Grazie. Ecco, questa è la maschera che in arte viene chiamata a mezza sola. Il pan di zucchero, che poi i comici chiamano o cuppolù.
E stai attento, eh! Il pianto. Il caldo, l'amore, l'odio.
Per noi che vogliamo compiere un viaggio in più paesi per conoscere dove la commedia dell'arte ha germogliato, è molto semplice. Infatti basta salire su un aereo e attraversare i cieli. Ai tempi in cui nacque in Italia questo genere di teatro, i mezzi di trasporto erano gli stessi carri dei comici dell'arte. Il loro cammino è stato lungo e sofferto, perché questo genere di spettacolo viveva in un'epoca in cui la gente non aveva mai visto un'epoca.
non nelle corti dei nobili ma nelle piazze, nei mercati, in strada e gli attori spostandosi da una città all'altra potevano sopravvivere grazie all'obulo di occasionali spettatori. ...questa sera coloro che non conoscono il francese saranno avvantaggiati e handicappati quelli che lo conoscono perché cercano di... come si dice quella parola? Ho studiato dieci anni!
E non capisco niente! Non vi dico che quando ho recitato questo pezzo in Francia che disastro! lo senti, l'aggirottale, se rovipestale, vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv Cos'è la commedia? La commedia dell'arte, commedia della gente che ha il mestiere, l'arte è il mestiere, cioè professionisti, gente che non si muove ogni tanto su un palcoscenico, ma fa del palcoscenico la propria vita.
è stato forse il primo veramente organizzato con una compagnia, con uno statuto, con dei contratti, con un programma annuo che veniva avanti. Poi naturalmente cosa è successo? visto il successo che avevano, successo successo, poi è accaduto che grazie al successo che hanno ottenuto hanno destato l'interesse anche del potere costituito, i conti, due buchi, principi e ogni comune italiano, o meglio ogni signoria, aveva un gruppo di teatranti. Nel 1500 c'erano più di 100 compagnie di comici dell'arte in Italia, ci fu la diaspora determinata dal fatto che i comici dell'arte, essendo intellettuali, non erano straccioni come pensiamo, che vanno nella piazza.
di cui parliamo, la gente che aveva un teatro, che aveva i principi dietro, che addirittura era il committente degli spettacoli, c'erano letterati importanti e lì c'è stato il grande movimento della riforma e con la riforma la controriforma, cioè Martino Lutero, tutta l'invasione, proprio il crollo dei poteri costituiti della Chiesa Cattolica in quasi tutto il nord Europa. e si temeva addirittura che ci fosse questa ondata che avrebbe rovesciato il Papa, i Vescovi, i Cardinali in Italia, contro riforma, tutti gli intellettuali che avevano dubbi o che facevano certi discorsi sono stati perseguitati, qualcuno impiccato, qualcuno bruciato vivo tanto per gradire e anche i comici dell'arte e via, fuori, cacciati. E quindi abbiamo avuto...
questa diaspora che ha invaso tutta l'Europa. Qualche grande storico dice che se non ci fosse stata la cacciata dei comici dall'Italia, la rivoluzione dentro il teatro, la cultura di tutta l'Europa, rinascimento inglese, rinascimento francese, mogliere e prima appresso tutti i grandi autori di teatro, compreso il teatro elisabetiano. non sarebbero mai nati e c'è da crederci, infatti se noi guardiamo con l'arrivo dei comici in Francia e poi in Inghilterra e in tutta l'Europa fino giù, si può dire a livelli dell'Africa e dell'Asia, noi notiamo subito che quando arrivano questi comici fanno uno scatto straordinario al teatro, prima di tutto smette di essere dilettantistico in Europa fatto casualmente e anche loro imparano la professionalità, imparano a mettere in piedi delle compagnie che sono soprattutto organizzate culturalmente, non soltanto sul piano tecnico del muoversi. Aida me, chi è che tu dici è Aida?
Me che so, sgorbiato, secco. Ui, sgorbiato, ti sento dalla voce, ui sento che ti senti. Venimi in presa, venimi a aidarmi, ma non posso aidarti, desgraziò! chi quello di sciapare, vieni, vieni Chiloga, te, mia posso parlarti, gattoni, gattoni, mi te guardo e ti dico, ma che che una colonna, passa di Chiloga, passa che che un trave, vieni di sopra, e vieni sopra via, e mia te tengo in te le braccia. su sto boia, c'ho t'avei reso, ti t'ho me fai indire la strada, mi azzcago, hai sciapo, hai carrego su le mie spalle de me, forte che son, e ti dirai oggi per mi e i miei giambi per ti, e insieme andremo a mandare carità, carità, carità, carità, carità, quattro giambi, vuoi veder chi sfigula, un, un c'ho t'ho set, che serve lo, pieno de rodi de rudere.
Deo grazia che tu mi hai scambiato le rotelle di quelli sgurbiati, come me che sono rotto. non c'è colonna, chi c'è una colonna? chi c'è un'altra colonna? in mezzo non c'è colonna? sicuro che non c'è colonna?
posso venire? non mi fai scherzi eh? vengo? vengo! D'accordo, non è una colonna, è un arbero, ma spaga crape!
Desgraziò, maleditto! Oiboia, andrò a gattoni. No, non mi fido, che a gattoni posso tastare avanti, ecco, con le giambe muove, con questo il fago, posso venire avanti tranquillo, sei sicuro?
Vieni avanti, eh? Eh? Non è una colonna, non è un arbalo, ma spisa!
Io do per il gramlo. Cioè, finché di parlare, e che è un'invenzione dei comici dell'arte, finché di parlare delle lingue, e ora ti dico, non parli più di francese, non è francese, e poi... paraclete, stompendo, non è, sono soltanto diciamo le nomatopeiche.
Lo stai inventando o lo stai a memoria? No, lo sto inventando ogni volta, non si può mettere a memoria il gramonolo, il gramonolo bisogna adattarlo in ogni momento. Con Dario Fo, che tante volte ha incarnato la maschera felina di Arlecchino e molto affatto per la conoscenza della commedia dell'arte, ci salutiamo e ci diamo appuntamento alla prossima puntata, sia per proseguire il nostro viaggio, sia per apprendere come vengono costruite le maschere nel centro dei Sartori di Padua, e sia per incontrare l'Arlecchino di Ferruccio Soleri, che da oltre 50 anni e per oltre 2000 repliche lo ha recitato.
