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Vita alla Corte del Re Sole

Bene, cominciamo ora il nostro viaggio alla Corte del Re Sole. Come abbiamo detto all'inizio, stasera Superquark vi propone una serata speciale con Luigi XIV nella sua meravigliosa regia. di Versailles. Quello di Luigi XIV è stato un regno lunghissimo, segnato da un numero interminabile di guerre, di rivolte, di conquiste, di repressioni. Stasera non parleremo di questa storia che poi quella che si insiede. insegna a scuola, ma andremo dietro le quinte per osservare da vicino il re e la sua corte e i personaggi che l'animavano. È un piccolo viaggio nel tempo per osservare la vita quotidiana nel passato e anche per capire come viveva il re sole, come era Versailles, come si costruiva per esempio un palazzo di queste dimensioni, come si viveva a corte, che cosa faceva il re durante la giornata e poi come ci si lavava, cosa si faceva. si mangiava, in quale modo i medici curavano i malati e li operavano, come vivevano i ricchi ma anche i poveri che erano la maggioranza. Ci aiuteremo con molti filmati, documenti e anche spezzoni di film per cercare di ricreare un mondo di grandi interessi attraverso un personaggio, Luigi XIV, che ha fortemente marcato il suo tempo e ha marcato anche la storia non soltanto della Francia ma dell'Europa. Partiamo quindi per questa esplorazione. Questa è la reggia di Versailles ed eccola in un modello virtuale realizzato in elettronica sulla base di un'accurata riproduzione è una costruzione immensa per l'epoca l'insieme della superficie abitabile tra edifici principali e varie copre circa 80.000 metri quadrati. Ci sono ben 11 ettari di tetti che coprono quasi 700 stanze con 2.175 finestre. All'interno si trovano 6.000 dipinti, 2.000 sculture senza contare le migliaia di preziosissimi mobili e oggetti d'arte. Questa è la facciata rivolta verso i giardini con la famosa Gallerie des Glaces. che la galleria degli specchi che si trova proprio qui sotto l'entrata principale invece è situata dietro rivolta verso parigi luigi xiv che amava gli spazi aperti e la caccia aveva deciso di costruire qui la sua reggia in piena campagna a 16 km da parigi città che invece non amava chi arrivava da parigi a cavallo o in carrozza si trovava di fronte a una grande lunga cancellata che si apriva su questa immensa struttura, questo grande cortile che poi andava via via restringendosi verso il fondo, verso la parte centrale e laggiù c'erano gli appartamenti del re, il quale in questo modo poteva avere una veduta di infilata di tutto l'insieme. Accanto c'era una chiesa collegata direttamente con i suoi appartamenti dove si svolgevano ogni giorno le funzioni religiose. Versailles era stata costruita per essere la residenza più sfarzosa mai vista, una reggia senza uguali in tutta Europa, uno straordinario monumento in grado di impressionare chiunque lo vedesse e di simboleggiare la potenza della Francia e del Re Sole. Ma il castello di Versailles divenne anche una trappola dorata per i nobili francesi dell'epoca, attratti dalla vita di corte e dai benefici. che se ne potevano trarre attraverso privilegi e favore. Per Luigi XIV tutto ciò si trasformò in un modo per controllare la nobiltà e farla ruotare intorno a sé. Il re circondato dai suoi satelliti, dai suoi pianeti, il re sole appunto, al centro dello splendore e soprattutto del potere. Anche i giardini naturalmente dovevano essere degni. Siamo arrivati qui con un'operazione di trasporto mai vista prima per creare schiere di alberi che sviluppavano oltre 130 km di lunghezza e poi fiori, milioni di fiori dall'Olanda e dalla Turchia. La grande vasca centrale, il cosiddetto Grand Canal, era stata costruita per ospitare grandi spettacoli acquatici con vere e proprie navi. Superficie 23 ettari. Per girarle intorno bisognava compiere oltre 5,5 km. Migliaia di operai lavorarono per anni per realizzare questi giardini. Molti di loro morirono di malaria, ma la vera meraviglia dei giardini