Un'estate di oltre tre secoli fa, un fisico se ne stava comodamente seduto sotto un albero di mele. E all'improvviso si verificò un evento destinato a rimanere molto famoso nella storia della scienza. Una mela si staccò dall'albero e cadde ai suoi piedi. Come mai cadono le mele?
Perché sono attratte dalla terra, ovviamente, così come lo sono tutti gli oggetti, le persone, gli animali, gli alberi attorno a noi. In fondo la terra è come una gigantesca calamita, attira tutto su di sé. Ma se... Se è una banalità osservare che la Terra attira una mela, molto meno banale, soprattutto per l'epoca, era osservare che anche la mela a sua volta attira un po' la Terra. Certo, lo fa in modo infinitesimale, pochissimo, ma effettivamente la Terra subisce una leggerissima attrazione da parte della mela.
Quello scienziato si chiamava Isaac Newton, come si sa. In realtà Newton non aveva bisogno delle mele per i suoi ragionamenti, aveva già tutte le sue idee in testa molto ben chiare. La mela però era un bel esempio, una metafora di un fenomeno che pervade tutta la materia, non solo qui sulla Terra. ma anche lassù, nello spazio. Infatti in tutto l'universo il gioco di attrazione reciproca di pianeti, stelle, asteroidi, lune, comete ha creato una straordinaria giostra cosmica che gira da 15 miliardi di anni ed è regolata da quelle leggi di di gravitazione universale che Newton era riuscito a tradurre in formule matematiche.
Torneremo più tardi per vedere come funziona la gravità nello spazio. In questa puntata però vogliamo soprattutto concentrarci sulle sue conseguenze qui sulla Terra. In effetti noi non ci facciamo mai il caso, ma ogni giorno dobbiamo confrontarci con le leggi della gravità e spesso combatterle con grandi sforzi e fatiche. Guardate per cominciare questa scena.
Questa è proprio un'immagine che mostra quanto siamo piccoli e inermi di fronte alla forza di gravità. Un uomo di grande muscolatura deve compiere uno sforzo titanico per sollevare un po' di materia di qualche decina di centimetri. e poi deve mollare la presa. La trazione terrestre vince.
Per questo patetico risultato riceve comunque un applauso e forse una medaglia. Un'altra prova, anch'essa quasi commovente, è quella del salto in alto. dimostra bene quanto siamo incollati alla superficie terrestre.
Allenandosi per anni e anni con grande impegno, certi atleti riescono per un attimo a staccarsi da terra, superando di poco i due metri, per ricadere subito dopo e gioire per il loro risultato. Anche nel salto triplo si può vedere bene tutto lo sforzo per decollare nel tentativo di compiere lunghi balzi. Ma anche qui le parabole dei santi sono inesorabilmente appiattite dall'attrazione terrestre, malgrado tutto l'impegno degli atleti.
Per riuscire a staccarsi un po' più da terra bisogna utilizzare un mezzo artificiale, un'asta. Accumulando energia con la rincorsa e utilizzandola con un effetto catapulta, si riescono a superare i 6 metri. A quel punto però, è come cadere dal secondo piano. Occorre un grande materasso per non farsi male. La forza di gravità, infatti, è anche una nostra temibile nemica, perché può prenderci in qualunque momento la sprovvista e farci precipitare a terra.
Scherzavo, l'ho fatto per divertire la piccina. Attento, ho messo la cevi! Riavvisate, no!
Grazie per la visione! A volte le cadute sono molto meno divertenti. La legge di gravità, lo sappiamo, può colpire duramente.
In certi casi l'attrazione terrestre può provocare vere e proprie tragedie. Come in questo ricevimento di nozze in Israele. Questo incidente in cui morirono decine di persone e altre rimasero ferite gravemente, fu provocato da un errore nei lavori di ristrutturazione. Venne eliminata una trave di sostegno e questo indebolì la tenuta del pavimento. Tanti altri crolli improvvisi sono avvenuti un po' ovunque, anche di strutture che sembravano fatte a regola d'arte, come è avvenuto recentemente con la grande galleria dell'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi.
Ecco come la legge di gravità ha ridotto una tecnostruttura molto avveniristica e ammirata, ma che è improvvisamente precipitata sui passeggeri in attesa di partire, provocando sei morti e diversi feriti. Da millenni, architetti e ingegneri sfidano la gravità costruendo edifici sempre più alti. Alcuni grattacieli oggi hanno raggiunto altezze quasi impensabili, come i 452 metri delle Petronas Tower di Kuala Lumpur, o addirittura i 508 del recentissimo Taipei 101 in Cina. Altri ancora più alti sono in progettazione, come la Freedom Tower che sorgerà a Ground Zero sulle ceneri delle Torri Gemelle.
Una volta ultimato, questo colosso sarà alto 541 metri, che corrispondono esattamente a 1700 metri. 1776 piedi, una misura non casuale. Il 1776 è infatti l'anno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti.
Ma la preoccupazione di tenere in piedi una grande struttura è stata comune a tutti i costruttori di ogni epoca. Guardando una cattedrale come quella di Notre Dame a Parigi, ci si rende conto per esempio che gli archetti che si trovano sui lati della cattedrale non sono un ornamento architettonico, ma sono dei tiranti che tengono insieme la chiesa scaricando a terra il peso delle volte. I romani dal canto loro avevano introdotto una famosa innovazione per combattere la gravità, la struttura ad arco. Una formula semplice ma efficacissima che poteva adattarsi ad ogni tipo di costruzione.
ed è proprio replicando un modulo ad arco che è stato costruito il Colosseo una soluzione che permetteva di conferire leggerezza anche a un edificio di dimensioni appunto colossali E' utilizzando questo stesso modulo che i romani hanno costruito centinaia di chilometri di acquedotti in tutto l'impero per portare ovunque acqua potabile e compiendo prodigi di ingegneria per realizzare pendenze calcolate. al millimetro in modo da sfruttare la forza di gravità come propulsore per l'acqua. Uno dei più spettacolari esempi di questa architettura si trova in Francia. Quello che si può ammirare qui sul fiume Gardon nel sud della Francia è forse quello più spettacolare e elegante tra tutti quelli rimasti oggi.
È lungo 370 metri, ha tre ordini di arcate ed è alto 48 metri. Venne costruito nel 19 avanti Cristo da Agrippa per rifornire la città di Nemausus, oggi chiamata Nîmes. Nel Medievo poi gli fu aggiunto un ponte per il passaggio di carri e persone.
Ha sei archi nel livello inferiore e uno addirittura largo quanto una piscina, cioè 25 metri. Ne ha 11 in quello intermedio e 35 in cima. Dietro questo aspetto molto elegante, in realtà, ci sono esigenze molto precise dell'ingegneria.
Non solo quelle di scaricare pesi e forze, ma per esempio l'ultima serie di archi in cima serve ovviamente per diminuire il peso complessivo. ma anche per diminuire la superficie offerta al vento. Insomma, è un po' come fare dei buchi in una vela.
Gli archi alla base, invece, sono molto spessi, addirittura 6 metri e mezzo, per resistere alla corrente del fiume. Cos'è che ha spinto per così tanto tempo l'acqua all'interno dell'acquedotto? Qual era il suo motore?
Beh, era semplicemente la pendenza. In effetti l'acquedotto era inclinato ma di pochissimo, di appena 25 cm ogni chilometro. 25 cm!
E il tutto per 50 km, tanto distano le sorgenti dalla città. E questo ci fa capire qual'immenso prodigio siano stati capaci di realizzare i romani, soprattutto se si tiene conto che... Questo acquedotto immenso è in buona parte sotterraneo ed emerge solo raramente con dei ponti bellissimi come questo.
Questo era il segreto degli acquedotti, niente sistemi idraulici o pompe. Chi faceva arrivare l'acqua in città era la pendenza, cioè la forza di gravità. Per questo molti acquedotti anziché andare in linea retta spesso facevano ampie traiettorie con curve o ponti come questo per mantenere costantemente la pendenza corretta.
I romani impiegavano pochissimo tempo per costruire un acquedotto, per questo in particolare su Fiumegar sono stati necessari appena 15 anni, dico appena perché è lungo 50 km ed è quasi tutto sotterraneo, se pensate a volte quanto tempo ci vuole per realizzare un piccolo tratto di metropolitana oggi. E poi a quell'epoca si usavano strumenti semplicissimi, si potrebbe dire che è stato costruito quasi a mani nude. L'unico macchinario un po' complesso che avremmo visto sui cantieri probabilmente era una gru di legno azionata con una grande ruota messa in moto da degli schiavi.
L'utilizzazione dell'arco ha anche permesso nel corso della storia di costruire edifici con immense cupole. Uno degli esempi più straordinari è il Pantheon di Roma. L'altezza di circa 43 metri è equivalente al diametro della sua cupola. È una costruzione che da circa 2000 anni resiste a tutte le intemperie e dopo aver cambiato varie volte destinazione d'uso, ancora oggi suscita la meraviglia dei visitatori.
Ma una delle sfide più ardite alle leggi di gravità è stata forse quella di un grande architetto del rinascimento, il Brunelleschi. Per costruire la sua celebre cupola, la più grande realizzata nella storia fino a quel momento, inventò una tecnica del tutto nuova, che non aveva bisogno di ponteggi di sostegno. Ma come riuscire a portare pesi in altezza con il minor sforzo possibile?
Beh, di trucchi per vincere la forza di gravità ne sono stati inventati parecchi nel corso della storia e alcuni sono molto semplici. Abbiamo visto prima quasi... quale enorme sforzo abbia dovuto compiere il sollevatore di pesi per alzare quella barra con quei grandi dischi metallici.
