All'ultimo momento apparve una camionetta piena di poliziotti nel parco pubblico che Nicolás aveva scelto per sollevarsi. Pretesera un permesso municipale, che ovviamente non aveva, passò quattro giorni correndo da un ufficio all'altro, fra pratiche disperate che si arenavano contro un muro di incomprensione burocratica. Non venne mai a sapere che dietro la camionetta della polizia e l'interminabile ricerca di pratiche c'era l'influenza di suo padre che non era disposto a permettere quell'avventura. Stanco di lottare contro i timori delle gassose e la burocrazia aerea, si convinse che non poteva volare, a meno di farlo clandestinamente, cosa impossibile, considerate le dimensioni della sua nave.
Entrò in una crisi di ansietà, dalla quale lo tolse sua madre, suggerendogli, per non perdere quanto aveva investito, di usare i materiali del globo per qualche fine pratico. Allora Nicolás ideò la fabbrica di tramezzini. il suo piano era di fare tramezzini di pollo avvolgerli nella tela del globo tagliata a pezzetti e venderli agli impiegati l'ampia cucina di casa sua gli sembrò ideale per la sua industria i giardini del retro si andarono riempiendo di galline colle zampe legate che aspettavano il loro turno in attesa che due macellai assunti al luopo le decapitassero in serie il cortile si riempì di piume e il sangue schizzò alle statue L'odore del consommé faceva venire la nausea a tutti e lo svisceramento cominciava a riempire il quartiere di mosche, quando Clara mise fine al massacro con un attacco di nervi che per poco non la riportò ai tempi del mutismo. Questo nuovo fallimento commerciale non importò molto a Nicolas, che aveva anche lui lo stomaco e la coscienza rivoltati da quel macello. Si rassegnò a perdere quanto aveva investito in quegli affari e si chiuse nella sua stanza a ideare nuovi modi per far soldi e divertirsi.
«È un po'che non vedo Amanda da queste parti», disse Jaime, quando ormai non poté frenare l'impazienza del suo cuore. In quel momento Nicolás si ricordò di Amanda e fece il conto che non l'aveva vista girare per casa da ormai tre settimane e che non era stata presente al fallito tentativo di sollevarsi sul pallone, né all'inaugurazione dell'industria domestica del pane col pollo. Andò a chiederlo a Clara.
ma neanche sua madre sapeva niente della ragazza e stava già cominciando a dimenticarla perché aveva dovuto regolare la sua memoria sul fatto inevitabile che la casa era un andirivieni di gente e come diceva lei l'anima non le bastava per rimpiangere tutti gli assenti nicolas decise allora di andare a cercarla perché si era accorto che gli mancava la presenza da farfalla inquieta di amanda e i suoi abbracci soffocanti e silenziosi nelle stanze vuote della grande casa dell'angolo in cui ruzzavano come cuccioli ogni volta che clara allentava la vigilanza e miguel si distraeva giocando o si addormentava in qualche cantuccio la pensione dove vivevano amanda e suo fratellino aveva l'aspetto di una casa che mezzo secolo prima doveva probabilmente aver avuto una sua dignità ostentata ma l'aveva persa mano a mano che la città si era andata estendendo verso le falde della cordilliera era stata occupata dapprima dai commercianti arabi i quali le avevano aggiunto pretenziosi fregi di gesso rosato e più tardi quando gli arabi avevano aperto le loro botteghe nel quartiere dei turchi il proprietario le aveva trasformate in una pensione suddividendola in stanze male illuminate tristi disagi contraffatti per inquilini di scarsi mezzi aveva una geografia impossibile di corridoi stretti e umidi dove regnava eternamente il tanfo della minestra di cavolfiore e delle verze stufate venne ad aprire la porta la padrona stessa della pensione una donna immensa provvista di una tripla pappagorgia maestosa e di occhietti orientali sommersi fra pieghe fossilizzate di grasso con anelli a tutte le dita e le moine di una novizia non si accettano visitatori del sesso opposto disse a nicolas ma nicolas esibì il suo irresistibile sorriso da seduttore le baciò la mano senza indietreggiare