dovevano essere le fontane con i loro oggetti fantasiosi. Per farle funzionare però bisognava risolvere un grosso problema, far arrivare a Versailles enormi quantità d'acqua, milioni e milioni di litri l'ora, e quindi costruire potenti impianti di pompaggio. Come fare? Per capire il problema che dovevano risolvere con i mezzi dell'epoca i fontanieri, che naturalmente non disponevano né di energia elettrica né di motori né di pompe, abbiamo pensato di mostrare, o forse meglio di ricordare, un vecchio principio della fisica, quello dei vasi comunicanti. Dunque, Paco Lanciano, cosa ci ha portato in studio stasera? Allora, abbiamo una fontana che serve proprio a dimostrare questo. La fontana è collegata con un tubo a quest'otre. Se apriamo il collegamento ci accorgiamo che l'acqua esce fuori. Ma con un getto molto basso. Ma lo zampillo è molto basso. Sappiamo che possiamo intervenire su questo per avere uno zampillo più alto. Il primo passo è quello di studiare quanto influisce la dimensione dell'uscita. Se usiamo un tubo con un buco più piccolo, vediamo se miglioriamo la prestazione della fontana. È un po'quello che facciamo noi con la pompa da giardino stringendo l'ugello. E infatti un po'si alza, ma non abbiamo un gran risultato. Non possiamo pensare con questo di costruire le fontane di Versailles. E allora che fare? Perché le condizioni che dobbiamo rispettare sono due. Una è questa, quella di avere un'uscita molto piccola rispetto al sistema idraulico, e l'altra è quella di avere l'acqua in pressione. E per fare questo portiamo il serbatoio molto in alto. Allora colleghiamo l'altro serbatoio e vediamo cosa succede al nostro zampillo. Ed è un zampillo molto più alto. Abbiamo costruito un'acqua in pressione senza pompa, ma semplicemente alzando il nostro serbatoio. Per il principio dei vasi comunicanti. Qui si crea una pressione. idrostatica se vengono rispettate queste due condizioni riusciamo arrivare con lo zampillo quasi a livello del pelo dell'acqua. Tra l'altro lei mi diceva che fu proprio Torricelli a studiare questi sistemi all'epoca di Luigi XIV le 600. Sì nella prima metà del... del 600 verso il 640 Torricelli quantificò questa relazione fra la velocità di uscita e la pressione. Senta, se quest'oltre fosse portata in alto a 10 metri? Dunque, l'acqua potrebbe arrivare oltre 9 metri perché in laboratorio sono stati costruiti dei sistemi che non hanno perdite di pressione e che raggiungono il 98% dell'altezza da cui proviene l'acqua. Però bisogna portare l'acqua in altezza. Ovviamente bisogna portare l'acqua in alto. Natura, diciamo, è il sole che fa. che fa questo facendo evaporare l'acqua e riconsegnandoci la sottoforma di pioggia sulle montagne. E poi gli acquedotti hanno sfruttato in caduta, senza pressione, questo sistema per portare l'acqua nelle città. Però a Versailles non c'erano montagne, l'acqua era più bassa, era nella Senna. L'acqua era nella Senna e quindi bisognava comunque trasportarla in alto. Grazie Paco Lanciano. Quindi il problema era quello proprio di portare in più in alto possibile la massima quantità d'acqua. Cosa non facile, appunto, dicevamo, con i mezzi del tempo. Ecco. Ecco che cosa fecero gli ingegneri di Luigi XIV, è qualcosa che stupisce ancora oggi. Sentiamo i nostri inviati. Ci troviamo a Bougival, una località a una decina di chilometri a ovest di Parigi e come vedete ci troviamo anche sulla Senna. E 300 anni fa, durante l'era del Re Sole, era proprio da qui, da questo preciso punto, che si aspirava l'acqua da inviare alle fontane di Versailles. Versailles si trova ad appena 8 chilometri. Per alimentare queste fontane fu realizzato un complesso sistema di pompaggio dell'acqua e anche del suo trasporto con l'aiuto di acquedotti. È considerato un vero e proprio gioiello dell'ingegneria idraulica del Seicento. Su quest'isola e queste sponde sorgeva un'apparecchiatura colossale chiamata macchina di Marlì. l'acqua del fiume dovete immaginare una struttura colossale simile a una grande