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Inizio vita nova gaudio

Andiamo adesso allora a leggere il proemio della vita nuova. Il proemio è brevissimo, il capitolo primo della vita nuova, quindi è divisa in capitoli, e il capitolo primo è brevissimo, dice in quella parte del libro della mia memoria dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere, insomma i ricordi più lontani della mia memoria, si trova una rubrica, ecco che cose erano le rubriche? Le rubriche nei manoscritti medievali erano i i titoli dei capitoli e dei paragrafi di un'opera. Il nome deriva dal fatto che si usava per scrivere questi titoli l'inchiostro rosso, ruber, quindi dal latino rubor, rosso, la quale dice Incipit Vita Nova, sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento di raccogliere, di copiare in questo libello. perché dicevamo parola, piccolo libro.

Lui vuole semplicemente ricopiare sulla pergamina i ricordi che ha individuato nella sua memoria remota, e se non tutte almeno la loro sentenza, almeno il loro significato. Ho vissuto qualcosa nel mio passato che non può essere dimenticato, deve essere ricordato, almeno nel suo senso, nel suo significato più pregnante. Non devo ricordare tutto. Lo scopo di questo libro non è ricordare tutto, ma ricordare proprio le cose più importanti che possono avere un valore, un valore morale, un valore di ammaestramento morale, che possono essere utili a me e anche agli altri.

E allora il capitolo secondo, dove c'è il primo incontro del poeta con Beatrice. Dicevamo il numero 9, perché questo primo incontro avviene nel 74, quando Dante e Beatrice hanno 9 anni. Praticamente Beatrice è coetanea di Dante, ricorderete che Dante è nato nel 65 e appunto a nove anni avviene questo primo incontro.

Nove fiate già presso lo mio nascimento era tornato lo cielo della luce quasi a un medesimo punto, era ritornato il cielo a un medesimo punto, in sostanza il volgere dell'anno era passato per nove volte. quanto a sua propria girazione erano finiti quasi nove anni il poeta nacque tra il 21 maggio e il 21 giugno del 65 l'episodio qui narrato si colloca tra maggio e giugno del 74 vuol dire che in realtà non erano proprio passati finiti i nove anni quasi passati i nove anni quando agli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente grazie La donna della mia anima è la prima volta che lui vede Beatrice, la quale fu chiamata da molti Beatrice, gli quali non sapevano che si chiamava Beatrice, chi chiamava questa ragazza Beatrice pensava di dare a lei un semplice appellativo, si chiama così. Una si chiama Beatrice, l'altra si chiama Rebecca, l'altra si chiama Giovanna, senza stare lì troppo a pensare al significato delle parole.

Invece per Dante questo nomen omen è un nome presagio di quello che sarà lei, che porterà la beatitudine. È la donna che porta alla beatitudine. Ella era in questa vita già stata tanto che nello suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente delle dodici parti, l'una ad un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi dalla fine del mio nono.

Ecco qua c'è una perifrasi, una frase abbastanza elaborata, cioè era vissuta tanto tempo che il cielo delle stelle fisse, lo cielo stellato, lo vedremo quando studieremo il Paradiso in classe quinta, aveva compiuto una rotazione di un dodicesimo di grado verso oriente, così che ella apparve ai miei occhi quando aveva quasi cominciato i suoi nove anni, mentre io... Io ero quasi alla fine del mio nono, praticamente loro a dir la verità avevano otto anni, quasi nove Dante, e all'inizio, nei primi mesi degli otto anni, Beatrice aveva otto anni e pochi mesi, mentre Dante aveva otto anni e undici. L'importante era che era nel nono anno di vita.

del stede fino l'ottavo del sistema tolemaico si spostasse di un grado ogni cento anni. Beatrice aveva dunque un dodicesimo di cento anni. Invece di dire nove anni, stavolta dice che Beatrice aveva un dodicesimo di cento anni, cioè otto anni e quattro mesi. È una delle frasi un po'complesse che si trovano in questo testo.

Un po'vedremo anche quando leggeremo il Paradiso, ci saranno spesso di queste notazioni. Notazioni astronomiche un po'complesse. Quando io la vidi aveva quindi otto anni e quattro mesi.

Apparve vestita di nobilissimo colore, umile, onesto, sanguigno. Ecco, vestita di rosso, vi ricordate quello che abbiamo detto prima? Quindi rosso amore. Cinta eronata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia.

Come era giusto che fosse vestita una bambinetta, perché era praticamente una bambina di otto anni e quattro mesi. In quello punto dico veracemente che... che lo spirito della vita allo quale dimora nella secretissima camera dello cuore cominciò a tremare si fortemente che apparìa negli menimi polsi orribilmente sente un profondo turbamento Dante quando vede Beatrice è la prima volta che lui sente un turbamento del genere nel profondo del suo cuore e tremando disse queste parole ecce Deus Fumat Forzior me quiveniens dominabitur mici.

Attenzione, qui è lo spirito della vita di Dante che parla. Quindi dentro di sé Dante sente come una voce che dice in latino, non a caso, ecco un Dio più forte di me, il quale con la sua venuta mi dominerà. Dominerà me, mici al posto di mi, è il dativo.

Qui fa riferimento Dante alla filosofia aristotelica. In base a questa filosofia c'era lo spirito della vita. Lo spirito della vita risiede nel cuore e presiede alle attività vitali dell'organismo.

Fa sì che il sangue si diffonda dal cuore a tutti gli altri organi. Per la teoria degli spiriti Dante segue il despirito e la respirazione. La visione del filosofo e teologo tedesco Alberto Magno, maestro di Tommaso d'Aquino. Nelle sue opere Alberto si impegna a far coesistere la fede e la ragione cercando di adattare la filosofia aristotelica al pensiero cristiano. Quindi lo spirito della vita.