dinanzi al carminio scrostato delle sue unghie sporche si estasiò sugli anelli e si fece passare per un cugino primo di amanda finché lei sconfitta dimenandosi fra risatine civettuole e contorsioni elefantesche non lo accompagnò per le scale polverose fino al terzo piano e gli indicò la porta di amanda nicolas trovò la giovane a letto avvolta in uno scialle scolorito intenta a giocare a dama col suo fratellino miguel era così olivastra e dimagrita che ebbe difficoltà a riconoscerla amanda lo guardò senza sorridere e non accennò neppure un minimo gesto di benvenuto invece miguel gli si parò di fronte colle braccia sui fianchi finalmente sei venuto gli disse il bambino nicolas si avvicinò al letto e cercò di ricordare la flessuosa e bruna amanda l'amanda fruttifera e snella dei loro incontri nell'oscurità delle stanze chiuse ma tra le lane stropicciate dello scialletto e le lenzuola grigie c'era una sconosciuta dai grandi occhi smarriti che l'osservava con inesplicabile durezza amanda mormorò prendendole la mano quella mano senza gli anelli e i bracciali d'argento sembrava inerme come la zampa di un uccellino moribondo amanda chiamò suo fratello miguel si avvicinò al letto e lei gli sussurrò qualcosa all'orecchio Il bimbo si diresse lentamente verso la porta e dalla soglia lanciò un'ultima occhiata furenti a Nicolás e uscì chiudendo la porta senza far rumore. Perdona, mia amanda, balbettò Nicolás. Sono stato molto occupato. Perché non mi hai avvertito che eri malata? Non sono malata, rispose lei.
Sono incinta. Quella parola colpì Nicolás come uno schiaffo. Indietreggiò fino a sentire il vetro della finestra alle sue spalle. Dal primo momento in cui aveva spogliato Amanda a tentoni nel buio, impacciato dai drappi del suo travestimento da esistenzialista, tremando in anticipo per le prominenze e gli interstizi che aveva spesso immaginato senza arrivare a conoscerli nella loro splendida nudità, aveva immaginato che lei avesse sufficiente esperienza per evitare che lui si trasformasse in un padre di famiglia a 21 anni.
e lei in una madre nubile a venticinque amanda aveva avuto amori precedenti ed era stata la prima a parlargli del libero amore sosteneva la sua irrevocabile determinazione di rimanere insieme solo fin tanto che ci fosse stata simpatia senza legami e senza promesse per il futuro come sartre e la beauvoir quell'accordo che sul principio era sembrato a nicolasso una parvenza di freddezza e di spregiudicatezza abbastanza scioccante in seguito gli si era rivelato molto comodo rilassato e allegro com'era in tutte le cose della vita aveva affrontato la relazione amorosa senza misurarne le conseguenze cosa faremo adesso esclamò un aborto naturalmente rispose lei un'ondata di sollievo scosse nicolas aveva evitato l'abisso una volta ancora come sempre quando giocava sul bordo del precipizio Un altro più forte era comparso al suo fianco per farsi carico delle cose, così come ai tempi del collegio quando stuzzicava i ragazzi durante la ricreazione finché non gli volavano addosso e allora, all'ultimo momento, arrivava Jaime e si metteva davanti trasformando il suo panico in euforia e permettendogli di nascondersi tra le colonne del cortile a gridare insulti dal suo rifugio, mentre suo fratello sanguinava dal naso e distribuiva pugni con la silenziosa tenacia di una macchina. Adesso era Amanda che si assumeva la responsabilità per lui. Possiamo sposarci, Amanda, se vuoi, balbettò per salvare la faccia.
No, replicò lei senza esitare, non ti amo abbastanza per questo, Nicolás. Subito i suoi sentimenti ebbero una brusca virata perché non aveva pensato a quella possibilità. Fino ad allora non si era mai sentito rifiutato o abbandonato e in ogni amorazzo aveva dovuto ricorrere a tutto il suo tatto per squagliarsela senza ferire troppo la ragazza di turno. Pensò alla difficile situazione in cui si trovava Amanda, povera, sola, in attesa di un figlio. Pensò che una sua parola avrebbe potuto cambiare il destino della giovane trasformandola nella rispettabile sposa di un trueba.
