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Cartesio: Filosofia e Metodo

Cartesio è uno dei più importanti filosofi di ogni epoca, il padre del razionalismo moderno, il filosofo che ha cambiato le carte in tavola del pensiero nel 600. È stato criticato, amato, seguito, lasciato da parte. In fondo... Per buona parte del programma, quello che arriva dopo Cartesio è in un certo senso una risposta a Cartesio. Pensate solo per fare qualche esempio a Spinoza, a Pascal, a Locke, a Leibniz. Ce ne sono di ogni risma che ci sono o ispirati o distaccati da questo pensatore. Oggi proviamo a ricapitolare il pensiero di Cartesio in un'ora, un'ora il più possibile esatta. Ci provo, sto cronometrando, provo a stare nei tempi esatti per spiegarvi velocemente il pensiero di questo grande pensatore e andiamo a cominciare. Un soso di caffè nella solita tazza con la scritta andiamo a cominciare che ho pronunciato come sempre in apertura del video come ci sono i miei consueti compagni d'avventura cioè Toporino, Tostoi, Batman, De Andrè, il mostro peloso, il cuscino, quest'altro mostriciatolo qui ho fatto le presentazioni d'obbligo e adesso presentiamo Sento anche me stesso, io sono Ermanno Ferretti, sono un insegnante di storia e filosofia, insegno nel liceo scientifico di Lovigo e da tre anni quasi realizzo su questo canale video spiegazioni di storia, filosofia ed educazione civica che seguono grosso modo il programma che si fa alle superiori, ma ogni tanto. si concedono anche qualche approfondimento, qualche riassunto, qualche ricapitolazione. Nel caso in esame oggi parliamo appunto di cartesio come vi ho anticipato, ma ne parliamo in modo un po'particolare. Perché in realtà io ho già spiegato cartesio in tutte le sue forme, in tutte le sue salse, e in descrizione trovate la playlist completa con tutti i video che io ho dedicato. Sono parecchi, sono 4 o 5, tutti spesso vicino all'ora di durata. Perché? Perché il pensiero di cartesio per essere presentato in maniera adeguata ha bisogno di un po'di spazio ovviamente. però però ho iniziato da qualche tempo a fare anche ogni tanto dei video di riassunto diciamo perché è chiaro che bisogna studiare e capire lentamente con i tempi quello che dicono i filosofi ma alla fine per ripassare per prepararsi per un'interrogazione o anche semplicemente per prepararsi per un concorso per prepararsi per un esame universitario per prepararsi eventualmente per un esame bisogna anche fare sintesi dopo aver già capito cosa dice pensatore trovare un modo di velocemente ripetere, in un certo senso, un po'tutto. Ecco, questa serie di video in cui presento i grandi filosofi in un'ora serve proprio a questo. Per chi ha già studiato, per chi ha già capito, per chi ha già più o meno assemblato e fatto proprio il pensiero di Cartesio, questo riassunto da un'ora aiuta a ricapitolare i punti e a vedere se questo lo so, questo non lo so, questo l'ho capito, questo non l'ho capito ed eventualmente se c'è qualcosa che ancora vi sfugge, ripeto, in descrizione c'è la playlist completa in modo da recuperare i video più più discorsivi, più ampi e magari capire meglio di cosa si tratta. Qui in un'ora cerchiamo di ripassare tutto velocemente e partiamo ovviamente dalla vita. Cartesio è un pensatore, vi dicevo, del Seicento, vive tra il 1596 e il 1650, francese, ma particolare è in un certo senso anche la sua vita, perché lui viene educato dai Gesuiti, ha un'educazione piuttosto tradizionale, Gesuiti è un ordine, quello dei Gesuiti nato da poco, in fondo nato con l'acconto di Formac, però come ricorda Deleuze, vedete nei vostri studi storici, si occupa molto della formazione delle nuove classi dirigenti e in effetti Cartesio provene da una famiglia abbastanza benestante, può studiare dei gesuiti, ma alla fine della scuola esce molto deluso dalla formazione che ha ricevuto, perché ritiene che questa scuola gli abbia insegnato molte cose, fatto conoscere molte cose, ma non gli abbia dato una vera direzione per la vita, non gli abbia dato gli strumenti necessari a orientarsi col progetto. col pensiero, con la ragione, con la comprensione delle cose. Quindi tante conoscenze potremmo dire oggi, pochi metodi, poche competenze. E allora lui dice, invece ho bisogno oggi di un metodo che mi aiuti a capire quello che ho attorno, capire cosa c'è di vero e cosa c'è di falso in quello che ho attorno, che mi aiuti a prendere decisioni, che mi aiuti a conoscere, a capire, a fare. Questo metodo, dice Cartesio, io non ce l'ho, non me l'hanno dato. Tra l'altro, parentesi, Cartesio non è il suo vero nome, il suo vero nome è René Descartes, è francese Renato Descartes, Descartesio, non saprei come tradurlo in italiano, ma il nome Cartesio deriva dalla latinizzazione del suo nome, perché si scrivevano e si firmavano a volte i libri con un nome latinizzato, e dopo è rimasto così in italiano, però nel resto del mondo è famoso come René Descartes. Dicevo. Vuole cercare un metodo, dice qua bisogna trovare un metodo e nel 1619, quando ha poco più di 20 anni, lui stesso racconta di aver fatto poi un sogno, anzi tre sogni consecutivi, che per primo gli hanno dato l'ispirazione per questo metodo, quindi in fondo è qua. quasi un'illuminazione divina che lo spinge a cercare un metodo e parleremo di questo metodo perché da qui partiremo per analizzare la sua filosofia. Il metodo cartesiano è il punto di volta di tutto il suo pensiero. Però prima di vedere questo metodo, diciamo, lui si mette. a lavorare a questo metodo, ci lavora molti molti anni, ma nel frattempo fa anche studi fisici e matematici. Cartesio non è solo un grande filosofo, è anche un grande matematico. Il nome vi sonerà familiare perché in matematica studiate il piano cartesiano, gli assi cartesiani, le coordinate cartesiane. Perché si chiamano così? Perché l'è inventato lui, ovviamente. Quindi è sicuramente un grande matematico, oltre che un grande filosofo. E proprio, anzi, studiando matematica e fisica, a un certo punto capisce che la situazione potrebbe diventare più difficile. diventare problematica, siamo nel 600, prima metà del 600, è l'epoca in cui la rivoluzione scientifica sta procedendo a spedita e però alcuni grandi scienziati si trovano a dover fare i conti con il potere, ad esempio pensate a Galileo Galilei che appunto nel 1632 pubblica il dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e l'anno dopo nel 1633 viene processato dalla santa inquisizione, in descrizione vi metto il link al processo a Galileo. Ora, in quegli anni lo stesso... Questo Cartesio sta lavorando a teorie scientifiche, quando sa che Galileo viene messo sotto processo, Galileo più vecchio, Cartesio più giovane però, uno scienziato di belle speranze, quando viene a sapere del processo dice, meglio che le mie idee non le pubblichi troppo esplicitamente, non le dica troppo in giro, che qua finisce che faccio anch'io la stessa fine. E quindi rinuncia a pubblicare un grande libro che stava scrivendo, che doveva chiamarsi Il Mondo o Trattato sulla Luce, aveva avuto vari titoli nel corso della redazione. dice meglio che non lo pubblico sto libro, ne pubblico solo alcune parti. Le parti che pubblica sono tre, si chiamano geometria, diottrica e meteore, ma soprattutto la cosa che non interessa è che queste tre parti premette una premessa che si intitola discorso sul metodo, che è la parola più importante per capire questa impostazione metodologica di Cartesio. Poi pubblicherà molte altre opere, le meditazioni sulla filosofia prima, le passioni sull'anima, il trattato sulla direzione dell'ingegno. ma opere variegate ma il discorso sul metro è sicuramente quella più famosa muore nel 1650 perché muore in quell'anno non è ancora vecchissimo in realtà è già molto famoso le sue opere filosofiche e matematiche hanno avuto un grandissimo successo e lui a metà 600 è probabilmente il filosofo più famoso d'Europa ma proprio per questo viene invitato a Stoccolma in Svezia dalla regina di Svezia che si chiama Caristina che lo vuole a corte, lo vuole come insegnante come precettore eccetera lui parte per Stoccolma ma probabilmente per via del freddo e del fatto che la regina voleva far lezione