Poi accanto allo spirito della vita, in quello punto, lo spirito naturale, quindi per gli aristotelici diversi spiriti dentro l'uomo. spirito della vita, poi c'è lo spirito animale e lo spirito naturale. In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora nell'alta camera nella quale tutti gli spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto e parlando specialmente agli spiriti del viso si disse queste parole, apparuit iam beatitudo vestra. Abbiamo visto che lo spirito della vita ha sede nel cuore, quindi spirito della vita nel cuore. Poi c'è lo spirito animale che assede nel cervello, la parte alta, diceva Dante, l'alta camera.

Ecco, questo spirito animale che parte dal cervello dice all'uomo, anche questo parla in latino, e dice all'uomo, guarda qui che c'è la tua beatitudine, ecco è apparsa la vostra beatitudine. Ma non è finita, perché dopo dice, in quello periodo... E a questo punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quella parte dove si ministra lo nutrimento nostro, quindi lo spirito naturale che dimora laddove si distribuisce il nostro nutrimento, cominciò a piangere. Piangendo disse queste parole, eo miser qui a frequente re impeditu sero de inceps, ahimè misero perché d'ora in poi sarò impedito. Ha tre spiriti, spirito della vita che ha sede nel cuore, spirito animale nel cervello e spirito naturale che ha sede nel fegato.

Ebbene, questo spirito dice, ahimè misero, perché d'ora in poi sarò impedito. Se fino adesso l'uomo si è interessato soprattutto a riempire la pancia, insomma, quello che è lo spirito naturale, quindi ai suoi aspetti più materiali, da adesso in poi... Quando Dante vede Beatrice... Invece sarà tutto quanto indirizzato a qualcosa di ben più alto, nobile e spirituale.

Dall'ora innanzi dico che amore segnoreggiò la mia anima. Questo invece è sicuramente qualcosa un po'di... di provenzale e di tradizionale nella poesia precedente, cioè amore che signoreggia l'anima del poeta. Cioè, l'abbiamo già visto anche in altri poeti, come amore di verità, diventi il Signore.

Ecco quindi quello che capita anche a Dante, che Dante infatti esprimerà anche nelle sue prime poesie. La quale fu sitosto a lui disponsata, la mia anima divenne sposa di amore e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la virtù che gli dava la mia immaginazione, cioè la mia capacità di immaginazione. La mia anima immaginativa, che mi convenia fare tutti i suoi piaceri compiutamente, per cui ero costretto a fare tutto ciò che voleva amore.

Egli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa angela giovanissima. A questo punto amore mi padroneggiava a tal punto che io non volevo fare altro se non trovare lei, se non rivedere lei, Beatrice, che era la mia anima. angela, giovanissima la donna angela, abbiamo detto che la vita nuova è il testo più importante dello stinnovismo quindi proprio di questa concezione della donna angelo onde io nella mia puerizia molte volte l'andai cercando da quel momento in poi da quando avevo circa nove anni in poi, continuai a cercarla a cercare lei e vedea, e vedeala la vedevo, di sinopse E qui una citazione dall'Iliade di Omero, lì Omero la attribuiva ad Ettore, diceva quindi che Ettore sembrava davvero un dio, una divinità.

E invece Dante la vuole applicare a Beatrice. E avvegna che, anche se, congiunzione concessiva, anche se la sua immagine, la quale continuamente me costava, stava nel mio cuore continuamente, l'avevo impressa nel mio cuore ormai l'immagine di Beatrice, fosse baldanza d'amore a signoreggiare me, tuttavia era di sì nobilissima virtù che nulla soffersi che amore mi reggesse senza lo fedele consiglio della ragione. Laove cotale consiglio fosse utile a udire.

Ero, è vero, totalmente preso dalla sua immagine, ma questo non mi impediva di usare la ragione, anzi, abbiamo già detto prima nell'introduzione, era importantissimo il consiglio della ragione. Amore mi reggeva, sicuramente reggeva il mio cuore e l'anima, ma insieme al fedele consiglio della ragione. In tutti i comportamenti per cui era assolutamente utile il consiglio della ragione. Ecco la grande differenza rispetto a Cavalcanti. Cavalcanti descrive un amore che lo signoreggia un padrone crudere, un tiranno, che lo fa uscire fuori di senno.

Al contrario invece Dante dice che l'amore è vero, mi padroneggiava, ma non senza il consiglio della ragione. E però che, poiché sopra stare alle passioni atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse. Se stiamo qui a insistere ancora su queste passioni, su questi comportamenti così da bambino, potrebbe sembrare qualcosa parlare di favore o di cose tipicamente infantili, adesso io lascerò perdere queste cose.

E'un capitolo che è stato scritto dai 9 ai 18 anni, come vedremo nel capitolo successivo la prossima volta. E trapassando molte cose le quali si potrebbero trarre dell'esemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole le quali sono scritte nella mia memoria sotto maggiori paragrafi, arriverò quindi, senza soffermarmi troppo sui ricordi tanto lontani di quando ero ancora un bambinetto, passerò quindi a ricordi più vicini, quindi più certi, sicuri. I paragrafi, la metafora del libro, i paragrafi, eccetera, che abbiamo visto anche nel proemio della vita nuova.

E quindi, come vedremo immediatamente nel terzo capitolo, arriverò a descrivere quello che mi è successo quando avevo 18 anni e feci la prima poesia dedicata a Beatrice. Ti interessano file di questo genere? Allora vieni su www.gaudio.org e iscriviti alla newsletter A Scuola con Gaudio all'indirizzo www.gaudio.org.news