Oh yes! No! Hai trovato la posta?
Hai trovato le mie lettere? Dove sono? Adesso lo troverò. Non mi ricordo più dove glielo ho vinto.
Nella cappellina non l'avevo. Nella sciacca neanche. E vieni qua!
Oh diavolo, sconfondo quella don Patron con quella di quell'altro, come la fa Michele Soletta? Oh animo, da qui le lettere! Ah, ti riuscio, se le lettere non le vieni tu per boccidonia!
No? No, no, no, perché non dalla porta che ho trovato un cedito che mi conosce, ma perché che vada se che ne ha niente per ciò che ho trovato? Ma che te ne ero una, ma mi non c'è la lettera, c'è che la le la dia! Ma lascia vedere a me, prenderò la mia, l'altra te la renderò!
A tu lì mi preme ad osservare l'amico! Ma è mai possibile che dovrebbe sempre sopportare tutti questi servichi? Eccola!
E vedi? Vedo! Una lettera diretta a Beatrice Rasponi! Beatrice Rasponi in Venezia!
La mi trovava qua nel mio camerato! Chi è? Questo tuo camerato che ti ha dato una tale incombenza? È un servitore che il nome è Pasquale!
Chi serve costui? Non lo so, signore, in verità! Ma se ti ha detto di cercare la lettera del suo padrone, ti avrà dato il nome!
Eh, naturalmente! Ebbene, che nome ti ha dato? Non me la ricordo!
Come? E me l'ha scritto su un tocchellino di carta! E dove è la carta? L'ho lasciata alla posta!
Sono in un mare di confusione! Mi l'ha congegnata la mia madre! Ma dove sta di casa questo Pasquale?
Ma non lo so, sono in vetta. Come potrai recapitargli la lettera? Hai mai detto che dopo se troveremo in piazza? Io non so che pensare.
Ma se la porto fuori a metà stavolta è un miracolo. La mia favoriscia lettera che procurerò di trovarlo. No, questa lettera io voglio aprirla. Oh, quant'è? Questa lettera mi interessa troppo.
È diretta a persona che mi appartiene, per qualche titolo e senza scrupolo la posso aprire. Ascia, lo fa. fatto agli stessi.
Illustressima padrona, la di lei partenza da questa città ha dato motivo di discorrere a tutto il paese. La corte ha penetrato che la sia fuggita in abito da uomo per seguire il signor Florindo e non ha se di far dirigenza per intracciarla e farla arrestare. Io non ho spedito la presente di questa posta di Torino per Venezia addirittura per non riscoprire il paese dove la mia confidante pensava portarsi. Chi è? Avanti.
Ho inviato un amico di Veno perché... la promettezza Venezia. Se avrò la notizia di rimarco non lascerò di comunicargliela con lo stesso metodo il menti che mi assegna il mio sincerissimo servitore Tognin della Doria.
Sono i gerifatti degli altri! Che intesi mai che lessi Beatrice partita di casa sua in abito da uomo? Ma per venire in traccia di me? E la mia ama davvero, volesse il cielo che la ritrovasse in Venezia?
Marlecchino! Chi è questo? Ah!
Mi ha muovito la spalle! Procura di ricavare la luce sia al suo padrone, se uomo, se donna! Ti leva dove sei alloggiato e se puoi conduci l'occhio da me!
Che a te e a lui te la mancia assai generosa! Va! Apermi la lettera che procurerò di trovare!
Eccola! Mi raccomando a te questa cosa mi preme infinitamente. Ma sta detta, quello da me. Tu sei la me. E'divietato un equivoco, un accidente.
Non vi trovate difficoltà. A Torincia che va più? No, non si va più per ora. Non perder tempo, procura di ritrovare Pasquale.
Beatrice a Venezia. Federico. Se la trova il fratello, misera lei.
Ma se io la ritrovo in Venezia, misero lui. E se ci trovano tutte e due? Miserere nobis!
Sabe, le andai ma lasciaste a lei. Però come vuoi da fare? Ha bisogno di piegarla.
No, aspetta. Prima di piegarla, chiediamo una bella stiradina. Ecco fatto, vuoi che metto una mandesura, una mandesutra, una in parte e l'altra in calisela, ecco qua la lettarella. Ma adesso bisognerà avvicinarla, ma se sovesce come fa... Aspetta!
non mi ricordo mia sua nonna che lasciava l'elettrico il pomeriggio mi vuoi provare perché devo avere giusto confiantino e pan dove ce l'ho ah ve lo qua guarda allora aveva un cartapulito, sapevi quando che di notte si dorme sotto i ponti direi di quelle pan tegane, le pan teganasce da Rio che te lo regava sempre tutto e me lo regava sempre il me pan allora aveva un cartapulito perché non me lo regasse il pan e fa che me lo regava sempre una scarpetta e un amico ha detto guarda che bravo invece ha detto ah ve lo qua Masteghiamoci un bocconcino piccolino All'intensio! Non possiamo non ammazzare con un altro bocconcino? A fermo piangere non resteremo senza pangue e senza bollo qua E andasci anche a questo!
E l'inutile alla natura repugna! Crammi per fare le cose! Aspetta, devo avere giusto un quantino di spaghetto dove si...
Ah, ve lo caro! A chiedermi una bella legatina, sai, perché mi sto maledetto! se non sentite, poi, E si è venuta a volare la lettera! Ecco, guarda che bella volatina che si è venuta! Si è venuta proprio ben, sai!
Ecco fatto, mettiamo via lo spaghetto lì. Ma adesso mi la vedo una tembradina, se no non va a valore, sai! Aspetta che devo una bella tembradina di cose di tavara. No, anche la devo di piedi. Non neanche, anche la devo di testa.
No, facciamo cose di tavara. Uno, due, e sette! Ecco fatto! qua o dietro di là? dietro dietro sul di dietro grazie signora grazie non mi ricordavo più del fucking a camerava me ne mangio Ma chi te le sue bolle?
Sono qua. Dove dovrei io da portare? La drento in quella locanda. E chi pagherà? Adesso vieni là.
E questo mio baulato? E ci gelo? Portatelo nella mia camera.
Qual è la sua camera? Domandatelo al camaiere. Siamo d'accordo. Trenta soldi.
