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Identità Culturale e Patrimonio Italiano

allora buonasera innanzitutto sono molto grato al macro per questo invito è a mio rischio e pericolo ho provato a cogliere questa occasione per affrontare un tema straordinariamente vasto complesso sfuggente scivoloso pericoloso ma vitale in questo momento in un momento in cui il concetto la parola stessa di identità brandito più o meno come una clava e in cui chi fa il mio mestiere intendo lo storico dell'arte è un accidente non credo possa stare a guardare in silenzio e dunque tanti ognuno a suo modo e senza nessuna pretesa se non di provare a individuare un filo di argomentazioni che ci porti fino all'oggi credo che si debba provare ad affrontare il problema ognuno dal suo punto di vista per lo storico dell'arte specialmente per uno storico dell'arte che negli ultimi anni ha provato a riflettere sul patrimonio culturale sul concetto di patrimonio sulla storia dell'idea di patrimonio e sul futuro di questa idea la chiave può provare ad essere proprio questa riflettere su sul modo in cui si è creato abbiamo creato un rapporto fra il concetto di patrimonio culturale fra il patrimonio culturale la sua immagine e l'identità degli italiani qualunque cosa voglia dire questa espressione in rapporto a chi italiano non è un'identità esclusiva o inclusiva un'identità aperta o un'identità chiusa un'identità fondata sul sangue o sulla cultura le domande sono domande che sgorgano dalle pagine dei giornali dalle inquadrature dei telegiornali e ci mettono di fronte alla necessità di cominciare ad articolare un discorso che è stato naturalmente affrontato tante volte in tante sedi in tanti tagli ma che ho ma che fino ad oggi per fortuna non aveva avuto bisogno di una sua come dire traduzione militante se si può ancora usare grazie questa parola dunque saranno delle suggestioni saranno dei fili saranno delle idee sarà il tentativo di argomentare intorno a ciò che io penso e vorrei partire essendo a roma forse sì posso non può abbassare le luci se è possibile quelle di salam non voglio interferire con le riprese insomma spero che qualcosa si veda vorrei partire da un episodio romano capitolino che risale a due anni fa abbiamo per fortuna forse la memoria corta in realtà questo è un grande problema del paese avere la memoria corta in certi casi viene da dire per fortuna abbiamo la memoria corta ma qualcuno forse ricorderà ancora le polemiche sulle statue antiche del campidoglio i cui nudi furono coperti per rispetto di un ospite straniero presidente iraniano hassan roani erano esattamente due anni fa era il gennaio del 2016 naturalmente si può pensare ciò che si vuole ci mancherebbe ancora per un po credo si possa pensare ciò che si vuole sulla scelta del cerimoniale di palazzo chigi della presidenza del consiglio dei ministri una scelta che peraltro era stata già attuata a firenze pochi mesi prima dal presidente del consiglio che è notoriamente era un fiorentino quando si trattò di incontrare a palazzo vecchio un tale sheikh per ragioni petrolifere e furono comunque il caso ingabbiata la giuditta di donatello che nuda non è ma è una donna che sconvenientemente uccide un uomo cosa inguardabile e cosa inguardabile già per i fiorentini del quattrocento ci furono grandi polemiche su questa faccenda che si dovesse esporre un'idea che incrina un'immagine che incrina sbb alla mano il dominio maschile questa su questa scelta io ho un'idea come dire aperta che non è giunta una conclusione sulla scelta che ci arrivano ai palazzo chigi inclino a non riuscire a trovarla allora ma poi ancora dopo una scelta oltraggiosa inclina non ritenerla uno schiaffo all'arte alla cultura o alla conoscenza forse hanno fatto bene a vedere quelle statue un inizio provocatorio credo che mai come in questo momento storico l'arte la cultura la conoscenza tutti i concetti sfuggenti che avrebbero bisogno di lunghe definizioni ma non ce lo possiamo permettere dunque permettetemi di andare per le spicce sono cose che dovrebbero servire a essere aperti accoglienti tolleranti oserei dire essere pieni di amore e di amicizia l'isterismo identitario che spinge verso una strumentalizzazione muscolare dei simboli anche di quelli di per sé meno muscolari più arrendevoli almeno nella loro essenza più pura più originaria quelli religiosi del crocifisso del presepe è un isterismo che mi turba emi e mi urta per tante ragioni ma anche perché è profondamente come dire anti umanistico si disse allora uno degli argomenti usati nel disco battito pubblico sulla reciprocità in iran non saremmo stati trattati con tanto rispetto ora ammesso e non concesso che questo sia vero era semmai un ottimo motivo per sottrarsi a una gara al ribasso che avesse come unico obiettivo la massima in tolleranza reciproca c'è un bel passaggio della meleto di shakespeare in cui quando amleto affida polonio e commedianti dice di trattarli bene e polonio risponde ritratterò secondo i loro meriti amleto ribatte non secondo i loro meriti ma secondo la tua dignità e credo che diciamo sì a un brano che dovremmo avere a mente cosa c'è di sconveniente e di oltraggioso culturalmente di anti identitario nell'essere gentili con un ospite che viene in pace al culmine di un processo di disgelo molto importante per le sorti della pace mondiale non sono un esperto di relazioni internazionali ma non bisogna esserlo per considerare che l'iran potrebbe giocare un ruolo centrale nel nostro futuro nel futuro della pace mondiale è davvero pensiamo che le statue del campidoglio possono diventare delle pedine e che il campidoglio possa diventare il teatro di quel di quello che si vuole raccontare come uno scontro di civiltà e che forse tale in effetti non è il ricordo un episodio decisamente diverso per solennità e rilevanza pubblica ricordo che qualche anno fa un delizioso ristoratore fiorentino fece togliere tutti i prosciutti appesi meravigliosi prosciutti toscani appesi nella sua sala da pranzo del mercato centrale di firenze perché un suo e mio amico uno storico dell'arte israeliano festeggiava credo il suo dottorato nessuno gli aveva chiesto nulla ma questo ristoratore era sufficientemente informato dal sapere che forse a un ebreo avrebbe potuto dare fastidio cenare sotto una enorme quantità di prosciutti appesi l'animale in puro il suddetto professore israeliano non c'è non ci avrebbe minimamente pensato come poi disse ma invece trovo questo gesto straordinariamente come disse lui umanistico non umano umanistico io credo che dovremmo molto riflettere sull'uso dei simboli e delle immagini il potere delle immagini è il titolo di un bellissimo libro di uno storico dell'arte si chiama friedberg che potete leggere una tradizione di einaudi dovremo molto riflettere sul potere delle immagini e sull'uso che ne facciamo negli spazi pubblici per esempio per l'appunto sull'uso dei crocifissi e dei presepi negli spazi dello stato nelle aule scolastiche nelle aule di tribunali potremmo cominciare a chiederci che