Questi calcoli gli passarono per la testa e gli hanno fatto un'altra. in una frazione di secondo, ma subito si sentì vergognoso e arrossì sorprendendosi immerso in quei pensieri. E improvvisamente Amanda gli sembrò magnifica.
gli vennero alla memoria tutti i bei momenti che avevano condiviso le volte che si erano sdraiati in terra fumando la stessa pipa per ubriacarsi un po insieme ridendo di quell'erba che sapeva di sterco secco e che aveva ben scarso effetto allucinogeno ma stimolava il potere della suggestione gli esercizi di yoga e la meditazione in coppia seduti l'uno di fronte all'altra completamente rilassati guardandosi negli occhi e mormorando parole in sanscrito che avrebbero dovuto trasportarli nel nirvana ma che di solito facevano l'effetto contrario e finivano per sottrarsi agli sguardi altrui, rannecchiati tra le siepi, amandosi come disperati. I libri letti a lume di candela, soffocati dalla passione e dal fumo, le conversazioni senza fine, discutendo dei filosofi pessimisti del dopoguerra o concentrandosi per muovere il tavolino a tre gambe, due colpi per il sì, tre per il no, mentre Clara rideva di loro, cadde di peso a accanto al letto, supplicando Amanda che non lo lasciasse, che lo perdonasse, che rimanessero insieme come se nulla fosse successo, che quello era solo un incidente sventurato che non poteva alterare l'essenza intangibile della loro relazione. Ma lei sembrava non ascoltarlo, gli accarezzava la testa con un gesto materno e distante.
È inutile, Nicolás, non vedi che io ho l'anima molto vecchia e tu sei ancora un bambino. «Sarai sempre un bambino», gli disse. Continuarono ad accarezzarsi senza desiderio e a tormentarsi con le suppliche e i ricordi. Assaporavano l'amarezza di un addio che presentivano ma che ancora potevano confondere con una riconciliazione. Lei si alzò dal letto per preparare una tazza di tè per entrambi e Nicolás vide che indossava una sottoveste vecchia come camicia da notte.
Era dimagrita e i suoi polpacci gli sembravano patetici. camminava per la stanza a piedi nudi con lo sciale sulle spalle e i capelli in disordine indaffarata presso il fornello a paraffina sistemato sopra un tavolo che le serviva per scrivere mangiare e cucinare vide il disordine in cui viveva amanda e di colpo si rese conto che sino a quel momento ignorava quasi tutto di lei aveva supposto che non avesse familiari oltre a suo fratello e che vivesse col denaro contato ma era stato incapace d'immaginare la sua vera situazione la povertà gli pareva un concetto astratto e lontano applicabile ai mezzadri delle tre marie e agli indigenti che suo fratello aiutava ma con i quali lui non era mai stato in contatto amanda la sua amanda tanto vicina e conosciuta era improvvisamente un'estranea guardava i suoi vestiti che quando lei li indossava sembravano travestimenti da regina appesi ad alcuni chiodi della parete come tristi cenci da mendicante vedeva il suo spazzolino da denti in un bicchiere sul lavandino arrugginito le scarpe da scuola di miguel tante volte lucidate e rilucidate che ormai avevano perso la loro forma originaria la vecchia macchina per scrivere vicino al fornello i libri fra le tazze il vetro rotto di una finestra tappato con un ritaglio di giornale era un altro mondo un mondo della cui esistenza non sospettava Fino ad allora, da una parte della linea di divisione, c'erano i poveri in canna e dall'altra la gente come lui, lì dove aveva collocato Amanda. Non sapeva niente di quella silenziosa classe media che si dibatteva tra la povertà del colletto bianco e della cravatta e il desiderio impossibile di emulare la canaglia dorata alla quale lui apparteneva. Si sentì confuso e imbarazzato pensando alle molteplici occasioni. trascorse in cui lei probabilmente aveva dovuto stregarli perché non si notasse la sua miseria in casa dei trueba e lui in piena incoscienza non l'aveva aiutata ricordò i racconti di suo padre quando gli diceva della sua infanzia e del fatto che alla sua età lavorava per mantenere sua madre e sua sorella e per la prima volta poté inserire quegli aneddoti didattici nella realtà pensò che la vita di amanda era così Bevero insieme una tazza di tè, seduti sul letto perché c'era una sola seggiola.