Andate che vi pagherò. E non mi seccate. Adesso, adesso, devo togliere il baulato. E mi lascio.
Che gran persone gentili che ne ti fa chiedi Sei stato alla posta? Aspetta Le lettere ve ne sono? Anche genera una per ciasciorella Vela qua Oh no Questa lettera è stata aperta Aperta e sigillata ora A me non sava niente come te Non lo sapresti eh Riccone indigno Chi ha aperto questa lettera?
Chi ha aperto questa lettera? Vuoi saperlo? Dillo subito Paura Dillo Che non mi sa di me, ...e mi metto la tua domanda per dono per carità! All'amne, all'amne, all'amne, all'amne, all'amne, all'amne... Va bene, va bene, va bene!
Se la cosa fosse così non vi sarebbe male! Alla cucina puoi lo fiore! L'hai letta questa lettera?
No! Sai che cosa contiene? A lei ha un carattere che non conosco. L'ha veduta nessuno? No.
Parla bene, eh? Eh. Ah. Oh. Eh?
Uh. Uh. Non vorrei che questo mi ingannasse. Anche a questa l'età con la...
la vostra padrona, la di lei patenza da questa città ci ha dato motivo per mangiare. E'il sito florindo. Ma le tocca anche a questo? E'il suo umilissimo, fedelissimo servitore.
Tremenda la paura, tremenda la mora. ...e un servitore fedele, io ho dell'obbligazione. Oh, su! Io vado per un interesse poco lontano, tu vai nella locanda, apri il mio baule, eccoti la chiave...
un poco d'aria ai miei vestiti. Sì, vabbè, ma l'ala... E quando torno si pranzerà. Oh!
Quando che torna? Ha dato due patroni e non riesca a casare neanche un boccone. Ah, ma è andata ben che non lo poteva andare meglio.
Sono un uomo di garba, mi stimo, sento scudi di più di quel che mi stimava prima. E ma re, ecco tu, è il Totambur, fatti un guarda che è il stesso. A che finire?
Se vuoi continuare, povero uomo, lo senti tutto colpa sua. Dice la mia amica, non so parlare, se mi incanta. Se non lo dice. Saluto, è che sia.
Bianca. Ma non sarei in una casa di stami! Non mi chiederai nessuno! Ma non accettermi!
Perché se forse con 100 ducati non posso fermarmi a quel tipo d'affare! Clarice! Clarice! Clarina! Senta, ascolta!
Ciao, volevo andare ma non ho capito a quale del tuo patrono devo darmi questa borsa! Ebbene, l'hai tu ritrovata Pasquale! Ah, se non l'ho trovata ascolta! Oh!
Ma ho trovato uno che mi ha dato una borsa con 100 ducati! 100 ducati! 100 ducati per farle tre! Ah, disegna la verità, suo patrono!
Aspettate, non è già nessuna banda! Ho presentato... una lettera ad un mercante.
Ma dunque di quattro anni sarà solo? E cosa ha detto chi te li ha dati? E mi ha detto dati dal vostro padrone.
E dunque sono i miei senz'altro, non sono io il tuo padrone, che dubbio c'è? Non sa niente di quell'altro il mio padrone. Non sai chi te li abbia dati? Ha una faccia che ne fa... Dico io, ma non me la...
Ha le voglia. Sarà un mercante a cui sono raccomandato. Sarà un senz'altro. Ricordati di Pasquale. Ma dopo mangiare...
E andiamo dunque a sollecitare il pranzo. Oh, Beatrice! Andiamo fuori. Ma com'è che stavolta non lo fa la... La mar...
se me lo dava chi la doveva avere oh becciccio Mucche grande sgrascia che... ...e la mia. Di dopo e troppo nessuno è venuto ancora a mangiare. Alla d'ora che le suonava il gio.............................................................................................................................................................................................
Mi andava. Tu dici che non vieni là un po'tutti e due la volta? Mi sono imbrogliato, non so non come cavarmi.
Valentino! Taci, taci, manco manche di me il collo. Ebbene, hai ritrovato con questo Pasquale? Ma non mi hai detto solo che se te lo dobo boccavremo a mangiare? Ma sono impaziente!
Ma dovevo mangiare i piatti prima? Non abbiamo altro più posto. Assicurarmi se qui si trova la mia cara Beatrice! E mi dice andiamo a ordinare il pranzo e poi la vaffanata... Ah!
Un mio gioco di caro, ho paura di andare a domani. Eh, per ora non ho volontà di mangiare. Va a tornare alla posta, ci voglio andare da me, qualche cosa forse rileverò.
se non questo padre che non mangia ciamara vado a uscire per una pare di premura se forno a pranzo bene, quando no mangerò questa sera tu se vuoi fatti tanto a mangiare ma con le crite la si trova perché è il patrone i denari mi pesano, tieni, metti nel mio baune ma servo ecco qui la chiave ma serve che le porto la chiave Beatrice Ciancice manco il marco mi ha detto che mi faccia da mangiare se non vuoi mangiare lui, che faccia di manco e la mia complessione non è fatta per disunare a metteremo via starova e poi subito subito. Ah, Lichino! Diavolo!
Signor Patalone, ti ha dato una borsa con 100 ducati? Su, ci me la va! E me chiedi un po'e non me la dai? Non è la vostra, oria!
Se viene a me, che cosa ti ha detto quando ti ha dato la borsa? Mi ha detto, date la vostra, patone! E vedi il tuo patone chi è, eh? Boccioria!
Mi dici, mamma, tu che sei la borsa mia? E dunque la sarà sua! La borsa? Eccola qua!
Sono giustino! L'ho toccato, dicevo. Il conto è con voi! Ah, via fa, l'amico, la borsa ma non rimedià.
Cosa dirà quella? Beh, se non c'era solo di la niente! nella locanda?
Sì, che è. Dilli che avrò un amico a braccio con me che presto poi sarà un po'cui di accrescere la tavola più che può. C'è magna!
Ma come vorrà restare servita? Quanti piatti comandano? Il signor Patalone De Besognosi non è un uomo di grande attenzione.
Dilli che faccia amore. Per 5-6 piatti, qualche cosa di buono. Ce ne metterà da niente. Sì, bravo!