E quello che sto per fare io è in apparenza molto più difficile. In effetti solleverò la telecamera, l'operatore, il suo amico e il suo amico il suo sedile metallico e parte di questo braccio usando semplicemente un dito. Ma è possibile perché l'operatore è seduto sul dolly, cioè questa complessa apparecchiatura che si muove su delle ruote e che ha in cima un grosso dito. il suo contrappeso.
In altre parole è in una situazione di equilibrio, cioè esattamente come avviene in una bilancia in cui basta un leggero tocco per far andare su o giù uno dei piatti e anche in questo caso, come dicevamo, basta un dito. Guardate. In questo momento sto sollevando l'operatore e la telecamera dall'altra parte.
Questo movimento in gergo tecnico si chiama movimento dolly e permette per esempio di vedere dall'alto uno studio gradualmente con tutti gli ospiti o anche le stelle. estensione di un sito archeologico. Lo usiamo molto spesso noi a Ulisse.
Pensate che in questo momento, con il dito, sto alzando e abbassando 160 kg di peso dall'altra parte, ma se questo braccio fosse... sviluppato, costruito in tutta la sua lunghezza, raggiungerebbe addirittura i 12 metri. E in questo momento lo sforzo che farei semplicemente con un dito mi permetterebbe di innalzare addirittura 600 kg. Ma a pensarci bene, questo è proprio il principio anche del... ascensore che grazie ai loro contrappesi riescono a portare su e giù la cabina quasi senza utilizzare energia, o comunque molto poca.
E questo è esattamente lo stesso principio col quale funzionava una funicolare in passato, che funzionava con un sistema geniale, che le permetteva addirittura di non utilizzare dell'energia, ma solo la forza di gravità. in Piemonte, a Mondovì. Ed ecco come funzionava. C'erano due cabine, due vagoncini collegati con un cavo, qui lo si distingue proprio lungo le rotaglie, e quella in alto era alimentata da un acquedotto.
Questo acquedotto riempiva gradualmente un cassone, facendolo diventare sempre più pesante rispetto alla sua gemella, che si trovava a valle. E ad un certo punto il peso era tale che questo vagoncino, questa cabina, cominciava a scendere a valle. assieme ai suoi passeggeri e quindi scendendo provocava la risalita della sua gemella. Arrivata in basso comunque ad un certo punto rilasciava la sua acqua diventando più leggera e a questo punto faceva il percorso inverso. Insomma con questo gioco di pesi e contrappesi i due vagoni, le due cabine andavano su e giù portando merci e passeggeri da Mondovi bassa a Mondovi alta sfruttando unicamente la forza.
La forza di gravità può essere sfruttata in tanti altri modi, per renderci la vita più gradevole e anche per farci divertire. Insomma, è una specie di piacevolissima compagna di viaggio senza la quale tante situazioni non saranno. sarebbero possibili.
Guardate. Sì. La forza di gravità senza che ce ne rendiamo conto è anche quella che consente uno dei più bei spettacoli della natura, perché non solo gli uomini, le piante e gli animali sono attratti.
dalla terra ma anche l'acqua senza la forza di gravità non esisterebbero torrenti fiumi e neppure cascate ci perderemo così uno spettacolo come quello delle cascate del niagara Il salto delle cascate non è poi così grande, supera di poco i 50 metri, ma quello che le rende uniche è la quantità di acqua che le alimenta. Quest'acqua infatti proviene dai famosi grandi laghi del Nord America. Sono tutti collegati a un'area di circa 20 metri. legati tra loro e messi assieme costituiscono quasi un quinto di tutta l'acqua dolce del pianeta.
Ed è questa la vera forza alle spalle delle cascate del Niagara. È una delle concentrazioni di acqua dolce più grandi del mondo. Tutta quest'acqua alimenta un fiume, il Niagara, che la porta fino a qui. E l'acqua a quel punto non può fare altro che andare giù verticalmente e nebulizzarsi per dare vita a questo grande spettacolo.
Perché queste cascate sono così belle? Beh, il motivo principale è la roccia sulla quale scorre tutta quest'acqua. È una roccia antichissima, mezzo miliardo di anni, ma soprattutto è una roccia durissima, che si spezza come un biscotto. Ecco perché ha creato questo...
questo scalino verticale. Ma il dato curioso è che questa erosione tende a far arretrare le cascate e negli ultimi 12.000 anni, cioè da quando si sono formate, le cascate sono arretrate di 11 chilometri e continuano a farlo ancora adesso. Ogni anno infatti arretrano di un metro e mezzo sul lato canadese e le autorità per rallentare questa erosione hanno deciso di deviare il flusso d'acqua.
Quindi d'estate, quando c'è un'alta stagione turistica, il flusso è al massimo, ma già la sera, quando la gente va a dormire, deviano metà, un terzo del flusso e così in inverno. Ci troviamo nei grandi e suggestivi ambienti della città della scienza qui a Napoli, all'interno dei quali abbiamo trasferito una parte della nostra nuova scenografia. C'è una domanda alla quale i grandi filosofi della natura in passato cercavano una risposta, una risposta che però poi è arrivata solo con la scena. con lo sviluppo delle conoscenze, e cioè come mai esistono alcuni oggetti che risultano attratti maggiormente dal pianeta rispetto ad altri.
Per esempio, queste sono due barre di metallo, sono identiche per forma, colore, dimensioni, eppure la Terra esercita una maggiore attrazione su questa rispetto a quest'altra. E per rendersene conto basta usare due semplici bilanci. Ecco, vedete, una barra pesa 198 grammi, l'altra addirittura 620, cioè più di tre volte.
Perché? Ma è molto semplice, una è di alluminio e l'altra è di ferro. Già, ma perché il ferro? pesa più dell'alluminio? Che cosa contiene al suo interno?
La risposta è arrivata solo quando si è riusciti a entrare nel mondo degli atomi. Penetrando in profondità nella materia, appunto fino a livello degli atomi, si è scoperto che i loro nuclei a volte sono molto diversi. Un atomo di idrogeno, per esempio, è composto da un solo protone con un solo elettrone che gli gira intorno. Un atomo di elio è composto da due protoni e due elettroni.
In un atomo di litio i protoni sono tre, in uno di carbonio sei e così via. A questi protoni possono aggiungersi uno o più neutroni. L'atomo di alluminio ha 13 protoni e 14 neutroni.
Quello di ferro 26 protoni e un numero variabile di neutroni da 28 a 32. Contiene cioè più materia al suo interno ed è quindi maggiormente attratto dal campo gravitazionale terrestre. Già nell'ottocento erano stati classificati i vari tipi di atomi in base a questa loro struttura interna e ne è uscita una famosa tabella, la tavola degli elementi di Mendeleev. Una hit parade degli elementi di base che compongono tutto ciò che esiste in natura.
Naturalmente conta anche molto la densità degli atomi, cioè quanti ce ne sono in un centimetro cubo. È questo che fa la differenza di peso, per esempio, tra un corpo solido e uno gassoso. Quando noi ci pesiamo su una bilancia, non facciamo altro appunto che pesare i nostri vari tipi di atomi e quindi osserviamo quanto sono attratti da questa calamita terrestre.
Uno dei sogni degli alchimisti del passato era quello di trasformare la materia in oro. Ora, noi sappiamo oggi che per trasformare un elemento in un altro, quindi aggiungere o togliere protoni nell'atomo, occorrerebbero temperature e pressioni gigantesche, dell'ordine di quelle che si possono trovare all'interno delle stelle, del sole, o anche nelle esplosioni nucleari, che certo non è il sistema migliore per trasformare la materia in oro. A questo proposito c'è una piccola curiosità, perché esiste una comunità religiosa islamica capace, in un certo senso, di compiere questo prodigio. Ed è la comunità degli Ismailiti. I musulmani ismailiti hanno seguito a lungo la tradizione di pesare ogni anno il loro capo spirituale, la gacana, versandogli poi una quantità d'oro equivalente al suo peso.
Così, in un certo senso, tramutavano i suoi atomi della pelle, delle ossa e del grasso in oro zecchino. Ma c'è una domanda, è un'apparenza semplice che in passato ha dato origine a dei celebri esperimenti. Se un oggetto è più pesante di un altro e quindi è maggiormente attratto a un'altra, da una terra cadendo non dovrebbe avere una velocità maggiore per cercare una risposta quattro secoli fa uno scienziato anzi uno dei padri fondatori della scienza moderna entrò in questa torre la torre di pisa era galileo galileo A quei tempi la torre di Pisa era una delle costruzioni più alte e soprattutto era già inclinata. Di conseguenza, sporgendosi dalle balaustre, era possibile fare fare cadere dei pesi verticalmente.
L'idea di Galileo era di verificare se due oggetti, uno più grande e l'altro più piccolo, quindi uno più pesante e l'altro più leggero, arrivano al tempo. ...puloni riempiti d'acqua per eliminare completamente qualsiasi rischio di danno. Ecco il nostro esperimento.
una pedana e questi sono i due palloni che useremo e ne useremo anche altri. Come vedete hanno dimensioni diverse, hanno quindi anche pesi diversi, ma la forma è la stessa e così il tipo di materiale. Chi arriverà per primo? Vediamo!
Dopo una partenza lenta dovuta alla sua mole, arriva per primo il pallone grande ed è colpa dell'aria. Nella caduta di questi due oggetti, infatti, intervengono due forze. La prima è la forza di gravità che li attira verso terra.
La seconda è la forza di attrito dovuta all'aria che, al contrario, tende a frenarli. E questa forza è più efficace su un corpo leggero, come la sfera più piccola appunto. Di conseguenza, anche se a noi appare istintivo che la sfera grande arrivi per prima perché è più pesante, in realtà sarebbe più corretto dire che è la sfera più piccola ad arrivare letteralmente in ritardo perché è rallentata e frenata dall'aria dal momento che è più leggera.
