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La Banalità del Male di Hannah Arendt

Buongiorno ringrazio il professor Quarenghi Ringrazio tutti voi per essere qui così numerosi mi è stato chiesto io ho accettato molto volentieri di parlare del tema della banalità del male quindi vorrei cominciare narrandi di un episodio diciamo defini un episodio Pop visto che siete giovani ho pensato magari posso iniziare così nell'autunno dell'anno scorso del 2009 c'era una trasmissione su Rai 2 molto di successo che è X Factor non so quanti di voi la vedano l'abbiano vista e ad un certo punto Bene mi fa piacere a un certo punto compare sulla maglietta di una delle cantanti in concorso il volto di una persona e io che appunto come voi sono una di X Factor cerco di identificare i tratti di questa faccia sulla maglietta di una delle cantanti i sono i tratti della mia amatissima Anna arent e diciamo mi prende un colpo sostanzialmente e dico Ma cosa ci fa naren sulla maglietta di una cantante poi finita l'esibizione della cantante il il tuttologo Morgan dice ma ho chiesto mia alla mia cantante di indossare questa maglietta perché è rappresenta il volto di una pensatrice a me molto cara Anna arent e questa pensatrice è importantissima perché è stata quella che ha detto che Hitler era banale Allora io cioè il colpo che avevo preso si è raddoppiato perché proprio sono balzata sulla sedia e sono inorridita a questa banalità perché appunto se siamo qui oggi a parlare di banalità del male non dobbiamo Però come Morgan presi in questa società dello spettacolo in cui tutti sono esperti di tutto banalizzare La banalità del male perché appunto arent non ha mai detto anzi Immagino che si rivoltera se sentisse una frase del genere non ha mai detto che Hitler era banale sostanzialmente tutto il suo pensiero tutta la sua attività di intellettuale di pensatrice di studiosa dei fenomeni politici è è stato rivolto alla comprensione del totalitarismo all comprensione del fenomeno totalitario tentando di sottrarre il totalitarismo ad una facile a un facile inquadramento in categorie per così dire spendibili no in Cliché in luoghi comuni Purtroppo questa questo concetto di banalità del male di cui parleremo è stato invece contro di lei usato anche come un Cliché come un luogo comune fatta questa premessa vorrei brevemente narrarvi le vicende della vita di annar perché sono importantissime per capire il suo pensiero è vero che in tutti gli intellettuali Soprattutto negli intellettuali europei di origine ebraica la vita e il pensiero si incrociano in maniera davvero imprevista e sorprendente per an arent ancora di più Anna arent nasce ad Hannover nel nord della Germania nel 1906 da una agiata famiglia di origine ebraica Ma come dire Ormai completamente assimilata Laica non è una famiglia religiosa come la maggior parte degli ebrei tedeschi erano appunto ormai totalmente assimilati alla cultura dentro la quale vivevano arent studia filosofia a Heidelberg sotto la guida del filosofo Carl jaspers e poi successivamente di quella del del grande filosofo novecentesco Martin Heidegger aret fu una delle prime a capire m che la Germania stava andando verso una deriva molto pericolosa e lascia la Germania Nel 33 dopo un soggiorno abbastanza lungo in Francia come esule durante il quale viene anche internata per un breve periodo in un campo in un campo che l'allora governo francese aveva istituito per radunare diciamo così i cosiddetti apolidi cioè le persone private della cittadinanza arriva nel 40 finalmente in maniera più o meno rocambolesca negli Stati Uniti diventerà poi cittadina americana naturalizzata nei primi anni 50 quindi per 10 anni potremmo dire arent era negli Stati Uniti quella che oggi noi definiremmo qui un extracomunitaria sostanzialmente no come molti dei degli esuli appunto europei negli Stati Uniti e poi arriva negli Stati Uniti Appunto e comincia a insegnare Fa lavori abbastanza precari all'inizio poi riuscirà ad ottenere dei posti sempre temporanei nelle maggiori università statunitensi a princeton a Chicago a New York però è proprio sono questi primi anni diciamo così dal 33 al 50 gli anni che segnano profondamente la vita di Anna arent la la vita da refuge questa è la parola inglese per esule c'è un bellissimo saggio che lei scrive appunto appena arrivata negli Stati Uniti che si chiama we refugees ovvero noi esoli e testimonia in maniera molto toccante in maniera quasi poetica la difficoltà dei cosiddetti senza patria la difficoltà esistenziale no di vivere in un luogo che non è il proprio in una lingua di muoversi in una lingua che non è la propria e di fare di tutto per essere come dire accettati per