Oggi c'è un paese dell'Africa occidentale, la Sierra Leone, che è grande quanto il centro Italia, dalla Toscana al Molise, ma ha metà dei suoi abitanti. L'età media è di 19 anni, il 60% della popolazione ne ha meno di 25. L'aspettativa di vita di poco superiore ai 58 anni è una delle più basse al mondo. Oggi la Sierra Leone si sta riprendendo da due anni durissimi, il 2014 e il 2015, segnati dall'epidemia del virus Ebola.
Al di là dell'enorme problema sanitario, il paese ne è uscito a pezzi anche da un punto di vista economico. Infatti per due anni nessuno ha lavorato, ne ha pagato tasse, i prodotti sono finiti in quarantena, le frontiere sono state a lungo chiuse. Oggi in realtà le risorse non mancherebbero, a cominciare da quelle del sottosuolo, perché la Sierra Leone è ricca di diamanti, rutilo, bauxite, oro, ferro, limonite.
Eppure, nonostante una produzione industriale in crescita, La disoccupazione giovanile è al 70% e il reddito pro capite è calato di un terzo rispetto a tre anni fa. Oggi la Sierra Leone ha cominciato a reggersi sulle proprie gambe dopo 11 anni di guerra civile, tra la fine degli anni 90 e l'inizio del nuovo millennio e poi altri 12 di transizione con la presenza delle Nazioni Unite, ma il cammino è ancora piuttosto lungo. Oggi alcuni dei protagonisti di quella guerra sono ancora ragazzi che si portano dietro delle ferite enormi.
Vennero infatti arruolati con la forza da bambini, vennero costretti a combattere nella giungla. Furono almeno 7.000 divisi tra i ribelli e le stesse forze governative. Una parte di loro erano bambine e ragazze che subivano ogni sorta di violenza. Oggi l'ONU obbliga tutti gli stati membri a contrastare l'uso di minori in battaglia, vietato espressamente da un protocollo del 2001. Eppure ci sono ancora sette governi che impiegano bambini nei loro eserciti E lo stesso fanno 51 gruppi armati ribelli in 23 paesi.
La situazione più grave è in Yemen, Sud Sudan e Repubblica Centroafricana. In questo mondo che ha sviluppato le tecnologie più sofisticate, si vendono armi che finiscono in mano di un soldato. Dobbiamo fare tutto il possibile per che si rispetti la dignità dei bambini e terminare con questa forma di esclavitudine.
Sei chi sei e sei così commovito come io. Ti chiedo di unirsi in questa intenzione. Per che in nessuna parte del mondo esistano bambini soldati.
Queste sono alcune immagini del documentario intitolato The Child Soldiers New Job sugli ex bambini soldato della Sierra Leone, assoldati per la guerra in Iraq. Secondo la denuncia del regista danese Mads Elezou, il governo americano avrebbe appaltato la selezione degli ex bambini soldato sierraleonesi alla società inglese Aegis Defense Services. oggi di proprietà del nipote di Winston Churchill.
I bambini assunti sarebbero circa 2.500 per una paga di circa 16 dollari al giorno. Gesù salvi i troppi fanciulli vittime di violenza, fatti oggetto di mercimogno e della tratta delle persone, oppure costretti a diventare soldati. Confermata in appello, la condanna a 50 anni di carcere per l'ex presidente della Liberia, Charles Taylor.
Durante la guerra civile che insanguinò la Sierra Leone tra il 1991 e il 2002, si rese responsabile di atti di terrorismo, omicidi, stupri, sequestri e sfruttamento di bambini soldato. In cambio del sostegno materiale e tattico prestato ai gruppi ribelli otteneva diamanti estratti da lavoratori schiavizzati Si dice che si è emersa dal cuore della terra per sondare l'animo umano. Una pietra rara al punto da liberare i peggiori istinti. Una pietra capace di scatenare guerre. Le mani di chi la tocca.
Sono ancora sporche di sangue. Il governo della Sierra Leone ha ordinato oggi la chiusura delle frontiere a nord del paese per i prossimi 5 giorni nel tentativo di contenere l'epidemia di Ebola. Sono più di 7500 le persone uccise sino ad ora dal virus in Sierra Leone, Liberia e Guinea. Il cimitero di Palloco Rhodes non ha più posti. per i morti di Ebola.
Davanti a me ci sono 20 ettari di terreno in cui stanno costruendo il nuovo cimitero. La Sierra Leone è una sorta di fossa comune a cielo aperto in cui vengono raccolti le migliaia di vittime del virus Ebola. La copertina di Solende Luca si è chiusa giustamente con l'Ebola e con la fine dell'emergenza Ebola, che poi è il motivo per cui negli ultimi anni si è parlato un po' di Sierra Leone.
Devo dire, forse la Sierra Leone avrebbe fatto volentieri a meno di passare alle cronache per questo motivo, come del resto avrebbe fatto volentieri a meno qualche anno fa di passare alle cronache per i bambini soldato, che sarà l'altro grande tema di questa puntata. È un paese che avrebbe grande potenzialità, un paese molto giovane, un paese che merita di essere conosciuto. Allora abbiamo scelto la persona che secondo noi in Italia lo conosce. Meglio di tutti, è un missionario saveriano, ha il sangue in teoria cesenate, ma io credo che se gli faccio le analisi ne troverò molto sierra leonese.
Monsignor Giorgio Biguzzi, benvenuto. Grazie. Lei è stato in Sierra Leone, ricapitolando, dal 75 all'85 come sacerdote, come missionario saveriano.
Poi è tornato in Italia un paio d'anni e pensava di aver finito, no? Dopodiché Giovanni Paolo II la chiama e le dice, no, no, guarda, mi serve un vescovo a Macheni. E lei sta lì 25 anni, giusto?
Sì, sì, mi ha ordinato prima, poi mi ha mandato giù. Oh, era l'87, siamo nel 2017, quindi sono passati esattamente 30 anni da vescovo. E vediamo un po' nella prima foto dov'è che Monsignor Biguzzi è andato a festeggiare i suoi 30 anni di episcopato. Eccola qua, dov'era qui? Mi trovo un po' su al nord della diocese di Macheni, in una parrocchia, a Fodugu, e lì con tanti amici.