effetto fa questa consuetudine molto dibattuta ci sono sentenze ricorsi alla corte di giustizia l'italia stata condannata per l'esposizione del crocifisso nelle aule dei tribunali delle scuole ma naturalmente ha fatto finta di nulla non verso gli stranieri ma verso gli italiani non cristiani per esempio potremmo chiederci se ciò che se questo uso delle immagini sia un uso coerente con lo spirito e la lettera della costituzione italiana ma non voglio nemmeno arrivare a questo vorrei fermarmi prima sapendo bene che evoco delle categorie vaghe ma proprio per la loro vaghezza e per la necessità di evocarle che danno la misura della visto in cui ci troviamo ospitalità e civiltà civiltà umanità un famoso libro di paloschi sul significato umanistico delle arti visive storico dell'arte ebreo fuggito negli stati uniti al tempo delle persecuzioni razziali il grande padre dell'iconologia la scienza delle immagini dell'interpretazione delle immagini quando si trova a dover definire che cosa vuol dire umanistiche cosa vuol dire umanità racconta l'episodio del vecchio kant ormai prossimo alla morte quasi cieco che si alza in piedi tremante febbricitante pur di dare la mano al suo amico medico che lo andava a trovare e dice non mi è ancora venuta del tutto meno l'umanità la gentilezza ma la cortesia ma anche l'essere umano è l'essere un umanista concetti diversi ma profondamente collegati un vecchio proverbio toscano dice che è brutta cosa essere vinti in cortesia essere meno cortesi dei propri ospiti e io credo che non sia un segno di debolezza ma di forza avere la capacità di rimettere all'ordine del giorno del discorso pubblico queste parole questi concetti si lesse all'epoca della polemica sullo stato del campidoglio che c'eravamo mostrati deboli e mi chiedo se proprio questa non sia una scelta rivoluzionaria non pensare di doversi mostrare forti e muscolari più profondamente quando abbiamo cominciato a pensare che la forza culturale stia nella affermazione perentoria di se stessi argomento con argomenti di varia forza ed intensità diversa potremmo volendo essere pedagogici con un ospite che viene da un paese integralista non mostrare la sicurezza della nostra identità ma invece mostrare che la nostra storia è perfettamente compatibile con la disponibilità di fare un passo incontro a chi la pensa diversamente soprattutto di fronte a chi la sente diversamente di più non pensiamo che una parte integrante della nostra identità sia la massima pacifica apertura a chi è diverso in tutti i sensi e sono andato a riguardarmi commenti di allora quasi la totalità dei commentatori disse cose opposte a quelle che provo a dirvi un uomo politico che non citerò per rispetto di noi stessi ma dirò che era un membro era stato un membro del governo che nel 2008 aveva dimezzato il bilancio del patrimonio culturale in una sola notte un politico di destra corrado guzzanti dedicava una indimenticabile imitazione dichiarò dopo aver appunto stroncato il bilancio del patrimonio culturale condannando a morte non so quante opere d'arte chiese dichiarò letteralmente aver coperto quelle statue uno stupro alla nostra cultura e alla nostra identità storica identità con ogni evidenza è una parola chiave identità scoperta o identità coperta proviamo a soffermarci allora sul rapporto che esiste tra ciò che oggi chiamiamo patrimonio culturale e la nostra identità collettiva se dovessimo chiedere ai nostri contemporanei cosa immaginano del loro rapporto con le opere d'arte io credo che molti evocherebbe una situazione di questo tipo un rapporto privato con un grande maestro possibilmente molto blockbuster un la top ten un caravaggio magari autentico non come la maddalena peggiora giuditta che taglia testa di oloferne grande maestro di quelli delle grandi mostre chiusi in un cubo nero roma australia milwaukee uguale senza contesto e senza storia questo è ciò che pensiamo un rapporto mediato dal mercato quasi sempre in cui ci troviamo essere consumatori e clienti sempre meno cittadini ma questo ci porterebbe a discorsi a me sono cari ma sono lontani da quello che voglio dire oggi voglio però dire che invece il modello italiano è questo questa è napoli ho insegnato per dieci anni una città del cuore è una città indubbiamente identitaria fortemente identitaria ma anche fortemente aperta agli incontri fra le identità alla idea che la nostra identità che è quello che penso anticipo la conclusione che peraltro sono ovvie la nostra identità sia una somma di identità e che come tale sia aperta lo sia stata e lo sia ancora questo è il nostro modello l'arte non intesa come un esperienza privata ma come un fatto pubblico fatto di esterni monumentali l'arte come ciò che ha costruito il luogo e la forma della vita civile la città è curioso notare quanto nei manuali di storia dell'arte alla città sia assente in tema lasciato gli urbanisti qualche volta gli architetti sempre meno in realtà ma gli storici dell'arte della città sembrano aver smesso di dialogare sto faticosamente finendo in queste settimane un manuale storia dell'arte per le scuole superiori insieme a salvatore settis dovrebbero uscire i primi volumi si chiama arte una storia naturale civile abbiamo provato a mettere al centro di questa storia la città quando nel primo volume della storia d'italia einaudi 1972 queste sono foto tratte da quel volume sono foto di folco quilici tratte da un documentario meraviglioso l'italia vista dal cielo in tante puntate affidate ai migliori scrittori italiani e alle sue fotografie un racconto dell'italia che oggi sarebbe bello vedere riproposto e vedere riproiettato è discusso queste sono naturalmente venezia e torino quando ho chiesto a giulio carlo argan sindaco indimenticato di questa città senatore del partito comunista quale fosse il nesso principale tra arte figurativa e identità nazionale come dirlo velocemente in poche parole non nella storia dell'arte inaudi ma nella storia d'italia einaudi argan scrisse che appare perfettamente legittimo individuare nella città e nella sua tipica spazialità o struttura il fondamento unitario delle manifestazioni artistiche italiane e cioè collegare l'identità città storia l'identità arte storia storia arte città la nostra identità se parliamo di identità italiana in relazione alla storia dell'arte al patrimonio culturale è l'identità civica è l'identità politica civica da civitas politica da polis è la città carlo cattaneo come molto noto l'aveva detto un secolo prima un libretto aureo del 1858 la città considerata come principio ideale delle storie italiane titolo meravigliosamente forte e moderno aveva scritto cattaneo la città è l'unico principio per cui possano di trenta secoli delle storie italiane ridursi a esposizione evidente continua contesto tessuto palinsesto urbano inseparabile dalla vita quotidiana dei cittadini questo è un primo argomento da portare a chi dice la nostra identità e l'identità delle venere di botticelli e l'identità dei crocifissi evidente dei presepi insomma la nostra identità culturale