E se provassimo a lasciare cadere degli oggetti realizzati con materiali molto diversi, come per esempio una sfera piena d'acqua e una spugna, che hanno tra l'altro anche delle forme diverse, la spugna è molto meno aerodinamica, che cosa accadrebbe? Proviamo a vedere. Qui è cambiato il materiale, ma proprio questo ci permette di capire meglio il ruolo della resistenza dell'aria, che è appunto molto visibile su oggetti leggeri.
Guardate, più un oggetto è aerodinamico, meno c'è attrito e quindi la sfera arriva dritta al suolo mentre la spugnetta cade lentamente, anzi deve quasi lottare contro l'aria per raggiungere il suolo. Non sappiamo se Galileo abbia mai realizzato i suoi esperimenti proprio da quassù, dalla torre di Pisa, o se non sia stato in realtà un suo allievo a farlo. Ma Galileo capì un concetto fondamentale, tutt'altro che scontato. In effetti capì che le differenze nei tempi di caduta, soprattutto tra oggetti non troppo pesanti, non dipendevano dal peso, ma dall'aria, dalla resistenza dell'aria che frenava questi oggetti. E capì che se per magia fosse stato possibile togliere tutta l'aria che respiriamo, due oggetti lasciati cadere da una stessa altezza avrebbero raggiunto una stessa velocità toccando terra contemporaneamente.
Ovviamente ai suoi tempi Galileo non era in grado di fare esperimenti con il vuoto. La sua era solo un'intuizione, ma oggi grazie a particolari tecnologie è possibile verificare questa grande intuizione di Galileo. C'è un luogo a Pisa dove un tempo sorgevano i vecchi macelli e oggi vengono usati questi luoghi per qualcosa di completamente diverso.
Qui si trova un'esposizione dedicata alla storia del computer e qui vengono spesso allestite mostre scientifiche. E c'è uno strumento straordinario. È stato costruito dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ed è una vera e propria versione moderna dell'esperimento di Galileo.
Tramite questi comandi, un meccanismo porta in cima alle colonne due oggetti come questi. Una pallina di ferro e una spugnetta, al cui interno è nascosto un sottile filo di ferro. Sulla sommità di ciascuna colonna viene attivata una sorta di calamita che trattiene la pallina e anche la spugnetta, a causa del filo al suo interno. Queste due colonne di vetro, alte ciascuna 3 metri, sembrano identiche, ma fra di esse c'è una fondamentale differenza. In quella di destra è stato fatto il vuoto, mentre in quella di sinistra è rimasta l'aria.
la stessa che riempie tutta questa stanza. Ora, se usiamo i comandi per disattivare i due magneti che trattengono gli oggetti, questi cadranno. Ma vediamo come. Nella colonna dove è stato fatto il vuoto, la spugnetta e la pallina di metallo cadono con la stessa velocità e arrivano a terra praticamente insieme.
Nella colonna piena d'aria invece la spugnetta viene rallentata e giunge al termine del suo tragitto più tardi. In questa versione dell'esperimento di Galileo è evidente che in assenza d'aria gli oggetti precipitano al suolo con una velocità che è indipendente dal loro peso e anche dalla loro forma. Se nella vita di tutti i giorni una piuma cade più lentamente di un mattone, è solo perché oltre alla forza di gravità interviene un'altra forza, è la forza d'attrito. Quest'ultima agisce su tutti gli oggetti, ma ha maggiore effetto su quelli più leggeri.
C'è una curiosità che riguarda gli esperimenti nel vuoto. Leonardo da Vinci, riprendendo un'idea che circolava ai suoi tempi, suggerì un esperimento immaginario molto intrigante. Disse, immaginiamo di costruire un pozzo talmente profondo che arrivi a dire addirittura dall'altra parte della Terra.
Ora, se facessimo il vuoto dentro questo pozzo e lasciassimo cadere dentro una pietra, cosa succederebbe? Beh, la pietra accelererebbe sempre di più, supererebbe il centro della Terra e poi comincerebbe rallentare, arrivata dall'altra parte ricadrebbe nuovamente attratta dalla gravità con insomma accelerazioni e decelerazioni un po' a molla che andrebbero avanti all'infinito visto appunto l'assenza di attrito nell'aria. Nessuno riuscirà mai a fare questo esperimento ma abbiamo chiesto a un fisico di fare un calcolo della velocità massima a cui potrebbe arrivare la pietra che cade nel pozzo.
La pietra percorrerebbe l'intero tunnel in un'ora e 23 minuti e raggiungerebbe la velocità massima. massima di circa 30.000 km all'ora. E questo ci porta proprio a un altro aspetto altrettanto interessante della gravità, l'accelerazione durante una caduta. e un paio di avveniristici sci ai piedi vestiti da marziani si lanciano come proiettili umani su vorticosi pendii cercando di stabilire il record di velocità su un percorso netto di un chilometro sono i praticanti coraggiosi e un po' folli del chilometro lanciato Quella del chilometro lanciato è una specialità sportiva che richiede anzitutto una pista di discesa con due caratteristiche ben precise.
Una pendenza che può arrivare oltre il 70% e poi un lungo tratto di piano che consenta alla fine della discesa una graduale decelerazione. Sarebbe veramente pericoloso azzardare una frenata a 248 km orari che costituisce l'attuale record del mondo e la velocità più elevata che un uomo abbia raggiunto sulla terra a corpo libero e senza attrazioni motrici. anche i materiali devono essere molto particolari e in genere costruiti su misura gli sci sono lunghi 2 metri e 40 centimetri e sono fatti di una struttura speciale capace di ridurre al massimo le vibrazioni il casco è anatomico e ha posteriormente un profilo aerodinamico accuratamente studiato in galleria del vento la tuta in poliuretano è ricoperta di polipropilene per diminuire la resistenza all'aria gli scarponi devono avere una particolare inclinazione e sagomatura infine è molto importante che la schiena abbia un'adeguata protezione simile a quella dei motociclisti le cadute possono essere davvero molto pericolose a quasi 250 all'ora Certo che Galileo Galilei sarebbe stato molto interessato a vedere una gara dei famosi sciatori del chilometro lanciato, con i cronometristi lì, intenti a misurare velocità, accelerazioni.
E questo perché Galileo? Galileo, al suo tempo, aveva inventato uno strumento capace proprio di misurare l'accelerazione di un corpo che scende lungo un pendilo, tutto sommato, ed è il famoso piano inclinato. Eccone una riproduzione. fedele che si trova qui alla città della scienza di Napoli. Ricorda un po' un acquedotto in discesa, in effetti c'è un canale che scende all'interno del quale si fa cadere una palla di ferro, di metallo.
L'esperimento di Galileo. È ovvio che, essendo in discesa, la velocità di questa palla aumenta sempre più. Ma come si può calcolare, misurare l'accelerazione?
Beh, l'idea geniale di Galileo è stata di piazzare delle campanelle e questa palla, scendendo, le fa suonare. Ora, sentirete questi suoni, ma soprattutto tenete bene a mente la cadenza delle campanelle. Queste campanelle non stanno a distanze regolari, ma sempre più lontane. Questa a mezzo metro, questa a un metro, un metro e mezzo, due metri.
Eppure, lo avete sentito anche voi, i suoni hanno la stessa cadenza. Segno che l'accelerazione è costante. Bisogna dire che questa accelerazione dovuta alla forza di gravità oggi è molto ben studiata, anche per fini pratici.
Non c'è nessun'altra situazione sulla Terra in cui la forza di gravità si manifesta in modo così evidente come avviene quando un oggetto accelera precipitando in caduta libera. E non c'è nessun essere umano che può sperimentare questa forza meglio di un paracadutista. Per un paracadutista sportivo l'emozione del volo inizia tra i 4.000 e i 1.000 metri.
Per i primi secondi cade accelerando a velocità sempre crescenti. In 5 secondi si toccano i 100 km all'ora e dopo aver percorso più o meno 400 metri si raggiunge la velocità massima. Questa velocità può essere variata a seconda della posizione del proprio corpo.
180 si raggiunge in posizione standard box position, vale a dire pancia rivolta verso il terreno. Per quanto riguarda le variazioni del proprio corpo, mettendosi a testa in giù, la velocità che si può raggiungere massima è proprio in questa posizione a testa in giù. Riducendo perciò l'attrito sull'aria del proprio corpo, si può raggiungere velocità intorno ai 300-350 km all'ora e anche maggiori avendo una maggiore cura degli indumenti e del materiale con cui si va a effettuare la violenza. Precipitare verso terra ad una velocità da Formula 1 senza neppure l'illusoria protezione fornita dall'abitacolo della macchina può sembrare un'esperienza terribile. Ma cosa si prova davvero?
La voglia di saltare è troppa, è troppa veramente, perché ti trovi solo nell'aria e quella sensazione solo quel momento lì te lo può regalare. Non c'è nessun'altra, si può dire, situazione dove ti puoi trovare come in caduta libera. Il paracadute si apre a un'altezza compresa fra i 1250 e i 750 metri e misura tra i 30 e i 15 metri quadrati. Quando il paracadute si apre, l'aumento di superficie permette di aumentare drasticamente la sua velocità. l'effetto della forza d'attrito che è tanto più grande quanto è maggiore la superficie del corpo che cade.
Per questa ragione si rallenta e l'atterraggio per un paracadutista sportivo è in genere davvero dolce. Tuttavia il momento dell'apertura del paracadute è è estremamente delicato. Se non ci fosse questo rettangolo di stoffa qui, che vedete qua, l'apertura avverrebbe a una velocità tale che porterebbe dei grossi danni sia al paracadutista che al paracadute.
