevano progettate con una tecnica facilmente riproducibile da altri popoli e ogni elemento o asse era lavorato in modo da essere assemblato agevolmente. I cartaginesi e i fenici sono i pionieri di una tecnica di costruzione che prevede l'uso di elementi prefabbricati adatti alla navigazione in mare aperto. Per certi versi ricorda una vera catena di montaggio.
Ma l'impresa riesce solo se la logistica e la sinergia tra i reparti funzionano alla perfezione. Il processo è meticoloso. I singoli alimenti sono prodotti in grandi quantità e successivamente assimilati secondo il principio della modularità. Il sistema è eccellente e permette di costruire in serie svariate tipologie di imbarcazioni, così come di sostituire facilmente e velocemente le parti danneggiate. La chiglia delle imbarcazioni militari cartaginesi ha uno spessore minore ed è questo che le rende leggere e manovrabili.
Durante la battaglia i marinai ammainano la vela, generando così la spinta necessaria. A questo scopo i cartaginesi dispongono di rematori in file. La prima fila è disposta sotto lo scafo, mentre le altre su sezioni superiori. L'imbarcazione tra i remi è particolarmente diffusa.
Le navi militari più imponenti sono le navi di 3 remi. arrivano ad avere ben cinque file di rematori. Spesso le vedette tengono d'occhio la prua per evitare collisioni e seguire la giusta rotta.
Ultima, ma non per ordine di importanza, la polena in bronzo che permette di speronare e affondare le imbarcazioni nemiche. I testi antichi descrivono le innumerevoli battaglie navali carteginesi, in primo luogo contro i greci, rivali nel Mediterraneo occidentale dal VI secolo a.C. e in secondo luogo contro i romani.
In tempi recenti, gli esperti hanno rinvenuto i resti di una battaglia navale a soli 20 minuti di navigazione in barca a vela dal luogo del ritrovamento del relitto di Marsala, poco prima delle isole Egadi in Sicilia. Si tratta dell'unico campo di battaglia sottomarino scoperto finora. Sul fondale sono disseminati antiche ancore, elmi dei soldati, anfore e perfino 11 speroni.
Sono i resti di un'importante battaglia navale avvenuta nel 241 a.C. tra cartaginesi e romani, riportata nei testi antichi. Su uno sperone di prua si legge un auspicio scritto in alfabeto felicio. Dio Baal, aiutaci a distruggere e sconfiggere le navi dei nemici.
Tuttavia l'appello alla divinità non sortisce gli effetti desiderati, poiché per la prima volta i romani hanno la meglio in una battaglia navale. Il problema principale dei romani era dato dal fatto che erano maestri nel combattimento sulla terraferma, ma non si può dire lo stesso del combattimento marittimo. Sulla terraferma erano esperti, in mare avevano molto da imparare. Non dobbiamo dimenticare che nella prima guerra punica i romani si trovarono ad affrontare potenze marittime ben più sviluppate e progredite dal punto di vista tecnico e navale.
E dunque, perché i Romani hanno vinto la battaglia? Semplice, hanno imitato i Cartaginesi, riproducendo una delle loro navi da guerra. I Cartaginesi e i Finici sono i padri fondatori delle antiche tecniche di costruzione navale. I Greci apprendono da loro come costruire imponenti imbarcazioni a vela, così come i Romani.
La lavorazione delle assi dei Finici porta a un assemblaggio dell'imbarcazione unico nel suo genere. Le conoscenze degli antichi costruttori sono valide ancora oggi, anche se le tecnologie sono estremamente avanzate e la costruzione navale in serie si basa sull'acciaio e sulla plastica. I fenici e i cartaginesi sono i primi a costruire imbarcazioni adatte alla navigazione in mare aperto, anche per lunghe tratte.
Sono di fatto la prima nazione marittima della storia. I cartaginesi hanno scoperto il mondo grazie a numerosi viaggi. Questo li ha caratterizzati e differenziati dagli altri popoli.
