Buonasera a tutti, questo webinar parla del patrimonio artistico come identità e risorsa per il territorio. Fra poco sentirete in diretta Stefano Zuffi parlare di questo tema. Stefano Zuffi è un noto critico d'arte e direi ugualmente anche un noto divulgatore in giro per l'Italia e non solo del mondo dell'arte. Il patrimonio artistico infatti ha assolutamente bisogno non solo di essere tutelato, ma anche spiegato e valorizzato sul territorio. Per Rizzola Education Zuffi è autore di numerose schede per oltre 140 pagine contenute quest'anno in due opere che usciranno a marchio Rizzola Education.
Opera edizione rossa di Nicoletta Olida, Laura Colombo, Agnese Dionisio e Giuseppina Savarese di circa 2500 pagine e opera edizione blu in tre volumi di circa 1000 pagine. Quindi sono una major e una minor molto leggera. Le schede di cui Stefano Zuffi è autore si chiamano Conoscere e Vivere il Patrimonio e vogliono cercare innanzitutto di motivare gli studenti ad amare il patrimonio artistico all'interno anche del proprio territorio.
Per questo, in questo webinar, noi problematizzeremo alcuni aspetti come la collocazione delle opere nei musei minori e maggiori, il tema della loro tutela, come anche il tema del degrado che spesso alcuni monumenti hanno in alcune città. d'arte che sono luogo di turismo di massa questo webinar però non parla dei corsi o delle schede direttamente ma parla innanzitutto e principalmente del patrimonio artistico italiano della sua tutela anche attraverso le leggi dello stato della sua valorizzazione e non ultimo della sua attualizzazione ciò vale in primo luogo per l'italia che come sapete benissimo meglio di me è il luogo in cui si concentrano il maggior numero di siti unesco tutto il mondo e quindi praticamente è un luogo in cui questo tema deve essere sentito da tutti i nostri studenti ora do la parola a stefano zuffi bene allora buongiorno buon pomeriggio a tutti è un'occasione molto particolare per me questa di confrontarmi su un tema che mi è profondamente caro ma che credo sia una delle chiavi e delle risorse indispensabili per il nostro presente e per il nostro prossimo immediato futuro, e cioè radicarci sempre più fortemente nel concetto, nell'idea, nella convinzione, nella passione di vivere in una situazione privilegiata. Noi abbiamo la grande fortuna di abitare in un'area che è molto più piccola, molto più piccola, molto più in una nazione, in una collocazione geografica del tutto peculiare, in una collocazione storica altrettanto significativa e che ha alcune caratteristiche nazionali che però hanno delle declinazioni locali, territoriali estremamente diversificate. Forse l'esempio più semplice, più facile ci viene dalla gastronomia, dalla varietà. dei cibi, delle preparazioni, delle abitudini alimentari, gastronomiche e del gusto delle diverse regioni italiane.
Non possiamo mai dimenticarci che noi partiamo dall'aggancio con la catena delle Alpi, addirittura con il dialogo con il mondo di lingua tedesca e di lingua slava, e poi scendiamo attraverso il Mediterraneo con una peculiarità che è vista nel mondo come italiana. e che noi italiani facciamo fatica a considerare tale perché preferiamo parlare delle diverse regioni e all'interno delle regioni delle diverse aree e delle diverse zone. Allora, partiamo da una definizione che non è opera di un studioso, di un critico italiano, ma che viene da un nostro cugino d'Oltralpe, André Chastel. uno dei più grandi intellettuali francesi, ha coniato in modo, direi, definitivo questa affermazione di Italia come museo diffuso. Attenzione perché sono importanti sia la parola museo che l'aggettivo diffuso.
Museo vuol dire luogo dove si raccoglie una memoria, dove si raccoglie una memoria ma dove si accolgono dei visitatori. Quindi da una parte l'attenzione alle opere, ma dall'altra parte anche l'indispensabile centratura su chi queste opere, questi monumenti, questi borghi, queste città viene a visitare. E'diffuso perché, e questa è una peculiarità, una particolarità tipicamente italiana, la presenza di importanti opere di architettura, di archeologia, di arte, di storia, di tradizione, di costume e di memoria in tutti i sensi è veramente distribuita lungo tutto il territorio nazionale. Ecco, allora in questa...
brevissima sintetica slide, alcune peculiarità, alcune caratteristiche. Diceva prima Jacopo Basani, precedendomi, che l'Italia ha la fortuna, il privilegio di possedere il maggior numero di siti tutelati dall'UNESCO e considerati patrimonio dell'umanità rispetto a qualsiasi altra nazione del mondo. Tanto per dire, al secondo posto si colloca la Cina.
Se voi pensate alle dimensioni geografiche dell'Italia e della Cina, potete capire come la densità italiana sia non paragonabile con alcuna altra nazione al mondo. Ho già parlato della varietà dei contesti naturali. Il contesto naturale è elemento indispensabile dell'opera d'arte e dell'opera di architettura.
Non si può capire la storia dell'arte se non la si... accosta e la si sovrappone alla geografia dell'arte. Storia e geografia vanno insieme, così come arte, architettura e ambiente sono inestricabilmente legate. Poi c'è questo fenomeno che noi in Italia possiamo avere delle importanti presenze di opere della preistoria, dalla preistoria fino all'arte contemporanea. con una continuità attraverso i millenni, che anche questa è proprio una caratteristica, una peculiarità italiana.