un'identità che si lega innanzitutto alla città allo spazio pubblico dove si è cittadini cioè questo dà una dimensione che legal identiche mega l'identità la possibilità di diventare una clava proviamo a dire altre due cose con le foto di quel volume einaudi hano con le foto di quilici la città italiane sono il luogo in cui si manifestano due linee portanti della tradizione artistica italiana l'indelebile impronta dell'eredità classica questa è la piazza del mercato di luca che prende il posto di un anfiteatro le città che parlano di una storia che parlano di un'italia che è diciamo classica che è ancora quell'italia e dall'altra il rapporto con la natura siamo in emilia vicini a bologna il rapporto con la natura la fusione con l'ambiente in quella cosa unica che ha il paesaggio italiano non solo naturale non solo umano per dirla con parole che piero calamandrei userà in una certa circostanza non si capisce dove finisce il lavoro della natura dove inizia il lavoro dell'uomo questa e tivoli come era all'inizio del novecento come credo io come io non l'ho mai vista e credo neanche voi sembra di dover vedere una ninfa uscire da quelle cascate da quelle da quelle da quei boschetti nel 1516 500 anni fa pietro bembo scrisse al cardinale bernardo dovizi di bibbiena che il giorno dopo sarebbe andato in gita a tivoli in compagnia di due amici tali raffaello e baldassarre castiglione e dice bembo vedremo il vecchio il nuovo e ciò che di bello fia e in quella contrada la nostra identità la tradizione l'innovazione il vecchio il nuovo l'antichità classica e la costruzione della modernità è il bello della contrada il paesaggio come una cosa sola la stratificazione di vecchio e di nuovo la comunione di vecchia di nuovo la pace e di vecchio e di nuovo nella lettera di raffaella leone 10.519 che poi citeremo raffaello dice al papa voi mettete pace fra presente e passato come vedete facile fra i principi cristiani è una figura bellissima e lo dice da architetto ha un committente di architettura non è vero che per costruire le cose moderna dobbiamo distruggere le cose antiche possono vivere insieme l'idea del vivere insieme il vecchio e nuovo i vecchi italiani e nuovi italiani è un'idea diciamo forte di questa costruzione culturale questa dimensione contestuale unitaria è il nucleo della tradizione italiana fra presente e passato fra arte e natura non in guerra ma in comunione la frase è quella non la si vede perché sta e tagliata ma insomma sotto c'era la frase di cattaneo la città formò col suo territorio un corpo inseparabile e l'immagine è lorenzetti il buon governo di siena un palazzo pubblico un'immagine politica un manifesto politico sul buon governo e una descrizione del rapporto della comunione fra città e passaggio le mura di siena e il paesaggio quel luogo delicatissimo come sanno bene gli urbanisti e gli amministratori dove cioè oggi quello che chiamiamo oggi lo sprawl dove c'è la dissoluzione la disseminazione del cemento che lede proprio quel punto nevralgico la comunione fra città e paesaggio la siena che nel 1309 cioè 30 anni prima di questo affresco aveva scritto che chi governava la città doveva avere a cuore la bellezza e lo aveva detto in una costituzione un costituto scritto in volgare non il latino perché lo potessero capire anche le povere persone c'è un'idea di comunità e c'è un'idea di bellezza si dovranno fare le case con le finestre a colonnelli cioè le bifore three four siena non è bella per caso c'è stata una pianificazione diciamo c'è stato un piano regolatore molto sentito e secolare e l'idea è l'idea di una bellezza che non è astratta ma è legata a un'idea di comunità condivisa una bellezza politica una bellezza contestuale culturalmente nei momenti dolorosi della nostra storia questa consapevolezza si è acuita una una porcellana smaltata che raffigura l'esodo in francia dei grandi capolavori dell'arte italiana napoleone la lesione del contesto il momento in cui un grande francese antoine ca3 merde kinsey un architetto e il 1796 difende il modello italiano agli occhi dei francesi e dice l'italia appartiene al mondo non distruggiamo l'italia facciamo un danno a noi stessi perché l'italia è diversa da tutte le altre nazioni italiane è di tutti lo dice esattamente con queste parole e argomenta il fatto che roma in particolare il vero museo di roma è sì tutta la serie delle categorie della grande antiquaria settecentesca dalle colonne dal colosseo dalle stato e fino agli attrezzi ai materiali da costruzione immobili ma poi dice anche i luoghi city le montagne poi dice le tradizioni locali gli usi ancora esistenti il patrimonio immateriale si dirà molto tempo dopo i paragoni e confronti che si possono fare solo nel paese stesso non penserete che si possono imballare le vedute di roma e spedire in francia cioè l'idea di una identità per l'appunto che fonde vita civile paesaggio arte un'unica cosa che però appartiene a tutta l'umanità che è aperta e di certo manca tra mente che si andiamo a roma aiutiamo dice propone di tassare tutti i paesi che la francia conquista per permettere a roma di conservare il proprio patrimonio che è di tutti quando è che si perde l'idea che la forza sia il contesto in tanti momenti naturalmente non è una continua sfida è un continuo confronto certamente un momento di crisi forte e quando il contesto si lacera per estrarne delle reliquie dei pezzi forti dei capolavori assoluti cioè sciolti da ogni relazione e si pensa che servano a promuovere l'autarchia dell'italia fascista questa è una vignetta del punk un giornale satirico inglese uscita al 18 dicembre del 29 benito mussolini vestito da uomo del rinascimento ma con sotto la camicia nera i travestimenti culturali sono un'altra cosa su cui riflettere l'uso dell'identità e sotto la camicia nera corsi e ricorsi che porta a giovanni toro a john bull simbolo di londra e dell'inghilterra la venere di botticelli il riferimento era un riferimento concreto francis haskell maestro molti di noi ha ricostruito la storia di questa grande mostra del 30 in cui il vascello fortuna sembra diciamo un'ironia sull'italia e lo stellone ma si chiamava davvero così rischia di affondare della manica e alla fine viene inviato un telegramma a benito mussolini e lieto tranquilla la stop non siamo affondati che sembra dice l'eterna storia del paese su questo vascello il david bronzeo di donatello la nascita di venere di botticelli l'annunciazione di leonardo la tempesta di giorgione del tondo doni di michelangelo che rischiano di affondare perché mussolini deve portare dei pezzi di patrimonio fuori da quel contesto che qualche 3 mero difendeva perché per usare l'identità culturale a fini di propaganda e il successo è strepitoso questo è l'articolo che mussolini in persona firma sul corriere della sera del 30 gennaio del 30 questi capolavori sono altrettanti ambasciatori che parlano la lingua universale della quasi ogni ministro dei beni culturali ha detto la stessa cosa negli stessi terme della repubblica intendo con questo