Amanda gli raccontò del suo passato, della sua famiglia, di un padre alcolizzato che faceva il professore in una provincia del nord, di una madre stanca e triste che lavorava per mantenere sei figli e di come lei, non appena era stata in grado di pensare a se stessa, se n'era andata di casa. Era arrivata nella capitale a quindici anni, ospite in casa di una madrina buona che l'aveva aiutata per un certo tempo. Poi... Quando sua madre era morta, era andata a seppellirle e a prendere Miguel, che era ancora in fasce e da allora gli aveva fatto da madre. del padre e degli altri suoi fratelli non aveva più saputo nulla nicolassa sentiva crescere dentro di sé il desiderio di proteggerla e di occuparsi di lei di compensare tutte le sue privazioni non l'aveva mai amata tanto all'imbrunire videro arrivare miguel colle guance rosse che si dimenava misterioso e soddisfatto nascondendo il regalo che teneva nascosto dietro la schiena era un sacchetto di pane per sua sorella glielo posò sul letto e la baciò amorosamente le lisciò i capelli con la sua manina infantile le aggiustò i cuscini e nicolas trasalì perché nei gesti del bambino c'era più sollecitudine e tenerezza che in tutte le carezze che in vita sua aveva prodigato a qualsiasi donna allora comprese quanto amanda aveva voluto digli ho molto da imparare mormorò appoggiò la fronte al vetro unto della finestra chiedendosi se un giorno sarebbe stato capace di dare nella stessa misura in cui sperava di ricevere come lo faremo domandò senza osar dire la parola terribile chiedi aiuto a tuo fratello jaime suggerì amanda jaime accolse suo fratello nel suo tunnel di libri sdraiato sulla branda da campo illuminato dalla luce dell'unica lampadina che pendeva dal soffitto Stava leggendo i sonetti d'amore del poeta che già allora aveva risonanza mondiale, proprio come aveva pronosticato Clara la prima volta che l'aveva sentito recitare con la sua voce tellurica durante le sue serate letterarie.
Sosteneva che i sonetti erano forse stati ispirati dalla presenza di Amanda nel giardino dei Trueba, dove il poeta era solito sedersi all'ora del tè a parlare di canzoni disperate nell'epoca in cui era ospite fisso della grande casa dell'angolo. lo stupì la visita del fratello perché da quando erano usciti dal collegio erano sempre più distanti negli ultimi tempi non avevano niente da dirsi e si salutavano con un ceno del capo ogni volta che si incontravano sulla soglia del portone jaime aveva accantonato l'idea di attrarre nicolas verso le cose trascendentali dell'esistenza sentiva pure che i suoi frivoli divertimenti erano un insulto personale dato che non poteva ammettere che sprecasse tempo ed energie in viaggi in pallone e in massacri di polli con tutto il lavoro che c'era nel quartiere della misericordia ma ormai non tentava più di trascinarlo all'ospedale per fargli vedere la sofferenza da vicino nella speranza che la miseria altrui sarebbe riuscita a commuovere il suo cuore da uccello migratore e aveva smesso d'invitarlo alle riunioni con i socialisti in casa di pedro terzo garzia nell'ultima strada del quartiere operaio dove si riunivano, sorvegliati dalla polizia, tutti i giovedì. Nicolás scherniva le sue inquietudini sociali, asserendo che solo uno sciocco con vocazione da apostolo poteva andare in giro per il mondo cercando la sventura e la bruttezza con un moccolo di candela. Ora Jaime aveva di fronte suo fratello, che lo guardava con l'espressione colpevole e supplice che aveva usato tante volte per smuovere il suo affetto.