non recare alcun alcun disturbo all alla cultura che li ospita però è proprio appunto dalla sua esperienza personale di esule di Profuga potremmo anche dire che prende avvio la riflessione filosofico-politico di Anna aren e inizialmente tutte le sue energie Diciamo in questi primi anni in cui lei vive negli Stati Uniti tutte le sue energie sono rivolte a comprendere che cosa sta accadendo siamo ancora nell'epoca diciamo 40 la guerra la Seconda Guerra Mondiale è nel pieno comprendere che cosa sta accadendo in Europa tutti questi articoli questi saggi che lei scrive all'epoca per delle riviste sia della comunità ebraica americana sia della comunità di lingua tedesca americana quindi testi che lei scrive ancora in tedesco saranno poi la parte teorica più important forniranno la struttura teorica portante del suo testo le origini del totalitarismo che esce nel [Musica] 1951 Ed è proprio da uno di questi articoli che sono contenuti adesso in questa edizione italiana di un libro che si chiama archivio arent è uscito in due volumi archivio arent uno che tratta dei primi anni appunto della attività potremmo dire pubblicista di arent negli Stati Uniti e poi c'è un seguito un altro volume archivio arent 2 entrambi pubblicati da Feltrinelli in questo In uno di questi saggi In uno di questi articoli scritto nel 1945 quindi capite bene abbastanza presto che si intitola colpa organizzata e responsabilità universale dove lei tratta specificamente della questione della colpa dei tedeschi siamo appunto alla fine della seconda guerra mondiale a ridosso della fine della Seconda Guerra Mondiale lei fa un'affermazione che è molto utile secondo me per capire poi quello che andremo a discutere rispetto alla banalità del male e ve lo Cito proprio perché è come dire di molto precedente alla scrittura di questo testo La banalità del male che è del 63 a un certo punto arent dice credo sia stato Peg che era un intellettuale francese cattolico a definire il padre di famiglia il Grand aventurier du il grande avventuriero del X secolo ma è morto troppo presto per rendersi conto che esso era anche il grande criminale del secolo eravamo così abituati ad ammirare o a canzonare garbatamente il padre di famiglia per la sua premura e la serietà con cui si dedica al benessere della sua famiglia la sua solenne determinazione a garantire una vita serena a sua moglie e ai suoi figli che non ci siamo quasi mai accorti che il devoto Pater familias interessato solo alla sua sicurezza si era trasformato sotto la pressione delle caotiche condizioni economiche del nostro tempo in un avventuriero ero involontario che a dispetto di tutto il suo ingegno e la sua dedizione non poteva mai essere certo di che cosa gli avrebbe riservato l'indomani la docilità di questo tipo umano era già Palese nel nel primissimo periodo della gich haltung nazista la galtung sarebbe l'allineamento sostanzialmente no quando i tedeschi si allineano si adattano all al nuovo ordine di cose nazista divenne subito chiaro che per la sua pensione per la sua polizza sulla vita per la sicurezza di sua moglie e dei suoi figli un uomo simile era pronto a sacrificare le sue convinzioni il suo onore e la sua dignità umana c'era bisogno solo del genio luciferino di himler per capire che dopo una simile degradazione un uomo del genere era assolutamente pronto a fare letteralmente qualsiasi cosa di fronte a un pericolo e a una minaccia all'esistenza stessa della sua famiglia la sola condizione che poneva era di essere totalmente esentato dalla responsabilità per i propri atti in questo modo quello stesso individuo il tedesco medio che i nazisti nonostante anni di sfrenata propaganda non sono riusciti a spingere a uccidere un ebreo di propri iniziativa nemmeno quando era ormai chiaro che un simile omicidio sarebbe rimasto impunito si è messo ora docilmente al servizio della macchina di distruzione a differenza delle precedenti unità dell SS dellar stato l'organizzazione totale di himler non si affida ai fanatici né agli assassini nati né ai sadici fa invece interamente affidamento sulla normalità dei lavoratori e dei Padri di famiglia Ecco questa lunga citazione che harent scrive nel 45 anticipa per certi versi la sua tesi della banalità del male una tesi che arent sviluppa in maniera organica quando va come inviata di un giornale del New yorker a seguire il processo eichman fichman come diceva prima il professore è stato fu catturato dagli agenti segreti del Mossad del servizio il servizio segreto israeliano a Buenos Aires e poi trasportato in Israele per essere processato come criminale come criminale di guerra Eh c'è da storicamente da sottolineare come questa cattura