diga posta proprio sopra il fiume ecco dietro le mie spalle c'è una ricostruzione virtuale della macchina di marli per realizzarla ci vollero tre anni e una quantità di materiali assolutamente incredibile pensate più di 100.000 tonnellate di legno 850 tonnellate di piombo altrettante di acciaio e di 17.000 tonnellate di ferro. E poi si intravedevano anche altre strutture su per la collina, come grandi tubazioni e anche un grande acquedotto lassù in cima. Ecco come era fatta la macchina di Marlì al suo interno. Questo modellino si trova proprio qui al museo di Marlì. Vedete, all'interno c'erano 14 ruote simili a quelle che si vedono nei mulini ad acqua, cioè delle ruote a pale, soltanto che erano gigantesche. Avevano 12 metri di diametro ed erano mosse dalla corrente della senna. Il loro movimento circolare veniva trasformato in un movimento orizzontale che alimentava le pompe. Questo sistema funzionava benissimo. Pensate che la macchina di Marlì era in grado di aspirare più di 3.000 metri cubi di acqua ogni giorno dalla Senna. Ma aveva un problema. Era estremamente rumorosa. Infatti tutti gli abitanti della zona se ne andarono e per 120 anni nessuno volle venire ad abitare vicino alla macchina di Marlì. Ma aspirare l'acqua dalla Senna non era il solo problema da dover risolvere. Bisognava anche convogliare poi tutta questa acqua su fino a Versailles e questo significava dover affrontare e superare un dislivello di oltre 150 metri. Ora, per i sistemi di pompaggio questo non era un problema, ce l'avrebbero fatta, ma le tubazioni no. Quelle che vedete qui sono più recenti, sono di epoca napoleonica, ma all'epoca del Re Sole qui le tubazioni erano molto più semplici e primitive. Le giunture, le saldature non avrebbero retto la pressione, si sarebbero rotte. Così si trovò una soluzione intermedia, superare questo lungo dislivello a tappe, tappe di 50 metri. L'acqua dalla Senna veniva portata a mezza costa dove c'era un bacino, qui nuove pompe portavano l'acqua ancora più su un altro bacino e così via, fino ad arrivare a un lungo acquedotto che ora vedremo. Eccolo l'acquedotto, dopo essere stata spinta per più di... A un chilometro in salita l'acqua cominciava a scorrere lentamente all'interno di questo lungo acquedotto in direzione di Versailles ma a Versailles arrivava sottoterra, infatti i tubi si interravano e il percorso diventava sotterraneo. Ed eccoci arrivati all'ultima parte di questo lungo tragitto. L'acqua dopo essere stata prelevata grazie alla macchina di Marlì dalla Senna giunge finalmente a Versailles attraverso dei lunghissimi acquedotti. Stiamo ora percorrendo un cunicolo sotterraneo, ce ne sono molti e siamo proprio sotto i giardini e le fontane di Versailles e qui si vedono molto bene le lunghe tubazioni, le condotte all'interno delle quali passa l'acqua, l'acqua della Senna. Pensate, qui sotto ce ne sono 23 chilometri e qui c'è un punto importante, questo è un rubinetto, è una valvola, un rubinetto che risale proprio all'epoca di Luigi XIV. Ora, per aprire questo rubinetto e consentire all'acqua di andare su alla fontana bisognava utilizzare una chiave ingombrante, enorme come questa, che è ancora qui ed è tutta rugginita. La si fissava sopra il rubinetto e la si girava un po'come si muove un remo. In questi corridoi si nascondono decine e decine di rubinetti e valvole come questi. Insomma, qua sotto c'è un vero e proprio gioiello dell'ingegneria idraulica dei secoli passati. Ma è incredibile pensare che tutto questo lavoro, tutto questo capolavoro nascosto in realtà serviva unicamente per il piacere dell'occhio, perché quando si giravano queste valvole l'acqua veniva pompata con forza su per queste condotte, queste tubazioni e sgorgava dalle fontane creando una complessa coreografia di getti d'acqua per il piacere del re e della sua corte. Le fontane dovevano stupire i visitatori di Versailles, sia per la quantità d'acqua che usciva magicamente da sottosuolo, 4 milioni di litri l'ora, ma anche per la