«Amanda è incinta», disse Nicolás senza preamboli. Dovete ripeterlo, perché Jaime era rimasto immobile nello stesso atteggiamento scontroso che aveva sempre senza che un solo gesto rivelasse che l'aveva udito, ma di dentro. Ah, la frustrazione stava soffocandolo, in silenzio chiamava Amanda per nome, aggrappandosi alla dolce risonanza di quella parola per mantenere il controllo.
Era tanto il bisogno di serbare viva l'illusione. che era arrivato a convincersi che Amanda aveva con Nicolás un amore infantile, un rapporto limitato a passeggiate innocenti mano nella mano, a discussioni intorno a una bottiglia di assenzio e ai pochi baci fugaci che lui aveva sorpreso. Aveva rifiutato la verità dolorosa che adesso doveva affrontare.
«Non venirmelo a raccontare, io non centro per niente», replicò non appena poté emettere la voce. nicolas si lasciò cadere seduto ai piedi del letto affondando la faccia tra le mani devi aiutarla per favore supplicò jaime chiuse gli occhi e respirò con affanno sforzandosi di controllare quegli impazziti sentimenti che lo spingevano ad ammazzare suo fratello a correre a sposarsi lui con amanda e a piangere di impotenze e di delusione aveva in mente l'immagine della giovane così come gli appariva ogni volta che la forza dell'amore lo travolgeva la vedeva entrare e uscire dalla casa come una affolata d'aria pura tenendo il suo fratellino per mano udiva la sua risata sulla terrazza annusava l'impercettibile dolce aroma della sua pelle e dei suoi capelli quando gli passava accanto nel pieno sole del mezzogiorno la vedeva proprio come la immaginava nelle ore di ozio in cui la sognava e soprattutto la evocava in quell'unico preciso momento in cui amanda era entrata nella sua camera ed erano rimasti soli nell'intimità del suo santuario. Era entrata senza bussare, mentre lui se ne stava sdraiato a leggere sulla sua branda. Aveva riempito il tunnel con mulinello dei suoi capelli e delle sue braccia ondeggianti, aveva toccato i libri senza tanti complimenti e aveva perfino osato toglierli dai loro sacri scaffali, soffiar via la polvere senza il minimo rispetto e poi gettarli sul letto, chiacchierando continuamente, mentre lui tremava di desiderio e di sorpresa, senza trovare in tutto il suo vasto vocabolario enciclopedico nemmeno una sola parola per trattenerla, finché in ultimo lei non l'aveva salutato con un bacio sulla guancia.
Bacio che gli era bruciato come una scottatura, unico e terribile bacio che gli era servito per costruire un labirinto di sogni dove entrambi erano principi innamorati. Tu te ne intendi un po'di medicina, Jaime. Devi fare qualcosa, pregò Nicolás.
Sono uno studente. «Mi manca parecchio per essere un medico, non ne so nulla, ma ho visto molte donne morire a causa dell'intervento di un ignorante», disse Jaime. «Lei ha fiducia in te, dice che solo tu puoi salvarla», disse Nicolás. Jaime afferrò suo fratello per il vestito e lo sollevò in aria, scrollandolo come un fantoccio e gridando tutti gli insulti che gli passavano per la mente finché i suoi stessi singhiozzi non lo costrinsero a lasciarlo. Nicolás piagnucolò con sollievo.
Conosceva Jaime e aveva intuito che come sempre accettava il ruolo del protettore. Grazie, fratello. Jaime gli diede uno schiaffo contro voglia e lo spinse fuori della stanza a spintoni, chiuse la porta a chiave e si gettò bocconi sulla sua branda, stupito da quel rauco e terribile pianto con cui gli uomini piangono le pene d'amore.
Aspettarono sino alla domenica. Jaime gli diede appuntamento nell'ambulatorio del quartiere della Misericordia dove faceva pratica come studente. Aveva la chiave perché era sempre l'ultimo ad andarsene, sicché gli fu possibile entrare senza difficoltà, ma si sentiva come un ladro perché non avrebbe potuto spiegare la sua presenza a quell'ora. Da tre giorni studiava attentamente ogni fase dell'intervento che stava per effettuare.