e questo processo fossero una un evento importantissimo per il neonato Stato di Israele fossero un modo per una potente anche a livello mondiale legittimazione dello Stato di Israele del suo potere anche di punire I criminali responsabili dello sterminio e sostanzialmente arent va come come ebrea Ma come cittadina americana a seguire il processo da lì deriverà una delle più grandi polemiche che infiammarono il dibattito negli Stati Uniti dopo la pubblicazione di perché arent pubblica questi i suoi resoconti mano a mano no nel in questo in questo giornale che era un settimanale quindi mano a mano che lei pubblica questi articoli cresce la polemica soprattutto nella comunità ebraica statunitense perché si ritiene che sostanzialmente arent non sia una buona sostenitrice dello Stato di Israele e perché appunto oltre a definire eichman un uomo banale la stessa arent dirà molte altre cose rispetto al funzionamento della macchina della deportazione dello sterminio dirà molte altre cose che risulteranno molto scomode per la comunità ebraica sia per per lo Stato di Israele che per la comunità ebraica della diaspora Come si suol dire Ovvero degli ebrei che non sono dentro lo Stato di Israele perché tutta questa polemica perché Questa forte ostilità nei confronti di annet Diciamo che e di nuovo cerco di intrecciare la biografia cioè la sua vita con la con la sua teoria Diciamo che la sua esperienza di esule L'esperienza di arent Come come refuge come Profuga caratterizzerà in maniera davvero essenziale il suo pensiero perché la farà essere sempre anche una apolide del pensiero che cosa voglio dire con questo voglio dire che arent non sarà mai una pensatrice che si adag girà su delle posizioni di una parte piuttosto che di un'altra giocherà per così dire sempre un ruolo di pensatrice autonoma di di persona che applica in maniera radicale in maniera davvero etica Come forma di condotta personale una sorta di autonomia di pensiero che lei fa fa ritornare fa ritiene che sia stato originato da quel grande pensatore illuminista tedesco che era Lessing anche lui è un pensatore di origine ebraica ed era Lessing proprio quello che insisteva sulla centralità del zelst denken ovvero pensare da sé sostanzialmente no pensare in maniera autonoma esercitare Appunto quella capacità di critica che nelle migliori intenzioni del pensiero illuminista doveva essere davvero La grande novità no dell'illuminismo rifiutare i dogmi rifiutare le verità comode le verità già pronte Ecco sostanzialmente arent prende questo questo monito dell'illuminismo e lo trasferisce nel 900 molto più difficile applicare il zels denken nel 900 perché il 900 è il secolo delle ideologie il Il Secolo delle grandi verità delle grandi visioni del mondo elaborate confezionate ad arte diffuse con i potenti mezzi dell'allora nuova propaganda no Voi sapete che i regimi totalitari furono i primi regimi che potettero godere della dei mezzi di comunicazione di massa No per diffondere la loro propaganda le quali ideologie sostanzialmente sono rimangono per arent una sorta di potentissimo sostituto della realtà perché vi dico questo perché faccio questo lavoro no passo dal dal processo eichman al all'epoca nazista lo faccio per farvi capire come ci sia un profondo intreccio tra il fenomeno totalitario e quello che poi del totalitarismo in un certo senso resta e continua anche magari in forma non Chiara malcelata a vivere anche dopo la fine dei regimi totalitar Allora dicevo arent sarà sempre una Pens Ice scomoda perché si rifiuta di allinearsi in maniera chiara in maniera Come dire a critica ha delle visioni già preconfezionate quindi già questa cosa del processo istituito per eichman a Gerusalemme in maniera Così dichiaratamente no legittimante lo Stato di Israele già quello è un [Musica] motivo per cui arent sarà critica nei confronti di questo processo ma Torniamo appunto alla difficoltà del zels denken del pensare da sé alla difficoltà e però alla assoluta importanza di questo zels denken quando arent scrive le origini del totalitarismo nel 51 Che appunto come vi dicevo è un libro che vede la luce nel 51 ma che in realtà da raccoglie gran parte delle riflessioni che harent aveva compiuto negli anni precedenti nella sua nella prefazione a questo testo arent dice e qui Vi Cito la convinzione che tutto quanto avviene sulla terra debba essere comprensibile all'uomo può condurre e interpretare la storia con luoghi comuni qui ritorna l'idea no della banalizzazione del clichè comprendere non significa negare l'atroce dedurre il fatto inaudito da precedenti o spiegare i fenomeni con analogie e affermazioni Generali in cui non si avverte più l'urto della