alle 5 del mattino quindi gli toccava alzarsi prestissimo Cartesio si ammala quasi subito e muore nel 1650 e allora Cartesio si mette come punto di partenza filosofica alla ricerca di un metodo, un metodo, attenzione, che deve avere una doppia valenza, deve essere sia teoretico che pratico. Cosa vuol dire questa espressione? Vuol dire che Cartesio vuole un metodo che lo aiuti a trovare la verità, teoretico vuol dire questo. punti verso la verità pura, verso la verità a dilare i fini pratici, la verità in sé. Quindi deve aiutarlo a capire cos'è il mondo, come funzionano le cose, qual è la verità sulle cose del mondo, ma deve essere anche pratico, cioè non solo deve aiutarlo a capire, deve anche aiutarlo a fare le scelte concrete della vita di tutti i giorni, deve anche aiutarlo a decidere come comportarsi, a fare fisica, a fare matematica, a far cose direi con le mani anche, quindi deve funzionare sulla testa, deve funzionare sulle mani. Questo metodo... però non è facile trovarlo. In fondo siamo in un'epoca in cui tanti pensatori si mettono a cercare un metodo. Pensate a Galileo che abbiamo appena citato. Galileo trova un metodo. Però il metodo di Galileo è un metodo scientifico, abbiamo detto, cioè si applica alla scienza. Non si applica ad ogni campo, no? Galileo ci dice per fare scienza, per fare scoperte scientifiche devi lavorare così, ma non ci dice niente di come dobbiamo lavorare per, che so, capire la verità su Dio. Non ci dice niente su come dobbiamo lavorare per comportarci bene nella vita morale. Quelli sono settori che non... non interessano a Galileo. Invece Cartesio vuole un metodo che possa abbracciare tutti questi settori. Deve essere un metodo onnicomprensivo, un metodo che si possa applicare ad ogni ambito della vita umana, a quello scientifico ma anche a quello non scientifico. Allora l'impresa diventa particolarmente difficile, vi rendete conto, perché metodi scientifici ne abbiamo e funzionano più o meno, metodi invece umani, tra virgolette, non ne abbiamo. Allora Cartesio dice che bisogna ispirarsi a qualcosa di solido per trovare un metodo del genere. ispirarci a una disciplina, cioè che un metodo ce l'ha già. Qual è la disciplina che noi conosciamo che ha un metodo solido, che regge da secoli, se non da millenni, che funziona benissimo e che ci permette di avere una conoscenza certa? Attenzione, non tanto il metodo scientifico. Il metodo scientifico ce l'abbiamo da pochissimo, lo sta ancora elaborando Galileo, lo delineerà meglio Newton, ci si sta ancora lavorando a questo metodo scientifico. Non è tanto questo il metodo a cui si ispira Cartesio, quanto piuttosto il metodo della matematica. La matematica è una scienza, una disciplina che è un metodo sorridissimo. Pensate alla geometria. Da secoli e secoli e secoli, dai tempi di Euclide, facciamo ragionamenti, facciamo dimostrazioni, facciamo teoremi e funziona. Nessuno arriva a dire che il teorema di Pitagora è sbagliato. Sono tutti d'accordo. che il teorema di Pitagora è corretto, che tutti i corollari che abbiamo ricavato sono corretti. Non c'è discussione, quindi il metodo geometrico è un metodo funzionale, che funziona benissimo, efficace, certo, sicuro, su cui nessuna questione. Quindi, dice Cartesio, per creare un metodo per la vita dobbiamo ispirarci al metodo geometrico. È chiaro che poi dovremmo cambiare alcune cose perché quello si applica solo nella geometria, dobbiamo trovare un metodo che si applica anche in altri campi, ma ispiriamoci lì. E allora Cartesio delinea il suo progetto. Prima cosa dovrò cercare di scrivere le regole del metodo ispirandomi alla geometria. Seconda cosa dovrò dimostrare che questo metodo è fondato, cioè è valido, ha una base solida, posso usarlo. Terza regola, cioè terzo obiettivo, dimostrare che questo metodo è fecondo, cioè che usando questo metodo io faccio scoperte, scopro cose nuove che mi possono orientare nella vita. Le regole del metodo che Cartesio arriva a delineare dopo vari ripensamenti sono quattro e le vediamo molto velocemente. La prima regola, che è la più importante di tutte, regola dell'evidenza. Dice questo, accogliere come vero solo ciò che risulta vero per evidenza, cioè devo ritenere vero solo ciò su cui non posso avere alcun dubbio, solo ciò che è evidentemente vero, solo ciò che è certissimo, quindi tutto ciò su cui ho dei dubbi, via, lo scarto. non posso ritenerlo vero a priori quindi regola dell'evidenza seconda regola, regola dell'analisi bisogna suddividere i problemi complessi in parti più piccole quindi non è una regola di procedura ha un problema difficile, lo spezzetto in parti piccole terza regola Regola della sintesi, bisogna risalire dal semplice al complesso, cioè analizzare le parti di un problema per poi unificarle fino ad arrivare al problema generale. La sintesi e l'analisi sono l'una e il contrario dell'altra, ovviamente. L'analisi parto dal problema generale, lo divido, la sintesi analizzo le parti e ricompongo. Quarta e ultima regola, regola della enumerazione e revisione. Dice Cartesio che devo enumerare tutti gli elementi e rivedere tutti i processi in modo da essere sicuro di non aver fatto alcun errore. errore. Quattro regole semplicissime, cioè lui ci dice accettare per vero solo ciò che è evidente, dividere i problemi, ricomporli e poi ricontrollare tutto per vedere se mi ho perso dei pezzi per strada. La quarta regola è una regola evidentemente di controllo. Faccio notare una cosa, in questo metodo che è ispirato alla geometria ma solo dal punto di vista appunto metodologico, non c'è nessun momento sperimentale, cioè non c'è Cartesio che ci dice a un certo punto dopo aver pensato a tutte queste cose vada a fare l'esperimento e vedere se funziona. come diceva Galileo, come diceva Baccone, no, non c'è nessun momento esperienziale, io questo metodo lo posso applicare anche nei chiusi della mia cameretta semplicemente pensando, infatti è un metodo puramente razionale, è un metodo a priori, è un metodo deduttivo e su questo ritorneremo perché Cartesio è un deduttivista, è un razionalista ma prima di vedere tutte queste cose dobbiamo anche fondare questo metodo, abbiamo scritto le regole, dobbiamo adesso vedere se queste regole sono giustificate cioè se hanno una base solida che le tenga in piedi. Ora dobbiamo vedere se questo metodo è fondato quindi, cioè dobbiamo trovare, dice Cartesio, una verità così solida, così forte, così efficace da poter reggere tutto il metodo su di sé. È come quando costruiamo un edificio, faccio spesso questo esempio, quando costruiamo un edificio non possiamo tirare su i muri e basta, prima dobbiamo scavare le fondamenta, perché se le fondamenta sono solide anche i muri che tiro su poi sono solidi, anzi più alto il palazzo più le fondamenta devono essere profonde e ben. sistemate allora così anche per il metodo nell'ottica di cartesio per usare queste regole per applicarle per farle funzionare devo essere sicuro che queste regole siano fondate giustificate solide che stiano ben in piedi e per fare in modo che stiano ben in piedi devo trovare una base di riferimento a queste regole che sia solidissima inattaccabile capace di reggere a qualsiasi urto è questo che si mette a cercare cartesio allora dice se voglio trovare Una base così solida devo, metodologicamente, prima di tutto applicare il dubbio. Perché fa questo cartesio? Dice, attenzione, vi ho detto che questa base deve essere fortissima, deve reggere ogni urto, allora come faccio ad essere sicuro che questa base sia fortissima? Provo a fare degli urti, no? Come si fa per... testare quanto regge un materiale, che so, devo fare un ponte, ho un materiale nuovo, come faccio a sapere se regge il peso di un tir, di tot macchine, eccetera? Beh, costruisco un prototipo e ci faccio passare sopra dei pesi e vedo quanto regge, no? Quindi provo con un peso, ok, regge, provo con un peso più grosso, regge, provo con un peso più grosso ancora, regge, regge, regge, fino a che non crolla. Allora, io devo fare la stessa cosa con questa mia base, devo metterla alla prova, devo testarla, devo scontrarci, buttarci a... addosso tutto per vedere se sta in piedi e cos'è questo