Oggi da tu, fatti onore, io vado a prendere l'amico che è qui poco lontano e quando torna... No, fa che tutto sia pronto. La vedrà come la sarà servita.
Oh! C'è il ciccio. No!
C'è in questo foglio, mettilo nel baule, va, eh? È una lettera di cambio di 4.000 scudi. 4.000 scudi?
Fa che tutto sia pronto. Ma servo, può bisogno vedere che faccio? Allora è la prima volta che sto mi faccio un mordino da mangiare. Vuol far vedere che sono un uomo che sa. La mettiamo via sta roba, poi subito...
No, no, non vuoi perdere il tempo. Ehi, ragazzo! Non è così bello mangiare in una montagna di piatti, ma in una bella disposizione!
Oh, cosa che sono io che posso... Ecco qua la gallina faraona! Come andiamo, Dami?
E il patrone deve mangiare con noi, perché la doppia tolma presto subì. Avevo l'occurrente, cucina. Dami, che è preghiato! In mezz'ora posso mettere all'ordine qualsiasi distanza. Ma è toccato lì, paragoni!
che mi darete? Per due persone? Sì, due.
Vorremmo due portate, dei quattro piatti in una. A te la vengono? Sì, sì, non ve la vengono, ancora che saranno sti piatti. Nella prima portata che daremo, la soppa, il legro, il fritto, e per ultimo un fricacacca.
Allora, a tre piatti, con lo somma quarto, non so ancora chi sia. Un piatto alla francese, un intingolo, una cocona, cocona, cocona, cocona, le bono, le bono. Per me, di qua, non stiamo... La prima portata va bene, ma la seconda... Ma è la seconda, è Ha rotto l'insalata, un tocco di carne pasticciata, un budin.
Anche qua c'è un piatto che non conosco, cos'è lo sto budin? Budin, un budin, è un piatto l'inglese, una coconna, coconna, coconna, è buona, buona, buona. Ma è buono, lo stesso è un piatto.
PARANDAR- Ma come disponeremo le vivande in tuola? Te ne dico cosa, facci il cacamello e il faramello No, no, qui non viene il cocone e il cacamello, ma prende la scalcaria Tutto consistente, il buon ordine Se metterà, per esempio, la crepa bisogna che facciamo 5 piatti e invece che metteremo la calza pare il lecce e da una banda la calza ed è stato il lecce no no no mi piace mi piace guardi lo cambia e sapeva così come non sappiamo mettere quelli segni non mi fanno conto che questo sia la toglia osservi come si distribuisce questi piatti vediamo Apriamo la minestra. La soppa?
La minestra soppa. Facciamo una soppa speciale. E fai la soppa speciale. Facciamo una soppa alla francese.
E fai la soppa alla francese. Buon, buon, soppa l'ognon. Facciamo una soppa speciale.
Questa l'ho capita ma dopo. Facciamo una soppa alla francese. Anche questa l'ho capita ma dopo. Buon, buon, soppa l'ognon. ognuno ognuno ognuno ognuno ognuno la sigla la soppa di cibo e dopo della soppa di cibo E dopo il lecce, dopo il fritto, dopo il fritto, dopo il arrosto, specialità della casa, dopo la salsa, la salsa, no la salsa, la salsa è un tè, la salsa è un tò.
Io dico salsa perché non sono capace di dire salsa. E la parola è la salsa. All'ultimo mettiamo quel piatto che non conosco. Andiamo a questa disposizione a farlo di cavallo.
Va bene, ma la salsa è troppo distante dall'ecco. Allora ci apriamo la salsa e la mettiamo un fiantino più in metallo. Come può la ceppa sopportare la presenza della salsa?
E ma allora in questo caso l'arrosto andrà messo fra la minestra e la salsa. Mai, mai. Vai a allontanare l'arosto dal fritto. E l'acqua, il piatto che non conosco, andrà messo un fiante in più vicino ai talli.
Fricando, nome stesso lo dice, fricacacca andò. Eh, ma se... se cacacca andò da quella banda mi metto fuori la menestra e che mangio il frutto no no no è il governo di dove sei?
è il governo che conta portare il voto è cosa fai Gino? ero quasi in una scantaria perché il governo niente c'è una carta è la lettera che mi ha dato quella è la mia cambiale piccone così tieni conto delle cose mie di cose di tanto tempo tanto tu merita resti qui bastonassi! Che dite, signor Battalone?
Si può vedere una sciocchezza maggiore di questa? Ma in verità che la gente è ridata! Se non aveva mai sentito che fosse modo di rimediare, che baccomiglie ne faccia un'altra!
La gente è stata! Sì, sì, sì, tant'era! Se la cambiale veniva di lontano paese, e il mio mantaccio! Ma tutto il mese è venuto perché il Brigarella non sa mettere bene i piatti in gola!
Lelu! Lelu! Lelu! Cagadubi!
C'è troppo! Ma via di qua! Via di qua!
In materia di scaltaria, non è sempre il primo maestro. Fuori! Ma io lo stai cercando, lo stai cercando, lo stai cercando.
Ah, ha visto quel lobo che tante volte le furbo, tante volte. Non è tutto, ma tutto veramente, c'è tutto una locca. Ah!
Ah! No, no, no. Lo sciupolo. Io vorrei meno spirito e più attenzione.
Hai capito? Più spirito e meno attenzione. Ho sbagliato.
Guarda che bel tratto. Il spende su sgaino che ha niente di buon gusto. E sa neanche se sta menestra sarà buona di niente.
Mi voglio assaggiare. Amico, sempre le mie armi di riserva. Buona buona, portiamola via conciacchisto! Ma questo quando ci mette per s'apirgliare un piatto? Eccovi in camera, cosa vedete?
Ecco il bollito, va capigliato piatto? Perciò restate a vedere, mi pare che state sentendo molto che lì... Non è neanche questa neve bella!
Pieghera velibona! Come si va? Muore tu lì!
Dove vai con quel gatto? A la trintola! A chi?
A una scioria! Perché metti in tavola prima che venga a casa? Ho visto venire dalla finestra! Dal bollito principi a mettere in tavola! Ma che non mi resta la soffa, la soffia non mi è afferuta!
Io costumo diversamente! e poi vogliono riportare in cucina quel piatto e spingendoli che poi vogliono riposare! Beatrice! E questo si fa sempre a smettere!