linguaggio saranno capaci di promuovere la causa italiana dinanzi ai più ostinati calunniatori agli scettici e agli indifferenti e di ricordare che l'italia fu sempre la prima spianare la strada della civiltà del progresso oggi forse si direbbe asfaltare ma la mostra alla burlington house è un segno portentoso dell'eterna vitalità della razza italica che le ha reso possibile di essere sempre ovunque la vanguardia lasciando agli altri solo la possibilità di imitare diciamo usciamo da un lungo tratto in cui razza italica si sostituiva brand italia ora stiamo tornando alla razza italica e l'identità italiana il patrimonio italiano vengono usati in questa chiave l'idea che l'italianità si identificasse col patrimonio culturale con l'it con l'arte è che lo si potesse usare non aveva certo un ruolo secondario nella retorica del regime su questo ci sono fiumi di ricerche e molto ben fatte una frase di mussolini il nostro passato artistico è ammirevole un'altra frase detta mentre entrava a villa borghese da alcuni giornalisti mentre a villa borghese per accompagnare il fuhrer e questa foto è di quella visita naturalmente quanto a me sarò entrato tutt'al più due volte in un museo una dichiarazione che molti politici italiani di oggi potrebbero sottoscrivere forse senza arrivare a 2 diciamo ma anche nella prima parte cioè nella strumentalizzazione di una identità della quale non si ha la minima idea la quasi totalità di coloro che usano l'argomento del patrimonio dell'identità culturale italiana a favore della eterna vitalità della razza italica o del brand italia purtroppo cambia poco non hanno evidentemente alcuna consuetudine con quella cultura di cui parlano non è una censura dell'elite è una constatazione l'apice della retorica nazionalista fascista in fatto di arte fu forse raggiunta dal 42 con questo libro devo dire esecrando di uno dei più noti scrittori di ad arte da allora accademico d'italia già direttore del corriere della sera ugo ojetti che vedete in italia l'arte ad essere italiana la risposta era un rotondo e fascista sì naturalmente ojetti ce l'aveva con un bersaglio molto preciso e qui si entra nei nei penetrali nel chiuso del degli dei versamenti di sangue della dell'art come dire della classe dirigente della storia dell'arte italiana ce l'aveva con roberto longhi che pochi mesi prima cinquantenne aveva pubblicato un saggio sullo scottante tema del rapporto tra arte italiana e arte tedesca la conclusione di longhi che pure diciamo non aveva delle posizioni apertamente anti fasciste anche se dopo la guerra luciano re francesco arcangeli di un bel discorso riconoscerà a longhi il non aver taciuto aveva scritto con un certo coraggio siamo nel 41 di fronte all'opinione di una cultura figurativa che liberamente condiziona l'atteggiarsi delle persone artistiche cioè l'idea che ci sia una cultura figurativa italiana ma che non ci sia un determinismo una un destino l'italianità si pone l'altra quella fascista naturalmente quella nazista cupamente naturalistica dell'imperio del sangue della ineluttabilità dell'arte di stirpe una nuova variante dell'arte climatica dell'arte sapor di terra la prosa emo come sempre l'omnia è difficile e alata ma è molto chiara in quello che vuol dire e di quella di questa credenza comoda ad accordarsi con l'ultimo travestimento del concetto romantico dell'ispirazione si folgorante ma ora dal buio del temperamento sul fondo di chissà quali predisposizione ereditate la terra il buio la stirpe un destino di italianità che non è nella storia ma è nelle viscere della terra nel sangue una vocazione di stirpe a tali passi di mosca cieca si liquida va l'inter è retorica fascista con la mosca cieca che portava il paese dal baratro come quando si cammina bendati non occorre neppure l'appoggio di una a una qualsivoglia cultura cioè non c'è una storia della cultura perché nessuna storia la cultura di consegna o inventa monolitica da poter usare come una clava l'arte sarebbe nazione senza neanche prendere coscienza storica di essa cioè la nazione che si oppone alla storia io non sto a attualizzare tutto questo chiunque di voi può farlo avendo in mente la retorica identitaria di oggi quando ormai si parla di storia si argomenta qualcosa intorno alla storia della pluralità italiana della ineffabile varietà italiano qui però si tiene per un'altra opinione cioè non si sbraca non si non ci si accorda con questa retorica questo ha fatto della italianità dell'arte italiana del rapporto fra storia nazionale arte è e sarà un nervo scoperto sarà molto difficile dopo il fascismo trattare questo tema serenamente ancora dopo molti decenni due allievi di longhi come ferdinando bologna e federico zeri hanno declinato in un modo minimalista è molto scettico la possibilità di mettere rapporto l'arte figurativa con la identità nazionale questo è qualcosa su cui bisognerebbe riflettere oggi cioè si è risposto a quella stagione in modo comprensibile non provando a riflettere sull'identità italiana ma provando ad accantonare il problema o a minimizzarlo credo che invece oggi siamo chiamati a riflettere su questo per come sempre succede come quando la chiesa cattolica fu chiamata dalla riforma a inventarsi una filologia seria sui testi della prima cristianità una archeologia cristiana la controversy stica e viene sempre stimolata allora forse oggi dobbiamo riflettere sui rapporti fra patrimonio culturale identità italiana in altri paesi che non hanno avuto il fascismo e non hanno avuto il nostro nazionalismo naturalmente ne hanno altri questo si è fatto in altri modi da tanto tempo questo libro delizioso di nicolaus partner sull'inglese ita dell'arte inglese un libro che nessuno degli italiani ha scritto sull'italianità dell'arte italiana è un saggio meraviglioso sorretto da una grande sapienza da una straordinaria autoironia degli inglesi questo non si è fatto per l'italia naturalmente sarebbe molto interessante farlo e si potrebbe dire io come conoscitore cioè come direbbe panos chi come storico dell'arte laconico un conoscitore questore con l'arte che però falso nell'arte dicendo poche cose facendo le attribuzioni potrei dire che il crocifisso d'avorio che sta alla vostra sinistra non è italiano poi dovrei dire se fiammingo bavarese austriaco quello a destra e italiano quindi vuol dire che esiste l'arte italiana mi direte voi certo poi dovrei dire se è bolognese se toscano 6 romano e addentrandomi in tutto questo potrei dimostrare come esiste un'identità italiana che però è un caleidoscopio di altre identità che lasciano questi tetti da aperta anche se esistente ma esistono anche altre strade meno laconiche meno diverse diciamo questo è solo per accompagnare il discorso non lo vedete ma è un'allegoria dell'italia una delle rarissime allegorie dell'italia di grande qualità in quanto di valentin di un francese di un caravaggesco francese questa italia un po impaurita con armi più grandi di lei le armi del papato la corona civica la corona turrita è una ragazzina che non so bene cosa fare con