Voglio dire, ci sono delle nazioni che hanno vissuto stagioni anche lunghe, fantastiche, penso all'Egitto, l'antico Egitto produce una civiltà meravigliosa, ma una volta esaurita la storia dei faraoni, c'è sostanzialmente una lunga pausa. Invece in Italia c'è proprio questa continuità. che dalla preistoria ai popoli italici dell'Italia preromana, agli Etruschi, a Roma, poi lungo tutto il Medioevo, per non parlare poi del Rinascimento, del Barocco, delle epoche successive, insomma in Italia c'è veramente di tutto.
E questo tutto è distribuito e diffuso in tutte le regioni. Questa è una consapevolezza che deve essere molto forte, molto sentita. perché se noi non arriviamo a trasmettere questo senso di appartenenza si farà sempre fatica a considerare il patrimonio artistico come una risorsa e non come un peso. Il patrimonio, che cos'è? Cosa vuol dire patrimonio?
Patrimonio vuol dire ciò che i nostri padri, i nostri antenati ci hanno consegnato, la ricerca. ricchezza che ci è stata consegnata dal passato. Questa ricchezza è però costantemente sotto rischio, rischi di tutti i generi, ma il rischio più grosso è quello oggi, almeno oggi, in un periodo per fortuna di lunghe stagioni di pace e non di guerra, il pericolo maggiore è quello dei danni che il territorio... italiano può subire da catastrofici eventi naturali. Molte cronache, ripetutamente, ancora in questi giorni, continuano a metterci in allarme per il rischio dei terremoti, delle eruzioni, delle inondazioni, degli smottamenti, di tutte quelle catastrofi naturali che in modo purtroppo ricorrente colpiscono l'Italia e colpendo.
in generale il territorio, evidentemente vanno anche a ferire, a volte in modo molto doloroso, molto profondo, l'immagine che state vedendo è diventata una delle immagini simbolo del terremoto che ha colpito la zona tra le Marche e l'Umbria, la Basilica di San Benedetto a Norcia, ridotta praticamente alla sola facciata e a modeste parti dello scheletro della struttura. Ora, secondo delle statistiche... ma anche queste sono statistiche un po'controverse e comunque suscettibili di variazioni, di cambiamenti, poco meno della metà dell'intero territorio nazionale italiano è classificato con grave rischio sismico.
In tempi ragionevolmente recenti veramente tutta l'Italia, dal Friuli alla Sicilia, è stata colpita in Emilia, nelle Marche, in Umbria. nel Lazio, in Campania, da questa serie di terremoti. I terremoti sono un fenomeno ricorrente, drammatico, nei confronti del quale non è che si possa fare moltissimo, però certamente si continua a parlare di strutture antisismiche, di protezioni che forse sono più efficaci là dove invece il rischio idrogeologico, cioè quello legato alle frane o alle esondazioni dei fiumi, obiettivamente potrebbe essere molto meglio controllabile. Certo, in alcuni casi i terremoti si sono rivelati, o le eruzioni volcaniche, si sono rivelati paradossalmente quasi un fattore di accrescimento del patrimonio. Pensiamo al fatto delle città vesuviane coperte dalla lava, nel 79 d.C.
rimaste sotto la lava fino al XVIII secolo e oggi Pompei, Ercolano, Oplontis, Estabia e gli altri centri vesuviani sono di grandissima importanza, rilevanza archeologica. Ora, il tema della salvaguardia e della protezione è un tema che rientra in queste tre grandi parole chiave, conservazione, tutela, valorizzazione. le tre definizioni che si legano al concetto di patrimonio storico-artistico e si tende a dire che in Italia noi siamo piuttosto bravi nella conservazione del patrimonio artistico, anche architettonico.
La scuola di restauro italiana è eccezionale, la migliore del mondo. I restauratori che si formano in Italia sono i più richiesti, i più apprezzati nel mondo intero, cioè la cura, la capacità di intervenire in una chiave di conservazione delle opere d'arte ci è universalmente riconosciuta. Molto minori sono i successi dal punto di vista della tutela, e qui ci riferiamo naturalmente sia... alla protezione cautelativa nei confronti di eventi naturali, ma anche e in questo caso vorrei dire persino soprattutto nei confronti dei danni che possono essere fatti dagli uomini, a cominciare dai furti naturalmente, e ancora meno forse nella chiave della valorizzazione.
Il tema della valorizzazione è un tema controverso perché ci sono anche degli studiosi. molto celebri e molto apprezzati che ritengono che il tema della valorizzazione sia un argomento estremamente scivoloso. Usare l'opera d'arte, le opere d'arte, il patrimonio architettonico, storico, monumentale, archeologico per scopi economici viene ritenuto quasi offensivo.
Si tratta di trovare come in tutto un giusto equilibrio. La valorizzazione significa per prima cosa capire che questa storia che noi possediamo, che questi monumenti, queste opere che il passato ci ha consegnato, sono una straordinaria ricchezza. Una ricchezza morale, sociale, per prima cosa, ma anche una ricchezza economica. che possono diventare un fattore di crescita, di sviluppo, di economia per il territorio.