tutto che devo buttarsi addosso? Devo buttarsi addosso i miei dubbi perché sto parlando di verità non di ponti ovviamente. Quindi una verità solida deve essere in grado di reggere a tutti i dubbi possibili. Allora Cartesio dice proviamo ad applicare il dubbio che lui chiama dubbio metodico cioè proviamo a usare il dubbio come metodo per capire se le cose, la verità che sto cercando è abbastanza solida da reggere tutto l'impianto del metodo. Allora lui dice vediamo il dubbio esiste in forma di tanti tanti filosofi hanno parlato del dubbio. Una prima cosa su cui posso avere dei dubbi sono i miei sensi. In fondo io conosco in primo luogo, a primo impatto, tramite i sensi. Io so di trovarmi in una stanza in questo momento perché me lo dicono i miei occhi. Ma mi posso fidare dei miei occhi? Mi posso fidare dei miei sensi? Mi posso fidare delle conoscenze sensibili? Cartesio dice, in realtà no. Non posso essere certo che quello che i sensi mi dicano sia vero. Perché? Perché, guardate, io adesso per carità vedo la mano. Lo vedo con i miei occhi, ma in fondo gli occhi certe volte mi ingannano. Io quando vedo una persona lontana, tante volte, mi sembra un mio amico, la saluto e poi si avvicina e non è il mio amico e mi sono sbagliato. Quando sento magari un certo suono, dico, ah questa canzone la conosco, è la canzone di tale e tale, poi va avanti e dico, no, mi sono sbagliato, avevo sentito male. Quante volte i sensi ci fanno sentire e vedere male? Tante volte. E allora se questo avviene ogni tanto, perché non potrebbe avvenire sempre? Perché adesso mi fido di più? più di questa mano e mi sembra davvero una mano, non potrebbe anche in questo caso il mio senso falsare la visione, magari questo colore non essere come lo vedo io ed essere diverso? Certo che potrebbe, a me pare che sia così la mano, ma magari i miei sensi non captano tutte le onde luminose, tutte le lunghezze d'onda eccetera e mi sfugge a qualcosa, pensate ai suoni, vi sono gli ultrasuoni e io mica li sento, giusto? Allora Cartesio dice i sensi potrebbero anche ingannarci, potremmo anche essere dei dentro un sogno, dice Cartesio. Quante volte io ho sognato di fare un video davanti alla videocamera? Mi è capitato? Sì. E allora chi mi dice che questo momento in cui io sto parlando alla videocamera non sia anch'esso un sogno? Non me lo stia in realtà sognando di non sia qui dove credo di essere, dove i miei sensi mi dicono che sono, ma sia dentro al mio letto a dormire, a ronfare? È possibile? Sì che è possibile. E allora non posso essere certo al mille per mille che i sensi siano affidabili. Attenzione Cartesio, non si sta dicendo che questo è tutto un sogno. Si sta dicendo questo potrebbe essere un sogno. Non siamo sicurissimi che non sia un sogno. Allora possiamo fidarci di qualcosa di cui non siamo sicurissimi? Al momento Cartesio dice no perché vi ho detto sta cercando una verità solidissima. Sta provando a buttare ad osso i dubbi alle verità. E se qualche dubbio crea una crepa quella verità la devo scartare. Come in un ponte. Se ci metto un tir da 10 tonnellate. Non so se esistono tir da 10 tonnellate. Ma se ce lo metto sopra e inizia un po'a schicchiolare il ponte. Allora. Non mi fido tanto, no? Bisogna avere cautela. Quindi, via. Quindi, se le conoscenze sensibili possono forse essere ingannevoli, non posso usarle. Non è qui che troverò la mia verità solidissima che sto cercando. Piuttosto devo cercare questa verità solidissima altrove. Allora, dice Cartesio, se i sensi mi ingannano, gli occhi mi ingannano, forse la mente non mi inganna però. Pensate un po'alla matematica. Due più due fa quattro. Fa quattro sia che io sia daltonico, sia che io si vera benissimo, sia che io senta gli ultrasuoni, sia che io... che io non li senta, sia che io stia sognando, sia che io non stia sognando. In ogni caso 2 più 2 fa sempre 4, quindi forse... la matematica è più affidabile dei sensi. In realtà, dice Cartesio, neanche nella matematica possiamo fidarci troppo. Perché diciamo che 2 più 2 fa 4? Perché diciamo che la logica funziona in un certo modo? Perché diciamo che il sillogismo aristotelico funziona in un certo modo? Perché la nostra mente ci dice che è logico che funzioni così. La nostra mente applica le regole della matematica, della logica, del sillogismo e dice da questa premessa ottengo questo risultato. Ma chi ci dice che la nostra mente funzioni bene? Che le regole applicate della nostra mente siano applicate nel modo corretto. In fondo, dice Cartesio, per quel che ne sappiamo, potrebbe anche esistere Un genio maligno, lo chiama così ma intendo un dio cattivo, che si diverte a plagiarci la mente, che si diverte a farci sembrare corretti certi processi che invece non sono corretti, che ci diverte a farci credere che 2 più 2 faccia 4 quando magari fa 5. È possibile questo? Certo, uno può dire, ma io non ci credo, non posso credere che esista un Dio cattivo che ci inganna. Però, teoricamente, non è impossibile, no? Chiaro che noi diciamo, è molto improbabile, però non è completamente impossibile. Allora, posso? Posso fidarmi al 100% della matematica? No, dice Cartesio. Posso fidarmi forse al 99%, al 999 per mille, ma non posso fidarmi al 100%. Quindi, neppure la matematica è certa. in assoluto e dunque devo scartare le conoscenze sensibili devo scartare le conoscenze razionali come la matematica la logica eccetera e allora di cosa posso fidarmi io sto cercando abbiamo detto all'inizio una verità solidissima su cui poggiare il mio metodo e finora non ho trovato niente perché ho scartato ciò che mi dicono i sensi ho scartato ciò che mi dice la ragione sono arrivato a quello che cartesio chiama il dubbio iperbolico ho messo in dubbio tutto e sembra non essere rimasto nulla non c'è niente di cui posso fidarmi non c'è nessuna verità così solida da poterci costruire sopra il neometro cartese questo punto dice no attenzione una verità solida c'è ci ha fatto un po tremare e fatti un po impaurire ma alla fine dice no una verità c'è ed è quella che lui riassume in realtà non è la frase sua però più o meno ci siamo è famosa così la frase è cogito ergo sum cosa vuol dire la frase latina significa penso dunque sono meglio ancora potremmo tradurla così dubito dunque esisto Cosa significa? È vero che io posso dubitare di ciò che è vero? Posso mettere in dubbio ciò che è vero? Sì. Posso dubitare di ciò che penso? Posso mettere in dubbio la matematica, la logica, eccetera? Sì. Ma solo per il fatto che io posso mettere in dubbio queste cose significa che io esisto, che io sono qualcosa, che io sono un qualcosa che pensa. Il fatto che io sia capace di mettere in dubbio vuol dire che io come soggetto sono qualcosa e quindi che io esisto. Penso, metto in dubbio, dunque esisto, sono. Cogito Ergo Sum. Ecco qui la verità solidissima che stavo cercando. Cioè, esiste. Questa è la verità solidissima. La cosa veramente indubitabile è che io esisto. Attenzione, non io come mi vedo allo specchio. Quando mi guardo allo specchio, adesso mi guardo nello schermo della videocamera, io mi vedo tramite gli occhi. Quello non sono mica sicuro che sia certo. Non sono mica sicuro di avere una mano, di avere due occhi, di avere i capelli di questo colore, la pelle di questo colore. Quello potrebbe essere un inganno. Ma so di esistere. Io sono un qualcosa. cosa, non so ancora cosa, ma un qualcosa lo sono, meglio ancora, un qualcosa che pensa. In latino Cartesio lo dice così, io sono una res cogitans, res cogitans vuol dire sostanza pensante, un qualcosa che pensa. Ora attenzione, questi discorsi di Cartesio che lui pubblicò, scrisse, sollevarono subito molte polemiche, molti entusiasmi e molte critiche, convolsero il clima filosofico del Seicento. Tornacaso già con lui in vita alcuni filosi. I filosofi provarono, alcuni, molti lo applaudirono, ma alcuni provarono anche a criticarlo, a sollevare dei dubbi riguardo a questo ragionamento che è diventato uno dei ragionamenti più famosi della storia della filosofia. Noi vediamo tre di questi dubbi, tre di queste critiche e vediamo anche come Cartesio provò a rispondere perché, ripeto, furono formulate queste critiche già con Cartesio in vita