sotto questi due vecchioni nudi che sono l'arma del tevere firenze roma e la tradizione italiana è un caravaggesco francese che immagina l'italia siamo in pieno seicento e un quadro che francis haskell mette invece nati e pittori e che su cui scrivere le cose molto molto belle allora diciamo se occupandosi di patrimonio culturale si volesse provare a trovare una linea di sviluppo storico della consapevolezza di sé del patrimonio come italiano e forse quello che dobbiamo cominciare a fare troveremo che questa linea nasce proprio fra roma e firenze per questo ho scelto questa questa immagine una idea d'italia che è naturalmente un'idea d'italia complicata contraddittorio giuseppe galasso storico che abbiamo perso recentemente diceva quando dice una cosa e l'italia rispondeva è un problema storiografico e aveva ragione insomma non è un'espressione geografica ma certamente un problema storiografico e cioè un'idea che va trattata con molta delicatezza senza mai proiettare sul tempo dell'antico regime ciò che è venuto dopo ma proviamo a dire delle cose proviamo a mettere insieme delle cose la consapevolezza molto precoce della dimensione pubblica dell'arte della dimensione pubblica del patrimonio e cioè del fatto che quando guardiamo alla nostra tradizione guardiamo indietro guardiamo a qualcosa che è condiviso che è di una comunità plurale e non è della chiesa e non è dell'elite ma di qualcosa di più vasto questo è un documento molto noto e abbiamo parlato in questi anni in tanti e quello che carlo fea questo avvocato cosa meravigliosa figura di avvocato sovrintendenza una figura molto tipicamente italiana che alla fine settecento e l'ottocento scrive molto e opera molto in difesa del patrimonio culturale di roma in quegli anni terribili delle spoliazioni è quel documento che è in qualche modo indica come oggi diremmo il primo vincolo della nostra storia di tutela un documento del senato di roma del 1162 questa tradizione traduzione in volgare è di settis perché il documento che il latino noi senatori romani decretiamo che la chiesa e la colonna la colonna traiana sono di proprietà della badessa una certa badessa benedettina aveva messo le campane era il campanile purché sia salvo l'onore pubblico della città di roma se si parla di patrimonio parliamo dell onore pubblico della città pertanto la colonna non dovrà mai essere danneggiata nella battuta ma dovrà restare così com'è in eterno per l'onore del popolo romano finché il mondo duri se qualcuno attenterà la sua integrità sia condannato a morte i suoi beni incamerati dal fisco un'idea fortissima di interesse pubblico che sovrasta la proprietà privata la colonna e privata in quel momento ma non si può distruggere questa dimensione pubblica e questa presa di coscienza da un elemento fondamentale nella nostra storia identitaria e molto curioso che chi brandisce l'identità italiana contemporaneamente non abbia la minima idea della dimensione fortissima di pubblica di interesse pubblico che a questo patrimonio questa storia identitaria un altro aspetto la laicità del patrimonio culturale lo dico con una parola che lui liberti non avrebbe capito avrebbe usato ma vuol dire questo questo è l'inizio del secondo commentario se qualcuno studia storia dell'arte sa che questo è un maniera un po convenzionale preso come una pietra di fondazione della nostra storia dell'arte come la intendiamo oggi come disciplina è la prima autobiografia di un artista occidentale e divertiti al tempo di costantino imperatore qui si parla non è l'autobiografia ma si parla della storia dell'arte e della storia diciamo dell'arte classica al tempo della affermazione della fede cristiana costantino e silvestro papa in quel tempo sormonto sulla fede cristiana fine delle persecuzioni e ghiberti al coraggio di dire che allora inizia un'altra persecuzione ebbe la idolatria grandissima persecuzione cioè cominciarono i cristiani a perseguitare l'eredità classica in modo tale che di tutte le statue e le pitture furono disfatte e lacerate di tanta nobiltà e antica e perfetta dignità e così si consumarono con le statue pitture volumi e commentari e lineamenti e regole che davano ammaestramento 80 egregio e gentile arte l'eredità classica nelle forme le forme le forme e nelle figure e nelle parole un'eredità minacciata che di berti cristianissimo artista profondamente cristiano a cavallo fra mondo del tardo gotico inizio del rinascimento come lo intendiamo oggi considera un eredità da salvare non perché credesse ovviamente negli antichi dèi e un passo molto famoso e molto vicino a questo dice che i fiorentini cioè che i senesi trovare una strada di una venere e poi la seppellirono nel territorio dei fiorentini come un idolo maligno che li avrebbe potuti sconfiggere e di celiberti questa è una superstizione quella statua andava conservata per la sua bellezza per la sua importanza non perché credesse ovviamente in venere ma sapendo distinguere i significati originari del patrimonio la statua di una dea dal suo significato culturale un patrimonio laico che si carica di significati diversi che può far dire a un cristiano del 400 che i cristiani hanno fatto male a perseguitare pagare un patrimonio aperto alla risemantizzazione cioè al fatto che questo patrimonio viene caricato di significati diversi noi difendiamo il patrimonio dell'antico regime ma non difendiamo il sistema politico dell'antico regime per esempio con la tortura anche se i più strenui sostenitori dell'identità italiana come una clava forse anche la tortura la accetta ma io personalmente avrei qualche dubbio l'idea un altro punto che si può citare fra i tanti l'idea che l'arte sia un fatto pubblico non solo nella conservazione del passato ma nella progettazione del futuro quando leon battista alberti deve definire la cupola di pippo brunelleschi la definisce così una struttura così grande è aperta sotto sopra i cieli è meravigliosa questa idea dell'umanista non sotto i cieli ma sopra i cieli sopra il trono di dio gli uomini che liberano che arrivano dal cielo una struttura si grande erta sopra i cieli ampia da coprire con la sua ombra tutti i popoli toscani un grande manifesto politico che parla del popolo e che parla anzi dei popoli della lettera di raffaello parlato tante volte non mi voglio dilungare ma è interessante non si può non citare perché raffaello 1519 lettera leone decimo sul destino delle antichità di roma non solo attacca il potere pontificio che distrugge non conserva fa una polemica contro gli organi della tutela con funzione diremmo oggi ma fa qualcosa di più dice che il corpo dell'attività di roma il cadavere della patria usa una metafora politica e dice che questo va salvato perché la madre antica della gloria della fama italiana siamo nel 1519 l'italia è che cosa è un progetto questa lettera è scritta insieme a baldassarre castiglione nel momento in cui la lingua italiana viene inventata da un'elite e viene via inventata viene perfezionata dopo alcuni secoli che veniva usata ma viene rimessa in grado di