Il problema è sempre quello di trovare degli equilibri, degli equilibri che siano gestiti tra la notorietà giustissima mondiale di alcuni siti, di alcuni luoghi. L'immagine che state vedendo è un'immagine... simbolo, cioè le grandi navi da crociera che sfilano in parata a ridosso del bacino di San Marco, di questo ecosistema storico ambientale fragilissimo, unico al mondo, che è quello di Venezia. D'altronde, come si fa a non amare Venezia? Come si fa a non pensare che...
Tutto il mondo voglia venire a conoscere Venezia e quali sono i modi per far arrivare, per accogliere, per gestire queste masse di visitatori all'interno di un sistema delicato come è il sistema veneziano. Il problema del turismo di massa è un problema sempre più sensibile, proprio in questi giorni. si sta discutendo sulla opportunità di inserire un biglietto d'ingresso alla città di Venezia. In qualunque modo ci si arrivi, per via di terra, attraverso il ponte, per la ferrovia, con la nave, quando si mette piede a Venezia bisogna pagare un biglietto, indipendentemente dai luoghi che poi si visiteranno.
È giusto? È sbagliato? È un criterio troppo generico? Ma francamente questa è una discussione ancora aperta.
Resta il punto che certamente ci sono alcuni luoghi, in modo particolare Venezia, Firenze e Roma, prevalentemente in alcune stagioni dell'anno, ma ormai si può dire per buona parte dell'anno, che davvero soffrono per una pesantezza del numero dei turisti, dei visitatori. visitatori che si suole dire sono visitatori mordi e fuggi, visitatori low cost, visitatori che non portano una vera ricchezza, un vero indotto, ma anche su questo io mi permetterei di avere qualche distinguo, non è che possiamo scegliere il visitatore in base alla sua capacità di spesa, mi sembra veramente un criterio un po'troppo arido. Ad ogni modo...
Il problema è un problema significativo, perché da un lato è inevitabile che Firenze, Roma e Venezia siano insostituibili, riterrei molto difficile convincere un turista cinese a dire no, non venire a vedere Venezia, ti porto a vedere Treviso, che è bellissima, ma non è Venezia. Sarebbe come se io andassi in Cina e dicessi ma io voglio vedere la grande muraglia, no ti faccio vedere un'altra cosa perché... C'è troppa gente alla Grande Muralia.
Insomma, è un tema interessante, è un tema che va messo in mano a dei manager in grado di organizzare dei flussi o dei picchi di turismo che sono spesso difficili da gestire. Una delle soluzioni possibili, visto che anche tutte le nostre abitudini stanno cambiando, è quella di… avere degli orari di apertura un po'diversi in musei o monumenti che ancora oggi sono organizzati secondo uno schema, una struttura degli orari che forse è stata fissata qualche decina di anni fa e che in base alle nostre abitudini diffuse potrebbe ragionevolmente essere modificata. E naturalmente questo è un tema che si lega alla... quanto dicevamo all'inizio, della diffusione al museo diffuso dell'Italia, cioè a quanti come il patrimonio artistico italiano sia distribuito, sparpagliato, diffuso, con modalità diverse, con caratteristiche diverse, con una fusione particolare con l'ambiente, con il paesaggio, davvero in tutta la nazione.
E una delle risorse fondamentali, ancora in larga parte, da sfruttare è quella dei piccoli centri, delle città d'arte di media o piccola dimensione, in particolare i borghi, voi sapete certamente che esistono ormai delle associazioni o comunque delle classificazioni, anche i borghi più belli d'Italia, la bandiera arancione del touring club, esistono anche degli strumenti di identificazione di questi borghi. borghi particolarmente pregiati dal punto di vista della storia, dell'ambiente, dell'architettura. Il dialogo, la dialettica tra le maggiori città d'arte e i centri minori appartiene da sempre, da secoli, alla caratteristica dello sviluppo della storia e dell'arte in Italia.
È proprio il dialogo tra quelli che sono stati definiti centro e periferia. Naturalmente anche qua bisognerebbe avere un senso della storia, vale a dire che ci sono delle città, mi vengono in mente in questo momento, soprattutto le capitali dei piccoli stati preunitari, Mantua, Ferrara, la stessa Rimini, Urbino. Città meravigliose, stupende, che hanno vissuto per un certo periodo della loro storia un ruolo da capitale, da capoluogo, da centro fondamentale di un territorio che era dominato da loro e poi per altre vicende storiche sono scivolate magari ai margini della grande storia con la S maiuscola.
Allora anche stabilire una graduatoria, quali sono i centri maggiori e i centri minori? la grande capitale o la piccola città di provincia, anche qua bisognerebbe avere un senso della storia e comunque capire che nella dimensione dei borghi e dei centri minori l'Italia ha ancora un patrimonio straordinario, ma veramente straordinario e non paragonabile con alcuna altra nazione al mondo, da giocare e da investire. continueremo ad avere quella che ormai è molto chiara, un senso di inferiorità rispetto al Louvre. Come mai in Italia non c'è il Louvre, non c'è un museo che raggiunga 10 milioni di visitatori all'anno?
