Buonasera, dunque come scoppiano le guerre? Qualche mese fa quando abbiamo cominciato a pensare che cosa potevo venire a raccontare qui a Sarzana c'era già un po'il clima che in fondo c'è ancora anche adesso, c'erano già notizie dall'Ucraina. C'era una notizia dall'Iraq, diciamo che Papa Francesco non aveva ancora detto la terza guerra mondiale è già scoppiata, invece adesso poco tempo fa l'ha detto. E insomma è sempre più attuale evidentemente... chiedersi com'è, ecco, devo ripetere la prima parte?
No, tanto è solo un modo per entrare in argomento, va bene lo stesso. Come scoppiano le guerre? In realtà quello che vi racconterò io credo che sia anche abbastanza rassicurante, nel senso che mostra che le guerre scoppiano, le grandi guerre mondiali scoppiano in situazioni abbastanza diverse da quella che stiamo vivendo adesso. Oggi stiamo vivendo una situazione internazionale disastrosa, piena di sofferenza, piena di incertezze.
ma insomma abbastanza diversa dagli scenari che si prospettavano nell'Europa, per esempio nell'Europa del 1914, da cui cominciamo stasera. Come scoppia la prima guerra mondiale? Beh, in fondo lo sappiamo tutti. Comincia con un attentato, l'attentato di Sarajevo. Il 28 giugno del 1914 un gruppo di terroristi serbi uccide l'arciduca Francesco Ferdinando che è l'erede al trono dell'impero austriaco.
Allora, la prima cosa importante da dire sullo scoppio della prima guerra mondiale è che è nata da un atto di terrorismo e il terrorismo anche allora come oggi provocava delle reazioni viscerali nell'opinione pubblica e quindi anche nei governi Un atto di terrorismo. A noi oggi può sembrare che ammazzare un'arciduca tutto sommato sia forse una cosa un po'meno grave che non che so, abbattere due grattacieli con 3.000 persone dentro. E invece una prima cosa che dobbiamo avere ben chiara per capire com'era fatta la gente del 1914 è che per loro, almeno per i politici di allora, ammazzare un'arciduca Erede al trono dell'impero è una cosa molto più grave che non abbattere due grattacieli, se mai loro avessero potuto immaginarselo. Provate a pensare, l'impero austro-ungarico è una grande potenza, è ancora una grande potenza, indebolita, in crisi, ma è una delle poche grandi potenze mondiali. Nell'impero austro-ungarico governa l'imperatore Francesco Giuseppe.
L'imperatore Francesco Giuseppe ha 84 anni, il che vuol dire che morirà prestissimo. Nessuno sa quando, ma è sicuro che morirà prestissimo. Francesco Giuseppe regna da tempo immemorabile sull'impero austriaco.
Regna da 60 anni. 1886 anni. Morirà prestissimo, questo lo sanno tutti, in effetti poi morirà nel dicembre del 16, un anno e mezzo dopo, questo lo sappiamo noi. E quando morirà Francesco Giuseppe, l'arciduca Francesco Ferdinando diventerà il sovrano di...
di una delle grandi potenze mondiali, per tutta la vita. Voi capite che ammazzarlo cambia un po'. Non è come ammazzare un Presidente degli Stati Uniti, che tanto dopo quattro anni se ne fa un altro.
Qui si ammazza uno che per tutta la vita avrebbe contribuito a governare il mondo. Quindi l'attentato è gravissimo, è un atto di terrorismo di una gravità enorme e ha complicità all'estero. Qui dobbiamo ricordarci com'è, io passerò tutta la serata a dirvi dobbiamo ricordarci questa cosa, mi scuserete, non è così semplice come scoppia una guerra, c'è tutta una serie di collegamenti. La prima messa a fuoco, Sarajevo, perché Sarajevo? Sarajevo, Sarajevo in Bosnia e la Bosnia è allora come anche nel nostro tempo un luogo delicato, anche allora la Bosnia è un luogo dove c'è una mescolanza etnica, etnie ostili, la Bosnia da qualche anno è stata occupata dall'Austria Ungheria e alcuni degli abitanti sono contenti, la popolazione croata è contenta per esempio.
La popolazione bosniaca musulmana è ben contenta di appartenere all'impero austriaco. Tant'è vero che i soldati bosniaci musulmani combatteranno nella prima guerra mondiale fedelmente per l'impero, anche in Italia, questi reggimenti musulmani col fez. E invece in Serbia, in Bosnia, c'è una percentuale di popolazione serba che non è contenta per niente di appartenere all'Austria. Perché lì accanto c'è la Serbia, il regno di Serbia, la Serbia indipendente, piccola ma bellicosa, uno stato agguerrito, con tradizioni militari, con grandi sogni di espansione. I serbi di Bosnia soffrono di essere sotto l'impero austriaco.
E quindi c'è... c'è malcontento e c'è terrorismo e questo terrorismo gli austriaci sono sicuri che è appoggiato, sostenuto, organizzato in Serbia, che questo attentato in cui è stato ammazzato l'arciduca e sua moglie è stato organizzato in Serbia con complicità nel governo serbo, nell'esercito serbo, gli austriaci sono sicuri fin dal primo giorno, tra l'altro è vero, verrà fuori. dalle indagini, non c'è dubbio, ci sono queste complicità in Serbia. E dunque l'Austria è decisa a punire la Serbia.
E qui veramente voi dovete fare lo sforzo di pensare non l'Austria, la Serbia, stati dimenticati come erano allora, chi si ricorda più? No. Qui c'è lo Stato canaglia che organizza il terrorismo all'estero.
E c'è chi ha subito l'attentato terroristico che è deciso a punire lo Stato canaglia. In Austria c'è un'ondata di indignazione, di massa. Le folle sono in piazza a gridare la Serbia deve morire. In tedesco fa anche assonanza Serbien muss sterben. Però c'è un problema.
La Serbia ha un grande amico, ha un grande protettore, la Russia. La Russia dello zar Nicola II. L'amicizia fra la Serbia e la Russia è una cosa, è un dato ovvio della geografia europea, è vero anche oggi.
La Russia è una potenza slava, ortodossa, i serbi sono slavi, ortodossi, anche nelle guerre yugoslave degli anni 90 la Russia spalleggiava la Serbia. Allarghiamo un attimo il discorso. La Serbia ha un grande amico, la Russia. Tutti in quel mondo del 1914 cercano di avere degli amici, degli alleati. È un aspetto fondamentale il peso delle alleanze per capire come mai si scivola nella guerra mondiale.
Perché quello non è un mondo di blocchi. Vabbè ormai non è più neanche il nostro, è rimasto solo il blocco americano, ma insomma tutti ci ricordiamo quando il nostro mondo era diviso in due blocchi. E al di fuori dei due blocchi non si faceva niente. Il mondo del 14 non è così. È un mondo di potenze grandi e piccole.
Quali sono le grandi potenze? L'Inghilterra, la Germania, la Francia, la Russia, l'Austria-Ungheria. Poi per cortesia ci si mette anche l'Italia di solito. Ultima delle grandi potenze con un po'di sforzo. E poi ci sono le piccole potenze, ma anche loro bellicose, nazionaliste, agguerrite, la Serbia, la Romania, il Belgio, ecco.
Non sono divise in blocchi, ognuno pensa per sé. È l'epoca in cui il nazionalismo è al massimo, ogni paese è convinto di avere il dovere di pensare per sé. E quello che un politico italiano, il presidente del Consiglio Salandra, proprio in quei giorni definirà il sacro egoismo.
Però se uno deve pensare per sé, deve anche cercare di avere degli alleati, perché da soli si finisce male. Quindi ciascuno per la propria sicurezza cerca di avere delle alleanze. La Serbia è alleata della Russia. Gli austriaci pensano che insomma il mondo capirà.