bellezza delle statue che ornavano le 50 fontane e i 1400 getti, sculture in marmo, in bronzo e metallo dorato, autentici capolavori dell'arte barocca. Non era un semplice piacere per gli occhi, ma un'ispirazione continua per il re e la corte. La passeggiata principale iniziava proprio dal giardino delle acque, le cui fontane sono altrettante allegorie dei fiumi di Francia. Su di essi domina il re sotto le sembianze di Apollo, il dio greco del sole. I meccanismi potevano essere regolati in modo che le fontane si aprissero una dopo l'altra, seguendo il passaggio del re. Quasi un omaggio dell'acqua all'apparire del grande sovrano. I fontanei italiani francini, che lavorarono prima a Saint-Germain e poi a Versailles, inventarono veri marchigegni per creare effetti speciali, getti a sorpresa e scherzi per bagnare i cortigiani. Altre fontane particolari furono costruite nei vari giardini di Versailles, come la grotta di Tethys, dotata di un organo idraulico i cui suoni si armonizzavano con quelli dell'acqua che scendeva lungo le cascatelle, o i laghetti dell'alba e del tramonto, ornati di splendide figure di animali in bronzo. In un angolo segreto il re Dio Apollo veniva raffigurato mentre finalmente si riposava, assistito da Venere e dalle Nereidi. Il castello di Versailles richiese naturalmente molti decenni. per essere completato. Varie trasformazioni si susseguirono a partire dalla piccola palazzina di caccia preesistente. Alla fine, quando fu necessario ospitare tutta la corte, ne uscì questa costruzione. imponente, qualcuno l'ha definita un grattacielo orizzontale, effettivamente qualcosa di vero c'è, ma quante persone abitavano a Versailles? Difficile dirlo, anche perché vi erano molte persone. de Pandance fuori dai cancelli. C'era del personale che non dormiva qui al castello, ma andava e veniva. Secondo certe fonti Versailles arrivò ad avere 7 mila domestici, oltre a una guarnigione di 4 mila soldati e 3 mila cavalieri. E poi c'erano i cortigiani, i visitatori, gli scrittori, le dame di compagnia, i segretari, gli architetti, gli artigiani, i pittori, i musicisti. e con i loro servitori. In tutto probabilmente, in alcuni momenti, circa 15.000 persone. Una vera città. Costruire un palazzo così, a quel tempo, era molto diverso da oggi. Non c'erano gru o elevatori meccanici, i ponteggi erano precari, non esistevano enti per la prevenzione degli infortuni e gli incidenti mortali erano molto frequenti. La costruzione del castello di Versailles fu un trionfo della volontà del re sulla natura e sugli uomini. Il luogo prescelto era una valle abbastanza anonima, occupata da paludi e macchie incolte. Saranno per loro il segno della potenza della Francia. Ma entriamo ora all'interno del castello per scoprire le sue meraviglie. Generazioni di pittori, di scultori, di stuccatori, ebanisti, vetrai. si sono succedute per decorare l'interno, curando ogni piccolo dettaglio e facendo di Versailles quello che vediamo oggi. Luigi XIV seguì da vicino questi lavori, dando la sua impronta personale alle scelte dell'architetto Le Brun. Vediamo. Che la decorazione degli interni di Versailles fosse all'altezza delle dimensioni del castello, era questo il desiderio del re sole. A tradurlo in realtà fu Charles Le Brun. uno dei più grandi artisti del tempo. Come testimoniano ancora migliaia di suoi disegni, Le Brun disegnò personalmente ogni particolare, statue, mobili, specchiere, buaserie, arazzi, tappezzerie, camini, decorazioni a muro e persino gli affreschi, affidandone poi l'esecuzione a un esercito di altri artisti e artigiani. Il capolavoro di Le Brun è l'appartamento del re, dove veniva ricevuta la corte, sei saloni ornati di marmi policromi, bronzi, stu... e immensi affreschi nei soffitti. La ricchezza delle decorazioni e dei materiali impiegati aumenta man mano che ci si avvicina al Salone di Apollo, la camera da letto di Luigi XIV. Ma la cosa più impressionante per i visitatori di ogni tempo è la grande galleria degli specchi lunga 