e lui fece in tempo poi, negli anni successivi, a dare una sua risposta. La prima critica risale a un certo Antoine Arnault, che era un filosofo coevo di quei tempi, un... tra l'altro un teologo insomma, che criticò il ragionamento di Cartesio in questo senso, disse attenzione qui siamo davanti a un circolo vizioso, in che senso? Quando io dico penso dunque sono e dico questa mia esistenza sta alla base delle regole del metodo e quindi anche delle regole dell'evidenza, in realtà faccio l'errore di cadere in un circolo vizioso, vi spiego meglio. Cartesio ha detto E devo trovarci alla base sotto qualcosa che regga tutto, come nella costruzione dell'edificio. Ho i muri, ma prima devo costruire le fondamenta. Bene, ma perché questa verità che sta alla base regga i muri? Questa verità a sua volta deve essere indipendente, non deve a sua volta fondarsi su qualcos'altro, altrimenti non si capisce bene qual è il fondamento. Allora dice Arnold, attenzione, quando dico penso dunque sono e come se dicessi... Penso dunque è evidente che sono. Cernoli ci sta dicendo attenzione caro Cartesio, tu dici di esistere ma lo dici applicando la regola dell'evidenza. Di fatto senza dirlo esplicitamente, dandolo per sottinteso, per implicito ma facendolo, tu stai applicando la regola dell'evidenza e così incappi in un circolo vizioso. Perché tu dici voglio... Voglio dimostrare che le regole del metodo, tra cui la regola dell'evidenza, sono fondate, quindi devono poggiare su qualcosa. Ma questo qualcosa a sua volta lo fai poggiare sulla regola del metodo, che a sua volta deve poggiare su qualcosa, cioè sul cogito, che a sua volta deve poggiare però sulla regola dell'evidenza, e quindi la regola dell'evidenza a sua volta poggia sul cogito, e via così. È un percorso all'indietro, all'infinito, un regresso all'infinito, da cui non se ne esce. Se l'evidenza poggia sul cogito... Ma se anche il cogito appoggia sull'evidenza non è più finita, è un circolo vizioso. Quindi dice Arnold, caro Cartesio, tu hai sbagliato, questo ragionamento ha una pecca, una falla. Cartesio provò a rispondere dicendo che in realtà, quando io dico penso dunque sono, non sto applicando la regola dell'evidenza secondo lui, quello che io faccio è capire di esistere per una sorta di auto-evidenza esistenziale che è soggetto a di sé. Cioè, non è la regola dell'evidenza che io applico, è qualcosa di... di più immediato, qualcosa di più intuitivo, che viene prima, non ci devo neanche pensare, capisco immediatamente di esistere. Quindi non sto applicando le regole all'evidenza, quindi non è vero che il... che il cogito è fondato sull'evidenza. Prima critica è la risposta di Cartesio. Seconda critica è quella che risale a Gassendi, o Gassendi se volete dire alla francese, che è quella del sillogismo abbreviato. Gassendi dice questo. Guarda, bello il ragionamento di Cartesio, ma se stiamo bene attenti, in realtà quel ragionamento, penso dunque sono, lo si può scrivere anche come se fosse un sillogismo. Lo si può scrivere infatti così, è come se fosse un sillogismo sintetico, abbreviato, ma esplicitiamolo bene. Prima premessa, tutte le cose che pensano esistono. Seconda premessa io penso, conclusione io esisto. Se è vero che tutte le cose che pensano esistono e se è vero che io penso allora io esisto. Sillogismo. Dici beh vabbè e allora dove sta il problema? Beh il problema c'è perché il sillogismo è il ragionamento. Abbiamo detto prima che dei ragionamenti non si possiamo affidare troppo perché i ragionamenti potrebbero essere falsati dal genio maligno. Potrebbe esistere un dio cattivo che ci fa credere che da due premesse discenda una certa conclusione quando non è così. La ricerca. dice Gassendi, bello il ragionamento ma potrebbe esistere un genio maligno che ci fa credere di esistere quando in realtà non esistiamo. Anche in questo caso Cartesio provava a rispondere alla critica di Gassendi dicendo che il cogito non è un ragionamento ma è un'intuizione immediata, non devo fare i passaggi come nel silogismo. Se dovessi fare i passaggi allora sì, potrebbe essere un inganno, ma visto che non devo fare i passaggi perché è immediata la consapevolezza della nostra esistenza allora non c'è il rischio di essere ingannati dal genio maligno. Terza critica è quella di un filosofe inglese che si chiama Thomas Hobbes, che abbiamo anche trattato in descrizione, vi metto la playlist su di lui. Hobbes dice, bello il ragionamento di Cartesio, sono anche d'accordo, penso dunque esisto, è vero. Però quello su cui non sono d'accordo, dice Hobbes, è il fatto che questo qualcosa che pensa sia un res cogitas. Prima vi ho detto che per Cartesio a pensare è un qualcosa che pensa. Adesso lo vedremo meglio. Per Cartesio questo qualcosa che pensa è un qualcosa di immateriale. Ok. cioè è una sostanza pensante cioè una sostanza priva di materia è qualcosa di simile all'anima Hobbes non è d'accordo, secondo lui invece questo qualcosa che pensa potrebbe benissimo essere una parte materiale di noi, il cervello o qualcosa del genere perché deve essere per forza un'anima dice Hobbes e per far capire il suo punto di vista fa un celebre esempio dice affermare che io penso significa che io sono qualcosa di immateriale una sostanza pensante immateriale è simile a dire io penso passeggio quindi io sono una passeggiata cioè dire io sono io sono qualcosa che pensa quindi sono simile al pensiero e quindi immateriale è come dire io passeggio quindi sono simile alla passeggiata è una critica un po'sarcastica di Hobbes Cartesio risponde risponde in due modi dice primo modo intanto passeggiare non è una cosa essenziale all'uomo mentre pensare lo è quindi l'esempio di Hobbes non funziona ma poi soprattutto quando io penso io faccio un atto il pensiero sia un atto, è un'azione. Ed è un'azione che però deve essere simile al soggetto che la compie. Pensiamo alla passeggiata. La passeggiata che tipo di azione è? È un'azione fisica, no? Cioè è un corpo che si muove. Quindi a compiere quell'azione fisica deve essere a sua volta qualcosa di fisico, cioè un corpo. Ma l'atto del pensare non è un'azione fisica, è un'azione immateriale. Dunque, dice Cartesio, il soggetto che compie quell'atto, il soggetto che fa quell'azione, deve essere a sua volta simile all'azione fisica. stessa, se l'azione di pensare è immateriale anche il soggetto che la fa deve essere a sua volta immateriale, non è possibile che un soggetto materiale faccia qualcosa di immateriale o che un soggetto immateriale faccia qualcosa di materiale, se l'azione è immateriale anche il soggetto che la compie deve essere immateriale e con questo Cartesio ritiene di aver dimostrato La Rescogitans deve essere immateriale. Allora attenzione però, perché finora abbiamo dimostrato di esistere in quanto Rescogitans, in quanto quest'anima immateriale, ma non abbiamo ancora dimostrato nient'altro. Cioè per quel che ne sappiamo, io adesso so di esistere io, ma non so nemmeno se ho la faccia che mi vedo, non so nemmeno se ho le mani che mi vedo, non so nemmeno se esistete voi. per dire perché a dirmi che voi esistete sono i sensi ed i sensi per il momento non mi posso troppo fidare allora non hai finito il lavoro di cartesio bisogna andare avanti con ragionamento e ragioniamo sull'unica cosa di cui siamo certi la res cogita questa res cogita cioè la sostanza pensante Abbiamo detto in estesa, cioè è immateriale, abbiamo detto che è libera, perché ovviamente io con il mio pensiero posso pensare a quello che mi pare, sono obbligato a pensare a X, Y, Z, posso fare quello che voglio col pensiero, ed è consapevole, cioè io sono consapevole di esistere. Bene, ma a sto punto vediamo un po'come lavora questa Rescogitans, visto che è capace di pensare, abbiamo appena detto quella risposta, vediamo di capire a cosa pensa quest'anima, questa Rescogitans. Beh, Loris Cogitans pensa, dice Cartesio, ovviamente a delle idee, ma cerchiamo di capire quali sono i tipi di idee. Ci sono tre tipi di idee, secondo Cartesio, che lui chiama idee avventizze, idee fattizze e idee innate. Cosa vogliono dire questi nomi? Idee avventizze sono quelle idee che nascono da fuori. Io posso avere