Gli amici della sua barocchia, gli amici di sempre, insomma, sono persone che immagino... Beh, alcuni sono molto giovani, quindi magari non li conoscevo. Lei li ha cresciuti però, tanti di questi, no?
Naturalmente. Che cos'è per lei la Sierra Leone? È casa, ecco, per dire brevemente, quando sono tornato giù adesso, all'aeroporto mi hanno incontrato e ho detto, welcome home, bentornato a casa, è il saluto più bello. Ma dicono che quando Monsignore va nei palazzi governativi si aprono tutte le porte, ormai lei... Perché ha ex alunni dappertutto, no?
A persone che hanno studiato nelle scuole Ex alunni non miei, ma delle scuole cattoliche Diciamo che è un pezzo della sua vita E lei ha avuto il grande merito di farcelo conoscere Perché io quando ero alla Radio Vaticana L'avrò intervistata non so quante volte Su questa storia dei bambini soldato Oppure su quella dei diamanti Perché è una cosa di cui non si parlava mai Nessuno sapeva nulla Finché non è arrivato un film Questa è la locandina, Leonardo Di Caprio Blood Diamond, abbiamo visto il trailer Grazie. nella copertina di Solene De Luca, lei l'ha visto sto film? Sì, sì, l'ho visto. Com'era? Bello?
È bello, la prima parte molto realistica, proprio così quello che stava succedendo, la seconda parte ovviamente un po'... Romanzata, insomma, come spesso è la mia figlia. Un'americanata, via per dire.
Un'americanata, la seconda parte. Cinque nomini sono degli Oscar, ma più che i meriti artistici, secondo me, ha i meriti contenutistici, no? Perché racconta un po' di storie di bambini soldato mischiate con quelle dei Diamanti e almeno al noi occidente anestetizzato.
ha fatto un po' aprire gli occhi sulla Sierra Leone. Poi anche un po' sulla guerra. Ma in Sierra Leone lo fecero vedere questo film?
Quando è venuto fuori alla capitale, perché io ero al suo nord, abbiamo detto dei diamanti, ho messo due foto accanto, adesso le vediamo insieme, a sinistra, guardi che bel manifesto, questa è la fiera dei diamanti. che viene fatta ogni anno dal 29 al 31 gennaio, quindi parliamo di neanche un mese fa, ad Anversa, detta anche Antwerp, la capitale dei diamanti al mondo si trova in Belgio. Molti di quei diamanti vengono dalla Sierra Leone e precisamente da dove vengono quei diamanti? Eccolo là, lo vedete nella foto di destra.
Vengono spesso da delle grandi pozze d'acqua, diciamo così. Nella provincia dell'Est, soprattutto nel distretto del Cono. Allora, i raccoglitori sono sierraleonesi, immagino che invece nella fiera di Anversa non ci siano tanti sierraleonesi che li vanno a vendere.
Non tanti, nessuno penso. E chi è? Anche perché per pulire e tagliare i diamanti c'è una specializzazione alta e poi perché questa è povera gente che prende solo per sopravvivere un qualcosina e i grandi profitti vanno... tutta la filiera ma soprattutto quelli alti quindi prendi un diamante anche bellino ti danno una trentina di dollari tu stai a posto perché pensi che hai svoltato per tutto il mese e poi magari viene venduto a migliaia e poi magari se sei lì che ti pagano giornata non ti pagano neanche per quello dipende insomma dai contratti che uno ha ma certamente questi prendono per la sopravvivenza ma perché scusi questa è una cosa che spesso ripetiamo quando parliamo dell'Africa i paesi ricchi di risorse non si arricchiscono mai di reddito cioè è possibile che in tanti anni i politici non siano riusciti a farla diventare una ricchezza nazionale della gente questa dei diamanti in Sierra Leone però è un po' così dappertutto cioè colonialismo economico continua quindi a usare la gente e sfruttare le risorse, ma senza che ci sia un governo forte locale e anche l'istruzione, la preparazione di questa gente per poter capire il valore e poi seguirlo, magari fare qualcosa in patria prima che vengono esportati, per questo motivo tutti i paesi che noi chiamiamo, chissà perché, del terreno terzo mondo continuano ad essere sfruttati.
Lei ha accennato alla democrazia, quindi immagino anche la classe politica, allora la prossima foto che la faccio vedere è di una persona che lei conosce molto bene, che è il presidente della Sierra Leone, lo vedete accanto a Obama, tra Michelle e Barack Obama, quindi quando Obama era presidente e quella, la signora invece vestita di viola, è la sua moglie. poi mi dirà qual è qualcosa anche su lui, ma prima le volevo chiedere una cosa su Michelle Obama, perché negli Stati Uniti gira la voce che lei sia di discendenza sierraleonese, è vero? A dire la verità io sono stato negli Stati Uniti, non ho sentito girare questa voce, però sono stato invitato in una parrocchia di Harlem e mi hanno detto guarda che qui c'è un gruppo di afroamericani americani che sono venuti dalla Virginia e lì c'è una zona dove ci sono i dissententi che si chiamano Igula.
Allora io mi sono informato perché dovevo parlare a questa gente, voglio sapere bene chi sono e ho visto che tra... i personaggi famosi dei Gula, c'era Michelle Obama, allora era arrivata anche a me la notizia, avevamo forse... E i Gula sono un gruppo della Sierra Leone.
Quindi è possibile che lei sia della Sierra Leone, ma al di là della curiosità volevo chiederle che tipo è questo presidente, perché è un presidente cristiano, protestante, in un paese a maggioranza musulmana. Presidente eletto quanto tempo fa? Ormai ha fatto il secondo mandato nel 2007. Persona in gamba? Beh sì, è molto signorile, si presenta bene, ha fatto anche tante belle cose, corre lavoro. voce che ha messo troppi parenti nelle alte cariche, allora quello lì vuol dire per la parola corruzione.
A proposito di corruzione le faccio vedere delle banconote che forse lei dovrebbe conoscere abbastanza bene. che valgano un granché questa è poca roba sì sì sì ormai con la di 2000 di 1000 poi poca roba non ci si compra nulla adesso con un euro sono 700 700... Leones?