La Serbia è chiaramente uno stato canaglia che ha organizzato il terrorismo, va punita per la sicurezza di tutti. Però il dubbio gli viene che forse se l'Austria attacca la Serbia, i russi potrebbero intervenire. Ma anche l'Austria è un amico potente. Più potente di lei, perché l'Austria è un grande impero in declino, tutto sommato, un po'tutti lo sospettano che sia in declino.
E invece l'Austria è un amico potentissimo, che sta diventando la più grande potenza mondiale, la Germania. La Germania del Kaiser Guglielmo, lo ricordate Guglielmo con i baffoni a manubrio, l'elmo chiodato? Ma al di là del Kaiser, che è una figura un po'comica, la Germania è una grandissima potenza, ha il più forte esercito del mondo. e sta costruendo la più forte industria del mondo, anzi è già diventata la Germania la più grande potenza industriale, ha già sorpassato l'Inghilterra. L'Austria è alleata della Germania con un'alleanza che impegna i due paesi ad aiutarsi se uno dei due viene aggredito.
A dir la verità l'alleanza comprenderebbe anche l'Italia, infatti non per niente si chiama la triplice alleanza. Però in quei giorni di crisi del 14 si vede benissimo che all'Italia non ci crede nessuno. Gli austrieci non ci credono che se loro fanno la guerra l'Italia verrà ad aiutarli.
Lo tagliano, lo escludono proprio a priori questo discorso. E infatti hanno ragione, l'Italia in nome del sacro egoismo deciderà di star fuori per il momento. Ma c'è la Germania.
L'Austria ha abbastanza buonsenso da sapere che prima di fare qualcosa contro la Serbia bisogna chiedere cosa pensano i tedeschi. Il 3 luglio ci sono i funerali di Francesco Ferdinando. Il giorno dopo, il 4 luglio, l'imperatore, il vecchio imperatore Francesco Giuseppe, scrive al Kaiser Guglielmo dicendogli...
Ecco, è molto interessante questa lettera dell'imperatore d'Austria. Non è precisa, lucida, non dice vogliamo fare questo. È una lettera più o meno di questo genere. Dice Francesco Giuseppe a Guglielmo. Lo vedi anche tu che così non si può andare avanti.
La Serbia è un focolaio criminale, va punita, anche se la Russia la protegge, non sei d'accordo? Ecco, è una lettera che a me fa pensare alle motivazioni con cui gli occidentali sono andati in Iraq o in Afghanistan dopo l'11 settembre. Cioè, bisogna fare qualcosa.
Non è che c'è un ragionamento lucido sulle conseguenze. Quella che oggi si chiama una exit strada, no! Non sei d'accordo che bisogna fare qualcosa?
Per fortuna dell'Austria il Kaiser Guglielmo è d'accordo. Quando gli è arrivata la notizia dell'attentato di Sarajevo, il Kaiser Guglielmo sul telegramma ha annotato sarebbe veramente ora di far piazza pulita dei serbi. Di conseguenza il 5 luglio... Il Kaiser Guglielmo risponde al suo collega austriaco dicendogli andate avanti, state tranquilli, se la Russia dovesse intromettersi la Germania sta con voi. Ma il Kaiser aggiunge anche però state davvero tranquilli, i russi non avranno il coraggio di intromettersi.
Noi siamo sicuri, la Russia starà fuori. E'la prima scommessa. La storia di stasera è una storia di scommesse. Una dopo l'altra, tutte sbagliate. E come dire, come vedremo le guerre scoppiano, non perché qualcuno le vuole.
Non le vuole mai nessuno la guerra, perlomeno non la guerra mondiale, la guerra generale. Mai nessuno la vuole. Le guerre scoppiano perché qualcuno fa una scommessa sbagliata.
Mi fermo ancora un momento su questa assicurazione che il Kaiser Guglielmo manda al suo collega austriaco andate avanti, noi siamo con voi. state tranquilli. È una rassicurazione che gli storici hanno poi chiamato l'assegno in bianco.
Come è stato dato questo assegno in bianco? La Germania è già un paese parlamentare, ci sono i partiti, il Parlamento, le libere elezioni. Il Kaiser non ha sentito nessuno. Ha scritto lui, prima ancora di consultare chiunque, al suo collega l'imperatore d'Austria, dicendo vai tranquillo. Poi il Kaiser ha sentito qualcuno, chi?
Il Parlamento, ma neanche per idea. Ha sentito il cancelliere, il primo ministro, cioè. Ha sentito il comandante dell'esercito, il generale von Moltke.
E il generale von Moltke gli ha detto, se scoppia una guerra noi siamo pronti. E poi, questo è interessante, chi ha sentito ancora il Kaiser Guglielmo? Ha sentito Alfred Krupp, il grande industriale delle armi. La Krupp è la più grande fabbrica di armi del mondo. il Kaiser ha sentito il bisogno di consultare Alfred Krupp.
Se mai dovesse scoppiare una guerra, le industrie Krupp sono pronte? E Alfred Krupp l'ha rassicurato, le industrie Krupp sono pronte. Però sono sicuri che la guerra non scoppierà, tant'è vero che il Kaiser, dopo aver mandato l'assegno in bianco a Vienna, si imbarca sul suo yacht e va in crociera nel Baltico.
Siamo a luglio, la gente vuol fare le vacanze. E anche il Kaiser parte in vacanza. Questa scommessa tedesca. Che la guerra, sì c'è un rischio, ma vedrete che la guerra non verrà, è un aspetto cruciale del discorso che dobbiamo fare stasera e perciò mi devo ancora fermare su questo.
La scommessa è una scommessa ancora più grossa di quello che sembra per la questione delle alleanze, perché in ballo non c'è solo la Russia. La Russia è il grande amico della Serbia, ma la Russia ha un'alleanza con la Francia. È un'alleanza innaturale dal punto di vista politico, se ci pensate, la Francia, la Repubblica laica, anticlericale, radicale, è l'impero dello Tsar, l'impero ortodosso, lo stato più assolutista e reazionario che ci sia sul continente, è un'alleanza innaturale, eppure da vent'anni sono alleati la Francia e la Russia, perché?
E basta guardare la carta geografica. La carta geografica di allora. Oggi a noi sembra che la Germania sia una grande potenza. La Germania di allora era molto più grande.
Non esisteva la Polonia, non esisteva la Cecoslovacchia, non esistevano gli Stati Baltici. C'era solo la Germania e a un certo punto la Russia. Sulla carta d'Europa del 14 c'è la Germania in mezzo che confina con la Francia e con la Russia. E allora è chiaro che la Francia e la Russia hanno tutto l'interesse.
a essere alleati e i tedeschi quando scommettono che non ci sarà la guerra che non ci sarà la guerra mondiale quella piccola dell'austria con la serbia sì certo va benissimo ci vuole ma quando scommettono che non ci sarà la guerra i tedeschi stanno scommettendo che non ci sarà la guerra contro russia e francia perché il rischio è quello come mai corrono questo rischio La seconda parte di questo discorso, di questa chiacchierata, sarà una specie di conto alla rovescia, gli ultimi giorni. Ma prima dobbiamo tracciare un quadro più ampio, farvi entrare nella testa di quella gente che governa il mondo in quel momento. Com'è il mondo, com'è l'Europa in quel momento?
L'Europa del 1914 sta vivendo una fase di grande prosperità, di grande espansione economica. Dopo i decenni di crisi economica della fine dell'Ottocento, l'economia ha ricominciato a tirare. Stanno crescendo tutti. C'è perfino una specie di globalizzazione antelittera, ma vabbè, oggi è molto facile trovare le globalizzazioni nel passato, io ne ho viste di tutti i tipi, anche l'impero romano era una globalizzazione. Ma comunque, questa del 14 ha i tratti di una globalizzazione, le economie sono interdipendenti, le borse sono interdipendenti.
Le monete sono collegate, sono ancorate all'oro. La lira italiana vale esattamente quanto il franco francese. Si viaggia in tutta Europa senza passaporto, tranne in Russia.