Invece con questo rettangolo di stoffa, questa fase di frenata, questo passaggio da 200 km all'ora fino a 15 km all'ora, avviene gradualmente in circa 2-3 secondi. Questo limite di velocità esiste non solamente per i paracadutisti, ma anche e soprattutto per i tuffatori. In effetti, se l'accelerazione supera un punto critico, il tuffatore rischia letteralmente di ammazzarsi al momento dell'impatto sull'acqua.
Lanciandosi da 10 metri, un tuffatore entra in acqua a circa 50 km orari. Da un'altezza di 20 metri la velocità di impatto sale a quasi 70 km orari. Da 35 metri si sfiorano i 90 km orari. Naturalmente è molto importante la posizione del corpo. Arrivare di pancia significherebbe schiantarsi.
Tanto più si riesce a ridurre la superficie d'impatto, tanto più in alto si può salire. Ma anche qui c'è un limite e ben pochi osano farlo. Non si potrebbero lanciarsi dalle altezze che abbiamo detto.
In fondo 35 metri sono quasi l'equivalente del decimo piano di una casa. Anche perché la violenza dell'impatto aumenta con il quadrato. della velocità.
È una legge fisica che molti non conoscono ma che a volte imparano, a proprie spese in caso di incidente d'auto. Tradotta in termini concreti, questa legge fisica si può illustrare con un esempio molto semplice. Se un'auto si scontra a 30 km l'ora, è come se cadesse verticalmente dal primo piano di un palazzo. Se cade al doppio della velocità, è come se cadesse a 30 km l'ora. velocità, cioè a 60 km l'ora, non è come se cadesse dal secondo piano, ma quasi dal quarto piano.
A 90 km l'ora è come se cadesse dal nono. A 120 km l'ora è come se cadesse dal sedicesimo piano. A 150 è come se cadesse dal venticinquesimo piano. In altre parole, la gravità dell'urto aumenta non in modo proporzionale alla velocità, ma in modo proporzionale al quadrato della velocità, cioè alla velocità moltiplicata per 60 km l'ora. se stessa.
Ogni volta che si preme sul pedale dell'acceleratore si entra quindi in dimensioni di incidenti sempre più catastrofici. È per questo che gli scontri ad alta velocità hanno conseguenze così gravi. Anche nello spazio vale questa legge, con la differenza che qui le velocità possono essere altissime grazie all'assenza di aria e quindi di attrito. Un asteroide attratto dalla gravitazione terrestre, per esempio, accelera a tal punto da raggiungere velocità di impatto incredibili.
Il famoso cratere dell'Arizona è stato creato da un asteroide di soli 25-30 metri di diametro. Qualche tempo fa eravamo andati a filmare proprio questo gigantesco cratere e stare sul bordo di questa voragine vi fa capire esattamente quale sia la violenza, l'impatto di un oggetto lanciato ad altissima velocità sul pianeta. A quell'epoca qui c'era una vasta pianura con molti animali e molte piante e il meteorite o meteora come gli astronomi definiscono questi oggetti una volta entrati in atmosfera deve essere arrivato da nord a una velocità di 70 km 40.000 km l'ora. A questa velocità la distanza che separa Roma da New York verrebbe percorsa in circa 7 minuti. L'impatto è stato devastante.
Si calcola che l'energia sviluppata sia stata equivalente a 4 volte più di quella che si aveva avuto in un'epoca. volte la bomba di Hiroshima. Ecco il cratere che ha provocato.
Ha un diametro di oltre un chilometro ed è così profondo da poter contenere un edificio di 60 piani. Si calcola che non meno di 300 milioni di tonnellate di rocce e sedimenti siano state spostate dalla violenza dell'impatto. La vita animale e vegetale è stata spazzata via fino a 150 chilometri da qui. I frammenti di meteorite sono ricaduti nel raggio addirittura di 10 10 chilometri.
Tutto questo è stato provocato dunque da un piccolo asteroide di soli 25-30 metri di diametro. Ma se cadesse sulla Terra un asteroide di 10 chilometri di diametro, cioè 35 milioni di volte più grande? Ciò è effettivamente avvenuto, come ormai si sa, 65 milioni di anni fa. È il famoso asteroide dell'epoca dei dinosauri. Le drammatiche conseguenze di un impatto di tale portata hanno avuto ripercussioni cruciali sull'evoluzione della vita sulla Terra.
Il calore sprigionatosi dopo la collisione raggiunse i 18.000 gradi, all'incirca tre volte la temperatura misurata sulla superficie del Sole. Gli incendi si propagarono e moltiplicarono su tutto il pianeta, bruciando un'immensa quantità di ossigeno e liberando nell'aria l'ossido di carbonio altamente nocivo. L'onda d'urto provocò un enorme tsunami, una gigantesca onda alta centinaia di metri che si abbatté sulle coste spingendosi all'interno per centinaia di chilometri e distruggendo tutto quanto incontrava sul suo cammino.
Il materiale sollevato dall'impatto oscurò rapidamente il cielo. L'atmosfera fu presto satura di una massiccia quantità di polveri che impedì ai raggi solari di penetrare fino a terra. In assenza di Inoltre il processo di fotosintesi si bloccò e le catene alimentari si interruppero.
Le piante non crebbero più e la maggior parte degli animali non ebbe di che cibarsi. È molto probabile inoltre che la vita fu messa a dura prova anche da piogge acide su vasta scala e dal successivo raffreddamento del clima, il cosiddetto inverno nucleare. L'insieme di questi fattori fu la causa più probabile dell'estinzione dei dinosauri e del 70% delle specie allora viventi. Solo pochi, dotati di grandi capacità di adattamento e trasformazione, sopravviveranno alla catastrofe. Fra questi, piccoli animali simili a topolini Sono i primi mammiferi Davanti a loro si schiudono oceani, pianure e cieli quasi deserti Un pianeta libero, tutto da conquistare Ma torniamo ancora nello spazio Dove avvengono molte altre cose straordinarie La caduta di asteroidi ci ricorda che il cosmo non è un'orologeria perfetta e immobile.
Nell'immessità dello spazio tutto si muove e tutto evolve. In questo momento, con ogni probabilità, altri sistemi solari si stanno formando nell'universo sotto l'effetto della forza di gravità, così come è avvenuto per il nostro sistema solare. Anche la nostra Terra, infatti, come tutti gli altri pianeti, si è formata attirando frammenti di roccia vaganti nello spazio, che l'hanno fatta via via crescere fino alle attuali dimensioni.
Ma anche le stelle, come il nostro Sole, brillano grazie alla gravità. Perché i miliardi di miliardi di molecole gassose che premono dall'esterno provocano tali pressioni e temperature all'interno da innescare gigantesche reazioni nucleari che ne producono l'accensione. Insomma, anche le stelle brillano grazie alla forza di gravità. Ma perché stelle e pianeti si attraccono? Che cos'è esattamente questa forza di gravità che pervade l'universo e che crea tutte queste conseguenze nello spazio e anche sulla nostra Terra, influenzando il comportamento delle stelle, ma anche quello delle mele?
Einstein ci ha spiegato che tutti i corpi creano intorno a loro una deformazione dello spazio, anzi dello spazio-tempo. Una deformazione tanto più accentuata quanto più è grande la loro massa. È come se su un lenzuolo teso facessimo scorrere una pallina, essa viaggerebbe in linea retta ma se su quel lenzuolo noi ponessimo un corpo che a causa della sua massa crea un avvallamento la pallina non viaggerebbe più in linea retta ma passando nelle vicinanze dell'avvallamento sarebbe costretta a deviare è così che funziona la trazione gravitazionale se quel corpo avesse una massa molto più grande la pallina addirittura cadrebbe nel suo campo gravitazionale Oppure potrebbe invece ruotarli intorno. È così che la Luna orbita intorno alla Terra. Naturalmente anche la Luna ha una sua massa ed è per questo che a sua volta attrae la Terra, sia pure in misura molto minore.
Il risultato sono le maree, cioè l'acqua degli oceani si innalza leggermente al passaggio della Luna. E questo provoca il ritiro e il riflusso dell'acqua sulle spiagge. Quello che è meno noto è che anche la crosta terrestre si alza leggermente al passaggio della Luna.
È un fenomeno che si può misurare in certe condizioni, come in una profonda caverna. La teoria di Einstein prevede anche l'esistenza di onde gravitazionali che si producono quando gli oggetti si muovono in modo accelerato. Sono difficilissime da captare e possiamo sperare di farlo solo quando gli oggetti che le producono sono di grande massa.
Oggi si cerca di intercettare le onde gravitazionali con diverse attrezzature, la più avanzata delle quali è un gigantesco apparato costruito nei pressi di Pisa, l'interferometro denominato Virgo. Ma torniamo per un momento ai nostri dinosauri. I dinosauri sono dunque scomparsi in seguito a quella colossale catastrofe di 65 milioni di anni fa. E per decine di milioni di anni le loro ossa fossili sono rimaste sepolte nei terreni, fino a quando, a partire soprattutto dall'Ottocento, si è cominciato a riscoprirle e a intuire. La dimensione di questi giganti, a cercare di capire che tipo di animali fossero.
e anche a rimanere molto sorpresi e stupiti dalle loro proporzioni. Questo è il cranio di un tirannosauro, questo calco si trova qui a Roma al Museo Civico di Zoologia ed è davvero impressionante. Pensate che questo animale era lungo 14 metri, pesava probabilmente 5 o 6 tonnellate, cioè quanto 5 o 6 auto di grossa cilindrata.
E poi aveva questa struttura da predatore molto potente, con dei grandi muscoli sul collo, sulla nuca e questi occhi. Guardate che sono un po' più elevati rispetto alla punta del muso, esattamente come il lupo. Cioè questo permette di avere una visione stereoscopica per valutare le distanze.