Sì, insomma, 100 euro sono 700 mila leoni. Quindi addirittura è poca roba. Poi è precipitato adesso il cambio, insomma, nell'ultimo periodo, ma sull'economia lei vede speranze per la Sierra Leone? Sì perché le risorse ci sono, le materie prime ci sono, Sierone è potenzialmente un paese molto ricco, si tratta di gestirlo bene, di tagliare la corruzione e di non fare dei contratti a scapito della propria gente.
Infrastrutture? Le infrastrutture stanno aumentando adesso, strade per esempio, tante case, ancora però siamo molto lontani da avere una media accettabile. Prima di andare in Sierra Leone con il nostro reportage, le chiedo una cosa sui ragazzi.
Ho preso una foto che mi fa sorridere, tutti attorno a una radiolina, ma io immagino che se ne troveranno anche tanti attorno a uno smartphone in questo periodo. Però quello dei ragazzi che mi ha colpito è il dato che davo all'inizio, cioè la disoccupazione giovanile al 70%. Allora se io fossi un ragazzo della Sierra Leone direi chi me lo fa fare di star qui?
Me ne vado. È quello che pensano anche loro. Però in Sierra Leone non scappano via tanti, non si sente dire, perché in fondo è un paese abbastanza libero. si muove anche non è grandissimo le comunicazioni non sono così difficili e poi ho notato una cosa c'è la forbice economica che si sta allargando la povertà direi è diffusa però la gente non è arrabbiata, c'è musica dappertutto, cioè godono la vita, non la subiscono. Lei mi ha detto musica, allora guardi, senta qua, perché il protagonista di questa storia è un musicista, nel reportage di oggi, è un musicista, un rapper.
che si fa chiamare Mesh P però prima di fare il rapper era un bambino soldato cioè un bambino che era stato rapito portato nella giungla e obbligato e anche drogato a combattere allora il nostro reportage di oggi che è firmato da Susanna Reed e Hazel Chandler ci racconta la sua storia in Sierra Leone durante i circa dieci anni di guerra civile terminata nel 2002, sono stati 7.000 i bambini arruolati con la forza per diventare soldati, strappati dai ribelli alle loro famiglie per combattere. Sono stato addestrato a sparare, a strisciare per terra con la massima velocità possibile. I bambini venivano drogati con un mix di cocaina e polvere da sparo. Ricordo solo che c'era qualcosa nella mia testa, ma non capivo nulla. Ero come impazzito.
Alcuni sono stati costretti ad uccidere, ad altri hanno detto che le loro famiglie erano state assassinate in modo da motivarli ad uccidere. Dicevano che avevano ucciso mia madre. E' chiaro.
E anche mio padre. Dopo un mese abbiamo iniziato a mangiare il cibo della giungla. Mi sono abituato a mangiare quello che mangiano gli animali per poter soffrire. sopravvivere perché altrimenti sarei rimasto anche sei giorni senza mangiare.
In realtà non avevo neppure lo stimolo della fame. Sono stato catturato a Canem e portato nella giungla. Avevo nove anni. Ho passato cinque anni nella giungla. Avevo il mio gruppo, la mia compagnia chiamata Small Boys Unit, l'unità dei bambini era una piccola unità di ragazzi cui ero il comandante.
Fra i tanti ricordi che non dimenticherò mai ce n'è uno in particolare. Un giorno il mio comandante mi ha ordinato di uccidere dei bambini innocenti, non sapevano nulla e io ho obbedito. E i miei ricordi c'è quella canzone che di solito cantavo nella giungla quando andavamo in missione Ehi ragazzi, andiamo. Dovrete prendervi cura di voi stessi, perché dove stiamo andando non ci saranno né mamma né papà. Nessuno vi potrà salvare, tranne voi stessi.
tutti ballavano e c'erano spari ovunque ci stavamo uccidendo l'un l'altro odio questa canzone dopo la fine della guerra migliaia di bambini e ragazzi sono stati disarmati e hanno tentato di tornare nelle loro comunità dove però non sono stati sempre accolti a braccia aperte Grazie. molti come Meshpee erano malati soffrivano di gravi problemi mentali in più avevano sempre incubi ogni notte continuo a sognare i bambini le donne, le persone anziane vengono da me e mi salutano proprio così, in continuazione tutto Continuo a rivedere nella mia testa le scene di guerra e non solo nei miei sogni notturni. Vi vedo anche di giorno. Io ho tolto la vita a tante persone innocenti e non sapevo neppure perché stavo combattendo. Meshpi è stato costretto a lasciare la sua regione di origine perché erano troppe le persone che conoscevano il suo passato.
Trasferitosi nella capitale Freetown a 160 chilometri da dove abitava prima, oggi vive per strada, ma la sua passione è la musica. Nessuno vuole avere a che fare con me, perché il mio passato è sempre lì. Con la musica io voglio far capire che non sono un mostro.
Vorrei solo che la mia mente fosse libera, vorrei solo poter essere nuovamente innocente Voglio crederci. Nel tentativo di ritrovare questa sua innocenza, Meshpi ha voluto incontrare chi lo ha conosciuto prima e dopo la guerra. La sua personale guerra si è Si è conclusa quando è stato catturato da un gruppo di sostenitori del governo ed è stato fortunato perché il comandante di questo gruppo non ha voluto che lo uccidessero ma ha fatto in modo che lo riportassero nel suo villaggio natale. Così, per la prima volta dopo 15 anni, Meshpi è tornato sui suoi passi. Musica Lui è quello che mi ha salvato dalla giungla e mi ha riportato a casa.
Invece lui diceva che dovevo morire, insisteva per uccidermi. Diceva che ero un ribelle e che quindi non meritavo di vivere. A queste parti la legge della giungla prevede che i ribelli non sopravvivano, devono essere uccisi.
Io stesso ero pronto ad ucciderli. Se incontravo presunti ribelli, se potevo, li uccidevo. Quando catturavamo un ribelle doveva morire, ma David disse di no, perché si trattava di un bambino più piccolo.
piccolo. Io dissi che se lo avessimo portato a casa avrebbe rivelato i nostri segreti ai ribelli e quindi dovevamo ucciderlo per forza. Ma David continuava a dire di no che lui era troppo piccolo.
Erano tutti intorno a me e mi dicevano che doveva essere ucciso ma io non volevo. Per fortuna mi hanno ascoltato e la mia parola è stata decisiva. Certo lo hanno preso a calci e Lo hanno picchiato in testa.