diventare una lingua che possa configurare un'idea d'italia in questa costruzione in questa direi invenzione dell'italia c'è un gli artisti un artista come raffaello ha un ruolo importante e cioè una esplicita connessione di un'idea d'italia l'eredità classica diremmo diremo più tardi un'italia costruita per via di cultura non il sangue la stirpe condannati dall on di al tempo del nazismo qualcosa di diverso la cultura e cioè una via di apertura l'italia ei suoi monumenti l'italia così varia così contraddittoria così difficile da fermare nella sua essenza è i suoi monumenti questo cimabue cimabue sulle volte di assisi la stessa immagine a colori e in bianco e nero la volta accanto è crollata nel terremoto questa è rimasta qualcuno quelli del vascello fortuna direbbero che un segno rimane cimabue deve raffigurare l'italia ce lo scrive con la y che cos'è l'italia in roma tante una torre delle milizie roma come l'italia roma costruita con i suoi monumenti l'italia che coincide con il suo territorio con il suo suolo siamo italiani in quanto apparteniamo a un territorio ius soli un terreno e c'è dirà un giurista nel nostro tempo paolo maddalena era molto studiato queste cose c'è un appartenenza biunivoca noi apparteniamo al suolo al territorio territorio appartiene a noi è una dimensione aperta non è il sangue la libera scelta di appartenere a un territorio e poi una dinamica fra la grande patria e le piccole patrie giorgio vasari e il granduca ferdinando dai medici erede di cosimo un secondo erede di cosima quelle vite di vasari sono dedicate vasari che scrive un libro toscanissimo accusato da generazione di essere ultra fiorentino si chiama le vite dei più eccellenti architetti pittori scultori italiani è ferdinando che nel 1603 fa un bando che è il primo divieto di esportazione della nostra storia di via e vieta di esportare dal territorio la toscana un canone di artisti quasi tutti i toscani ma ci aggiunge tiziano sebastiano del piombo correggio parmigianino il 1603 c'è un'idea di patrimonio toscano e italiano le due patrie non sono in contraddizione sono patrie diverse allora l'italia cantata da manzoni una d'arme di lingua d'altare di memorie di sangue di cuore è sempre esistita così o è una storia complessa complicata quella che impariamo a scuola se identità etimologicamente significa uguaglianza assoluta corrispondenza esatte perfetta bisogna avere il coraggio di dire con chiarezza questa identità italiana non è mai esistita è stata una lenta costruzione ho ricordato che quando fu pronto il primo volume del dizionario biografico degli italiani si fu in imbarazzo perché si constatò grazie alle doppie a della traslitterazione dall'arabo che un enorme quantità di italiani erano arabi abbiamo avuto questa storia e si decise di peraltro di aggiustare le cose perché sembrava di fare sembrava sconveniente l'hanno raccontato gli storici che ci hanno lavorato henry cobb sua un grande storico del nostro tempo ha scritto un bellissimo libro sull'invenzione della tradizione inventare una tra di come si fa a inventare qualcosa che viene prima è la grande storia della costruzione di molte identità nazionali la nostra forse più di tutto definite a posteriori quando non inventate di sana pianta una di sangue dice manzoni sarebbe banale ma forse è necessario ricordare che siamo meticci come nessun altro popolo d'europa quando il consiglio regionale della mia toscana governato dalla sinistra indice una giornata degli etruschi per tracciare una genealogia della identità toscana cito letteralmente dice che il granducato di cosimo dei medici in continuità con gli etruschi ha prefigurato l'attuale configurazione della regione toscana forse anche a sinistra dobbiamo un po cominciare a riflettere un po meglio diciamo su queste cose si potrebbe mettersi a fare i pedanti il principato di piombino allo stato dei presidi il ducato di massa repubblica di lucca e poi il fatto che gli etruschi mi che erano solo toscani evidentemente come longobardi non erano solo in lombardia cosa che sconcerterà qualche senatore della lega pure a benevento la scala italiana è una scala tormentata e una storia tormentata l'invenzione della lingua italiana a cui ho accennato basterebbe per liquidare ogni idea di una italianità data a priori intangibile quanto alla cucina il mio omonimo ma non parente massimo montanari ha dimostrato cito non esiste una cucina italiana oltraggio lesa maestà esiste una straordinaria varietà locale la stessa che fa diverse le tradizioni popolari e le stesse arti figurative piero bevilacqua in un libro che vi consiglio di leggere felicità d'italia libro laterza del 2017 bellissimo ha scritto giova ricordare che l'identità della cultura italiana fa tutt'uno con la sua multiforme varietà in un certo senso con la sua stessa mancanza di una identità unitaria il paradosso di una identità fatta di mancanza di identità patrie e patria piero calamandrei apre molto caro scrive un libro l'inventario della casa di campagna in cui dice la mia patria e la toscana era momento siamo in pieno fascismo è un po di non può più riconoscere l'italia come patria ma non può scriverlo l'italia dove toscana dolce patria nostra e poi va in giro con questo gruppo di amici per tutta l'italia centrale nello rosselli attilio momigliano benedetto croce e altri minori e va in giro per l'italia a cercare che cosa il vero volto della patria non nelle città sfigurata dalle adunate quarte del fascismo dolorosamente negando mettendo in discussione cattaneo il medioevo le città come segno della libertà ma cercando nel paesaggio nella libertà del paesaggio un altro modo di intendere l'italia e calamandrei che scrive nei suoi diari all'inizio della guerra la mia patria sono i francesi la mia patria se non inglese allevate le sono i danesi che combattono per la loro libertà non sono gli italiani sono giorni un po trova degli atti per la mia università amatissimo alla scuola normale di pisa ma mi fa piacere ricordare che carlo azelio ciampi giovane normalista questo glielo sentito raccontare quando venne a darci diplomi era presidente della repubblica allora raccontò che quella la sua foto da ragazzo conservata negli archivi della scuola che quando era matricola appena entrato matricolare il livornese come diceva lui c'era avevo tutte fu data la notizia della caduta di parigi e l'ha detto giovanni gentile che era il direttore della scuola un piccolo gruppo di giovani normalisti c'era anche a carlo smuraglia cantano la marsigliese e furono espulsi la marsigliese non l'inno d'italia l'identità italiana di disse ciampi il nostro patriottismo ci spingeva a dire che era la francia occupata la francia a cui noi avevamo vigliaccamente dichiarato guerra alla francia ha preso ai nazisti era la nostra patria allora c'è anche il presidente che ha rimesso in giro concetto di patria però bisognerebbe ricordare come lo intendeva anche così lo intendeva nel modo in cui vi ho vi ho raccontato l'identità autentica assomiglia alle matrioske ognuna delle quali contiene