In Russia ci vuole il passaporto per entrarci. Ma per il resto, questa Europa è così interdipendente che sembra incredibile che possa scoppiare una guerra fra queste potenze. Eppure al tempo stesso, tutti questi paesi, anche l'Italia, Sono armati fino ai denti.
Hanno tutti delle spese militari di un livello paragonabile a quelle americane di oggi. Spendono somme enormi per l'esercito, per la flotta da guerra. E perché lo fanno?
Lo fanno perché hanno paura gli uni degli altri. Un aspetto importante per capire la mentalità delle classi dirigenti di quell'epoca è che sono tutti imbevuti di una specie di ideologia darwiniana. ma molto semplificata, no?
La sopravvivenza del più adatto, la lotta per la sopravvivenza, la sopravvivenza del più forte. Loro sono convinti che anche gli stati sono in lotta fra loro in questo modo, i più forti trionferanno, i più deboli saranno mangiati. E siccome sono convinti di questo, ognuno vuole essere forte e tutti si armano per sopravvivere.
Nessuno si immagina di essere l'aggressore in futuro, sono sempre gli altri gli aggressori. Noi siamo minacciati, dobbiamo essere forti, dobbiamo avere un grande esercito e siccome spendiamo una quantità enorme di soldi per un grande esercito, e beh, dobbiamo prevedere che forse prima o poi lo useremo. Non può essere escluso, anzi, è abbastanza probabile, dice qualcuno.
Quelli sono anni, è impressionante perché in quegli anni escono libri che parlano tranquillamente della prossima guerra. E'uno scenario prevedibile, fa parte dell'orizzonte. Nel 1911 è uscito in Germania un libro di un generale tedesco, il generale von Bernardi, che si intitola La Germania e la prossima guerra.
Mancano tre anni alla prima guerra mondiale. In questo libro ci sono dei capitoli che si intitolano Il diritto di fare la guerra, il dovere di fare la guerra. dominare il mondo o perire. Ho fatto un esempio tedesco perché i generali tedeschi sono particolarmente propensi a esplicitare questi discorsi, ma in realtà in tutti i paesi si facevano discorsi simili.
E'ben inteso, non tutti ragionavano così. C'era anche qualcuno lucido che diceva, ma guardate che con le economie interdipendenti che abbiamo fare una guerra fra le grandi potenze sarebbe una catastrofe. Vi cito ancora un libro uscito in quegli anni.
Sono i libri che leggevano i primi ministri e i comandanti degli eserciti, ce li avevano sul comodino. Nel 1910 esce un libro di un... pubblicista inglese Norman Angel che si intitola La grande illusione.
Ricordate il film La grande illusione? Beh ha poi copiato il titolo da questo libro che al suo tempo era molto famoso. La grande illusione cos'è?
L'autore dice la grande illusione è proprio quella delle nostre grandi potenze che credono che avere un grande esercito e prepararsi a vincere la prossima guerra sia una garanzia, non è così, la prossima guerra la perderemo tutti dice questo autore. La prossima guerra distruggerà anche i vincitori, è un'illusione credere che la forza ci salverà. Ora, libri come questo circolano, i politici li leggono, e nell'Europa del 14 diversi politici si erano abbastanza convinti che in effetti una guerra tra le grandi potenze sarebbe stata una catastrofe. Però il paradosso è che questi politici erano alla testa di paesi armati fino ai denti.
Era talmente prevedibile lo scenario della prossima guerra che a un certo punto è successa questa cosa. Vi racconto questo particolare. A Londra, a un certo punto il ministro degli esteri inglese, Sir Edward Grey, parlando con l'ambasciatore tedesco, il principe Lichnowsky, a un certo punto il ministro degli esteri inglese, Grey, dice all'ambasciatore tedesco, sentite questa conversazione, Se scoppiasse una guerra europea per un attacco austriaco alla Serbia e la Russia spinta dall'opinione pubblica marciasse contro l'Austria costringendo in tal modo la Germania a andare in soccorso dell'Austria la Francia sarebbe inevitabilmente coinvolta e nessuno sa dove si potrebbe arrivare e la descrizione di quello che vi sto raccontando stasera, la crisi di Sarajevo, la crisi dell'estate del 14 solo che questa conversazione è avvenuta due anni prima.
Nel dicembre del 12 Gray ha detto queste cose all'ambasciatore tedesco. Gli scenari sono quelli dove può scoppiare una guerra e sono pochi i posti. I Balcani sono un posto tipico con tutti i disordini che ci sono.
Ora, a partire dal fatto che lo scenario della prossima guerra è prevedibile, si crea però una spaccatura fra i politici e i militari. Perché i politici dicono guardate questo scenario dobbiamo fare di tutto per evitarlo sarebbe una catastrofe se si realizzasse. Ma i militari hanno un altro mestiere.
Il mestiere dei militari è di dire e se invece succede noi cosa facciamo? Se invece succede noi dobbiamo essere pronti. Perciò i militari, in quegli anni di grande crescita economica, premono tutti questi soldi, usiamoli, usiamoli per essere più forti, e i politici cedono.
Gli anni che precedono il 14 sono anni di corsa agli armamenti, in cui ogni paese, non perché voglia aggredire qualcuno, ma perché è preoccupato per la sua sicurezza, rafforza il suo esercito. Nell'agosto del 13... Dieci mesi prima dell'attentato di Sarajevo, la Francia passa una legge per cui il servizio militare, il servizio di leva, viene innalzato da due a tre anni. Immaginate un mondo in cui il servizio di leva dura tre anni!
Cosa dicono i tedeschi quando il Parlamento francese vota la legge che aumenta il servizio di leva? I tedeschi dicono, ah, i francesi vogliono fare la guerra, ci minacciano. È una reazione molto comprensibile che i politologi hanno studiato.
È una reazione che si chiama il paradosso della sicurezza. Io voglio essere più sicuro, quindi mi armo. I miei vicini si spaventano, si sentono meno sicuri di prima, quindi si armano anche loro e così via e così via.
Penultima cosa, prima di arrivare, tornare all'Austria che sta decidendo cosa fare contro la Serbia. Penultima cosa per aver chiaro il quadro di quel momento. I militari non si limitano a chiedere più armi.
Fanno anche un'altra cosa, il loro mestiere è di dire se succede davvero la guerra noi dobbiamo essere pronti. Essere pronti vuol dire fare dei piani. Nel 1914 le grandi potenze non si fanno più la guerra fra loro da un sacco di tempo, dalla guerra di Crimea, dalla guerra franco-prussiana, sono passati quasi 50 anni.
In quei 50 anni gli stati maggiori non hanno fatto altro che preparare piani. Se scoppia la guerra... Quella guerra lì contro quel nemico lì, noi cosa facciamo? Ci sono i piani pronti per tutte le guerre possibili, dettagliatissimi, precisissimi, ogni anno li riaprono, vanno a precisare, aggiustare un dettaglio, per 50 anni li hanno perfezionati. Ci sono i piani pronti per tutto.
Un aneddoto a questo proposito. Nel novembre del 1913, mancano otto mesi all'attentato di Sarajevo, Il re del Belgio è in visita di stato a Berlino, c'è un ricevimento e durante il ricevimento il Kaiser Guglielmo indica un generale al re del Belgio e gli dice quello è l'uomo che comanderà la marcia su Parigi. I piani sono talmente completi che è già tutto deciso, perfino chi comanderà ogni singola armata e così via, è tutto pronto se dovesse venire la guerra. Finalmente, ultima cosa, prima di tornare a Vienna, dove stanno discutendo su esattamente cosa chiedere ai serbi e come fare per dargli una bella lezione. Ultima cosa.