Quindi questo era un predatore attivo, ma non è da escludere che probabilmente, esattamente come fanno ancora oggi i lupi, si cibasse di carcasse abbandonate per esempio nelle foreste. E con questi enormi denti, alcuni sono lunghi addirittura 15 centimetri, non aveva difficoltà a straziare le cariche. e a spezzare le ossa. Così si presentava il femore di un altro dinosauro carnivoro, l'allosauro.
Anche lui bipede, ma più piccolo del tirannosauro. Pensate che quando si spostava, ognuno dei suoi femori doveva sopportare il peso di uno o due tonnellate. Cioè è come se voi aveste messo in bilico la vostra auto su quest'osso, che non si spezzava.
Sì, sì. E quindi queste ossa fossili ci raccontano un'altra storia legata alle leggi della gravità, e cioè la struttura, l'architettura delle forme viventi per contrastare la trazione terrestre. In effetti l'evoluzione ha lavorato moltissimo, per milioni di anni, al fine di modellare delle strutture capaci di non strisciare più a terra, ma di alzarsi su due zampe o su quattro, di camminare, correre, saltare, costruendo dei raffinati sistemi di ossa, muscoli, muscoli, nervi e tendini capaci di grandi prestazioni, per così dire, antigravitazionali. Uno dei modelli più arditi in natura è certamente il nostro, quello umano. In effetti l'architettura del nostro scheletro ha permesso di liberare due dei quattro arti da terra per far poggiare l'intero corpo solo su due gambe o meglio su due piedi è un vero prodigio dell'equilibrio è come provare a far stare in piedi un tavolino stabilmente solo su due gambe Ormai siamo talmente abituati a camminare nella posizione eretta che non ci facciamo più caso, ma rispetto a tutti gli altri animali che camminano a quattro zampe o che strisciano, riuscire a stare in equilibrio su due gambe, su due arti solamente, è qualcosa di straordinario che ha richiesto tutta una serie di adattamenti allo scheletro e non solo.
Non sappiamo né dove né quando sia cominciata la trasformazione dell'andatura dell'uomo da quadrupede a bipede. Quel che è certo però è che la conquista della posizione eretta ha provocato notevoli cambiamenti e per rendercene conto basta confrontare il nostro scheletro con quello di una scimmia. Uno scimpanse ad esempio avanza tenendo sempre le ginocchia un po' piegate e può addrizzarsi solo grazie ad un considerevole sforzo muscolare.
Noi invece siamo in grado di stendere completamente le gambe e i nostri piedi si trovano esattamente sotto il baricentro del corpo, una posizione che ci consente un ottimo equilibrio. Anche i glutei sono una tipica caratteristica umana. È proprio la contrazione di questi potenti muscoli che ci permette di non sbilanciarci e di restare diritti persino quando camminiamo, nonostante il fatto che ad ogni passo ci troviamo per qualche istante in precarietà.
equilibrio su un piede solo e infatti avete mai notato che le scimmie non hanno dei fondoschiena arrotondati e sviluppati come gli esseri umani sempre per migliorare la distribuzione del peso e l'equilibrio le vertebre inferiori dell'uomo si sono ingrandite e la colonna si è un po incurvata inoltre il foro occipitale è posto quasi perfettamente sotto il cranio questo ci consente di tenere la testa diritta e di guardare sempre avanti a noi In uno scimpanzé invece, il foro occipitale si trova posteriormente. Ma la posizione retta ha richiesto anche un altro adattamento importante, quello del cervello, o meglio... di una sua parte molto ricca in neuroni ed è il cervelletto.
E' proprio lui che ci permette di mantenere l'equilibrio coordinando muscoli e articolazioni in una varietà di movimenti che nessun altro animale sarebbe in grado di effettuare. La trazione gravitazionale però si vendica spesso nei confronti di questo nostro scheletro così ardito e perfetto, facendo sentire dolorosamente il peso delle sue leggi. Essere bipedi crea tutta una serie di problemi dal punto di vista della colonna vertebrale, dei vasi sanguigni, della pressione, delle articolazioni.
Questo perché con l'andatura eretta il peso del corpo non è più distribuito sull'interno. su quattro arti, ma grava sulla colonna vertebrale e sulle gambe. Il nostro organismo non è previsposto per trasportare carichi dalla parte anteriore del corpo, come per esempio quando carichiamo le braccia di oggetti. Portare pesi in questo modo, nei casi più gravi, può provocare ernie.
Sostanzialmente per le medesime ragioni sono a rischio di ernie alle persone che hanno una pancia prominente, la quale aggiunge peso sul davanti del corpo. Persino alcune attività lavorative, apparentemente innocue, come per esempio lavorare al computer, costringono ad assumere atteggiamenti che alterano le curve fisiologiche, portando alla comparsa di tensioni muscolari e quindi dolore. Anche le gambe risentono negativamente della nostra condizione di bipedi.
Il nostro punto debole sono le articolazioni delle ginocchia. Passo dopo passo sono sottoposte ad uno sforzo continuo e con il tempo degenerano. dando origine all'artrosi.
In altre parole, proprio le caratteristiche che hanno determinato il successo della specie umana sono però anche le cause di diversi problemi e malattie. Un'ultima cosa a proposito di ossa e gravità. Le ossa sono molto importanti, naturalmente perché permettono di sorreggere l'intero corpo, ma sono anche molto pesanti.
Ora, è possibile rendere le ossa funzionali, resistenti, ma al tempo stesso anche leggere? La risposta è sì. C'è un trucco, ma è nascosto all'interno della struttura delle ossa.
ossa. In effetti, se si osservano delle sezioni, per esempio, di un femore umano con un microscopio elettronico a scansione, riemergono tutti quegli spazi vuoti. e quelle caverne che alleggeriscono l'intera struttura.
Viste a questa dimensione microscopica, le ossa umane mostrano molto bene l'impalcatura capace di creare al tempo stesso resistenza e leggerezza, con questa rete di trabeccole, così vengono chiamate, che danno rigidità alla struttura, ma anche aria. Il dramma è che con l'età si verificano dei piccoli crolli interni. È un po' come se dentro una caverna si spezzassero tutte le stalagmiti, le stalattiti e dell'osteoporosi. Allora, guardate, questa è la sezione di un osso sano. Questo invece è un osso colpito proprio dall'osteoporosi, si vede molto bene la differenza, è un osso molto più spugnoso, con tantissimi spazi vuoti, sono aumentate le cosiddette caverne e questo alla lunga può provocare dei cedimenti, se non addirittura delle fratture dell'interosso, come notoriamente avviene per il femore.
Ci sono anche animali con ossa molto particolari e sono gli uccelli. In effetti per volare devono essere molto leggeri e quindi le loro ossa sono strutturate internamente in modo tale da essere il meno pesanti possibile. Hanno delle pareti sottilissime e soprattutto sono riempite d'aria, sono delle ossa pneumatiche come si dice. La storia del volo è una storia lunghissima e gli uccelli non sono altro che gli ultimi rappresentanti di una larghissima serie di animali volanti, piccoli e grandi. vissuti nelle varie ere.
L'invenzione del volo è stata la più grande sfida alle leggi della gravità e vale la pena di capire quali siano stati i vari stratagemmi, i vari trucchi escogitati e inventati nel corso dell'evoluzione per vincere l'attrazione della Terra. e alzarsi in volo liberi nell'aria. I primi esseri viventi a inventare il volo furono gli insetti, circa 300 milioni di anni fa.
E c'erano anche esemplari fuori misura, come una libellula dall'apertura alare di 70 centimetri. I più efficienti rettili di un'esplosione, I cartili volanti vissero invece nell'era dei dinosauri. Oggi sono tutti estinti, ma in passato ce ne furono molte specie diverse, alcune piccole come passerotti, altre gigantesche con aperture alari superiori ai 10 metri, come alcuni cacciabombardieri. Oggi i più spettacolari volatori del pianeta sono senza dubbio gli uccelli. La loro origine è ancora parzialmente avvolta nel mistero, ma la gran parte degli scienziati ritiene che siano gli ultimi discendenti dei dinosauri, che dunque non si sarebbero del tutto estinti, ma solo radicalmente trasformati.
Gli uccelli sono in tutto e per tutto perfette macchine per volare. Le ali sono coperte da penne in modo da sostenere l'animale e permettere anche un migliore flusso dell'aria sulla superficie. Il becco, leggero e robusto, sostituisce i pesanti denti.
Le ossa poi sono cave in modo da rendere lo scheletro leggero e lo sterno è particolarmente sviluppato per fornire un solido attacco ai muscoli che muovono le ali. Questi adattamenti consentono prestazioni da record. Un rondone, ad esempio, è in grado di volare per centinaia di chilometri in un giorno, mentre un falco in picchiata può superare i 200 chilometri all'ora. Tra i mammiferi, i signori dell'aria sono senza dubbio i pipistrelli.
Le loro ali sono costituite da una membrana tenuta tesa fra le dita degli arti anteriori, che sono molto allungate. Altri animali, come gli scoiattoli volanti, non volano davvero ma piuttosto planano. L'avventura inizia con una potente spinta nel vuoto.
Quando lo scoiattolo allarga le zampe, la membrana si apre e diventa una superficie portante. La lunga coda appiattita serve come stabilizzatore per equilibrare il volo. L'idea di riuscire a volare come un uccello o anche soltanto di planare è un sogno molto antico dell'uomo. Qualcuno in passato ha persino progettato delle ali meccaniche come fece per esempio Leonardo da Vinci, ma senza risultati. Solo in tempi recentissimi, l'uomo è riuscito a mettere le ali e vincere la gravità grazie ad una struttura semplice ma raffinata, il deltaplano.