realtà e [Musica] dell'esperienza comprendere significa piuttosto esaminare e portare il fardello del nostro che il nostro secolo ci ha posto sulle spalle non negarne l'esistenza non sottomettersi supinamente al suo peso comprendere significa Insomma affrontare spregiudicatamente la realtà Qualunque essa sia comprendere è centrale per il pensiero di arent comprendere è una parola che lei nel suo testo che scrive in inglese chiamerà to understand no to understand ferin in tedesco ma appunto comprendere non significa necessariamente giustificare e questa è diciamo così il nucleo fondante di tutto il suo pensiero ovvero comprendere gli eventi i fatti che hanno portato all'avvento del totalitarismo non significa giustificarlo No non significa dire la storia è andata così c'è un continuum storico che comunque procede e quindi noi a ritroso andiamo a leggerlo e lo inseriamo per così dire nel flusso continuo della storia comprendere significa appunto sopportare il fardello della realtà il suo peso qualunque esso sia e non Cedere a facili banalizzazioni a facili Nessi causali tutta questa complessa questione della comprensione non è semplicemente una questione di metodo di epistemologia è legata al fatto che per arent quello che è [Musica] avvenuto sostanzialmente quello di cui lei nel 51 aveva notizia che era ancora poco rispetto a quello che poi sappiamo noi oggi quello che è avvenuto non poteva in alcun modo essere giustificato sostanzialmente non si poteva ricorrere ai vecchi metodi dell'interpretazione [Musica] storiografica per comprendere Auschwitz c'era stato nel nel nel continuum della storia una una frattura così grande così ampia che come dice arent nel testo nessuna spiegazione È in grado di colmare il GAP no che si verifica con lo sterminio organizzato di massa è una frattura che nessuna spiegazione in grado di colmare Cioè sostanzialmente il suo libro sulle origini del tot ismo Mette in discussione Appunto quella famosa istoria Magistra Vitte di cui parlava il professore primo No la fiducia che appunto la storia possa insegnarci qualche cosa ma nel senso che la storia sia una sorta di narrazione continua ed ininterrotta questo per arent non è più vero dopo dopo Auschwitz e quindi sostanzialmente il suo libro Le origini del totalitarismo e tutta l'attività intellettuale di arent successiva a questo libro è lo sforzo proprio di fare i conti con questa frattura no con questo abisso di sopportare il fardello di quello che è avvenuto non so se voi avete letto incontrate ho incontrato durante il vostro percorso i testi di primolevi i testi di primolevi in varie maniere un po' con la letteratura un po' con la poesia un po' con la riflessione filosofica affrontano lo stesso problema affrontano il problema della della storia della memoria rispetto al all' inudo Rispetto a ciò che è definito come senza precedenti e quindi sostanzialmente la questione della comprensione di ciò che è successo deve il più possibile liberarsi dai Cliché liberarsi anche dai metodi che tradizionalmente la storia e la filosofia applicavano per interpretare la realtà e questa questione della comprensione è tanto più importante quanto in quanto ciò che si va a studiare il totalitarismo il nazismo ma è bene sapere che arent mette non proprio sullo stesso piano ma in un piano di vicinanza anche il totalitarismo sovietico soprattutto nell'epoca staliniana la questione del comprendere è importante proprio perché ciò che si va a studiare ciò che si vuole comprendere è il grande esperimento di controllo totale [Musica] sull'umano Quindi lei dice sostanzialmente sempre questa prefazione che vi invito a a leggere se ne avete l'occasione sono poche pagine Quindi lei sostanzialmente dice qui non si può applicare il metodo del sine ira studio Cioè dello del dell'avvicinarsi a un oggetto di conoscenza senza il coinvolgimento no Senza l'emotività senza senza la passione questo non è possibile perché siamo di fronte appunto a un esperimento Pol E potremmo anche dire ontologico cioè che riguarda la l'essere dell'uomo in quanto tale di una gravità tale che richiede nuovi metodi che richiede un diverso tipo di modalità di indagine e quindi questa poi è anche diciamo la tesi che io ho sviluppato in un libro che ho scritto su arent che si intitola politica e racconto la tesi Cioè che il suo libro sulle origini del totalitarismo sia proprio il tentativo di smembrare no di smembrare la storia non per fini come dire estetici di smembrare la storia intesa come un continuum un flusso ininterrotto di eventi proprio perché solo attraverso questa smembramento questa diciamo così rottura della ipotesi di una continuità della storia sia l'unico