Lachino! Presto ti voglio! Andiamo a farecciare quell'altra camera che è arrivata da quell'altro forense!
E portiamo la minestra! Subito! Subito!
Cos'è lo mostro negozio e paffa catturo? Buono buono! Portiamo un riconciacchisto!
bravi pulito e le vesti come carte se mi riuscissi a servire un patrono sarei una gran bella cosa questo fiori non è nesta non sa da dove lo stai, che ne pensiamo a questo vorrei apprezzare tutti i domici il po' ma chi si è curioso a avere? la so me lo fate andate a mangiare sicuramente a me sono qua chi su qua va a partire? ma per non sentir che non c'è la mia aia chi si è proprio curioso? Se portassi il polpetto io gli portassi in camera, ma non voglio appiccicare con questo. Tenete signor faccendiere, portateci il polpetto padronoso.
Polpetti? Sì, le polpette che ho ordinato. Ma dovete essere con me al giorno, ma sono il mio padrone e non sapete il polpetto da dove va. Tu mi ordinate il polpetto, io vi porto il polpetto, loro hanno il polpetto. E loro sapete dove vanno i polpetti, voi sapete dove vanno i polpetti.
Oh, di lavoro, con quelle non potranno ordinate, questo è quello che io devo portare. Ah, grazie per fare i cori, vada, facciamo così. Allora partiremo in due tondi, metterò le caparome, le avrò ordinate, le vedremo.
Allora, quattro e quattro. anche ne una di più anche noi da dare a noi che nessuno che ne abbia mai a me la mangi a portare il polpetto a Cristo a mettilo portate questo polpetto aspettate meglio no il polpetto va da là anche lo portate per là ma il mio patrono mi ha mandato quattro regali per stare per là si conosce allora i suoi amici potevano mangiare insieme e con i colori questo negozio questo è un polpetto all'inglese all'inglese il padrone vuole tu mi hai ordinato il putino io ti ho portato il putino il putino Io non la sapete niente! Ma che bella roba!
Oddio, oddio! Oddio, oddio! Oddio, oddio! Mamma, mamma! Ma che bella roba!
Una bolesina spirulenta! La far pulenta! Ma non mi fa male la cosa! assaggia molto qui non è pulente non è meglio della pulente Alessino Alessino vieni a sentire Alessino ma dove diavolo è costui ah sono qua sono qua dove sei dove ti perdi ero a torre dei piatti altro da mangiare? Adesso va la vera.
E sficciati che poi voglio riposare. Sì, sì, sì, subito, subito. Oh, Beatrice!
E'un piatto. A sto buon limbo me lo metto via a parmi. Ecco qua la rosta.
Presco i frutti. Ecco questo. Subito. Oh, ho scelto quattro uomini e uno non ha saputo niente di quell'altro.
Ma se ho scelto il porto, adesso me voglio mangiare per quattro. Odellino, andiamoci a vedere. Odellino, aspetta.
Odellino, vieni. Che me comanda? Sono io signore, mi dispiace di avervi incontrato.
E te, e te, sul quale riceve le so comandi? Immagino che fosti a tavola per quel che io vedo. Io ero a tavola, ma che tornerò. davvero me ne dispiace e mi bu gusto porca porna il me lavo la pancia piena a quei due occhietti è giusto a proposito per farmi digerire egli è pur grazioso Sì, ha scritto il suo nome. Cara!
Ma ha detto cara? La mia padrona manda questo biglietto, signor Federico, rispondi. Io nella locanda non voglio entrare.
Oggi ho pensato di dare a voi questo incomodo che siete i suoi servitori. Ma voi in chiedi lo porterò ma sempre prima che a Camivo da fare un'ambasciata. Da parte di chi? Da parte di un galantolo.
Adesima conoscevo un certo Arletim Batoccio. Oh, mi pare di averlo sentito nominare qualche volta ma non me ne ricordo. Avrebbe scelto lui.
Dirò, signore, che se lo vedessi e fosse nel genio, sarebbe facile che io gli corrispondessi. Quello che glielo fa sapere. Lo vedrà maledetto. Adesso su, vado.
Non è lui, dunque. mmmm eh eh oh oh eh no eh no eh no ahahahah mmmm questa storia non la capisco no la viste? si quello che li innamorava le sovellicce ma io non ho veduto altri che voi maaa se ti vuoi quello che dice di volermi bene ah sono io ma perchè non me lo avete detto la prima?
ah perchè sono Siamo vergognosette. No, vorrei innamorare anche i sassi. E tu mi tu la dicerai. E dico che...
E alla vita. E dico che... La vita. E dico che...
La vita. Anch'io sono un poco vergognosetta. Ma bene, un sessionissimo insieme faremmo... Eh, matrimonio.
Non vedo persone vergognose. In verità, ogni data è nel genio. E la puttana è là.
Oh, non si domanda nemmeno. Non ce lo dico certo. Anzi, vuol dire sì, certissimo.
Anche a me è sul puto. Io mi sarei meritata 50 volte, ma non ho mai trovato la persona che mi dia nel genio. A me posso sperarti di urtare un fiantino della simpatia. Oh, in verità, bisogna che io lo dica. Voi avete un non so che e bastano di quattro.
Non che la volesse per moglie, come voglio la fare. Io non ho le padre e le madri, bisogna dire il mio padrone e la mia padrona. E ci dirò ancora di più.
E diranno che sono contenta io. E lei che cosa dirà? Che sono contenta io.
E noi diremo che siamo tutti contenti. Come che si dice la lettera che porta risposta di scuola? Ecco la lettera.
Ah, ah, ah, ah, sapevo che la dica sta lettera. Non lo so, se sapeste che curiosità che ho di saperlo. E ora, se fosse una qualche lettera di sdegno che mi avesse a fare un preuso.
Chissà, da amore non dovrebbe essere. No, no, no, no, me la vuoi prendere se so cosa che la dica, me non ve la porto. Eh, ma si potrebbe aprirla.
Ma poi io sarò, lo ti voglio. Eh, lascia fare a me che per cercare le lettere sono fatte apposta, non ci conosce niente, niente di altro. Apriamola dunque!
Sì, ha... ma vieni qua o altre femmine sono tutte compagne dunque sta lettera la dice chi maledizia che è? maledizia di poca luce non si vede bene che non capisci neanche una parola e che serviva dunque aprirla? se ti scegliamo se sta così te capisci anche io capisco facilemente proviamo a scegliere la gambetta parata non è un M o il boccosti un R il boccosti un R ha l'M che è poca differenza Mi ha mia.