73 metri. Alle 17 vetrate che danno sul giardino corrispondono altrettante grandi specchiere, capolavoro di maestri vetrai chiamati da Venezia. Si dice che per convincerli a tornare, la Serenissima mandò in Francia degli agenti, che avevano l'ordine di avvelenarli in caso di rifiuto. Sul soffitto, 12 grandi affreschi allegorici rappresentano le vittorie della Francia. Qui si davano i grandi ricevimenti per la corte o per gli ambasciatori stranieri. All'epoca di Luigi XIV era questo il salotto più sontuoso d'Europa. Versailles ha più di 600 ambienti e questo, il Salone degli Specchi, è senza dubbio quello più spettacolare. Ora, come si potevano riscaldare degli ambienti così grandi? In effetti, a quell'epoca non esistevano ancora i nostri termosifoni, né c'erano le stufe, che comparvero solo nel Settecento. Il problema non era affatto semplice da risolvere, soprattutto in ambienti come questo. Noi ora ci troviamo nel Salone della Pace. Qui la regina si intratteneva per ore giocando. I suoi giochi erano simili alle nostre dame, agli scacchi, alle carte. Ora, vedete, quest'ambiente è totalmente ricoperto di marmi. I marmi sono pregiati, sono molto belli, ma sono gelidi. È praticamente impossibile riscaldare questi marmi. Un altro problema erano i soffitti. Sono alti. altissimi, quindi per riscaldare questi ambienti ce ne voleva del tempo. E infine c'erano i finestroni, ce ne sono tantissimi, sono molto alti, quindi c'era una grande dispersione di calore e dai racconti dell'epoca sappiamo che era un'epoca molto più calda, molto La lotta continua contro gli spiferi di questi finestroni e si cercava di tappare le fessure con dei pezzi di carta. Per riscaldare Versailles inizialmente si usarono dei braceri e poi i camini. Ce ne sono di tutte le forme e di tutte le dimensioni. Ma non stavano ovunque, stavano soprattutto nelle sale dove la gente si riuniva o stava a lungo, come ad esempio le stanze da letto. E qui stiamo in una delle più belle stanze da letto di tutta Versailles, è la stanza da letto della regina. Guardate questo enorme letto a baldachino con addirittura delle piume di struzzo. L'arredolo, vedete, è sontuoso, ma non ci sono marmi. Se guardate ci sono solo legni e tappezzerie e non è un caso perché in questo modo si tratteneva meglio il calore. Persino Luigi XIV inizialmente stava in una stanza coperta di marmi pregiati, ma poi si fece trasferire in una stanza molto meno fredda, che era simile a questa. Ma una volta usciti da questa nicchia di caldo, bisognava affrontare il freddo delle altre sale e per le dame in particolare era una vera tortura, perché di fronte al re, anche d'inverno, dovevano sempre avere la schiena nuda. Ma anche il re non sfuggiva alla mossa del freddo. Pensate che in certi inverni, sulla sua tavola, gelavano addirittura il vino e l'acqua. Ancora oggi, oltre due secoli dopo la caduta della monarchia, Versailles conserva nelle sue 700 stanze circa 5.000 oggetti d'arte. Il castello era infatti, per i visitatori provenienti da ogni angolo d'Europa, anche la vetrina delle migliori manifatture francesi. Ben poco ci resta purtroppo dei mobili originali che le cronache dell'epoca ci dicono essere stati di uno sfarzo quasi inimmaginabile. Un'idea della straordinaria qualità degli oggetti prodotti per Versailles ce la danno però gli orologi, quasi tutti ancora funzionanti. A prendersi cura di loro a tempo pieno è un maestro orologiaio che lavora con guanti di seta, perché il sudore delle mani potrebbe col tempo corroderne le dorature. È lui a mostrarci i complicati meccanismi di questi orologi, molti dei quali, oltre all'ora, indicano la data, la fase della Luna e persino le posizioni dei pianeti, secondo l'allora nuovo sistema copernicano. Tra gli oltre 100 orologi oggi esposti al pubblico ce ne sono di tutte le fatture, fabbricati con ogni tipo di materiali. Questa pendola, ad esempio, chiamata la pendola automa, è senz'altro la più sofisticata. Allo scoccare dell'ora le sue figure cominciano a