Beh, la risposta sarebbe molto lunga e magari la potremmo anche dare in un'altra occasione, in un altro momento. Quello che va valorizzato è proprio il museo diffuso, la presenza di questi borghi meravigliosi. Ecco, mi permetto di inserire a questo punto un paio di esempi fra le schede che abbiamo inserito all'interno di Opera, perché proprio questo tema del rapporto tra borghi e città, tra centro e periferia, tra città minori e località più importanti, è un tema ricorrente, anche partendo da episodi, da momenti che appartengono, si vorrebbe dire, quasi alla cronaca.
Questa è una scheda dedicata per esempio a un importante, suggestivo gruppo di statue bronze, di bronzo dorato, di età imperiale romana, anche monumentali, con due figure equestre, due figure di matrone panneggiate. Queste statue sono state ritrovate schiacciate in frammenti in un deposito nella campagna vicino a una cittadina. un paese dell'interno delle Marche che si chiama Pergola, più propriamente nella frazione di Cartoceto di Pergola, e questi bronzi sono contesi, perché da una parte la cittadina di Pergola ha realizzato un museo apposito, anche molto elegante, molto garbato, per accogliere questi grandi bronzi dorati, dall'altra parte la città di Ancona dice Beh! la nostra città è il capoluogo della regione, abbiamo un maggior numero di visitatori, nel Museo archeologico di Ancona questi bronzi hanno certamente una maggiore visibilità. Dove devono stare questi bronzi?
La risposta non è di nuovo, non è semplice, non è immediata, si può discutere. L'idea sarebbe che sarebbe più opportuno che rimanessero a Pergola, però il problema è di arrivarci a Pergola. Quindi ci vuole anche un supporto di infrastrutture, di mezzi di trasporto, di comunicazione, di segnaletica che aiuti i visitatori a raggiungere anche dei centri attualmente piuttosto disagevoli. In questo caso, che sembra un caso specifico, in realtà è molto diffuso perché diverse opere archeologia anche di eccezionale importanza sono state restituite all'Italia da musei stranieri, in particolare statunitensi, perché sono state acquistate su un mercato semiclandestino delle opere di archeologia. Questa è un'altra delle schede di opera che si apre con un bronzo greco attribuito addirittura all'ISIPO.
che attualmente si trova a Los Angeles, anzi a Malibu, al Polghetti Museum, ma l'Italia ne ha chiesto la restituzione. Se questo atleta di Lisippo, attribuito a Lisippo, questo atleta greco, bronzio, questo è davvero un capolavoro, un'opera rarissima, ritornasse in Italia e presumibilmente venisse assegnata alla città di Fano, dalle cui coste, dal cui mare proviene, Ecco che si riaprirebbe di nuovo un tema della restituzione di materiali archeologici di grande importanza, di grande bellezza, addirittura di eccezionale valore, ma poi della loro collocazione. Dove mettiamo la Venere di Morgantina, il vaso di Asteas, il tesoro di Aidone o l'atleta che si incorona di Lisippo? Lì mettiamo nei luoghi… di ritrovamento o di origine archeologica, oppure li inseriamo in contesti più vasti, più importanti, più visitati, più visitabili. Francamente io sono per la collocazione in località minori, nelle località d'origine, ma a condizione che queste località vengano adeguatamente supportate da servizi e infrastrutture che consentano ragionevolmente ai visitatori.
di identificarle e di raggiungerle. E già, perché stiamo parlando di musei? A questo punto siamo entrati nel grande tema dei musei. Siamo partiti dall'Italia come museo diffuso, quindi come se tutta la nazione, tutto l'ambiente geostorico dell'Italia dovesse essere considerato nel suo insieme un enorme museo all'aria aperta, però esistono i musei.
E come? se esistono. L'Italia è una nazione con una fortissima vocazione museale.
Il concetto stesso di museo è nato in Italia e la storia italiana però ha fatto sì che non ci sia un grande museo nazionale come il Rijksmuseum ad Amsterdam, come il Prado a Madrid, come il Louvre a Parigi o come il British Museum e la National Gallery. a Londra perché la storia dell'Italia è una storia policentrica con tante capitali, con tanta storia. Il tema dei musei è un tema che a me sta molto a cuore perché il patrimonio diffuso nei musei italiani è un patrimonio meraviglioso, musei grandi, medi, piccoli, ma mai musei universali e grandissimi come l'Hermitage.
di San Pietroburgo, il Louvre di Parigi, il Metropolitan Museum di New York, non ci sono musei enciclopedici in Italia, sono prevalentemente musei territoriali, musei locali, musei che hanno la loro radice, la loro storia sul territorio. E i musei che pure godono in termini assoluti di una continua crescita di attenzione, e questa è un'ottima notizia, Vivono però il dualismo con le mostre. Le mostre d'arte sono molto frequentate, molto visitate, molto attraenti, soprattutto quelle che vanno sotto la categoria delle cosiddette grandi mostre.
Queste grandi mostre sovente sono dedicate ad artisti, un po'sempre gli stessi artisti. Quante mostre dedicate a Frida Kahlo. piuttosto che ad Escher, abbiamo visto in Italia negli ultimi due o tre anni.
Ma le mostre hanno una ragione anche economica, organizzativa, del tutto particolare. Hanno il vantaggio di essere concentrate su un artista o su un tema. Le mostre vengono considerate più facili da visitare rispetto ai musei. I musei spesso ci intimidiscono, ci mettono in difficoltà, ci sembra... che i musei insomma quasi ci sottopongano ad una interrogazione di storia dell'arte piuttosto che accoglierci in un modo più amichevole e più semplice.