Questa corsa agli armamenti di questi anni ha un'altra caratteristica che la rende molto pericolosa, che permette di prevedere l'evoluzione dei rapporti di forza. Gli armamenti sono cose lente. Imposti una corazzata, sarà pronta fra cinque anni. aumenti di un anno il servizio di leva e prima che si senta passano due anni e così via e così via perciò ognuno sta molto attento noi quando è che saremo al massimo della forza e loro la russia per esempio è debole militarmente in quel momento dopo la guerra russo giapponese però sta facendo grandissimi investimenti fra qualche anno sarà molto più forte Allora in questo clima voi capite i militari fanno il loro mestiere, il loro mestiere è di dire se ci sarà la guerra noi dobbiamo essere pronti e a proposito se ci sarà la guerra a noi quando conviene che ci sia? Ci conviene che sia presto o ci conviene che sia più tardi?
Tutti i militari fanno questi calcoli e poi ogni tanto qualcosa cambia. Nell'aprile 1914 si viene a sapere che la russia e l'inghilterra stanno negoziando un accordo navale l'inghilterra finora non l'ho quasi menzionata non ha alleanze l'inghilterra ci tornerò subito ma adesso sta cominciando dei colloqui con la russia voi capite che effetto fa questo a berlino a berlino dicono abbiamo già la russia e la francia alleate fra loro contro di noi nella prossima guerra quando verrà Se anche l'Inghilterra dovesse allearsi con loro, per noi la situazione è peggiora. Questi colloqui tra russi e inglesi cominciano ad aprile. A maggio del 14 il comandante dell'esercito tedesco, Von Moltke, dichiara in privato e non in pubblico da questo momento ogni giorno di ritardo potrà solo diminuire le nostre probabilità di successo.
Qualche settimana ancora, il primo giugno del 14, Von Moltke dichiara ora siamo pronti e più presto è, meglio è. Mancano quattro settimane all'attentato di Sarajevo. L'organizzato von Moltke e l'attentato di Sarajevo.
No, evidentemente. E'il catalizzatore che fa venire fuori tutte queste cose che sono state lì a bollire per anni. Torniamo a Vienna, dove stanno preparando l'ultimatum da mandare alla Serbia.
Manderanno un ultimatum durissimo, perché gli austriaci non vogliono che i serbi lo accettino. Gli austriaci vogliono la guerra. e hanno un assegno in bianco della Germania. Sarà un ultimato un pesantissimo.
I tedeschi premono. I tedeschi premono con Vienna dicendo fate in fretta, mettete il mondo davanti al fatto compiuto. Prima fate, meglio è, i russi non oseranno intervenire.
Ma l'Austria è un paese dove le cose si fanno con calma. E'un paese dove le cose sono fatte con lentezza, ci sono due governi, quell'austriaco e quell'ungherese, devono mettersi d'accordo. E poi l'esercito austriaco è un esercito lento, arretrato, ci mette tanto tempo per prepararsi. Oltretutto, pensate, una cosa che oggi non penserebbe nessuno, è luglio, è l'epoca del raccolto. I soldati sono tutti a casa in licenza, l'Austria è un paese agricolo, per raccogliere il grano.
Ci vuole tempo, gli austrieci non hanno fretta, a Berlino fremono, stiamo sempre a rimorchio di questo paese arretrato. Finalmente, il 23 luglio, quasi un mese dopo, l'ultimatum austriaco è pronto. Viene consegnato al governo serbo. È un ultimatum durissimo. Gli austrieci dicono alla Serbia il governo serbo non ha fatto niente per impedire il proliferare del terrorismo.
Ufficiali e funzionari serbi sono coinvolti nell'attentato di Sarajevo. Perciò noi austriaci vogliamo che il governo serbo pubblichi una dichiarazione in cui si dissocia da ogni forma di ostilità all'Austria. Il governo serbo dovrà chiudere tutti i giornali e sciogliere tutte le associazioni che seminano odio contro l'Austria.
Il governo serbo dovrà licenziare tutti i funzionari pubblici e gli ufficiali che sono in qualche modo coinvolti con forme di ostilità contro l'Austria. Dovrà far arrestare queste persone, gli austriaci presentano l'elenco, e dovrà aprire indagini contro il terrorismo su territorio serbo a cui parteciperanno inquirenti austriaci. Il 24 luglio le capitali di tutto il mondo si svegliano con la notizia di questo ultimatum e l'ultimatum viene accolto malissimo.
A Pietroburgo il ministro degli esteri russo convoca l'ambasciatore austriaco e gli dice ma voi volete fare la guerra alla Serbia? Sono i tedeschi che vi aizzano, voi state appiccando il fuoco all'Europa, vi assumete una grave responsabilità. E uno, per i russi la responsabilità è di Vienna e degli austriaci.
Ne vedremo tutta una serie di queste frasi. Vi assumete voi la responsabilità. Questa è solo la prima. Anche a Londra il ministro degli esteri, Gray, è sterrefatto.
Chiama l'ambasciatore tedesco, Lichnowsky. Gli dice, ma non ho mai visto uno Stato che manda a un altro Stato un documento così. È impossibile che i serbi lo accettino. Qui c'è un piccolo dettaglio d'epoca, per dare il senso dell'epoca.
Il principe Lichnowsky, ambasciatore tedesco, dice ma... certo che il linguaggio dell'ultimatum è un po'duro, ma voi capite, è rivolto a un popolo balcanico, mica a un popolo civile. I popoli balcanici non possono essere considerati con gli stessi criteri dei popoli civili kulturfölka, europei. Ora...
Siamo a Londra dunque in questo scambio di battute fra Gray e Lichnowsky. Cosa succede a Londra? A Londra effettivamente la scommessa dei tedeschi per il momento sembra che regga. L'opinione pubblica inglese se ne infischia nel modo più assoluto della Serbia.
L'Inghilterra non ha alleanze con nessuno. Avrebbe un'amicizia con la Francia che dura da anni, questo va detto. I militari inglesi e francesi sono abituati a consultarsi, hanno preparato anche dei piani insieme, hanno fatto abbastanza amicizia, ma non ci sono obblighi, non ci sono trattati.
E l'Inghilterra è un paese isolazionista in quel momento. L'Inghilterra è un paese che domina il mondo, all'India, all'Africa, alle colonie, ai commerci, alla borsa, se ne infischia delle piccole controverse continentali e in particolare dei Balcani. I giornali inglesi in quei giorni scrivono ma perché dovremmo farci trascinare in una guerra di qualcun altro? C'è un giornale di Manchester in cui esce un articolo il cui tema è tanto poco Belgrado si preoccupa di Manchester altrettanto poco Manchester si preoccupa di Belgrado.
La controprova del fatto che l'Inghilterra fino a quel momento era proprio fuori da questi pensieri sono i verbali del governo inglese, delle riunioni di governo. Dal giorno dell'attentato di Sarajevo, 28 giugno, al giorno in cui tutto il mondo è messo a rumore perché gli austriaci hanno consegnato l'ultimatum alla Serbia, 24 luglio, per quasi un mese il governo inglese non ha mai discusso di politica estera. Hanno dei problemi loro, hanno l'Irlanda che non è ancora indipendente, dove c'è il terrorismo, c'è di tutto, la rivoluzione che sta per scoppiare, la politica estera per gli inglesi non esiste. C'è solo qualcuno in Inghilterra che ragiona diversamente.
C'è qualche funzionario del Ministero degli Esteri, noi lo sappiamo per gli appunti che si scambiano in quei giorni, c'è qualche funzionario del Ministero degli Esteri che invece ha paura di quello che sta succedendo. E di nuovo il paradosso della sicurezza. Noi siamo abbastanza sicuri, la Germania sta diventando molto forte. Tedeschi dicono che lo fanno solo perché hanno paura di noi, ma...
però se diventano troppo forti... allora qualche alto funzionario del Ministero degli Esteri a Londra in quei giorni dice noi dobbiamo stare con i francesi e con i russi perché questa lotta non è per il possesso della Serbia ma fra una Germania che aspira alla dittatura politica in Europa e le potenze che vogliono restare libere. E poi c'è qualcuno che la pensa così in Inghilterra e sono i militari. I militari sono abituati ormai a considerarsi amici dei francesi, a fare le cose insieme a loro. Sanno che sarà difficile che l'Inghilterra entri in guerra con la Francia perché l'opinione pubblica non lo vuole.