Sfruttando le correnti ascensionali, il deltaplano ha conseguito un'esplosione di circa 100 km. sentito record incredibili, voli di centinaia di chilometri e persino imprese temerarie come quelle realizzate dal nostro Angelo d'Arrigo, per esempio il sorvolo del Sahara o la traversata del canale di Sicilia e persino il sorvolo dell'Everest e delle Ande. Guardando queste immagini viene alla mente il primo patetico tentativo di planare con delle ali a pipistrello fatto da un sarto parigino nel 1910. Per dimostrare che la sua idea funzionava, si lanciò dalla torre Eiffel.
Cadde come un sasso e morì sul colpo. Oggi molti si gettano nel vuoto da grandi altezze e arrivano a terra senza danni, utilizzando anch'essi del semplice tessuto di sartoria ma confezionato a forma di paracadute. Scendendo in caduta libera, certi paracadutisti hanno persino imparato a dirigersi per riunirsi in gruppo e creare delle coreografie volanti. Il sarto parigino sarebbe stato felice di unirsi a loro. Per vincere la gravità, l'uomo ha inventato negli ultimi cento anni molte macchine volanti, dagli aerei agli alianti agli elicotteri, usando motori a elica, a pala, a reazione.
Ma forse l'invenzione più affascinante, quella che avrebbe incantato Leonardo da Vinci, è quella presentata alle Olimpiadi di Los Angeles. Un vero uomo volante che ha sorvolato lo stadio utilizzando un propulsore collocato nello zaino. C'è anche un'altra sfida dell'uomo alla gravità.
È quella che ha spinto tanti alpinisti coraggiosi ad affrontare le pareti verticali delle montagne con i loro strapiombi da vertigine. Quali motivazioni hanno portato l'uomo a misurarsi con una disciplina tanto rischiosa e difficile che sembra porlo in diretta competizione con i più ostili elementi in natura? Probabilmente il desiderio di raggiungere e conoscere tutti i luoghi di questo pianeta, anche i più inaccessibili, di spingersi su un punto di osservazione più alto da cui dominare il paesaggio, sfidare se stesso per capire fin dove sia possibile arrivare con le proprie capacità e le proprie forze. Scalare montagne fino alle vette o arrampicarsi su pareti di roccia verticali significa prima di tutto affrontare con coraggio la forza di gravità esponendosi a centinaia di metri di vuoto.
Sebbene oggi esistano ancora moltissime cime inviolate, le vette più famose della Terra sono state conquistate e l'alpinismo si è differenziato in molte discipline diverse. L'alpinismo classico, che ha come obiettivo di raggiungere la cima di una montagna, è uno sport molto diffuso che si fa un vanto di non essere agonistico. Oggi tecniche e materiali consentono agli arrampicatori di affrontare difficoltà e rischi in situazioni estreme. Come in questa impressionante parete in Sudafrica, dove è necessario mettere in campo tutta l'abilità possibile per superare alcuni passaggi. Banco di prova del coraggio e della tecnica alpinistica è la ormai classica e sempre insidiosa parete nord del monte Eiger in Svizzera.
Per via degli strati di roccia e ghiaccio e dei repentini cambiamenti meteorologici che la rendono inutile, in fida e difficile è una vetta raggiungibile solo dai più bravi. Nella zona delle cime più alte del mondo, dove non è solo la gravità a frapporsi tra l'alpinista e la cima, ma anche la carenza di ossigeno, scanare può voler dire salire salire in verticale su una lingua di ghiaccio come questa alle pendici dell'Everest o attaccare una parete nel Caracorum da salire incordata in più giorni facendo tappa con rischiosi bivacchi sospesi a centinaia di metri nel vuoto, esposti al freddo e ai rischi del maltempo che a quelle altitudini non perdona. Guardando le immagini di queste imprese piene di rischi e pericoli, viene in mente che in natura esistono in realtà degli animali che sanno fare le stesse cose, ma senza moschettoni o corde. E sono, per esempio, le mosche che riescono a salire. su una parete o ancora peggio i jacky che sono molto più pesanti e riescono a camminare su un soffitto senza cadere.
Ma come ci riescono? Esiste un trucco escogitato dalla natura per vincere la gravità e questo trucco si trova... sotto la superficie delle loro zampe. Guardate. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, la straordinaria capacità dei jacky di arrampicarsi e di rimanere attaccati a qualunque superficie non è dovuta alla secrezione di sostanze resive e men che meno a piccole ventose disposte sotto le zampe.
Ma allora come fanno? Il segreto è nei cosiddetti legami di Van der Waals, cioè in legami di tipo elettromagnetico. dovuti al fatto che le parti più positive di una molecola tendono ad attaccarsi a quelle più negative della molecola vicina e viceversa e i jack cosa c'entrano ebbene le palme delle zampe di questi animaletti sono coperte da sottilissime setole del diametro pari a circa un decimo di un capello umano e lunghe pochi centesimi di millimetro ciascuna setola a sua volta è sfilacciata in migliaia di piccolissimi filamenti e poiché su una zampa possono trovarsi mezzo milione di setole, ogni animale possiede miliardi di filamenti. Istintivamente i piccoli rettili appoggiano la zampa in modo da far aderire perfettamente alla parete le setole e le loro dimensioni. di ramazioni.
In tale maniera complessivamente si stabilisce un legame tanto forte che una zona coperta di setole grande come una monetina potrebbe reggere un peso di circa 20 chili. Come fa poi il gecko a staccare la zampa dal muro dopo che vi si è appoggiato? Sembra che il trucco sia spostarla in modo da rompere pochi legami alla volta separando le setole dal muro così come si staccherebbe un nastro adesivo sollevandolo da un'estremità. E noi riusciremo mai a scorazzare lungo i muri come Jackie?
In realtà questa possibilità potrebbe non essere del tutto fantascientifica. Centinaia di migliaia di dollari sono già stati investiti per costruire filamenti artificiali simili a quelli che coprono le zampe dei Jackie e i primi risultati sono già arrivati. Forse il giorno in cui disporremo di una formidabile colla di Jacko non è poi tanto lontano. Ma ci sono anche degli uomini che cercano di imitare i jacky, pur non avendone le caratteristiche, e sono i famosi free climber, cioè quegli scalatori che praticano l'arrampicata libera, usando soltanto le mani e i piedi.
In questo caso è una sfida... non soltanto contro la gravità ma anche contro la morte. Nella verticalità di una parete rocciosa, Manolo ricerca segni, fessure, buchi, li studia e li interpreta in un movimento armonico e continuo. Pioniere dell'arrampicata libera, maestro di se stesso, Manolo si accosta alla montagna di istinto, già all'età di 17 anni.
da allora egli è il primo alla fine degli anni 70 ad aprire numerosissime vie doromitiche avventurandosi persino su un 8000 metri malayano La sfida continua alla gravità e a superare se stesso porta Manolo a leggere dentro le fessure della roccia individuando le vini e i percorsi con una sintesi che ha in sé passione, tecnica e allenamento costante. In questo straordinario personaggio questi tre elementi si combinano al punto tale che egli in una cascina di sua proprietà in provincia di Trento ha organizzato una specie di palestra dove si allena costantemente e che riproduce quello che si farà in ambiente naturale. Com'è possibile tutto ciò?
Scalare pareti rocciose inaccessibili leggendole come un libro impegnativo e difficile da sfogliare? Ecco cosa risponde Manolo. Sviluppare la tecnica dell'arrampicata serve anche a saper fare economia delle proprie forze.
Malgrado i rischi, molti free climber affrontano imprese che sembrano davvero impossibili, come la scalata dei grattacieli. Sono imprese compiute solitamente in modo clandestino perché vietate. Solo quando l'arrampicata è già cominciata interviene la polizia, che non può far altro che aspettare il free climber sulla cima del grattacielo, sperando che ci arrivi senza problemi. Fino ad ora abbiamo visto quanto l'uomo fatichi e rischi per vincere la legge di gravità. Il fatto che siamo continuamente attratti da questa specie di calamita terrestre ha portato a inevitabili modifiche nel modo di vivere, di camminare, di costruire edifici, eccetera.
In effetti l'attrazione, la gravità non la si può eliminare ovunque. Però non ovunque agisce allo stesso modo. Per esempio, se io prendo questo cubo di legno e lo lascio cadere, qui rimane, oltre non può andare.
Ma se io uno stesso cubo di legno lo butto in acqua, cosa accade? Vediamo. Galleggia non va a fondo e questo perché sta subentrando una legge particolare che tutti conosciamo, l'abbiamo imparata a scuola, è il famoso principio di Archimede, cioè un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al peso di fluido spostato.
In altre parole, il cubo di legno rimane a galla perché già contiene dell'aria al suo interno, un po' come una barca, ma soprattutto anche perché il legno è più leggero dell'acqua. e quindi il tutto riceve una spinta verso l'alto sufficiente a farlo galleggiare e non andare giù. Lanciando una pietra invece di un cubo di legno le cose ovviamente sono diverse, perché la pietra è più pesante dell'acqua e quindi anche lei riceve una spinta verso l'alto, ma non sufficiente a contrastare, a compensare il suo peso specifico che è altissimo e quindi va sul fondo. Tutti gli esseri marini, senza saperlo, si muovono sfruttando il principio di Archimede. Poiché il loro corpo pesa praticamente quanto l'acqua, è come se si trovassero in assenza di gravità perché la spinta dal basso verso l'alto è uguale all'attrazione gravitazionale e quindi possono volare nell'acqua per così dire senza avere le armi.
ali. È quello che succede anche ai sub. Con una piccola astuzia i subacquei si agganciano dei pesi alla cintura in maniera da equilibrare esattamente le due spinte. In questo modo riescono a rimanere anche loro sospettati.
spesi nell'acqua. È questa particolare situazione che viene sfruttata dagli astronauti per i loro allenamenti. Immergendosi dentro una piscina, possono addestrarsi a compiere quelle manovre che dovranno svolgere a bordo delle stazioni spaziali in condizioni di gravità zero.