modo possibile per comprendere ciò che è avvenuto uno smembramento che arent sostanzialmente applica alla storia Europea diciamo dalla fine del X secolo in poi per dimostrare come ci siano diversi elementi no che sostanzialmente fanno da catalizzatori all'avvento del totalitarismo però centrale nella sua nel suo tentativo di comprendere il totalitarismo è la categoria di ideologia e qui ritorniamo alla centralità del del zels denken del pensare autonomo l'ideologia sostanzialmente Che cosa fa l'ideologia dice harent è in maniera letterale no se noi in maniera come dire [Musica] etimologica è letteralmente la logica di un'idea no Quindi è come dire un'idea una premessa presa e data come inconfutabile da cui si fa poi derivare tutta una serie attraverso una concatenazione logica tutta una serie di conseguenze siamo sempre nell'ambito [Musica] dell'idea da una premessa si fanno derivare delle conseguenze le quali sostanzialmente costruiscono una rete di significati come una gabbia piuttosto che una rete che va a coprire la realtà a sostituirsi alla realtà dient perché questa ideologia si chiede nel testo le origini del totalitarismo perché questa ideologia ha avuto così successo perché appunto quel padre di famiglia che sostanzialmente potremmo dire un essere innocuo una persona per bene No perché quel padre di famiglia è stato poi si è riusciti a trasformarlo in un fondamentale ingranaggio del funzionamento della macchina dello sterminio e qui arent fa offre una un'ipotesi E sostanzialmente ci dice che ci sono alcuni elementi da tenere in considerazione il primo è la società di massa cioè una società dove gli individui vivono sostanzialmente in solitudine la società di massa è la società in cui le vecchie società tradizionali vengono soffocate e inglobate in una diversa diversa organizzazione dove finiscono appunto gli antichi rapporti Le Antiche relazioni pensate alla realtà contadina No alle realtà dei piccoli centri alle realtà appunto sociali locali con l'industrializzazione urbanizzazione forzata sostanzialmente queste vecchie realtà vengono sradicate e trasformate o diciamo così inserite nella grande società di massa nella società di massa dice arent gli individui sono atomizzati cioè sono degli atomi sono delle entità singole sole e nella brusca nella brusca trasformazione che si può poi storicamente no far datare secondo diverse periodizzazioni per i diversi paesi europei ma in Germania era era forte la grande la società di massa Sostanzialmente i vecchi rapporti le vecchie relazioni vecchi rapporti sociali lasciano il posto ad un'assenza di rapporti adenza di E dice arent anche ad un'assenza di quel senso comune condiviso che prima era invece una dimensione quotidiana dell'esistenza c'è un bellissimo saggio di un pensatore un po' più vecchio di Ann arent ma anche suo amico che era Valter Benjamin un saggio che si chiama il narratore Dove appunto Benjamin ci spiega facendo ricorso ad uno scrittore russo la trasformazione della società in società di massa e lui per dire ci spiega la società di massa come una società in cui le persone non si raccontano più delle storie la società che è incapace di narrare delle storie che è incapace di cogliere quell'antica saggezza che invece il narratore che passava di un paese in paese il cantastoria no e raccontava storia questa capacità di condividere una realtà a partire da una storia raccontata non esiste più e alla narrazione dice Walter Benjamin è stata sostituita la comunicazione pensate no giornali al tempo non c'era Non c'era la televisione ma insomma questo questo modo appunto di sradicare l'esperienza concreta del qui ed ora trasportarla in una dimensione invece più ampia più globale Direi che questo è anche portato ancora più agli estremi è la nostra condizione attuale l'incapacità [Musica] di avere presa sulla realtà nella sua concretezza Allora dicevo arent dice questa società di massa atomizzata di isolamento e di sol Udine dove sostanzialmente sembra che niente abbia più un senso pensate No alle grandi masse che vengono urbanizzati che vanno a lavorare nelle alle catene di montaggio delle delle Fabbriche oppure alle disagiate condizioni dei grandi dei grandi insediamenti urbani no Pensate ai primi del 900 all'indomani della fine della prima guerra mondiale allora dice sostanzialmente su queste masse che hanno come dire perso il senso della realtà l'ideologia come sostituto di una realtà che non fa più senso ha una grande presa sostanzialmente l'ideologia questa rete o questa gabbia di verità fatte discendere per concatenazione logica da una premessa questa questa gabbia o questa rete che sostituisce la realtà è in un certo senso