Ed è da anni che rimuginano su questa cosa. Anche qui è impressionante vedere come per anni e anni loro hanno pensato e discusso e ragionato fra loro. Quando verrà la prossima guerra, cosa facciamo? C'è un aneddoto rivelatore, 1910. Un generale inglese, molto amico dei francesi, Wilson, sta parlando con un generale francese, Foch.
E Wilson gli dice, beh, se scoppia la guerra, ammesso che veniamo ad aiutarvi, io spero, ma chi lo sa? E dice Wilson, ma quale sarebbe il numero minimo di soldati inglesi che potrebbero davvero essere d'aiuto alla Francia? Siamo quattro anni prima, è nel dieci.
Quale sarebbe il numero minimo di soldati inglesi che potrebbe essere d'aiuto alla Francia? E Foch risponde, un solo soldato inglese. E noi faremo in modo che venga ucciso. Perché quello che conta è che l'opinione pubblica inglese sia mobilitata per una causa. È quasi mezzanotte, cominciamo il conto alla rovescia.
Il 25 luglio arriva la risposta serba all'ultimatum. I serbi accettano quasi tutte le condizioni. Intanto però la Serbia rivolge un appello allo Zar, per essere sicura che lo Zar di Russia li sosterrà se saranno aggrediti. Lo Zar risponde ai serbi, potete contare su di noi.
Quel giorno lo Zar prende una decisione simbolica, anche le cose simboliche contano in politica. Tutti gli allievi ufficiali dell'ultimo anno che si trovano in Russia sono promossi ufficiali, lo stesso giorno, alla stessa ora, l'ora in cui scade l'ultimatum austriaco alla Serbia. Più chiaro di così non potrebbe essere.
26 luglio. L'Austria respinge la risposta serba. Avendo respinto la risposta vuol dire che farà la guerra. Quel giorno succede una cosa a Londra. È un dettaglio.
Ho riempito di dettagli questa lezione, il che vuol dire che farò tardi. E voi avrete pazienza. Non ho avuto coraggio di tagliare tante cose.
Questo dettaglio a me sembra... Mi sembra un dettaglio a suo modo anch'esso curioso. Il giorno in cui l'Austria respinge la risposta serba, il ministro della marina inglese, il primo lord dell'ammiragliato, prende di sua iniziativa una decisione. La flotta da guerra inglese è impegnata in grandi manovre, è tutta riunita con gli equipaggi al completo. Le grandi manovre finiscono domani.
Dopodiché le squadre tornano ciascuna al suo porto, i marinai vanno in licenza. Il primo lord dell'ammiragliato di sua iniziativa ordina. La flotta domani non si scioglie rimane tutta unita e si trasferisce nel porto da guerra, a scapa flow, nelle Orcadi, al sicuro.
Ve lo racconto anche perché il primo lord dell'ammiragliato nel 1914 è Winston Churchill, che noi siamo abituati ad associare piuttosto alla seconda guerra mondiale e era ancora vivo quando ero bambino io e tanti di voi, insomma, se lo ricordiamo, e però pochi ricordano che era precoce Churchill. Era un giovanotto precoce ed era già ministro della marina nel 1914. E'lui che decide che la flotta da guerra non si scioglie ma rimane pronta e anzi si ricovera nel porto da guerra. Il giorno dopo la borsa tedesca crolla. La notizia da Londra è sufficiente per far venire i dubbi.
Forse l'Inghilterra dopo tutto non rimane fuori. C'è ancora una cosa che vi devo spiegare per spiegarvi quali condizionamenti agiscono su questi militari e questi politici. E l'ultima cosa, spero che interrompa il nostro conto alla rovescia. A questo punto la guerra è sicura, almeno fra Austria e Serbia è sicura.
Poi si vedrà. Per fare la guerra, questi paesi devono per prima cosa decretare la mobilitazione. Cosa vuol dire? Sono eserciti di leva. Il che vuol dire che il paese è pieno di ragazzi e di uomini che hanno fatto il servizio militare negli anni scorsi e che possono sempre essere richiamati se scoppia la guerra.
Anzi, che è sicuro che saranno richiamati. Se scoppia la guerra l'esercito va immediatamente gonfiato, raddoppiato, triplicato, chiamando tutti quelli che sono a casa. Questo è la mobilitazione.
È una cosa estremamente complessa perché voi capite si tratta di richiamare milioni di uomini, vestirli in divisa, armarli, organizzare i reparti e metterli sui treni che li porteranno alla frontiera. Il tutto secondo dei piani, anche quelli minuziosamente calcolati. La mobilitazione tedesca, calcolata al minuto secondo, prevede lo spostamento contemporaneo di 11.000 treni. I tedeschi queste cose sono abituati a farle bene, è tutto previsto al minuto. La mobilitazione, voi lo capite, è una decisione pesantissima.
Tra l'altro costa un sacco di soldi, quindi nessuno lo fa se la situazione non è proprio diventata molto grave. Ma ci sono delle differenze fra un paese e l'altro. Ci sono paesi che sono lenti a mobilitare.
Uno a caso, la Russia. La Russia che è immensa e ha poche ferrovie, la Russia ci mette mesi a mobilitare l'esercito, quindi la Russia se la situazione si fa grave deve mobilitare un po'in fretta, non può permettersi di aspettare. Tant'è vero che il primo paese che comincia a parlare di mobilitazione, il 26 luglio, non è l'Austria, che sta per fare la guerra alla Serbia, ma la Serbia è piccola, contro la Serbia non c'è bisogno di mobilitare tutto l'esercito. Il primo paese che comincia a parlare di mobilitazione è la Russia, che sa che ci metterà tanto tempo. Invece c'è un paese in Europa, adesso vediamo se indovinate qual è, che è sicuro di mobilitare in frettissima.
I piani sono precisissimi, tanto che loro hanno già deciso che se mobilitano è perché c'è la guerra. Non c'è uno spazio, una differenza fra le due decisioni. Se mobilitano, tanto vale fare la guerra subito, avete capito tutti sono i tedeschi allora lo stesso 26 luglio in cui l'austria respinge la risposta serba pur molto moderata all'ultimatum il cancelliere tedesco betman holweg avverte il governo russo e gli dice attenzione perché se la russia mobilita ci minaccia ma se noi siamo minacciati allora dobbiamo mobilitare anche noi Ma guardate che se noi tedeschi mobilitiamo è la guerra, ma non possiamo ammettere che la Russia voglia scatenare una tale guerra europea.
E due, per i tedeschi la responsabilità è dei russi, sono i russi che devono decidere di fare un passo indietro e non mobilitare. 28 luglio, colpo di scena, il Kaiser torna dalla crociera. E gli fanno leggere la risposta serba all'ultimato maustriaco. E il Kaiser dice, ma benissimo! È tutto quello che volevamo, anzi perfino di più!
La risposta serba elimina ogni motivo di guerra! La gioia del Kaiser quando scopre questa cosa è il primo sintomo che i tedeschi, anche se il generale von Moltke due mesi prima ha detto adesso siamo pronti, però un conto è dirlo in teoria, adesso che sta succedendo davvero cominciano a comparire i sintomi che anche i tedeschi non sono poi così sicuri di volerla fare questa guerra. Il Kaiser è felice, la risposta serba, mette tutto a posto, niente guerra.
Peccato che quel giorno stesso l'Austria dichiara guerra alla Serbia. I tedeschi non hanno fatto altro che insistere. Ancora una volta dobbiamo capirla alla gente di allora. C'è una tale mobilitazione popolare in Austria.