un'altra e si inserisce a sua volta in un'altra più grande sono parole claudio magris che continua così la nostra identità e contemporaneamente regionale nazionale senza contare tutte le vitali mescolanze che sparigliano ogni rigido gioco e poi europea regionale nazionale europea è una realtà europea occidentale che a sua volta si apre all'universale cultura umana è una buona definizione identità io credo chiunque di noi chiunque di voi sa che cosa succede nella scuola italiane sa che nelle scuole italiane succede questo che bambini di ogni colore in questo suolo in questo territorio diventano italiani per via di cultura l'ho detto tante volte è un'esperienza comune miei figli vanno in due scuole che si chiamano francesco petrarca niccolò machiavelli metà dei loro compagni di classe hanno un altro colore della pelle sono alcuni nati altrove altri nati qui parlano fiorentinissimo e non hanno la cittadinanza ma non c'è alcun dubbio che facciano parte dell'identità italiana l'hanno assunta e la modificano vanno a scuola a pochi metri dalla cappella brancacci di masaccio e in qualche modo li definiscono l'identità italiana questa è una metafora di maurizio bettini non come le radici che bloccano una pianta ma come il confluire di acque diverse in un fiume che poi va nella in un'unica direzione un altro modo di guardare all'identità lo ius soli la possibilità che la cittadinanza italiana non si leghi al sangue ma invece a un progressivo legame culturale con il territorio italiano di più il fatto che in italia la stessa idea di nazione sia indissolubile dal territorio come costruzione culturale non per via di sangue ma per via d comunione con il paesaggio con i monumenti con una dimensione pubblica e civica una storia che naturalmente culmina nella costituzione della repubblica italiana l'unico articolo dei principi fondamentali che sono 12 in cui si usi la parola nazione parola usata molto parca mente dai costituenti per ovvie ragioni l'ubriacatura nazionalista fascista mi piace ricordare che uno degli articoli in cui la citano e 67 che vieta al vincolo di mandato che oggi si vorrebbe imporre e c'è scritto che i parlamentari rappresentano alla nazione ma evidentemente nell'azione si brandisce quando fa comodo ma poi si dimentica quando fa comodo è è il 9 sono qui paesaggio e patrimonio della nazione cultura e ricerca cioè la nostra costituzione definendo la nazione la socia che cosa cultura ricerca paesaggio e patrimonio non ha sangue una religione non alla lingua perché nel 47 era difficile dire che eravamo italiani per via di lingua prima dalla televisione e lasciai complicato dirlo in pratica quando in costituente si parla di nazione e lo fanno i comunisti internazionali stima ben decisi a riprendersi il concetto di nazione con molta intelligenza lo fanno parlando di culture grafici dei quaderni del carcere usa la parola nazione quando parla della necessità di avere servizi pubblici culturali e cioè teatri biblioteche scuole parafrasando un famoso motto di d'azeglio sul fatto che bisogna fare gli italiani attribuito al d'azeglio si è fatta l'italia bisogna fare gli italiani concetto marchesi comunista classicista siciliano il rettore a padova un italiano complicato e complesso vero che lascia il posto direttore per dicendo gli studenti ci ritroveremo sui campi di battaglia per la resistenza col fucile in mano contro i fascisti poi ricominceremo a studiare ma ora c'è qualcosa di più importante da fare è quello che insieme ad aldo moro giovane democristiano fa la relazione alla costituente sulla scuola e sulla cultura e dice così in verità non occorre chiamarsi socialisti o comunisti per riconoscere che i tre quarti della popolazione sono sottratti alla prova dell'attività intellettuale oggi siamo al 47 8 per cento di analfabeti funzionali dati istat non abbiamo fatto un grande progresso la leva in massa degli eserciti è stata fatta da secoli la leva dell'intelligenza mai in porta all'italia che questi milioni di italiani entrino nella vita della nazione marchesi dice nazione e la dice in relazione che cosa alla scuola chi darà i mezzi per questa leva dell'intelligenza si troveranno non già nelle elargizioni di mecenati milionari quanto e attuale questa idea ma nelle finanze dello stato che provvederà a premere nei giusti limiti e con le dovute gradazione sulle private fortuna la progressività fiscale che poi entra in costituzione che è il contrario della flat tax si troveranno nel concorde tributo di tutti i cittadini che sentiranno nella scuola il presidio della nazione e detto da un comunista il prestito della nazione è la scuola non è l'esercito dunque una nazione costruita per via di cultura lungo i secoli che quando si rifonda si riprogetta come nazione osando pronunciare questa parola naturalmente sperando di non ricadere nei fantasmi degli stati nazionali immaginando gli stati uniti d'europa immaginando tutto quello che noi sembriamo voler distruggere e non dico ora ma da molti decenni pensa che la nazione si possa evocare ma la si debba evocare insieme alla scuola insieme alla cultura l'istruzione dice calamandrei scusate dice marchesi e funzione dello stato in quanto rappresenta sopra ogni interesse privato e familiare l'interesse nazionale scuola e patrimonio le due vie maestre per la coast opzione della nazione un grande storico dell'arte roberto longhi nel 44 prima della costituente prima anche della liberazione scrive giuliano briganti una lettera sulla distruzione di genova una lettera che esce sul cosmopolita una rivista che briganti giovane dirige a roma un settimanale questa lettera è una lettera in cui longhi dice che questi scempi sono da addebitarsi anche agli storici dell'arte che non hanno parlato abbastanza intendeva dire che dovevamo chiedere dovevano chiedere genova città aperta spiegare che già aveva una città d'arte ma poi dice una cosa impressionante dice bisogna lavorare per molti bisogna essere popolari poi lunghi non lo sarà mai popolare e anche gli storici dell'arte italiano un granché e qui dobbiamo come dire batterci molto il petto perché oggi che si usano queste categorie come delle clave noi dobbiamo dire cosa abbiamo fatto in questi decenni e dice a giuliano briganti to ricorderai che il mio proposito era quello di arrivare un giorno a scrivere per disteso il racconto dell'arte italiana il racconto dell'arte gombrich chiamerà così la sua storia dell'arte non degli stream a the story of art il racconto dell'arte cioè con l'idea di una narrazione che non è lo story telling renziano ma è una vera narrazione storica e invece si è lavorato per pochi del resto da qui si risale ad altre vecchie carenze della nostra cultura la storia dell'arte che ogni italiano dovrebbe imparare da bambino come una lingua viva se vuole avere coscienza intera della propria nazione serva invece cenerentola dalle classi medie all'università il lamento sulla storia data che non si insegna è un lamento che attraversa tutta la nostra storia a me interessa che l'on di prima della