Ma alla fine non lo hanno ucciso. I bambini erano peggio degli adulti. Non avevano paura.
Così, quando li catturavamo, di solito li uccidevamo. Gli ho detto che non doveva allontanarsi e che si doveva comportare bene, altrimenti l'avremmo ammazzato. mi ero affezionato a lui mia moglie si è presa cura di lui e se ne è occupata come se fosse suo figlio.
Quando è arrivato era un ragazzino, era coperto di scabbia. L'ho lavato e gli ho trovato dei vestiti. L'ho portato come se fosse mio figlio.
E lo considero ancora così. Quando se n'è andato via ho pianto. Mi diceva di non combattere, si è presa cura di me. Le ho voluto davvero molto bene. Sono così felice che sia vivo.
Se lo avessi ucciso, ora non sarei una persona felice. Tornato a casa sua, Meshpi comincia a farsi domande e capisce che è stato ingannato sull'uccisione della sua famiglia. Così decide di cercarla. Tante persone sono state gentili con me, mi avrei dovuto ringraziarle.
Mi hanno aiutato a dimenticare il mio passato e a metterlo alle spalle. Il nostro viaggio con Mashpi prosegue tra un po', ma mi viene in mente che questa è una storia, no? Ce ne sono centinaia, migliaia di altre che la diocesi di Makeni, quella che lei ha guidato per 25 anni conosce molto bene.
Bene, insomma. Lei adesso proprio mi diceva che ha incontrato un ex bambino soldato, proprio in questi giorni che è stato in Sierra Leone. Sì, con sorpresa, perché insegna alla nostra università. Insegna all'università cattolica? Sì.
Un ex bambino soldato? Io chiedevo informazioni sui bambini soldati e lui mi ha detto che io sono di quelli. Mi ha raccontato che in Serone c'era questo sistema di mission boys, ogni missione aveva 5, 10, 20. 20 ragazzi che venivano mantenuti, andavano a scuola a fare piccoli lavoretti, lui era un mission boy, poi sono venuti i ribelli che hanno preso anche i padri, hanno preso questi bambini e poi dopo 5 mesi è riuscito a liberarsi.
Anzi è durato abbastanza poco, il prossimo che vediamo nella foto è appunto uno dei bambini soldati, un bambino soldato dei ribelli, del RUF, il Revolutionary United Front, è il nome, e lo vedete che sta lì. lì col suo casco, il suo ermetto, il suo fucile, purtroppo non è un vestito di carnevale, ma era come giravano davvero. Che facevano questi bimbi?
Facevano aiuti di manovalanza? Di manovalanza, le bambine purtroppo anche schiave sessuali. Anche schiave sessuali. E poi quando c'era bisogno li mandavano avanti a combattere, quindi un po' a canone da cannone anche, poiché avevano il progetto di procurarsi il cibo, dice Operation Feed Yourself, e l'altro era invece No Living Thing. quando devo attaccare e bruciare e ammassare tutti.
Alcuni veramente per paura, per droga, per violenza andavano avanti e sparavano e tanti sono morti. Delle droghe abbiamo un po' detto, e anche questo ragazzo Mashpi lo raccontava, polveri da sparo dentro alle minestre, cose di questo tipo, ma c'era anche un indottrinamento. Questa foto di un ragazzo dei ribelli, vedete che sul muro ha una scritta, dice siamo venuti qui.
per combattere per la nostra madrepatria la sierra leone noi soldati di di amba qualcosa del genere insomma non so se se ho letto bene perché poi il capo dei ribelli il famoso sanco avevo pubblicato un libretto dove c'erano tutte queste cose qui, anche aveva fatto un inno nazionale e diceva Presidente dove sono i nostri diamanti, noi combattiamo per la distribuzione delle ricchezze eccetera. Quindi uno si arruolava nei ribelli convinto che avrebbe salvato il paese. I bambini venivano forzati. I bambini forzati, gli altri i ribelli magari venivano...
Carpiti con promesse di soldi, cioè vieni con noi, prendiamo la guerra, vinciamo e tu avrai dei soldi eccetera eccetera. Il primo gruppo senz'altro. Infatti ho chiesto una volta a un ragazzo che aveva già il grado di maggiore, 16 anni. Ha 16 anni e era già maggiore.
Come mai? Lui ha detto for the advantage, per il vantaggio che ho, entrare qui adesso si sentiva un pezzo grosso. Diventi qualcuno, certo, in una società che non ti dà grandi… Però la maggioranza non sono stati rapiti, forzati. Cosa?
Questi ribelli, appunto abbiamo detto il RUF, lei li ha conosciuti molto bene, li ha conosciuti anche da vicino, perché lei a un certo punto della sua vita pensava di fare il sacerdote, invece si è ritrovato mediatore politico. Questo è un po' grosso, ma comunque... No, no, lei si è ritrovato mediatore politico e come, me lo ricordo, guardi, poi se non lo vuole dire lo racconto io, ma insomma, lei a un certo punto aveva il governo da una parte, i ribelli dall'altra, che...
Sono arrivati in Togo, all'Ome, a firmare un accordo di pace e Monsignor Biguzzi stava lì? Sì, però come membro del Consiglio interreligioso, c'erano protestanti, cattolici e musulmani. Perché hanno fatto pace? Che cos'è che li ha portati a fare pace?
Io credo che i fattori sono tanti. A un certo punto si sono accorti che una soluzione militare non ci sarebbe stata. Né il governo li avrebbe sconfitti e né i ribelli avrebbero...
avrebbero vinto. Poi non c'era la base etnica o la base religiosa, quelle sono intrattabili, era solo una questione economica. Anche perché, scusi non l'ho detta questa cosa, però forse vale la pena raccontarla, magari alcuni si arruolavano nei ribelli sapendo che se io ammazzo quei proprietari di terra, poi la terra me la piglio io fondamentalmente. Sì, ma non credo che sia proprio per la terra, perché non molti hanno voglia di stare a lavorare la terra a livelli di sussistenza con la zappetta.
Era per altre cose, perché poi quando attaccavano un villaggio o una cittadina, come è successo a Machini, c'era il diritto di saccheggio. E quindi soprattutto andavano per gli orologi, le radio, le cose pariscenti. A saccheggiare la Sierra Leone sono stati anche degli stati attorno, non soltanto i ribelli.