Ma non la dirà mi ha, la dirà mi ho. Ma no che vi è la codetta. E'giusto per questo mi ha con la codetta ho. Cosa fai qua?
Niente signore, di chi vuoi? Dacci a chi vuoi? Cosa volevo da mi? La padrona vi domanda.
Che foglio è quello? Niente, c'è una carta. Lascia vedere. Atto lì. Ah!
Questo è un biglietto che viene a me, briccone inegno, sempre si aprono le mie lettere. Non so niente, Giorgio. Osservate, signor Patalone, un biglietto della signora Clarice in cui mi avvisa delle folli gelosie di Silvio e questo briccone me l'ha. Non so niente, Giorgio. E dite che ti interro.
Non so niente, signore. Chi ha aperto questo biglietto? Io nemmeno. Ma chi l'ha portato? A Lecchino lo portava suo padrone.
E il medaldino l'ha portato da Lecchino. Io, Giorgio, non ti voglio più bene. Ehi, te te no, non ti voglio più! Non me te gola!
Io non so chi me tienderò a darte una mano in te il muso! Eh? Le mani nel viso non me le ha mai date nessuno e mi meraviglia di voi! Poi se ti mi rispondi!
Si! Adesso, Povera Clarice è disperata per la gelosia di Silvio Converrà che io mi scopro e che la consulio E il parco non ne veda Ha bisogno di andare in fondo alla cale Una volta arrivato in fondo alla cale Ha svolto il cantone Una volta svolto il cantone Ha messo le gambe in spalla Una volta messo le gambe in spalla A te saluto Calovina non te ne devi dire Calovina! Ehi, chi ha aperto questo biglietto?
Sono questa minetta meraldina. Ma che smeraldina, sei stato tu che mi ha aperto il mio giorno. Vieni qua, vieni qua, ti dico.
Vieni, vieni, vieni. Allora ti bastano le spalle. Allora, allora, salve, salve. Lascia le spalle, salve, salve, salve.
Salve. Vieni, fraccone, così farai ad aprire le mie lettere. Ma come?
Ti bastona il mio servitore? Sandali! Cartali!
Così se catturano una sorte e se il vittorio che non serve più si manda via noi si bastoniamo! Che dici? Ehm...
Ah, dice che non si tratta così se il vittorio... no, questo è un affronto che ha ricevuto me patto. Eh sì, questo è un affronto che dicevo io.
Chi è colui che ti ha bastonato? Ah, colui, non so, c'era uno che si è spassato. E perché ti ha battuto? E mi ha battuto colui perché... mentre che spasciava e fu l'ospedale ti lasci bastonare così?
no no no non mi lasciava non ti muovi? non ti difendi nemmeno? ed esponi il tuo padrone proprio pronto a un precipizio asilo oltronaccio che sei, se hai piacere di essere bastonato, ti darò gusto, ti bastonerò a forra di o!
adesso posso dire che sono servitore di due padroni a roccia e pancellari da tutti e due bea cincia non sei inutile, sarà proviamoci così Lombo lombo lambo, lombo lombo lambo, lombo lombo lambo. aia aia aia tutto rotto tutto a tocchi e sbrusattà aia aia a questo brasso che non lo muovi più Anche questa è stessa? Ah!
Con una scolatina che manda via tutto il dolore per le bastonate! Un manio ben, un dino ben, e stasera se ne ho meglio! E finché posso poi salire i due patroni, al manco che posso fare due salarie!
Oh, ma adesso cosa avrei da fare? Il primo patrone è fuori casa, il secondo è là che è il dono. Giusto adesso potrei tirare fuori i bambini, dare un po'di aranavi, e dire che non c'è bisogno di niente.
Allora giusto lasciatemi voi, farò aiutare. Ehi, non c'è nessuno! E mo la volete! Unita! Che mi decimi una mano a tirar fuori certi balluli dalle camere!
Come no! Subito! Andate, aiutatevi! Andate, aiutategli! Che devo una mano a dare una porzione di quel regalo che mi ha fatto prima un infatroni!
Chi sare un buono servitore è sveglio, pronto, attentissimo, però, tocca il difetto purissimo di narra! Ho servito pure io e... è sacco il mio mestiere per l'amore non si fa niente col padrone o lo fotti o ti arruffiamo piano piano piano che pesa piano piano che pesa piano piano che pesa piano piano che pesa piano piano piano piano piano piano piano piano piano Martufoni adesso andiamo a togliere quell'altro e quell'altro ma fai piano pianissimo che l'altro è il mio padrone che dorme Guarda che occhi dà quella che è questo!
Ma te ridi, siamo a vero vicino la notte, sei che la fai paura! Guarda questo che bocca incantata, guarda! Vieni qua a melò, andiamo, va a fiore!
Ssh, ssh, ssh! Piano! Chi sa un gran furbo, eh, ma già sta accorto?
Non vorrei che con la scusa di servire due padroni e spugliassa tutti e due. Piano, è piano che dormi, è piano. Piano. Piano, piano, piano, piano, stai a fare un'orca sulla punta del piede, altrimenti non ha la ciavada in testa di coppola. Ecco, piano, ecco, guarda che bravi che sono, guarda che belle, piede, alzate, eccola, mettelo su, su.
No, su, su! A voi non serve nient'altro. No, i fatti miei li faccio da farmi. Tu sei un gran donna. Se resisti, io ti stimo.
Ehi Vesuvio, vieni qua. E pari da mi guarda come che si fa. Ma è un bel luogo, non mi rendono più di più! Che cosa vuoi da me?
Come io ci faccio a dormire, io non ho fatto niente, io sono stato solo a prendere il fuoco! E non ti dico altro! Oh, aprivo le cose, capito?
E senza che nessuno mi disturba. Eccola! Oh diavolo, o quali desti due aurei avessero la vostra chiave?
Ah, se savesse come... Aspetta, mi ricordo a mia sola nonna che aveva un proverbio per ogni cosa che la faceva. In Stoccato c'era uno che diceva, come che diceva? Ed è, ed è, tim tim, no no no, a pam pam, non neanche a...