delle idee che mi sono nate da fuori dell'anima. Esempio concreto che vediamo noi, io ho l'idea della videocamera perché una volta mi hanno fatto vedere una videocamera e ho detto guarda questa è una videocamera, bene mi sono nata da fuori dell'anima. mi sono creato l'idea della videocamera, partendo però da qualcosa che mi hanno mostrato, da qualcosa che era presente all'infuori di me. Idea avventizia, tipica idea avventizia. Idee fattizie sono invece le idee che mi creo da solo. Esempio, io posso immaginarmi con la fantasia una cosa che non esiste. Posso creare un animale mitologico, posso inventarmi un personaggio di un romanzo. Bene, posso farlo con la fantasia. Quella è un'idea fattizia, me lo creo io. Terzo tipo di idea è l'idea innate. Cioè, poter bracciarsi. delle idee che sono presenti dentro di me da quando sono nato, che non mi sono creato e che non ho preso da fuori, ma erano presenti dentro di me dalla nascita. Pensate a quello che diceva Platone, per Platone tutte le idee erano innate. Quindi le idee in generale, dice Cartesio, sono di questi tre tipi, o sono avventizie, o sono fattizie, o sono innate. Ora cerchiamo di ragionare su queste tre tipologie e soprattutto poniamoci una domanda che è quella fondamentale. Noi abbiamo tutti l'idea di Dio, sia chi crede sia chi non crede all'idea di Dio, ma questa idea di tipo di idea è? È un'idea avventizia, cioè ci è arrivata da fuori, qualcuno ce l'ha insegnata? Oppure è un'idea fattizia, cioè ce l'abbiamo inventata noi con la fantasia? Oppure è un'idea innata, cioè presente dentro di noi dalla nascita? Cerchiamo di rispondere a questo dubbio. Possiamo farlo, certo, perché siamo sicuri di pensare, siamo sicuri di essere un qualcosa che pensi, siamo sicuri di avere l'idea di Dio, quindi ragioniamoci sopra. Cartesio dice, beh, vediamo, l'idea di Dio che idea è? È l'idea di un essere infinito, onnipotente, perfetto, Perfetto, ok? Ora, è possibile che questa idea di infinito ce la siamo creata noi o l'abbiamo presa da fuori? Beh vediamo, l'abbiamo presa da fuori? In fondo no, è impossibile. Tutte le cose che vedo, a parte che non mi posso fidare troppo dei sensi, ma tutte le cose che vedo sono finite. Io vedo una stanza che ha una certa misura, vedo un orizzonte che ha una certa misura, vedo una vita, un tempo che ha una certa misura. Non vedo l'infinito. Quindi l'idea dell'infinito non può essere una tirata presa da fuori, non può essere un'idea avventizia. che fuori non c'è l'infinito. Allora forse potrei essermela creata, l'idea dell'infinito, ma in realtà, dice Cartesio, non è possibile che noi abbiamo creato l'idea dell'infinito, perché ogni idea che può essere creata dalla nostra mente, dalla nostra psiche, dalla nostra res cogitans, non può essere migliore del suo creatore. Cioè non ci può essere un'idea più perfezione di quanta ce ne sia nel soggetto che la crea. Dunque la nostra res cogitans, che è finita, non può aver creato l'idea dell'infinito. l'idea dell'infinito che va oltre se stessa e di più di se stessa, non è possibile. Una cosa finita può creare idee finite, non può creare idee infinite, sarebbe superare se stessa. Allora, l'idea di Dio non può essere neppure un'idea fattizia, non possiamo esserci la creata noi. Dunque, se non è avventizia, non è fattizia, rimane solo l'ultima possibilità. L'idea di Dio deve essere necessariamente un'idea innata, cioè deve essere dentro di noi della nascita. L'idea dell'infinito non possiamo esserci la creata noi, deve essere presente dentro di noi da quando siamo nati. Dunque... L'idea di Dio ce l'ha messa dentro qualcuno o qualcosa di infinito. Perché vi ho detto, il creatore dell'idea dell'infinito deve essere a sua volta infinito. E allora cosa significa tutto questo? Che se noi abbiamo l'idea di Dio è perché ci è stata messa dentro dalla nascita di Dio stesso. E questa è la prova che Dio esiste, la prima prova dell'esistenza di Dio. Se noi abbiamo l'idea dell'infinito è perché Dio stesso ce l'ha messa dentro, come una sorta di marchio di fabbrica. Quindi dice Cartesio... Ragionando, abbiamo capito che Dio esiste. Ma al di là di questa prima prova, Cartesio porta altre due prove per dimostrare ulteriormente questa verità. Seconda prova. Se io mi fossi creato da solo, mi sarei ovviamente creato infinito, visto che ho dentro di me l'idea dell'infinito. Ma visto che invece io sono finito, significa che non mi sono fatto da solo. Significa che mi ha fatto qualcuno che aveva... l'idea dell'infinito ma aveva anche l'idea del finito e ha creato noi uomini come finiti per un suo scopo questo qualcuno non può che essere dio quindi dio esiste seconda prova terza e ultima prova è la prova ontologica di sant'anselmo l'avevamo vista mi metto in descrizione un link ripresa e levemente aggiustata da cartesio cosa dice cartesio dice anche chi non crede a nella sua mente nella sua race cogita l'idea di dio cioè l'idea di un essere perfetto l'idea di un essere dotato di tutte le qualità Esistere è una qualità o una mancanza? Ovviamente è una qualità, casomai non esiste una mancanza. Quindi se Dio è l'ente che ha tutte le qualità, deve avere anche la qualità dell'esistenza e quindi deve esistere. Perciò Dio esiste. Tre prove. per dimostrare che Dio esiste. Tre prove, tutte, faccio notare questo, razionali, tutte prove a priori, come si dice in filosofia. Perché? Perché Cartesio è un razionalista, perché Cartesio non si basa sui sensi, si basa solo sulla ragione. Però, usando la ragione, abbiamo dimostrato che Dio esiste. Dio esiste. E attenzione, che Dio esiste? Abbiamo detto soltanto che esiste un Dio che è infinito, che è perfetto. Ora, un Dio perfetto e infinito non può essere cattivo, ovviamente. Deve essere buono, altrimenti che perfezione è? Se è buono, significa che quell'ipotesi del genio maligno di cui abbiamo parlato prima potrebbe forse esistere un Dio cattivo. La dobbiamo scartare adesso. Adesso siamo sicuri che ci sbagliavamo. Adesso siamo sicuri che Dio esiste ed è buono. Ma se Dio esiste ed è buono, allora la matematica è affidabile. abbiamo detto non possiamo fidarci che 2 più 2 faccia 4 perché forse potrebbe esistere un Dio cattivo, ora abbiamo dimostrato con la ragione che Dio è buono e quindi non ci inganno un Dio buono, 2 più 2 fa 4, possiamo esserne certi al 100% adesso, se prima eravamo certi solo al 99%, adesso dopo questi ragionamenti siamo certi al 100%, Dio esiste ed è buono, quindi 2 più 2 fa 4, quindi i ragionamenti funzionano, quindi la logica è affidabile e addirittura anche i sensi sono affidabili perché se Dio ci ha dato gli occhi, chi, se le date per vedere, se Dio ci ha dato le orecchie, se le date per sentire, significa che possiamo fidarci dei mezzi che abbiamo, perché Dio non ci inganna, Dio è buono, ci ha dato dei mezzi che sono affidabili, Dio ci garantisce che quello che vediamo, che quello che percepiamo, che quello che pensiamo sia vero, possiamo fidarci di Dio, Dio è buono e quindi abbiamo trovato finalmente quella verità solidissima per fondare tutto il metodo, ora possiamo essere sicuri di applicare il metodo, perché Dio è il garante della verità, è lui che ci garantisce. che la regola dell'evidenza funzioni, che ciò che ci appare evidente sia davvero certo e vero al 100%. Ora attenzione, anche questo discorso su Dio fu soggetto ad alcune critiche all'epoca e poi anche a posteriori nei decenni successivi. Quali critiche, quale cosa si può muovere, quale cosa si possono muovere a cartesio in questo ambito? Beh, vari. In primo luogo lo vedremo meglio con Locke, che faremo più avanti in descrizione, che mi metto il link a questo punto. Molti pensatori diranno, ma non è mica vero che l'idea di Dio deve provenire per forza di Dio stesso, deve essere un'idea innata. In fondo alcuni diranno, l'idea dell'infinito potrei essermela anche creata io. Come? In che modo? È vero che non vedo cose infinite nel mondo, vedo solo cose finite, ma la nostra mente potrebbe lavorare anche per opposizioni, cioè vedo solo cose finite e provando a ragionare sul contrario dire, beh... Cosa sarebbe il contrario di questa cosa finita? Sarebbe una cosa infinita. Allora in quel modo l'idea