un comodo sostituto perché copre quelle Falle quei buchi di insensatezza di assenza di senso che la realtà sembra [Musica] avere molto spesso si dice che noi oggi viviamo in un'epoca post ideologica No fine delle ideologie fine della della grande dell'ultima grande ideologia con il crollo del muro di Berlino nell'89 Però forse non è vero che viviamo in un'epoca post ideologica se per ideologia intendiamo quello che arent ha in mente ovvero una visione del mondo che ci impedisce di avere un contatto reale con i fatti con i dati di fatto con la concretezza della realtà faccio qui una piccolissima parentesi questa diciamo la crisi la crisi greca che in questo periodo infiamma non solo le piazze ma anche insomma tutti i mercati internazionali secondo me è un chiaro esempio di questa nostra impotenza no di questa nostra incapacità di comprendere che cosa sta succedendo di comprendere concretamente Qual è la realtà che sta dietro a questa a questa crisi abbiamo perso proprio no E questo Poi arent lo dice anche in altri contesti abbiamo perso anche la capacità di di poter agire di poter politicamente agire proprio perché c'è un elevato livello di burocratizzazione delle istituzioni c'è qualcun altro che decide e la presa sulla realtà è sempre più fiacca è sempre più debole e forse è per questo lo dico ancora tra parentesi e lo dice anche arent in un saggio sulla violenza e forse è per questo che quando la gente Ha l'impressione che la presa sulla realtà sia impossibile che ricorre in maniera assolutamente insensata ma come dire feroce alla violenza la violenza la violenza entra dice arent nell'arena politica quando si ha l'impressione di poter essere perché dà l'impressione di poter avere un'efficacia sulla realtà di poter intervenire sulla realtà laddove però dice arent non è certo quello il modo per intervenire sulla realtà questa era una piccola parentesi Più che altro perché sto facendo il corso all'università sulla violenza in Annare quindi dicevo l'ideologia è Centrale nel sistema totalitario è una è un controllo della mente attraverso non attraverso semplicemente [Musica] un'ipotetica significato al suo centro l'idea della razza no L'idea della della razza ariana come come razza superiore e degli ebrei come letteralmente proprio come parassiti no Quindi sostanzialmente la trasformazione la manipolazione delle menti delle persone attraverso l'ideologia fa sì che in maniera a critica in maniera automatica questa grande gabbia che copre la realtà abbia in qualche modo convinto anche le persone per bene anche i migliori Padri di famiglia che appunto c'era come dire un'infezione No una malattia dentro al corpo della popolazione tedesca e come poi la stessa ideologia porti a una realizzazione dell'eliminazione di questo corpo malato certo la questione non è semplice la questione non è banalizzato no e arent si sforza sempre di chiedersi perché nessuno ha opposto Resistenza perché nessuno ha come dire [Musica] eh reagito Questa è la domanda che un po' coglie tutti gli interpreti del del totalitarismo e del fenomeno nazista Allora quando arent va a seguire il processo eichman Lei pensa di avere Forse in qualche modo svelato una parte non dico il tutto ma una parte della complessità di questo meccanismo che tiene insieme che ha tenuto insieme in maniera così efficiente l'organizzazione dello sterminio quando arriva a Gerusalemme tra parentesi c'è anche un bellissimo film su questo che è proprio un film tutto in aula del processo eichman si chiama lo specialista quando lei arriva in aula dice mi aspettavo di trovare un ufficiale in alta uniforme una personalità quindi autorevole un come dire un un gerarca nazista e invece si trova un omino con la sua giacchina la camicia tutto tutto timido e assolutamente normale di fronte invece a questa grande propaganda dell'accusa dell'accusa del processo cioè dello Stato di Israele che insisteva a dire questo è il grande criminale questo è l'uomo davvero malvagio che ha organizzato lo sterminio nazista E allora rispetto a queste due posizioni arent sviluppa la sua idea della banalità del male cioè rispetto alla posizione del dello Stato di Israele che vuole vedere inman il grande criminale il grande malvagio aren si sente di dire che appunto c'è cos'altro c'è qualcosa di più C'è qualcosa di diverso c'è qualcosa di forse più [Musica] inquietante che nel vedere lì Hitler in persona quando gli viene chiesto Appunto Quando viene chiesto ad eichman se lui fosse al corrente di quello che sostanzialmente stava facendo di quello che sostanzialmente era l'organizzazione perché poi dovete sapere ma questo arent non lo nasconde mai che proprio eichman fu il