suonare. Entriamo ora anche noi in modo virtuale in uno dei saloni che esistono veramente nel castello di Versailles, ricreato elettronicamente, per raccontare alcune cose interessanti che riguardano l'ascesa di Luigi. C'è una cosa stupefacente nella sua storia e cioè che quando salì al trono Luigi aveva soltanto 5 anni, come un bambino dell'asilo infantile. succedevano a quel tempo quando l'erede al trono era un minorenne. Naturalmente le eredini erano nelle mani della madre, Anna d'Austria, ma soprattutto del cardinale Mazzarino, un italiano arrivato a corte e chiamato dal cardinale Richelieu. La scuola allora naturalmente non era come la nostra, al giovane re si insegnava oltre alla matematica e alla storia, scienza delle armi, danza, disegno, lettura. equitazione, chitarra e liuto. Le lingue straniere non erano l'inglese, ma lo spagnolo e l'italiano. Per insegnargli meglio la storia, i suoi maestri inventarono persino delle commedie e anche dei giochi di carte con delle immagini di re buoni e cattivi, sperando che ricordasse i buoni esempi. Il duca di Saint-Simon, nei suoi diari di corte, Insinuava che in realtà una volta diventato re Luigi XIV sapesse solo leggere e scrivere, che fosse molto ignorante. Ma sappiamo che Saint Simon fu un cronista perfido. La grande svolta per Luigi XIV fu la morte del cardinale Mazzarino. Questa importantissima svolta nella vita di Luigi XIV, cioè di fare il re per davvero, È stata raccontata in modo magistrale da un nostro grande regista, Roberto Rossellini, nel suo film La presa del potere da parte di Luigi XIV. Rossellini non si interessò alle storie d'amore più o meno romanzate, che solitamente sono al centro di questi film in costume, ma si concentrò proprio su questa svolta con l'approccio di uno storico, cercando di ricostruirla con estrema cura. Ne nacque una opera. pregevole di divulgazione attraverso la fiction, si potrebbe dire. E proprio utilizzando alcune scene del film di Rossellini, ora cercheremo di rievocare questo momento della vita del Re Sole che poi tante conseguenze ebbe e non soltanto per la Francia. A proposito della vita corte, c'è da dire che malgrado lo sfarzo e il lusso, l'igiene lasciava molto a desiderare. Non esistevano servizi come oggi, la pulizia era molto sommaria. Bisogna pensare che dalle 10.000 alle 15.000 persone ogni giorno dovevano assecondare gli imperativi della natura. Soltanto negli appartamenti principeschi c'era un cabinet de chaise privato. cioè una toilette. Eccone qui un esemplare che risale all'epoca del padre di Luigi XIV, Luigi XIII. Ma gli altri non avevano gabinetti privati, c'erano servizi comuni per gruppi d'appartamento. Esiste in proposito una lettera d'epoca in cui un duca si lamenta per la vicinanza insopportabile di questi servizi comuni perché il suo appartamento era proprio adiacente. Dal canto suo, la marchesa della Tour du Pain scriveva a una sua amica «Quando arrivo a Versailles, riconosco subito l'odore». C'erano gelsomini ovunque, travolta petali profumati, per tentare di compensare un po'. Madame Beatrix Saul è la conservatrice capo di Versailles, della reggia di Versailles, quindi conosce ogni cosa di questo palazzo. ma conosce molto bene anche Luigi XIV perché ha scritto dei libri su di lui, in particolare sulla sua vita a corte. Merci Madame d'être venuta con noi in questo studio virtuale, ma lei è reale e ci racconterà qualche cosa su Luigi XIV. Intanto abbiamo visto prima che questa camera era importante e il re sole non solo dormiva ma riceveva. Ma quante persone potevano assistere al suo petit lever, alla sua alzata? Si calcola tra 100 e 200 persone. Una folla? Sì, una vera folla. E la gente si accalcava, occorreva un servizio d'ordine per permettere al re di passare. E questa balustra serviva per contenere la folla in qualche modo? Certo, serviva a proteggere il re e il suo letto. Senta, lei questo Re Sole lo conosce naturalmente come tutti attraverso le testimonianze, i libri, le lettere e i memoriali, ma