Durante i viaggi d'affari portavano con sé numerosi oggetti, prime e tra tutti le statuine delle... divinità che scambiavano con le raffigurazioni divine di altri popoli. Oltre alla mercanzia, i cartaginesi portavano con sé la loro lingua e cultura. Per le loro spedizioni, i cartaginesi costruiscono un'altra tipologia. di imbarcazione la chiglia più spessa la ruota di prua e il dritto di poppa sono più alti e la vela quadra più grande e spesso ricorrono a una sola fila di rematori le navi devono essere spaziose perché devono contenere merce e generi alimentari per i lunghi mesi di navigazione anche l'equipaggio necessita dei suoi spazi lo scafo è molto ampio e viene definito gaulos a indicare la forma della vasca All'inizio del V secolo a.C.
sale alla ribalta il pioniere cartaginese più famoso di tutti i tempi, Annone, noto ai posteri come Annone il Navigatore. A proda in mare con 60 imbarcazioni e un equipaggio totale di 30.000 marinai che lo accompagnano nelle sue avventure. In occasione di viaggi molto lunghi, a bordo sono caricati statuine delle divinità, strumenti di misurazione dei campi, sementi e generi alimentari. Viene sfruttato ogni angolo libero sotto coperta, perché ogni porto costituisce un'occasione per scambiare merci e beni. L'imbarcazione diventa quindi una sorta di bazar galleggiante in cui deve rimanere spazio anche per l'equipaggio.
Tra il V e il VI secolo a.C., Cartagine è la città più potente del Mediterraneo occidentale, anche grazie alle numerose colonie. Tuttavia, i nemici greci hanno un controllo sempre maggiore del Mediterraneo occidentale. I cartaginesi sono pertanto costretti a cercare nuove opportunità per raggiungere l'Occidente. La missione è sempre più pericolosa. Annone vuole navigare verso occidente attraversando rotte ignote per approdare su terre sconosciute.
Vuole fondare colonie, stringere nuove alleanze commerciali e acquistare merci e materie prime per poi raggiungere l'Atlantico e tornare al già noto mar Mediterraneo. Dalle fonti si evince che presumibilmente Annone raggiunse la costa d'oro della Guinea costeggiando l'Africa occidentale, in cui concluse affari, fondò città e scoprì popoli sconosciuti. Per molto tempo le testimonianze di questi viaggi sono state ritenute poco attendibili.
Oggi, tuttavia, sappiamo che probabilmente i pionieri cartaginesi hanno raggiunto quelle regioni sotto la guida di Annone. Ciò che è certo è che i cartaginesi arrivarono sulle coste africane occidentali. e strinsero accordi commerciali con i popoli autoctoni. Abbiamo fonti certe che lo accreditano.
Il diario di bordo e di viaggio di Annone viene rinvenuto a Cartagine sotto forma di epigrafe incisa in pietra. Purtroppo non è giunto sino ai giorni nostri. La biblioteca universitaria di Heidelberg possiede solo delle incisioni tradotte in greco.
Il testo è una delle poche fonti redatte dai cartaginesi, da cui si vince che Annone ha viaggiato in barca a vela superando lo stretto di Gibilterra. Le spedizioni di Annone sono un successo, nonostante le esperienze ardue e difficoltose vissute da lui e dagli uomini del suo equipaggio. Insieme devono affrontare le grigie montagne di fuoco che bruciano le stelle. Devono fuggire dagli abitanti delle isole che indossano pellicce e lanciano pietre, le donne dalla capegliatura fulgida, nota come gorilla, imputano meno timore. Il pericolo più grande è rappresentato dai facoceri.
Annone e il suo equipaggio devono superare molte sfide. Nonostante tutte le difficoltà e nonostante i cartaginesi non conoscano le zone a sud dell'odierna Mauritania, riescono a commerciare con i popoli locali. I mercanti cartaginesi si adeguano presto a un'usanza dell'Africa occidentale nota come commercio silenzioso. Al fine di evitare diverbi, si evita l'incontro faccia a faccia tra l'acquirente e il venditore. Il principio è semplice.
Il venditore deposita le merci seguito dall'acquirente. Ogni mercante valuta quindi con calma l'offerta della controparte. Lo scambio è considerato concluso quando entrambe le parti sono soddisfatte e il pagamento è ritenuto congruo.