L'altra caratteristica da ricordare è che il sistema italiano è diverso rispetto a quello di altre nazioni, cioè che le mostre più importanti, più frequentate, più visitate, non si svolgono negli stessi edifici che ospitano i musei, ma si svolgono in spazi dedicati appunto alle mostre temporanee. Penso alle scuderie del Quirinale a Roma, a Palazzo Strozzi a Firenze, a Palazzo Ducale a Genova, a Palazzo Reale a Milano e così via. Sono luoghi dove non ci sono delle collezioni. permanenti, ma sono degli spazi allestiti per ospitare le mostre.
Credo che di nuovo anche su questo dualismo, che a volte diventa persino un'antinomia tra mostre e musei, sia urgente porsi delle domande serene, considerando una grande risorsa il pubblico che si mette in coda per andare a vedere delle mostre di cassetta, le cosiddette mostre blockbuster, Non va assolutamente denigrato questo pubblico, è un pubblico che evidentemente ha il piacere, ha il desiderio di frequentare e di visitare un luogo dell'arte. L'importante sarebbe riuscire a mantenere l'attenzione di questo pubblico anche sul patrimonio permanente. E arriviamo a questa celebre domanda, con la cultura si mangia?
E qui tutto parte da una famosa, un po'improvvida... poi anche parzialmente smentita, anche simpaticamente, affermazione mai datata di un ex ministro delle finanze che diceva che con la cultura non si mangia. Evidentemente non è così, con la cultura si può e si deve poter mangiare.
Il problema è quello di considerare che questo petrolio, il cosiddetto petrolio, Il petrolio dell'Italia, quante volte ce lo siamo sentiti dire politicamente, insomma, che il patrimonio artistico è il petrolio dell'Italia, come il petrolio per essere sfruttato deve essere estratto, deve essere trasportato, deve essere raffinato, insomma ha bisogno di investimenti, infrastrutture e servizi. E quindi il patrimonio... artistico, monumentale, storico dell'Italia ha bisogno di investimenti, infrastrutture e servizi.
Questa è una situazione indispensabile, altrimenti ci troveremo a contemplare le nostre bellezze, certamente ne saremo gratificati, ma continueremo ad invidiare quelle nazioni che sono più abili di noi nel fare promozione. nel migliorare per esempio le rotte aeree, nel dare maggiore garanzie, sicurezze e accoglienza ai visitatori, insomma nel considerare l'accoglienza del visitatore di cultura, del turista nel senso storico, del Grand Tour come una presenza amichevole, importante, che aiuta anche noi ad avere una... connessione sempre più forte di questa nostra straordinaria impareggiabile fortuna, di questa ricchezza meravigliosa che è costituita dal nostro patrimonio storico e artistico. E ora se giungono delle domande affrontiamo appunto queste richieste che vengono... da coloro che stanno partecipando attivamente a questo webinar.
Ci chiede che cosa ne pensi del vaso di fiori della Galleria degli Uffizi. Beh, allora, è un caso interessante perché il dipinto in sé, con tutta onestà, non è un capolavoro, è una natura morta di un pittore nordico, si chiama Franz van Heusum, è un dipinto che presumibilmente agli uffizi, se vogliamo dire la verità... finirebbe nei depositi, ma è un caso qualificante, caratteristico della dispersione del patrimonio artistico italiano.
Attualmente il nucleo recupero opere d'arte dei Carabinieri, che è un'istituzione benemerita, davvero invidiata nel mondo, ha una lista di 12.000 opere da recuperare, quindi mettiamoci pure anche questo vaso di fiori. La cosa divertente è che il direttore del Museo degli Uffizi attualmente è un tedesco che chiede proprio alla Germania di restituire questo dipinto che è espatriato durante la Seconda Guerra Mondiale. Quali iniziative possono essere prese nelle scuole per diffondere tra gli studenti la consapevolezza della tutela e anche della promozione del patrimonio artistico? Beh, risposta molto semplice, non portarli a vedere le mostre più banali. le mostre più neutre, ma stimolare le scuole alla conoscenza, alla passione, all'amore del patrimonio artistico locale.
Questo non è un compito che possa essere svolto dalla materia storia dell'arte. Secondo il suo programma istituzionale. Il programma istituzionale segue un carattere nazionale, ma è importantissimo che ci sia una declinazione locale perché dovunque abbiamo qualche cosa da proteggere, da tutelare, da conoscere, da amare.
Attenzione, questa è la nostra identità. La parola identità non è mai, mai esclusione. Offrire. Anche a chi viene da altre realtà e da altre nazioni, la consapevolezza del luogo in cui si vive non è affatto una esclusione, ma anzi è una indispensabile opera di inclusione. Quale livello di sensibilità c'è in Italia verso il patrimonio artistico e cosa può fare la scuola?
Beh, cosa può fare la scuola? L'ho detto pochi minuti fa, la scuola può favorire. sollecitare la conoscenza del patrimonio locale.