Per esempio questo signore che vedete con camicia bianca. e cravatta rossa è un presidente della Liberia dal 97 al 2003, si chiama Charles Taylor e la Corte Speciale dell'AIA lo ha condannato a 50 anni di carcere per i crimini di guerra. in Sierra Leone, lui ne ha combinate parecchie ha appoggiato i ribelli noi membri del consiglio interreligioso sapevamo che il conflitto non era solo locale e quindi siamo andati anche da lui tutti assieme a chiedere insomma di non sostenere i ribelli, lui ci ha accolto come proprio il padre della pace, dice senz'altro io sono per la pace non terò conto delle vostre osservazioni, dei vostri consigli e poi ha fatto invece ma è stato E' stata l'unica la Liberia quella che ha avuto degli interessi in quella guerra o sono stati anche altri paesi? No, certamente alcuni molto lontani, cioè i poteri economici e poi i poteri anche politici, poi di lì si parlava molto del Burkina Faso e della Costa d'Avorio. Ah, quindi sono paesi non lontani.
L'ha sentita la notizia nella copertina di prima di Solani di Luca, adesso le faccio vedere una foto, questo ragazzo è un ex bambino soldato. Che cosa fa nella vita adesso? Il mercenario.
Il mercenario e combatte in Iraq. Hanno scoperto che c'è questa società britannica che si chiama Aegis, che a 16 dollari al giorno ti dà un mercenario, spesso ex bambino soldato. E quando uno guarda questa foto dice, povero ragazzo, cioè questo nella vita che cosa ha conosciuto?
La guerra e sulla guerra. Cioè difficilmente poi se ne esce da una cosa del genere. Proprio ricordo quando reclutavano, ma era una cosa pubblica, sembrava che trovassero un lavoro, un lavoro anche ufficialmente legale.
Poi pagato. Sono partiti, alcuni non erano neanche stati bambini soldato, ma pensavano che adesso c'è un sbocco di lavoro e sono andati, quanti siano tornati non lo so. impressionante appunto che persone che hanno fatto i bambini soldati adesso vadano a combattere da altre parti del mondo, in altre guerre che neanche li interessano da vicino, ma non accade soltanto in Sierra Leone, non accade solo in Africa, guardate qui questo libro, questo è uscito proprio la scorsa settimana su internet, sono foto che ho preso proprio da internet, English for the Islamic State, Book One, questo è un libro di inglese per i bambini dell'Isis e se lei va a vedere, quando spiegano le lettere, No, M come Moon, va bene?
Come Luna. Però che ne so io, M anche come Masjid, oppure N come la N di Sniper, cioè Cecchino, o come Needle. ago, la M anche come martir, come martire, cioè questo è un indottrinamento, la G come gun un indottrinamento mostruoso questo qua che noi adesso, vabbè, questo lo vediamo con l'ISIS, ma in varie parti del mondo sta avendo seguito purtroppo quindi vuol dire che la Sierra Leone purtroppo diciamo che non è stato l'unico caso.
No, però adesso siamo in pace, ci ha superato il periodo dei bambini soldati, anzi io mi sono informato proprio due settimane fa e Alcuni di questi ex bambini soldati, che adesso sono cresciuti, sono entrati nell'esercito regolare, altri nella polizia e moltissimi, quelli che sono sfortunati dal punto di vista economico, fanno i bike riders, cioè ci sono queste moto che servono da taxi, ci sono centinaia, migliaia dappertutto. però adesso sono pacifici la gente si fida prendono il motocicletta con loro ha lasciato cicatrici però questa storia dei bambini soldati nella società o no? sì, anche se ho trovato adesso che ne parlano poco in Sierra Leone della guerra perché c'è stato dopo un'altra tragedia, l'Ebola certo e allora questa è la ferita più fresca è la più recente quell'altro ormai dimenticata allora noi di Ebola parleremo tra poco ma prima torniamo al nostro reportage torniamo alla storia di questo ragazzo di questo Mash P Grazie. abbiamo visto, aspirante rapper, sulla strada del ritorno verso casa, l'avete visto in macchina, stava cercando di tornare a casa, sta cercando la sua famiglia, ha già avuto un primo approccio con sua madre anni fa, non è andata benissimo, adesso ci riprova e allora vediamo con Susanna Reed e Hazel Chandler come va a finire. Meshpi aveva solo 9 anni quando è stato sequestrato dalla sua famiglia per diventare un bambino soldato.
Così, quando è scappato dal villaggio, non aveva la minima idea di come ritrovare la strada di casa. I fratelli cristiani lo hanno preso nel loro centro. E Sidney Tucker, con il suo lavoro da assistente sociale, ha cercato di aiutarlo a ritrovare sua madre.
Rionire questi bambini con i propri genitori è molto difficile. Bisogna sapere che quando sono sotto l'effetto della droga i bambini fanno qualsiasi cosa e non hanno paura. Se dici loro di andare in una casa e di bruciarla. lo fanno senza problemi e senza rimpianti. E quando lui era sotto l'effetto di droghe ha commesso tantissime atrocità.
Per alcuni genitori accettare che un figlio possa avere ucciso a sangue freddo, non è pensabile. In più c'è il peso della comunità che li giudica e così loro lo rifiutano. Dicono che non è figlio loro, che non è il loro bambino.
È come per me, mia madre mi ha rispinto. Ci è voluto tantissimo tempo perché sua madre lo perdonasse. Voglio che ascolti la mia musica.
Ok, fammi sentire. Mespi ha vissuto con un assistente sociale, Agnes Yavana. Mentre Sidney lavorava al ricongiungimento tra lui e sua madre. Dove sei stato? Sono stato in giro per la città.
Come stai? Speravo di vedere la mia mamma. E' passato tanto tempo, perché?
Perché? Ha una lunga storia. Prego, entrate.
Ecco, io dormivo qui. La mattina gli dicevo di fare il letto, di pulire il pavimento. Nella giungla non ha avuto modo di imparare queste cose. Ben tornato a casa, sono felice.
È stato profondamente traumatizzato, prima di tutto gli mancava la sua famiglia. Quando lo abbiamo trovato era molto magro. È stato seguito da un medico che si è preso cura di lui.