Si assiste così a un passaggio di proprietà delle merci. Mentre i cartaginesi scoprono nuove regioni lungo le coste africane e occidentali, un'altra imbarcazione, quella di Emilcone, è pronta a salpare. Probabilmente Emilcone parte alla ricerca di stagno alla volta di una delle ricche isole dell'arcipelago a sud dell'Inghilterra.
Lo stagno è ritenuto una materia prima fondamentale. Si pensa che i Finici abbiano persino raggiunto le coste dell'America, sebbene non vi siano prove certe. A ogni modo sono ritenuti i primi pionieri della storia. Esistono numerose storie sull'imbarcazione di Emil Cone che narrano di viaggi all'insegna del pericolo.
Ma il più temerario di tutti fu senza dubbio Annone. Viaggiò verso nord invece di dirigersi a sud. Attraversò il golfo di Biscayne.
che bagna la costa atlantica francese, il canale della Manica e il mare del nord fino alla Scandinavia. Alcuni credono abbia raggiunto perfino le Americhe. Probabilmente si tratta di una leggenda, anche se possiamo affermare con sicurezza che i costi sono molto più forti.
i commercianti fenici e cartaginesi si spinsero fino alle coste dell'Europa settentrionale e, visto il loro livello tecnologico, mi sorprenderei del contrario. In ogni luogo, i cartaginesi e i loro avi fenici sono noti per le esportazioni, in particolare di stoffe. Soprattutto quelle color porpora.
Già a partire dal secondo millennio a.C., in Libano esistono delle vere e proprie tintorie che si diffonderanno in seguito anche nell'impero dei Fenici. I preziosi colori vengono estratti da rari molluschi marini della famiglia dei Murici. L'odore del prodotto in fase di lavorazione è insopportabile.
Ha capito. Vuole che lo chiama. Secondo un'antica leggenda, le proprietà magiche dei murici della porpora sarebbero state scoperte da una divinità.
La divinità passeggia lungo la spiaggia in compagnia del suo cane bianco. L'animale annusa il murice e il naso si colora di porpore. Il padrone lo pulisce con un panno e vede che non si tratta di tracce di sangue, ma di una tintura molto particolare, quasi magica. Oggigiorno solo pochi esperti sanno estrarre il prezioso pigmento. Tra loro c'è un artista che vive in Francia, Inge Böschken-Kanold, che estrae la porpora da 20 anni.
Dagli annali redatti si evince... che tutti i popoli fino all'età medievale hanno apprezzato e parlato della porpora come di un colore magnifico. Era molto complessa da estrarre ed era utilizzata principalmente dalla classe privilegiata e per le divinità. Cucinare i murici.
che costituiscono un celebre piatto della cucina francese non richiede particolare esperienza. Estrarne la porpora, invece, è estremamente complesso. Lo storico romano Plinio trascrive l'intero procedimento, ma il suo testo non può essere considerato una ricetta.
L'operazione consiste nel rimuovere le gandole del murice e immergerle nell'acqua. Il liquido si colora immediatamente di porpora, ma il procedimento non è ancora concluso. A questo punto potrei tingere qualcosa, è vero, ma il risultato non sarebbe ottimale. Questa non è la tintura finale. Per ricavarla devo eseguire un ulteriore passaggio.
Secondo la tradizione dell'epoca, al liquido contenente soluzione salina vanno aggiunte urina o cenere. Poi si lascia riposare per diversi giorni in un ambiente caldo. È così che si ottiene la porpora. Il liquido cambia colore, lilla, verde-azzurro, blu-opaco, fino a raggiungere diverse sfumature del giallo.
Solo successivamente si ottiene il colore indelebile con cui tingere i tessuti. Ogni murice è diverso, così come ogni processo di tintura. Non si ottiene mai lo stesso identico colore. Perché lo spettro della porpora è molto ampio. Varia dal rosso chiaro al bolognotte, dal lilla chiaro al violetto intenso o viola scuro.
È impossibile prevedere il risultato. Gli antichi non ottenevano gli stessi risultati di oggi. Le sfumature di colore erano molto più limitate.
Non si producevano tutte queste tonalità. Conservo sempre i miei lavori, così da poterli... replicare in futuro. Mi piace molto ricorrere a questa tecnica per ricavare la porpora e poi utilizzarla per le mie opere.