Quale sia il livello di consapevolezza in Italia, devo dire la verità, sinceramente è proprio basso, proprio basso, ed è un grande dispiacere. Questa è proprio un'amarezza. Io credo che non si riesca a capire che avere una storia, avere un patrimonio, non è...
una risorsa minore o di risulta, è veramente una ricchezza fondamentale, proprio storica, sociale, umana, che noi rischiamo anche un po'di perdere. La scuola di restauro in Italia è la migliore? Sì, lo è. Quali esempi ritiene emblematici da citare agli studenti in modo comprensibile?
Beh, citare degli esempi è molto difficile, però... Vorrei dire che in Italia ci sono due centri fondamentali, che sono l'Opificio delle Pietre Dure a Firenze e l'Istituto Centrale del Restauro a Roma. Questi sono due grandi istituti nazionali di grandi dimensioni, di grande storia, di grande completezza, però poi esistono moltissime scuole sul territorio, in tutte le città. scuola veramente molto molto importante è stata realizzata all'interno del complesso architettonico di Venaria Reale a Torino. Ecco questo per esempio è stata una bella iniziativa, cioè utilizzare anche questi edifici storici di cui spesso non si sa bene la destinazione anche per queste attività di restauro è una bella iniziativa, una bella trovata che credo possa essere replicata anche.
in altre situazioni. Qui c'è una domanda più personale, Cinzia Cogoni mi chiede come, nonostante il nostro paese posseghe il più incredibile patrimonio artistico mondiale, questa non è la principale risorsa economica. Non è la principale risorsa economica, scusate, devo dirlo, per ragioni politiche.
Cioè, mi risulta molto difficile ripensare nella storia della Repubblica Italiana dei governi che abbiano individuato il patrimonio artistico come un punto centrale delle politiche economiche nazionali. Forse l'unica eccezione è stata quella del ministero fondato da Spadolini. il Ministero dei beni culturali è nato per un'iniziativa di Spadolini, forse l'unico uomo politico italiano che si sia veramente battuto per porre in una posizione più significativa, più in alto, insomma, nella consapevolezza della nazione questo patrimonio.
Vediamo altre domande, mi viene chiesto sulla... Ecco, la questione... dei reperti nel luogo di ritrovamento, l'ho detto, è un tema controverso, non semplice, mi rendo conto non semplice, il problema, ritorno a quanto dicevo prima, magari qualcuno si è messo in collegamento nel corso della conversazione, il problema è quello delle infrastrutture e della possibilità di raggiungere anche questi centri minori. Sulla questione delle opere nei depositi, detesto la parola magazzini, che è proprio una parola un po'dispregiativa, le opere nei depositi dei musei sono opere di solito, di qualità mediocre. Attenzione, è una bufala, una fake news quella di pensare che ci siano i capolavori nelle cantine.
Non è così. Questo sarebbe intendere che i direttori dei musei sono degli stupidoni che tengono in cantina i capolavori e che espongono le ciofeche. Non è così.
I depositi sono una parte essenziale dei musei, di tutti i musei del mondo. Non sono una peculiarità dei musei italiani. Sia ben chiaro, il deposito è un luogo di studio, è un luogo dove ci sono delle opere che periodicamente possono essere esposte, messe a confronto, possono essere esposte in un criterio di rotazione. È vero però che molte di queste opere potrebbero avere una nuova vita, potrebbero essere collocate in luoghi… disadorni, secondo me con una certa complicazione, però si può studiare, potrebbero anche essere affidate per esempio a delle sedi bancarie o a dei grandi alberghi con determinate cautele e a condizione che vengano restaurate o che vengano tutelate a carico di coloro a cui vengono periodicamente...
offerti. I libri d'arte trascurano il grande patrimonio archeologico del Sud Italia. Non so se i libri d'arte si intenda i libri di storia dell'arte, cioè i libri scolastici della materia e storia dell'arte, o che in generale ci sia poca attenzione bibliografica sulla grande ricchezza archeologica dell'Italia meridionale. In realtà in questo momento tutta l'editoria artistica, non parlo di quella scolastica, parlo in generale dell'editoria da libreria in sostanza, è in gravissima sofferenza ormai da dieci anni a questa parte, anche se qualche timido ma interessante segnale di recupero lo sto captando, lo sto avvertendo proprio in questo periodo.
Sulla archeologia del Sud Italia io dico ancora una volta la stessa cosa, ma com'è possibile che Malta abbia più visitatori della Sicilia? Non ha senso, sono due grandi isole nel Mediterraneo, più o meno nella stessa collocazione geografica, eppure sarà per la lingua inglese, ma soprattutto secondo me per la facilità delle linee aeree Malta a molti più turisti della Sicilia. Allora, questo è un tema, ed è chiaro che la Sicilia è un luogo di archeologia impareggiabile, cioè la Valle dei Templi di Agrigento è un luogo meraviglioso. Ma assolutamente meraviglioso.
Quindi il fatto che manchino i libri forse è legato al fatto che manchi anche una consapevolezza di quanto si può fare. C'è una signora che mi chiede, ha apprezzato dei miei libri per i bambini e la ringrazio molto. Si potrebbe avviare un'educazione all'arte più ampia e precoce? Sicuramente sì, non c'è dubbio.