Una cosa che mi fa felice è che mi hanno detto che stai coltivando il tuo talento musicale. Quindi ti piace ancora la musica? Grazie a Dio hai lasciato perdere le armi e ti sei messo a coltivare la tua voce.
Il suo ricongiungimento è stato difficile Avevamo pensato che una volta tornato nella sua comunità Sua madre lo avrebbe perdonato e lo avrebbe accolto Ma così non è stato Mia madre non mi voleva più Quindi la situazione non è cambiata ogni volta che mi avvicinavo venivo respinto e perché per il mio carattere davvero gli assistenti sociali dicono che è più facile fare un bambino che ripararne uno ok, ci siamo ok, bye all the best bye bye Mesh P aveva 16 anni quando è tornato Era tornato a vivere con sua madre, ma era ancora traumatizzato e la convivenza non ha funzionato. Ora sto cercando mia madre. Adesso è pronto a riprovarci e spera che questa volta lei lo possa accettare.
Ora sto cercando mio fratello. È il mio fratellino, lo adoro. Ecco, questo è lui.
Quando me ne sono andato aveva tre anni, ora è diventato grande. Dai, andiamo a casa. Meshpi non ha visto sua madre per sette anni.
Il giorno in cui è tornato, lei non c'era e allora lui ha deciso di tornare il giorno dopo. Ciao, benvenuto. mamma lei è mia madre e lei che mi ha dato la vita a me e ai miei quattro fratelli Io mi sono allontanato da questa famiglia per colpa tua.
Non si vuole calmare, dovresti calmarti. Quelli che erano nella giungla non fanno quello che fai tu. Sei così aggressivo. Lei mi ha mandato via e ha iniziato a dire a tutti che ero un ex combattente perché era arrabbiata con me. Ma io amo mia madre e la mia famiglia Non potrei mai uccidere in nome della mia madre la mia famiglia.
Ma tu mi accetti come artista? Non chiedermelo. Non piaccio a mia madre, lo so bene.
Dice che ho un'attitudine ribelle. Si arrabbia ogni due minuti. Vorrei parlarne con lui e riuscire a cambiarlo.
Gli assistenti sociali ci hanno detto che dovremmo abbracciare questi ragazzi e che non dobbiamo avere paura di loro, perché sono appena usciti. Lui è mio figlio e non voglio buttarlo fuori. Gli ho detto che non ce la facevo stare con lui perché ogni due minuti si arrabbiava. Anche se l'incontro tra i due non si è svolto nel migliore dei modi, si è aperta una porta.
Meshpi e sua madre si sono comunque scambiati i numeri di telefono. Questa è Taima, la mia città. Stiamo andando a cercare mia nonna.
Anche da bambino, Neshpi era molto più attaccato a sua nonna. È da tanto tempo che non vedo mia nonna. Eccola, è lei.
Cos'è successo? Pensavo che fossi scomparso. Sono passati più di cinque anni.
Lui è il mio primo nipote. Pensavo di averlo perso. Ed ora ecco...
Eccolo qui. Ti compro delle noccioline? Quando ritorno.
Dove ci vediamo venerdì? Lì. vicino a Pineapple Junction.
Oh mio nipote, sono così felice, è sparito da così tanto tempo. Qualsiasi cosa tua madre ti faccia, mettila in musica. L'amore che sua nonna dimostra per lui dà a Meshpee una nuova speranza e la voglia di...
buttarsi sempre di più nel suo amore per la musica, anche se è ancora profondamente traumatizzato. Ci vorrà del tempo per guarire dai danni psicologici che Mash P ha subito quando era un bambino soldato. Faccio finta di essere libero, ma in realtà non lo sono.
Anche se sto meglio, perché la musica mi aiuta tanto. La musica. La musica è l'unica cosa che mi fa dimenticare tutto quanto.
Perché io amavo la musica, anche nella giungla. Mesh P è più fortunato di molti altri bambini soldato perché è riuscito a ricostruirsi una vita. Nel mondo ci sono circa 300.000 bambini soldato.
In tanti vengono uccisi in battaglia. Quelli che riescono a sopravvivere ricevono raramente il supporto di cui avrebbero bisogno per vivere. per riprendersi. La frase chiave secondo me è verso la fine quando questo ragazzo dice io faccio finta di essere libero ma in realtà non lo sono, perché i traumi che si porta dentro lo tengono ancora in ostaggio e mi ha colpito molto questo tira e molla tra lui e la mamma, in cui la mamma in maniera molto semplice.
semplice alla fine, diceva una cosa, io non sono in grado di gestirlo psicologicamente, perché questo ragazzo è arrivato a casa, ha una rabbia interiore così forte che io non riesco a domarla, quindi non riesco a tenerlo in casa. E voi nella diocese di McKinney avevate avviato un progetto per avvicinare i ragazzi alle famiglie, perché era un problema serio questo qua. Sì, non solo la diocese di McKinney, ma tutta la Chiesa di Sierpignano Era Leone attraverso le carites diocesane e nazionale, tutti coinvolti, i missionari, i sociodotti locali e i nostri laici preparati per questo, infatti per il recupero dei bambini soldati.
All'inizio si facevano giocare, tirare via tutto quello che sapeva di militare, dare i cibi che loro preferivano, chiedere loro il ricordo del villaggio. Una volta rintracciata la famiglia c'era un altro discorso con i genitori, far capire a loro che questi ragazzini erano vittime prima di essere carnefici, cioè erano vittime non carnefici. Poi attraverso i riti locali, una cosa anche molto interessante, sono stati riaccettati. Per esempio il bambino arriva di fronte al villaggio col capo, il pastore o l'imam e la famiglia raccontano la storia e poi magari si rotola nella stanza. nel fango, poi lo mettono nel fiume o lo lavano e lo puliscono, è accettato e si finisce con la danza, questo è molto bello.