È un colore molto resistente e perdura nel tempo senza sbiadire. I clinici non esportano solo beni di scambio, ma anche la scrittura. In ambito commerciale la scrittura è essenziale per contrassegnare le merci, tenere la contabilità o per annotare gli avvenimenti.
A questo scopo sviluppano un sistema di scrittura con singole lettere, l'alfabeto. È il primo alfabeto al mondo e sostituisce definitivamente i sistemi di scrittura che fino a quel momento erano stati usati dalle antiche civiltà. Il sistema precedente è l'alfabeto cuneiforme, inventato nella città siriana di Ugarit intorno al 1500 a.C.
È questo il trampolino di lancio per l'invenzione dell'alfabeto finicio. Attorno alla fine del secondo millennio a.C. in Mesopotamia, in Medio Oriente, ebbe luogo una vera e propria rivoluzione culturale.
L'invenzione dell'alfabeto, un sistema di scrittura semplificato composto da 22 lettere di... diverse, per cui ogni grafema corrisponde a un dato fonema. Rispetto alla scrittura cuneiforme e ai geroglifici era molto più semplice da imparare. I primi erano utilizzati prevalentemente dalle élite. Mentre questo alfabeto poteva essere appreso in poco tempo da ogni singolo individuo, proveniente da qualsiasi estrazione sociale.
L'alfabeto fenicio diventa essenziale. Non c'è più bisogno di studiare oltre 100 geroglifici, di chiedersi se il simbolo nella scrittura cuneiforme corrisponda a una parola o a una sillaba. Nell'alfabeto fenicio ogni lettera corrisponde a un suono.
È un sistema più semplice e consente di scrivere in diverse lingue. Sacerdoti, scriba, mercanti e artigiani diffondono il nuovo alfabeto nel mondo. Ogni popolo sviluppa le proprie lettere. Quasi tutti gli alfabeti odierni derivano da quello felicio.
Ebraico, arabo, greco, cirillico e latino. Con l'espansione dell'impero romano, l'alfabeto latino si diffonde nell'Europa settentrionale fino ai popoli germanici. In questi viaggi che travaricano i confini del tempo e dello spazio, i Fenici esportano il sistema di scrittura in tutta l'Europa.
È un evento che cambia il mondo per sempre. I greci e i romani possono occuparsi di filosofia, politica e letteratura proprio perché sono i più importanti. proprio grazie al nuovo sistema di scrittura, che oggi è una colonna portante della cultura occidentale.
La scrittura permette inoltre lo scambio di idee, anche su lunga distanza, così come l'archiviazione e la trasmissione della conoscenza. Quest'ultima avviene attraverso lettere scritte a mano, in principio su pergamena e successivamente su carta. Le conoscenze dell'epoca sono giunte sino a noi proprio grazie ai 22 grafemi dell'alfabeto fenicio e alla costruzione di numerose biblioteche in cui consultare immagini, libri e scambi epistolari.
Nonostante ciò, sono rimaste poche tracce di questo popolo talentuoso e itinerante. Questo per colpa dei Romani, che per secoli intrattengono rapporti amichevoli con i cartaginesi, finché non decidono di porre fine a quella civiltà. La Sicilia rappresentò l'elemento di rottura che fece scoppiare questa incredibile guerra tra cartaginesi e romani.
Il problema principale dei cartaginesi era rappresentato dalle frequenti insurrezioni che dovevano contrastare in Sicilia e dalle guerre. perriglie secolari contro le città stato-greche. All'epoca i romani consideravano queste vaste regioni, come la Sicilia occidentale, come delle loro annessioni territoriali. Di conseguenza le numerose città dell'isola prima fra tutte Siracusa nella parte orientale, vedevano in Roma una potenziale alleata nella guerra contro i cartaginesi.
I romani sono estremamente ambiziosi e nel IV secolo a.C. conquistano l'Italia. Cartagine mette un freno alla loro espansione.
Il conflitto è inevitabile e questo conduce alla Prima Guerra Punica. Vi è una parte distosa. su Roma e Cartagine che solo in pochi conoscono. Mi riferisco ai rapporti antecedenti alle guerre puniche tra le due potenze, prima che iniziassero a nutrire un profondo odio reciproco. In realtà sono coesistite pacificamente per secoli, stringendo numerosi accordi e patti commerciali.