Non è la stessa cosa naturalmente, ma è una situazione che si avvicina a quella che incontreranno nello spazio. C'è ora una considerazione molto interessante da fare. Noi non viviamo nell'acqua...
ma nell'aria che è tutta attorno a noi e l'aria si comporta come un fluido. Quindi vale anche qui il principio di Archimede? Ma certamente.
Ecco la prova. Ecco la spinta dal basso verso l'alto che riceve il palloncino che sale inesorabilmente perché è riempito di elio, che è più leggero dell'aria. Qui succede la stessa cosa che succederebbe se noi provassimo...
a spingere verso il fondo il nostro cubo di legno. Non è assolutamente possibile. Ogni volta cerca di ritornare in superficie e questo perché il legno è più leggero dell'acqua.
Evangelista Torricelli fece un esempio molto azzeccato per descrivere la situazione in cui noi viviamo. Disse, noi viviamo in fondo a un oceano di aria. Ed è proprio così. In effetti noi non viviamo in fondo al mare, ma in fondo all'aria, sopra le nostre teste c'è un vero e proprio oceano di aria che preme sulle nostre teste.
Ma questa pressione varia di circostanza in circostanza, ecco perché in televisione i meteorologi parlano di alta e bassa pressione atmosferica. Il fatto che tutto ciò che è più leggero dell'aria salga verso l'alto è stato all'origine di uno dei primi tentativi dell'uomo di sfuggire alla gravità terrestre, quello dei fratelli mongolfie. Riempiendo un pallone di aria calda che è più leggera dell'aria fredda, i fratelli mongolfie riuscirono a decollare tra la meraviglia e lo stupore dei presenti.
Dopo di loro molti altri salirono su questi palloni ad aria calda compiendo anche traversate pericolose. Il problema era però l'impossibilità di dirigerli. Si poteva andare solo nella direzione in cui gli spingeva il vento. Con i primi motori nacquero dei palloni che si potevano dirigere, dei dirigibili appunto.
Invece dell'aria calda utilizzavano un altro gas anch'esso più leggero dell'aria, l'idrogeno. Una soluzione molto più pratica ma anche molto rischiosa. l'idrogeno infatti può prendere fuoco e il disastro dell'Indenburg diede un colpo durissimo a questa tecnologia.
Si usò allora l'elio che non è infiammabile e ci fu un nuovo sviluppo dei dirigibili con la creazione addirittura di linee transatlantiche. Ancora di recente nuovi tipi di dirigibili sono stati costruiti per utilizzare le loro caratteristiche molto particolari. Esistono dunque vari modi per vincere l'attrazione terrestre o quantomeno per neutralizzarla, come abbiamo visto nel corso della puntata.
Ma si può trovare il modo per riuscire a rimanere sospesi in mezzo all'aria, letteralmente, o come si dice, per levitare? È un campo di studi estremamente interessante, soprattutto per le sue ricadute industriali. E a questo proposito qui abbiamo allestito un...
piccolo esperimento molto interessante. Ci sono, lo vedete, due colonine di plexiglass sulle quali scorrono dei cilindri metallici. Ora, cosa succede quando lo infilo, ne infilo una e lo lascio cadere? Viene attratto dalla gravità terrestre e praticamente si incolla sulla pedana.
Anche questo dovrebbe fare la stessa cosa, ma grazie a una piccola modifica vedrete si comporterà in un modo completamente diverso. rimbalza, quasi fosse una pallina di gomma. Perché?
Perché in realtà non si tratta proprio di un semplice cilindro metallico, è una calamita e sotto gliel'abbiamo messo un altro in modo tale che si respingano. Ecco perché non è possibile riuscire a farla andare più in basso, non solo, ma basta semplicemente innalzare la calamita di sotto per far salire quella di sopra. Vedete, c'è proprio un punto di equilibrio.
Ebbene, questo sembra solo un esperimento. curioso, ma in realtà è alla base di un'applicazione estremamente importante in campo industriale, anzi nel campo dei trasporti, come i treni a levitazione magnetica. Il Maglev, in gergo tecnico il treno a levitazione magnetica, può essere a buon diritto definito treno volante, poiché viaggia sollevato di qualche centimetro su una monorotaia di cemento e acciaio.
Per vincere la gravità utilizza la forza di repulsione magnetica. Infatti, sia sul treno che sulla rotaia sono installati potenti magneti della stessa polarità. È la loro reciproca repulsione a far sì che il treno leviti.
Una volta che il treno è sollevato, l'unica forza che si oppone al suo movimento è quella dovuta all'attrito con l'aria e ciò consente di raggiungere velocità molto più elevate rispetto a quelle di qualsiasi treno convenzionale. Un'opportuna forza elettromagnetica serve anche a far muovere il treno. Il segreto è un campo magnetico disposto sulla rotaia. Insomma, il motore non è più solo sul treno, ma nella rotaia stessa.
Il Maglev inizia la sua corsa su ruote di gomma, ma giunto ad un'opportuna velocità avviene il decollo che lo solleva e lo fa volare silenzioso e stabile. La ricerca sui treni a levitazione magnetica inizia negli anni 30, con i primi brevetti in Germania e nel mondo. negli Stati Uniti.
Ma è in Germania e in Giappone che il treno a levitazione viene maggiormente sviluppato. In Germania nasce il progetto Transrapid nel 1969 e i test vengono effettuati dal 1987 su una linea sperimentale di 31 chilometri. La tecnologia Transrapid è stata adottata anche in Cina.
La linea che collega Shanghai con l'aeroporto inaugurata nel 2002 è al momento l'unica linea commerciale Maglev ad alta velocità nel mondo. Il tragitto è di 30 km e viene percorso dal treno in 7 minuti e 20 secondi con una velocità media di 250 con punte di 430 km orari. Ma la vera scommessa è realizzare lunghe linee di treno. a levitazione magnetica che uniscano città distanti centinaia se non migliaia di chilometri.
In Giappone nel dicembre 2003 è stato realizzato il record di velocità sulla linea test nella prefettura di Yamanashi raggiungendo l'incredibile velocità di 581 chilometri orari. Se la proposta della Central Japan Railway Company verrà approvata, Tokyo e Osaka verranno presto collegate da una linea che consentirà di percorrere i 500 km di distanza in appena un'ora. Facendo un paragone con l'Italia, sarebbe come collegare Roma e Milano con una sola ora di treno.
Una curiosità a proposito di levitazione. Vari anni fa Alberto Sordi interpretò in un film il ruolo di un giornalista televisivo che faceva un'inchiesta sui fenomeni paranormali ed era totalmente... scettico.
Il titolo di quel film era Io sono un fenomeno paranormale. Futuro! Capanna del Fakiro prima! Vito! Eccomi!
Siamo arrivati con la mia piccola truppa in questa misera capanna del Fakiro dove lui tiene, diciamo così, i suoi attrezzi di lavoro. lavoro anche se sono delle rocce dei marmi non è stato facile entrare in questa sua capanna privata ma io non conosco ostacoli voglio che trionfi la verità per il rispetto che ho dei miei telespettatori ecco signori questi sono i i famosi chiodi che costituiscono il materasso del letto del fachiro. Beh certo, non è un letto ortopedico il suo, ma diciamo che non è scomodo e sapete perché?
Guardate la mia mano. Ebbene io l'appoggio qui sui chiodi, faccio pressione, i chiodi rinculano e la magia si compie. Ma che magia, è un banalissimo trucco da prestigiatore.
Ti do la mano. Oddio, oddio che? Ma sto volando io. Ma non è vero quello che dicono i bambini?
Si può volare senza ali? Se un'energia psichica permettesse davvero di volare, sarebbe fantastico. Purtroppo non si è mai vista una cosa del genere. Quanto è bello!
Bravo Roberto! Va a basciò! Vieni che ti dico! Ecco, mi sono pronto!
In India però c'è chi questo lo sa fare davvero. È qualcosa che viene ripetutamente mostrato ai turisti in molti luoghi, magari in 5 anni. archeologici eccetera.
E noi ora lo riprodurremo, vedete abbiamo qui una persona distesa su un normalissimo pavimento ed è ricoperta con una coperta, un telo. E ora si alzerà, leviterà. Attenzione, non è un fenomeno paranormale. Vi garantisco che sotto non c'è un cric, un montacarichi, un braccio meccanico, il pavimento è normalissimo e sopra non ci sono neanche dei cavi invisibili.
È un trucco semplicissimo, a voi indovinarlo. La levitazione è uno dei fenomeni pseudo paranormali realmente straordinari. Ancora oggi ha un successo notevolissimo nei teatri dove tutte le sere faccio volare a mezz'aria il corpo di un uomo.
di una giovane fanciulla, il pubblico rimane estasiato. Ecco, in questo nostro viaggio nel mondo della gravità non poteva mancare un incontro con Silvan, che da sempre sfida le leggi della gravità con dei piccoli capolavori dell'illusionismo. Grazie.
Allora, ci ha preparato alcuni oggetti particolari, non è vero? Sì, anche perché penso che non è necessario levitare un corpo di una persona a mezz'aria per stupire la gente. ma anche con un oggetto comune, un oggetto avvicinabile un po' da tutti voi a casa. Per esempio ci sono delle carte da gioco qui, ecco ne prendiamo tre, carte normalissime da gioco, non ci sono fili, non ci sono calamite, state attenti, concentrarsi è importante.