dell'infinito potrebbe essere un'idea fattizia che mi sono creato io partendo da cose che ho visto. E allora in quel caso... Non sarebbe bisogno di dire che Dio esiste per forza, che mi ha messo l'idea a lui in testa, eccetera. In fondo si potrebbe spiegare l'idea dell'infinito anche senza dover ricorrere a Dio. Quindi le prove di Cartesio non sarebbero poi così efficaci. Questa è la prima accusa. Un secondo rilievo che si può muovere è questo. Abbiamo detto Dio esiste ed è buono, quindi non ci può ingannare, quindi la ragione è affidabile, quindi i sensi sono affidabili. E allora perché ogni tanto sbagliamo? Se è vero questo, se è vero che Dio è il garante dell'evidenza, che Dio è il garante della verità, perché io... che ho una mente che mi è stata data da Dio e ho dei sensi che mi sono stati dati da Dio ogni tanto saluto il mio amico e non è il mio amico e faccio delle figurazze che sono quello sfortunato a cui Dio ha dato i sensi fatti male eh no qua Cartesio corregge un po'il tiro e dice questo è vero che i sensi sono affidabili e che la ragione è affidabile però a volte noi creiamo un errore perché i nostri sensi e la nostra ragione hanno comunque dei limiti sono affidabili entro certi limiti invece noi a volte siamo portati a ehm spingerci all'ilà di questi limiti abbiamo voglia, una volontà infinita che ci spinge a esprimerci anche quando il nostro intelletto è limitato. Esempio, avrei un amico lontano, il mio intelletto mi direbbe guarda che non puoi essere sicuro, è troppo lontano. La mia volontà dice no no, io voglio salutarlo e allora gli faccio l'errore di salutare prima del tempo. E quindi caro in errore, allora come si fa a evitare l'errore? Dice Cartesio, bisogna tenersi rigidamente alle regole del metodo. Cosa diceva la persona? prima regola? Accettare per vero solo ciò che è vero per evidenza. Quando vedo un amico lontano non è evidente che sia veramente il mio amico. Devo aspettare. Quando ce l'avrò vicino allora lì sì che sarà evidente, allora lì lo saluterò. Ma da lontano non posso fidarmi. Stessa cosa in altri ambiti. l'errore si spiega, si spiega in questo modo terza critica diciamo una critica che risale di nuovo ad Arnold quello che abbiamo citato prima ed è simile a una di prima quella del circolo vizioso cioè cosa dice Arnold? Dice attenzione quando tu dici Dio ho l'idea dell'infinito, questa idea dell'infinito non posso se me l'ha creata quindi deve avermela messa dentro Dio non stai facendo altro che applicare la regola dell'evidenza perché è come se dicessi, dice Arnold io ho l'idea dell'infinito quindi è evidente che questa regola me l'ha messa dentro cioè che questa idea dell'infinito me l'ha messa dentro E'evidente, cioè stai usando la regola dell'evidenza per dimostrare che Dio esiste. Quando tu vorresti che Dio fosse il garante della regola dell'evidenza. Quindi Dio doveva appoggiarsi sull'evidenza ma a sua volta l'evidenza si poggia su Dio ma a sua volta Dio si poggia sull'evidenza e non è più finita. Stessa critica di prima. E in questo caso... Non c'è risposta, diciamo, da parte di Cartesio. Ultima critica, è una critica che risale a Pascal. In descrizione vi metto anche la playlist su Pascal. Pascal dice, vabbè, ammettiamo anche che Cartesio abbia ragione, che il suo ragionamento funzioni, Pascal non... non è per niente convinto, ma mettiamo anche che Dio esista per come lo dice Cartesio, che me ne faccio io di un Dio del genere? Il Dio che viene dimostrato da Cartesio è un Dio che serve solo a far funzionare il sistema, a garantirci che quello che vediamo è vero, ma in fondo a parte questo... Dio potrebbe anche disinteressarsi del mondo, per come ce lo riscrive Cartesio. Il Dio di Cartesio è un puro ente di ragione, dà via al mondo, ci garantisce che quello che vediamo è vero e poi non serve a niente, non serve a nient'altro. Pascal dice, no, io ho bisogno di un Dio che mi risolva la vita, che mi ami, che mi guidi, che intervenga nel mondo, non un Dio che sta là solo a garantirmi che la matematica funzioni. Di un Dio del genere non so che farmi, dice Pascal. E questa è una critica che tornerà in campo esistenzialista. Ora attenzione, perché... Abbiamo dimostrato che Dio esiste, abbiamo detto che Dio ci ha dato dei sensi affidabili, una ragione affidabile, allora cosa vuol dire questo? Vuol dire che quello che è vero esiste. Vuol dire che se guardo la mia mano adesso sono sicuro che questa mano esista. Prima non ero sicuro, adesso però sì. la mano esiste, la mia faccia come la vedo nello schermo esiste se vi incontro per strada so che voi esistete eccetera so che 2 più 2 fa 4, so un sacco di cose ma quindi so che non esiste solo la Rescogitans, la mia anima ma che esiste anche il mio corpo, che esiste anche la tazza che è qua che esiste anche la telecamera, che esiste anche il microfono che esistono anche Topolino, Batman eccetera quindi esistono anche i corpi quindi da un lato c'è la Rescogitans che abbiamo dimostrato prima ma dall'altra parte ci deve essere un'altra sostanza materiale Rescogitans abbiamo detto è immateriale, invece esiste anche la materia. Questa sostanza materiale viene chiamata da Cartesio res extensa, sostanza cosa estesa, cioè che ha un suo volume, occupa uno spazio, res extensa. Chiaramente però le due res, le due sostanze sono tra loro molto diverse. La rescogitans, dicevamo prima, è libera, perché io posso pensare a quello che mi pare, è inestesa perché non ha corpo ed è soprattutto consapevole. Io so di essere una rescogitans. i corpi invece sono diversi i corpi non sono liberi Topolino non può decidere cosa fare non può decidere di parlare, di stare in aria di cadere, di muoversi fa quello che gli dice la fisica boom, cade, no? obbedisce alle leggi della fisica e basta quindi non è libero ma è meccanicamente determinato non è inesteso ma è esteso e materiale e poi non è consapevole Topolino non sa di essere Topolino io lo so ma lui non lo sa di esserlo la mia mano non sa di essere una mano sono io che so che questa è una mano, capite? ... Quindi due sostanze molto diverse. Da un lato la sostanza materiale che è meccanicamente determinata, cioè obbligata a obbedire alla fisica, alla chimica, eccetera. Dall'altra l'anima, la res cogitas, che invece è libera e che è consapevole. Ora parliamo velocemente anche di come questa resistenza si muove nel mondo, cioè della fisica cartesiana. Vi ho detto, Cartesio vive nell'epoca della rivoluzione scientifica, è inserito all'interno del dibattito scientifico europeo, legge Galileo, anticipa alcune cose di Newton che arriverà dopo. Insomma... è un fisico a tutto piano, a tutto tondo, però la sua fisica ha anche dei difetti piuttosto gravi, pur intuendo alcune cose corrette. Quali sono i difetti? Intanto vi ho detto, lui quando parla di fisica studia la resistenza, cioè la materia, ed è forse importantissimo questo aspetto perché lui è il primo a studiare la materia in maniera pura, senza più residui finalistici, animistici. La materia è la materia. L'anima è un'altra cosa. La separazione tra le scogite e la sesta estensa è molto importante per la fisica moderna, perché lui, studiando solo la sesta estensa in fisica, non fa altro che applicare quel metodo che poi usiamo ancora noi oggi, dello studio della materia senza guardare gli spiriti alle anime, eccetera. Però, però... Ci sono anche dei problemi, ad esempio la sua fisica è sostanzialmente una geometria con l'aggiunta del movimento, questo è un problema di impostazione netto, questo amore per la geometria che abbiamo visto replicato anche nelle regole del metodo si ritrova anche nella fisica, nel senso che lui studia la fisica senza dar nessun contributo di tipo esperimentale non è come Galileo o come Sarah Newton che vanno a fare gli esperimenti laboratori, proprio no Cartesio è convinto di poter fare una fisica a tavolino deduttivistica, solo con ragionamento forte del fatto che la ragione è affidabile, è forte nel fatto che Dio ci ha dato una ragione affidabile, quindi basta quella per capire cos'è la verità del mondo. E questo lo porta però a prendere anche dei grossi granchi a volte. Per questo lui applica un metodo, direi, geometrico anche