No, no, pum pum, a pum pum, ti ha ragione lì, vieni, guarda che bravo se non te fossi tipo a retinu, guarda. A pum pum... d'oro le rile e rancia, bel toro bocino con francia, lello lello ti, lello lello mi, pom pom dora totora ti C'è un altro primo colpo e questo lo vediamo anche quest'altro qua, ecco qua E guarda quanta roba guarda, quanti abiti di tutti i colori e tutte le sorte Ma guarda che belli, ha battuto quest'altra banda, e anche di qua Ha venuto anche una femmina, e questo cosino è il camisone da notte di sua sorella. Ecco fatto. Aspetta, vuoi vedere?
C'è un ticlasso di gusciolai, di confetti in teliscarsela, vuoi vedere? Uccevello, uccevellonno, uccevaretratto! Occhiello mostro di trato. Ha una faccia che mi pare conosciuta ma non me la regola.
E il che sommeggia un tantini a quell'altro ne patta. No, no. Volga nesta abito nesta peruca.
Valentino! Oh diavolo, servia! Se devo vedere la stella, vorrà sapere dove vale.
In questo stato, a pompondoro, le rille, le arancia... No, no, no, fermo qui. Adesso mettiamo la prima scaccia che trovo e poi ne metto una da una banda e l'altra da quell'altra. E poi ne metto una di qua e l'altra da là.
Valentino! la servo questo lo metto di qua e questo lo metto di là e questo lo metto di qua e questo lo metto di là ma vieni vado a prenderti il bastone non so il patrone ...ietro il bastone per avrechino... Ecco, uno di qua e uno di là. E questo dove vai?
Vallo di qua, vallo di là. A grammi per fare il coro e vallo fino così. Alla fatta non mi condi, e poi mentre non mi capiamo... con una colpola di casa aggiusterò tutto.
Ma De Chino, ma insomma, che cosa diavolo fai? Ma l'ha detto che le pulisce i panni, era fare il dover mio. Quel bavone di chi è? È suo.
Quello. Quello. Quello. Quello.
Quello. Ma quello qui, ma non so se... Sarà da un forestiere che è arrivato adesso Dammi il vestito nero La servo Quello nero Nero Ah, che il cielo me la mandi buona con quello nero Nero, nero, dov'è il tuo scello?
Zaletto, va via che non ti vuole Aspetta, va, proviamoci con questo A dire uno del verdolino con fiore e lami Nero Nero, lo vuoi nero, sì, sì Nero, nero, dov'è il tuo scello? Zaletto, va via a via notevole guarda che bello questo che piace è sicuro per me è secondo Cristo e ce n'è uno di Rosalina che è anche un manicotto nero nero ha lo voltutto nero nero nero dov'è che sei? già letto ma a via notevole ah ti ho provato adesso te ne accorgi anche a te e ce n'è uno di nero te l'avevo detto per il mio tempo a legno nero nero Dov'è tu sei? Oh, disperazione mia!
Ah, avevo qua. Quello nero. Più nero della negra morea.
Ma ci voleva tanto. E'un fiantino sporchetto. Questo che è? Non so se avviene. Ehi, chi è?
Oh, falà! Permette, quando l'ho messo questo, non è il colore che mi ha fatto falà. Oh, cielo!
Non mi inganno io già. Questo è il mio ritratto. Il mio ritratto che donai io medesimo alla mia cara Beatrice. Arrecchino. Arrecchino.
Alecchino, Alecchino, come è entrato nelle tasche del mio vestito questo ritratto? Animo, animo, dico padre, dico congi, questo ritratto com'è nelle mie tasche? Alecchino, ti ho detto, immediatamente, com'è entrato nelle tasche del mio vestito?
Animo, animo, dico padre, dico congi! Animo, animo, dico padre, dico congi! Dove hai avuto questo ritratto? L'ho ereditato.
Ereditato? E'successo, ho servito Venezia. un patron che è morto e mi ha lasciato le bagate che ho venduto ma resta qua a retrare quanto tempo è che è morto questo tuo padrone? una settimana come chiamavasi questo padrone?
ah non lo so ah viveva a Cone in Cone? a Cone quanto tempo l'hai tu servito? poco dieci o due dieci ore dimmi era giovane il tuo padrone?
giovane si si senza barba? senza incompleto sai la patria? almeno del tuo depunto padrone?
si alena alla saveo non me la ricordo più torinese forse tu mi direi Un accento di costui, una stoccata al mio cuore, ma dimmi, è veramente morto questo Giovanni Torinese? Sì, sì, sì, l'è morto, l'è morto. Ma chi fa il male a morto?
Ha venuto un accidente nella... Con il suo medestrino. Dove è stato seppurato? molto! Un altro imbronzo!
Ma non le stasse molto! No! No! No!
Ma poi che il servitore ci ha compatito per l'avuto permesso di metterti una bella cazzettina e di mandarla al suo paese! Questo servitore è quello che ti fece ritirare stamane dalla posta quella lettera! Non ci vedo Pasquale!
Non vi è più speranza, Beatrice è morta! Misera Beatrice, i disagi del viaggio, no! I tormenti del cuore l'avranno uccisa!
Ahimè, non posso più reggere all'eccesso del mio dolore! ...e piange e si dispera......Bone! Non vorrei mica questa tavola, aver che sveglia fuori l'ipocondria.
No, no, è la storia del ritratto che mi ha fatto morire. Faccio il secondo o quattranta volte che si divide la servitù, ma c'è dal bel servito. Credetemi signor Patalù.
scontreremo può darsi che si delucidi o per voi o per me. Per me? Per le che no?
Hai tu le chiavi del mio baule? Perché l'hai portato in sala al mio baule? Per dare un po'di regali. Ho fatto? Ho fatto.
Allora apri e dammi. Di chi è quel baule? Suo. Quel mio. Quello, quello, quello, quello!
Che bel baul nuovo, con la banda negra! Ah, non so se è un forestè che è arrivato adesso. Apri e dammi un libro di memoria che troverai nel mio baul.