costituzione usi la parola nazione mettendola in collegamento con la conoscenza dell'arte della storia dell'arte con una lingua viva una storia aperta per definizione la ricerca e la cultura sono per definizione aperta inclusiva e non esclusive e il sangue che esclude la stirpe che escluda naturalmente chi brandisce oggi l'identità italiana contro gli altri sono coloro che quando erano in maggioranza e governo hanno stroncato la storia dell'arte dalla scuola governo gelmini il governo berlusconi col sostegno della lega la gelmini ministra che toglie la storia dell'arte anche dai turistici a caso mai servirà la storia dell'arte nei turistici in effetti non saprei dirlo lì c'è una una scuola che insegni la storia dell'arte per permettere ai bambini di parlare la lingua del loro patrimonio acquistando coscienza interno della propria nazione era davvero difficile anticipare in maniera più lucida il disegno della costituzione che verrà fuori qualche anno dopo il progetto che la costituzione affida alla cultura lo dico con le parole di un gruppo di urbanisti italiani di oggi giovani è quello di mettere un popolo nuovo nella nella città vecchia oggi potremmo dire un popolo meticcio un popolo colorato un popolo nuovo nella città vecchia era l'idea di mimmo lucano a riace un paese popolato le aree interne dove non c'è più nessuno che si ripopolano facendo bene a riace al territorio e costruendo un'italia nuova i nuovi italiani naturalmente non voglio dire che gli italiani non esistono come mi è stato fatto dire esistono gli italiani ma sono molti culturali per storia e per il culo per cultura io non credo che abbia senso oppure noi allora aiutiamoli a casa loro perché il nostro noi si è formato grazie ad una somma di loro accolti e fusi in questa terra una coabitazione senza selezione che dura fin dalla mitica fondazione di roma da parte di enea il mio pene berniniano della galleria borghese rifugiato richiedente asilo migrante troiano se dobbiamo banalizzare lo sappiamo fare anche noi ma guardate che la nostra storia è davvero una storia me dice la repubblica che nasce all'inizio della sua storia non scommette sul sangue sulla fede religiosa sulla lingua scommette sulla ricerca costituente si dice che bisogna scrivere la parola ricerca nella costituzione per evitare la fuga dei giovani scienziati italiani al 47 si punta nella costituzione su un rapporto non proprietario del paesaggio ma sulla tutela cioè sul una parola che deriva da tutore per chi si prende cura da chi tramanda alle prossime generazioni non un consumo insostenibile ma un rapporto sostenibile e un rapporto in cui siamo tutti provvisori migranti e stranieri perché nessuno è padrone della terra l'articolo 9 un articolo rivolto al futuro è uno dei pochi arti con la costituzione in cui passato e futuro si incontrano concludo tornando al nostro punto di partenza e ricordando le parole di quel politico che quando si vedano le stato del campidoglio protesta perché la nostra identità è stata stuprata ma dalla copertura di una statua per rispettare un ospite diverso identità una parola pericolosa non ha alcun uso contemporaneo che sia rispettabile sono parole tony judt england è un grande e storico e sociologo contemporaneo la scritta nel 2010 e amartya sen in identità e violenza ha scritto cose ancora più dure sulla identità che uccide che può uccidere re ciò essendo libro di amartya sen mario vargas llosa il premio nobel per la letteratura ha scritto che la domanda che sorge di fronte all'affermazione spesso violenta delle identità nazionali è riassunta in un verso di pablo neruda e l'uomo dove primo levi ha scritto una frase che dovremo ripeterci molto spesso in questi giorni a molti individui o popoli può accadere di ritenere più o meno inconsapevolmente che ogni straniero è nemico per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come un'infezione latente si manifesta solo in atti saltuari e in coordinati e non sta allora giulio di un sistema di pensiero ma quando questo avviene quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo allora al termine di quella catena di ragionamenti sta il lager la storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo fine della citazione primo levi è una storia di oggi non è una storia di ieri cito nei libri di storia che non asseconderanno la narrazione egemonica si dovrà raccontare che l'europa patria dei diritti umani ha negato l'ospitalità coloro che fuggivano da guerre persecuzioni soprusi desolazioni e fame anzi l'ospite potenziale è stato stigmatizzato a priori come nemico la profezia di levi che si avvera ma chi era riparo protetto dalle frontiere dello stato degli stati di quelle morti e di quelle vite porterà il peso e la responsabilità sono parole di una filosofa che vedete donatella di cesare uno dei primi atti del ministro degli interni che vedete pure è stato quello di revocare la scorta a questa studiosa che era scortata perché aveva scritto sul neo fascismo sul nazismo era stata minacciata questo vuol dire che la battaglia delle idee è una battaglia che non dobbiamo trascurare perché se un atto è di un ministro degli interni e togliere la scorta un filosofo è una pessima notizia per il paese ma può essere una buona notizia per la filosofia perché perché questa battaglia delle idee è una battaglia che vale la pena di essere di essere combattuta la retorica per gli italiani e per esempio più strumentale perché è sempre più chiaro che c'è differenza tra il senso della propria identità e quello che ne ha il potere che ci domina il quale sostituisce la conoscenza effettiva delle differenze storiche culturali ambientali per degenerare in un duplice abuso quello di concepire la distinzione come barriera ad alzare tra un gruppo umano e un altro è quello di ignorare la dimensione del mutamento che appartiene alla storia e questa è una frase molto bella di adriano prosperi in un libro identità l'altra faccia della storia uscito nel 2016 in fondo sappiamo tutti che l'italia del 2100 sarà multietnica e dunque multiculturale o non lo sarà lo stemma della repubblica tiene insieme l'ulivo della pace e la forza della quercia la ruota dentata del lavoro e la stella che è un simbolo dell'italia dai tempi in cui i greci chiamavano l'italia la terra del tramonto la terra sopra la quale vedevano venere la stella della sera l'italia si è definita e si definisce nel suo stemma con l'idea dell'italia che a qualcun altro siamo sempre stati aperti abbiamo sempre accolto il discorso degli altri su di noi non si tratta solo di capire che l'italia del 2100 o sarà multi culturale o non sarà si tratta io credo di capire che lo è sempre stata la nostra identità culturale è un identità multiculturale lo è sempre stata è stata un'invenzione una costruzione lenta faticosa contraddittoria aperta chi oggi nega tutto questo sta solo cercando di mettere a reddito la paura dello straniero sventolando false bandiere di una identità che non è mai esistita un'identità senza passato e dunque senza futuro grazie [Applauso]