Probabilmente vi era addirittura un avamposto cartaginese in Italia. Per molto tempo hanno commerciato e cooperato sul piano militare e politico. Quindi, d'accordo. è nato questo terribile astio. La ragione è sempre la stessa.
È semplice convivere pacificamente quando le regioni interessate non hanno grande rilievo. Per molti anni Cartagine fu una sorta di colosso del Mediterraneo, mentre Roma era una piccola città del centro Italia a cui nessuno rivolgeva il proprio interesse. Non aveva rilievo dal punto di vista commerciale o politico. La prima guerra punica è presto seguita dalla seconda. Annibale, il famoso condottiero cartaceo, vuole a tutti i costi annientare Roma, la città bagnata dal Tevere.
Attraversa le Alpi con l'ausilio dell'esercito e degli elefanti. Annibale si trova alle porte di Roma. È la prima volta, dopo tantissimi anni, che un nemico minaccia inesorabilmente di entrare nella città. Ma cosa accade precisamente? Annibale attraversò le Alpi insieme all'esercito e agli elefanti da guerra.
E non è un caso che sia stato proprio un cartaginese, spinto dal profondo odio verso il nuovo impero, a raggiungere il cuore del paese per sferrare un attacco e... circondare e annientare l'esercito romano. Annibale è alle porte, è la voce che subito si diffonde a Roma. C'è un clima di paura e il condottiero è in procinto di entrare in città, ma accade qualcosa di imprevisto. Dopo numerose vittorie, Annibale viene sconfitto in un terribile scontro a Zama.
Gli elefanti spaventati seminano il caos sul campo di battaglia. I romani non attaccano, ma lasciano che siano gli elefanti stessi a disperdere l'esercito nemico. Le truppe cartaginesi si ritirano e i romani hanno la meglio.
Quella che sembra una semplice sconfitta in realtà è l'inizio della fine. Annibale riesce a sfuggire. fuggire ai romani. Dopo molti anni in esilio decide di togliersi la vita. Nelle riunioni in senato il veterano di guerra e uomo di stato Marco Porcio Catone conclude i suoi interventi con la frase Cartago dell'Enda Est, Cartagine deve essere distrutta.
L'appello di Catone viene accolto. I romani temono che in futuro i cartaginesi possano tornare a costituire una minaccia. Circa 40 anni dopo la morte di Annibale, Cartagine viene assediata e conquistata e successivamente rasa al suolo da un terremoto.
Questo segna la sua fine inesorabile. A segnare definitivamente la fine di Cartagine fu la distruzione apocalittica della città, che venne rasa completamente al suolo. È difficile immaginare come sia possibile annientare e demolire un'intera città come hanno fatto i romani. tanto è stata sconfitta, ma anche data alle fiamme. Tuttavia, questa è solo una parte della storia.
Cartagine, il cuore dell'impero, è stata annichilita. Nonostante ciò, le colonie fenice, Sardegna, Sicilia, e Spagna sono riuscite a sopravvivere fino ai giorni nostri. Il che è stato possibile grazie all'intelligenza, ma soprattutto alla grande lungimiranza dei Romani, che non hanno esteso il conflitto alle colonie cartaginesi, ma le hanno annesse al proprio impero, dominandole nel rispetto dei loro usi e costumi.
La magnifica metropoli è completamente distrutta, ciò nonostante il suo potere perdura nei millenni. I cartaginesi sono autentici pionieri del commercio, cui hanno conferito le attuali caratteristiche. Seguendo il loro esempio, si continuerà a esplorare territori sconosciuti e a scambiare idee e conoscenze con popoli stranieri. I cartaginesi sono i precursori della globalizzazione moderna che si diffonderà poi in tutto il mondo. Fondano le città europee più antiche, gettando le basi dell'attuale vita civile.
Il loro spirito di avventura spingerà le generazioni future a scoprire territori sconosciuti e a superare ogni confine. Ma il loro lascito più importante è sicuramente il sistema di scrittura che nell'arco di pochi secoli si diffonde in tutto il mondo, dando origine ai diversi alfabeti.