Sì. Oh, mamore! A che il cielo me la rimandi bu... con questi mamoni non è di essere come ti diceva che i giovani avessero parlato ma in questo caso il loro non fa pagamento eh può darsi che così vada bene lo riscontri è lo questo è lo questo no non è questo chi è questo libro queste sono due lettere da me scritte a Florindo in me queste memorie questi conti appartengono a lui sudo, tremo non so in che mondo mi sia qui c'è il ser federico se sento niente no, no, niente, niente chi no? come nel mio bolle di questo libro che non lo conosci questo parla non si può parla no Anche io, se dove sono li metto il contatto li me lo guadagno per fare del pedolo e sull'avvento.
Le anda bene con quel latte, andrà bene a ca con questo. Come? Questo libro tuo non lo conosci? Me lo dai invece del mio?
A questo le ancor più fin di quel latte. Anche dirò, lei poco tempo che le mie e così a prima vista non lo conosco. E dove hai avuto questo libro?
L'ho ereditato. E'ereditato? Esso c'è, l'ho servito a venesce.
Un patron che le morto ma la sa del bagatellico venduto ma resta quelli. Quanto tempo è? Una settimana.
Una settimana? Adesso è stato ritrovato Verona. Ah, giusto, allora veniva via da Venesso per la morte del mio patrone. Questo è me, questo tuo patrone. Aveva un nome, Florindo.
Florindo. Di famiglia, le tue. Ha risultato inocente. Era morto sicuramente.
Ci si sceglie andare, andare a decimare. Sì, male morto. Dove è stato sepolto?
Buonasso! I diga va. No.
No, no. I diga fa. No.
Non neanche. I dugata ca. No. I sedano.
Insomma, le cascate canale. Ce ne vanno, ce ne sto più. Oh, è infelice!
Morto florindo, morto il mio bene, morta! È la unica mia speranza! Anche questo, Gaivermi! A che mi serve questa vita inutile se morto è quello per cui unicamente io viveva?
Oh, vane, lozinghe! Oh, cure gettate al vento! È infelice, strattatemi d'amore!
Lascio la patria, ballo nei pente, questo spoglie! Vivi! Vivi! azzardo la vita è stessa, tutto dopo è florindo e il mio florindo è morto. Sventurata Beatrice, io non te le pianto, vale se non le credo, il mio florindo è morto, il dolore mi offrime, più non vengo la luce, idolo mio, caro sposo, ti seguirò, ti seguirò.
Disperata! Orla qui! Orla qui! Dove sei tu?
Ah, sono qua! Madonna! Sì, mi dà!
Non ti soffro! Non ti soffro! Non soffro!
Sì, mi dà! Ma che dia, dia, dia! Clarice! Clarice! Il signor Federico Rascuni!
Non è una donna! Ah, bella! A me non so più se ritorni da patroni.
Ma ben patron? E no, patrona! Non aver paura, non ti vogliamo fare alcun male. Non mi ricorda ancora delle bastonate, allora cercavo di...
Questo? Forse Regnino? L'abbiamo trovato, se troviamo quell'altro lo faremo io. Sì, è necessario che ci siano, tutte e due, in una volta.
Sì, sì, tutte e due. Non voglio sia con quell'altro. Sì, no, se ce ne stesse un altro, lo avessero a conoscere pure io. Non manderemo in cucina, ma il dedo lo scoglieremo.
Ma che ti chiede? Grazie un poco comandò la faccenda del cambio del ritratto e del libro e perché tanto tu che quell'altro briccone vi uniste a farci disperare? La favorisci una paroletta a me?
Adesso vengo che la conto tutto! Niaaaah! Che sapessi!
ma chi lo sta la causa di tutto questo Pasquale? il servitore di quella signora che è lì là ha La cittadina era lui Pasquale! Non vorrebbe che io bastonassi Pasquale e te nello stesso tempo! Ma così ciò pure anche le mie e quelle di si può allora perdonare il trascorso. Che vengo, ma il vostro servitore Pasquale...
Pasquale, Pasquale, Pasquale, Pasquale, ti darò il pelo, tutto che mangia da lì, Aspetterò dal signor Pantalone. Di là non parto, se voi non venite. Non so dove stia di casa.
Ma se sono il signor Pantalone a compagno di Romini. Bene, vado a vestirmi. La vado a chiamare la servo su.
Il signor Pantalone non è Pasquale, se la viatrice non ha nessuna carità a cambiarsi. Permette che vada l'indagine di Pasquale. Sì, vanno pure, servila con attenzione, ne avrò piacere.
Ha invenso una prontescia a frotto nel sfido del primo procuratore della Repubblica. Grandi accidenti e caduti sociali. sono in questa giornata pianti, lamenti, disperazioni e all'ultimo consolazione, allegrezza.
Passar dal pianto al riso è un dolce salto che fa scordare il morso dell'affanno, ma quando dal piacere si passa al duolo è ben più crudo e certo il disinganno. Sì, ma prima la prego di una grasa. Te la meriti davvero per i tuoi buoni portamenti? Ma sapete se ne ha qualcuno questa Pasquale?
Dove è questo maledetto Pasquale? Si può vedere? Il venirà lo medalista, ma...
Ecco sì, la prego di sta grasa. Cosa vuoi? A poi lascio anche a me assunti, assunti, assunti innamorato.
Innamorato? Solcita mi muore sulla serra del suo pantalone. E come c'entro io?
O spero venga e non la venga. Ma dato che mi sono un soci di dolce, se mi scegliessi una paroletta al suo pantalone... Mi sentirei a vedere se... se la ragazza ti vuole eh la ragazza non mi vuole basta una paroletta di taccio al pantalone lo farò ma come la manterrai la moglie non so mi insegnerò farò qualcosa ma mi raccomanderò Pasquale raccomandati un poco più di giudizio raccomandati un po'ma se non faccio giudizio stavolta allora lo faccio più giudizio Arlecchino Arlecchino no questo è il mio servitore è vostro non è Pasquale Pasquale doveva essere il vostro non mi ricordavo più di Pasquale dove va la faccenda Eppur per gloria mia, ha lo superato. E in mezz'ora le maggiori peccoltà mi sono cavato, con destrezza e con disegno.
Secondando la sorte il mio disegno mi ha fatto comparire di qua e di là. La cavalleria sta cuccagna continua, se per amor mi hanno passava il segno. La cavalleria sta cuccagna continua, se per amor mi hanno passava il segno. Ingegno non va niente, e più furbi da venta e più mincioni. Per amare la comida impertinente, non sarò più servitore dei due patroni, ma sarò servitore di chi mi serve.