Allora attenzione, così, piano, piano, e poi un soffio leggero. Ora, ripetiamo, va bene? Vedo Alberto che è un pochino basito, è rimasto così.
Perché tutti noi abbiamo provato a costruire castelli di carta e il primo mattone è sempre quello più difficile, quindi c'è un altro sistema. Attento, così, c'è niente, niente che la dica, niente che la dica, sopra così, piano, piano. Questo è un po' più difficile. Ecco, basta concentrarsi, vedi? E voilà, ancora soffiamo sopra.
E voilà, davvero curioso. Comunque qui diciamo che l'oggetto è rimasto comunque ancora a contatto con il tavolo. Non ha cominciato a levitare. Perché il primo stadio è la sospensione. Ok, questa allora era la prima parte.
La seconda è la levitazione totale. Che ci fa vedere adesso? Certamente.
Allora vediamo. Certo, questa è una levitazione per esempio con una sigaretta. Non ci sono fili, non ci sono calamite, non ci sono specchi.
Attenzione. Con la sola forza del pensiero. Sì.
Si muove. Ecco. Che legge?
Al di fuori di ogni legge di gravità. Senta però lei riesce a far levitare qualcosa di molto più pesante non una sigaretta ma addirittura una persona con un sistema che le invidiano molto che lei è riuscito a mettere a punto unica al mondo dopo anni e anni di lavoro, non è vero? Chiedo scusa per l'immodestia, ma è vero perché è una limitazione che viene fatta per la prima volta senza un fondale, ci vuole dire che di solito il prestigiatore, l'illusionista in teatro.
opera sempre servendosi di un fondale e questa viene fatta senza fondale e viene fatta naturalmente con una ragazza, una splendida ragazza direi, seminuda, cioè in bikini. Non le nascondo una cosa che durante questo esercizio definiamolo di alto illusionismo, ebbene io stesso non so come riesca a farlo. L'unico modo di levitare veramente è quello che hanno scoperto i tecnici che si occupano dell'addestramento degli astronauti, grazie a un aereo che compie i voli a parabola.
Torniamo all'albero di mele e alla famosa mela di Newton. Come cadrebbe questa mela se ci trovassimo su un altro pianeta? Qui sulla Terra le mele cadono in questo modo perché sul nostro pianeta c'è una certa...
Gravità, un certo campo gravitazionale. Ma se noi in questo momento ci trovassimo sulla Luna e lasciassimo cadere la mela, ecco cosa succederebbe. La mela cadrebbe molto più lentamente perché la trazione sulla Luna è 6. volte inferiore.
E abbiamo tutti in mente le famosissime immagini degli astronauti sulla Luna. Sembra che si muovano a rallentatore volando, proprio perché essendo la Luna molto più piccola della Terra, la sua massa è inferiore e di conseguenza anche il suo campo gravitazionale, cioè la sua attrazione, è minore. Ma nel nostro sistema solare ci sono molte altre lune ancora più piccole. Per esempio Europa, che è un satellite di Giove. Cosa succederebbe se gli astronauti si recassero su questo satellite?
Europa è un pianeta ricoperto di ghiacci, ed è per questo che gli astronauti potrebbero forse spostarsi in motosnitta. La gravità è così bassa che avrebbero l'impressione di scivolare con leggerezza sulla superficie. Addirittura potrebbero gettarsi in un precipizio senza il rischio di sfracellarsi. Ma la nostra mela potrebbe cadere ancora più lentamente se ci trovassimo su una luna ancora più piccola. Per esempio Fobo, che è una delle lune che orbita attorno a Marte, ma più che una luna è quasi una grande roccia, pensate che ha appena 22 km di diametro.
E se un giorno gli astronauti decidessero di andare su Marte e quindi poi anche di visitare Fobo, ecco cosa sperimenterebbero. Se noi ora ci trovassimo in orbita attorno a un pianeta equilibrando velocità e gravità Ecco quello che succederebbe. La mela rimarrebbe sospesa in aria, non verrebbe più attratta dalla superficie del pianeta.
Ed è esattamente quello che accade a tutti i frammenti di roccia che orbitano attorno a Saturno. Qui tutto sembra immobile, sospeso nel vuoto, e sono miliardi di anni che intorno a Saturno orbitano frammenti di roccia e ghiaccio, creando i suoi famosi anelli. La legge di gravità qui sembra non agire più, ma è solo un'apparenza.
Perché è proprio la forte attrazione di Saturno a far ruotare tutta questa giostra, bilanciando la tendenza dei frammenti a fuggire con la forza di gravità. Ma riusciremo un giorno anche noi, o i nostri discendenti, a provare le emozioni di viaggi nello spazio in assenza di gravità? Apriamo un momento la porta alla fantasia per un piccolo divertissement. Già oggi sulle stazioni spaziali cominciano ad andare dei turisti.
In varie occasioni, dei miliardari hanno pagato all'ente spaziale russo un costosissimo biglietto, l'equivalente di 40 miliardi delle vecchie lire, per recarsi su una stazione spaziale. In futuro come andranno le cose? Non si sa. Sfingiamoci però in avanti con la fantasia.
Oggi si parla della possibilità tecnica di costruire immense stazioni spaziali destinate al turismo. Se una cosa del genere dovesse verificarsi in futuro, ecco alcuni dei giochi spaziali che si potrebbero effettuare. Una piscina spaziale dove anche l'acqua galleggerebbe. Un'altra piscina spaziale dove anche l'acqua galleggerebbe.
Un Luna Park con strani effetti di gravità. Una ruota per il jogging con livelli di gravità diversi graduati a seconda della velocità della ruota. E persino la possibilità di volare con proprie ali in assenza di gravità.
Al di là di queste fantasie possiamo anche porci una domanda interessante sarebbe possibile aumentare la trazione gravitazionale qui sulla Terra? Beh, in un certo senso sì, è già possibile perché è quello che effettivamente accade durante la Terra durante i decolli dei veicoli spaziali. Per esempio, durante la partenza delle missioni Apollo, le missioni che portarono l'uomo sulla Luna, al momento del decollo e dell'atterraggio, gli astronauti si sono rinforzati I astronauti, a causa dell'accelerazione, venivano schiacciati contro i loro sedili con tale forza che è come se avessero sopportato una gravità sei volte superiore a quella normale, cioè 6G.
Per fare un'analogia, è come se sopra un uomo disteso a terra si sdraiassero altri sei uomini. In alcuni voli spaziali questo effetto di gravità ha raggiunto addirittura i 15 g e anche più. Come se l'astronauta fosse schiacciato dal peso di 15 uomini.
In queste condizioni è quasi impossibile anche solo sollevare una mano. Gli organi interni sono sottoposti a una forte pressione e persino respirare diventa un'impresa. Il sangue non riesce ad affluire alla retina creando un fenomeno di cecità temporanea chiamato velo nero.
3, 2, 1 Oggi le cose vanno diversamente, non soltanto perché le tute anti-gravità sono state perfezionate, ma perché i decolli sono più dolci. Tant'è vero che un uomo di 70 anni, l'ex astronauta John Glenn, ha potuto partecipare ad una missione dello shuttle, dimostrando che anche una persona avanti con gli anni, in buona salute, può oggi affrontare un volo spaziale. Stiamo giungendo alla conclusione di questo nostro lungo viaggio e la forza di gravità, certo, rimane ancora un po' misteriosa per alcuni suoi aspetti ma è anche vero che ha completamente modellato il mondo nel suo tempo. quale viviamo, facendoci faticare, facendoci rischiare a volte, ma facendoci anche divertire, e molto, come quando si gioca a pallone. Il gioco del pallone infatti è un gioco tutto basato sulle leggi di gravità con le sue traiettorie, le sue orbite, le sue accelerazioni Una punizione, un cross, un colpo di testa seguono proprio la fisica di Galileo e di Newton applicata al gioco del calcio Qualche scienziato ha addirittura pensato di applicare la fisica ai Luna Park e alle montagne russe.
Il principio su cui si basano le montagne russe è semplicissimo, la forza di gravità. I carrelli vengono portati da una cremagliera in cima al punto più alto e e poi lasciate andare. La gravità fa il resto.
Dopo una discesa mozzafiato la velocità supera i 100 orari. Ma ecco questa velocità può essere usata per risalire una nuova vetta, per entrare in un anello o gettarsi in una serie di abitamenti. probabilmente solo nelle acrobazie di un caccia militare o nella formula 1 si riescono a provare tante sollecitazioni ed emozioni le leggi della fisica entrano praticamente in tutti i giochi e gli sport per esempio nello sci o anche nelle acrobazie degli uomini volanti del circo E anche Tarzan, senza saperlo, utilizzava con le liane le leggi del pendolo di Galileo.
Dicevamo prima che è proprio la gravità a muovere tutto il ciclo dell'acqua, cioè a permettere alla pioggia di scendere sul suolo, a permettere l'esistenza dei torrenti che scorrono nelle valli fino a formare le cascate. E all'inizio abbiamo ammirato le bellissime cascate del Niagara con tutta la loro potenza ed è proprio con un'altra bellissima immagine di cascate che vogliamo chiudere questo programma. Sono... le cascate di Iguassù, tra l'Argentina e il Brasile. Al di là delle leggi fisiche che regolano il comportamento della materia, al di là di Archimedes, Mene, Newton, Galileo, Torricelli, rimangono infatti questi straordinari spettacoli della natura, che noi viviamo nella nostra dimensione umana, dimenticando le leggi di gravità e le spinte dal basso verso l'alto.
È una dimensione nella quale ritroviamo il piacere di lasciarci possedere dalle immagini, una situazione in cui non contano più molecole o atomi. me, ma solo emozioni e sensazioni. Grazie per averci seguito, buona sera.