l'organizzatore oggi si direbbe il logistico di tutta la deportazione degli ebrei d'Europa cioè organizzò proprio i trasporti fino all'ultima parte no fino alle ultime deportazioni chiamiamole deportazioni sono poi deportazioni finalizzate allo sterminio fino alle ultime deportazioni degli ultimi anni della guerra quelle nell'Europa dell'est in particolare in Ungheria quindi dalle deportazioni tedesche fino a quelle di tutta l'Europa dell'Est e quindi Quindi quando gli viene chiesto se lui si rendesse conto si rendesse conto si fosse mai chiesto no che cosa dove andavano No questi treni perché non stava organizzando un trasporto di derrate alimentari ma di esseri umani lui sostanzialmente dice che non faceva altro che obbedire Agli ordini Questa è la la tipica versione no dei di molti dei gerarchi nazisti come se non avessero altra alternativa e qui riporto forse voi l'avrete letto uno scambio che c'è proprio nel saggio banalità del male una uno scambio di battute tra il giudice giudice alevi E aikman quando gli si dice dice mi voglio permettere anch'io dice il giudice una deroga all'abituale procedura rinunciando per un attimo all'ebraico e interrogare l'imputato nella sua lingua qui il giud il processo era in ebraico c'erano i traduttori simultanei per per eichman Ma naturalmente probabilmente tutti gli ebrei israeliani dell'epoca parlavano anche in tedesco o molti di loro Allora il giudice per un attimo si permette di usare il tedesco e chiede ad eichman qualcosa in tedesco nella sua lingua che probabilmente era anche la lingua del giudice le è mai capitato di avere un conflitto un conflitto interiore tra il suo dovere e la sua coscienza e hman risponde lo chiamerei piuttosto Uno sdoppiamento Uno sdoppiamento di identità vissuto coscientemente che ti fa passare indifferentemente da una parte all'altra il giudice gli chiede bisogna Dunque rinunciare alla propria coscienza e eichman risponde Sì In un certo qual modo perché non la si può regolare e determinare da soli il giudice a meno di assumersene tutte le conseguenze e hman si potrebbe dire non sto più al gioco ma non so proprio cosa sarebbe successo quindi sostanzialmente quando gli viene chiesto che cosa risponde ha una domanda sulla propria coscienza lui eichman dice semplicemente non la si può regolare e determinare da soli la propria coscienza non la si può regolare e determinare da [Musica] soli l'esatto opposto di quello che appunto è il Z denken di cui vi ho parlato e qui sta proprio per arent la la [Musica] questione Lei dice che eichman non era stupido non era semplicemente un passacarte questo lei non lo dice mai Anche se molti degli interpreti che hanno poi criticato arent le attribuiscono questa versione Cioè sostanzialmente eichman [Musica] non è semplicemente solo un burocrate quello che hman rappresenta con la sua banalità del male dice arent è non la stupidità che è una cosa ma l'assenza di pensiero e questa dovete fare attenzione alla alla all'espressione che arent usa assenza di pensiero che vuole dire non assenza di ragionamento Vi faccio notare questa distinzione arent per pensiero ha in mente il dialogo del sé con se stesso il dialogo interiore quell'attività interiore incessante no che avviene dentro ciascuno di noi nella quale sostanzialmente siamo giudici di noi stessi questa attività interiore anche una continua attività di scavo nella propria coscienza nelle proprie idee E nella loro giustezza Quindi sostanzialmente eichman non pensa perché non ha questo dialogo interiore con se stesso o meglio non si chiede che cosa sta facendo non si chiede quali sono le conseguenze del proprio agire in una in una in uno scritto che poi verrà pubblicato postumo che è solamente una specie di draft di di di di progetto per una articolo che poi non verrà mai pubblicato arent riprende questo tema e fa riferimento a Socrate Quando parla del pensiero e fa riferimento alla famosa massima di Socrate no è meglio subire il male che farlo questo meglio subire il male che farlo significa per arent meglio avere a che fare poi nel dialogo interiore del sé con sé stesso con un innocente piuttosto che con un criminale lei sostanzialmente dice interpretando questa massima etica di Socrate alla luce proprio del Forte intellettualismo no di Socrate che quello che Socrate aveva in mente era proprio la la la non disponibilità a commettere il male come una non disponibilità a avere dentro di sé la coscienza di un Cri o avere dentro di sé la coscienza di aver commesso il male e quindi dell'impossibilità poi di continuare un dialogo interiore del sé con se stesso in maniera diciamo così tranquilla Ecco eichman in realtà come prodotto dell'ideologia