alla fisica, nel senso che studia la fisica come se fosse un teorema di geometria, cosa che però ogni tanto presenta dei limiti. Ad esempio, lui dice, esistono due questioni fondamentali nella fisica, che sono l'estensione e il moto. Tutto è estensione e moto, cioè materia in movimento, come dicevo, corpi in movimento. movimento figure geometriche potremmo anche dire solide in questo caso in movimento e in effetti perché parla solo e soprattutto di estensione movimento perché sono le due cose che secondo lui dio ha creato all'origine del mondo quando dio ha creato il mondo ha dato una certa materia al mondo una certa quantità di materia e una certa quantità di moto al mondo da quel momento in poi il mondo ha si è sviluppato e cambiato eccetera semplicemente tramite movimenti e passaggi di materia cioè secondo lui Tutto ciò che avviene nel mondo può essere spiegato tramite corpi che si muovono, che si scontano, una complessa teoria degli urti, e che scontrando si passano a volte della materia l'uno all'altro. Quindi, ad esempio, la nostra vita cos'è? Materia che si va a sommare cose che si muovono dentro di noi nel nostro corpo e noi stessi che ci muoviamo. E a un certo punto la nostra energia cinetica, potremmo anche chiamarla così, che noi trasmettiamo alle altre cose o che acquisiamo dalle altre cose, è la nostra materia che acquisiamo. acquisiamo da altre cose che passiamo ad altre cose la somma totale della materia presente nell'universo è costante la somma totale dell'energia cinetica della quantità di moto presente all'universo è costante semplicemente dio le ha create all'origine e da quel momento poi si passano da corpo a corpo ma rimangono una costante Quindi c'è un senso a vero quello che diceva Pascal. Il Dio di Cartesio non serve a niente, cioè serve a creare il mondo, a dare, dice Pascal, il colpetto iniziale al mondo, poi il mondo va avanti per conto suo. Non c'è più bisogno di Dio perché appunto la fisica... cartesiana funziona benissimo senza bisogno di nessun intervento di vino in particolare applicando questi principi che vi ho già detto la fisica cartesiana si basa su quattro principi fondamentali che sono primo la resistenza è infinita perché perché pensate a al piano geometrico, il piano geometrico cartesiano è infinito, non ha limiti, se fate gli assi fate una freccia che va verso l'alto e una freccia che va verso l'estero, perché non hanno fine gli assi cartesiani, vanno all'infinito, perché il piano geometrico è infinito, d'altronde se deve starci la retta deve essere infinito, ma così visto che il piano fisico corrisponde al piano geometrico anche il piano fisico deve essere infinito, quindi anche la resistenza è infinita, perché secondo elemento importante non esiste il vuoto, come piano geometrico ogni punto ha una sua coordinata, in ogni punto può esserci qualcosa, così nel piano fisico. Non esiste il vuoto. Qui Cartesio rifiuta l'impostazione democritea, pur ispirandosi molto a Democrito, non accetta l'idea che esiste il vuoto. Quello che a noi pare vuoto, questo, in realtà è pieno di corpuscoli piccoli, materiali e invisibili. Cioè qui, dice Cartesio, c'è qualcosa, non c'è il vuoto. Quindi esistono piccoli corpi invisibili a occhio nudo, ma esistono. Quindi, primo aspetto, vi ho detto, la resse estensa. è infinita perché è infinito anche il piano. Seconda cosa, non esiste il vuoto, la ressa estensa occupa tutto lo spazio. Terza cosa, la ressa estensa è infinitamente divisibile, anche qui Cartesio rifiuta l'impostazione di Democrito, non esistono gli atomi. Come nella retta geometrica posso dividere la retta in parti, in parti i segmenti li posso dividere, dividere, dividere, dividere, dividere e posso andare avanti all'infinito, così nella materia. Posso dividere la materia all'infinito, non incontro mai gli atomi. Quarto e ultimo elemento che abbiamo già detto, estensione. moto sono le uniche qualità oggettive della materia, perché la materia ha delle qualità anche diverse, ad esempio se guardo la tazza, se guardo il microfono ha un colore, se lo lecco ha un sapore, non voglio leccarlo, eccetera, ha delle altre qualità, ma quelle qualità, colore, sapore, eccetera, sono qualità soggettive, dipendono da me, l'avrei detto anche a Democrito questo se vi ricordate, vi metto in descrizione un link, se invece guardo all'estensione del quanto pesa, se sta fermo in movimento, quelle sono qualità oggettive, ok? Quindi estensioni a moto sono oggettive, non dipendono dal soggetto, le altre qualità sono invece soggettive. Tutto si muove perché ha una certa quantità di moto e questa quantità di moto, vi ho detto, passa da un corpo all'altro tramite gli urti. Perché insiste molto su questo punto Cartesio? Perché lui vuole fare a meno delle forze di azione a distanza. Siamo in un'epoca in cui si cerca di spiegare il moto dei pianeti, le maree, ricordate anche Galileo che ha provato a spiegare le maree, la gravità, l'inerzia eccetera. E Newton arriverà a... pochi anni dopo, pochi decenni dopo, dicendo esiste una forza che è la forza di gravità che spiega perché i pianeti si muovono in un certo modo. Forza di gravità che è una forza di azione a distanza. Forza di gravità dice, due corpi si attraggono a distanza, secondo una forza che è proporzionale alle masse, eccetera. Cioè, c'è una forza che mi attrae a quella lampada che c'è là in fondo. Bene, o al divano che c'è qui. Mi sta attraendo, piccolissima, ma c'è. C'è una forza che mi attrae al pianeta Terra, c'è. Ok? Cartesio non accetta questa idea. Cartesio dice che non è possibile che esistano forze di azione a distanza. Mi sembra qualcosa di spirituale, di spiritistico, di immateriale. Invece la fisica è fatta di materia, quindi bisogna che le forze, ad esempio la caruta, i gravi, i movimenti o i moti dei pianeti si possano spiegare con la materia. Allora lui dice che non esistono forze di azione a distanza perché in realtà tutto lo spazio che c'è tra me e il pavimento... è composto di corpuscoli quando io salto cosa succede? sposto i corpuscoli che ci sono qua gli faccio spostare sotto i miei piedi perché spostando l'aria sposto l'aria e l'aria finisce sotto i miei piedi e questo crea una sorta di piccolo vortice quando io ricavo cosa succede? Che l'aria si risposta e mi spinge giù. Tutte le forze che agiscono sono forze di contatto, secondo lui, tra corpi, corpuscoli e limite. Quindi lui vuole spiegare tutti i movimenti solo tramite i corpi, tramite la materia. Quindi lui ha un'idea di come Lui accetta ad esempio il principio di inerzia di Galileo, che Galileo ha intuito e Cartesio è il primo a generalizzare, poi verrà definito meglio da Newton. Accetta il principio di conservazione della quantità di moto, che è un principio importante della fisica moderna ed è lui il primo a stabilirlo. Non accetta invece le forze di azione a distanza. Perché? Perché tutto è fatto di corpi, tutto è fatto di corpi in movimento, non c'è il vuoto e tutto si può spiegare con una geometria con l'aggiunta della fisica. Allora attenzione, i corpi si muovono così, la materia si muove così, funziona così, ma come vedete... ho detto noi abbiamo un corpo, abbiamo però anche un'anima, cioè abbiamo una resistenza, abbiamo anche una res cogitans, cioè il mio corpo se io mi butto dalla finestra casca come cade il topolino, obbedisce alle leggi della fisica, ma la mia anima pensa ed è più libera, abbiamo detto, è libera di pensare a quello che le pare, non è meccanicamente determinata. Ecco, qui c'è un dualismo, cioè tutto nel mondo o è res cogitans o è resistenza, secondo Cartesio. La resistenza è tutto ciò che è materiale, la res cogitans è l'anima umana. Ora... seguono regole diverse queste due sostanze, no? La res estensa, abbiamo detto, è meccanicamente determinata, segue le regole della fisica, non può scegliere, fa quello che deve. La res cogitans invece sceglie, decide, è libera, eccetera. Nell'uomo queste due sostanze si incontrano, perché io sono fatto dell'una e dell'altra. Se imbutto la finestra, casco, ma prima devo pensarci, voglio buttarmi. E come vedete bene, il nostro corpo, la nostra res estensa, obbedisce all'anima, no? Obedisce alla res