La gente è convinta. Andiamo a punire questi terroristi che minacciano il mondo. C'è un tale... Ve ne do un esempio. Sigmund Freud.
Freud che è austriaco, vive a Vienna. Ha 58 anni, è già un uomo maturo, ha vissuto tutta la sua vita nell'impero austriaco. Freud quando l'Austria dichiara guerra alla Serbia, Freud dice, scrive, non so più ma comunque è accertata la cosa, per la prima volta da 30 anni mi sento veramente austriaco, per la prima volta penso che questo impero forse ha un futuro, e poi questo è veramente un virgolettato, tutta la mia libido è rivolta all'Austria-Ungheria. Questo era il 28 luglio.
Il 29 luglio la Russia comincia i preparativi di mobilitazione. Cioè esattamente la cosa che i tedeschi gli avevano detto non fatelo perché se no è la guerra. La Russia mobilita perché ha paura e neanche i russi vorrebbero fare la guerra.
Come si scopre da un altro episodio che comincia questo 29 luglio che è molto curioso e che è anch'esso tipico di questa strana epoca perché l'Europa di questi anni è veramente strana e sospesa. Fra la modernità, la democrazia parlamentare, liberale e l'arcaismo di questi imperi dinastici dove imperatori e re hanno ancora potere, il 29 luglio comincia la storia dei telegrammi di Nicky a Willy e di Willy a Nicky. Comincia con un telegramma dello Zardirussi a Nicola.
che quel 29 luglio manda un telegramma al Kaiser Guglielmo contro cui sta per mobilitare l'esercito. Lo zar Nicola manda un telegramma al Kaiser in inglese, questo è anche molto significativo, dà l'idea di che cos'è ormai l'Inghilterra. 50 anni prima se uno zar doveva scrivere a un re di Prussia gli scriveva in francese, adesso invece loro si parlano e si scrivono in inglese. Tenete conto per apprezzare la situazione che lo zar Nicola, l'imperatore Guglielmo, e il re d'Inghilterra, Giorgio, sono cugini primi. Sono cugini primi, sono tutti nipoti della regina Vittoria.
Ricordate la regina Vittoria dell'Ottocento, morta nel 1900, erotta, insomma. Sono tutti i suoi nipotini. Sono cugini primi, si danno del tu, si chiamano col diminutivo.
Dunque lo zar di Russia il 29 luglio manda un telegramma al Kaiser. Sono contento che sei tornato dalla crociera. Il momento è serio e ho bisogno del tuo aiuto.
Una guerra ignobile è stata dichiarata contro un paese debole. Lo Zara ovviamente si schiera con la Serbia. In nome della nostra vecchia amicizia, ti prego di fare tutto quello che puoi per fermare i tuoi alleati, cioè gli austriaci. Firmato, Nicky. Il Kaiser risponde.
Risponde lo stesso giorno in inglese. dicendo ma guarda la cosa dall'altro punto di vista, la Serbia è stato terrorista, l'Austria è stata a diritto e così via, dai su dovete capire voi russi fate voi un passo indietro, firmato Willy. Si scrivono per quattro giorni una dozzina di telegrammi, Niki a Willy e Willy a Niki fino al primo agosto quando Willy dichiara guerra a Niki.
Comunque non precorriamo i tempi, abbiamo ancora appunto quattro giorni da sistemare. 29 luglio, i tedeschi sono furibondi contro questi stupidi russi che non hanno capito che mobilitando provocano la guerra. Il generale von Moltke.
La Russia si è schierata a fianco di un paese criminale, di un covo di terroristi. Così incomincerà lo sbranamento reciproco degli stati civili europei. Una guerra, è sempre il generale von Moltke, che annienterà la civiltà.
di quasi tutta Europa per decenni, però bisogna comunque farla questa guerra, perché nessuno si vuole tirare indietro. Qui viene fuori anche un tratto quasi schizofrenico di questa classe dirigente, che in realtà ha chiarissimo che questa guerra sarà una catastrofe, però al tempo stesso... Non ci si può tirare indietro e perdere la faccia.
Lo facciano gli altri di fare un passo indietro. Noi no. In Germania c'è un'ulteriore spaccatura a questo punto fra i militari e i politici.
I militari dicono la guerra è inevitabile, perciò facciamola subito, attacchiamo noi, dateci l'ordine di mobilitazione. I politici dicono invece un momento, perché dal punto di vista dei politici è fondamentale Far vedere che non è la Germania che ha la colpa della guerra, è tutta colpa dei russi e dei francesi. La Germania no. Dunque, perché ci tengono tanto a questo i politici tedeschi?
Per tanti motivi, forse anche per salvare la faccia, per amor proprio, per senso dell'onore, ma poi ci tengono per l'opinione pubblica tedesca. L'opinione pubblica conta anche in Germania, c'è un enorme partito socialista in Germania. Cosa diranno i socialisti? Se la gente pensa che siamo stati aggrediti, allora non ci saranno problemi, infatti è proprio quello che succederà. La Germania ritarda la mobilitazione e la popolazione tedesca andrà alla guerra convinta che la Germania innocente è stata aggredita e che perciò bisogna difenderla.
E poi bisogna evitare che l'Inghilterra entri in guerra. Se l'Inghilterra vede che la Germania fa di tutto per evitarla, la guerra magari rimane fuori. Dopotutto gli inglesi...
Insomma, si è capito che vorrebbero restare fuori se solo possono. Ma c'è un altro problema che rende molto difficile ai tedeschi tenere fuori l'Inghilterra dalla guerra. E l'ultimo, come dire, problema che tiro fuori dal cappello. Il Belgio.
Voi direte, cosa c'entra il Belgio? C'entra. Il Belgio è un piccolo paese neutrale. che gode di una garanzia firmata da tutte le grandi potenze, compresa la Germania e l'Inghilterra, che garantiscono che il Belgio sarà sempre neutrale.
E questa è una cosa che agli inglesi importa molto, perché nella loro visione dell'Europa il Belgio, con i suoi porti affacciati sulla manica, anversa, è un collegamento fondamentale per l'Inghilterra. Noi inglesi potremmo litigare con la Francia, non importa, finché c'è il Belgio abbiamo un collegamento con l'Europa. Quindi agli inglesi della Serbia non importa niente, ma del Belgio gli importerebbe sì. E perché mai dovrebbero preoccuparsi i tedeschi del Belgio?
Per via dei piani. Perché lo Stato Maggiore tedesco ha un piano perfetto per fare la guerra contro la Francia e la Russia e vincerla in poche settimane. È tutto calcolato.
I russi sono lenti. Perciò noi mandiamo tutto l'esercito, i famosi 11.000 treni, contro la Francia. La invadiamo e chiudiamo la guerra in poche settimane.
Però, per invadere la Francia e aggirare l'esercito francese, scusate se entro in queste considerazioni strategiche, i militari tedeschi hanno deciso che bisogna passare dal Belgio. È il famoso piano Schlieffen che qualcuno si ricorderà, perfezionato per anni e anni. I militari tedeschi dicono, se volete che vi vinciamo la guerra, il piano è questo, dobbiamo passare dal Belgio.
Sta a voi politici vedere come gestire la faccenda. Il 29 luglio il Kaiser e il cancelliere tedesco Batman Holweg si rendono conto che se la scommessa è che l'Inghilterra resti fuori dalla guerra bisogna però capire come fare con questa cosa del Belgio perché noi tedeschi invaderemo il Belgio, ormai è già deciso. Allora il 29 luglio il Kaiser e il cancelliere prendono una decisione cruciale che sarà poi giudicata concordemente la decisione più stupida che i tedeschi abbiano preso in quei giorni. Scrivono a Londra, al governo inglese, garantendo, primo, che in questa guerra, se c'è la guerra contro la Francia, gli inglesi possono stare tranquilli, la Germania non ha nessuna aspirazione territoriale, non vogliamo prenderci dei pezzi di Francia, quindi non vogliamo turbare l'equilibrio europeo. Secondo, i tedeschi assicurano il governo inglese che se per caso durante la guerra dovessero essere costretti a invadere il Belgio, però...