Ho ricevuto delle lezioni da parte di bambini delle elementari eccezionali, indimenticabili. I bambini anche piuttosto piccoli, parlo però comunque di età scolare, non di età prescolare. I bambini già di età scolare, a cominciare dalle elementari, hanno una freschezza, hanno un'immediatezza, hanno una capacità di vedere le opere eccezionali, che poi si perde un po'.
un po'quando diventa una materia scolastica, quindi già dal ciclo delle scuole medie. Quindi sì, io credo che dai bambini ci si possa aspettare molto. Oh che bello, qui c'è una persona che si entra in contatto con noi da uno dei luoghi, per me mi basta solamente dire il nome per farmi venire i brividi, la pelle d'oca, Pestum.
Cosa ne pensa della scarsa valorizzazione del patrimonio della Magna Grecia? E ci scrive proprio da Pestum. L'ho appena detto, ma lo ripeto volentieri, proprio su Pestum.
I tre templi dorici di Pestum sono più che unici al mondo, sono veramente un'emozione indicibile. E il museo di Pestum è uno dei più bei musei archeologici d'Italia. Che cosa si può fare?
Onestamente non lo so, se avessi una ricetta in mano...... l'avrei già giocata, l'avrei già spesa, ma far capire a tutti gli italiani. che Pestum è un luogo meraviglioso, straordinario, un luogo di civiltà assoluta.
Ecco, questo è un dovere che deve partire però dagli abitanti del luogo. Questo vale per Pestum come per qualunque altra. La primo fattore di conoscenza, di conservazione, di valorizzazione, di tutela viene dagli abitanti, dalla consapevolezza di chi risiede sul luogo.
Vicino a Pestum c'è per esempio Salerno. Chi conosce gli avori di Salerno? Le placchette di avorio medievali di Salerno sono uniche al mondo. Io non so quante persone all'anno vadano a visitare il Museo Diocesano di Salerno e probabilmente tra questi visitatori una buona metà sono degli specialisti, degli studiosi, perché questo è un patrimonio impareggiabile, ma le politiche di comunicazione e di trasmissione...
sono davvero difficili. Qui un'altra professoressa dice non crede che molti testi scolastici di storia dell'arte manchino di approfondimenti in merito a opere e autori italiani? Spesso devo portare io del materiale.
Beh, gentile professoressa, secondo me i libri di storia dell'arte mancano di approfondimento degli autori stranieri, non degli autori italiani. Anzi, semmai il limite che io personalmente trovo un po'nel panorama editoriale scolastico italiano è naturalmente di programmi. è proprio il fatto che si parli forse troppo poco dell'arte straniera.
Devo dire che in generale lo studio dell'arte italiana è affrontato dai manuali, anche se dal mio personale punto di vista con un atteggiamento che riflette e rispecchia le vite di Vasari. Tutto ciò che è avvenuto a Firenze... a Roma e parzialmente a Venezia è importante, ciò che non è avvenuto a Firenze, a Roma e a Venezia è secondario, mediocre.
Cosa ne penso dell'ampliamento di Palazzo dei Diamanti a Ferrara? Non so bene a che cosa si riferisca, il Palazzo dei Diamanti è un caso, e qui è stata brava la persona che ci scrive perché ha colto nel segno, il Palazzo dei Diamanti è invece un luogo dove c'è sia... una collezione permanente, cioè la galleria nazionale, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, sia degli spazi per le mostre temporanee e spesso si tratta di mostre molto molto belle. Diciamo che il percorso del Palazzo dei Diamanti è un pochino penalizzato dal fatto che a metà dell'itinerario a pian terreno si debba uscire da una porta, attraversare il giardino posteriore e rientrare.
nell'altra metà, ma per il resto Palazzo dei Diamanti, che pure ha subito dei danni con il terremoto del 2012, è comunque un luogo molto interessante, per non dire ovviamente della bellezza dell'edificio, ma insomma, ma pensate che meraviglia che è anche il Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Questo palazzo straordinario di Biagio Rossetti, imitato in tutta Europa, questa idea di questo rivestimento abbugnato, con una fior di pinacoteca al piano nobile. e con degli spazi ben accessibili a un programma di alto livello di mostra a pian terreno.
Ma come si direbbe a Milano, l'inscia a Wegen, a Verne, di luoghi del genere. Penso che la tecnologia possa aiutare a migliorare le condizioni del patrimonio artistico e se sì in che modo? Prima di tutto con la comunicazione. La tecnologia oggi ci serve soprattutto per essere interrelati e lo stiamo facendo in questo istante, con questo webinar. Quindi delle comunicazioni più semplici.
più dirette, più immediate, one to one, e questa è la prima cosa che la tecnologia, anche più banale, anche quella accessibile al sottoscritto, che non è un nativo digitale, può senz'altro fare per il patrimonio. Vedete che batto sempre sullo stesso chiodo, cioè la conoscenza, la consapevolezza. E mi leggo immediatamente alla domanda successiva, cioè quella dedicata alle giornate di primavera del FAI. e al progetto Adotto un Monumento, è esattamente quanto sto dicendo.
Cioè le giornate di primavera del FAI hanno per me soprattutto questo valore che è quello di diramarsi su tutto il territorio artistico e di sollecitare la conoscenza di luoghi o l'apertura di luoghi che abitualmente non sono facilmente visitabili. Poi il FAI è una vera potenza dal punto di vista della comunicazione, della promozione, quindi... insegna anche come si possa fare. Poi una domanda su quali luoghi del patrimonio artistico ambientale italiano, non di massa, sono imprescindibili per i nostri studenti, al fine di sensibilizzarli al tema della valorizzazione.