totalitaria è privo di questa interiorità dialogante ma è sostanzialmente anche privo dell'idea di responsabilità che Voi capite bene ha dentro di sé l'etimologia del rispondere no la responsabilità è la capacità di rispondere delle proprie azioni per arent eichman è privo di pensiero ossia privo di una dimensione potremmo dire interiore etica della coscienza e questa assenza di pensiero è anche un'assenza di responsabilità un'assenza di una riflessione che si chieda che che si chieda come potrebbe rispondere delle sue [Musica] azioni è un'incapacità sostanzialmente di elaborare il significato del proprio agire lei qui per pensiero ha in mente proprio l'elaborazione del significato Qual è il significato del mio agire perché lo faccio e quindi sostanzialmente per questo eichman è banale perché non c'è un male demoniaco non c'è un male come principio al bene No come una sorta di manismo qui c'è semplicemente un male che è una assenza una banalità una vuotezza allora A proposito di questo io so che voi avete letto due brevi saggi di questa raccolta di di questa raccolta di di articoli e in uno dei saggi che è di Philip menar che è uno storico francese proprio intitolato banalità del male si mette un po' in discussione questa categoria artiana di banalità del male Dove si dice in realtà arent quando è andata al processo non capiva che St stava Stava Recitando una parte stava proprio Recitando la parte del burocrate No perché appunto è arrivato lì con la sua giacchina non aveva l'uniforme da SS e lui si è come dire per salvare la pelle o per tentare di salvare la pelle si è messo nei panni del grigio burocrate e arent invece non vuole credere che ci sia un altro eichman No oltre questo grigio burò Io non penso tuttavia che questa sia la diciamo così la il modo in cui arent intende h Ma non vero arent è molto più molto più scafata riesce probabilmente è la stessa ben consapevole che anche lo stesso hman stia Recitando una parte Ciò nonostante ciò nonostante [Musica] interpreta hman come il grigio burocrate che come ho detto non è lo stupido perché appunto La banalità del male non è stupidità e Qui invece menard tenta di dire che questi sostanzialmente questi burocrati nazisti non erano solo dei grigi passacarte Ma erano anche degli organizzatori avevano capacità organizzative avevano capacità come dire anche di autonomia di intervento in queste organizzazioni logistiche del dello sterminio mi pare tuttavia che questo non sminuisca o non confu la tesi che eichman era come dire un uomo banale che non era il male incarnato in senso [Musica] demoniaco Però al di là delle come dire finezze interpretative della storia mi chiedo e vi chiedo e qui poi possiamo continuare la nostra discussione più avanti se sia come dice menare qui Cito se sia ben più rassicurante poter immaginare che il male possa essere semplicemente banale e privo di pensiero piuttosto che pensare che il male possa possedere un'intelligenza perlomeno equivalente a quella che occorre per concepire il bene cioè menar Qui dice È più rassicurante concepire il male come banale Io penso che sia esattamente il contrario Io penso che sia molto meno rassicurante pensare che ciascuna e ciascuno di noi possa essere quel buon padre o quella buona madre di famiglia che è incapace di chiedersi Che cosa sta facendo è incapace di prendere una posizione è incapace di resistere alle aberrazioni che Magari la storia le condizioni esterne le mettano di fronte e A questo proposito mi chiedo appunto se questa banalità del male In realtà non sia una categoria molto più efficace molto più forte per capire per tentare di capire il male Certo il male Non lo possiamo mai fino in fondo ci sono enormi dispute di natura di varia natura sia filosofiche che teologiche sulla sul male però il male nella sua versione prosaica e quotidiana di un male banale è qualcosa dal quale Forse noi possiamo guardarci non cessando mai di esercitare quella azione interiore del pensiero del sé con se stessi una forma Mi viene da dire così contemporanea e completamente assurda di una banalità del male è per esempio anche quella di buttare i sassi dal cavalcavia ad esempio no è un male con la m maiuscola non vuole dire che sia sminuito ma è assolutamente banale perché lì c'è una totale assenza di pensiero totale assenza di lavoro del sé con se stesso totale assenza di responsabilità Quindi se c'è un messaggio che arent ci consegna non è un messaggio come dire militante rivoluzionario agitatore Ma è un messaggio Davvero eh profondo che deve toccare ciascuno e ciascuno di noi nella propria interiorità è proprio quello di Non smettere mai di chiederci che cosa stiamo facendo Grazie C