Alla fine della guerra lo sgombreranno. E se i belgi faranno i bravi e non si mostreranno ostili, gli pagheranno anche i danni. E finalmente i tedeschi scrivono a Londra che dopo tutto, però, pensiamoci un po'bene perché noi tedeschi e voi inglesi potremmo ancora metterci d'accordo.
Insieme siamo fortissimi, ci spartiamo il mondo. Che vi importa a voi che siete amici della Francia? Che vi importa del Belgio? Spartiamoci il mondo fra noi.
A Londra si vedono arrivare. questo messaggio e rimangono trasecolati. C'è un alto funzionario del Ministero degli Esteri Commenta, queste sorprendenti offerte meritano un solo commento.
Gettano una pessima luce sullo statista che le ha formulate. Oltretutto gli inglesi dicono, ma come, questi ci stanno dicendo che invaderanno il Belgio. Così, per iscritto ce l'hanno messo.
Gray chiama l'ambasciatore tedesco, il principe Lichnowsky. E gli dice, ma guardate che se la guerra scoppia noi non possiamo restare fuori. E a questo punto noi entriamo in guerra anche noi, a fianco dei nostri amici.
Gray dice anche una cosa che in quei giorni stanno ripetendo tutti, quasi ossessiva. Se la guerra scoppia sarà la più grande catastrofe che il mondo abbia visto. Però l'Inghilterra non può fare questo accordo con la Germania, tradire i suoi amici sarebbe una vergogna incancellabile.
Perciò pensateci bene a Berlino. E tre, per gli inglesi la responsabilità di tutto è a Berlino, è a Berlino che devono fare un passo indietro. A queste notizie da Londra la reazione tedesca è...
incontrollata. Il Kaiser annota sulla comunicazione Gray è una volgare canaglia, gli inglesi sono dei farabutti, l'Inghilterra si assume ora l'intera responsabilità di una guerra mondiale. E quattro, per i tedeschi la responsabilità è degli inglesi. Quel giorno 29 luglio l'ambasciatore tedesco a Bruxelles, von Bellows-Alesch riceve un plico sigillato da Berlino, con l'ordine di non aprirlo fino a quando non arriveranno nuove comunicazioni telegrafiche. Altro dettaglio inutile, ma ormai ci siamo, ve lo infliggo lo stesso.
Von Bellows Alesche è un diplomatico di carriera che ha l'abitudine di dire, scherzando, che lui porta sfortuna. Era in Cina e scoppiata la rivolta dei boxer. Era in Turchia e scoppiata la rivoluzione dei giovani turchi.
Però poi dice, adesso però son tranquillo. Sono in Belgio, a Bruxelles non succederà mai niente. Stringiamo i tempi, sennò vi faccio fare notte.
Nella notte, fra il 29 e il 30 luglio, a Berlino non vanno a dormire, perché le notizie da Londra li hanno gettati nel panico. Sta venendo fuori che l'Inghilterra entrerà in guerra. Il 30 luglio alle 3 del mattino, Bettmann-Holweg, cancelliere tedesco, chiama Vienna e dice Ma non avete capito niente!
Volete davvero fare la guerra alla Serbia? Andateci piano! Rallentate! La Germania non intende farsi trascinare in una guerra assurda per colpa dell'Austria!
Immaginate la faccia che fanno a Vienna, dove fino al giorno prima i tedeschi gli dicevano Andate avanti! Quindi, e 5 per i tedeschi, la responsabilità adesso è a Vienna. Però nel frattempo, siamo ormai al 30 luglio, la Russia, dopo finiti i preparativi, che già solo i preparativi occupano un po'di giorni, il 30 luglio la Russia ordina la mobilitazione generale. A Berlino i militari vanno dal governo e dicono, oh, mobilitiamo anche noi subito! Il governo dice, aspettiamo ancora un giorno, perché magari a Vienna riescono a inventarsi qualcosa.
In questo giorno, 30 luglio, a Berlino, la crisi fra militari e politici rasenta, non dico il colpo di Stato, ma l'alto tradimento sì. Quel pomeriggio esce un giornale del pomeriggio, all'epoca c'erano i giornali del pomeriggio, in Germania, che annuncia l'ordine di mobilitazione. Non è vero.
Il giornale viene sequestrato. Poi si scopre che è lo Stato Maggiore che ha fatto filtrare la falsa notizia, per mettere il governo davanti al fatto compiuto. Il generale von Moltke telefona al suo collega austriaco, il comandante austriaco Conrad. L'Austria non ha ancora mobilitato, fra l'altro, perché l'Austria fa le cose con tale lentezza che non ha ancora mobilitato. Ecco, e Moltke dice a Conrad, mobilitate subito, perché se mobilitate voi, dovremo mobilitare anche noi.
Insomma, i militari tedeschi fanno di tutto per costringere il governo a mobilitare. Il governo tiene ancora duro, però è nel panico più totale. Quel giorno affiora un altro aspetto caratteristico delle comunicazioni di quegli ultimissimi giorni. La sensazione che tutti hanno che sta succedendo una cosa che nessuno voleva e che non si riesce più a impedire. Al Consiglio dei Ministri, il cancelliere tedesco Bettman-Holweg dice «Tutti i governi, compreso quello russo, e la maggioranza dei popoli erano per se stessi pacifici, ma il sasso ha cominciato a rotolare».
Ecco che è una bella dichiarazione di resa della politica. Il sasso rotola e noi non sappiamo più cosa fare. Quel giorno la borsa di New York crolla. 31 luglio c'è il fuso orario, al mattino arriva la notizia di New York, la borsa di Londra crolla. La chiudono alle 10 del mattino per limitare le perdite.
La Germania non mobilita ancora. ma manda un ultimatum alla Russia. Avete cominciato la mobilitazione?
Sospendete! Se entro a mezzanotte, sospendete bene, altrimenti è la guerra. A Londra, quel 31 luglio, Gray, ministro degli esteri, ormai è convinto che la guerra è inevitabile, che l'Inghilterra deve entrare, ma è in minoranza nel governo. Il governo continua a dire, noi non c'entriamo niente. Gray fa quello che può.
Manda un telegramma a Parigi e uno a Berlino. chiedendo la garanzia che sarà rispettata la neutralità del Belgio. I francesi rispondono entro un'ora, i tedeschi non rispondono.
1 agosto, Gray parla al governo, definisce la Germania un aggressore pericoloso quanto Napoleone e lascia capire che lui si dimetterà se l'Inghilterra non entra in guerra. Ma la maggioranza dei ministri è contraria. La maggioranza dei ministri minaccia di dimettersi se si fa la guerra.
Fuori dalla porta c'è l'ambasciatore francese, Cambon, che aspetta, che in tutti quei giorni non ha fatto altro, voi capite il mestiere dell'ambasciatore francese a Londra in quei giorni, garantirci che, visto che la guerra sta per scoppiare, gli inglesi entrano in guerra con noi, siamo così amici. Gray è costretto a uscire e dire a Cambon che non c'è nessuna garanzia, il governo non concede niente. Cambon entra nell'ufficio di un amico, lì al ministero degli esteri inglese. L'amico lo descrive bianco come un cencio, sul punto di scoppiare a piangere. L'ambasciatore francese crolla su una sedia e dice all'amico ci mollano.
Intanto però tutto precipita. Quel primo agosto la Germania dichiara guerra alla Russia. E'la prima dichiarazione di guerra fra grandi potenze. Perché la Germania dichiara guerra?
Ma perché è la Prassi. Abbiamo mandato l'ultimatum, abbiamo detto agli russi entro mezzanotte sospendete. i russi non hanno sospeso, perciò dobbiamo dichiarare guerra. La sera prima si sono trovati a casa di Batman Holweg, i ministri, per stilare la dichiarazione di guerra alla Russia. Il ministro della Marina, Tirpitz, ha detto, ma perché dobbiamo dichiarare guerra?