che idea si è fatta della sua personalità? Era simpatico oppure no? O era arrogante? Non era simpatico né arrogante, era impressionante. Tutti dicono che quando erano in sua presenza erano molto impressionati, ma non era arrogante, anzi era cortese. Se in un corridoio incontrava una domestica, si toglieva il cappello, era molto educato, non si lasciava mai prendere dalla collera. Lei mi diceva prima però che era anche un po'geloso. Era geloso perché voleva sempre essere il primo e fu che, che aveva avuto l'audacia di avere una casa più bella della dimora reale, ne pagò le conseguenze. Ed è proprio delle donne di Luigi XIV, quelle che hanno contato nella sua vita, che parleremo oggi. Grazie Madame Sole. Il Re Sole ebbe naturalmente i favori di moltissime donne. La storia ne ricorda soprattutto quattro, oltre alla regina. E abbiamo pensato di rievocarle in modo molto sintetico con l'aiuto della videografica. Luigi... XIV si sposò molto giovane con Maria Teresa, infanta di Spagna. Fu naturalmente un matrimonio di convenienza combinato per imparentare le case regnanti come avveniva a quell'epoca. La regina non ebbe mai un gran... gran posto né nel cuore né nella mente di Luigi XIV, era una personalità sbiadita e si trovò presto in disparte sulla scena di Versailles pur mantenendo formalmente il suo ruolo. Dal re ebbe sei figli. Il primo grande amore fu Mademoiselle de la Vallière, una giovane nobildonna che la regina aveva preso con sé per far piacere al re. Ecco come la definisce l'abate di Choisy, bella carnagione, occhi blu, sguardo tenero, ma d'Artagnan, il famoso maschettiere, commenta a corte la si sfotteva per la sua magrezza e per la sua gamba zoppicante. Ebbe quattro figli da Luigi XIV. Approfittando dell'amicizia con la Valliere, a un certo punto si insinua però nei salotti reali una certa Madame de Montespan. Con molte seduzioni riesce a diventare la favorita d'Arnaud. e scavalcando la valiera. Umiliata e offesa, Mademoiselle de la Vallière si ritira in convento. Madame de Montespan è una donna già sposata, ma il marito abbozza per interesse. Dà a Luigi XIV ben sette figli, quasi uno all'altro. Pian piano diventa un donnone con gambe enormi, dicono i cronisti di corte. Intanto emerge un'altra fanciulla di cui il re si invaghisce. Mademoiselle de Fontange, anche con lei ha un figlio. Madame de Montespan, infuriata, cerca di allontanarla. E poco dopo, Mademoiselle de Fontange muore. Si parla di avvelenamento. Si scopre così che la Montespan frequentava da tempo una fattucchiera che le forniva filtri d'amore e che era coinvolta in un giro di avvelenatrici. La Montespan sfugge al processo ma cade in disgrazia. Nel frattempo emerge Madame de Maintenon, una vedova non più giovane che era in pratica la governante dei figli della Montespan. I figli, ormai legittimati, vivevano a corte e la Maintenon, frequentando il re che ne apprezza lo spirito, la saggezza, finisce per diventare la sua compagna. Una volta morta la regina, Luigi XIV addirittura la sposa segretamente. Il re sole ebbe tanti altri amori, tanti altri figli, con fanciulli di passaggio e dame di compagnia. Ma quest'ultima donna, la mente no, sembra essere stata quella che più ha contato per lui, le rimane infatti unito per il resto della vita. C'è una cosa molto interessante legata alle varie nascite che si sono susseguite. Ecco il quadro generale dei figli legittimi o legittimati del re sole. Sei figli? dalla regina, 4 dalla valiera, 7 dalla montespa, 1 dalla fontange. Ebbene di questi 18 figli ben 12 morirono in età infantile, cioè 2 su 3, una vera ecatombe. E questo dà un'idea di quanto fosse alta la mortalità dei bambini. All'epoca senza farmaci, senza igiene, senza vaccini, la morte era una visitatrice quotidiana. Persino i figli di re erano estremamente vulnerabili pur vivendo a corte nelle migliori condizioni, seguiti dai medici, cioè bambini che certamente non soffrivano dei problemi di nutrizione di cui soffriva invece gran parte della popolazione.