Beh, domanda meravigliosa, ma anche un po'insidiosa, perché qui si entra nel campo delle preferenze personali. Io lo dico, faccio subito un nome, Urbino. Ecco, Urbino è un posto eccezionale, perché è lontano, è scomodo da raggiungere anche oggi.
Figuriamoci come doveva essere scomodo a metà del Quattrocento, quando quella specie di bravaccio, di capitano di ventura... orbo e sfregiato di Federico da Montefeltro, ha avuto però l'intuizione e la capacità di far arrivare a Urbino artisti di eccezionale livello, dalle Fiandre, dalla Spagna, dalla Dalmazia, dalla Lombardia, dalla Toscana, di farli concentrare su questa città in mezzo alle impervie colline del Montefeltro e trasformarla, una città in forma di palazzo, con un palazzo di un'altra in forma di città. Ecco, io credo che se si potesse fare in modo che un alto numero di studenti italiani avessero la possibilità durante gli anni di studio di fare un viaggio ad Urbino, questa sarebbe veramente una sorta, posso dirlo, di vero e proprio pellegrinaggio laico, di momento fondante di una educazione sentimentale.
È un luogo davvero eccezionale, ma naturalmente ci sono molti centri, molte città italiane che offrono caratteristiche simili. Mi viene in mente Lecce in questo momento, la stagione del barocco leccese è una delle stagioni esemplari, straordinarie, questo per portarci verso una regione dell'Italia meridionale. Qui mi viene chiesto di... parlare della mia attività di divulgatore, una modalità con la quale io riesco a coinvolgere il pubblico. Beh, non c'è una ricetta, però io parlo di qualche cosa che sento profondamente, che amo profondamente.
Io sono abbastanza convinto che la mia vita sia stata resa e sia resa migliore dalla presenza dell'arte. Io sono fortunato, sono un privilegiato e questa è una cosa che io sento... sento proprio come una bellezza che mi è stata data e che cerco di restituire. Gli scavi di Sibari inondati dal fiume Crati?
Beh, l'ho già detto, il problema del contenimento, del rischio idrogeologico è uno di quelli più facili da affrontare, più immediati. Da un terremoto è difficile difendersi, da un'inondazione un po'meno. Insomma, la gestione delle acque... la gestione dei corsi d'acqua, dei greti, questa è una cosa che si può ragionevolmente fare con una programmazione nemmeno troppo complessa.
Poi si tratta di valorizzare però questi scavi di Sibari. Milano sta attraendo sempre più turisti, è vero, ma lei quali luoghi valorizzerebbe tra quelli meno conosciuti? Quali sono i luoghi conosciuti di Milano?
Una volta che togliamo il cenacolo, la scala... Il Duomo si entra già in alternative, ma come si fa a non considerare per esempio la Basilica di Sant'Ambrogio? La Basilica di Sant'Ambrogio è un monumento solenne, meraviglioso del Romanico, ma poi naturalmente ci sono tanti altri luoghi.
La cosa interessante è che una volta si diceva che Milano è una città dalle bellezze nascoste, dalle bellezze segrete, ebbene adesso non lo sono più, Milano è diventata una città. molto ambita, una meta turistica molto molto ambita e mi auguro che di questa cosa ormai non si sia più nemmeno bisogno di ridirla, cioè che non è più una città dove si dirigevano dei viaggiatori d'affari, oggi è proprio una meta turistica internazionale di grande importanza. Matera capitale della cultura 2019, cosa ne penso? Matera mi piace molto, però è quasi irraggiungibile. Quindi benissimo avere questa...
questo rango, questo ruolo, questa vetrina, questa visibilità, però di nuovo io credo che sia sempre molto importante, sono delle occasioni molto belle queste, che vanno prese, vanno colte, ma vanno colte in modo permanente, non occasionale, cioè questa è l'occasione per migliorare in modo globale l'offerta turistica della città, che peraltro è molto elevata, io ho avuto la possibilità di alloggiare in un meraviglioso hotel, ma devo dire eccezionale, proprio di fianco al Duomo di Matera, sono stato benissimo, devo dire sono stato quasi stupito, ecco la qualità è molto molto. Altre domande? La reggia di Caserta, beh certo, la reggia di Caserta è uno dei luoghi fondamentali, un luogo meraviglioso. Ma non è vero che non è stata per nulla valorizzata. La regia di Caserta invece è un luogo che sta crescendo moltissimo dal punto di vista dei visitatori.
Vedo in studio che stiamo arrivando rapidamente alla fine del nostro tempo. Sì, volevo ringraziare Stefano Zuffi per questo intervento. Come avete visto, lui sarebbe capace di andare avanti ore a parlare di tantissimi temi di storia dell'arte.
Volevo solo ricordare che 40 di questi temi sono contenuti nel corso opera di Rizzalda Education che esce quest'anno in due edizioni, un appunto con 40 di queste schede Conoscere e vivere il patrimonio, che trattano molti dei temi che sono stati affrontati in questo, devo dire, vivacissimo webinar, e poi anche nella versione edizione blu, quella di mille pagine, anche lì una ventina di temi sempre sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico italiano. Ringrazio tutti, ringrazio Stefano e alla prossima.