Avrebbe potuto ripetere ogni parola del libro in perfetto ordine, ma ciò non gli dava sicurezza. La stava... tremando cercava di non pensare alle donne che aveva visto arrivare agonizzanti nella sala di emergenza dell'ospedale a quelle che aveva aiutato a salvarsi in quello stesso consultorio e alle altre quelle che erano morte livide in quei letti con un rivolo di sangue che scorreva tra le gambe senza che la scienza potesse fare niente per evitare che la vita se ne andasse da quel rubinetto aperto conosceva il dramma da molto vicino ma fino a quel momento non aveva mai dovuto porsi il conflitto morale di aiutare una donna disperata e tantomeno amanda accese le luci s'infilò il camice bianco della sua professione preparò gli strumenti ripassando ad alta voce ogni particolare che aveva imparato a memoria desiderava che succedesse una disgrazia monumentale un cataclisma che scuotesse il pianeta nelle sue fondamenta per non dover fare quello che stava per fare ma non successe nulla fino allora convenuta intanto nicolas era andato a prendere amanda con la vecchia covadonga che si muoveva a balsi con i suoi bulloni fra una nuvola nera di fumo di olio bruciato ma che serviva ancora nei momenti di emergenza lei stava aspettandolo seduta sull'unica seggiola della sua stanza tenuta per mano da miguel immersi in una mutua complicità dalla quale come sempre nicolas si sentì escluso la giovane aveva un aspetto pallido e smagrito per via del nervosismo e delle ultime settimane di malessere ed incertezza che aveva patito ma era più tranquilla di nicolas che parlava frettolosamente non riusciva a star fermo e si sforzava per incoraggiarla con una finta allegria e con scherzi inutili le aveva portato in regalo un anello antico di granati e brillanti che aveva preso dalla stanza di sua madre nella certezza che lei non se ne sarebbe mai accorta e anche se l'avesse visto sulla mano di amanda sarebbe stata incapace di riconoscerlo perché clara non teneva a mente queste cose Amanda glielo rese con dolcezza.
«Lo vedi, Nicolás, sei un bambino», disse senza sorridere. Nel momento di uscire, il piccolo Miguel si mise una mantellina e si aggrappò alla mano di sua sorella. Nicolás dovette ricorrere prima al suo fascino e poi alla forza bruta per lasciarlo alla padrona della pensione, che negli ultimi giorni era stata definitivamente sedotta dal sedicente cugino della sua pensionante. e contro le sue stesse regole aveva accettato di badare al bambino per quella notte. fecero il tragitto senza parlare ciascuno immerso nei propri timori nicolas percepiva l'ostilità di amanda come un morbo che si fosse frapposto tra loro due negli ultimi giorni lei era arrivata a maturare l'idea della morte e la temeva meno del dolore e dell'umiliazione che avrebbe dovuto sopportare quella notte lui guidava la covadonga per un settore sconosciuto della città vicoli stretti e bui dove si ammocchiava l'immondizia contro gli alti muri delle fabbriche In una foresta di ciminiere che sbarravano il passaggio al colore del cielo, i cani randagi annusavano la sporcizia e i mendicanti dormivano, avvolti nei giornali, nelle rientranze delle porte.
Si stupì che quello fosse lo scenario quotidiano delle attività di suo fratello. Jaime stava aspettandoli sulla soglia dell'ambulatorio. Il camice bianco e la sua stessa ansietà gli conferivano un aspetto... molto più vecchio li condusse attraverso un labirinto di corridoi gelidi sino alla sala che aveva preparato facendo in modo da distrarre amanda dalla bruttezza del luogo affinché non vedesse gli asciugamani giallastri nei recipienti in attesa del bucato del lunedì le parolacce incise sui muri le piastrelle staccate e i rubinetti arrugginiti che gocciolavano senza tregua sulla soglia della sala amanda si fermò con espressione di terrore aveva visto gli strumenti e il letto ginecologico e quanto fino a quel momento era stata un'idea stratta e un civettare con la possibilità della morte in quell'istante prese forma nicolas era livido ma jaime lo prese per un braccio e lo costrinse a entrare non guardare amanda ti addormenterò così non sentirai niente le disse