Se abbiamo fatto di tutto per non dar l'impressione che siamo noi gli aggressori, perché dobbiamo dichiarare guerra noi? Gli rispondono che i tecnici del Ministero degli Esteri hanno detto che si fa così. La prassi è quella, hai mandato l'ultimatum, dopo l'ultimatum devi dichiarare guerra.
Lo stesso giorno, primo agosto, alle 4 del pomeriggio, la Germania dichiara guerra alla Russia e ordina la mobilitazione generale. Per loro è davvero la stessa cosa. Ma c'è ancora spazio per una commedia, un equivoco grottesco. Alle 5 del pomeriggio arriva a Berlino un telegramma dall'ambasciatore a Londra, il principe Lichnowsky. Lichnowsky dice...
Devo vedere Gray, il ministro degli esteri inglesi, fra poco. Mi ha convocato stamattina. Mi è sembrato di capire che l'Inghilterra vuol proporre un accordo.
Se noi ci impegniamo a non attaccare la Francia, anche l'Inghilterra e la Francia si impegnano a restare neutrali. Il telegramma arriva a Berlino e suscita un pandemonio. Il Kaiser e Batman Holden, cancelliere, dicono Fantastico!
Non dobbiamo più fare la guerra contro Francia e Russia, solo contro la Russia. Se l'Inghilterra e la Francia restano fuori, siamo a posto. Basta solo cambiare gli ordini di mobilitazione.
Tutto contro la Russia. Chiamano il generale von Moltke, che è al comando dell'esercito che organizza la grande mobilitazione. 11.000 treni si sono già messi in movimento.
In quel preciso momento, in tutte le stazioni e in tutte le caserme della Germania, arriva il telegramma con gli ordini segreti. Si è messo in movimento tutto, richiamano Von Moltke al Palazzo Imperiale. Von Moltke, vi devo dire questo di Von Moltke, lui non è un grande generale, lo faranno fuori presto dal comando, è lì soprattutto perché è il nipote di un grand'uomo. Nell'Ottocento c'era stato un altro Von Moltke, un famosissimo generale prussiano vincitore di tutte le guerre.
Ecco, il Von Moltke, il giovane, è lì più che altro perché è nipote di quel grande zio, ma è un uomo dei nervi un po'fragili. Arriva al palazzo imperiale e gli dicono, guarda, telegramma da Londra, probabilmente l'Inghilterra e la Francia restano fuori. Fantastico, cambia gli ordini di mobilitazione, tutto contro la Russia.
A von Molke viene un accidente, si mette a piangere e dichiara che non si può fare. È già tutto in movimento, 11.000 treni, milioni di persone, tutto calcolato al secondo. Non si può fare, insistono, Molke... che ripeto è sull'oro del collasso, quella sera tornerà a casa e avrà un infarto ma tiene duro e dice non si può fare il Kaiser gli dice suo zio mi avrebbe dato un'altra risposta Molke è un uomo finito intanto però la mobilitazione non si può cambiare e quindi continua tutto secondo i piani quella sera i tedeschi invadono il Lussemburgo Primo passo per l'invasione del Belgio. Però prima di invadere il Belgio ha bisogno di rispettare le forme, dargli l'ultimatum.
Il 2 agosto, a Fombello, a Usalesca, a Bruxelles, arriva il telegramma. Apri il plico sigillato, porta l'ultimatum al Belgio, facendo finta che sia appena arrivato. Ce l'ha lì da vari giorni, ma...
L'ultimatum al Belgio dice ai Belgi, è un cumulo di bugie. Qui comincia un altro aspetto, sto finendo, eh. Ma è l'ultimo aspetto un po'grottesco di questa situazione. Voi avete visto com'è complicato e al tempo stesso paurosamente semplice l'itinerario che porta alla guerra.
Con tutto questo i tedeschi rimangono convinti che per mandare un ultimatum o dichiarare guerra a qualcuno bisogna avere dei pretesti, delle scuse. E quindi dicono ai belgi sappiamo da fonte sicura che la Francia sta per invadere il Belgio. Noi tedeschi, voi capite, per la nostra sicurezza dobbiamo venire anche noi in Belgio.
Ma non vorremmo che i belgi lo interpretassero come un atto di ostilità. Se il Belgio rimane neutrale e si comporta bene, i tedeschi alla fine della guerra lo evacueranno, promesso. I belgi decidono di resistere.
Quella sera a Berlino, a casa di Bettman, a Holweg, si prepara la dichiarazione di guerra alla Francia. L'ammiraglio von Tirpitz dice, ma perché dobbiamo dichiarare guerra anche alla Francia? Aspettiamo che ce la dichiarino loro!
Gli spiegano che secondo le regole bisogna fare così. Anche la dichiarazione di guerra alla Francia è un cumulo di bugie. Aerei francesi hanno sorvolato la Germania, hanno gettato bombe, hanno ammazzato civili, perciò la Francia si è messa in guerra da sola e così via. Evidentemente anche quando si fa la politica di potenza c'è questo bisogno di aggrapparsi a qualcosa, per l'opinione pubblica forse.
A me torna in mente Colin Powell all'ONU con la provetta delle armi batteriologiche di Saddam Hussein, ma insomma comunque. Quella sera, 2 agosto, a Londra, Gray viene a sapere dell'ultimatum tedesco al Belgio e strappa finalmente al governo inglese l'ordine di mobilitazione. Parecchi ministri si dimettono. Quella sera un diplomatico americano a Bruxelles annota sul suo diario. Che strano, fino a qualche giorno fa si parlava tanto della Serbia.
Adesso non ne parla più nessuno. È come se se la fossero tutti dimenticata. 3 agosto e siamo davvero alla fine. La Germania dichiara guerra alla Francia.
Grey. Strappa alla Camera dei Comuni, finalmente, il primo Parlamento che entra in gioco e che fa qualcosa in questa crisi che è stata tutta gestita dai governi e dai sovrani. Gray strappa alla Camera dei Comuni l'autorizzazione a mandare ai tedeschi un ultimatum. Se invadono il Belgio è la guerra. 4 agosto, i tedeschi invadono il Belgio.
L'ambasciatore inglese arriva con l'ultimatum dal cancelliere Batman Holvig senza sapere che quel mattino i tedeschi hanno già cominciato l'invasione del Belgio. L'intera vicenda si conclude, anche questo mio racconto si conclude, con due frasi celebri. Una celebrrima, una un po'meno. La frase celebrrima è quella del cancelliere tedesco Batman Holweg, che quando arriva l'ambasciatore inglese con l'ultimatum, gli fa una scenata. E gli dice, ma come, ma voi inglesi, un popolo germanico, anche voi come noi, ci colpite alle spalle in questo modo, ma per cosa?
Ma per la garanzia che avevamo dato al Belgio della sua neutralità? Voi ci fate questo? Vi assumete queste responsabilità e tutto per un pezzo di carta. Che è una frase che appunto è passata alla storia come emblema, diciamo, di questa politica che pensa di poter firmare i trattati e poi, insomma, se uno vuole poi fa finta che non ci siano, ecco i trattati.
L'altra frase storica è un po'meno storica, ma insomma è del Kaiser, il quale, ricordiamolo, era cugino del re d'Inghilterra e dello Tsar e si chiamavano tutti col nomignolo. e si davano del tu. E quando è ovvio a questo punto che c'è la guerra contro la Russia, contro la Francia e anche contro l'Inghilterra e sono tutti nipotini della regina Vittoria, vi ricordate?
Il Kaiser dichiara chi l'avrebbe detto che Giorgi e Niki mi stavano per tradire? Se fosse vissuta mia nonna non l'avrebbe mai permesso. Grazie e buonanotte a tutti e a domani.