Adesso ci diceva lei, in Sierra Leone per fortuna questo problema è chiuso, tant'è vero che le Nazioni Unite rivendicano il lavoro fatto, questo è uno dei manifesti delle Nazioni Unite, dicono che lavorando con l'ONU la Sierra Leone... ha fatto finire il reclutamento e l'utilizzo dei bambini soldati nel 2003. Insieme possiamo fare la differenza, questa campagna si chiama Children Not Soldiers, quindi bambini non soldati. Nel 2002 è entrato in vigore un protocollo opzionale alla Convenzione dell'ONU sui diritti dell'infanzia che dice proprio che nessun minore può essere reclutato nelle ostilità da nessuna delle parti in causa. Abbiamo visto poco fa che purtroppo non è così in varie parti del mondo e immaginiamo che tra...
qualche anno ci saranno ancora dei ragazzi con i traumi di questa guerra che si portano dietro, lei quando incontrava questi bimbi li vedeva che erano bambini diversi dai bambini normali. Sì, infatti la cosa che mi faceva più impressione, mi colpiva, è guardare questi bambini. con gli occhi tristi, la paura, si vedeva la violenza che avevano subito, mentre i bambini di solito, in Africa soprattutto, sono molto gioiosi, ti vengono in conto, ti si attaccano alle ginocchia, vederli così è proprio quello che mi colpiva profondamente, la tristezza e la paura nei loro occhi, questo è molto brutto.
Riguardo quello delle Nazioni Unite, il Sierra Leone si è avuto successo direi. Allora aspetta che lo facciamo vedere un cararmato delle Nazioni Unite perché c'è una bella... bella foto che fa vedere che i mezzi dell'ONU non è che siano sempre così tecnologici, questo qui sembra un po', però hanno avuto un ruolo importante.
Sì, hanno avuto un ruolo importante, ma ritornando al fatto che è stato dichiarato che prendere i bambini saltati è un crimine di guerra, però ci sono delle differenze, cioè da 0 a 15 è un crimine di guerra, poi da 15 a 18, infatti alcuni eserciti reclutano a 16 anni legalmente nel loro paese. Però di fatto è un crimine di guerra che nel mondo ormai tante nazioni lo fanno, lo commettono. Sente, dell'ONU che mi dice allora stavamo dicendo che hanno avuto ruolo.
Hanno avuto ruolo perché a un certo punto sono riusciti a guadagnare la fiducia della gente, mentre in altre nazioni, io so per esempio in Congo, nel Kivu dove sono stato due anni o in Sud Sudan, l'ONU ha una fiducia. una fama bruttissima, la gente non si fida, Sierra Leone sono fidati e quindi hanno consegnato le armi quando è arrivato il momento del trattato di pace, dell'armistizio ai soldati dell'ONU e ha funzionato. Sierra Leone è un paese che ha il 60% di musulmani, a Macheni c'è una moschea, eccola qua, è ancora così, questa è la moschea di Macheni, lei che rapporti ha avuto con Grazie. I musulmani negli anni in cui è stato vescovo, cioè la convivenza com'è?
La convivenza è cordiale, io ho avuto dei rapporti molto buoni, ma tutta la gente, i rapporti cordiali, ci sono anche matrimoni tra cristiani e musulmani e nessuno forza quell'altro a seguire la propria religione. I rapporti sono ancora molto buoni, anche se ultimamente sono arrivati dei personaggi dal Pakistan e da altre nazioni più integraliste. e si sente dire che in alcune moschee parlano contro i cristiani, purtroppo.
Però ancora l'atmosfera è buona, ci si incontra, anche ultimamente quando sono stato là a celebrare il 30° anniversario di organizzazione episcopale, è venuto in cattedrale un ministro musulmano. Quindi dice ancora va bene la cosa, però ci sono dei segnali. I segnali, sì, che anche nelle scuole velo, nelle ragazze, nelle scuole musulmane.
Qui invece vediamo delle ragazze, nella prossima foto, che non sono velate, vanno in una scuola, credo che sia questa scuola pagata da una ONG britannica. Mi piaceva questa foto perché mi fa pensare un po' al... ai diritti delle donne perché mi raccontava lei l'altro giorno quando ci siamo sentiti che la Sierra Leone è stato un paese un po' particolare in cui le donne hanno avuto ruoli importanti prima di altri paesi africani.
città maschilista e quindi è vero che la donna ha un ruolo direi minore, secondario, soprattutto nei villaggi, nelle campagne tradizionali. Però ecco dall'inizio c'è stato attraverso i creoli donne... a livelli molto istruite, per esempio il chief medical officer, dottoresse, donne avvocato, donne giudici e addirittura nella storia della Sierra Leone, anche in una zona della Sierra Leone al sud, possono diventare capo, capo tribù le donne, mentre al nord no.
Alcune sono note anche nella guerra di liberazione, non c'è stata guerra, cioè nel movimento di liberazione, questo famoso Mamioko, quindi le donne stanno avendo un ruolo. Un ruolo importante. Abbiamo detto, l'abbiamo accennato almeno tre volte in questa trasmissione, non abbiamo mai ancora parlato, l'Ebola. Questa è stata una tragedia per il Paese, è durata un paio d'anni.
L'ONU ha detto che l'epidemia è chiusa, però lo stesso ONU prima aveva chiesto scusa perché l'avevano sottovalutata. E io mi ricordo che la prima volta che l'ONU ha detto che era chiusa, poi dopo un po' è uscito un altro caso. Adesso è sicuro.
Io sono tornato sabato scorso. È tornato, noi ci siamo dati la mano, quindi io sto tranquillo. Anche perché mi sono levato le mani prima.
Ma non è un problema. Ecco, ne parlano ormai come una cosa passata, che però ha lasciato le ferite. E quindi c'è chi dice che è morto mio papà, mia mamma, mia moglie, i bambini.
C'è chi ha perso il lavoro perché si era fermata tutta l'economia del paese. Quindi è un'esperienza dolorosa ancora viva, però è veramente finita, al momento almeno, come epidemia. Ci sono le ferite e bisogna superare tutto il disastro che ha creato nell'economia, nelle famiglie, nei trasporti, eccetera.
Però la gente si sta muovendo perché è un popolo resilient, come si dice. Resistente, diciamo, che si rimette in piedi. Sì, sì, facilmente.
L'ultima foto, generalmente è una foto privata, e allora questa io invece di chiedergliela la sono andata a cercare. Eccola qua, qui la vedo con Papa Francesco. Quando era questo incontro?
È stato il 14 aprile dell'anno passato, ormai stiamo verso un anno, dieci mesi, perché nei compagni di classe del seminario dove vengo io abbiamo deciso di andare a celebrare col Papa. Dovevamo andare l'anno prima, però non è stato possibile e poi anche perché nella stessa classe siamo tre i vescovi. Tre i vescovi nella stessa classe? Insomma una classe importante E poi siamo andati ma anche con i nostri amici Che non hanno continuato per il sacerdozio Sono venuti anche loro E' stato molto bello E che le ha detto il Papa?