cogitans, cioè il mio pensiero che dice alla mano di chiudersi e di aprirsi, no? Sto facendo questo movimento ma sto decidendo io di farlo. Posso anche dire basta e il corpo obbedisce. Significa che nell'uomo queste due sostanze comunicano, che la res cogitans dà degli ordini alla res estensa e a sua volta anche la res estensa in parte comunica la res cogitans. Ad esempio quando ho fame il mio corpo comunica la mia anima, guarda che qua ci manca il cibo, sento qualcosa dentro che mi dice è ora di pranzo, bisognerebbe andare a mangiare. Allora c'è un canale di comunicazione tra queste due sostanze. delle sostanze, che sono però molto diverse, una è materiale, una è immateriale, una è meccanicamente determinata, l'altra è libera. Come funziona questo canale? Secondo Cartesio esiste nel cervello umano un punto specifico che farà tramite questa spiegazione, una spiegazione oggi superata e ritenuta completamente pseudoscientifica. Ma Cartesio dice questo per le conoscenze del Seicento. Se noi guardiamo il cervello umano, è tutto doppio, anche il corpo umano è tutto doppio, due occhi, due mani, due braccia, due gambe, due labbra, no? sono fatte due narizzi, però in fondo il corpo umano è simmetrico, è divisibile a metà, no? Anche il cervello è così, ha due emisferi. Però, dice Cartesio, esiste una ghiandola nel cervello che è unica. Questa ghiandola è quella che lui chiama ghiandola pineale. È una ghiandola, oggi chiamata epifisi, è una ghiandola anche importante nella fisiologia umana, che molte culture antiche hanno dato una grande importanza. E Cartesio dice, per me è importantissima perché è lì che è rescogita. e l'assistenza si scambiano le informazioni. È tramite quella ghiandola, che è l'unica parte univoca, unica del cervello, che l'anima comunica al corpo e viceversa. Spiegazione un po'così pseudoscientifica. Ultima cosa da dire. Vi ho detto, nell'uomo res cogitans e res ostens ci sono e comunicano. E negli altri esseri viventi? Beh, secondo Cartesio, gli altri esseri viventi non hanno l'anima. Gli animali e le piante non hanno l'anima. Hanno solo res ostens, non hanno res cogitans. Non sanno pensare, non sanno comunicare, non sanno nemmeno... provare vere emozioni sono macchine gli animali per cartesio sono come topolino è vero che guaiscono piangono ogni volta qualche volta ma questo guaire piangere non è frutto del loro pensiero perché non hanno capacità di pensiero non hanno capacità vera di comunicare sono per cartesio riflessi condizionati perché sono pure a ressistenza gli animali e le piante sono cose automatiche che avvengono meccanicamente negli animali l'uomo è libero davvero può decidere cosa fare. Gli animali non sono veramente liberi di fare, decidere cosa fare, obbediscono agli istinti, quindi sono come macchine. Questa idea influirà moltissimo sull'età moderna, perché spingerà l'uomo a pensarsi non simile agli animali, ma diverso, superiore agli animali, capaci di poterli anche sfruttare come se fossero macchine. Ultima cosa, vi ho detto, il corpo comunica all'anima come l'anima comunica al corpo, ma il corpo comunica all'anima anche cose importanti a volte. Le chiama cartesio-affezioni. Cosa sono queste affezioni? Sono... I mori, tramite cui il corpo dice all'anima ciò che fa bene, ciò che fa male al corpo, vi ho detto sento la fame, questa è un'affezione. In particolare tra queste affezioni ce ne sono due fondamentali secondo Cartesio che sono la gioia e la tristezza. La gioia è un'affezione, cioè un sentimento che nasce dal corpo e nasce quando il corpo vuole comunicare all'anima ciò che gli fa bene. E la tristezza invece è un sentimento che nasce dal corpo che il corpo usa per comunicare all'anima ciò che gli fa. male, quindi l'anima buona è quella che ascolta il corpo capisce il corpo e però modera anche il corpo perché il corpo tende un po'a esagerare le cose prova troppa gioia e troppa tristezza per cose che magari non sono di così gran conto, quindi l'anima deve ascoltare il corpo ma moderarlo anche questo è un primo aspetto, secondo aspetto importante non abbiamo ancora parlato di morale, all'inizio vi ho detto il metodo di Cartes doveva servire a farci capire cosa è vero, bene ma anche a guidarci nella vita concreta nella vita pratica e quindi anche a farci, aiutarci a fare scelte morali Ecco Cartesi effettivamente quando scrive il metodo dice voglio poi applicarlo alla morale ma inizialmente aveva detto visto che adesso devo ancora dimostrare che il metodo è valido devo ancora fondarlo eccetera intanto nell'attesa di creare una morale ben fondata mi do alcune regole base lui le chiama regole della morale provvisoria c'è alcune regole da seguire fin tanto che non troverò delle regole più fondate più solide. Poi cos'è successo Cartesi è morto prima di riuscire a creare le regole definitive quindi a noi sono rimaste solo le regole della morale provvisoria. cioè quelle regole scritte momentaneamente in fretta e furia prima di avere un metodo solido. Le diciamo, per onore di cronaca, prima regola della morale provvisoria, obbedire alle leggi e ai costumi del paese, conservando la religione tradizionale e attenendosi alle opinioni più moderate, cioè bisogna seguire quello che seguono un po'tutti nel tuo paese. Se non sai ancora cosa fare bene, perché il metodo lo devo ancora provarlo, eccetera, allora, nel dubbio, segui quello che fanno tutti. È una regola un po'conformistica. Seconda regola della morale provvisoria, sii fermo e risoluto seguendo con costanza anche l'opinione più dubbiosa una volta che l'hai scelta. Cioè una volta che hai fatto una scelta, sii coerente con te stesso e segui quell'opinione. Terza regola, vinci te stesso più che la sorte e tenta di cambiare più la tua anima che il mondo. Cosa vuol dire questo? Vuol dire cerca prima di lavorare su te stesso che sul mondo stesso. Il mondo sembra dirci anche difficile da cambiare, te stesso invece... Puoi cambiarti in maniera più chiara, più netta, più limpida. Sono regole tutte e tre abbastanza banali, abbastanza conformistiche come vi dicevo. Però ad onore del vero Cartesio scrive queste regole prima di aver fondato il suo metodo. Quindi dice le tengo lì da conto per non sbagliare. Se seguo quello che fanno tutti sono sicuro di non sbagliare. Poi quando avrò un metodo più fondato troverò regole più fondate anch'esse e potrò anche eventualmente andare controcorrente. Ma prima nel dubbio faccio quello che fanno tutti. Poi non ho fatto tempo a elaborare questa... regole per andare contro corrente ci sono rimaste solo queste ecco questo era quello che secondo me c'era a dire in un'ora un po affrettata o evidentemente su carnesio in descrizione vi ho detto c'è comunque la playlist completa con tutti i video spiegati nella più diffusa le parti sulla fisica sulle dimostrazioni su dio più ampie così se nella mia sintesi non le avete comprese perché è chiaro che non lo potete comprendere in una sintesi così veloce la le trovate estese questo video lo ripeto serve soprattutto a fare un grande ripasso per oggi abbiamo finito vi ricordo che in descrizione trovate intanto la playlist scomplette su cartesio e tutti i riferimenti ai video che ho citato per andarveli a pescare. Poi trovate anche le playlist principali, anche... se è la playlist sui filosofi presentati in un'ora e poi trovate soprattutto anche i modi per rimanere in contatto col canale potete seguirmi sui social network se volete, facebook, twitter o instagram potete anche abbonarvi alla newsletter gratuita settimanale che esce una volta a settimana il lunedì è una newsletter molto corposa dove faccio il punto di tutti i video che escono, di tutti i podcast che escono ma anche di libri che sto leggendo, di video, film, serie che sto vedendo E poi qualche riflessione storico-filosofica che spero sia interessante. In più, sempre in descrizione trovate anche il modo per sostenere il canale. Se vi piace quello che faccio, se vi piacciono queste iniziative, questi video, eccetera, sappiate che richiedono molto impegno e molta attrezzatura. Ecco, se volete dare una mano a sostenere il progetto, ci sono molti modi. 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