Ci andrà in Sierra Leone? No, io gli ho detto No, non potevo chiederlo io Perché lì bisogna che lo chieda la conferenza episcopale Ho detto che sono il vescovo in merito di Macchini L'ho ringraziato per la gioia del Vangelo Che trasmette al mondo intero E' stato molto bello vedere la semplicità del Papa, l'atmosfera anche di preghiera. Così, ti cogli in qualcosa, lo spirito che si muove, che muove il Papa è la Chiesa.
Allora, adesso l'ultimo lavoro suo per questa puntata è che dovrà essere il direttore del nostro giornale. La regola è abbastanza semplice, abbiamo sei notizie che abbiamo scelto per questa settimana e lei ne può scegliere quattro e le può mettere in pagina. Guardiamole tutte insieme nelle foto di oggi, ecco le vede, qualcuno lo riconoscerà già, qualcuno no, comunque adesso gliele spiego una per una. la prima l'abbiamo chiamata mondi paralleli. Perché mondi paralleli?
Perché è stato scoperto, pare, un sistema di pianeti attorno a una stella, la Trappist-1, 39 anni luce dalla Terra, forse ci sarebbe vita, quindi potrebbe essere una scoperta enorme per il mondo se fosse vera. La seconda l'abbiamo chiamata muro contro muro. Il muro è naturalmente quello che Trump vuole fare tra Stati Uniti e Messico.
Oggi proprio il segretario di Stato americano Tillerson è a Città del Messico e ci sono delle tensioni enormi, compagna Nieto, perché Trump ha detto che verranno rimandati in Messico anche i non messicani che sono arrivati da lì. Terza foto. Chiamata quarto round e perché?
Perché è proprio il quarto round di negoziati sulla Siria che è ripreso oggi a Ginevra. Staffan De Mistura, lo vedete, sta cercando di mettere pace ma non è molto ottimista. Quarta foto l'abbiamo chiamata invece la triste conta ed è la conta delle salme, 74 pare, che sono state portate a riva sulla parte più a ovest della costa libica dal mare e sono salme naturalmente di migranti che si tentavano di imbarcare per l'Europa.
Quinta foto è... su il velo e parla del tema nostro della prossima puntata, tra l'altro la Turchia, perché Erdogan ha detto che va bene il velo per le donne musulmane nell'esercito e questo fa cadere l'ultimo baluardo dello Stato laico di Ataturk. E infine, sesta foto, emergenza locuste e questa riguarda la Bolivia che sarà tema di un'altra nostra puntata. C'è uno stato d'emergenza perché queste locuste stanno mettendo a rischio l'agricoltura e l'industria alimentare e vedete quel signore lì con la tuta bianca, quello è proprio Evo Morales, che è il presidente della Bolivia, che sta spargendo insetticida.
Allora, la prima, la seconda, la terza e la quarta. Ecco, subito il primo moto mio è distruggere, abbattere i punti, lo dice il Papa sempre. Quindi quando vedo muro contro muro, no, no, no, non ci siamo, bisogna abbattere i punti per incontrarsi.
Abbattere i muri per incontrarsi. Sì, scusa. E costruire punti, no, ma l'avevo capito. La seconda mi tocca veramente questa fila di morti, questa guerra a pezzi in tutto il mondo, questo esercizio di sangue.
Quindi l'immigrante e il Mediterraneo? L'immigrante e il Mediterraneo, subito. E poi la mistura che ho incontrato anche nel suo ufficio, lavora per la pace in Siria e nel Medio Oriente.
Quindi la seconda è Mediterraneo, la terza invece di mistura sulla pace? perché c'è bisogno di questo E la quarta? E poi l'emergenza alimentare che c'è nel mondo. Questa della Bolivia, quindi? Sì, della Bolivia.
Questa delle locuste. Sì, sì. Adesso le mettiamo, tutte e quattro ce le abbiamo, le mettiamo vicino al nostro giornale. Eccole qui, una, due, tre, quattro, le mandiamo in pagina.
Cominciamo. Muro contro muro in apertura. La seconda che scende giù e va al suo posto ed è la triste conta. La terza con staffa di mistura, quarto round, quindi sulla Siria. e l'ultima emergenza locuste, la Bolivia.
Mettiamola al centro della pagina, stampiamo? Va bene, avanti. Eccolo qua, il timbro, direttore Giorgio Biguzzi. Ha fatto carriera con noi. Dunque, il nostro giornale ha un inserto culturale.
L'inserto è una citazione, la citazione di questa settimana è naturalmente di un ex bambino soldato. Oggi ha 36 anni, in guerra ha perso la famiglia, a 18 anni ha lasciato la Sierra Leone, si è trasferito negli Stati Uniti, ha finito gli studi alla scuola dell'ONU e poi per le Nazioni Unite ha cominciato a lavorare come ambasciatore proprio sulla questione dei bambini soldato. Ha scritto un libro che racconta la sua storia, lui si chiama Ishmael Beha e la citazione dice così.
Prego di farmela vedere perché è scritto troppo piccolo sul mio foglio, quindi la guardiamo a schermo pieno tutti insieme e la leggiamo insieme. Eccola qui. A volte chiudevo forte gli occhi per non pensare, ma l'occhio della mia mente rifiutava di chiudersi e continuava a tormentarmi con immagini.
La mia infanzia se n'era andata senza che lo sapessi. Era come se il mio cuore si fosse congelato. Ismael Bea, memorie di un soldato bambino. E con questo noi ci salutiamo, la prossima puntata ci porta in Turchia, come dicevamo, reportage da una zona dove i diritti umani sono un miraggio, il Kurdistan, che è un buco nero del regime di Erdogan.
Grazie mille Monsignor Biguzzi. Grazie a voi, grazie a tutti. Buona settimana e buona sigla finale. Oggi sono venuti a fare la spesa al mercato di Piazza San Giovanni di Dio.
Oggi siamo qui a San Donato, come sempre. Questa mattina mi hanno attaccato le 7. C'è molto da fare, ho pazienti operati. L'importante è che comunque diamo un buon venuto.